13 minute read

La Suite Militare in Gustav Holst

TESI

Cosimo Abbate

Advertisement

LA SUITE MILITARE IN GUSTAV HOLST

Introduzione: il genere della Suite Militare

Il genere della Suite Militare è strettamente connaturato al medium che le è proprio, ossia quello della Banda Militare.1 Già nell’antichità esistevano complessi di strumenti a fiato impiegati in funzioni religiose, civili e militari. In tal senso è noto che gli antichi romani si servivano di organici di fiati in ambito militare per scandire il ritmo dell’esercito avanzante e per le segnalazioni di guerra. Possiamo considerare inoltre l’impiego degli strumenti a fiato per ottemperare alla tutela dei confini dell’impero, ove il ritmo scandito dallo strumento a fiato dava l’ordine di sigillare le porte al fine di proteggere il confine da un imminente attacco. Nell’immaginario collettivo è ben impressa l’immagine sonora dello squillo di tromba che accompagna i gladiatori al loro ingresso nell’arena e può essere interessante notare come questa prassi di antica memoria sopravviva ancora oggi nelle più importanti manifestazioni sportive che sono accompagnate da funzioni musicali e sceniche molto spesso caratterizzate da un elevato grado di complessità tecnica. Nell’ambito di questa revue introduttiva possiamo osservare come l’archetipo della forma musicale finalizzata alla funzione militare sia ben presente nella cultura collettiva grazie al medium del film che fa largo uso di questo modello.2 Le caratteristiche musicali della marcia militare, prima tra tutte il ritmo marcato, adatto ad accompagnare l’incedere dell’unità militare, confluiscono inoltre nel genere del canto patriottico e degli inni nazionali. Non secondario in questa prospettiva l’aspetto celebrativo, con lo schieramento e la marcia di reparti militari in onore di alte autorità civili o militari, nonché in occasione di festeggiamenti e commemorazioni.

Queste funzioni, che hanno antiche radici, confluiscono nel repertorio della Banda musicale che ne conserva la memoria e ne espande le possibilità.

È interessante sottolineare come ogni nazione abbia un proprio e peculiare repertorio militare, celebrativo e da parata – tipicamente eseguito dalle Bande militari – e che questo fenomeno possa considerarsi di portata globale.3 Degno di nota il caso italiano

1 Una delle tesi sull’origine del nome “banda” ricondurrebbe etimologicamente il nome dell’organico musicale alle note insegne militari, chiamate appunto “bande”, formate da drappi di tessuto e sostenute da un’asta verticale che accompagnavano gli eserciti nelle campagne militari. 2 Possiamo citare tra tutte la celeberrima Marcia Imperiale composta dal compositore statunitense John Williams per il film Star Wars: Episodio V, uno dei più conosciuti temi sinfonici della storia del cinema. 3 Vale la pena di menzionare inoltre come il fenomeno in esame trovi una sua declinazione anche all’interno di culture tribali ove la funzione musicale accompagna il rituale religioso, celebrativo e di guerra.

– che si distingue per la presenza di un nutrito repertorio di carattere militare, patriottico e celebrativo4 – in cui le funzioni musicali sono affidate alle eccellenti Bande ministeriali, che si contraddistinguono per l’alto grado di abilità degli esecutori e per il notevole livello tecnico-artistico degli ensemble. Il genere bandistico per eccellenza, la marcia militare, è parte essenziale del repertorio dei complessi di fiati di tutto il mondo. Marce militari e d’ordinanza, canti patriottici, fanfare appartengono al patrimonio delle diverse culture: queste forme musicali sono declinate in modo diverso in base all’identità e la storia del luogo in cui esse sono sorte e vengono eseguite.

Il genere della “Suite militare” coniuga questi modelli, inquadrandoli in un’architettura formale organica e strutturata. Dobbiamo a Gustav Holst (1874-1934) l’intuizione di far confluire in un unico opus le diverse specificità in ordine alle funzioni che sono generalmente affidate alla Banda militare: con la First Suite – di cui si dirà in seguito nel dettaglio – il compositore inglese passa in rassegna tali specificità passando dal carattere solenne, a quello eroico-fantastico, fino all’umore più propriamente celebrativo e festoso. Ad Holst va inoltre riconosciuto il merito di aver concepito una forma musicale estesa e strutturata per il medium bandistico, impresa che oggi – vista l’evoluzione tecnica degli strumenti e di capacità degli esecutori – può sembrare scontata, ma che si rivelava pionieristica agli inizi del Novecento.5

Il rapporto tra Gustav Holst e la Banda Musicale

Per quasi duecento anni l’Inghilterra era stata priva di un compositore che assurgesse a fama internazionale. In effetti, dalla morte di Henry Purcell fino alla nascita di Sir Edward Elgar, la scena musicale inglese rimase fortemente influenzata dallo stile tedesco presente sul continente europeo. L’inizio del XX secolo, rappresentò un nuovo e profondo cambiamento per la musica inglese. Mentre alcuni compositori (in particolare Elgar) continuarono ad adottare uno stile di matrice romantico-tedesca, la nuova prassi compositiva albionica fu profondamente influenzata da due elementi: l’interesse per il ricco patrimonio musicale presente in Inghilterra durante l’era elisabettiana – caratterizzato da una convincente miscela di polifonia e modalità – ed il vivo interesse per lo studio della musica popolare inglese.

Un’analoga ricerca stava avvenendo sul continente ad opera di compositori quali Edvard Grieg in Scandinavia, Bela Bartòk e Zoltan Kodaly in Ungheria, sul versante inglese furono particolarmente attivi in questa prospettiva Gustav Holst e Ralph Vaughan Williams.

4 Cui si affianca lo sterminato repertorio di marce sinfoniche e tradizionali, con specificità regionali, per il cui approfondimento si rimanda ad altre fonti. 5 È altrettanto meritoria in questa prospettiva la gloriosa tradizione bandistica italiana che si distingue, sin dagli inizi del Novecento, per la notevole qualità delle strumentazioni del repertorio sinfonico e operistico, nonché per il considerevole novero di composizioni originali per Banda, tra cui spicca il genere della Marcia Sinfonica di cui citiamo autori quali Thomas Tallis, William Byrd, Thomas Wilkes, e Orlando Gibbons.

Questa nuova ricerca fornì l’impulso necessario a un rinnovamento della musica britannica. Tale stile compositivo si poneva in netto contrasto rispetto alle tendenze continentali, fortemente influenzate dalla musica di Arnold Schönberg e Igor Stravinsky.

Le nuove ricerche nel campo dell’armonia non funzionale, atonalità e dodecafonia non attecchirono mai del tutto in Inghilterra, la cui prassi compositiva nel corso del XX secolo rimase fortemente agganciata alla musica di matrice tonale.

È in questo contesto culturale che Gustav Holst muove i suoi passi. I primi lavori del compositore inglese sono influenzati dalla musica tedesca in particolare di stile wagneriano; manifesterà poi forte interesse verso l’Oriente, la produzione letteraria in sanscrito e il misticismo indiano e in seguito – come abbiamo visto – concentrerà la sua attenzione verso la musica popolare inglese. Da giovane Holst dovette rinunciare alla carriera pianistica a causa di una nevrite che lo colpì alla mano destra. Non riuscendo a sostenere il necessario esercizio tecnico per lo studio del pianoforte a causa della malattia, studiò il trombone, che gli consentì sia di lavorare come orchestrale, nonché di rinforzare le sue capacità respiratorie, indebolite dall’asma. Si guadagnò così da vivere suonando il trombone in orchestre d’opera e bande musicali impegnate in resort estivi. Questa esperienza si rivelerà in seguito fondamentale per la sua carriera di compositore.

Quanto alla situazione delle Bande militari nel Regno Unito,6 agli inizi del Novecento la maggior parte del repertorio di questi ensemble consisteva in musica popolare e trascrizioni orchestrali, non esisteva un vero e proprio repertorio concepito appositamente per il medium della banda né una strumentazione standardizzata.

La mancanza di una strumentazione fissa e la convinzione radicata che un insieme di strumenti a fiato mancasse della coesione tonale per produrre musica significativa, rappresentavano un grande ostacolo per i compositori nel cimentarsi nella composizione originale per banda.

La First Suite è la prima composizione di area inglese a rompere queste barriere. Tale partitura è un lavoro così ben concepito e strutturato per il medium bandistico che rivela la grande conoscenza di Gustav Holst di quest’organico.

Suite n. 1 in Mib per Banda Militare

La Suite n. 1 in Mib per Banda Militare7 op. 28, n. 1, si struttura in tre movimenti: Ciaccona, Intermezzo e Marcia. Il tema utilizzato consiste in una melodia di otto battute ricavata da una canzone folk inglese, rielaborata da Holst. In particolare, la frase tematica che avvia il primo movimento è successivamente sviluppata in ogni movimento. L’intera Suite è scritta in modo da valorizzare i connotati distintivi della banda e – nonostante il suo approccio originale – non si discosta mai dalle sue caratteristiche essenziali.

6 L’espressione “banda militare” veniva utilizzata in Inghilterra a cavallo del XX secolo per indicare qualsiasi ensemble che incorporasse fiati, ottoni e percussioni, comprese le bande civili organizzate da polizia locale, vigili del fuoco etc. 7 Titolo in inglese First Suite in EH for Military Band.

Non è noto per quale occasione Holst compose questo lavoro, sappiamo che trascorsero circa undici anni tra la stesura e la prima esecuzione in concerto conosciuta. Esistono solo poche informazioni sulla data e le circostanze della prima esecuzione della First Suite. Imogen Holst (figlia e biografa del compositore) suggerisce che la suite potrebbe essere stata scritta in occasione del Festival del Palazzo del Popolo, a Mile End in Londra, nel maggio del 1909. Il primo concerto documentato della First Suite ebbe luogo invece alla Kneller Hall il 23 giugno 1920. Durante la stagione successiva la composizione ebbe numerose repliche, ricevendo una generosa accoglienza del pubblico ed una copertura piuttosto notevole su giornali dell’epoca. L’impatto della composizione fu considerevole dal momento che essa offriva un’alternativa alle trascrizioni operistiche, semplici marce e pezzi d’epoca, che fino ad allora avevano costituito la base del repertorio bandistico inglese.

Dal momento che, come accennato, non esisteva ancora una in area inglese una strumentazione standardizzata per banda, Holst compose la suite per 19 strumenti, con 17 parti restanti definite “ad lib.”.8 Questo lavoro si distingue per un’abile combinazione di elementi classici, quali l’utilizzo delle forme musicali della ciaccona e dell’intermezzo che costituiscono i primi due movimenti, con elementi tipicamente bandistici: la marcia militare. Il compositore coniuga le forme non proprie del genere bandistico – i primi due movimenti – in una pragmatica particolarmente adatta alla poetica e allo stile della banda musicale.

Inoltre, il lavoro si distingue per interpretare a pieno le specificità del carattere “militare”, passando in rassegna il temperamento solenne nella Ciaccona, il carattere incalzante dell’Intermezzo, fino all’attitudine celebrativa e festosa ravvisabile nella marcia finale.

La First Suite fu una forza catalizzante che convinse molti altri compositori inglesi a comporre musica originale per l’organico bandistico.9 La composizione fu particolarmente apprezzata dalle bande d’oltreoceano al punto di indurre l’editore Boosey and Hawkes a pubblicarne nel 1948 una versione con organico ampliato rispetto all’originale per adattarsi alle bande statunitensi che presentavano maggior numero di strumenti rispetto a quelle inglesi.

La First Suite divenne un punto di riferimento della musica bandistica inglese e non solo. Questo lavoro, che coniuga elementi di forma tradizionale con elementi tipicamente bandistici, rappresenta una delle pagine di repertorio tra le più apprezzate ed eseguite dalle bande musicali di tutto il mondo sino ai nostri giorni.

8 Va considerato che la maggior parte delle bande militari britanniche del tempo impiegava tra i 20 e i 30 esecutori. Le 17 parti ad libitum potevano essere aggiunte o meno secondo necessità pratiche. Gli editori ampliarono poi la strumentazione per adattarsi alle bande americane, come testimonia l’edizione Boosey and Hawkes del 1948. Nel 1974 fu riscoperto il manoscritto originale, andato perduto per un lungo periodo, dal quale fu ricavata la più recente edizione Boosey and Hawkes del 1984. 9 Opere come la Folk Song Suite di Ralph Vaughan Williams e la William Byrd Suite di Gordon Jacob sono esempi di spicco in tal senso.

Suite n. 2 in Fa per Banda Militare

La Seconda Suite in Fa per banda militare10 op. 28 n. 2, scritta nel 1911, a breve distanza dalla stesura della First Suite, e pubblicata per la prima volta nel 1922, presenta una maggiore estensione e un maggiore complessità di esecuzione rispetto alla suite sorella.

Si struttura in quattro movimenti: Marcia, Song without word, Canzone del Blacksmith, Fantasia on the Dargason.

Questa composizione presenta quella tendenza della musica colta inglese, di cui avevamo precedentemente parlato, di attingere al patrimonio della musica popolare e delle folk songs. Anche Holst si interessò, come molti compositori coevi, a questa ricerca scrivendo diverse composizioni basate su melodie popolari. In particolare Holst lavorò alla stesura di 16 brani con accompagnamento pianistico basati su melodie folk che confluirono nella raccolta Folk Songs from Hampshire.11 In seguito incorporò diversi di questi brani all’interno della sua Second Suite.

La composizione ricevette la sua prima esibizione pubblica il 22 giugno 1922, all’Albert Hall per la convention annuale della British Music Society. Anche in questo caso intercorre un lungo periodo tra la stesura e la prima esecuzione del lavoro.12

Nei quattro movimenti che compongono la suite, Holst mette a frutto abilmente il suo magistero, strumentando e rielaborando una serie di canzoni popolari quali «Swansea Town», «I Love My Love» e «The Song of the Blacksmith». Degna di nota l’abile combinazione contrappuntistica di due canzoni popolari, il “Dargason” e il classico “Greensleeves”, nel finale dell’ultimo movimento della suite in esame.13

Quanto alla strumentazione, contrariamente alla partitura della First Suite, questo secondo lavoro non presenta parti ad libitum, ma bensì Holst individua in modo specifico l’organico da utilizzare.

Al pari della First, di questa seconda suite esistono due edizioni Boosey and Hawkes: una prima del 1948, con un organico più ampio adatto alla realtà delle bande statunitensi, ed una seconda del 1984 più fedele all’originale.

Hammersmith

Hammersmith op. 52, è un lavoro tardo per banda militare di Gustav Holst. Nel 1927 il compositore fu incaricato dalla BBC Military Band di scrivere una nuova composizione per banda. Meno nota rispetto alle più celebri Suite Militari, questa terza

10 Titolo in inglese Second Suite in F for Military Band. 11 Questi brani furono raccolti dallo studioso George Barnet Gardiner per il volume Folk Songs from Hampshire nella raccola Cecil Sharp’s County Songs series. 12 Come nel caso della First Suite, non è chiaro quale fu l’occasione o la commissione dalla quale Holst trasse spunto per la stesura della sua Seconda Suite Militare. Possiamo supporre che il compositore, trovando particolarmente congeniale la scrittura bandistica, desiderava mettere alla prova ancora una volta la sua abilità con tale organico attraverso un nuovo lavoro. 13 Questa combinazione trova posto altresì movimento finale della sua St. Paul’s Suite per archi.

composizione si distingue per la maggior difficoltà tecnica14 e la durata superiore rispetto ai due lavori precedenti. Si compone di due parti: Preludio e Scherzo.

Sebbene commissionato dalla banda militare della BBC, la prima esecuzione del lavoro avvenne nell’aprile 1932 da parte della United States Marine Band. Questa esecuzione non ebbe repliche e il pezzo fu dimenticato per due decenni. L’editore Boosey & Hawkes, pubblicò la trascrizione orchestrale di Holst nel 1931, ma della versione per banda in seguito non rimase alcuna traccia fino al 1954, anno in cui a Richard Cantrick, direttore della banda del Carnegie Institute of Technology, scoprì la versione per originaria per banda, in possesso della figlia Imogen Holst.15

L’umore celebrativo, fantastico e popolare presente nelle due precedenti suite è qui scomparso per lasciare spazio al temperamento introspettivo, a tratti enigmatico.

La composizione deve il nome al quartiere londinese Hammersmith cui Holst fu sempre molto legato.

L’eredità di Holst

L’impatto di Holst, come abbiamo visto, fu estremamente significativo per lo sviluppo della letteratura originale per banda nel Regno Unito e non solo.

È corretto ritenere che la conoscenza della banda – nella doppia veste prima di esecutore e poi di compositore – influenzò profondamente la comprensione pratica di Holst dei meccanismi orchestrali. In questa prospettiva è degno di nota l’utilizzo degli strumenti a fiato operato dal compositore nella celeberrima Suite The Planets op. 3216 con particolare riferimento al primo movimento Mars, the Bringer of War, che evoca il carattere bellicoso e implacabile del dio della mitologia greco-romana. Questo movimento – forse il brano più famoso e imitato di Holst – ha fortemente influenzato un certo stile compositivo di colonne sonore, in particolare di genere fantascientifico, e tutta una prassi compositiva d’oltreoceano. L’archetipo della marcia militare di carattere battagliero e il potere vigoroso ed evocativo dell’ensemble di fiati sono entrati così a far parte della cultura di massa.

14 La maggior difficoltà esecutiva è dovuta al fatto che trai lavori del compositore concepiti per l’organico bandistico quest’ultimo fosse specificamente destinato ad un ensemble di alto profilo tecnicoesecutivo quale la BBC Military Band. 15 Boosey & Hawkes pubblicherà successivamente la partitura della versione originale per banda nel 1954, venti anni dopo la scomparsa di Holst. 16 Suite per grande orchestra composta tra il 1914 e il 1916, in sette movimenti, è senza dubbio il più celebre lavoro del compositore inglese. Ogni brano della suite rappresenta un pianeta del Sistema solare. In questo imponente lavoro Holst trasfuse il suo interesse per l’esoterismo, l’astrologia e la teosofia.

This article is from: