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Il killer silenzioso

Luigi, diciannove anni, un metro e ottanta d'altezza, occhi azzurri ipnotici, avrebbe avuto più di un motivo per essere soddisfatto di sé, eppure non ne trovava nessuno. L'anno precedente si era diplomato, ma non si era né iscritto all'università né aveva cercato lavoro. Degli amici del liceo, a causa della sua ritrosia non glien'era rimasto nessuno, se mai ne avesse avuti. La nonna era la più gentile che potesse mai sperare, però la tragedia che aveva vissuto gli aveva lasciato un vuoto immenso.

Il rapporto tra nonna e nipote diventava sempre più forte e intenso, lei era una donna fantastica, vivace e premurosa insomma molto speciale. Pian piano ritornò ad essere una vita regolare, qualcuno finalmente riempiva le sue giornate, sua nonna infatti dedicò a Luigi molto tempo, i momenti furono pieni di chiacchiere e risate.

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Una sera dopo cena, la nonna vide Luigi pensieroso ed un po' abbattuto e si rivolse a lui dicendogli: - Io sto provando a farti vivere una vita più simile possibile a quella di prima, ma a causa delle mie mancanze economiche non posso permettermi certe cose.

- Lo so, nonna - disse Luigi - so e vedo che ti stai impegnando ed io ti ringrazio per i sacrifici che stai facendo, solo che mi ossessiona il fatto che non ho neanche potuto salutare i miei genitori prima della loro morte. - Me ne rendo conto. - rispose l’anziana - È già difficile per me, figuriamoci per te, quindi se ne vuoi parlare, puoi raccontarmi quello che pensi e quello che provi.

Luigi cominciò a raccontare: - Ero fuori con i miei amici a circa cinquecento metri dall’ufficio dove lavoravano i miei genitori, sentimmo uno scoppio e dopo qualche minuto il fumo che copriva ormai tutto il panorama. Incuriositi, seguimmo la striscia grigia che ci portò direttamente davanti l’ufficio. Preso dalla disperazione e dalla confusione cercai di entrare ma fui frenato dai vigili del fuoco. Dopo qualche ora al telegiornale dissero i nomi degli sfortunati che erano all’interno dell’edificio proprio al momento dell’esplosione e tra quelli c’erano i miei genitori.

La nonna impressionata rispose: - Terribile non riesco neanche ad immaginare quello che hai provato, dai, forza e coraggio, è già tardi e ricorda che tutto è meglio alla luce del sole. - Hai ragione, nonna, notte! - Notte a te, nipotino mio.

Il giorno seguente, ovvero il 31 dicembre 2019, come erano soliti fare, dopo pranzo, i due si guardarono il TG5, dove ascoltarono la notizia che la Cina avvertiva della diffusione di “Cluster” polmoniti atipiche di origine virale. Dopo qualche settimana si identificò il virus, fu chiamato Covid-19. Passò poco tempo quando si verificarono i primi casi in Italia, in particolare in un quartiere di Codogno, in provincia di Milano, scoppiò un focolaio.

Era il quartiere dove viveva Luigi con sua nonna, la polmonite interstiziale si diffuse rapidamente, gli ospedali si riempirono di malati, dottori e infermieri si trovarono impreparati di fronte a questa epidemia, mancavano le mascherine e l’ossigeno scarseggiava. I morti furono a centinaia, il Governo Italiano fu costretto a dichiarare un lockdown generale.

Luigi si ritrovò ad affrontare una solitudine che lo travolse rendendolo cupo e impaurito. Aveva paura di perdere l’unica persona cara che gli era rimasta. Quasi tutto il suo tempo lo passava a letto, non trovava più la motivazione per affrontare le giornate.

L’11 marzo 2020, l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dichiarò il Covid-19 vera e propria pandemia. In quei giorni la nonna di Luigi si ammalò di Coronavirus con sintomi molto gravi. Venne subito trasferita in terapia intensiva nonostante le difficoltà per i pochi posti disponibili, ma non riuscì a superare l’infezione e dopo tre giorni, in completa solitudine e senza la vicinanza di Luigi, che ovviamente non poté darle l’ultimo saluto affettuoso, perse la vita lasciando un ulteriore vuoto nel suo cuore.

In quel periodo Luigi era molto depresso e introverso e per questo non riusciva ad avere amici. L’unica persona con cui legò fu una sua vicina di casa, Serena, un’insegnante d’università di trentacinque anni. Al contrario di Luigi, Serena era molto estroversa; inoltre, il suo aspetto fisico contribuiva a renderla attraente, coi capelli lisci e castani e con gli occhi verdi.

Un giorno Serena lo incontrò vicino le cassette della posta: - Ciao, ti ho salutato altre volte, forse non ci hai fatto caso. Ti ricordi anche tu di me? Mi sono trasferita da poco.

Lui alzando appena lo sguardo: - Scusa se non ho risposto al tuo saluto, pensavo mi volessi prendere in giro. - Ma no! Non lo farei mai. - gli disse sorridendo.

Da quel momento anche in piena pandemia cominciò la loro amicizia. Luigi era più felice e col tempo si confidò con Serena raccontandole dei suoi problemi economici. Invece lei aveva un tenore di vita elevato e Luigi cominciò a provare un po’ di invidia. Aveva degli atteggiamenti un po’ aggressivi e Serena si allontanò perché non sapeva fino a che punto poteva arrivare Luigi.

Serena era perfetta, era bella, dolce e solare, Luigi incominciò a provare dei sentimenti per lei e molta gelosia per le sue ricchezze, qualità e amicizie. La vicina invitava spesso amici e ragazzi a casa e il giovane ne soffriva molto. Ogni volta che invitava qualcuno, era sempre lo stesso discorso.

Luigi le chiedeva: - Sicura che sono solo amici!?

E lei: - Certo, però basta chiederlo sempre, insomma non siamo fidanzati.

Ogni giorno il ragazzo si alterava un po’ di più e la sua stanchezza mentale lo portava a ferirsi psicologicamente e fisicamente. Tra sé e sé diceva: “Luigi non piangere, è solo un taglio, del resto è colpa tua!” Ormai Luigi era morto dentro e doveva mostrare la sua debolezza a qualcuno, ma nessuno era al suo fianco, quindi i piccoli furti che commetteva per ottenere qualche soldo diventarono il suo unico metodo di sfogo. Ogni volta che pioveva, lui usciva per commettere qualche furto, in modo che nessuno lo potesse vedere, lui non temeva di essere scoperto e punito, lui voleva apparire come la brava persona che era sempre stata, di cui aveva nostalgia. Se qualcuno avesse visto quel giovane bagnato che sbatteva costantemente le palpebre, che si aggirava per la città, sarebbe rabbrividito. Era pauroso, trasmetteva il suo sconforto e il suo disagio.

I mesi passarono, le sue continue uscite misteriose iniziavano ad insospettire alcuni vicini di casa. Luigi, per non rischiare, decise di non commettere più violazioni, ma la sua mente, ormai malvagia, lo supplicava di fare qualcosa di sbagliato. Ormai non sapeva più chi amare o sognare, così iniziò a prendersela costantemente con Serena.

Le diceva: - Ti odio, sei veramente insopportabile, sei nata solo per rovinarmi la vita!

E la ragazza: - Luigi sono le due di notte! Basta, io non ti ho fatto nulla!!

Questo odio insensato diventava ogni giorno più ardente, fino a quando, improvvisamente, Luigi sognò di ucciderla e da quel giorno provò in tutti i modi ad avverare il suo sogno. Dopo poche settimane il piano era pronto, Luigi aveva previsto ogni possibile problema, tranne uno, Serena era risultata positiva al COVID-19 pochi giorni prima e un giorno prima dell’attacco di Luigi, Serena perse la vita in ospedale...

Luigi non riusciva a crederci, Serena gli mancava, ma si sentiva ancora una persona inutile per non averla uccisa, era tutto finito, non avrebbe più trovato qualcuno che volesse stare con lui, dato che tutti i suoi vicini avevano capito il suo lato malvagio. Irrisolto, alla fine, la solitudine lo portò alla morte.

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