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Uniti, l’Europa che siamo

Il 19 ottobre si apre il Convegno di Capri alla sua 33 esima edizione, con temi di attualità che ci vedono protagonisti, uniti per l’Europa, uniti per il nostro futuro. Inizia i lavori il Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Campania Francesco Giuseppe Palumbo, che va subito al cuore del discorso affrontando, tra gli altri, il tema del reddito di cittadinanza: critica una delle misure cardine della manovra giallo-verde, che relega ad una forma di assistenzialismo. Viene chiesto piuttosto un reddito di sviluppo, più competitività e soprattutto una spinta vera al lavoro e all’impresa. Riporta inoltre i dati della sua regione, attualmente in crescita, quinta in Italia e prima nel Mezzogiorno. Se i giovani devono fare le spese di una manovra che li dimentica, non è questo un Paese che guarda al futuro. Ci troviamo in una Unione Europea formata da tanti paesi con un passato certo e un futuro segnato: il progetto di un’Europa unita è un progetto attraente quanto utopico. E’ necessaria una convivenza civile nella quale il lavoro è il punto chiave. All’intervento di apertura lavori segue il discorso di Alessio Rossi, Presidente Giovani Imprenditori Confindustria, che senza compromessi ci porta in evidenza i numeri di uno stato che non paga 65 miliardi di debiti alle imprese, che mette una patrimoniale sui fattori di produzione come l’imu sui capannoni industriali, che negli anni accantona in Tesoreria dello stato, a interessi zero, 30 miliardi che le imprese hanno versato all’Inail ma non abbassa i premi assicurativi o l’Inps a cui versiamo ogni anno, per la cassa integrazione, 18 miliardi ma ne paga solo 9 per prestazioni: il vero “prenditore” risulta lo Stato Prende e non dà. Noi imprenditori siamo moltiplicatori – perché se le nostre imprese prosperano il lavoro aumenta. E non c’è reddito di cittadinanza che possa sostituirsi alla nostra funzione. Incalza dicendo no all’alternanza scuola-lavoro: la giusta istruzione è il punto di partenza per i giovani, ma servono i fondi per sostenerli. Cita il lontano 29 settembre 1988 quando i Giovani Imprenditori di Confindustria già si preparavano a fare dell’Europa la loro casa, sottoscrivendo la “Carta Internazionale dei Giovani Imprenditori” insieme ai colleghi di Austria, Francia, Germania, Grecia, Portogallo. L’Europa è un ideale tascabile, non perché è piccolo, ma perché il suo valore è in ogni gesto che facciamo: la moneta unica, lo scambio import-export, la libera circolazione (libertà di viaggiare senza passaporto), circolazione di servizi, la libertà di innovazione. Unità nella diversità: questa è la soluzione. Far diventare le diversità, quelle nazionali e quelle economiche, non più un fattore di contrasto, ma di ricchezza con un’identità che si trasforma come si fa con l’open innovation: piccoli e grandi, innovativi e tradizionali, si uniscono per creare qualcosa di più forte.

Il mercato europeo ha bisogno di diversità per alimentare la competitività. La società si nutre di diversità per arricchirsi. E, allo stesso modo, abbiamo bisogno di essere uguali: con le stesse regole in tutta Europa per evitare la competizione a ribasso, cioè il dumping fiscale e quello sul costo del lavoro e dell’energia. Continua reclamando un’Europa che scommetta sulla mobilità e il valore dei suoi giovani e non che si rifugi nei paradisi fiscali. Entro maggio 2019 va approvato un piano per essere competitivi con Usa e Cina nel tema della ricerca e dello sviluppo. Vanno usati tutti i fondi europei per progredire: non esiste l’Europa dell’imprenditore se prima non esiste l’Europa di tutte e persone. La nostra generazione non può tradire il passato, men che meno il futuro; il 60% dei giovani sono europeisti, aumentando l’età però ci sono più euroscettici. A loro non resta che l’invito a confrontarsi, esclama Rossi. Al prossimo convegno nazionale di Rapallo, si farà il bilancio di questo governo tra chiacchiere e fatti. Scorrendo l’elenco delle proposte che il Governo intende finanziare nella legge di bilancio il conto è salato: 37 miliardi di euro solo nel 2019, di cui 22 (cioè il 60%) finanziate a debito. Questo può andare bene solo se fatto con politiche per lo sviluppo forti. Rischiamo noi di pagare i debiti del passato, le cambiali in bianco, usate per creare infrastrutture e innovazione. Senza

contare, prosegue Rossi, che, nel mentre, aumentano gli anziani, diminuiscono i giovani e nascono sempre meno figli. Risultato: aumenteranno il numero di pensioni da pagare, ma diminuiranno i lavoratori. E quindi ci penseranno i contribuenti futuri, i giovani, anche ad appianare i costi aggiuntivi della riforma delle pensioni a quota 100. Anche se questa manovra noi non l’avremmo scritta così, non ci muoviamo di un passo, restiamo qui, UNITI. Per i giovani, chiediamo una decontribuzione totale per le assunzioni degli under30, perché si sviluppi il talento e non l’arte di sbarcare il lunario. Conclude Alessio Rossi con una provocazione per far pensare i capi di governo: invece del reddito di cittadinanza, sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo, per chi vuole diventare imprenditore. Ciò significherebbe investire nelle persone e nei loro talenti: i giovani italiani non hanno bisogno di proposte di lavoro a caso, ma di una opportunità per dimostrare che possono essere padroni delle proprie scelte e del proprio futuro. Se quei 780 euro al mese venissero dati ad un giovane per aprire una startup e assumere collaboratori, sempre a 780 euro al mese, per tutti i 18 mesi, le risorse e gli sforzi dell’imprenditore potrebbero essere investiti per la crescita della propria azienda. Il pomeriggio prosegue, come d’abitudine, con molteplici incontri ricchi di tematiche interessanti: inizia Elena Melchioni, amministratore delegato di Lorein Consulting WPP Group, che ci relaziona su uno studio effettuato dal suo gruppo sul concetto dell’unione europea, dal quale si evince che la misura dell’euroscetticismo è alta, di pari passo all’astensionismo che arriva al 30%. Al momento si percepisce solo la voce di chi vuole uscire. Ad oggi gli italiani vedono l’Europa come un sogno

mai realizzato, uno spreco di risorse, un peso economico, un organismo poco democratico, ne vengono apprezzate poco le note positive. Porta però a non pochi vantaggi per le imprese, percepiti e apprezzati come un aiuto per l’export, per innovazione e investimenti e infine per i mercati finanziari. Dai grafici riportati dalla Melchioni si vede inoltre che l’EU è considerata Germanocentrica e necessità di un’unificazione delle politiche di immigrazione, del mercato del lavoro e delle politiche pubbliche. A seguire la tavola rotonda con tema la legge di bilancio, parla Laura Botta, vice presidente Giovani Imprenditori Confindustria, che non considera preoccupante il deficit attuale e vede necessario creare le basi per l’occupazione, attualmente stiamo vivendo un momento in cui c’è un mismatch tra domanda e offerta. Successivamente parla Carlo Cottarelli, direttore Osservatorio conti pubblici Università Cattolica del Sacro Cuore, che vede al primo posto la lotta serrata alla burocrazia, e subito dopo come priorità il taglio alla tassazione , trovando però fondi permanenti senza prendere in prestito soldi , dato l’attuale picco dello spread. Il pomeriggio continua con l’intervento di Pietro Salini, amministratore delegato di Salini-Impregilo, che parlando del tema che riguarda la sfida della competitività sui mercati, parla della sua azienda che ha il 93% del suo mercato all’estero e 5000 persone da assumere per lavori già contrattualizzati, assunzioni attuate per aumentare la presenza in Italia al 14%, ma ciò non si riesce ad attuare, a causa delle condizioni sfavorevoli attualmente disponibili. La sofferenza che si sviluppa, incontra la tecnologia, asserisce in seguito Domenico Arcuri, amministratore delegato Invitalia, sofferenza che non è solo individuale ma diventa anche pubblica: chi soffre può condividere il proprio dolore. L’incrocio di sofferenza e condivisione pubblica ha portato al rancore che risulta molto più debole rispetto a quello che può fare lo stato. Si sta osservando e discutendo quello che è successo, ma non quelli che è celato dietro una condivisione e un tweet. Dopo questa digressione su un lato più emotivo della condizione dell’Italia e degli italiani, sale sul palco Ennio Doris che riporta alto l’umore dicendo che i governi potranno passare ma le nostre imprese restano forti: siamo già abituati a passare momenti facili e difficili, dopo i momenti negativi, ne arrivano di più positivi grazie alla nostra voglia di fare. La seconda giornata continua con

relatori di spicco come Paolo Savona, ministro per gli Affari Europei, che sostiene che è meglio essere governati da norme piuttosto che da uomini. La politica fiscale è propria di ciascun stato membro, la crescita arriverà con l’attivazione degli investimenti. Massimiliano Burelli, presidente Thyssenkrupp Italia, sostiene che non possiamo agire da soli nel mercato mondiale, l’Europa ci serve per muoverci, come nel caso dell’import dell’acciaio con il mercato asiatico e gli stati uniti. Luca Businaro, amministratore delegato Innovation Tech, ci porta l’esempio della sua azienda in Ungheria che usa molto i fondi indiretti messi a disposizione dall’Europa, fonte di spunto per le imprese italiane. Alessandro Decio, amministratore delegate SACE, interviene a confermare i dati riportati, nell’ambito export, siamo nelle salta di export maggiori, al momento in calo, ma con prospettive di crescita interessanti dati i mercati attrattivi del su est asiatico. Prosegue la mattinata con l’intervento di Fabrizio Di Amato, Presidente Marie Tecnimont Group, che vede nel paese una forte spaccatura tra le classi, con necessità di intervento, nello specifico sono richiesti investimenti soprattutto nelle infrastrutture per aumentare il Pil. In fine la tavola rotonda con tema “Lo spazio Europeo dell’innovazione”, intervengono eccellenze settoriali come Giulia Giuffrè, socia Irritec, società di irrigazione efficiente, che vede nell’innovazione, un tassello fondamentale: in azienda è richiesta la figura globale, una figura interdisciplinare che sia

capace di evolversi, ma sempre specializzata nel suo ruolo. Segue Elisabetta Ripa, amministratore delegato Open Fiber, che ha reso Milano la città più cablata in Europa; nonostante ciò però mancano le infrastrutture innovative nella connessione, e non sempre dove c’è siamo in grado di usarla (manca ancora la cultura digitale). Sempre all’interno della tavola rotonda sull’innovazione, interviene Walter Ricciotti, amministratore delegato Q Group, che ritiene necessario far affluire più fondi per le imprese, investire nelle eccellente italiane. Dai dati del 2008 si evince che non si è investito in Italia, solo il 2% delle aziende usa tecnologie 4.0 e solo 1/3 delle aziende italiane ha competenze umane per raccogliere queste informazioni di innovazione 4.0. “Ogni giorno nasce un piccolo/grande imprenditore che farà da sue questo è un dramma italiano”. Degno di nota l’intervento di Flavio Manzoni, senior vice President Design Ferrari, che ci fa sognare con un excursus sul Genius Loci, centro produttivo Ferrari, un centro stile di design nel bel mezzo dell’azienda dentro il quale vengono progettati tutti i modelli Ferrari (come il “Monza SP1” o l’ ”F150”). Il centro stile ha un dinamismo e delle forme simili alle auto, creato per fare da filtro al lavoro che avviene all’interno. In chiusura i ringraziamenti di Alessio Rossi e l’intervento di Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, che rimarca i temi trattati, con particolare attenzione alla questione “reddito di cittadinanza” per il Mezzogiorno che potrebbe essere fonte di danno, a discapito di crescita e lavoro che spesso si sentono carenti.

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