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Rivelazioni

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I fratelli White

I fratelli White

C'era un ragazzino di nome Nicola che viveva in una città, Braj, non molto popolosa però grande, situata nell'isola di Ulugo, lontana da tutti e tutto. Nicola era alto di statura e snello, aveva i capelli e gli occhi neri come il carbone. Era molto vivace e aveva tanti amici, infatti era popolare tra gli abitanti e tra i suoi amici annoverava persino qualche vip. Aveva un fratello maggiore, anche se si parlavano poco fra loro, poiché era sempre fuori per lavoro. I suoi genitori erano gentili si chiamavano Barbara e Carlo, aiutavano tante persone. Non erano molto giovani, ma si tenevano in forma. Nicola aveva tre migliori amici; il primo si chiamava Francesco ed era simile a lui sia di carattere sia di aspetto fisico, il secondo, Riccardo, era molto timido, il più alto di tutti e tre, con gli occhi color nocciola e i capelli color biondo ramato e infine Andrea, il più protettivo, era abbastanza alto e un po' muscoloso, aveva gli occhi color grigio scuro e i capelli castani. Gli piaceva uscire con loro, soprattutto di sera. All'inizio gironzolavano nei dintorni, ma dopo un po' si spinsero molto oltre.

Una sera delle vacanze di Natale Nicola chiamò Riccardo e gli chiese di andare in periferia a fare un giro. Lui accettò e

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invitò anche Francesco e Andrea. Era molto lontano quindi andarono in bici. Quando uscirono iniziarono a parlare su quando tornare, entusiasti della loro libertà.

Nicola propose: - Torniamo indietro undici? - Siete proprio sicuri? I mei non ne saranno proprio felici. - aggiunse Andrea. - Ma dai, non essere il solito guastafeste. È la nostra serata! - concluse Francesco.

Durante il tragitto videro una cantina, decisero di entrarci.

Francesco propose: - Potremmo fare qui il nostro covo!

Gli amici accettarono e iniziarono a prepararlo, ma dopo poco Andrea disse: - Qui c'è puzza andiamo via.

E gli altri accettarono. Questo allora li portò a prendere una strada diversa, una strada da cui non passava nessuno. Era buia e piena di rottami, Nicola cercò di fare strada spostando tutto. Intanto gli amici per distrarsi chiacchieravano. Non potendo pedalare portarono le bici a piedi quindi ci misero di più. Nicola quindi posò lo sguardo su un'officina alla fine della strada. Emanava una luce spettrale e misteriosa e al posto delle porte aveva solide grate. Dopo un po' si sentì un grido angosciante, seguito da un rantolo, che fece rabbrividire Nicola.

Spaventato chiese: - Avete sentito!?!?

Andrea disse: - Cosa?

Francesco aggiunse: - Io non ho sentito nulla, ma forse è meglio se rientriamo.

Nicola allora concluse dicendo: - Niente, mi sarò sbagliato. - ma non riuscì a pensare ad altro durante tutto il tragitto.

Erano passate molte settimane dall’accaduto e lui ancora si sentiva molto turbato. Dopo giorni e giorni, Nicola si accorse, guardando il telegiornale, che non avvenivano più nascite.

- Siamo vicini ai paesi a crescita zero, c’è stato un calo di nascite in quest’ultimo mese e la situazione inizia ad essere allarmante. - diceva il giornalista.

Il ragazzo fece anche caso al comportamento delle persone: sembravano ignorarlo e avevano degli atteggiamenti piuttosto strani. Lui salutava con un semplice ciao e gli altri non si degnavano nemmeno di guardarlo. Incuriosito dal perché di questi avvenimenti, chiamò i suoi amici per fare una ‘riunione’ a casa sua.

Arrivati, Nicola aprì il discorso dicendo: - Avete sentito cosa sta succedendo? Secondo me è tutto collegato a quell'urlo sentito l’altra volta… dobbiamo tornare lì e capire cosa è successo quella notte.

Prima i compagni di avventure negarono tutto anche con una certa arroganza: - È impossibile, non ha senso quello che stai dicendo! Noi non abbiamo sentito nessun rumore l'altra volta.

Poi, però, Nicola con gli occhi stralunati e con un tono della voce quasi isterico urlò: - Voi mi volete nascondere qualcosa. - No, non è vero. - fu la loro risposta corale. - E allora venite con me subito! - rincarò Nicola.

Ci furono ancora dei timidi no oppure secondo me non è vero, ma riuscì a convincerli. Lui, però, capì che sotto c’era qualcosa di strano.

Quando giunsero davanti all'officina, Nicola raccolse il poco coraggio rimastogli e si affacciò dalle grate. Uno spettacolo angoscioso lo pietrificò: lungo le pareti vi erano perfette riproduzioni dei suoi amici, dei suoi parenti e sue, un macchinario a fianco ormai spento iniettava in loro un liquido nerastro, mentre a terra riverso giaceva un cadavere di un anziano signore. Accanto a lui vi era un trapano di precisione e altri strumenti tecnologiche che non sapeva neppure cosa fossero.

Disse agli altri che sembravano indifferenti: - Avete visto?! - ma gli altri non rispondevano, sembrava non potessero parlare - Ragazzi?! - chiese nuovamente, ma nessuno rispondeva - Conoscete quest’uomo?! – ma tutti rimasero in silenzio – Chi è questo signore?!

Gli altri però continuarono a ignorarlo come se non stesse parlando o non fosse successo nulla. Erano in piedi incantati, guardavano un punto fisso davanti a loro, sembrava non si muovessero completamente, ma in realtà respiravano e battevano le palpebre.

Nicola chiese di nuovo: - Ragazzi, CHE STA SUCCEDENDO!?

A questo punto Nicola li strattonò ma gli altri sembravano statue, infatti non si mossero. Dopo vari tentativi di farli cadere a terra Nicola ci riuscì però mantennero la stessa posizione come se avesse buttato giù dei manichini. Prese il telefono di Riccardo e chiamò prima sua madre poi suo padre e poi il pronto soccorso, ma nessuno rispose, come se nessuno esistesse, più nessuno.

A quel punto Nicola ebbe un'intuizione. Prese una lamiera e si ferì: ne venne fuori lo stesso liquido nero che aveva scorto poco prima. Finalmente realizzò: quell'uomo morto era il creatore di tutti loro, il gestore dell’azienda che creava robot con sembianza umane, gli abitanti di quell'isola, i suoi amici… lui stesso. Quindi tutto ciò che aveva vissuto era finto, non contava nulla ciò che aveva fatto. E ora che i robot si stavano spegnendo non doveva che aspettare la propria fine, completamente solo in tutto il mondo.

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