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D'Andrea: "Gli associati un patrimonio da proteggere"

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PANTERE GRIGIE

PANTERE GRIGIE

D'ANDREA “GLI ASSOCIATI DI CNA PENSIONATI: UN PATRIMONIO DA PROTEGGERE E FAR CRESCERE”

LIVIA PANDOLFI

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Si muove su due fronti la strategia associativa di Cna Pensionati per il futuro. Fidelizzare i vecchi associati e dar vita a nuovi servizi per attrarre altri iscritti. Un programma ad ampio respiro illustrato da Filippo D’Andrea, Segretario Nazionale di Cna Pensionati, nel primo giorno di Assemblea. Domanda. Durante l’Assemblea, celebrata finalmente in presenza, c’è stato modo di tornare a parlare di futuro. Cosa vogliono i 230mila iscritti? Risposta. Cna Pensionati è chiamata nei prossimi anni a parlare essenzialmente la loro lingua. I pensionati sono preoccupati del potere di acquisto delle pensioni e quindi di aver a che fare con un reddito troppe volte basso e poi vogliono una sanità efficiente. Ed è quello che cercheremo di fare da qui ai prossimi 4 anni.

Filippo D'Andrea

D. Cosa ha fatto Cna Pensionati, sino ad ora, per capire i bisogni dei suoi associati? R. Abbiamo messo in piedi un Osservatorio sulla silver economy per comprendere, settore per settore, quali siano le loro esigenze. Lo abbiamo fatto, anche durante la pandemia, per l’agroalimentare, i servizi alla persona, il turismo e ora la telemedicina, vista la rilevanza che ha la sanità anche alla luce della crisi sanitaria appena vissuta. Da questo punto di vista pensiamo anche agli associati futuri: cerchiamo di metterci al passo con i tempi e attrarre nuovi iscritti. D. Come avete rilevato tecnicamente i dati? R. Lo abbiamo fatto grazie a dei questionari distribuiti in tutte le strutture del territorio e nelle articolazioni regionali. E’ successo in Emilia Romagna, Veneto, Marche e si stanno aggiungendo Toscana e Lazio. Una volta rilevati i dati traduciamo le esigenze emerse in proposte politiche a livello regionale. C’è però un problema soprattutto sul fronte delle nuove tecnologie che vanno di pari passo a novità come la telemedicina. D. Quali? R. Bisogna prevedere Centri di assistenza digitale esattamente come i Caf quali centri di assistenza fiscale. Mi spiego: i pensionati spesso non sono pronti e all’altezza di usufruire dei nuovi sistemi che la rivoluzione digitale e robotica mettono a disposizione. Eppure la telemedicina è la nuova frontiera della Sanità e dell’idea di mettere al centro la persona, non la malattia. Non solo. Nel futuro la sanità pubblica pensa di fare della casa il primo luogo di cura del malato e in prospettiva dell’anziano, anche non autosufficiente. D. Come immaginate questi centri? R. Bisogna fare una grande operazione con gli attori che operano nella società e nel mondo associativo: associazioni di categoria, patronati, sindacati, sportelli del terzo settore, tutte le reti diffuse. La sfida a cui assistiamo è rendere semplici e fruibili le innovazioni tecnologiche complesse, immaginiamo oggi l’uso del contactless per pagare. Ecco, in attesa che tutto questa avvenga in sanità, grazie alla telemedicina, occorre dare

una mano per diffondere la cultura tecnologica a coloro che sono nati non digitali come i pensionati. D. Oltre a questo come credete di acquisire e fidelizzare i nuovi associati? R. Sono stati creati gruppi di lavoro su tutto il territorio nazionale. Il primo ha analizzato minacce e opportunità della situazione attuale. Il secondo si è occupato di scandagliare le banche dati proprio per ottimizzare un interscambio di informazioni fra gli asset associativi. Il terzo ha analizzato i servizi innovativi da dare. Il quarto ha pensato alla formazione da effettuare: spesso i nostri uffici non dialogano e fra Caf, Patronato e Cna non sanno esattamente come fare le iscrizioni. Bisogna che tutti i dipendenti del sistema siano pronti a accogliere nuovi associati con le informazioni giuste.

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