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La strategia nazionale dei rifiuti

Secondo la Corte dei Conti, realizzare un’opera per lo smaltimento o trattamento dei rifiuti urbani richiede mediamente 4,7 anni. Potremo valutare l’efficacia del Programma nazionale solo nel 2028.

IL DECRETO del Ministero della Transizione Ecologica 257 del 24 giugno scorso è l’atto con cui l’Italia ha ufficialmente adottato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, uno strumento strategico sessennale di indirizzo per le Regioni e le Province autonome nella pianificazione della gestione dei rifiuti. Questo passaggio era indispensabile per ottenere i finanziamenti del Next Generation Eu, poiché l’Ue aveva fissato al 30 giugno la scadenza dei termini per centrare gli obiettivi della Missione 2, Componente 1 all’interno della roadmap del Pnrr. Il Pngr va a incasellarsi nel mosaico programmatico italiano per i rifiuti, idealmente sotto la Strategia nazionale per l’Economia circolare, di cui diventa uno strumento di attuazione, a fianco al Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti, e sopra i Piani regionali e delle Province autonome di gestione dei rifiuti. La Programmazione nazionale si ritrova a dover gestire circa 184 milioni di rifiuti, di cui solo 30 milioni sono di natura urbana (dato Ispra del 2019). Pertanto, proviamo ad analizzare i macroobiettivi a cui si tenderà al 2028. Il primo macro-obiettivo riguarda la riduzione del divario della dotazione impiantistica tra le diverse regioni, assecondando i criteri di sostenibilità, efficienza, efficacia ed economicità per corrispondere ai principi di autosufficienza e prossimità. Nel 2020, difatti, la distribuzione geografica degli impianti non risultava omogenea tra le Regioni italiane, in termini di numerosità, capacità autorizzata e scelte tecnologiche (tabella 1). Il secondo macro-obiettivo si occupa di garantire il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione, preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti e di riduzione dello smaltimento finale al minimo, come opzione ultima e residua, tenendo conto anche dei regimi di responsabilità estesa del produttore (Epr) per i rifiuti prodotti. Nel 2020, lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani, ad esempio, è ancora una pratica largamente diffusa in quasi tutti i territori italiani (tabella 2). Il terzo macro-obiettivo vuole razionalizzare e ottimizzare il sistema impiantistico e infrastrutturale

Compostaggio Trattamento Integrato Anaerobico e Aerobico Digestione anaerobica TM e TMB

Incenerimento

Coincenerimento Discariche

N° Capacità autorizzata [t/a] N° Capacità autorizzata [t/a] N° Capacità autorizzata [t/a] N° Capacità autorizzata [t/a] N° N° N°

Nord Ovest 88 1.836.626 13 1.291.908 9 382.165 25 2.738.500 14 6 30

Nord Est 89 1.099.116 17 1.814.020 11 568.959 18 1.912.493 12 3 24

Centro 43 1.156.525 7 443.500 0 0 38 5.606.690 5 1 26

Sud 30 830.000 4 210.050 3 150.200 38 5.909.615 5 4 32

Isole 43 874.985 2 61.530 0 0 13 2.373.170 1 0 19

Tabella 1: Capacità autorizzata degli impianti di trattamento dei rifiuti urbani per Regione, anno 2020. Fonte: ISPRA.

Rifiuto Urbano - RU [t] Rifiuto Speciale - RS [t] Rifiuto destinato in discarica RU destinato in discarica [%]

Obiettivo PNRG al 2035 RU ed “ex-assimilati” [t] RS [t] per RU [%]

Nord 13.910.062 83.664.617 3.214.683 5.288.788 23 Centro 6.160.946 24.742.059 2.318.934 2.258.112 38 Sud e Isole 8.874.087 38.577.060 3.193.197 2.325.958 36 10

Tabella 2: Quantità di rifiuti collocati in discarica nel 2020. Fonte: ISPRA.

attraverso una pianificazione regionale basata sulla completa tracciabilità dei rifiuti e l’individuazione di percorsi che portino nel breve termine a colmare il gap impiantistico. Questo percorso viene perseguito riducendo i potenziali impatti ambientali, valutati anche mediante l’adozione dell’analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment) di sistemi integrati di gestione rifiuti. Alcuni passi nella giusta direzione in riferimento alla tracciabilità dei rifiuti, ad esempio, sono già stati avviati dal Mite, che ha attivato diverse piattaforme e programmi, come il Recer, un registro nazionale che raccoglie le autorizzazioni per l’End of Waste operativo dal 2021, o il Rentri, uno strumento per l’assolvimento di tutti gli adempimenti relativo alla gestione dei rifiuti (attualmente è ancora in corso di sperimentazione). Il quarto macro-obiettivo intende garantire una dotazione impiantistica con elevati standard qualitativi di tipo gestionale e tecnologico, promuovendo una gestione del ciclo dei rifiuti che contribuisca in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica. I nuovi impianti di trattamento rifiuti, difatti, seguono le indicazioni della Direttiva Ue 2018/1147, per cui sono autorizzati allorquando realizzati secondo le migliori tecniche disponibili (Best Available Techniques). Infine, il quinto macro-obiettivo mira ad aumentare la conoscenza ambientale e migliorare i comportamenti ambientali (inclusa la tutela dei beni culturali e del paesaggio) per quanto riguarda il tema di rifiuti e l’economia circolare. Il compito di concretizzare gli indirizzi del Pngr spetta alla programmazione regionale. L’articolo 199 del D.Lgs. 152/06 impone che le Regioni e le Province autonome, entro 18 mesi dalla pubblicazione del Pngr, approvino o adeguino i propri Piani di gestione rifiuti, se non già conformi nei contenuti o in grado di garantire gli obiettivi previsti dalla normativa europea. Attualmente tutte le Regioni e Province autonome hanno un proprio Piano di gestione rifiuti, che, forse, servirà solo aggiornare agli obiettivi della Programmazione nazionale. Sicuramente l’argomento rifiuti è molto sentito sia nel pubblico che nel privato, se pur con motivazioni differenti. Non a caso, a fronte dei 2,1 miliardi di euro messi a disposizione dal Pnrr per la realizzazione di nuovi impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, l’ammodernamento di impianti esistenti e la realizzazione di progetti “faro” di economia circolare, destinati sia al pubblico che al privato, sono pervenute richieste da Nord a Sud Italia per un valore complessivo di oltre 12 miliardi di euro. Secondo il “Rapporto 2021 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, però, realizzare un’opera per lo smaltimento o trattamento dei rifiuti urbani richiede mediamente 4,7 anni. Questo significa che potremo valutare l’efficacia del Programma nazionale solo al termine del sestennio di efficacia e dunque al momento del suo rinnovo (2028). Il Programma Nazionale di Gestione dei rifiuti riaccende le speranze di chi vede finalmente uno strumento che mostra la direzione per gestire i rifiuti responsabilmente e autonomamente. Il Pngr, infatti, scandaglia, anche con minuzia, lo scenario nazionale e regionale, ed illustra, in modo generale, alcune soluzioni per poter arginare le criticità individuate. Ora toccherà alle Regioni e alle Province autonome sfruttare gli ingenti capitali mossi con il Pnrr e tramutare in azioni concrete gli indirizzi del Pngr. (gs)

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