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risulta derivanti dalle attività di cura del verde, pubblico e privato. Cinzia Coduti, avvocato Area Ambiente Coldiretti, si è concentrata sulla normativa nazionale in materia di sfalci e ramaglie. È stato ribadito che il materiale di risulta derivante dalle attività di cura del verde, pubblico e privato, non deve necessariamente essere considerato un rifiuto e può essere valorizzato attraverso pratiche agricole o altre filiere. Andrea Pellegatta, vicepresidente di Assofloro e presidente della SIA-Società

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Italiana di Arboricoltura, ha posto l’accento sulle opportunità offerte dalle buone pratiche derivanti dal riuso di tali materiali.

Chi si occupa di verde, quindi chi produce piante, chi realizza e cura giardini, deve avere la consapevolezza che ha un ruolo importante perché il verde produce salute ed è fondamentale nel contrasto ai cambiamenti climatici.

Ultimo tema, non meno importante, la gestione di Popillia japonica, presente da anni anche nel territorio comasco.

Vincenzo Zagari del Servizio

Fitosanitario di Regione Lombardia ha ribadito l’importanza di collaborare con il Servizio Fitosanitario per individuare le soluzioni migliori per gestire l’insetto. Una delle soluzioni, applicabile ad alcune piante coltivate, è quella di venderle a “radice nuda”, in modo da garantire l’assenza di larve di Popillia.

Sul tema è intervenuto anche Nicola Mori, ricercatore dell’Università degli Studi di Verona, che si è concentrato sul Progetto Gespo (Nuovi metodi di lotta nella gestione integrata di Popillia japonica), progetto che, studiando l’influenza delle condizioni biotiche e abiotiche dell’insetto, ha prodotto nuova conoscenza sia sulle larve che sugli esemplari adulti, e ha sviluppato protocolli per il controllo della Popillia japonica efficienti ed efficaci. Un esempio? La gestione attenta di reti antinsetto, determinati trattamenti al terreno e un uso consapevole dell’acqua calibrata sulle reali esigenze idriche della pianta.

CALL TO ACTION – Il convegno si è concluso con l’intervento di Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese, che ha ribadito la necessità di valorizzare sempre di più il prodotto florovivaistico, come avviene per il resto dell’agroalimentare.

«Non è più pensabile che gli enti pubblici sacrifichino le aree del verde o che negli appalti vadano al massimo ribasso o ancora che la grande distribuzione, quando vende i nostri prodotti, li presenti a prezzi bassissimi che non consentono nemmeno di recuperare i costi di produzione», sottolinea Fiori.

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