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"Crescere, tutti insieme"

"Crescere, tutti insieme"

Intervista a GIOVANNI COLETTI, delegato del Territorio Val di Non, Valle di Sole e Paganella.

di FEDERICO PESSOT, Comunicazione Istituzionale, Confindustria Trento

PRESIDENTE Coletti, il territorio che presiede rispetto al panorama trentino ha di certo diverse peculiarità. Può farci un breve quadro introduttivo? Il nostro territorio, facendo un’analisi con il coltello, può essere diviso in due anime principali: da una parte la Val di Non, caratterizzata da realtà di matrice industriale, dall’altra la Valle di Sole e la Paganella che presentano un’anima più turistica che vede al centro gli impianti a fune. La nostra peculiarità però non sono le nostre differenze, ma al contrario ci distinguiamo per essere capaci di sinergie e dialogo costante fra tutte le realtà imprenditoriali del nostro territorio.

A proposito di sinergie, quali sono i problemi comuni che vi trovate ad affrontare? In questo momento è impossibile ignorare l’impennata dei costi dell’energia e la continua difficoltà a reperire le materie prime e che, dopo parecchi mesi che conviviamo con questo scenario, continuano ad impattare negativamente sulle nostre attività in termini di ricavi, ma soprattutto nella capacità di fare investimenti. Nonostante ciò, andiamo avanti a testa alta e non è sicuramente nelle nostre intenzioni alzare il piede dall’acceleratore. Guardano a tematiche più circoscritte, guardando alla Val di Non, siamo attivi sul fronte dell’apertura di strutture che fungano da mense aziendali. È una questione che persiste da tempo, ma che, soprattutto per questioni normative è difficile come singole aziende attivarsi in tempi brevi. La soluzione che si sta prospettando sembra essere quella delle “mense pluriaziendali”, in cui più realtà possono condividere uno spazio comune, ma purtroppo la velocità della burocrazia e l’urgenza dell’esigenza non sempre vanno di pari passo. Infine, c’è l’annoso e mai risolto problema della viabilità dove le questioni principali sono due: l’assoluto bisogno di una circonvallazione a Cles che porti il transito dei mezzi fuori dal centro abitato, e poi la viabilità legata all’alta Valle sicuramente non adeguata al passaggio di mezzi pesanti.

Senza contare il problema legato alla difficoltà nel reperire personale, ormai anche questo tema diventato quasi strutturale…

Certo, su questo punto dobbiamo invertire subito la rotta, in quanto non parliamo tanto di risolvere esigenze operative a breve termine, ma piuttosto a preservare il futuro delle nostre aziende riconoscendo nelle giovani generazioni l’elemento su cui fondare il loro sviluppo. In breve: non trovare personale oggi significa mettere a rischio la tenuta delle imprese domani. È necessario quindi ripensare le regole della formazione per garantire un efficace allineamento tra percorsi formativi ed esigenze aziendali. Parallelamente dobbiamo impegnarci a rendere attrattivo il nostro territorio che spesso vede i giovani partire e altrettanto frequentemente non tornare.

Però accanto ai problemi troviamo sempre delle opportunità. Ad esempio, quelle legate ai temi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Come si stanno muovendo le imprese? Visto il costo delle bollette in questo momento stiamo facendo delle approfondite riflessioni sul trovare degli strumenti che ci diano maggiore indipendenza energetica. Viste le caratteristiche del nostro territorio la soluzione sembra essere quella delle centrali a biomasse, sia perché ci darebbe maggiore indipendenza energetica sia per la grande disponibilità e vicinanza della materia prima con cui alimentarle. Se ci confrontiamo con altri paesi in Europa siamo ancora indietro, soprattutto perché siamo frenati alle regole che normano l’edilizia e l’incenerimento dei prodotti, ma devo dire che qualcosa si sta muovendo ed è sicuramente una strada da esplorare.

Oltre all’ambiente adesso si parla molto di responsabilità sociale d’impresa, termine sconosciuto ai più se si guarda indietro di qualche anno. Che sensibilità c’è oggi a riguardo? Le nostre aziende hanno sempre dimostrato una particolare attenzione verso il territorio in tutte le sue componenti, non solamente produttive. Noto proprio che quando si parla di responsabilità sociale d’impresa non è più intesa solamente come sinonimo di welfare, ma sta proprio cambiando la cultura imprenditoriale: vi è infatti la consapevolezza che il successo non si costruisce solamente concentrandosi esclusivamente sullo sviluppo del proprio business, ma risulta ormai fondamentale affiancare ad esso la volontà di mettere a disposizione le risorse aziendali per affrontare e sostenere dei problemi trasversali al territorio.

Può farci degli esempi? Certo! Ad esempio, se penso alla mia azienda, da Tama Spa sono uscite tre progettualità molto interessanti: la Fondazione Trentina per l’autismo, eccellenza riconosciuta a livello nazionale; Agricola Predaia, una società benefit con l’obiettivo di coniugare in un’unica cornice terra, risorse, persone e ambiente; Artexan un laboratorio artigiano inclusivo dedicato a progetti di inserimento al lavoro da parte di soggetti fragili e valorizzazione individuale. Importante sottolineare, in tutti e tre i casi parliamo di Srl: il concetto è che le finalità sociali devono essere sempre accompagnate da una giustificazione economica e non esclusivamente assistenzialistica.

Concludendo che messaggio si sente di dare? È chiaro che siamo in un momento di forte ripensamento del sistema produttivo e industriale. Senza calarsi nell’analisi delle misure specifiche, credo che lo spirito con cui dobbiamo affrontare questi profondi cambiamenti debba rimanere quello di avanzare insieme creando rete e sinergie tra i sistemi produttivi, così da mettere a terra economia di scala. In conclusione, quindi, crescere e farlo tutti insieme.

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