3 minute read

La dimensione sociale della sostenibilità

Il Trentino vanta performance eccellenti in tutti gli indicatori analizzati, guadagnandosi i primi posti per il tasso di occupazione femminile, il gender gap e il welfare aziendale.

Andiamo qui ad analizzare il posizionamento della Provincia autonoma di Trento rispetto alle Regioni italiane in merito alla sostenibilità sociale. Il set di indicatori preso in esame riguarda la capacità di garantire le condizioni di benessere degli individui in un’ottica di ridistribuzione equa delle risorse tra la popolazione. Il Trentino vanta performance eccellenti su tutti i 25 indicatori analizzati: in 6 indicatori è leader nazionale (24%), in 19 è nella top 5 (76%) e nei rimanenti 6 KPI non performa mai peggio della 13° posizione. Nell’ultimo anno, l’inflazione è diventata una tematica delicata, con le famiglie italiane che, secondo dati Istat di agosto, hanno subito un aumento dell’8.4% dei prezzi al consumo su base annua (9.5% in Trentino). In questo scenario, il coefficiente di GINI, che misura quanto la ricchezza (intesa come la somma di reddito e patrimonio) risulti omogeneamente distribuita tra la popolazione, restituisce il quadro di un territorio equo (2° posto in classifica). A supporto di questa tesi, i dipendenti con paga bassa (retribuzione oraria inferiore a 2/3 di quella mediana sul totale dei dipendenti) sono inferiori rispetto alle altre regioni (1° posto) con un conseguente potere di acquisto che permette di assorbire con efficacia la spesa media mensile per le abitazioni (2° posto), nonostante l’alto costo degli affitti rispetto alla media italiana. Nell’analisi della sostenibilità sociale è importante esaminare un tema attuale come la parità di genere, al centro delle politiche di Ue e Italia e quinto obiettivo dell’Agenda 2030. A tal proposito, la Provincia presenta un importante tasso di occupazione femminile e un limitato gender gap nel tasso di occupazione (2° posto per entrambi). Anche il part-time involontario femminile è abbastanza circoscritto (8° posto) a favore di una maggior conciliazione dei tempi vita-lavoro (4° posto). Quest’ultimo indicatore prende in considerazione sia il tempo che il dipendente utilizza per la propria genitorialità, sia quello per il tempo libero.

Il welfare, oggigiorno, ha un ruolo centrale nel rapporto dipendente-impresa, con un peso pari se non maggiore a quello attribuito al salario. A riprova, il fenomeno della great resignation, generato in seguito all’emergenza coronavirus, ha coinvolto un gran numero di giovani di tutto il mondo, i quali hanno lasciato il lavoro, stanchi di un’attività poco gratificante e non adeguatamente retribuita, alla ricerca di nuovi stimoli e, spesso, privi di certezze. L’attenzione al dipendente e al territorio ha mosso molte imprese trentine a diventare società benefit (2° posto) e sono numerose le imprese che migliorano il benessere lavorativo (10° posto), soprattutto prevedendo contratti di welfare aziendale (1° posto). Nonostante il quadro tracciato, il fabbisogno delle aziende trentine di manodopera non è interamente coperto e il gap, accentuato dalla crisi pandemica, continua ad aumentare.

Normalizzando e aggregando i dati di ogni KPI, non ci stupiamo di ritrovare il Trentino in prima posizione assoluta nell’analisi della dimensione sociale della sostenibilità, con un punteggio di 80/100, davanti all’Alto Adige (65/100) e all’Emilia-Romagna (62/100). (db e gs)

This article is from: