2 minute read

LA ROCCA

La Dottrina Nella Storia

I Ceri Luce Del Medioevo I Ceri E La Sedia Del Papa

Advertisement

Il mondo moderno odia la vera religione e solo gli pseudo intellettuali odierni possono ignorare questo dato incontestabile. Tutta la modernità nasce in opposizione a quello che sprezzantemente è stato definito medioevo, cioè età di mezzo, quasi non avesse nessun elemento caratterizzante e fosse semplicemente una sorta di “intervallo” tra gli splendori dell’epoca classica e quelli del periodo che, non a caso, è stato definito “rinascimento” (come se, appunto, la cultura e la società rinascessero dopo la “morte” dell’epoca cristiana). Seguirà poi l’illuminismo, con quel pregiudizio anticristiano che ha costruito la leggenda nera dei “secoli bui” fatti di superstizione, barbarie, soprusi e violenze cieche. Ancora oggi il termine “medievale” è sinonimo di arretratezza, mancanza di spirito critico e oscurantismo cattolico. Essendo queste baggianate insostenibili dal punto di vista storico, ecco che ultimamente si va “riscoprendo il medioevo”, magari proponendo dei veri e propri festival celebrativi. Ma nulla cambia sul principio dell’odio verso la vera religione. Dopo averci propinato la leggenda di un medioevo oscuro per colpa della Chiesa, ecco gli stessi intellettuali propinarci oggi quella di un medioevo capace di luce, nonostante la Chiesa. A nulla vale replicare che se ancora oggi si riverbera nella nostra disperata società un po’ di gioia e di colore, lo si deve al medioevo cattolico, come dimostra la festa dei Ceri. Risposta: i Ceri sono belli, sono sicuramente nati nel medioevo, ma la Chiesa non c’entra un bel niente. Sono infatti una riedizione di antichi rituali della fertilità legati alla dea Cerere (da cui Ceri), come testimonia l’alzata, chiaro simbolo dell’erezione fallica. E pensare che c’è qualcuno che ci crede pure…

Forse nessuna immagine al mondo rende meglio l’idea di cosa sia un “riflesso condizionato” se non quella degli eugubini alle prese con qualsiasi oggetto che ricordi anche vagamente la stanga di una barella. Bambino o adulto che sia, potete essere certi che ogni eugubino quando vede un legno lo prende “a cero” sulle spalle. Alzi la mano chi, nato a Gubbio, guardando la celebre scena del marchese Del Grillo che porta in spalla il papa e fa finta di inciampare, non ha pensato subito al “ceppo che ‘n ce fa e fa cade’ ‘l cero”. Ebbene, la cosa è talmente nota che il famoso scrittore cattolico Vittorio Messori, in un libro uscito l’anno scorso intitolato “La luce e le tenebre”, ne prende spunto per una riflessione sulla sedia gestatoria che ormai i papi non usano più (l’ultimo a farlo fu papa Luciani nel suo breve pontificato del 1978). Il noto scrittore se la prende con la solita propaganda anticattolica che vede nella sedia del papa una sorta di indegna violenza sull’uomo. Messori spiega che l’uso della sedia gestatoria non era il residuo di crudeltà schiavistiche da faraone egizio, ma un servizio prezioso reso ai devoti che si accalcavano alle cerimonie del papa e si lagnavano di non poterlo vedere passare benedicendo. Oggi la sedia, non a caso, è sostituita dalla papamobile, che ha proprio la funzione di permettere a chiunque di vedere, anche solo per pochi secondi, il papa da vicino. Proprio qui Messori si serve della nostra Gubbio. “In ogni caso - scrive - portare sulle spalle il Santo Padre era un alto onore che si disputavano le grandi famiglie di Roma. Ancora oggi, del resto, c’è viva competizione in antiche e nobili città come Gubbio per far parte del gruppo di eletti che hanno il privilegio di portare ogni anno i Ceri”. Portare il Papa, così come il cero, è un onore, non certo una schiavitù.

This article is from: