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Alla scoperta della piccola Venezia
Per gentile concessione del Comune di Modena
Si è da poco conclusa l’edizione 2018 delle Giornate FAI d’Autunno, una delle due grandi manifestazioni su scala nazionale in cui la Fondazione scende nelle piazze e accompagna il pubblico alla scoperta dell’immenso patrimonio culturale del nostro Paese, a volte sconosciuto, inaccessibile e dimenticato. L’iniziativa è stata dedicata alla campagna #salvalacqua promossa dal FAI per sensibilizzare Istituzioni, Governo e singoli cittadini. L’acqua è, infatti, il principale elemento presente sulla superficie terrestre e il costituente fondamentale degli organismi viventi. Una risorsa essenziale per l’umanità, che sostiene la prosperità economica e sociale ed è indispensabile per gli ecosistemi naturali e la regolazione del clima. Tuttavia l’acqua è sempre più scarsa o comunque più costosa. Siamo ricchi di acqua in Italia, ma rischiamo di diventare poveri. Il nostro modello di utilizzo è ancora impostato sull’abbondanza di acqua: un modello intensivo di sfruttamento. E’ necessario e urgente passare dall’emergenza allo sviluppo di una strategia nazionale basata sull’efficienza dell’uso della risorsa. A Modena su questo filone è stato organizzato un ideale percorso di visita, ribattezzato “Modena sottosopra”, che ha permesso di aprire letteralmente le porte del Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro, dell’ex Albergo Diurno ed eccezionalmente è stato possibile calarsi nel sottosuolo della città per ammirare il tratto iniziale del Naviglio, grazie al fondamentale supporto dell’Assessorato al Turismo e promozione della città e di quello all’Ambiente. Il Sistema di Dilavamento del Canale di San Pietro in via Saragozza, fu costruito tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento in prossimità del luogo dove sorgevano le mura cittadine. All’interno dell’edificio è possibile osservare le paratoie ed i meccanismi di azionamento dei mulinelli che regolano ancor’oggi il flusso dell’acqua del canale durante le operazioni di dilavamento del sistema fognario del centro storico di Modena. L’operazione viene effettuata un paio di volte l’anno, di solito in primavera e in autunno, quando si interrompe l’irrigazione nei campi. Attraverso uno sbarramento si blocca il flusso dell’acqua del canale per aumentarne la portata fino a raggiungere, al rilascio, una pressione tale da ripulire e lavare il sistema di canali della zona est della città. La seconda apertura proposta è stato il cosiddetto ex Albergo Diurno di Piazza Mazzini, la cui vicenda è strettamente legata ai lavori di abbattimento del Ghetto avviati nel 1904. Gli Alberghi Diurni sono strutture spesso dimenticate sotto l’asfalto delle nostre città. Bagni pubblici, realizzati a partire dagli anni ‘10 del secolo scorso per rispondere alla mancanza dei servizi igienici in casa e alle esigenze dei primi viaggiatori e pendolari. Luoghi di passaggio, di svago e d’incontro simili agli odierni centri commerciali. Con terme, negozi, biglietterie ferroviarie, costruiti da architetti di fama e decorati con materiali pregiati. Sempre costruiti vicino a stazioni di mezzi pubblici o nelle principali piazze cittadine, giusto qualche metro sotto la superficie. A Modena il parziale sventramento del quartiere ebraico diede origine ad un vasto spazio compreso tra il Tempio e la Via Emilia ribattezzato all’epoca Piazza della Libertà. Un primo progetto di albergo diurno fu presentato già nel 1916 ma la ditta proponente non riuscì a stipulare una convenzione col Comune. Un secondo, infruttuoso tentativo venne fatto l’anno seguente su disegno dell’ing.Facchini già autore del Caffè Aragno di Roma e del Diurno Cobianchi di Bologna. Solamente nel 1932 il cav. Giacomo Giuseppe Pastorino avviò il cantiere dell’albergo diurno che fu ultimato in pochi mesi. La struttura cadde in disuso nel secondo Dopoguerra, divenendo ben presto inaccessibile. Da qualche anno sono allo studio progetti per il recupero e la valorizzazione. Infine in via del tutto eccezionale, in accordo con l’Accademia Militare, su prenotazione quasi 400 visitatori hanno percorso un tratto del corso sotterraneo del Naviglio in Piazza Emanuele d’Aleo Mario Basile, appena a valle della Casa delle Acque, dove confluivano e in parte confluiscono anche ora i canali di acque torbide derivanti dai fiumi Secchia e Panaro e i canali di acque chiare alimentati dalla zona delle risorgive. A presidio di questo luogo strategico sorse a partire dal 1291 la prima fortezza estense sulle cui fondamenta fu eretto nel XVII secolo il Palazzo Ducale. Le prime informazioni riguardanti il Naviglio risalgono al 1055, ma è dalla fine del XVI secolo, con il trasferimento della corte da Ferrara a Modena, che l’idrovia divenne ancor più importante per il collegamento con il Po. Il declino del Naviglio iniziò nell’800 con la costruzione delle prime ferrovie. L’ultima imbarcazione attraccò in città nel 1923. Con questa iniziativa che ha richiamato oltre 4.000 persone la Delegazione FAI di Modena ha voluto far riscoprire al grande pubblico le ultime vestigia di una città un tempo ricca di acque e di canali, conosciuta dai viaggiatori del passato come la “piccola Venezia”.