3 minute read

Feste natalizie, il valore della normalità

Next Article
PANTERE GRIGIE

PANTERE GRIGIE

LIVIA PANDOLFI

Advertisement

Normalità. Proprio come la salute, quando la si perde se ne cominciano ad apprezzare gli insostituibili pregi. E quando si parla di normalità in questi tribolati anni targati 2020 la connessione con la salute, causa Covid, è strettissima. Mentre scriviamo mancano ancora molti giorni a Natale, la speranza è che le feste natalizie 2021 si siano riappropriate di quella normalità mancata nel tragico 2020 segnato dalla pandemia e dai morti. Lo scorso anno, infatti, senza vaccini abbiamo dovuto passare le feste separati e in zona rossa. Famiglie divise e impaurite, anziani tenuti a distanza dai contatti fisici e dai semplici abbracci, l’eco della seconda ondata vicina, molto vicina. Scuole spesso chiuse e bambini o ragazzi privati della loro vita normale, il gioco, il contatto, la socializzazione. E poi mascherine, disinfettanti per le mani, rinuncia ai viaggi, lontananza.

Voglia di cose semplici

L’avevamo dato per scontato. Il cinema, il teatro, la cena fra amici, aprire la porta di casa a chiunque. Prestare cose proprie, stringere mani. Chi non ha voglia di tutto questo? Spesso il saluto è diventato esitante. Pur vaccinati, e quindi un poco più tranquilli, dare la mano aperta non è affatto scontato. Si porge spesso il pugno chiuso simbolico, anche solo come immagine, di cosa ci

ha costretto a fare il Covid.

Mascherine

Lo scorso anno erano uno strumento insostituibile di protezione. Continuano ad esserlo anche nel 2021. Dopo la variante inglese, indiana o delta, ora siamo alle prese con Omicron. Sappiamo tutti quanto questi dispositivi siano importanti, tuttavia ora ci manca vedere un sorriso, l’espressine del viso, persino i tratti somatici di una persona. Chi sa indovinare il volto della nuova cassiera del Supermercato? Con mascherine succede che non sentiamo (incredibilmente) cosa ci dicono le persone, perché il labiale spesso e volentieri aiuta a comprendere il vocale e ci troviamo a chiedere: Cosa? Che?

Voglia di normalità anche nelle feste

Tutto quello che ci manca è probabilmente ciò che davamo per scontato. E anche nelle feste che stiamo trascorrendo ciò che serve è quello che abbiamo sempre avuto: l’albero di Natale da condividere con gli ospiti, la big tavolata dei parenti (anche serpenti); gli affetti più veri tutti insieme almeno una volta l’anno. Il vaccino non ci ha messo al riparo dalla certezza di non ammalarci, anche se una volta vaccinati la malattia non dovrebbe minacciare la nostra salute. Ma siamo di fronte a un virus ignoto e quindi l’unica certezza è quella di non sapere. E allora la cautela diventa padrona e ci toglie persino il lusso di mettere le mani nello stesso vassoio di dolcetti senza una sorta di senso del rischio.

Il vaccino

Ha diviso le persone. Famiglie e amici senza screzi sono state separate in profondità fra chi ha deciso di farlo e chi no. I fiduciosi nella scienza e i miscredenti o complottisti. Sulle barricate a guardarsi in cagnesco. Si sono chiuse porte e negati pranzi conviviali. Si sono allungate distanze e alzati sguardi diffidenti. Persa la stima personale e persino animate furibonde litigate. I no vax convinti sono una sparuta minoranza, ma poi ci sono i paurosi che hanno rimandato la vaccinazione a data da destinarsi in attesa della fine della pandemia che non arriva mai. L’obbligo vaccinale risolverebbe la faccenda? Forse sì o forse no, ma sta di fatto che mai avremmo potuto immaginare un virus in grado portarci così tanto e così a lungo lontano dalla normalità.

This article is from: