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La dimensione economica della sostenibilità
Il Trentino risulta essere uno tra i territori italiani con maggior disparità salariale. L’influenza economica della classe media si è affievolita. Un possibile rimedio? L’ecosistema dell’innovazione.
di DANIELE BERTI, Centro Studi, Confindustria Trento
Analizzando alcuni indicatori si vuole testare in che modo il territorio produce valore aggiunto sfruttando in maniera efficiente le risorse disponibili nel rispetto di vincoli ambientali e sociali. Uno degli indicatori presi in esame riguarda la misurazione della disuguaglianza economica, ottenuta come la deviazione standard dal reddito medio: il Trentino al quintultimo posto, risulta essere uno tra i territori con maggior disparità salariale in Italia. La grande ricchezza che il nostro territorio offre, avendo uno degli indici più alti di valore aggiunto per abitante, risulta essere polarizzata verso alcune classi sociali. L’equità del territorio e quindi la coesione sociale viene principalmente garantita grazie ai patrimoni accumulati dalle generazioni precedenti. Un andamento simile viene riscontrato anche a livello mondiale in quasi tutte le economie avanzate o emergenti: la ricchezza prodotta risulta essere in mano a pochi, come non era mai stato nella storia dell’uomo. La crescita delle disuguaglianze è un fenomeno che sta condizionando in primis la classe media: uno studio Ocse (The Squeezed Middle Class) uscito nel 2019, sottolinea come negli ultimi 30 anni la quota di cittadini appartenenti alla classe media è scesa dal 64% al 61%. In tutta l’area Ocse i redditi della classe media sono appena più alti oggi rispetto a dieci anni fa. In particolar modo l’influenza economica della classe media e il suo ruolo di “centro di gravità economica” si sono affievoliti. Questo comporta una rottura del cosiddetto ascensore sociale, che crea frustrazioni sempre più profonde tra le classi più basse le quali non hanno più speranza di “elevarsi” grazie all’istruzione e allo sviluppo di competenze personali. Ed è a questo punto che i dati sul mercato del lavoro rafforzano la questione: in Trentino il grado di difficoltà di reperimento di lavoratori qualificati è tra i più alti in Italia (quartultimo posto). Unito ad un sistema della formazione che mostra un’incidenza tra le più alte in termini di laureati ma inferiore alla media nazionale per quanto riguarda i laureati in discipline Stem. Inoltre, in Provincia il gap di genere dei laureati nelle stesse discipline è pari al 10,7 p.p. a favore della quota maschile, neanche paragonabile al vicino Alto Adige che registra un 2,3 p.p. Negli ultimi dieci anni le infrastrutture digitali intese come accesso alla banda ultra-larga, risultano essere essenziali per lo sviluppo competitivo di un territorio. I dati Infratel 2021 sulla percentuale delle unità immobiliari coperte dalla banda ultralarga posizionano il nostro territorio tra le ultime regioni in Italia: sicuramente l’orografia rende più difficile l’infrastrutturazione rispetto ad altre regioni, ma riteniamo che il livello raggiunto fino ad ora non sia sufficiente per un territorio vocato all’innovazione come il nostro. Gli ultimi dati previsionali emessi da Open Fiber fanno ben sperare, attestando che entro la fine del 2023 verranno cablati tramite banda ultra-larga la quasi totalità dei comuni trentini. Il Trentino dimostra una dinamicità tecnologica molto spinta: la Provincia si posiziona nella parte alta della classifica per spesa in R&S delle imprese in settori ad alta tecnologia. Inoltre, eccelle sopra tutte le regioni per incidenza di start-up innovative, in continuo aumento rispetto al 2019. L’ecosistema dell’innovazione trentina risulta essere di altissimo livello, ed è proprio da questa best practice che si deve partire per provare a ridurre il divario con gli altri territori sugli indicatori visti precedentemente.