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DIETOLOGIA - Digiuno intemittente

SALUTE

Dietologia

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DIGIUNO INTERMITTENTE: DAVVERO SALUTARE?

LUCA LOTITO, Biologo Nutrizionista

La sopravvivenza e il successo riproduttivo di tutti gli organismi dipendono dalla loro capacità di procurarsi il cibo. Gli animali hanno sviluppato adattamenti comportamentali e fisiologici che consentono loro di sopravvivere a periodi di scarsità o assenza di cibo. Ad esempio, gli scoiattoli di terra e alcuni orsi vanno in letargo mentre i mammiferi hanno organi come il fegato e il tessuto adiposo che funzionano come depositi di energia che consentono il digiuno per periodi di tempo variabili a seconda della specie. È importante sottolineare che i sistemi metabolico, endocrino e nervoso si sono evoluti in modi che hanno consentito alti livelli di prestazioni fisiche e mentali a digiuno. Gli esseri umani nelle società moderne tendono a consumare più cibo di quanto ne necessitino per il mantenimento delle corrette funzioni fisiologiche e ciò ha portato allo sviluppo di resistenza all'insulina, eccessivo accumulo di grasso viscerale, in particolare se associato a uno stile di vita sedentario. Ci sono numerosi protocolli dietetoterapici atti ad arginare il dilagare dell’obesità e delle comorbidità ad essa associate. Tra questi, lo stile alimentare basato sul digiuno intermittente si basa sull’alternanza di periodi di tempo prolungati (ad esempio, 16-48 ore), con poca o nessuna assunzione di energia, a periodi di normale assunzione di cibo. Studi di digiuno intermittente in soggetti normali e/o in sovrappeso hanno dimostrato la sua efficacia per la perdita di peso e miglioramenti di molteplici indicatori di salute tra cui la

resistenza all'insulina, la riduzione dei fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il mantenimento dei corretti livelli di glucosio nel sangue, l’esaurimento o la riduzione delle riserve di glicogeno, la mobilitazione di acidi grassi e generazione di chetoni, la riduzione della leptina circolante e spesso l’aumento dei livelli di adiponectina, l’aumento della vigilanza e un aumento dell'acutezza mentale. La maggior parte degli studi riassunti in recenti revisioni mostrano benefici in termini di riduzione del peso (da -3 a -7%), grasso corporeo (3 -5,5 kg), colesterolo sierico totale (da -10 a -21%) e trigliceridi (da -14 a -42) (Tinsley e La Bounty, 2015), nonché miglioramenti nell'omeostasi del glucosio (Seimon et al., 2015). Tuttavia, la mancanza di un confronto con l’aderenza a lungo termine alla restrizione energetica continua, nella maggior parte di questi studi, ci porta ad affermare che non si possa determinare se questi effetti siano una conseguenza solo della restrizione energetica/perdita di peso complessiva o un effetto specifico del regime di digiuno intermittente. Inoltre, è stato riportato che il digiuno intermittente ha effetti variabili sulla sensibilità all'insulina periferica ed epatica ma tali effetti possono essere diversi nei soggetti obesi e normopeso e possono essere specifici per genere. Ci sono stati pochi studi che hanno valutato gli effetti relativi del digiuno intermittente e l’aderenza a lungo termine alla restrizione energetica continua sui marker di rischio cardiovascolare. I confronti randomizzati hanno riportato riduzioni equivalenti della pressione sanguigna (Hill et al., 1989a; Harvie et al., 2011, 2013a) e dei trigliceridi (Hill et al., 1989a), (Ash et al., 2003), (Harvie et al., 2011, 2013a) e aumento della dimensione delle particelle LDL. Non ci sono dati degli effetti sui tassi di cancro negli esseri umani. I suddetti effetti del digiuno intermittente in relazione all'insulino-resistenza e al rischio di diabete possono comunque avere un ruolo importante nella protezione dai tumori correlati all'obesità (Goodwin et al., 2015) però, recenti studi di digiuno intermittente in pazienti con cancro (Safdie et al., 2009) o sclerosi multipla (Choi et al., 2016) hanno prodotto risultati promettenti che necessitano di essere confermati da studi clinici più ampi in pazienti con disturbi cronici legati all'età e all'obesità. Il digiuno intermittente è un protocollo dietetico che nulla ha a che fare con il digiuno fai da te che può invece facilmente portare a malnutrizione soprattutto nella terza età. Nell'anziano la malnutrizione insorge più facilmente rispetto alle altre fasce di età, perchè, a causa dell'invecchiamento, l'organismo riduce molte delle sue capacità fisiologiche determinando un rapporto massa magra/ massa grassa a favore dell'adipe, una riduzione dell'idratazione complessiva, una riduzione della mineralizzazione ossea. Il tutto è poi aggravato da una ridotta percezione degli stimoli corporei (fame e sete) e dalla predisposizione a comorbilità psichiatriche (disturbi depressivi e/o ansiosi) o neuro-degenerative (morbo di Alzheimer, di Parkinson ecc). Inoltre il dispendio energetico complessivo diminuisce a causa dell'abbassamento del metabolismo basale e del livello di attività fisica favorendo l'eccesso ponderale. Talvolta, al fine di prevenire o rimediare tale condizione, si interviene riducendo l'apporto calorico. Se a questo si aggiunge la presenza eventuale di dispepsia, reflusso, diverticolosi, gastriti, ulcere, disfagia si aumenta ulteriormente il rischio di sarcopenia e osteoporosi. E’ necessario pertanto garantire l'introito di proteine di buon valore biologico per preservare la massa muscolare; monitorare che l'apporto di zuccheri non sia eccessivo; favorire il consumo di ortaggi e frutta freschi contenenti un'abbondante razione di vitamine idrosolubili, oligoelementi, antiossidanti, acqua e fibra alimentare; assicurarsi che i livelli di assunzione di acidi grassi essenziali rientrino nel fabbisogno minimo, poichè nell'anziano gli omega 3 partecipano alla salute del sistema nervoso centrale; limitare il consumo di bevande alcoliche; promuovere il consumo di acqua; favorire, quando possibile, un accurato piano di allenamento cardiovascolare e di potenziamento muscolare. In conclusione, il digiuno intermittente ha reali effetti positivi ma per beneficiarne bisogna rivolgersi all’aiuto di un professionista.

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