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Rivalutazione delle pensioni
from VerdEtà 81 - Novembre 2021
by CNA
SPAZIO EPASA-ITACO Cittadini e Imprese
RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI. NEL 2022 IL RITORNO ALLA NORMALITÀ?
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ANTONIO LICCHETTA, Responsabile Area Normativa Patronato Epasa-Itaco
In attesa del Decreto del Ministero dell’Economia che, come ogni anno, nel mese di novembre fornirà il tasso effettivo di rivalutazione dei trattamenti pensionistici per l’anno successivo, possiamo intanto avviare brevi riflessioni su un tema, questo, più volte trattato sulle pagine di Verdetà, anche per la funzione sociale che esso riveste. La rivalutazione delle pensioni, infatti, è un meccanismo attraverso il quale l’importo dei trattamenti pensionistici viene adeguato all’aumento del costo della vita rilevato dall’ISTAT, al fine di proteggere il potere d’acquisto dei pensionati. Soprattutto nell’ultimo decennio, le modalità di erogazione della rivalutazione sono state oggetto di continue e costanti rivisitazioni da parte del legislatore, più per esigenze di contenimento della spesa pubblica che per la ricerca di un sistema equo e stabile del meccanismo. Il risultato
è che sul tema, ormai da anni, la confusione regna sovrana. La Legge n. 388/2000, che rappresenta in qualche modo la disciplina “ordinaria”, prevede che la perequazione venga applicata con un meccanismo per “fasce” (tre). Sulla base di questa legge, l'adeguamento della pensione in base agli indici ISTAT è concesso nella misura pari al 100% dell’indice ISTAT (per le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo), al 90% (tra le tre e le cinque volte il trattamento minimo) e, infine, al 75% (per le pensioni superiori cinque volte il trattamento minimo). Come si ricorderà, la c.d. “Riforma Fornero” del 2011 sulle pensioni, a causa del difficile momento politico-economico in cui versava il Paese, introdusse una norma nel Decreto “Salva Italia” (art. 24, comma 25, D.L. n. 201/2011) volta a congelare, per il biennio 2012-2013, la rivalutazione delle pensioni di importo superiore tre volte il trattamento minimo INPS. La sentenza della Corte Costituzionale n. 70/2015 che ne è derivata, ha dichiarato la illegittimità costituzionale di tale blocco, successivamente rimosso dal Governo il quale, nel dare attuazione ai princìpi richiamati nella citata sentenza, ha emanato il Decreto-Legge n. 65/2015, che ha introdotto un meccanismo in grado di garantire, sebbene in misura ridotta rispetto alla previgente disciplina, la perequazione dei trattamenti pensionistici superiori a tre volte e fino a sei volte il trattamento minimo. Ma la inquietudine normativa del sistema di rivalutazione automatica delle pensioni aveva nel frattempo già prodotto, con la Legge n. 147/2013, il sistema di rivalutazione “a scaglioni” in luogo di quello “a fasce”, sistema poi prorogato dalla Legge n. 208/2015 sino al 31 dicembre 2018. Più recentemente, la Legge n. 145/2018 (Legge di Bilancio 2019) aveva ulteriormente rivisto il meccanismo di perequazione, prevedendo che a partire dal 1° gennaio 2019 ed in via transitoria per il triennio 2019-2021, si sarebbe avuto un adeguamento variabile dal 100% dell’inflazione (per le pensioni di importo fino a 3 volte il trattamento minimo), fino al 40% per importi oltre 9 volte il minimo. Questo meccanismo è stato parzialmente modificato dalla Legge di Bilancio per il 2020, con effetto dal 1° gennaio 2020 sino al 31 dicembre 2021, data nella quale, a legislazione vigente, il periodo sperimentale dovrà ritenersi concluso. Se la Legge di Bilancio per l’anno 2022 (la cui bozza al momento in cui si scrive non è ancora disponibile) non interverrà sul tema, dal 1° gennaio 2022 le pensioni torneranno ad essere rivalutate con criteri più favorevoli, analoghi alla citata Legge n. 388/2000, e quindi su tre “fasce”: • per importi fino a 4 volte il minimo INPS (anziché fino a 3 volte come previsto nella L. n. 388/2000), rivalutazione pari al 100%; • per importi compresi tra 4 e 5 volte il predetto minimo (anziché tra 3 e 5 volte il medesimo valore), rivalutazione del 90%; • per importi superiori a 5 volte il minimo, rivalutazione del 75%. Pertanto, salvo interventi dell’ultima ora, nel 2022 tornerà a trovare applicazione il vecchio sistema di perequazione dei trattamenti pensionistici, che dovrebbe garantire più elevate rivalutazioni anche grazie al tasso di inflazione che (finalmente) è tornato a crescere in maniera significativa rispetto agli anni più recenti, come certificato, da ultimo, dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2021.