Rivelazioni

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LYDIA LORENZI è nata a Bergamo ove si è formata artisticamente nella prima metà degli anni Ottanta. Artista polivalente, opera non solo in pittura e scultura, ma anche nella grafica e nella fotografia. In qualità di artista professionista, dal 1987 al 1997 è stata docente di figura e pittura ed Art Director di TELEXART, bimestrale di informazione artistica di Bergamo.

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La sua intensa attività espositiva conta, in ambito nazionale, numerose mostre personali e collettive a Bergamo, Milano, Venezia, Carrara San Giorgio (Padova), Premeno (Novara), Cefalù, Sanremo, Genova, Roma e Firenze.

Rivelazioni

Si ricordano di seguito solo alcuni degli eventi artistici più significativi che hanno visto, recentemente, Lydia protagonista. Nel 2009 realizza uno scambio artistico culturale fra A.IA.P. di Monaco e Fondazione Rudh di Rozzano (Milano), curando due mostre dal titolo Europa Arte e Linguaggi. Lo stesso anno è finalista del concorso Scultura nella città - Progetti per Milano, promosso dal Museo della Permanente, di cui è divenuta in seguito artista socio. Nel 2011 è tra gli artisti invitati alla 54a Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, curata da Vittorio Sgarbi, svoltasi ad ottobre presso le Sale del Re nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ed allestita successivamente anche nel prestigioso Palazzo degli Alessandri a Viterbo. Nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012 partecipa alla mostra 40 Künstler aus Monaco, presso il museo Im Güldenem Arm di Potsdam, in Germania. Infine, da febbraio ad aprile 2012, allestisce la mostra personale dal titolo Riverberi, presso l’Ufficio di Rappresentanza della Provincia di Bergamo a Roma. I suoi linguaggi d’elezione sono la pittura e la scultura, sovente accostati a convivere in simbiosi. A questi affianca la produzione di prototipi di gioielli eseguiti abbinando con disinvoltura materiali insoliti, come ardesia, argento, cristalli, pietre dure e perle. Ardesia e cristalli sono elementi impiegati pure per il tema delle Costellazioni, serie di pitto-sculture. L’artista dispone colori ed elementi compositivi come fossero note, segni grafici che sintetizzano forme e suoni in una spazialità serrata e cromaticamente vibrante.

ISBN 978-88-96427-20-0

www.lydialorenzi.it - info@lydialorenzi.it € 20

Lydia Lorenzi Rivelazioni

Lydia Lorenzi guarda in silenzio la natura, e se ne lascia attraversare interiorizzandola, in uno spazio in cui le forme e i colori vengono rielaborati, rinascendo liberi dagli schemi della quotidianità, per diventare assolutamente autonomi e senza vincoli concettuali. Così i contrasti di materiali e cromie sono figli delle emozioni che si rincorrono (e a volte si scontrano) nei viaggi - interiori e fisici - dell’artista che diventa filtro fra i mondi - reali o spirituali - che instancabilmente attraversa. Mondi che documenta con decisione e sicurezza attraverso un segno elegante e mai incerto che restituisce alle opere il rigore e l’equilibrio necessari a scandire le argomentazioni di un discorso inattaccabile sia sul piano semantico che su quello tecnico. Sembra quasi una volontà di organizzare il creato, sistematicamente, per analizzarme pezzo dopo pezzo, attimo dopo attimo, il significato recondito, l’essenza. È questo addentrarsi senza fine che dobbiamo continuare a seguire nel lavoro di Lydia Lorenzi, anche e soprattutto al di là delle pagine di questo libro, documento di tappe passate, ma luogo di una nuova partenza, per infiniti altri viaggi fra la materia e l’anima.

La sua tavolozza brillante, sempre disseminata di lamine d’oro, evoca un sottile splendore metafisico, là dove la sinergia di forma, luce e colore diviene sintesi della sua visione di perfezione e di armonia. E proprio l’armonia, insieme alla ricerca di raffinate alchimie di segno e materia, di corporeità ed evocazione, sono il fondamento della sua opera. Monica Bresciani Architetto

L’Editore al Lettore

Lydia Lorenzi

All’estero è conosciuta e stimata in seguito a solide ed intense collaborazioni con artisti e curatori di rilievo del panorama internazionale. Esemplari a riguardo sono le mostre personali e collettive in città quali Londra, Bruxelles, Beausoleil (Francia), Kötschach-Mauthen (Austria), Monaco (Principato), Monastir (Tunisia), Osaka (Giappone), Perth e Freemantle (Australia). In particolare, dal 2000 le sue opere figurano in molte iniziative de l’Association Internationale des Arts Plastiques de l’UNESCO di Monaco, a testimonianza di un’attività artistica che è riuscita a proporsi incisivamente e con coerenza.

Il lungo percorso di Lydia Lorenzi trova una sua degna sintesi in questo volume che raccoglie parole e colori di un’artista la cui ricerca non si lascia sedurre dagli schematismi e dalle costrizioni stilistiche imposte dai dogmi del mercato dell’arte, ma si muove libera di esprimere se stessa, contaminandosi in continuazione pur senza mai cadere in facili accostamenti materici o cromatici.

9 788896 427200


LYDIA LORENZI è nata a Bergamo ove si è formata artisticamente nella prima metà degli anni Ottanta. Artista polivalente, opera non solo in pittura e scultura, ma anche nella grafica e nella fotografia. In qualità di artista professionista, dal 1987 al 1997 è stata docente di figura e pittura ed Art Director di TELEXART, bimestrale di informazione artistica di Bergamo.

L’Editore al Lettore

La sua intensa attività espositiva conta, in ambito nazionale, numerose mostre personali e collettive a Bergamo, Milano, Venezia, Carrara San Giorgio (Padova), Premeno (Novara), Cefalù, Sanremo, Genova, Roma e Firenze.

Il lungo percorso di Lydia Lorenzi trova una sua degna sintesi in questo volume che raccoglie parole e colori di un’artista la cui ricerca non si lascia sedurre dagli schematismi e dalle costrizioni stilistiche imposte dai dogmi del mercato dell’arte, ma si muove libera di esprimere se stessa, contaminandosi in continuazione pur senza mai cadere in facili accostamenti materici o cromatici.

All’estero è conosciuta e stimata in seguito a solide ed intense collaborazioni con artisti e curatori di rilievo del panorama internazionale. Esemplari a riguardo sono le mostre personali e collettive in città quali Londra, Bruxelles, Beausoleil (Francia), Kötschach-Mauthen (Austria), Monaco (Principato), Monastir (Tunisia), Osaka (Giappone), Perth e Freemantle (Australia). In particolare, dal 2000 le sue opere figurano in molte iniziative de l’Association Internationale des Arts Plastiques de l’UNESCO di Monaco, a testimonianza di un’attività artistica che è riuscita a proporsi incisivamente e con coerenza.

Lydia Lorenzi guarda in silenzio la natura, e se ne lascia attraversare interiorizzandola, in uno spazio in cui le forme e i colori vengono rielaborati, rinascendo liberi dagli schemi della quotidianità, per diventare assolutamente autonomi e senza vincoli concettuali. Così i contrasti di materiali e cromie sono figli delle emozioni che si rincorrono (e a volte si scontrano) nei viaggi - interiori e fisici - dell’artista che diventa filtro fra i mondi - reali o spirituali - che instancabilmente attraversa. Mondi che documenta con decisione e sicurezza attraverso un segno elegante e mai incerto che restituisce alle opere il rigore e l’equilibrio necessari a scandire le argomentazioni di un discorso inattaccabile sia sul piano semantico che su quello tecnico. Sembra quasi una volontà di organizzare il creato, sistematicamente, per analizzarme pezzo dopo pezzo, attimo dopo attimo, il significato recondito, l’essenza.

Si ricordano di seguito solo alcuni degli eventi artistici più significativi che hanno visto, recentemente, Lydia protagonista. Nel 2009 realizza uno scambio artistico culturale fra A.IA.P. di Monaco e Fondazione Rudh di Rozzano (Milano), curando due mostre dal titolo Europa Arte e Linguaggi. Lo stesso anno è finalista del concorso Scultura nella città - Progetti per Milano, promosso dal Museo della Permanente, di cui è divenuta in seguito artista socio. Nel 2011 è tra gli artisti invitati alla 54a Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, curata da Vittorio Sgarbi, svoltasi ad ottobre presso le Sale del Re nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ed allestita successivamente anche nel prestigioso Palazzo degli Alessandri a Viterbo. Nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012 partecipa alla mostra 40 Künstler aus Monaco, presso il museo Im Güldenem Arm di Potsdam, in Germania. Infine, da febbraio ad aprile 2012, allestisce la mostra personale dal titolo Riverberi, presso l’Ufficio di Rappresentanza della Provincia di Bergamo a Roma. I suoi linguaggi d’elezione sono la pittura e la scultura, sovente accostati a convivere in simbiosi. A questi affianca la produzione di prototipi di gioielli eseguiti abbinando con disinvoltura materiali insoliti, come ardesia, argento, cristalli, pietre dure e perle. Ardesia e cristalli sono elementi impiegati pure per il tema delle Costellazioni, serie di pitto-sculture. L’artista dispone colori ed elementi compositivi come fossero note, segni grafici che sintetizzano forme e suoni in una spazialità serrata e cromaticamente vibrante.

È questo addentrarsi senza fine che dobbiamo continuare a seguire nel lavoro di Lydia Lorenzi, anche e soprattutto al di là delle pagine di questo libro, documento di tappe passate, ma luogo di una nuova partenza, per infiniti altri viaggi fra la materia e l’anima.

La sua tavolozza brillante, sempre disseminata di lamine d’oro, evoca un sottile splendore metafisico, là dove la sinergia di forma, luce e colore diviene sintesi della sua visione di perfezione e di armonia. E proprio l’armonia, insieme alla ricerca di raffinate alchimie di segno e materia, di corporeità ed evocazione, sono il fondamento della sua opera. Monica Bresciani Architetto www.lydialorenzi.it - info@lydialorenzi.it € 20


Passeurs 4


Lydia Lorenzi

Rivelazioni con-fine edizioni d’Arte&Cultura Via Garibaldi, 48 - 40063 Monghidoro (BO) tel. 051 655 5000 - fax 051 054 4561 www.con-fine.com - info@con-fine.com Collana Passeurs a cura di Gino Fienga con presentazione di Patrizia Fumagalli e scritti inediti di Lydia Lorenzi In copertina: Lydia Lorenzi Luci tra i rami. Una giornata afosa olio su tela, cm 90x80 2002 Š 2011 con-fine edizioni, Monghidoro (BO) ISBN 978-88-96427-20-0 Prima edizione: Dicembre 2011


Lydia Lorenzi Rivelazioni


Un’artista per amica Patrizia Fumagalli

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S

ilenziosa e assorta. E tuttavia capace di assimilare ogni stimolo che le viene offerto dalla vita per farne incanto, materiale per la sua arte. Una passione per il pianoforte, ma anche per le arti visive, che invadono prepotentemente le giornate di Lydia Lorenzi. Lei risponde, non si sottrae e dà inizio a un percorso artistico in costante divenire, ormai trentennale. E trent’anni sono il tempo della nostra frequentazione, iniziata negli anni Ottanta a Villa di Serio dove aveva luogo la Scuola d’Arte, di cui Lydia Lorenzi era direttrice artistica. Un grande fermento: pittura, scultura, grafica, fotografia, e poi le performance in giro per il mondo, per raccontare tutta l’intensità di una ricerca ostinata e di una produzione innovativa. Tutto viene piegato all’idea, quel potente catalizzatore del desiderio in grado di offrire uno spunto, di definire un obiettivo. Il desiderio di esprimersi, di segnare utilmente la propria storia, trova nell’idea il motore necessario alla fatica. È così che Lydia Lorenzi affronta tutta la lunga difficile fase di ogni ricerca, che possa dare forma all’idea, corpo all’obiettivo, sino ad appagare il desiderio intimo, forte, irrinunciabile di creare. È la gioia dell’artista. La creazione che elabora le pulsioni, che riunisce i componenti, sino al compimento dell’idea, ripaga l’artista della fatica. A volte riscatta anche la solitudine. Lydia lavora nel suo atelier a Ranica, dialoga con l’opera in corso: incontro e scontro che si alternano, la determinazione di Lydia che alla fine prevale e l’opera che accetta di comunicare l’idea, di appagare il desiderio, di lenire la solitudine a lungo sopportata per l’irrompere della gioia a lavori ultimati. E solo a questo punto Lydia si sente di esporsi al giudizio e sfidare la critica. So di non avere grande esperienza nelle cose d’arte. Posso giusto accompagnare Lydia da amica, assistere ad alcune sue battaglie, sostenerla per le sconfitte da indifferenza, esprimere la meraviglia per l’opera ultimata. Anche io però non posso non accorgermi della la sua vitalità artistica: pochi giorni fa ho potuto entrare nel suo atelier per conoscere i suoi ultimi lavori e trovo il plexiglas, un materiale che Lydia Lorenzi aveva sinora usato solo qualche volta e comunque solo a supporto delle sue opere. Ora invece ne fa materia per l’opera stessa, impiegando la trasparenza del materiale a servizio dell’idea. Rifletto e mi accorgo che la trasparenza è già elemento significativo delle creazioni appena precedenti: ricordo i quarzi, così trasparenti e resi luminosi dai led che animano la lastra di ardesia, su cui corrono le linee delle costellazioni in campo blu. A ritroso l’ardesia mi rinvia ai gioielli, una produzione in cui Lydia si era cimentata appena qualche tempo prima, alternando ardesia, quarzi e corallo. E contemporaneamente elementi di ardesia si ritrovano nei cactus, rappresentati ancora più indietro nel tempo, nei quadri materici, temi naturali che si trasformano nelle madrepore di fondali sottomarini solo immaginati. Da questi fondali Lydia Lorenzi ruba le valve delle tridacne e ne fa cassa armonica degli strumenti musicali a corde, idealizzati e trasfusi su campi d’oro e rosso e blu. Colori che caratterizzano pressochè tutti i periodi artistici di Lydia Lorenzi: ogni produzione è a se stante, nessuna ripetizione è possibile, i periodi si susseguono portando con sé una componente di discontinuità ineludibile. Ma il filo sottotraccia c’è e li compone tutti: quella foglia d’oro applicata in modo magistrale, quel rosso vivo, che sa di passione, non mancano mai. 7


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Forse Lydia Lorenzi sta proprio lì: generosa e determinata, perchè ricca come oro è la sua disponibilità ad accettare nuove sfide, faticando ogni volta per ogni nuova idea; e perché appassionata come rosso vivo è la sua volontà di affrontare nuovi percorsi, sino al traguardo e senza scorciatoie. Così un’amica apparentemente timida si è trasformata ai miei occhi nel tempo in un’artista di grande carattere. Certo conserva il sorriso dolce e gli occhi sognanti di sempre, ma anni di gioie e di sconfitte l’hanno resa sempre più forte e sicura, capace di confrontarsi con gli artisti di ogni livello, con i linguaggi artistici più creativi, perché l’arte che Lydia porta con sé è inedita.

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Lydia Lorenzi Rivelazioni


Titolo

Media cm 00x00 Anno


Cactus


Jardin Exotique Les Cactus

Foglia oro su multistrato telato, ardesia, cera rossa cm 110x80 2007 14



È proprio attraverso il suo linguaggio che la bella natura ci commuove, d'altro canto, la natura non ci rimanda altro che l'eco della nostra voce [...] Come le opere d’arte, i paesaggi hanno uno stile [...] Trasformando il passato lontano di ciò che era stato in vicino presente, rendendo così meraviglioso ciò che senza dubbio era stato banale, il tempo è qui il grande taumaturgo. Perché è proprio il tempo che ci fa guardare questi paesaggi nello stesso modo in cui guardiamo le opere d'arte: come le configurazioni di altri mondi dei quali possiamo solo immaginare dentro di noi la venuta. L’estetica della natura bella Nicolas Grimaldi, filosofo.

Cactus Alternativa Percezione

Olio e foglia oro su tela cm 170x80 2004

16



Immaginario sommerso Olio e foglia oro su tela cm 170x80 2005 18


Rosso sommerso

Olio su tela, conchiglia, foglia oro cm 170x80 2006


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Lilium = L = 50

Celebration: opera per il Cinquantenario A.I.A.P. UNESCO Monaco. Trittico: acrilico e foglia oro su tela cm 142x80 2005

Sunrise

Olio su multistrato telato, ardesia, pomice grezza e foglia oro cm 116x80 2010 22



Emersione

Olio su multistrato telato, ardesia, foglia oro cm 100x80 2008 24




Costellazioni


L’uomo moderno teme per il 2012 catastrofi che giungono dal cielo: l’arrivo di extraterrestri o la caduta di un meteorite che con il suo impatto sulla terra, causerebbe l’implosione del nostro pianeta. Il profeta Tibetano Djwal Khul, invece, sosteneva che una profonda trasformazione delle coscienze a livello mondiale dovrebbe compiersi tra il ventesimo e il ventunesimo secolo. Una meteora di energie spirituali, di pensieri di pace che rivoluzionino lo spirito delle persone. Una trasformazione individuale ricca di ideali, capace di cambiare la società e il mondo.

Meteora

Ardesia e foglia oro su cassonetto dipinto acrilico cm 80x80x6 2008 28



Spazi siderali: UMi

Acrilico, ardesia, quarzo, led, circuiti integrati cm 55x55 2010 30



La bellezza della notte mi emoziona da sempre. L’ opera UMa, costellazione dell’emisfero boreale Ursa Major, nasce dalla combinazione di una meravigliosa tradizione che raccoglie mito arcaico, scienza moderna e di minerali come l’ardesia e il quarzo. L’ardesia levigata, rivela tutta la sua naturale essenza, il colore nero; la luce e la trasparenza del quarzo unite da un gesto creativo, ritrova un ”Immaginario Universale” intorno alle stelle; desiderio millenario di dare una forma riconoscibile all’ineffabile della natura. È il teorema del bello, della sorpresa, della natura intatta e incontaminata. È il silenzio del tempo, ma anche e soprattutto il mistero della creazione.

UMa

Ardesia, quarzo ialino, led, cavo elettrico, circuito integrato su cassonetto dipinto acrilico cm 65x65x5 2007 32



Cignus

Ardesia, quarzo ialino, led, cavo elettrico, circuito integrato su cassonetto dipinto acrilico cm 65x65x5 2008 34



Testo...


Multiverso Musicale


Rosso Tango

Olio su tela, foglia oro, legno combusto, corda cm 80x90 2003 38



Consonanze

Acrilico, legno, foglia oro; corde armoniche, chiavi e archetto da violino cm 80x65 2011 40



Rosso contrabbasso

Olio su tela, legno combusto, conchiglia, foglia oro, corda cm 80x90 2003 42



I miei soggetti emergono dalle forme e dai colori della realtà quotidiana. Una volta liberati da ogni costrizione e purificati, essi rinascono. La mia ricerca è regolata dallo sguardo interiore, uno spazio da cui si sprigionano immagini dai colori fedeli alla loro stessa luce e portatrici di messaggi immediati. Le idee nascono dalla realtà della natura, ma le forme e i colori non mi interessano se non dal momento in cui evocano dentro di me qualcosa di completamente diverso o illuminano di luce nuova le sfere emozionali del mio vissuto e della mia ricerca di verità. Il mio desiderio non è esclusivamente modellare una forma, ma anche darle colore. La pittura ad olio e l’uso di inserti in oro rendono possibile questo dialogo. L’opera presentata è nata dall’idea di percorso. Forme, colori e luce impongono un viaggio alla ricerca di un’espressione sempre rinnovata. La sintesi di questo quadro ha richiesto un lungo dialogo con il soggetto, dialogo che, attraverso un atto creativo, ha portato all’essenziale. Rosso Oriente

Olio, oro legno combusto su multistrato telato cm 100x100 2002 44



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Geometrico


Plenilunio

Olio su tela, foglia argento cm 200x90 2002 48



Allevamento di ombre Olio e foglia oro su tela cm 145x105 1991

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Bagnasciuga

Olio e foglia oro su tela cm 120x120 1998 52



Sunrise nasce dall’emozione suscitata dai colori contrastanti di un’alba vista dall’aereo, di ritorno dall’estremo-Oriente. Sunrise è il desiderio di rappresentare la forza e la purezza dei colori. È la memoria di un cielo rosso fuoco che sovrastava la Terra nera, ancora sommersa nella notte. Sunrise è il sole che sorgeva oro purissimo sulla linea dell’orizzonte.

Sunrise

olio su tavola telata, catrame, foglia oro cm 100x80 2000 54



Viaggio cosmico olio e oro su tela cm 120x120 1997

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Rivelazioni


Simple processes

Stampa pigmenti UV su canvas, abbinata a una rayografia cm 100x50 2008 60



Rivelazione

Stampa pigmenti UV su canvas, abbinata a una rayografia cm 100x50 2008 62



Aura seminalis: metafora del “soffio della vita”, secondo cui l’atto amoroso ha la natura del soffio vitale. L’Orchidea, simbolo di armonia e perfezione spirituale, per la sua bellezza elusiva e misteriosa è evocata mitologicamente anche per scongiurare l’infertilità e la sterilità. Due mondi distinti. Il mondo vegetale e quello animale, tuttavia accumunati da veicoli vitali: l’Aura seminalis e le zone sensibili. È nella loro breve danza che continua lo spettacolo della vita.

Aura seminalis

Digital photo. Stampa a getto d’inchiostro su carta fotografica cm 50x88,9 2009 64




Lydia Lorenzi Note Critiche


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R

accontare il percorso evolutivo dell’arte di Lydia Lorenzi è in un certo senso facile perchè lo governa una logica inventiva ed espressiva che se pure procede, come è naturale, per intuizioni improvvise e geniali accensioni della mente, ha una consequenzialità rigorosa; e perché poi l’artista è in grado di indicarne le motivazioni, si racconta da sé con molto garbo e con molta lucidità. Ma non è un racconto facile qualora l’individuazione del filo conduttore non voglia essere soltanto la storia di una lunga e coerente devozione all’arte, bensì la ricerca del tema profondo che sottende tutta la ricerca e l’individuazione, in termini di logica verbale, di una personalità creativa assolutamente riconoscibile d’istinto e tuttavia sfuggente ai tentativi di definizione. Per prima cosa sfuggente alla definizione elementare, anche se poco significativa, se si stia parlando di una pittrice, scultrice e così via. Non solo Lydia è tutte queste cose insieme, o secondo i periodi, ma spesso in lei le specificità si mescolano e fondono al punto che ne viene fuori un nuovo modo di essere artista. Certo è che ci troviamo di fronte a una narrazione per capitoli e digressioni, più o meno coerenti, che si giustifica da un lato come estrinsecazione dell’io, delle sue pulsioni, delle sue aspirazioni, della propria autonomia femminile (che è un aspetto molto forte e determinato dell’artista e della donna) dall’altro come bisogno di gratificazione del mondo, tramite l’arte. Per Lydia Lorenzi la pittura, o meglio, l’arte in genere è un accadere continuo e l’opera non è che un frammento di questo processo: essere artista è un altro modo di vivere, una maniera diversa di abitare lo spazio e di muoversi nel tempo e l’esperienza artistica è totalmente sua, al femminile, e non tanto per ragioni genericamente psicoanalitiche, quanto per la convinzione che essa solo può espletare un ruolo paritetico con l’uomo nell’affermazione che l’arte se mai è unica, androgina, senza distinzioni di ruoli. Colpisce, nel lavoro di Lydia, la costante, ossessiva quasi, presenza di un tempo e di uno spazio e la loro fissazione nell’ambito di un codice che si è assunto come tradizionale, ma che occorre riformulare ogni giorno affrontando, nel silenzio dello studio, i problemi dettati dalla volontà di comunicare. Così l’arte diventa un destino e ci affascina questa fiducia accanita, questa fedeltà totale a uno strumento che non consente divagazioni e, anzi, si impone di essere sempre rigoroso, in quella chiarità appena trattenuta che scandisce l’opera…attimo dopo attimo. E, senza ripercorrere la storia della sua arte, oggi possiamo veramente ammirare la squisitezza dell’impiego di materiali diversi ( che siano mezzi tradizionali piuttosto che ardesia, pietre dure o cristalli) alla sicurezza delle ragioni formali, l’esattezza minuziosa dell’impaginazione spaziale, così quanto nasceva ancora dall’antico pathos espressionistico si è cristallizzato senza residuo: l’impeto psicologico, la proiezione sentimentale sono cose ormai superate in una tessitura squisita e definitiva, che non ammette etimologie di ordine patetico. “….” Tutto, ora, è raffigurazione del silenzio, di un insediamento lontano del pensiero, perché la sua è l’eleganza dell’assenza, l’esserci quando tutto appare già trascorso, quando il rumore del modo ormai non giunge più e un respiro appena sillabato è il solo bene prezioso che resiste. Ecco allora queste superfici che paiono occultarsi in se stesse, nella propria profondità e tanto più “fingono” la calma, tanto più nascondono il proprio andare a fondo, il proprio leopardiano scontento esistenziale. Un colore a tratti luminoso, a tratti opaco fino alla assorbita iridescenza, quasi per lisi della luce, pare voler assorbire classici accenni mentre le tracce, che il pennello incide o accarezza, altro non sono che esili indizi che ci accompagnano tra le cure dell’esistenza e ci invitano a seguire quel gesto che è principio e creazione, a capire quel silenzio con le sue profondità, a cogliere l’istante dell’arte. “…” Così mi piace vedere in questi lavori l’incontro con un frammento di mondo che si organizza sotto i nostri occhi, perché l’idea, il concetto fecondo che guida questa artista è quello di dar vita e vitalità al materiale e…la vitalità non è un attributo fisico o organico, è una vita spirituale interiore…e la pittura non è il luogo del nulla, ma della manifestazione dell’esistere.

L

orenzi stabilisce con le sue opere un vocabolario formale in cui l’evocazione di significati emerge attraverso un sottile carattere costruttivo, che non cerca referenze nelle chiavi tradizionali della scultura. La varietà nella scelta dei materiali, siano essi l’ardesia o il quarzo, il bronzo o l’acciaio con cui lavora, assieme alla rigore e all’eleganza delle composizioni, conduce a parlare di una vetta costruttiva e nel contempo pulsionale, che provoca associazioni impreviste tra la forma e lo spazio, creando composizioni potenti eppure delicate e armoniose. Nell’assemblaggio delle sue sculture risiede un fortissimo contrasto tra i bordi netti della pietra,

Orietta Pinessi da Le segrete origini di una ritrovata purezza espressiva La Rivista di Bergamo Ottobre 2010

Paolo Levi da Oltre Canova - incursioni nella ricerca plastica. Editoriale Giorgio Mondadori. Dicembre 2009 69


decisamente tagliata, e i profili irregolari, come è il caso di Guitar, o di Vela, dove i contorni sono elaborati con grande precisione, siano quelli netti, segati, oppure quelli frastagliati, in cui la pietra viene lasciata pura, viva, cruda come una sorta di mappa visiva dell’opera, data dalla qualità stessa della materia. Tagli netti o dentellati, genuine irregolarità della pietra sembrano definire uno spazio non soltanto interno all’opera, ma anche al suo esterno, lasciandola senza confini, senza apparenti limiti spaziali. Ed è in questo binomio di opposti che si aprono inquietanti fessure rettilinee, geometriche, che incidono fortemente nelle diverse combinazioni della relazione vuoto-pieno. Un vuoto più interstiziale che abissale, che offre la possibilità di muoversi su due piani di percezione diversi, in due dimensioni fisiche e contemporaneamente mentali. Questi contrasti tra natura-cultura, vuoto-pieno, definito e irregolare, contribuiscono a configurare una spazialità dialogica in continua espansione, giocata tra le dicotomie di forme e rilievi, contorni e piani in una strutturazione immaginifica di cui queste opere sono metafora, evocando mondi lunari, frammenti di coste, rocce carpite a un mondo interiore e profondo non ancora solidificato ma fluido, che genera forme e terre inesplorate. Una geografia che, come nel caso di Ursa Maior, non si presenta in una trama figurativa: benché in questa opera le referenze di significato siano del tutto chiare, essa tuttavia non si propone come la rappresentazione di un agglomerato stellare, ma si fa leggere, per così dire, in modo assiomatico, come un microcosmo sperimentale, che si avvale di punti luce, rette e geometrie organizzate. Macrocosmo e microcosmo si alternano nell’opera di Lydia Lorenzi in una tensione spirituale, nella quale razionalità ed emozione partecipano in modo equilibrato nella costruzione della sua poetica; come in Eclissi di luna, in cui una figura umana levita, leggera e distaccata, abbozzata, su di un mondo da inventare. Ma come anche in opere quali il bassorilievo Allevamento di ombre, in cui i colori di cui vibra il bronzo patinato, fanno da contrappunto a uno sfasamento dei piani di lettura. Metafora di un mondo che può essere colto attraverso una percezione che mira ora al generale, ora al particolare, in una sorta di sdoppiamento in cui linee, rilievi e cromatismi producono un percorso visivo accidentato, che cerca continuità tra gli elementi di una realtà riconoscibile ma frammentata, segmentata e in parte allusiva di significati diversi. La raffinatezza di queste opere risiede nella loro capacità di fluire da un polo all’altro di un continuum stabilito entro dicotomie artistiche e concettuali, che sanno tracciare un percorso tra la materia grezza e la metafisica, tra il mondo spirituale e lo spazio entro il quale non già racchiuderlo, ma poterne parlare tracciando metafore della terra e dell’uomo.

Ruggero Sicurelli, Materializzazioni emozionali Febbraio 2003

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L’

antropologia dell’arte è attenta ai prestiti culturali che si verificano all’interno di presidi espressivi diversi. Molti di questi scambi sono di matrice semantica. Qualificativi che si sostanziano in un determinato contesto culturale possono venir utili in un secondo, purché questo sia in qualche modo contiguo al primo. Nel nostro caso, il riferimento è contemporaneamente al dominio pittorico e scultoreo e a quello musicale. Si pensi, per esempio, a un prodotto linguistico chiave per la determinazione della bontà di un’opera d’arte, quello di euritmia. Il vocabolo è di matrice musicale (buon ritmo). Esso però viene sempre più frequentemente usato dai critici d’arte per definire l’armonia estetica di un dipinto, in relazione alla sua processualità intima. Anche il termine armonia, peraltro, ha una derivazione musicale. L’antropologo culturale guarda soprattutto agli “universali” dell’uomo. In termini di associazione forma – colore –suono musicale – stati d’animo. W. Kandisky ci fornisce un esempio di questa chiave di lettura universalistica. L’antropologo, pressato come dal presupposto metodologico del “relativismo culturale” è un sospettoso e diffida delle generalizzazioni. Egli ci informa, per esempio, come un colore possa avere una valenza emozionale diversa in riferimento a specificità ambientali dissimili. C’è poi un terzo livello di analisi, quello che chiama in causa i dialetti pittorici - gli idiomi espressivi - dei singoli artisti. Qui viene preferenzialmente chiamato in causa lo psicologo dell’arte. Ebbene, Lydia ci invita a collocare le nostre riflessioni su questo terzo registro. La nostra artista punta soprattutto su delle pittosculture essenziali quanto cromaticamente ricche di vivaci contrasti. Il suo pronunciamento è teso a trasporre il senso intimo di uno strumento e la sua specificità musicale su un piano diversamente colorato. Possiamo avere così un “Blu contrabbasso” e un “Rosso contrabbasso” capaci di attirare la nostra attenzione, di sollecitare la nostra curiosità e di produrre in noi una produttiva spinta conoscitiva. Per certi versi potremmo essere tentati ad associare al primo prodotto uno stato d’animo caratterizzato da striature spiritualistiche (blu) e al secondo una pulsività vitalisticamente marcata (rosso). Il rischio di valutazione banale e gratuita sarebbe nella contingenza elevato. Potremmo poi complessificare la situazione introducendo la variabile “forma”. Il nostro pensiero


va soprattutto ai frammenti formali costitutivi le opere della nostra protagonista. Anche in tal caso non si andrebbe però molto lontani. Credo che per valutare al meglio i suoi lavori occorra introdurre un fattore estraneo alla catena forma - colore - complesso raffigurato. Il riferimento è al gioco. Lydia gioca. Nel far ciò dimostra di rispettare dei principi quali quello dell’euritmia, ma lo fa in libertà. Il suo è un gioco musicale e tattile. Per usare una categoria musicale: compone con frammenti materici delle verità intime che rinviano a due sue incrollabili passioni: la pittura e la musica. Dando corpo creativo alla propria immaginazione, Lydia ci costringe ad interrogarci su ciò che fa. La prima reazione dello spettatore rinvia alla categoria della sorpresa. A seguire, è facile gli venga in mente la presenza di un artista capace di notevole maestria esecutiva. Infine: la risonanza intima che ogni artefatto artisticamente pregnante sollecita in quanti lo ammirano ci spinge a ritenere che uno “spettatore tipico” sia probabilmente portato a pensare di trovarsi di fronte ad una persona che sta bene con se stessa e che voglia diffondere, con le proprie opere, un messaggio di armonia e di serenità. Ed è omologandomi a questo percettore, che saluto con piacere la bella mostra di Lydia Lorenzi.

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ittura e scultura, tutto ciò che può aver rapporto con l’arte, costituisce motivo di ispirazione e di ricerca per Lydia Lorenzi, un’artista che non si abbandona per nulla su facili allori di una mostra personale ben riuscita, sulle note di un plauso che nei suoi confronti stendono i critici, sulle compiacenze di un pubblico attento alle nuove evoluzioni dell’arte contemporanea. Sebbene a lei non siano finora mancate queste affermazioni, a giusto premio della sua applicazione, intraprendenza e ammirevole creatività, tuttavia Lydia Lorenzi ha continuato seriamente il suo impegno a ritrovare sempre ulteriori sviluppi della sua geniale interpretazione. L’arte è, insieme alla cultura, una disciplina che possiamo definire «dinamica», nel senso che é in continuo progresso o, per meglio esprimerci, in continua «gestazione», per cui il suo «prodotto» può per davvero dirsi «frutto del suo tempo», della mentalità di quanti le sono coevi, dell’attualità del «modus vivendi» che, pur affondando le sue radici nel passato, si sviluppa nel presente e si proietta nel futuro quasi precorrendo addirittura i tempi. Rimpiangere l’età trascorsa a nulla serve, poiché non è dato il ritorno, tuttavia l’esperienza di ieri è motivo per costruire la genesi di oggi e quella del domani. L’artista, pertanto, guarda a ciò che è stato dell’arte nei secoli che sono ormai alle nostre spalle, se ne fa carico per quanto gli torna utile nei profondi valori intrinseci, ma poi guarda a se stesso allo scopo di meglio intendere ciò che l’intelligenza gli suggerisce. Così ha sempre fatto e così ancora sta facendo Lydia Lorenzi: attenta conoscitrice della storia e della cultura per quanto riguarda l’arte, ella ha camminato con mentalità sua propria in questa seconda metà del secolo ricco di innovazioni, di scoperte, di ulteriori realtà anche nel campo della pittura e della scultura. Il tutto non per il personale desiderio di pubblicità ma, al contrario, per la gioia di addentrarsi nel mondo che la circonda con uno spirito di «curiosità» naturale ma, diremmo, addirittura impellente. D’altra parte i veri artisti dal loro intimo sentono provenire uno «stimolo» che forse neppure loro riescono a spiegarsi, e così vengono realizzate quelle opere che, di volta in volta, si presentano portatrici di messaggi mai recepiti prima d’allora, messaggi di gioia nella visione di un universo, o di una parte di esso, resa più partecipe delle nostre emozioni, della nostra sensibilità, della nostra intima poesia. È così che penso a Lydia Lorenzi quando me la immagino impegnata a ricavare dalla materia una sua sensazione spirituale, quando elabora ciò che ha per le mani, tavolozze, pennelli, scalpelli o altro, con la delicatezza del suo animo per trarne motivo di riflessione per sé e per gli altri. E dalla contemplazione della figura umana, oppure di un oggetto di qualsivoglia genere, ella giunge al concetto di un’idea da esprimere in un contesto di forme e di movimenti che sono per davvero un inno alla vita e alla natura. Il tutto con rigorosità stilistica, purezza di linee e di segni, fascino di colore anche, in un susseguirsi di toni variegati, sempre vibranti e contrassegnati dai contrasti tra luci e ombre, per una visione che, alla fine, si presenta espressione di pacatezza e serenità. Aggiungere altre considerazioni diviene superfluo. Lydia Lorenzi va apprezzata per questa sua originale creatività, per quei messaggi di cui si è detto, e nei quali ella rivela tutta intera la delicatezza del suo animo di poeta e di artista insieme, di pittrice e scultrice più che mai cosciente della sua professionalità e della sua missione.

Lino Lazzari La Nostra domenica Luglio 1999

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Carmelo Strano da Neoiconoduli L’Arca Dicembre 1996

Giacinto Formentini Destini simultanei Settembre 1992

Jacques LEPAGE da Mail Art Saber con Brooklyn DO Nizza, 6 dicembre 1996

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I

l “divertimento” è nel rendere non già definito ma definibile il messaggio: non esplicito, non massimamente dispiegato e tuttavia suscettibile di essere afferrato, una volta capite, per così dire, le regole del gioco. Dove risiederebbero le regole del gioco? Nell’arte del passato scaturivano da un’altalena leggera, con debole frequenza, tra i dati o i valori oggettivi ereditati e il sottile rapporto di devianza che ciascun artista degno di questo nome non poteva (come non può tutt’ora) fare a meno di dare. Nel nostro tempo, dal momento che nessuno soggiace all’impero di qualsivoglia tradizione, ma piuttosto ognuno opera in modo sostanzialmente nomade, quelle regole del gioco rappresentano l’indispensabile ulteriore sforzo che l’artista deve fare per raggiungere l’obiettivo di mandare un messaggio “definibile” ossia transitivo. Si tratta di uno sforzo di preordinare le proprie, personali regole del gioco, in modo da offrire al lettore la propria chiave di lettura. Ma occorre aggiungere una riflessione. Questa chiave di lettura non deve costituire la condizione irrinunciabile perché la sua opera possa essere fruita. Rappresenta piuttosto una possibilità: la possibilità di cogliere meglio, in modo più profondo se non compito, il suo lavoro. È un problema di responsabilità progettuale, e non di tipologia progettuale; si tratta, cioè, di definire la propria ideologia. Ciò, non necessariamente con un atto scritto o comunque formalmente elaborato; è ben sufficiente l’imbastitura di un proprio ragionamento di fondo; può bastare, alla fine, l’attenzione che lungo un arco di tempo delimitato della propria produzione le opere lascino trasparire questa chiarezza di vedute e di intenti. Va da sé che in questa nuova, particolare condizione espressiva non c’è posto per gli amanti dello sfogo immediato, né per i veri e falsi naif, né per gli autori nati o fattisti “brutali”, meramente gestuali. Insomma, il progetto, in anni recenti, messo alla berlina, si ripropone. D’altronde, se l’autore intende comunicare transitivamente, deve pure vigilare con attenzione su ciò che fa.” … Consapevole di questa condizione è “Lydia Lorenzi che articola i suoi messaggi segnici e contenutistici su un terreno poetico che sta tra il decorativo e l’etico, come in Se incontri l’autunno. Per una particolare energia espressiva, che si unisce all’esaltazione cromatica dei materiali.”

L’

Arte costituisce un campo di analisi e di ricerca inesauribile, sotto gli aspetti estetici, ideologici e di testimonianza. Essa ha le caratteristiche multiformi di uno strumento in continua trasformazione. Un artista contemporaneo deve misurarsi quindi con una realtà sconfinata, mutevole non solo verso il futuro, ma anche verso la storia (simultaneità). Destini Simultanei, titolo sintesi a questa difficile/facile impresa, è tutta l’opera di Lydia Lorenzi, speculare alla cronaca (voce) degli avvenimenti contemporanei, ma riferibile al futuro e alla storia, quale colta testimonianza rispetto a tutti gli scartamenti. L’arte della Lorenzi è regolata dalla legge dello sguardo interiore e quindi di uno spazio dal quale fare emergere le immagini con immediatezza semantica e con colori di luce propria. Questo senso di universo da interpretare imprime alle opere un valore direttamente emotivo, accentuato dall’uso arbitrario dei colori, dalla mancanza dell’orizzonte, dalla concezione bidimensionale dello spazio. Obrist Hermann, studioso di scienze naturali, filosofo ed artista, dichiara nel 1901: “la forma, non è il fine della scultura, le sculture devono nascere dalle mani dell’artista come le forme dal seno della natura”, modificabile dalla Lorenzi (1992) in: “L’arte umana, non è solo il fine della scultura o della pittura, le opere devono nascere da dentro ogni artista, così come altra forma nasce dal ventre della terra”. Il riferimento all’Arte come “forma concepita o da concepire, o alla pittura come fatto esistenziale” non è casuale per Lydia , approdata alla scultura policroma e bidimensionale dal ventre del suo universo pittorico in cammino e sempre più avulsa da convenzioni visive. Per “rivelare” le forme che scaturiscono dal suo vulcanismo interiore Lydia Lorenzi inventa nuove tecniche e sperimenta nuove applicazioni, rallentando a volte la vera e propria produzione artistica, in un gioco di serena complicità con l’Arte.

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ail Art? Trasmissione di opere per corrispondenza postale: una forma d’arte divenuta rapidamente concettuale che occupa una posizione di riguardo nelle manifestazioni d’arte contemporanea. [...] È a questa versione della Mail Art che si apparentano i lavori di Lydia Lorenzi - presentati per la camiceria Saber - e, spezzando il legame postale, assegnano al destinatario stesso il trasporto del messaggio.


Un vestito? Cosa c’è di più propagante? Ecco l’opera in-scritta per un tempo indeterminato, ma probabilmente lungo, giacché il messaggio raggiunge una moltitudine di sguardi, fattisi attenti per la sorpresa! Nella trasmissione postale il destinatario è sovente un collega, che getta uno sguardo distratto, apprezza, ammira, disapprova ed infine posa il messaggio su mucchi di documenti, dove sarà presto ricoperto da altre informazioni. Migliaia di occhi si poseranno invece sull’opera che il ricevente porta sulla sua camicia estiva: egli consegnerà a ciascuno il messaggio contenuto in quell’opera d’arte, percuotendolo per la durata di un batter d’occhio. Così essa verrà percepita da una moltitudine che nessun museo potrà mai raccogliere. Nel contesto comunicativo è un contributo notevole, perché non è un’immagine dell’opera quella che viene percepita, come quella trasmessa dai mezzi di comunicazione – dalla fotografia a Internet – che danno solo una finzione tronca dell’originalità. Qui, invece, il contatto fra l’opera d’arte e il contemplatore è reale, un bell’exploit che fa sognare tutte le catene della telecomunicazione nel mondo.

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a pittura come fattore esistenziale e come purezza di pensiero é da sempre stato un elemento di particolare valore nel contesto di un insieme che si può indicare come essenza della moderna pittura. Il concetto è entrato a far parte dell’arte alla stregua dello stesso colore e del segno per essere poi il fondamento di una comunicazione di tipo immediato. Da sempre questa è stata l’essenza che la pittura, fin dal passato ha posseduto. In questo contesto si introduce l’ottica della pittura dell’operatrice culturale Lydia Lorenzi. L’iter della Lorenzi è quello di una rappresentazione nata dalla immediatezza del connubio tra arte ed espressione in una lenta elaborazione del fatto artistico secondo una connotazione che è quella di ridurre la realtà ad una serie di simboli i quali rappresentino e raffigurino nel contempo l’idea dell’Artista. […] Equilibrio ed armonia, sia nella forma che nel colore, sono sostanzialmente rapportati con feconda espressività e chiaro linguaggio. Il valore della sua pittura viene ad essere compenetrato proprio da quel sentimento di gioco pittorico che si muove su diagrammi di armonia. La forma ed il colore sono fondamento di questo suo modo d’essere pittrice e di questa sua volontà di giungere alla precisa connotazione di quello che può indicare il proprio dipinto nei confronti non solo di se stessa e dell’opera realizzata, ma anche del fruitore. Lydia Lorenzi è quindi un’operatrice la quale permea tutta la sensibilità e la carica emotiva che possiede in opere che appartengono alla nuova ed ultima generazione della pittura, la quale vuole la ricerca come incessante motivo di approfondimento del discorso pittorico. Ecco, quindi, che ogni opera diviene prologo alla ricerca espressiva seguente.

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a mia visione anticipata dei lavori di Lydia Lorenzi, sebbene li abbia potuti osservare solo attraverso le trasparenze di alcune diapositive, mi lascia supporre quanto sarà significativa la mostra al Club Turati, nell’ottobre del corrente anno. Il gioco di rigorose forme geometriche e l’allusione alla figura umana evoca una strana tensione e suscita interrogativi. È forse quest’Uomo ideologicamente sospeso nello spazio? Oppure è la rappresentazione simbolica del Genere Umano in relazione con la Natura? L’umore misterioso creato da questi accostamenti è al tempo stesso potente ed effimero. Una evocazione così surreale mi richiama alla mente i grandi Futuristi italiani per lo stile dei colori: terre rosse, tenui grigi, blu e corposi toni neri in contrasto con gialli limone e calde ocre. Un’opera di particolare interesse è “Ali per Icaro” in cui l’ambigua spazialità persegue tematiche quasi astratte; ma perfino qui lo spezzato irregolare è enigmatico e provoca forti allusioni alle condizioni stesse della natura dell’uomo.

Antonio de Santis da Il prologo alla ricerca espressiva. Giugno 1988

Anthony Harris Ianua mentis Agosto 1988

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Finito di stampare per conto di con-fine edizioni da Grafica Metelliana - Cava de’ Tirreni (SA) nel Dicembre del 2011 Printed in Italy

con-fine rispetta l’ambiente. La Collana Passeurs è stampata su carte Fedrigoni certificate


LYDIA LORENZI è nata a Bergamo ove si è formata artisticamente nella prima metà degli anni Ottanta. Artista polivalente, opera non solo in pittura e scultura, ma anche nella grafica e nella fotografia. In qualità di artista professionista, dal 1987 al 1997 è stata docente di figura e pittura ed Art Director di TELEXART, bimestrale di informazione artistica di Bergamo.

L’Editore al Lettore

La sua intensa attività espositiva conta, in ambito nazionale, numerose mostre personali e collettive a Bergamo, Milano, Venezia, Carrara San Giorgio (Padova), Premeno (Novara), Cefalù, Sanremo, Genova, Roma e Firenze.

Il lungo percorso di Lydia Lorenzi trova una sua degna sintesi in questo volume che raccoglie parole e colori di un’artista la cui ricerca non si lascia sedurre dagli schematismi e dalle costrizioni stilistiche imposte dai dogmi del mercato dell’arte, ma si muove libera di esprimere se stessa, contaminandosi in continuazione pur senza mai cadere in facili accostamenti materici o cromatici.

All’estero è conosciuta e stimata in seguito a solide ed intense collaborazioni con artisti e curatori di rilievo del panorama internazionale. Esemplari a riguardo sono le mostre personali e collettive in città quali Londra, Bruxelles, Beausoleil (Francia), Kötschach-Mauthen (Austria), Monaco (Principato), Monastir (Tunisia), Osaka (Giappone), Perth e Freemantle (Australia). In particolare, dal 2000 le sue opere figurano in molte iniziative de l’Association Internationale des Arts Plastiques de l’UNESCO di Monaco, a testimonianza di un’attività artistica che è riuscita a proporsi incisivamente e con coerenza.

Lydia Lorenzi guarda in silenzio la natura, e se ne lascia attraversare interiorizzandola, in uno spazio in cui le forme e i colori vengono rielaborati, rinascendo liberi dagli schemi della quotidianità, per diventare assolutamente autonomi e senza vincoli concettuali. Così i contrasti di materiali e cromie sono figli delle emozioni che si rincorrono (e a volte si scontrano) nei viaggi - interiori e fisici - dell’artista che diventa filtro fra i mondi - reali o spirituali - che instancabilmente attraversa. Mondi che documenta con decisione e sicurezza attraverso un segno elegante e mai incerto che restituisce alle opere il rigore e l’equilibrio necessari a scandire le argomentazioni di un discorso inattaccabile sia sul piano semantico che su quello tecnico. Sembra quasi una volontà di organizzare il creato, sistematicamente, per analizzarme pezzo dopo pezzo, attimo dopo attimo, il significato recondito, l’essenza.

Si ricordano di seguito solo alcuni degli eventi artistici più significativi che hanno visto, recentemente, Lydia protagonista. Nel 2009 realizza uno scambio artistico culturale fra A.IA.P. di Monaco e Fondazione Rudh di Rozzano (Milano), curando due mostre dal titolo Europa Arte e Linguaggi. Lo stesso anno è finalista del concorso Scultura nella città - Progetti per Milano, promosso dal Museo della Permanente, di cui è divenuta in seguito artista socio. Nel 2011 è tra gli artisti invitati alla 54a Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, curata da Vittorio Sgarbi, svoltasi ad ottobre presso le Sale del Re nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ed allestita successivamente anche nel prestigioso Palazzo degli Alessandri a Viterbo. Nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012 partecipa alla mostra 40 Künstler aus Monaco, presso il museo Im Güldenem Arm di Potsdam, in Germania. Infine, da febbraio ad aprile 2012, allestisce la mostra personale dal titolo Riverberi, presso l’Ufficio di Rappresentanza della Provincia di Bergamo a Roma. I suoi linguaggi d’elezione sono la pittura e la scultura, sovente accostati a convivere in simbiosi. A questi affianca la produzione di prototipi di gioielli eseguiti abbinando con disinvoltura materiali insoliti, come ardesia, argento, cristalli, pietre dure e perle. Ardesia e cristalli sono elementi impiegati pure per il tema delle Costellazioni, serie di pitto-sculture. L’artista dispone colori ed elementi compositivi come fossero note, segni grafici che sintetizzano forme e suoni in una spazialità serrata e cromaticamente vibrante.

È questo addentrarsi senza fine che dobbiamo continuare a seguire nel lavoro di Lydia Lorenzi, anche e soprattutto al di là delle pagine di questo libro, documento di tappe passate, ma luogo di una nuova partenza, per infiniti altri viaggi fra la materia e l’anima.

La sua tavolozza brillante, sempre disseminata di lamine d’oro, evoca un sottile splendore metafisico, là dove la sinergia di forma, luce e colore diviene sintesi della sua visione di perfezione e di armonia. E proprio l’armonia, insieme alla ricerca di raffinate alchimie di segno e materia, di corporeità ed evocazione, sono il fondamento della sua opera. Monica Bresciani Architetto www.lydialorenzi.it - info@lydialorenzi.it € 20


LYDIA LORENZI è nata a Bergamo ove si è formata artisticamente nella prima metà degli anni Ottanta. Artista polivalente, opera non solo in pittura e scultura, ma anche nella grafica e nella fotografia. In qualità di artista professionista, dal 1987 al 1997 è stata docente di figura e pittura ed Art Director di TELEXART, bimestrale di informazione artistica di Bergamo.

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La sua intensa attività espositiva conta, in ambito nazionale, numerose mostre personali e collettive a Bergamo, Milano, Venezia, Carrara San Giorgio (Padova), Premeno (Novara), Cefalù, Sanremo, Genova, Roma e Firenze.

Rivelazioni

Si ricordano di seguito solo alcuni degli eventi artistici più significativi che hanno visto, recentemente, Lydia protagonista. Nel 2009 realizza uno scambio artistico culturale fra A.IA.P. di Monaco e Fondazione Rudh di Rozzano (Milano), curando due mostre dal titolo Europa Arte e Linguaggi. Lo stesso anno è finalista del concorso Scultura nella città - Progetti per Milano, promosso dal Museo della Permanente, di cui è divenuta in seguito artista socio. Nel 2011 è tra gli artisti invitati alla 54a Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, curata da Vittorio Sgarbi, svoltasi ad ottobre presso le Sale del Re nella Galleria Vittorio Emanuele a Milano, ed allestita successivamente anche nel prestigioso Palazzo degli Alessandri a Viterbo. Nei mesi di dicembre 2011 e gennaio 2012 partecipa alla mostra 40 Künstler aus Monaco, presso il museo Im Güldenem Arm di Potsdam, in Germania. Infine, da febbraio ad aprile 2012, allestisce la mostra personale dal titolo Riverberi, presso l’Ufficio di Rappresentanza della Provincia di Bergamo a Roma. I suoi linguaggi d’elezione sono la pittura e la scultura, sovente accostati a convivere in simbiosi. A questi affianca la produzione di prototipi di gioielli eseguiti abbinando con disinvoltura materiali insoliti, come ardesia, argento, cristalli, pietre dure e perle. Ardesia e cristalli sono elementi impiegati pure per il tema delle Costellazioni, serie di pitto-sculture. L’artista dispone colori ed elementi compositivi come fossero note, segni grafici che sintetizzano forme e suoni in una spazialità serrata e cromaticamente vibrante.

ISBN 978-88-96427-20-0

www.lydialorenzi.it - info@lydialorenzi.it € 20

Lydia Lorenzi Rivelazioni

Lydia Lorenzi guarda in silenzio la natura, e se ne lascia attraversare interiorizzandola, in uno spazio in cui le forme e i colori vengono rielaborati, rinascendo liberi dagli schemi della quotidianità, per diventare assolutamente autonomi e senza vincoli concettuali. Così i contrasti di materiali e cromie sono figli delle emozioni che si rincorrono (e a volte si scontrano) nei viaggi - interiori e fisici - dell’artista che diventa filtro fra i mondi - reali o spirituali - che instancabilmente attraversa. Mondi che documenta con decisione e sicurezza attraverso un segno elegante e mai incerto che restituisce alle opere il rigore e l’equilibrio necessari a scandire le argomentazioni di un discorso inattaccabile sia sul piano semantico che su quello tecnico. Sembra quasi una volontà di organizzare il creato, sistematicamente, per analizzarme pezzo dopo pezzo, attimo dopo attimo, il significato recondito, l’essenza. È questo addentrarsi senza fine che dobbiamo continuare a seguire nel lavoro di Lydia Lorenzi, anche e soprattutto al di là delle pagine di questo libro, documento di tappe passate, ma luogo di una nuova partenza, per infiniti altri viaggi fra la materia e l’anima.

La sua tavolozza brillante, sempre disseminata di lamine d’oro, evoca un sottile splendore metafisico, là dove la sinergia di forma, luce e colore diviene sintesi della sua visione di perfezione e di armonia. E proprio l’armonia, insieme alla ricerca di raffinate alchimie di segno e materia, di corporeità ed evocazione, sono il fondamento della sua opera. Monica Bresciani Architetto

L’Editore al Lettore

Lydia Lorenzi

All’estero è conosciuta e stimata in seguito a solide ed intense collaborazioni con artisti e curatori di rilievo del panorama internazionale. Esemplari a riguardo sono le mostre personali e collettive in città quali Londra, Bruxelles, Beausoleil (Francia), Kötschach-Mauthen (Austria), Monaco (Principato), Monastir (Tunisia), Osaka (Giappone), Perth e Freemantle (Australia). In particolare, dal 2000 le sue opere figurano in molte iniziative de l’Association Internationale des Arts Plastiques de l’UNESCO di Monaco, a testimonianza di un’attività artistica che è riuscita a proporsi incisivamente e con coerenza.

Il lungo percorso di Lydia Lorenzi trova una sua degna sintesi in questo volume che raccoglie parole e colori di un’artista la cui ricerca non si lascia sedurre dagli schematismi e dalle costrizioni stilistiche imposte dai dogmi del mercato dell’arte, ma si muove libera di esprimere se stessa, contaminandosi in continuazione pur senza mai cadere in facili accostamenti materici o cromatici.

9 788896 427200


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