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La morte del cigno

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Cartellino rosso

Cartellino rosso

Al teatro Bellini di Catania si sta svolgendo la prova generale del balletto del “Lago dei Cigni”. La prima ballerina era Marta Riva, una giovane di trentacinque anni molto simpatica, che era la moglie del famoso produttore Alfredi Salemi, di quarant’anni, nonché il mio controllore antipatico e maleducato. La seconda ballerina era Cristina Aleo, ragazza di trentun’ anni, super amabile e super educata, fidanzata con il musicista Salvo Miranda, di 32 anni, sempre disponibile e sempre felice aiutare tutti. Arrivati all’atto III dove sarebbe dovuta entrare Marta Riva, lei non entrò in scena. - Ma dove diamine è Marta! - esclamò il regista per poi continuare a lamentarsi - Scusa, la vai a chiamare per favore? - Sì certo la vado a chiamare. - rispose la costumista.

Un urlo troppo forte per una semplice caduta proveniente dai camerini destabilizzò i presenti che corsero per capire cosa fosse successo.

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La costumista aveva trovato il cadavere di Martina Riva! con le mani tremanti e le lacrime agli occhi riuscì a prendere il telefono dalla tasca e chiamò la polizia.

A occuparsi di quel caso fu la neo commissaria dai capelli color del fuoco Teresa Russo, che in trentasette anni della sua

vita aveva sviluppato un'incredibile simpatia accompagnata da un po' di timidezza ma sul lavoro era sempre molto seria e professionale, era bassa e formosa e il suo sempre presente eyeliner faceva risaltare i suoi splendidi occhi bruni.

Una volta arrivata al teatro si perse un solo attimo per apprezzare quel luogo dimenticando il motivo per cui era lì, pensò distrattamente che doveva andare a teatro più spesso. A riportarla alla triste realtà fu l'insopportabile medico legale che non ha fatto altro che provarci con lei per tutto il tempo anche se il suo era un chiaro no. - Ehi commissario, che dici se ce ne andiamo ai camerini da soli prima di occuparci del caso? - gli apprezzamenti non cessavano. - No grazie, preferisco fare il mio lavoro. - continuava a rispondere la donna. - Dai su, abbiamo tempo. - insisteva lui. - Ho detto di no! - urlò Teresa Russo, azzittendo l'uomo.

Lui si accertò della causa della morte della ballerina e capì che la morte non fu naturale così Teresa decise di far portare il corpo all'abitazione per l'autopsia. - Spero di non star facendo errori! È il mio primo caso non voglio sbagliare. - disse tra sé e sé il commissario.

Teresa Russo iniziò a interrogare i maggiori sospettati. Il primo fu il produttore, lui aveva una forte ammirazione verso Cristina Aleo, la ballerina in competizione con la vittima, però durante l’accaduto era in compagnia dello scenografo per delle decisioni teatrali. In seguito interrogò proprio lei Cristina Aleo, sfidante di Marta Riva, per essere la protagonista. Lei invece era dietro le quinte a riscaldare i muscoli insieme alle altre ballerine. L’ultimo interrogato fu Salvo Miranda, il fidanzato della seconda ballerina. Salvo durante l’accaduto provava insieme all’orchestra il pezzo da suonare. Teresa rilesse i suoi

appunti e notò che i tre sospettati erano innocenti perché ognuno di loro aveva un valido alibi e dei testimoni: il produttore quando ci fu l’accaduto era in compagnia dello scenografo per delle decisioni teatrali, la seconda ballerina si trovava dietro le quinte insieme alle altre ballerine per riscaldare i muscoli, infine il fidanzato della seconda ballerina stava provando insieme all’orchestra il pezzo da suonare.

Teresa Russo andò all’obitorio per conoscere il risultato dell’autopsia e chiese con un tono ironico: - Buonasera dottore, ha finito di esaminare il cadavere?

Il medico legale rispose: - Sì, ho finito, ora le va di svagarci?

Teresa sempre molto fredda disse: - No! Io mi concentro sul mio lavoro, cosa ha trovato facendo l'autopsia?

Dopo tale affermazione svariati versi di disapprovazione furono emessi dal medico legale e poi aggiunse: - Nello stomaco ho trovato un liquido che ho esaminato ed è un infuso di una pianta chiamata aconito napello, molto velenosa.

Teresa Russo salutò un po' schiva il medico e lui neanche ricambiò.

Lei analizzando la bottiglia della vittima scoprì che il veleno era stato introdotto lì dentro. Pensando al caso tutta la giornata, verso le tre di notte iniziò a navigare su internet e trovò una ballerina con capelli grigi, abbastanza giovane e con capelli, abiti e espressioni facciali la fanno sembrare molto più anziana di quanto non sia realmente. Questa si chiamava Elvira Sonna, ballerina rimpiazzata da Marta Riva in uno spettacolo molto importante.

L’investigatrice pensò che potesse essere stata lei ad uccidere la vittima dato il suo forte movente. Decise di andare a casa di Elvira l’indomani. Una volta davanti all’edificio ebbe un po’ di timore, ma si fece forza. Bussò alla porta e si ritrovò

in una casa molto particolare, ma allo stesso tempo incredibilmente graziosa con un giardino molto ampio e colmo di piante; proprio tra queste c’era l’aconito napello, sostanza che aveva ucciso la danzatrice. Immediatamente arrestò la signora Sonna e lei non fece resistenza: si era resa conto del torto che aveva fatto.

L’ispettrice era molto fiera di lei e anche il medico legale le fece i complimenti per il lavoro svolto con meravigliosa accuratezza e velocità da far invidia. Furono proprio questi gli unici commenti lusinghieri pronunciati da quell’uomo che la fecero inevitabilmente arrossire.

Il cigno aveva avuto giustizia.

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