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Sotto la lente Paura delle diversità

l’altraitalia

numero 59 - giugno 2014

Fr. 5.20 Euro 5.00

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

PSICOLOGIA

Lo shopping compulsivo CINEMA

FRECCIATINE

Pasolini a Roma

Il recidivo

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Produce vini esclusivamente dai propri vigneti autoctoni, estesi per 15 ettari ad ovest di Corato, fra le colline della Murgia nord barese, a 300 metri slm: Nero di Troia per il rosso sotto la d.o.c. Castel del Monte; Bombino nero per il rosato; Negroamaro ed Aleatico per i vini a i.g.t. Puglia; Fiano per i bianchi. Da agricoltura biologica in fase di conversione dal 1.1.13. Di fatto praticata e non certificata dal 1.1.09, ovvero senza alcun utilizzo di prodotti chimici di sintesi.

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Il rispetto nasce dalla conoscenza, e la conoscenza richiede impegno, investimento, sforzo. Tiziano Terzani

Questo mese, nel nostro sotto la lente, ci occupiamo di omofobia. Amnesty International evidenzia lacune nella legislazione di molti paese europei in cui non sono esplicitamente inclusi e perseguibili reati motivati da odio verso l'orientamento sessuale o l'identità di genere. La risoluzione sulla lotta all'omofobia in Europa del 2012 ribadisce la condanna di tutte le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere e deplora che all'interno dell'Unione Europea i diritti delle persone LGBT non siano rispettate appieno.

I dati che riportiamo nell'ampio spazio dedicato a questo tema dimostrano che il problema dell'intolleranza e dell'astio nei confronti dei gay è molto serio ed ha casa anche in Italia. Se per tante e tanti giovani omosessuali il dichiarare apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere avviene sempre prima e con esiti positivi e liberatori, dipingendo una situazione, fortunatamente, sempre in miglioramento, sono ancora in troppi a trovare ostilità e ad essere umiliati nella società, a scuola, al lavoro e addirittura in famiglia. Se da un lato vi sono organizzazioni pronte a combattere contro ogni tipo di abuso ed al rispetto e alla libertà altrui, dall'altro vi sono movimenti che hanno come scopo quello dell'incitamento alla discriminazione o alla violenza; un esempio per tutti è quello delle “Sentinelle in Piedi”. Sabato 7 giugno, a Piacenza, le “Sentinelle in Piedi”, contrarie al disegno di legge Scalfarotto sull'omofobia, già approvata alla Camera ed ora in discussione al Senato, hanno manifestato in Piazza Cavalli per difendere la libertà d'espressione che, a parer loro, verrebbe seriamente minata se la proposta dovesse diventare legge. E, se da un lato il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ricorda a tutti gli italiani che l'omofobia va contro la Costituzione con queste parole: “Importante ricordare, tutti noi, che un paese si fa rispettare se è rispettabile e se rispetta gli altri: se i suoi cittadini si comportano con senso del decoro, se non offendono chi è diverso da loro, le minoranze religiose, gli stranieri immigrati, gli omosessuali, chi ha una pelle di altro colore”, dall'altro c'è un tale, Alessandro Sardelli, meglio conosciuto come Svastichella, che dice: “Non ho nulla contro i gay, anzi ho molti amici omosessuali, ma quelli mi provocano” e aggredendisce violentemente una coppia gay davanti al Gay Village di Roma. L'articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana cita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Dunque, i cittadini italiani, tutti, secondo la costutuzione, sono tutelati. Ma gli atti di bullismo e di sopraffazione nei confronti delle persone gay non cessano. Nonostante vi sia anche la legge a ribadire quanto previsto dalla Costituzione, i casi di persecuzione nei confronti dei gay si contano a centinaia. Dunque, non dipende dalla legge contro l'omofobia (che di fatto non dovrebbe nemmeno essere necessaria), ma dal fatto che democrazia e civiltà, beni preziosissimi che dovremmo tutelare, non sempre animano il cittadino italiano. No, non è puramente una questione di legge. Si tratta di schemi mentali dovuti alla cultura sociale che ha un ruolo determinante nel nostro modo di pensare e di essere. Dunque, a mio parere, è dalla famiglia che dovrebbe avere inizio un percorso educativo e di trasmissione di valori che si tradurranno poi in comportamenti di vita coerenti ad essi, perchè è la famiglia ad essere prima sede educativa. Molti studiosi dicono che il senso del giusto e dell'ingiusto, del bene e del male, del vero e del falso vengono acquisiti in famiglia, che diventa così anche la fonte dei primi comportamenti etici. Iniziamo quindi da noi per primi ad insegnare ai nostri figli che il rispetto è dovuto a tutte le persone, nessuna esclusa. Forse non ci sarebbe nemmeno bisogno di leggi specifiche per tutelare questo o quell'altro essere umano perché, in realtà, la regola aurea di fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto a noi è la base stessa della società civile e della comune libertà che è soprattutto rispetto per il prossimo, vicino o lontano, al di là di ogni differenza di razza, di fede, di cultura, di sesso o di lingua.


SOMMARIO

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Sotto la lente PAURA DELLE DIVERSITÀ

Direttore Responsabile Maria Bernasconi Vice direttore Manuel Figliolini

L’INTRUSO Vedo la terra ferma

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OPINIONI

Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Frecciatine

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LA BOTTEGA DEL GIALLO

Collaboratori Giovanni il Battista Angela Camuso Roberto Cataldi Generoso D’Agnese Umberto Fantauzzo Simona Guidicelli Ada Moscarella Armando Rotondi Roberto Russo Elena Tebano

Il problema della cella no 13

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ATTUALITÀ POLITICA Più rsorse ai Comites Elezioni Europee

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VIAGGI Alla scoperta della magica Basilicata

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PSICOLOGIA

Foto rsp futura sagl

Lo shopping compulsivo

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch

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CULTURA CINEMA Pasolini a Roma

Webmaster Alfredo Panzera

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ENOTURISMO La natura tra mari e monti (2a parte)

Contatti redazione@laltraitalia.eu

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BENESSERE E SALUTE Il fico

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ENOGASTRONOMIA

Pubblicità info@laltraitalia.eu

Il pesce spada: cibo divino

GIUGNO 2014

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Quando frequentavo le scuole elementari, e non parlo di cinquant'anni fa, ed il maestro mi rimproverava, tornavo a casa, lo raccontavo a mia madre e volavano schiaffi e castighi. Adesso vedo i bambini delle elementari che tornano a casa, raccontano ai genitori il rimprovero del maestro e volano schiaffi, ma non ai bambini, bensì ai maestri. Cosa è cambiato? Cosa è venuto a mancare? Ma soprattutto da quando?

Vedo la terra ferma

Abbiamo perso il senso delle istituzioni, il rispetto verso gli altri e grazie alla facile e superficiale informazione, ci dotiamo di conoscenze che, a ben vedere, non abbiamo. Sono cambiati i nostri valori … nella società dell'apparire non interessano più i contenuti ma i risultati. Siamo appena usciti da una campagna elettorale piena di risultati ma è mancata una parte importante: i contenuti. Vent'anni di televisione deregolata, dei talk show politici che lasciano il passo alla discussione civile e favoreggiano il commento sarcastico, alle volte volgare, per riscuote facile consenso, ci stanno lasciando quest'eredità e stanno dando questo concime ai nostri figli. “A volte è meglio tacere e sembrare stupidi, invece che aprire bocca e togliere ogni dubbio” lo diceva Oscar Wilde … che oltre a dire una grande verità sempre attuale, con eleganza e una leggera ironia dava dello stupido ad un interlocutore. Alla domanda quanti anni hai, una giovane Coco Chanel rispondeva: “Dipende dalla noia della conversazione, alle volte posso avere anche novant'anni”. Sono solo 2 esempi, anche se remoti, come con eleganza e ironia si riesca a determinare un senso di superiorità che allo stesso tempo dimostra una ricchezza di contenuti. Sì, perché il “vaffanc**o” non è sinonimo di ricchezza ma solo testimonianza di povertà contenutistica. Se sappiamo cosa dire, se siamo coscienti del messaggio e lo conosciamo in ogni suo piccolo dettaglio, non dovremmo ricorrere a forme volgari per concludere una conversazione che sta diventando scomoda e noiosa. A me tutto ciò manca: manca il rispetto per le istituzioni, piacciano o no, competenti o meno. Manca il rispetto per l'altro che non sono io ma che lo potrei diventare. Manca la risata strappata con finezza e astuzia, celebrativa di un'acutezza mentale. Sempre durante l'ultima campagna elettorale un giornalista ha apostrofato la candidatura di una donna dicendole: “anche un facocero avrebbe preso

più voti di te!” Peccherò di averla decontestualizzata, ma comunque nessun contesto rende plausibile il paragone tra un onorevole ed un facocero … o ancor peggio tra un essere umano ed un facocero. Il commento politico facile e volgare, si riallaccia perfettamente con l'argomento d'approfondimento di questo mese: l'omofobia. Un linguaggio scurrile nelle istituzioni non aiuta lo sviluppo di una società, anzi facilità la regressione. La legge del più forte ad insulti, dimostra, in un paese in piena crisi, che non bisogna conoscere approfonditamente il nemico ma basta insultarlo per essere il più forte … e pensavo che il termine “Frocio” sarebbe potuto scomparire con il disuso, ma purtroppo è ancora in voga. Ma questa violenza verbale da dove viene? E perché è ritornata in auge? La colpa è dovuta all'utilizzo smodato dei social network, che ti permettono di dire quello che vuoi, anche greve, ma che non ti fanno riflettere, anzi con i mi piace di facebook o i retweet di twitter, si ottiene un plauso e un appoggio da parte di chi legge che ti fanno sentire ancora più forte. La contropartita qual’è? Nessuna, magari non otterrai dei retweet, o dei mi piace, ma nessuno giudica apertamente la tua idea, perché non è lontana dalla realtà. Infatti ormai lo sproloquio volgare è all'ordine del giorno, se solamente in queste elezioni avessero vinto le illazioni piuttosto che il programma mi sarei sicuramente spaventato e sarei rimasto deluso. Ma invece non è stato così, ha vinto l'educazione ed il garbo, è stato penalizzato il linguaggio che spaventa; ho sentito madri dire che non possono far vedere più i telegiornali ai bambini con la paura che qualche politico o giornalista apostrofi gli argomenti con frasi volgari e piene di parolacce. Non so se politicamente abbiamo fatto la scelta giusta, ma sicuramente abbiamo dimostrato che i contenuti sono più sicuri quando vengono porti con un linguaggio consono. 3


OPINIONI di Giovanni il Battista

I Belli e la Bestia

Il recidivo!! Gianpaolo Pansa, conosciuto giornalista, ci ha recentemente riprovato ad affrontare il tema scottante ed eterno dei giorni pre e post liberazione: i bui giorni del 1945. Già un paio di anni fa avevo introdotto dei suoi precedenti lavori titolando un mio articolino: Pansa: Il Fascista! . Con Il sangue dei vinti , I Gendarmi della memoria e La grande bugia , Pansa ripropone il tema della contrapposizione creatasi in quei giorni e poi, senza mai avere piena verità sugli accadimenti, tramandata sotto forma di conflitti interni al popolo italiano. Conflitti figli di un conflitto globale più ampio per il ruolo svolto dai fascisti, dagli ex-fascisti, dai comunisti e socialisti, dai nuovi socialisti e dai neo comunisti, dagli opportunisti, dagli anarchici, dai repubblichini dai repubblicani, dai liberali, dai monarchici, dai doppiogiochisti, dai morti di fame, dagli sbandati, da chi era per i tedeschi e chi era contro, per chi era con gli alleati e chi contro, per chi “tutto era uguale basta che tutto finisse e si ricominciasse una nuova vita, dura, durissima ma almeno senza l'assillo delle bombe, dei morti, delle bastonate, dell'olio di ricino, dei soprusi, delle gelosie, delle vendette, dello spionaggio nella forma più becera e più chi ne ha più ne metta ...”. 4

Con “Bella ciao” edito da Rizzoli, uscito due mesi fa, Pansa il “Fascista” continua la sua disamina di quei tristi momenti. Il 25 aprile, precisa una nota, chi va in piazza a cantare “Bella ciao” è convinto che tutti i partigiani abbiano combattuto per la libertà dell'Italia. È un'immagine suggestiva della Resistenza, ma non corrisponde alla verità. I comunisti si battevano e morivano per un obiettivo inaccettabile da chi lottava per la democrazia. La guerra contro i tedeschi ed i fascisti era soltanto il primo tempo di una rivoluzione destinata a fondare una dittatura popolare, agli ordini dell'Unione Sovietica. Si racconta come i capi delle Garibaldi abbiano tentato di realizzare questo disegno autoritario e in che modo si siano comportati nei confronti di chi non voleva sottomettersi alla loro egemonia. Quando si sparava, dire di no ai comunisti richiedeva molto coraggio. Il Pci era il protagonista assoluto della Resistenza. Più della metà delle formazioni rispondevano soltanto a comandanti e commissari politici rossi. “Bella Ciao” ricostruisce il cammino delle bande guidate da Luigi Longo e da Pietro Secchia sin dall'agosto del 1943, con la partenza dal confino di Ventotene. Poi le prime azioni terroristiche dei Gap, l'omicidio di capi partigiani ostili al Pci, il cinismo nel provocare le rappresaglie nemiche, ritenute il passaggio obbligato per allargare l'incendio della guerra civile. La controstoria di Pansa svela il lato oscuro della Resistenza e la spietatezza di uno scontro tutto interno al fronte antifascista e riporta alla luce vicende, personaggi e delitti sempre ignorati. Pagina dopo pagina, nel libro di Pansa, prendono vita i protagonisti di un dramma gonfio di veleno ideologico.


FRECCIATINE A cominciare dagli “spagnoli”, i reduci delle Brigate internazionali nella guerra di Spagna, presenti in tutte le bande garibaldine, inchiodati ad un comunismo primitivo e brutale. Pansa ce li presenta anche nei loro errori di rivoluzionari senza onore, pronti ad uccidere chi li contrastava. E nel metterli a confronto con i partigiani, che si battevano per un'Italia libera da qualsiasi dittatura, rievoca una pagina di storia che la sinistra ha finto di non vedere. “Bella Ciao” verrà ritenuto un libro scandaloso dai gendarmi della memoria resistenziale. E questa sarà la conferma che Pansa ha fatto un importante passo in più nel suo percorso di narratore revisionista. Ogni ricorrenza che ricorda quei tragici eventi è colta da molti per riportare alla luce dell'attualità questa inestricabile storia legata ad interpretazioni di parte, di menzogne e segreti sempre nascosti, di verità non rivelate da una parte e dall'altra. Una storia, una ferita senza fine che mai guarirà per una mancanza di coraggio nel raccontare la verità vera, quella senza compromessi, senza campagne di parte per la consegna ai posteri della verità vera, storica, culturale oggettiva.

Se si potesse fare un lavoro di revisione oggettiva in profondità per porgere alla storia ed alle attuali e future generazioni, gioverebbe, per finire, a tutte le parti in causa e farebbe sicuramente crescere non nuove e/o ulteriori divisioni ma un nuovo spirito di Patria, di Fratellanza, di coesione e di pace. Tutti in quei momenti rispondevano direttamente o indirettamente si, ai loro propri, conosciuti ideali, ma anche, e

forse più banalmente, ma sicuramente più umanamente, nella gran parte della popolazione, ad impellenze per una vita normale, di convivenza, di accettazione dell'altro, dell'abbattimento di frontiere, qualsiasi esse fossero, del bisogno di amore infinito. Proprio la mancanza dell'amore umano vero, quello incondizionato e base foriera di grandi ideali di pace e di percorsi di vita dolci, profondi, dettati solo dall'Amore verso i nostri fratelli, verso la nostra Terra, hanno rovinato e rovinano questo rinnovamento profondo del senso della vita. Se avessimo la ferma volontà di fronte all'accettazione delle nostre debolezze e di veramente, assieme , cambiare il nostro spirito collettivo, rinascerebbe con nuovo entusiasmo e con fini solo positivi. Proviamoci, basta poco. Basta lasciar cadere le barriere, i muri, la demagogia tragica, la maschera consunta e raccontare la verità, di come davvero andarono le cose e quindi per tornare ad amarci e stare assieme. Annota Francis Bacon: “L'uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero”, per non cambiare …

Chi fu dalla parte della ragione? E da quella del torto? Chi può essere giudice di queste sentenze? Pansa ha ragione o torto? Le documentazioni raccolte dicono la verità vera? Cosa contrappongono gli altri, quelli di sinistra? È storia da accettare come non intaccata da alcuna opera di propaganda bugiarda, sviante, di parte? Amio modesto avviso si dovrebbe smetterla di restare fermi sulle proprie posizioni ma fare opera seria e profonda di disamina del messaggio che storicamente si è voluto far passare, difeso a tutti i costi da un percorso acritico, perché doveva essere giusto a prescindere.

Dice Riccardo Bacchelli: “La verità è come il cauterio del chirurgo: brucia, ma risana”. Afferma George Orwell: “Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”.

Molto dell'astio brutale che serpeggia oggi un pò ovunque non è figlio della crisi economica, perché questo disagio era presente anche nel periodo delle vacche grasse, ma nacque, e sempre si alimenta, con la mancanza di trasparenza, di gentilezza, di verità, diAmore ... 5


POLITICA di Maria Bernasconi

Più risorse ai Comites Intervista ad Alessio Tacconi Nato a Verona, si è laureato in Ingegneria Gestionale presso l'Università degli Studi di Padova. Dopo la laurea si è specializzato nel settore degli acquisti strategici e della consulenza manageriale. Alle elezioni del 2013 viene eletto come unico deputato del Movimento 5 Stelle nella circoscrizione elettorale Estero nel seggio Europa ottenendo 12.557 preferenze. Era stato eletto alle parlamentarie con 22 voti. Si fa un gran parlare di Comites e CGIE ma non tutti sanno quali sono con precisione le funzioni di queste due istituzioni. Ci può dire, a grandi linee, di cosa si occupano? I Comites (Comitati degli italiani all'estero) sono stati istituiti nel 2003 ed hanno prevalentemente compiti di sostegno alle ambasciate e consolati italiani, con cui collaborano per individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità di riferimento. A tal fine il Comites, anche in collaborazione con gli altri enti presenti sul territorio, elabora opportune iniziative nelle materie attinenti la vita sociale e culturale, le pari opportunità, l'assistenza sociale e scolastica, la formazione professionale, il settore ricreativo, lo sport e il tempo libero, favorendo così l'integrazione dei cittadini italiani nella società locale e allo stesso tempo promuovendo i legami con la realtà politica e culturale italiana, la diffusione della nostra lingua, della nostra storia, delle nostre tradizioni, in una parola, della nostra cultura. Tra i compiti del Comites rientra 6

quello dell'espressione di un parere all'autorità consolare su tali materie, anche se non vincolante. Va da sé che decisioni difformi dal parere del Comites dovranno essere giustificate dall'autorità consolare. Questa è naturalmente la teoria. Nella pratica molto dipende dagli attori coinvolti, a cominciare dal suo presidente e dalla loro capacità di iniziativa e di confronto con l'interlocutore istituzionale. Non molto diversa è la funzione del CGIE (Comitato generale degli italiani all'estero), anche se essa è proiettata su una realtà più “globale”, non circoscritta ad una particolare comunità di riferimento. La legge 368 del 1989 lo definisce “organismo di rappresentanza delle comunità italiane all'estero” ed ha il fine di promuovere e agevolare lo sviluppo delle condizioni di vita delle comunità italiane all'estero, di rafforzare il collegamento di tali comunità con la vita politica, culturale, economica e sociale dell'Italia, di assicurare la più efficace tutela dei diritti degli italiani all'estero e di facilitarne il mantenimento della identità culturale e linguistica e l'integrazione nelle società di accoglimento. I compiti, quindi, coincidono in gran parte con quelli dei Comites anche se proiettati su scala internazionale. Il 27 giugno del 2013 lei ha presentato una proposta di legge che riguarda, appunto, i Comites ed il CGIE. Ora il testo è stato assegnato alla Commissione Affari Esteri della Camera da dove inizierà l'iter parlamentare. In cosa consiste? La proposta di legge che ho presentato mira alla abrogazione del CGIE e al parallelo rafforzamento dei Comites


ATTUALITÀ (anch'essi riformati in base alla distribuzione dei nostri concittadini), su cui si andrebbero a convogliare per intero i fondi stanziati per il funzionamento stesso del CGIE, circa un milione di Euro all'anno. I Comites potrebbero utilizzare questi fondi moltiplicando ed intensificando le iniziative a favore delle comunità italiane. Perché, a suo modo di vedere, al di là dell'aspetto finanziariosarebbe opportuno abolire il CGIE per favorire i Comites? Come già accennato, in questo modo si andrebbe da una parte a liberare risorse, comunque sempre insufficienti, e convogliarle a favore dei Comites, dall'altra ad eliminare una struttura i cui compiti ricalcano in gran parte quelli dei Comites. Del resto l'introduzione della circoscrizione

COMTES

COMITATO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

Estero che ha stabilito una rappresentanza diretta nel Parlamento Italiano dei nostri cittadini residenti all'estero ha reso pleonastica e ridondante la coesistenza di questa struttura. I compiti di promozione di adeguate politiche a favore degli italiani all'estero possono e devono esssere prerogative dei rappresentanti eletti in Parlamento senza che per questo si debbano sbarrare le porte a contributi che arrivano dal territorio. Un incontro ufficiale annuale tra i presidenti dei Comites (o una loro delegazione), da una parte, e i parlamentari, dall'altra, potrebbe infine garantire lo scambio di informazioni e la definizione di obiettivi comuni su cui lavorare. Cosa ne pensa del sistema di voto elettronico per le prossime elezioni dei Comites? Il voto elettronico, che si vuole utilizzare per le prossime elezioni dei Comites, rappresenta sicuramente un interessante novità. Le stesse modalità di voto, in effetti, sono già da tempo utilizzate in altre democrazie mature, non ultima la stessa Svizzera. Le mie perplessità, espresse anche qualche giorno fa in Commissione Affari Esteri, sono legate alla volontà del governo di procedere con il solo voto elettronico, senza prevedere, almeno per la prima volta, la possibilità di poter scegliere se votare con modalità elettronica o cartacea, come successo finora. Il rischio, anch'esso segnalato dal sottoscritto e legato alle

difficoltà tecniche di accesso al voto, è di avere una affluenza bassissima, esponendo il fianco a strumentali polemiche sulla effettiva volontà di partecipazione degli italiani all'estero alla vita politica del proprio paese. Ho anche suggerito alcuni modi per aumentare gli stanziamenti finanziari per queste elezioni, magari con uno spostamento di soli alcuni mesi, ma sembra che oramai si proceda per il voto il prima possibile. Si voterà ancora quest'anno oppure vi sarà un ulteriore rinvio? Le elezioni saranno indette appena verrà completato il regolamento attuativo. In base alle ultime informazioni del governo, potrebbero slittare ai primi mesi del 2015. Onorevole, non posso astenermi dal farle un'ultima domanda che riguarda il suo passaggio al gruppo Misto. È stato espulso dal M5S o l'ha lasciato spontaneamente? Perchè? Ho lasciato spontaneamente il gruppo del M5S lo scorso mese di febbraio quando il Movimento ha deciso di iniziare la procedura di espulsione per 4 senatori, colpevoli solamente di aver emesso un comunicato stampa in cui esprimevano perplessità su come Grillo avesse condotto l'incontro di consultazione con Matteo Renzi. Io mi trovavo d'accordo sul fatto che Grillo, non concedendo la possibilità di dialogo, avesse sciupato una grande occasione di confronto politico e, solo per una incomprensione, il comunicato era uscito senza la mia firma. Al momento dell'espulsione dei senatori, per coerenza, ho deciso di lasciare il gruppo, per una evidente mancanza di democrazia e pluralità di opinioni all'interno del M5S. Considerando i toni aggressivi e gli argomenti violenti utilizzati dallo stesso Grillo nella scorsa campagna elettorale per le Europee, non me ne sono pentito.

Alessio Tacconi “Che delusione il Movimento, non c'è libertà" "Che delusione, eravamo arrivati in Parlamento per cambiare l'Italia. Purtroppo, però, non è successo". Alessio Tacconi, deputato grillino, ha chiesto di essere anch'egli giudicato (e quindi espulso), insieme ai quattro senatoridissidenti. È stata assolutamente una delusione arrivare a Roma e mese dopo mese scoprire che purtroppo anche il M5S non è riuscito a fare la differenza. Non si è mai riusciti a superare il protagonismo e verticismo di due persone, Grillo e Casaleggio. Molte volte non si è riusciti a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. E poi abbiamo visto offese gratuite alle colleghe, assunzioni di figli di parenti, protagonismi con comparse ai talk show che erano espressamente vietate". Fonte: Repubblica.it 7


VIAGGI di Maria Bernasconi

Matera

Alla scoperta della magica Basilicata

In parte è cominciato con la visione del film Basilicata coast to coast ... poi al nostro essere vicini ai Lucani, all'amicizia che ci lega a Giuseppe Ticchio, vice presidente della Federazione dei Lucani in Svizzera e all'amore per la loro regione d'origine di due nostri sostenitori: Giovanna Coppola e Vito Russo. La nostra bella Italia custodisce veri e propri tesori non sufficientemente valorizzati ...

Relax a Metaponto

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Dunque, sabato 26 aprile si parte da Zurigo alla scoperta di una regione ingiustamente poco considerata e molto accogliente: la Basilicata. Aprile sembra essere il periodo migliore per inoltrarsi tra i villaggi e lungo la costa, evitando il caldo soffocante che caratterizza l'Italia meridionale e l'affollamento turistico, godendosi piuttosto colori e tratti che inducono ad un relax completo. Prima tappa è Metaponto, sul litorale ionico, ricco e potente sito della Magna Grecia, poi cosparso di paludi malariche, infine bonificato in epoca più recente. Non lontano dal nostro albergo il Lido, dove rimaniamo estasiati dalla spiaggia bellissima: sabbia morbida e fine che procede per chilometri. La temperatura dell'acqua è calda e la spiaggia selvaggia e incontaminata. Il mattino successivo ci aspetta Matera. La nostra guida ci porta nel centro antico. L'impatto è molto suggestivo. Molti di noi si erano fatti una idea dei Sassi di Matera sostanzialmente diversa: si aspettavano una zona isolata, non affatto abitata. Invece lì, sopra le grotte, è sorto l'intero paese, perché gli anfratti a poco a poco sono stati ingranditi, modificati ed integrati nelle altre abitazioni. L'effetto totale è quindi quello di un centro antico abbarbicato su un costone di roccia, in verticale, sormontato dal campanile della Cattedrale e attraversato da stradine e scalinate che girano intorno. Bellissima e suggestiva visione, ma diversa dall'immaginario collettivo. Quando si è ritirata l'acqua che ricopriva


ATTUALITÀ il luogo, sono rimaste moltissime buche e caverne nel terreno, usate come abitazioni dalle varie popolazioni che hanno abitato la città. Naturalmente le condizioni igieniche erano pessime, coabitando uomini ed animali. Il costone di roccia che abbiamo davanti, si divide in due rioni, detti “sassi”: Barisano (alla nostra destra) e Caveoso (alla sinistra della Civita, che è il fulcro della città vecchia). Nel 1993 questa zoI “Sassi di Matera” na è stata dichiarata dall'Unesco (primo sito dell'Italia meridionale) Patrimonio dell'umanità. L'iscrizione è stata motivata dal fatto che, essa rappresentaa un ecosistema urbano straordinario, capace di perpetuare dal più lontano passato preistorico i modi di abitare dalle caverne fino alla modernità. I Sassi di Matera costituiscono un esempio eccezionale di accurata utilizzazione nel tempo delle risorse della natura: acqua, suolo, energia. Sulle prime grotte abitate, situate nella zona più in basso, è stato via via aggiunto materiale di tufo (di cui è ricca la zona) sia all'ingresso delle abitazioni che nella parte sovrastante, creando nuove case “a strati”. Nel 1952, essendo diventata insostenibile la situazione abitativa della popolazione, si decretò lo sgombero dei Sassi, spostando i suoi abitanti in nuove case nella città moderna. Dal rione Caveoso, a poco a poco, iniziamo a scendere le scale e ad addentrarci nell'antico groviglio di stradine e case. Qualche zona è abitata: si vedono panni appesi, giardinetti curati, bancarelle e negozietti. L’arrivo a Pietrapertosa

Qualche altra è deserta, con le porte chiuse delle case che un tempo erano grotte. Sulla piana verdeggiante sulla quale ci troviamo, dopo aver gustato ottimi prodotti locali, possiamo vedere il luogo dove è stato girato il film di Mel Gibson “La passione di Cristo” ed in particolare lì sono state posizionate le tre croci. Matera fa parte della rosa delle sei città italiane candidate a Capitale Europea della Cultura per l'anno 2019.

Pietrapertosa, che fa parte del circuito dei Borghi più belli d'Italia, situato in prossimità delle suggestive vette delle Dolomiti Lucane, è la nostra meta il martedì mattina. Da qui è possibile provare l'emozionante Volo dell'Angelo. Si tratta di raggiungere il vicino borgo di Castelmezzano per una via inusuale, imbracati e agganciati ad un cavo di acciaio e librati in volo nell'aria. Il tempo non ci è propizio e troviamo ristoro in una piccola, accogliente locanda dove possiamo scaldarci e deliziarci con un ottimo pasto casereccio. Se volete capire ciò che vedete in questa meravigliosa regione, dovete imparare a vederlo con gli occhi di chi ci vive. Quando fate tappa nei bar, ad esempio, non trattateli da sconosciuti, saranno i primi a rivolgervi, con educazione, domande e un caloroso saluto o addirittura un dolce tipico locale. Nel pomeriggio di mercoledì si parte per Brienza, ma non prima di aver visitato Metaponto antica, sicuramente la zona archeologica più importante della Basilicata. Il simbolo del passato glorioso è 9


VIAGGI

Brienza, spettacolo al Castello

ben visibile dalle imponenti Tavole Palatine che facevano parte di un tempio dorico dedicato ad Atena (6° sec A.C.). Spostadosi si raggiunge il Museo Archeologico dove troneggiano vasi, monete e splendidi suppellettili. Al nostro arrivo a Brienza ci aspetta un'accoglienza davvero speciale. Dapprima siamo ospiti del sindaco Pasquale Scelzo, amabilissima persona, poi spettatori e protagonisti di una serata all'insegna delle tradizioni locali che ha luogo al Castello. Fa molto freddo, ma il cibo, un buon

Entriamo nell’ “L'inferno di Dante” 10

bicchiere di vino e la musica ci fan passare i brividi. Il giorno successivo visitiamo le grotte di Pertosa. Con la guida di Dante in persona ci si inoltra nei cunicoli scavati nelle viscere della montagna e, di caverna in caverna, si incontrano Paolo e Francesca, Ulisse, Minosse, Il Conte Ugolino e molti altri protagonisti della prima cantica della Divina Commedia. Da circa sette anni le grotte di Pertosa/Auletta ospitano uno spettacolo denominato “L'Inferno di Dante nelle Grotte”, prodotto dalla Tappeto Volante S.a.s, il cui ideatore e regista è Domenico Maria Corrado. Manca soltanto un giorno alla nostra partenza e non possiamo certo non visitare Maratea, splendida cittadina affacciata su un magnifico tratto del Mar Tirreno ed arroccata sul Monte San Biagio dove è collocata la statua del Cristo redentore che domina dall'alto la città. Seconda per dimensioni solo al Cristo di Rio de Janeiro, è alta più di 22 metri, l'imponente statua sorge a 650 metri d'altezza su un belvedere, da dove si può godere di un magnifico panorama sulla costa. Abbiamo trascorso una meravigliosa settimana, immersi nell'essenza dello straordinario paesaggio lucano, nei colori, nei sapori in una dimensione unica in Italia, attraversando una moltitudine di paesaggi incantevoli, grandi aree incontaminate, luoghi ricchi di storia, spiagge di sabbia finissima, promontori rocciosi, borghi medievali incorniciati da vigneti, uliveti e frutteti. Un'esperienza unica, arricchente che ha lasciato impressi ricordi indelebili nei cuori di un gruppo di persone fantastiche insieme alle quali è stato davvero un piacere andare alla scoperta della magica Basilicata.


ATTUALITĂ€

Maratea, il Cristo Redentore

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LA BOTTEGA DEL GIALLO di Manuel Figliolini

Il problema della cella no 13 Questo più che un romanzo, è racconto lungo che vide la luce nel lontano 1905. Più che un giallo classico dove vi è un omicidio da risolvere, questo racconto è un esempio della capacità di ragionamento del protagonista, il professor Van Dusen, non a caso chiamato la “macchina pensante”. La storia è semplice. Il professor Van Dusen e dei suoi amici, durante una conversazione, decisero di scommettere sulla fragilità del sistema carcerario. Come? Van Dusen, “la macchina pensante”, scommise con i suoi amici di poter essere rinchiuso in una cella e di poter evadere senza niente. Solo con l’aiuto di una semplice polvere dentifricia, un biglietto da cinque dollari e due da dieci dollari. A complicare di più la situazione è Van Dusen che, uscendo di casa, dice alla sua domestica di preparare una cena per lui ed i suoi amici che avverrà dopo tre giorni, ponendo così un limite alla sua permanenza dentro la prigione. Questo racconto mostra al lettore una capacità intuitiva e di ragionamento molto profonda, il professor Van Dusen è quello che possiamo definire un genio. Jacques Futrelle scrive con sapienza la cronistoria di questa avventura che ha dell'assurdo, mantenendo il fiato del lettore sospeso fino alla spiegazione finale. In 60 pagine lo scrittore mette il protagonista in una condizione sfavorevole allo scopo della scommessa. Innanzitutto lo stesso Van Dusen chiede al direttore della prigione di non usufruire di un trattamento particolare dato che lui era un civile, non un prigioniero. Dall'altra parte delle sbarre Jacques Futrelle disegna un direttore carcerario che non ha la minima intenzione di aiutare la “macchina pensante”, anzi; per il direttore, l'augurarsi che l'impresa non riesca, non significa, per lui, solo una vittoria, ma significherebbe, anche, che la teoria del professor Van Dusen sulla fragilità del sistema carcerario è completamente infondata. E tutto il racconto rimane centrato su questi due opposti che si scontrano ma non si toccano, perché ognuno ha degli obiettivi differenti. Se si pensa agli oggetti richiesti, al termine di tre giorni ed al fatto che Van Dusen non conosce il carcere, si resta stupiti dell'escamotage organizzato per evadere. La teatralità finale e la spiegazione dell'evasione faranno sorridere per l'ovvietà. Fermo restando che questo è uno dei migliori libri gialli di inizio secolo, vivamente raccomandato da leggere per appassionati del genere. 12

JACQUES FUTRELLE

Nacque in Georgia nel 1875, la sua avventura con la scrittura iniziò come giornalista di cronache sportive per l'Atlanta Journal e il Boston Post. Nel 1904 la sua penna crea il suo personaggio più importante, il professor S. F. X. Van Dusen, detto anche la macchina pensante . Un cinquantenne piccolo e magro ma geniale. Il libro che rese famosi sia Van Dusen che Jacques Futrelle fu proprio Il problema della cella n.13 . Da qui iniziò a scrivere una serie di racconti con protagonista la macchina pensante , molto difficili da trovare in italiano. Visto il successo e le sue capacità come scrittore di libri gialli decide di lasciare il giornalismo, e dedicarsi completamente alla scrittura. Purtroppo delle sue opere in italiano, oltre al recensito, abbiamo la sola possibilità di leggere La casa fantasma scritta a 4 mani con la moglie. Nel 1912 in Europa, i coniugi Futrelle decisero di approfittare dell'inaugurazione di un nuovo transatlantico per tornare in America. La nave si chiamava Titanic. Al momento dell'inabissamento del transatlantico la signora Futrelle era su una scialuppa di salvataggio che la portava a terra ferma, il marito Jacques purtroppo morì. Lady's Garter fu il suo romanzo postumo, che la moglie decise di dedicare a tutti gli eroi del Titanic. Quella notte perdemmo uno dei più promettenti scrittori di giallo di inizio secolo.


ATTUALITÀ di Umberto Fantauzzo

Dal risultato delle recenti elezioni europee è possibile evincere con certezza che l'Italia non ha ceduto né al populismo anti europeo, né allo scetticismo anti euro, né al rigurgito nazionalista alla francese. Nel corso della campagna elettorale, nei loro interventi, hanno sbandierato in tutte le direzioni della rosa dei venti le loro nevrosi politiche sia i rozzi leghisti quanto l'incivile partito del criminale biscione e non per ultimo il Grillo urlante del movimento cinquestellista, sulla scia del fascistizzante partito francese “Front Nazional” di Marine Le Pen, il cui nome, malgrado la mentalità di emanazione fallica, da non equivocare, per analogia fonetica e ortografica, con l'organo genitale maschile; una formazione politica ultranazionalista e xenofoba, classificatasi primo partito in Francia. Il dirompente trionfo nel nostro paese del PD, un partito democratico/progressista, entrato a far parte del partito socialista europeo, attesta la validità della precedente affermazione; effettivamente gli elettori italiani, malgrado la massiccia astensione dal voto significante un'avversione alla recente politica europea, hanno saputo dimostrare nel loro responsabile comportamento elettorale una maturità europea aleggiata da profonda consapevolezza dei problemi che tuttora affliggono il nostro paese e l'Europa intera.

L'elettorato italiano col 40,81% di adesioni, sostenendo fortemente il partito democratico, ha premiato direttamente il suo leader in virtù della sua intelligente e chiara proposta politica: “siamo e restiamo europeisti, però vogliamo che cambi in modo netto la politica economico finanziaria”. Il movimento 5stelle ha subito una piccola perdita posizionandosi al secondo posto con il 21,15%; il Grillo urlante amareggiato e depresso, causandogli unitamente al “dietroquintista” Casaleggio un disturbo intestinale, se non addirittura la cacarella, ha dovuto ingoiare amare pasticche di Maalox. Il leader urlatore “pluristellato”, per la parziale sconfitta del suo partito, ha inveito contro i poveri pensionati ritenendoli fossilizzati nella loro struttura mentale. Beppe, il buffone, il giorno successivo ha incontrato il conservatore Nigel Farage, leader del gruppo antieuropeista inglese UKIP, con l'intenzione di disfare le strutture dell'Unione Europea. Il condannato delinquente Cavaliere, dalla viscida faccia di plastica, anche se amareggiato per l'enorme perdita di voti, non demorde, anzi con un'inequivocabile affermazione in una delle solite comparse televisive, con il consueto atteggiamento “esibizionisticamente” a presa di … “fondo schiena”, all'indirizzo dei suoi fedeli telespettatori mediasettiani, ha dichiarato che intende rimanere il leader di FI ed è ben determinato a scendere in campo per perseverare pugnacemente nella battaglia politica fino alla totale effettuazione dei suoi “ideali politici” finalizzati alla sua perenne impunibilità, alla sue tasche, al suo organo genitale e al suo sacrosanto diritto personale di libero meretricio. 13


POLITICA l'Italia urgentemente richiedeva. Il democristiano Aldo Moro, una personalità pura di esclusiva illibatezza, rarissime virtù morali nel suo partito, abbandonato dai suoi “cattolicissimi intimi amici democristiani” come Andreotti e Cossiga, possibilmente sequestrato e trucidato per mano vile del contro spionaggio americano, la famigerata CIA, ha dovuto pagare con l'eroico sacrificio della sua vita per la sua incrollabile fede in un'Italia migliore e moralmente pulita. Enrico Berlinguer, segretario del partito comunista italiano, un fervente sostenitore di etica politica, alla perenne ricerca di un valido modello per un forte socialismo europeo che nella sua concezione filosofica si sarebbe concretizzato in nuova socialdemocrazia in parte di edizione scandinava/mitteleuropea, per l'enorme logorio, causato dal profondo e intenso impegno per la sua passione politica e incrollabile fede nella visione di un'Italia migliore, improvvisamente venne stroncato da un ictus nel corso di un comizio politico nel giugno del 1984, esattamente un trentennio addietro. L'abilissimo retore fiorentino dalla

Matteo Salvini (Lega) con Marie Le Pen

La Lega Nord avanza con un 6,15% e nella sua rozzezza per xenofobia e zotichezza culturale, cercherà di coalizzare con il partito nazionalista francese Front National di Marine Le Pen, antieuropeista per eccellenza, con l'intenzione disfattista di distruggere qualsiasi tipo di unione di dimensione europea. L'intelligenza, la trasparenza delle idee di politica economica e sociale, la chiarezza delle proposte programmatiche ed il forbito stile retorico, d'impronta giovanilisticamente genuina, hanno enormemente contribuito alla valanga di voti che il dilettevole “mattacchione fiorentinaccio” segretario del Pd, ha sapientemente saputo raccogliere a favore del Partito Democratico. Il Pd è una forStretta di mano fra mazione politica di recente generazione, Enrico Berlinguer (a sin.) e Aldo Moro quindi ancora fanciullo e di costituzione eclettica, in cui le due maggiori componenti cattolica e laica, filosoficamente in posizione dicotoma, la prima di genesi papalina e la seconda lievemente di origine marxista; due forze storicamente eterogenee che in occasione delle elezione europee 2014 sono riuscite a comprendersi, a comunicare e a fondersi in una dinamica sinergia in virtù di idee e contenuti comuni che conferiscono alla loro azione politica una progettualità profondamente riformatrice per il paese, il cui supremo protagointelligente e fluida arte retorica, con inesauribile coraggio nista è il teorico della rottamazione: l'attuale presidente del tenta di persuadere tutti i colleghi dell'ampia costellazione consiglio. Un geniale progetto di riforma radicale basato parlamentare, dai grillini ai berlusconiani, sull'urgente nesu una concezione di filosofia politica che, all'uopo della cessità di ristrutturare e ammodernare l'Italia che vergorealizzazione delle sue mire, esige una totale coesione poli- gnosamente ancora presenta incrostazioni e marciume di tica sfociante in una granitica simbiosi tra le due energie origine borbonica e papalina, come la corruzione, di cui il portanti del fanciullo Pd: la democratica e la progressista Berlusconi costituisce l'immediata manifestazione vivente. in cui il fattore prevalente Matteo Renzi potrebbe abilmenMa i signori parlamentari italiani consentiranno al prete imprimere al nuovo partito un'indelebile impronta di mier fiorentino di realizzare il progetto rinnovatore per socialdemocrazia a modello scandinavo di Olaf Palme o l'Italia, soprattutto nella parte concernente la diminuziotedesco di Willy Brandt. ne del numero dei tribuni del popolo e la riduzione delle In tal caso si realizzerebbe il sogno di Aldo Moro ed Enriloro laute remunerazioni? Fino a che punto sarebbero costoro disposti a sacrificare le loro ben rimpinguate tasche co Berlinguer, autori del famoso “compromesso storico” per rendere possibile un dialogo politico tra cattolici e mar- nell'interesse collettivo del paese? xisti che, nell'interesse della collettività nazionale, a causa Quando comprenderanno costoro che l'arte della politica della grave situazione economica e politica del tempo costituisce una missione etica, come affermava Platone, 14


ATTUALITÀ Vinciamo anche all'estero Anche tra gli italiani in Europa il Partito Democratico stravince e stacca il M5S di 20 punti percentuali, aumentando in termini assoluti i suoi voti rispetto al 2009, nonostante il leggero calo dei votanti . È quanto dichiara in una nota stampa Eugenio Marino, Responsabile italiani nel mondo del PD dopo l'assestamento dello scrutinio all'estero. Il Partito Democratico - continua Marino - si conferma saldamente il primo Partito anche tra gli italiani d'Europa con il 38,66% e l'unico Partito del centrosinistra che aumenta i propri consensi, vincendo in tutti i principali paesi a forte presenza di cittadini italiani . È un dato - prosegue il dirigente del PD - che conferma la volontà europeista dei nostri connazionali fuori dall'Italia e che ribadisce, però, la necessità di un Europa politica unita, solidale e che guardi a una cittadinanza europea piena e compiuta . I nostri connazionali nell'UE - aggiunge Marino - hanno bocciato severamente i partiti italiani antieuropeisti e anti euro, come la Lega Nord, e hanno premiato chi, con coerenza e onestà, ha sostenuto la bontà dell'euro e la necessità di una nuova e diversa Europa, più politica e sociale, come il PD . Questo risultato - conclude Marino - conferma anche all'estero il consolidamento di un lavoro del PD radicato nei territori, nella società e in un contesto italiano ed europeo non settoriale e chiarisce il velleitarismo di progetti legati esclusivamente alle politiche degli italiani all'estero e slegati dal contesto generale italiano ed europeo . e non un mandato a beneficio della propria tasca e capitale genitale come nei recenti casi di Scajola ex ministro, Clini ex ministro, Fiorito ex membro regionale e tanti altri i quali hanno criminalmente operato sulla scia del loro idolo “il delinquente Berlusconi” che in due decenni del suo oscuro regime ha gettato il paese sul lastrico e al quale va ascritto il merito di aver “moralizzato??? ...”, a sua immagine e somiglianza, la politica italiana introducendo l'arte della pedofilia, il libero meretricio in politica e le leggi ad personam. In tutta onestà sono molto perplesso al pensiero che la maggioranza dell'attuale compagine parlamentare possa intendere, volere ed approvare le proposte di riforma renziana, nell'interesse della collettività nazionale e a detrimento della loro comoda poltrona parlamentare e inerenti benefici. Sarei molto curioso di vedere come reagirà sul merito il fervente berlusconiano Antonio Razzi, illuminato teorico della nuova filosofia del meretricio italiano a seguito della sua recente presentazione del disegno di legge concernente la proposta di riapertura dei bordelli in Italia interdetti dal 1958 a seguito della legge Merlin.

Nel parlamento europeo la formazione di gruppi parlamentari è organizzata in base allo schieramento politico e non alla nazionalità di origine, pertanto a seguito del responso elettorale 2014 l'arco parlamentare europeo sarà strutturato in otto raggruppamenti (dati provvisori): partito popolare europeo con maggioranza relativa con 213 seggi su 751; alleanza dei socialisti e dei democratici (S & D) 190; alleanza dei liberali per l' Europa (ALDE) 64; altro 64; sinistra europea e sinistra verde nordica (GUE-NGL) 42; verdi europei e alleanza libera europea (Verdi-ALDE) 53; conservatori e riformisti europei 46; non iscritti 41. Malgrado il successo strepitoso in Francia del Front National sotto la guida di Marine Le Pen, un'incolta donna, rozza più del padre, e la consistente presenza di partiti disfattisti come Lega lombarda e M5stelle in Italia, Nigel Farage leader del UKIO in Gran Bretagna, il raggruppamento degli eurodisfattisti non raggiungendo nell'Europarlamento la percentuale del 20%, non potrà minare l'esistenza dell'Unione Europea, ma ... ??????.

Beppe Grillo e Nigel Farage

È comunque evidente che l'esito delle elezioni europee 2014 invia un chiaro messaggio di malcontento generalizzato dei cittadini per la severa politica di risparmio e tagli della spesa pubblica all'indirizzo di tutti i capi di stato membri dell'Unione Europea e in particolar modo alla cancelliera Angela Merkel. La vittoria della sinistra radicale di Syriza in Grecia, dei socialisti in Portogallo, i due paesi più colpiti dall'austerità economica e non per ultimo l'ottimo risultato in Italia del PD, una stella di prima grandezza che entra nel gruppo del partito socialista europeo, sono tutti fattori che impongono una chiara risposta agli elettori i quali desiderano l'immediata inversione di rotta dalla rigida politica economica dell'unione su “diktat” merkeliano. Dopo aver trionfato alla elezioni europee e amministrative, il premier Matteo Renzi vola a Bruxelles presentandosi come l'uomo nuovo e vincente del socialismo europeo e del cambiamento della politica dell'Unione e la Merkel lo accoglie entusiasta: “ecco il matador”. Renzi si presenta al cospetto dei capi di stato con una espressione latina “nomina sunt consequentia rerum”, così dicevano gli antiche romani. “Prima dobbiamo essere d'accordo su cosa fare, poi decidiamo chi le fa”. Con questo spirito di positivo auspicio Renzi inaugurerà nel prossimo luglio il semestre europeo. 15


PSICOLOGIA dalla Redazione

Lo shopping compulsivo Il disturbo da shopping compulsivo, generalmente associato ai disturbi del controllo degli impulsi, è caratterizzato dal ripetersi di episodi nei quali la persona sperimenta un impulso irrefrenabile a fare acquisti che seppure riconosciuti come inutili o eccessivi non riescono ad essere evitati o tenuti sotto controllo. Il ripetersi degli episodi di acquisto compulsivo possono portare la persona a conseguenze dannose sul piano psicologico, finanziario, relazionale e lavorativo. Sebbene il disturbo da shopping compulsivo non sia ancora stato definito in maniera definitiva, gli esperti tendono a descriverne i singoli episodi sulla base di una sequenza di fasi regolari: · nella prima fase di un episodio di shopping compulsivo, la persona inizia ad avere pensieri, preoccupazioni e senso di urgenza verso l'atto di acquistare, sia in generale sia riguardo un oggetto in particolare. Questa fase, inoltre, sembra solitamente preceduta da emozioni sgradevoli quali tristezza, ansia, noia o rabbia. · la seconda fase è quella in cui ci si prepara all'acquisto pianificando alcuni aspetti come i negozi da visitare, il genere di articoli da ricercare o addirittura il metodo di pagamento che si intende utilizzare. 16

· la terza fase è quella dello shopping compulsivo vero e proprio, in cui la persona, spesso in preda ad una eccitazione quasi sensuale, si sente “corteggiata” dagli oggetti che vede e dalle loro qualità, valutate in quel momento come estremamente attraenti e irrinunciabili. · la quarta fase, che chiude l'episodio, è quella successiva all'acquisto compulsivo, dopo il quale le precedenti sensazioni di eccitazione ed euforia si tramutano rapidamente in frustrazione, senso di colpa, vergogna e delusione verso se stessi. Un episodio di shopping compulsivo pare quindi organizzarsi intorno a determinati stati emozionali piuttosto che sulla base di reali bisogni o desideri: stati negativi come ansia e tensione costituiscono gli antecedenti dell'episodio, mentre stati emozionali positivi di euforia o sollievo ne costituiscono l'immediata condizione gratificante, seguita però da emozioni spiacevoli quali la frustrazione e il senso di colpa. Altre caratteristiche che possono aiutare a distinguere un disturbo da shopping compulsivo da un normale comportamento d'acquisto possono riguardare la natura degli oggetti acquistati: talvolta le persone affette da shopping compulsivo acquistano cose di cui non hanno reale bisogno o che hanno già, che non corrispondono ai propri reali gusti personali o che sono al di fuori delle proprie possibilità economiche. Talvolta gli oggetti acquistati perdono rapidamente di interesse tanto da non essere tolti dalle loro confezioni, da essere restituiti, nascosti o regalati ad altri. La maggior parte delle persone affette da shopping compulsivo riconosce di avere un problema, ma si percepisce fuori controllo: gli episodi problematici vengono infatti


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PSICOLOGIA desiderio di provare piacere, ma l'intento di proteggersi da una determinata paura con un rito propiziatorio. Ad esempio dietro la mania, quasi sempre femminile, di comprare vestiti ci potrebbe essere il timore di apparire poco desiderabili, attraenti. Come si fa a capire quando si tratta di vera patologia? Ecco quando iniziare a preoccuparsi: - quando il denaro speso è eccessivo rispetto alle proprie, reali possibilità economiche; - quando gli acquisti si ripetono più volte nell'arco della settimana; - quando non importa che cosa si compera (profumi, detersivi o formaggi): ciò che conta è possedere qualcosa di nuovo; - quando il mancato acquisto crea pesanti crisi di ansia e frustrazioni; - quando la “dedizione” alle spese rappresenta un comportamento nuovo rispetto al passato Perché si cade in questa dipendenza? Così come per altre dipendenze più concrete e comuni, sigarette, alcol, droghe, ma anche gioco d'azzardo, si inizia senza accorgersene e pian piano ci si scivola dentro paurosamente. Oggi, dopo averne descritte le caratteristiche psicologiche, se ne è studiata la neurobiologia e si cominciano ad evidenziare alterazioni del sistema della serotonina, ed in particolare variazioni della proteina che trasporta e consente il miglior funzionamento di questo neuro trasmettitore, simili a quelle già riscontrate nella cleptomania ed in alcuni disturbi ossessivi. Allo stesso modo si comincia a riferire di cure, con medicine, che riducono o fanno addirittura scomparire questa smania per gli acquisti. In California si sta adesso sperimentando un nuovo serotoninergico, il Citalopram.

Come con le sigarette, è necessario che chi intraprende queste cure desideri davvero smettere. In aggiunta, sulla scia dei gruppi per gli alcolisti in Usa, si stanno già organizzando gruppi di “Debitori Anonimi”, vittime della patologia degli acquisti. 18

Come riprendere il controllo

Lascia a casa la carta di credito: se vai a fare shopping, porta con te solo i contanti che hai nel portafoglio. Così controllerai meglio le tue spese. Stabilisci un budget: leggi i tuoi estratti conto, consulta regolarmente i tuoi conti su Internet e impara a gestire meglio i tuoi soldi prevedendo una somma da spendere per lo shopping, senza mai superarla. Poniti delle domande prima di comprare! Ho davvero bisogno di questo nuovo rossetto? Avrò il coraggio di mettermi questi pantaloni a zampa verde mela? Ci sono altre spese che hanno la precedenza? Affitto, bollette del telefono? Mi sentirò davvero meglio dopo questo acquisto? Tieni un diario dei tuoi acquisti da aggiornare scrupolosamente. Se ti rendi conto che hai comprato cose inutili, prova a capire perché. E pensaci due volte la prossima volta che fai acquisti ... Fai un bilancio: apri l'armadio e fai un bilancio. Con quello che hai speso per comprare le tue 25 paia d'infradito, avresti potuto regalarti un weekend in un centro benessere ... invece di comprare quelle 8 creme antirughe, ti saresti pagata un ciclo di cure per il viso in istituto! Rifletti un pò ... Provaci: esci a fare un giro per negozi senza soldi né carta di credito, ma per il semplice piacere di rifarti gli occhi. Se vedi qualcosa che ti soddisfa aspetta alcuni giorni per capire se questo oggetto ti manca realmente o se il desiderio è passato. Verifica sempre se è possibile restituire gratuitamente un articolo, prima di comprarlo. Così se non riesci a resistere alla tentazione di acquistarlo, potrai riportarlo indietro se ti renderai conto che il tuo conto è andato in rosso. Fatti aiutare: se soffri a causa dei tuoi acquisti compulsivi, dovresti fare ricorso ad uno specialista. Per capire le ragioni della tua dipendenza, potresti seguire una psicoterapia o una terapia comportamentale.



PAURA DELLE DIVERSITÀ Mercoledì 12 Febbraio 2014 di Angela Camuso ROMA - C'è anche una ragazzina tra i bulli che avevano preso di mira - a causa del suo look effeminato - Andrea Spaccacandela, 15 anni, che si è impiccato il 20 novembre scorso nel bagno di casa proprio perché non è riuscito a reggere emotivamente alle persecuzioni del “branco”. Sfottò pesanti che, come emerso dalle indagini, avvenivano anche di fronte ai professori del liceo scientifico che il ragazzo frequentava, il Cavour, nel centro storico. Ora la posizione degli adolescenti è al vaglio della Procura dei minori, mentre i pm di piazzale Clodio hanno già iscritto la preside e due professori del Cavour nel registro degli indagati per il reato di omessa custodia. Le indagini confermano che l'assurdo “sacrificio” di Andrea è stato causato da episodi di bullismo omofobo, maturati all'interno della scuola. Un bullismo da “branco”, di cui le autorità scolastiche sarebbero state responsabili in quanto tolleranti. Anche se gli inquirenti, stando a indiscrezioni, potrebbero ritenere di non ravvisare gli estremi per richiedere un rinvio a giudizio degli educatori, perché le omissioni sarebbero “colpose” e non dolose. Tuttavia, alcune delle testimonianze raccolte dai poliziotti e dallo stesso avvocato dei familiari diAndrea, Eugenio Pini, evidenziano episodi sconcertanti. Come quello di un professore che pubblicamente chiese al ragazzo davanti ai compagni, incurante della sua sensibilità: “Ma che dice tua madre che ti metti lo smalto sulle unghie?”. Il gruppetto di bulli aveva peraltro creato su Facebook un profilo posticcio del malcapitato in cui egli veniva apostrofato come il “ragazzo dai pantaloni rosa”. Lo stesso nomignolo che, sempre secondo le testimonianze raccolte, campeggiava in una serie di scritte oltraggiose sui banchi e persino sulla cornice della porta della classe in all'indomani del giorno del suicidio, quando d'incanto le scritte omofobe erano sparite fatta salva una incisa su un banco, che è stato se-

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SOTTO LA LENTE

Report omofobia 2013/2014 ARCIGAY PRESENTA IL REPORT 2013/2014 E LANCIA L'ALLARME: “SUICIDI E PESTAGGI: UN ANNO NERO”. ROMANI AL PREMIER: "SERVE UN INTERLOCUTORE NEL GOVERNO”

Bologna, maggio 2014 - “L'anno nero dell'omotransfobia”: Flavio Romani, presidente di Arcigay, usa parole dure per commentare il report che l'associazione ha prodotto raccogliendo i casi di omotransfobia raccontati dai media italiani da maggio 2013 a maggio 2014, e che come ogni anno ha diffuso in occasione della Giornata Internazionale contro l'omotransfobia, il 17 maggio. Settantacinque notizie in tutto, “solo la punta di un iceberg”, mette in chiaro Romani. Vi rientrano infatti solo gli episodi di pubblico dominio, non i tanti casi che le associazioni intercettano attraverso i loro servizi, né tantomeno quelli che restano blindati nel silenzio delle case, delle scuole, dei luoghi di lavoro. Vi si trovano gli insulti, i pestaggi, gli atti contro la libertà di espressione delle persone lgbti, le vessazioni, le umiliazioni, gli sfottò, gli stupri, i ricatti. “In particolare - osserva Romani - scorrendo l'elenco, allarmano i casi di suicidio (4) e i tentati suicidi (2), che raccontano in maniera inequivocabile i contesti soffocanti che omofobia e transfobia arrivano a generare nel nostro Paese. E non sfuggono nemmeno i tanti pestaggi, la sanzione con cui la nostra società ancora punisce la visibilità di gay, lesbiche e trans. Come fanno pure i blitz vandalici, le scritte, gli attacchi ai simboli o alle persone. Il tutto legittimato da un omotransfobia di stato, esibita nei luoghi più alti della nostra Repubblica, amplificata dai mass media e replicata in ogni luogo e in ogni contesto: anche di questa omotransfobia nel nostro report abbiamo voluto tenere conto. Davanti a questa situazione - prosegue Romani - serve una presa di responsabilità: diventa inutile qualsiasi dichiarazione di vicinanza e solidarietà alla vittima di turno da parte di qualsivoglia rappresentante istituzionale, se a quelle parole non corrispondono azioni parlamentari efficaci e risolutive del problema, non di un gioco di contrappesi dell'aula. E arriviamo al presente, al Parlamento: attendiamo ancora che il Senato discuta e modifichi un testo di legge sull'omo/transfobia, licenziato dalla Camera in una forma blanda ed inefficace, che è l'esito di una contrattazione tra poteri forti, non di un'attenzione al problema e a chi lo subisce. Un testo che, in definitiva, nella scrittura attuale pare essere più efficace nel tutelare certi soggetti dall'accusa di omofobia, piuttosto che nel mettere al sicuro le persone lgbt dai violenti che le prendono di mira. Abbiamo chiesto a gran voce emendamenti a quello che riteniamo essere un mostro giuridico, abbiamo ottenuto l'insabbiamento della legge e poco dopo perfino la soppressione definitiva del Ministero alle Pari Opportunità: anche dinanzi a

questa evidenza, mai affrontata ma nemmeno nominata nei dibattiti politici, ogni parola retorica pare, in questi giorni di celebrazione della lotta all'omotransfobia, un paradosso, se non addirittura una presa in giro. L'omotransfobia, così come i diritti delle persone lgbt, sono il grande rimosso di questo governo, le istanze sacrificate immediatamente e senza alcuna remora sull'altare delle larghe intese, in nome di una governabilità che nei fatti, per quanto ci riguarda, non è in grado di produrre alcun cambiamento se non quello spesso tragico, e sempre odioso, delle 75 storie che abbiamo raccolto nel nostro report.

Allora adesso - conclude Romani - esigiamo risposte dal Primo Ministro Renzi: chiediamo quali azioni questo governo abbia intenzione di mettere in campo per riconoscere i diritti delle persone lgbti e tutelarle dalla discriminazione e dalla violenza. Ed esigiamo interlocutori chiari, perciò l'assegnazione urgente della delega alle Pari Opportunità che ci restituisca un referente all'interno di quelle istituzioni che devono risposte anche a noi”. In occasione della giornata internazionale contro l'omotransfobia (17 maggio) Arcigay ha lanciato la campagna di sensibilizzazione “Conta su di me”: un video diffuso in rete dà voce alle persone eterosessuali vicine ai gay, alle lesbiche, ai transessuali e alle transessuali. I parenti, gli amici e i colleghi che trovano giuste le battaglie della comunità lgbt e che sono perciò disposti a battersi assieme a loro. La campagna “Conta su di me”, quindi, chiede loro di mobiltarsi, di prendere una posizione, di far sentire alle persone lgbt il sostegno di tutti quelli che ritengono la battaglia per i diritti una battaglia a beneficio di tutte e tutti. Oltre al video, la campagna si sviluppa in locandine, cartoline, adesivi e T-shirt. Il report Arcigay 2013/2014 sull'omotransfobia è consultabile (con relative fonti e rassegna stampa) on line all'indirizzo: http://www.arcigay.it/42042/omotransfobia-il-report2014/. 21


PAURA DELLE DIVERSITÀ Porta Maggiore: gay 20enne aggredito in strada Ancora un'aggressione omofobica nella Capitale. Ad essere pestato per il semplice fatto di essere gay uno studente romano di 20 anni picchiato ed insultato in zona Porta Maggiore. La denuncia da parte del Gay Center che lancia l'allarme sulle aggressioni avvenute nella Capitale nel 2013: “Oltre 100 i casi di bullismo nella capitale e almeno 7 i casi di suicidio o tentato suicidio di cui solo 4 noti alle cronache”. INSULTATO E PICCHIATO A raccontare nei dettagli l'aggressione subita dal giovane lo stesso Gay Center: “Nella serata di giovedì 12 dicembre verso le ore 20 uno studente di 20 anni di Roma è stato aggredito nei pressi di Porta Maggiore vicino casa sua da un uomo sui 30 anni che lo ha colpito all'improvviso rompendogli anche gli occhiali e provocandogli contusioni varie, sino a farlo cadere mentre gli gridava frocio . Il ragazzo poi è riuscito ad alzarsi ed è stato rincorso dall'aggressore per molti metri sino a quando fortunatamente è riuscito ad arrivare vicino ad un posto di polizia”.

Villa borghese: aggredita coppia gay Un nuovo tentativo di aggressione omofoba, ancora verso due ragazzi omosessuali. A denunciarlo è Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center: Nella serata tra venerdì e sabato della scorsa settimana - afferma - due ragazzi omosessuali di 30 anni si trovavano nei pressi dei viali di Villa Borghese: c'era pochissima gente, tra cui un gruppo di dieci giovani e giovanissimi che hanno preso a rincorrerli. I protagonisti della vicenda hanno contattato il servizio Gay Help Line (800.713.713, ndr) per chiedere supporto, dichiarando che gli aggressori li avrebbero minacciati con i caschi delle proprie moto. I due ragazzi - continua Marrazzo - sono riusciti a mettersi in salvo grazie all'arrivo di un autobus che hanno letteralmente fermato durante la corsa. Sono saliti a bordo grazie alla tempestività dell'autista, lasciandosi alle spalle il gruppo di aggressori. Successivamente hanno fermato una macchina dei Carabinieri chiedendo di intervenire sul posto per identificare i ragazzi. A pochi giorni da un altro analogo tentativo di aggressione, non possiamo non manifestare tutta la nostra preoccupazione per questo nuovo episodio che, per fortuna, non è sfociato in vera e propria violenza. Si tratta però, stando al racconto dei due ragazzi, di un episodio intimidatorio inquietante. Va capito conclude Marrazzo - se tra gli episodi dei giorni scorsi ci sia un qualche legame, e se si tratti di singoli esaltati violenti o di gruppi organizzati .

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Gay insultato ed aggredito alla stazione Termini Comincia l'anno nuovo e la Capitale fa registrare una nuova vittima dell'omofobia. Ad essere picchiato ed insultato per il semplice fatto di essere gay un giovane 28enne, aggredito la mattina del 3 gennaio alla Stazione Termini. La denuncia arriva da Fabrizio Marrazzo (foto sopra) portavoce del Gay Center. “Stamane alle ore 8.30 circa alla stazione Termini un ragazzo di 28 anni di origine siciliana, Salvatore F., è stato aggredito da due stranieri, probabilmente dei paesi dell'est che lo hanno prima indicato e poi gli hanno lanciato una bottiglia sul viso, con il rischio di creargli lesioni permanenti all'occhio”. INSULTI E BOTTIGLIATA Il portavoce del Gay Center prosegue: “Gli aggressori hanno anche insultato il giovane, a cui hanno indirizzato insulti omofobici e frasi come già ti è andata bene così, poteva esserci benzina e non acqua” La vittima, ballerino di danza del ventre e fondatore di un movimento, La rosa nera tatuata - gay di destra, sarebbe stato aggredito nei pressi del Mc Donald interno alla stazione Termini.


SOTTO LA LENTE Se «gay» è un'infamia pure da morti di Elena Tebano Si sono sparse tante parole sulla morte di Andrea, il ragazzino di Roma che portava i pantaloni rosa e si è ucciso perché lo prendevano in giro come gay . Dopo che la notizia si è diffusa, i compagni di scuola, accusati di essere i responsabili di questa morte che invece è ancora da capire (ha detto la loro preside), hanno scritto una lettera per spiegare che non era gay. Il suo gusto per il paradosso e il travestimento, che nelle ricostruzioni giornalistiche è stato confuso con una inesistente omosessualità . Non era omosessuale, tanto meno dichiarato, innamorato di una ragazza dall'inizio del liceo . Se fosse stato gay me l'avrebbe detto senza vergogna (ha detto la madre il giorno dei funerali). Forse è vero, la tragedia è che nessuno avrà più modo di saperlo. Neppure lui. E 15 anni sono comunque troppo pochi per avere idee definitive sul proprio orientamento sessuale. Di sicuro Andrea aveva il coraggio di sfidare le regole non scritte del gruppo per essere se stesso: mi riesce difficile pensare che un 15enne oggi in Italia possa portare smalto e rossetto senza beccarsi tante reazioni negative. Nel 2007 un altro ragazzo, Matteo, 16 anni, si è tolto la vita a Torino perché lo accusavano di essere omosessuale. È stato male per mesi, anche se sorrideva sempre (hanno raccontato) e alla fine si è buttato dal quarto piano. Dopo, la reazione è stata la stessa: Non è vero che era gay, non è vero che era gay . Il Giornale titolò: Il suicida diventato icona gay. Il pm chiude il caso: una bufala . Io non so se Andrea e Matteo fossero gay. E davvero non importa: se anche lo fossero stati? Ora però tutti accorrono a dire che Andrea non lo era. Questa negazione in morte di un'identità possibile mi sembra un'ulteriore forma di violenza. Il corollario che passa sottotraccia è: se fosse stato gay avrebbe avuto un motivo per ammazzarsi. Oppure: non puoi essere gay, neppure se ti uccidi per la disperazione di non poterlo essere. Sembra che gay sia un'infamia pure da morti. Per gli adolescenti omosessuali è un messaggio terribile. E di certo non aiuta a prevenire i suicidi. Ripeto, io non so chi fosse Andrea, ma aveva il diritto di essere chiunque e qualunque cosa desiderasse. E vorrei che gli adulti, quelli che hanno titoli e autorità per farsi ascoltare, lo dicessero chiaramente: va bene essere gay. Fonte: 27esimaora.corriere.it 23


PAURA DELLE DIVERSITÀ Dall’Istituto Beck di Roma

Omofobia è un termine coniato dallo psicologo George Weinberg per definire la paura irrazionale, l'intolleranza e l'odio nei confronti delle persone omosessuali da parte della società eterosessista. Il termine omofobia , di etimologia greca, utilizza il suffisso fobia , sinonimo di paura, insieme al prefisso omo , che qui perde il suo significato originario di stesso per trasformarsi nell'abbreviazione di omosessuale . In genere il termine clinico “fobia” indica una paura, un'incapacità, un limite personale, che il singolo individuo si trova a vivere e che cerca di superare per condurre un'esistenza più piena. Nel caso dell'omofobia, invece, per citare ancora Weinberg, ci troviamo di fronte a una "fobia operante come un pregiudizio”. 24

Tale caratteristica implica che gli effetti negativi siano avvertiti non solo (e in questo caso non tanto) da colui che ne è affetto, quanto da coloro verso cui questo pregiudizio è rivolto: le persone omosessuali, appunto. Noi all'Istituto Beck definiamo omofobia “quell'insieme di pensieri, idee, opinioni che provocano emozioni quali ansia, paura, disgusto, disagio, rabbia, ostilità nei confronti delle persone omosessuali”. Omofobi si nasce o si diventa? È importante ricordare che non si nasce omofobi; lo si diventa attraverso l'educazione, i messaggi, diretti e indiretti, che la famiglia, la politica, la Chiesa e i media, ci trasmettono. Fin da bambini tutti noi acquisiamo convinzioni e valori che ci vengono presentati come assolutamente giusti e legittimi. Molto prima, dunque, di avere una reale comprensione di cosa significhi la parola omosessualità, ereditiamo, da una cultura omofoba, la convinzione che essere gay sia qualcosa di assolutamente sbagliato, innaturale e contrario alle norme del vivere comune.


SOTTO LA LENTE

Molto dipende anche dal posto antropologico in cui nasciamo e cresciamo. Nei paesi a prevalenza cattolica come l'Italia (non a caso uno dei pochi paesi occidentali dove ancora non c'è alcun riconoscimento delle coppie dello stesso sesso), la Chiesa esercita un'alta ingerenza sulle famiglie, sulla politica e sulla capacità legislativa conseguente. E la posizione ufficiale della Chiesa cattolica rispetto agli omosessuali è di accoglienza, solo a patto che gli omosessuali rinneghino se stessi, riconoscendo il disordine e il male della propria condizione di vita e accettando la castità e la costrizione come elemento permanente dell'intera loro esistenza. Questo tipo di pressione morale, così pervasiva, non può non sfociare nell'omofobia interiorizzata (quell'insieme di sentimenti negativi come ansia, disprezzo, avversione che gli omosessuali provano nei confronti dell’omo-

sessualità, propria e altrui) al punto che che l'incidenza statistica dei suicidi è elevata tra gli omosessuali adolescenti, soprattutto se credenti. Anche i media trasmettono messaggi ambigui e omofobi, attraverso la censura di scene di sesso omosessuale (anche senza nudo), o la tolleranza e lo spazio concesso a chi, cardinali o politici, promulga messaggi falsi e offensivi come l'equazione gay=pedofilo (il 95% dei pedofili è eterosessuale). Lo stesso difficile cammino parlamentare della legge contro l'omofobia è testimonianza di quanta resistenza vi sia nel prendere atto e contrastare con efficacia un fenomeno reale e consistente di pregiudizio e discriminazione a danno delle persone omosessuali. In aggiunta a tutto questo, va considerato che la paura del "diverso” è qualcosa di radicato nell'animo umano. Nella storia del mondo è successo più volte che individui o gruppi sociali che si differenziavano dalla maggioranza dominante, ad esempio per il colore della pelle, per il credo religioso, per il sesso, siano stati vittime di fenomeni di oppressione, di un atteggiamento generalizzato di diffidenza o disprezzo. Per di più, va considerato che i cambiamenti sociali a cui assistiamo (maggiore integrazione razziale, maggiore visibilità degli omosessuali, legalizzazione dei matrimoni gay in larga parte del mondo occidentale) possono stimolare ulteriormente la paura del cambiamento e rendere, perciò, alcuni individui più sospettosi e ostili e, quindi, più inclini a sviluppare sentimenti omofobici. Naturalmente, come per altre forme di pregiudizio (razzismo e sessismo in primis), un fattore di rilievo perché un individuo sia omofobo è costituito da una componente personale di chiusura mentale e rigidità. Quindi, per riassumere, diremo che l'omofobia scaturisce da tutti quei messaggi negativi nei confronti degli omosessuali, frutto dell'educazione che abbiamo ricevuto, che dipende ovviamente non solo dalla nostra singola famiglia, ma anche dal posto antropologico in cui siamo nati e cresciuti e dalle principali istituzioni della nostra società, quali la scuola, lo Stato e la Chiesa. Tali messaggi negativi formano quelle che in psicoterapia si chiamano creden-

ze intermedie, cioè gli atteggiamenti con cui ci approcciamo al mondo, le regole con cui viviamo, le assunzioni che http://www.istitutobeck.com abbiamo. 25


PAURA DELLE DIVERSITÀ di Roberto Russo

Intervista a Sergio Di Bitetto

Autore di corto di animazione contro l'omofobia Affascinati dal video, abbiamo raggiunto l'autore e gli abbiamo posto alcune domande. Ecco quello che ci ha detto. Cominciamo dalla più classica delle domande: come nasce Plugin? “Plugin” nasce da un'esigenza comunicativa, una voglia di dire “la propria” al mondo, e lo confesso, anche da tanta rabbia. Ho avuto questo progetto nel cassetto per tre anni, forse quattro, ben prima di arrivare alla scuola. Volevo realizzare qualcosa di semplice e immediato, che la gente potesse far vedere anche ai bambini senza scatenare un “caso Giulio Cesare”, volevo mostrare chiaramente a tutti quegli accaniti e ottusi, che l'amore è uno e che di fronte ad esso siamo tutti uguali. Che l'odio contro chi di noi è “diverso” è un odio contro se stessi, ma che dall'altra parte, può bastare uno per ispirare la gente, ma occorre l'aiuto di tutti per cambiare il mondo. Quando nel 2012 accadde il famoso episodio del “ragazzo con i pantaloni rosa” (che non ho intenzione di strumentalizzare in alcun modo), mi adirai parecchio. Quella circostanza ci mostrò come purtroppo nel duemila , il colore di un paio di

Di Bitetto all’opera

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pantaloni, piuttosto che un atteggiamento o che altro, sono ancora motivo di scherno, derisione e forte bullismo scolastico. Oggi si dice non si sia trattato di omofobia, ma il che rende l'episodio persino peggiore a mio avviso! Questo vuol dire che non è nemmeno più solo un discorso di gender, ma di scelte comportamentali. Tu dici: “La tematica sull'uguaglianza dei diritti e sulla lotta all'omofobia mi è sempre stata molto a cuore, ma l'ispirazione e la voglia di creare qualcosa che lanciasse un messaggio contro l'omofobia si è fatta sempre più urgente mentre mi informavo sulla situazione degli omosessuali in Russia, portata agli occhi del mondo intero in occasione dei Giochi Olimpici di Sochi 2014”. Eppure c'è stato più di qualcuno che ha sostenuto che parlare di omofobia durante le Olimpiadi invernali significava boicottare gli stessi Giochi Olimpici: secondo te come mai alcune persone non riescono a comprendere che i diritti umani sono un tutt'uno e non si vendono a saldi? Ritengo di dover essere molto franco con la mia risposta, perché purtroppo c'è molto “girare attorno al problema” piuttosto che affrontarlo seriamente. Io credo che molta gente non afferri questo concetto di base sui diritti umani, semplicemente perché nelle loro vite hanno avuto abbastanza fortuna da non doversi confrontare con la mancanza di essi. Il che li rende, ci rende tutti, talvolta, meno empatici verso problemi che non ci toccano direttamente. Io ho avuto un'infanzia fortunata perché non ho mai vissuto sotto un regime, né sono mai stato minacciato di morte o malmenato, per cui le forme di bullismo che ho vissuto io fin da bambino le ritengo qualcosa di piuttosto “leggero” in confronto. Eppure le ricordo ancora, sono impresse nella


SOTTO LA LENTE mia memoria per sempre. Una volta in pieno periodo di pubertà infantile, ricordo che con un gruppo di ragazzini di un club sportivo che frequentavo ci appartammo dietro gli spalti per “confrontarci” su tematiche sessuali ed esplorare la cosa come tanti ragazzini di quell'età fanno. Un adulto ci vide e dipinse la cosa come depravazione omosessuale, avvisando tutte le mamme di quello che stavamo combinando e scatenando un panico immotivato. Io avevo dodici o tredici anni e ricordo ancora il vociare della gente di questo gruppo di “gente bene” della mia città, che se non mi interrogava su quanto accaduto, avvisava i propri figli di non lasciare che i bambini piccoli mi si avvicinassero, per timore di quello che potessi fare. Avevo dodici anni e fui schernito quasi come pedofilo, la mia psiche da adolescente fu completamente distrutta. Molto spesso l'ignoranza è un male gravissimo. Ecco perché dopo questo sono chiaramente sensibile alla tematica, attento che i giovani ragazzini, anche bambini, non vengano mai in alcun modo deviati da questa ingiustificata cattiveria. Ecco perché ho reagito in una certa maniera al caso del “Ragazzino coi pantaloni rosa”, perché gay o no, ognuno di noi almeno una volta ha avuto una scritta da qualche parte che diceva “frocio” e che ci ha segnato l'infanzia. Alla stessa maniera, se si ha avuto la fortuna di non nascere in un Paese con un regime razzista o con leggi proibitive, o persino una più opprimente presenza religiosa, magari si conosce qualcuno che lo è, o qualcuno che ha subito abusi, anche fisici, che è capitato nel quartiere sbagliato al momento sbagliato. O più semplicemente, anche senza aver avuto alcuna esperienza simile, si conserva una sensibilità nei confronti del genere umano, un innato livello di empatia, perché di questo si tratta.

la crisi, gli immigrati, la mancanza di lavoro e tanto altro prima di preoccuparci che loro possano sposarsi o che non vengano braccati come cani per quello che sono”. Quindi, laddove io rabbrividisco e vedo video di poveri ragazzi inseguiti, calpestati, rasati a zero, umiliati pubblicamente e persino costretti a fare di peggio, pensando che “quello” o “quelli” potrebbero essere i miei amici, alcuni dei miei compagni del liceo, dei miei fratelli o cugini, il mio ragazzo, io … altri ci vedono dei “gay”, qualcuno che forse sotto sotto ha pure attuato una “scelta” di essere com'è, quindi non ha nulla di cui lamentarsi. Onestamente m'interesso poco degli interessi economico/sportivi dietro alle Olimpiadi, e lungi da me mancare di rispetto a coloro che abbiano lavorato tanto per questo evento, ma la Russia andava ammonita severamente dalla Comunità Europea per quanto stesse accadendo, non ignorata nei suoi deliri razziali, poi convenientemente accollati ad “associazioni e gruppi di delinquenti del tutto indipendenti e non incoraggiati dallo Stato”. Questo è quello che penso di Sochi e che penserei in qualsiasi circostanza e luogo, che non ho cominciato pensare dalle Olimpiadi o smetterò di pensare dopo esse. Ma di nuovo, forse è perché io sono gay, quindi è un “mio” interesse. Oppure perché ho vissuto la discriminazione e l'odio e non lo auguro a nessuno, fate voi.

Ho molto apprezzato nel video la collaborazione di tutti: per combattere l'omofobia dei “capi” tutta la città si mobilita e, poi, aiuta il protagonista a raggiungere la persona che ama. Quest'aspetto sociale non viene spesso messo in risalto e si tende a considerare l'omofobia e la transfobia solo un problema di un settore. Secondo te, come la società può agire per combattere la discriminazione? Una sequenza di “Plugin” Credo di aver dato molto sfogo nella domanda precedente, a quanto purtroppo mi trovi a constatare sia la reazione generale della gente nei confronti del problema. Un classico: “Il problema dell'omofobia e della transfobia riguarda gay, lesbiche, trans e omofobi”, buoni e cattivi se la vedessero tra di loro, ed io cittadino non di parte, non ho interesse e cuore di viverlo come un problema “urgente” per tutti. Io, che sarò di parte, la considero una ferita profondissima del tessuto sociale. E dato che società per definizione è un agTutto questo, e mi scuso della digressione, mi è servito per glomerato di persone che decidono di vivere assieme e dire, che non ci sia bisogno della Rainbow Week, del Pride, cooperare, è solo tramite un aiuto collettivo che si potrà delle Olimpiadi di Sochi, di una nuova dichiarazione risolvere. Dopotutto funziona così anche nel corpo umadall'Uganda, o di un altro ragazzino che ha gettato la spuno, dato che parlavo di 'ferita', il nostro organismo chiama gna sulla prima pagina del giornale, per interessarsi di altri a raccolta le unità necessarie a riparare il danno, cosa che esseri umani nel mondo. Purtroppo si ha la tendenza, con dovremmo fare anche noi, una volta preso atto che tutti i problemi che di questi tempi attanagliano tutti, a dire: l'omofobia esiste, che è un problema serio e che sta avvelenando la nostra intera Società. “È un problema dei gay, se la vedessero loro, noi abbiamo 27


PAURA DELLE DIVERSITÀ di Ada Moscarella

L'omofobia interiorizzata A colloquio con la psicologa Colpa del TG1 La prima volta che ho sentito parlare di omosessualità avevo circa 6 anni. È accaduto nell'era del “Se lo conosci lo eviti”, leit-motiv di una nota campagna di sensibilizzazione all'AIDS degli anni '80. Fu dopo un servizio del TG1 su Boy George; chiesi come mai un maschio potesse scegliere di vestirsi da femmina. Ricevetti una risposta generica, ma “di civiltà”, come direbbe Nanni Moretti. Mi dissero che se non si fa male a nessuno, si può scegliere di essere come si vuole, anche quando si tratta di vestiti. Fu nel gruppo dei pari che scoprii che la faccenda non era così semplice e che se c'era una infamia da lanciare addosso al nemico, la più grave era quella di essere omosessuale. E, a voler essere sinceri, da bambini e poi da adolescenti non si è mai così politically correct e ci si lancia addosso

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del ricchione, del finocchio e del frocio come fossero proiettili da sparare in pieno petto. Perché di tutti gli insulti, l'omosessualità è l'unica che non si può proprio ridefinire positivamente. Lo “stronzo” è affascinante, lo “scemo” è simpatico, ma il “frocio” è solo il frocio. Facile dire che a quel tempo tutto avrei voluto nella mia vita, meno che essere omosessuale. L'offesa peggiore Questo resoconto, per quanto appena accennato, sono sicura che sarà familiare alla maggior parte delle persone. Una ragazza in un'intervista ha spiegato: “Sapevo cosa voleva dire omosessuale, l'ho saputo da una barzelletta. Quando vieni a conoscenza di questa visione così negativa dei gay, non è sorprendente che sei terrorizzata dalla


SOTTO LA LENTE idea di acquisire quell'etichetta ... Come poteva una ragazza ordinaria come me far parte di quel gruppo di persone malate?”. Il terrore di cui tanto efficacemente parla questa ragazza può gravare sull'autostima e sulla costruzione dell'identità, spingendo spesso gli adolescenti omosessuali a vivere il proprio orientamento sessuale per lo più in clandestinità, all'interno di una sorta di censura che tiene separati immagine pubblica e immagine privata. Ed è all'interno di questa cesura che possono insinuarsi i giudizi negativi sull'omosessualità che l'adolescente percepisce nell'ambiente che lo circonda e introietta come una vera e propria auto condanna. L'omofobia diventa così interiorizzata e - da omosessuali - ci si può convincere che la vita da omosessuale sia destinata all'emarginazione e all'infelicità e che le relazioni omosessuali siano sbagliate, malate e peccaminose. Tali convinzioni hanno trovato - e purtroppo talvolta trovano ancora - una formidabile spalla nell'atteggiamento di Medici e Psicologi che hanno alimentato la discriminazione per gli omosessuali classificando l'orientamento omosessuale come una patologia psichiatrica e/o come un disordine della personalità. In fondo, l'identificazione dell'omosessualità come una variante non patologica del comportamento sessuale da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità è appena del 1993. Questo, comunque, non impedisce tuttora l'esistenza delle cosiddette terapie riparative, approcci dai presupposti assai discutibili dai quali possono derivare gravi danni per il paziente. Per restare solo nel panorama italiano, più volte l'Ordine degli Psicologici ha emesso comunicati in cui si sottolinea come chi pratichi terapie di riorientamento sessuale si ponga, di fatto, al di fuori del Codice Deontologico. Le terapie riparative considerano l'omosessualità una condizione patologica che, con la giusta volontà, motivazione e perseverazione, può essere reversibile. L'esistenza di questo tipo di “terapie” può rinforzare in alcuni omosessuali la convinzione che l'errore sia in loro, che perseverano in una scelta volontaria e insistono pervicacemente nell'errore. Dalla colpa al coming out: un percorso possibile Dall'omofobia interiorizzata possono originare effetti deleteri sul funzionamento psicologico del giovane gay e della giovane lesbica. Sono sempre più le ricerche che mostrano come non ci siano sostanziali differenze nell'incidenza della psicopatologia negli omosessuali rispetto agli eterosessuali. Quello che invece emerge sempre più chiaramente è l'effetto che ha il clima di riprovazione sociale sugli individui.

Questa favorisce: ? l'emergere di profondi sentimenti di sfiducia, ? può condurre all'isolamento, ? all'evitamento e/o a difficoltà nelle relazioni intime e affettive; ? possono ingenerarsi disfunzioni sessuali, ? comportamenti di abuso di sostanze, ? disturbi del comportamento alimentare ? e, nei casi estremi, il suicidio.

L'omofobia interiorizzata e il disagio psicologico nei gay e nelle lesbiche sono fortemente legati al processo di formazione dell'identità omosessuale ed è una variabile da tenere sempre presente nel trattamento di clienti omosessuali. È necessario passare da un modello terapeutico che considera l'omosessualità tout court parte dei sintomi - se non il Sintomo da cui far discendere ogni altra sofferenza portata dal paziente - a un modello affermativo, che elimini la dicotomia tra subalterno enormativo, naturale e innaturale e consideri per lo sviluppo sessuale la possibilità di soluzioni diversificate. Il modello affermativo tiene in considerazione l'oppressione che influenza lo sviluppo e l'adattamento della personalità. Tra i suoi obiettivi si pone proprio quello di aiutare il cliente omosessuale a sviluppare e potenziare le proprie abilità di coping per fronteggiare l'indesiderabilità sociale e favorire l'esplorazione e l'accettazione di sé alleggerita dal peso dello stress e del senso di colpa. È necessario perciò far emergere in che modo l'omofobia interiorizzata si esplica e agisce e sostenere l'individuo nel principale processo di affermazione del sé il coming out - favorendo la ricostruzione di una immagine positiva di sé. Per giungere a ciò è necessario che il lavoro si concentri sull'affrontare il senso di difformità dai costrutti sociali dominanti, sull'esplorazione degli stereotipi e dei falsi miti sull'omosessualità e sul coming out. In conclusione, mi sento di condividere con lo scrittore Tommaso Giartosio una speranza: quella che “l'omofobia - anche quella interiorizzata, direi io - diventi questo: un repertorio di innocui stereotipi che pochi imbecilli prendono sul serio, mentre tutti gli altri ci giocano”. 29


PAURA DELLE DIVERSITÀ di Roberto Cataldi

Paura delle diversità Mi permetto di intervenire per esprimere il mio personale punto di vista su una problematica che dovrebbe essere affrontata sul piano della psicologia sociale oltre che su quello strettamente giuridico. Dal punto di vista giuridico, la proposta di legge contro l'omofobia intende semplicemente colmare una lacuna legislativa, estendendo le sanzioni già previste dall'art. 3 della legge n.654 del 13 ottobre 1975 nei confronti di chi istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, anche a chi compie o istiga a compiere i medesimi atti per motivi fondati sull'omofobia o sulla transfobia.

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Da tale prospettiva, non sembrano esistere motivazioni giuridicamente fondate perché si possa prevedere un diverso trattamento sanzionatorio per comportamenti violenti e discriminatori tenuti nei confronti di chi appartiene a una diversa razza o etnia rispetto ad analoghi comportamenti tenuti nei confronti di omosessuali e transessuali. Non avrebbe senso, in ogni caso, punire in modo diverso chi incita alla violenza contro una persona di colore rispetto a chi incita alla violenza contro un omosessuale. Generalmente, le principali obiezioni che vengono mosse alla discussa proposta di legge sono due: 1. il termine “istigare” potrebbe prestarsi a interpretazioni distorte, con il pericolo, sia pur remoto, che un giudice possa ricomprendere nella previsione normativa anche il comportamento di chi esprime opinioni contrarie alla pratica dell'omosessualità. 2. non c'è bisogno di prevedere aggravanti specifiche per gli omosessuali (né per gli altri soggetti già indicati dall'attuale legge), perché qualsiasi istigazione alla violenza andrebbe considerata grave in quanto tale e punita senza distinzioni basate sulla natura della persona offesa. Inoltre, secondo questa obiezione, per qualsiasi ipotesi di violenza, se motivata da odio verso il diverso, sarebbe applicabile l'aggravante dei futili motivi già prevista dal codice penale. A mio parere entrambe le obiezioni, che pur rispetto, non sono condivisibili: la prima perché basata sul timore di una lettura completamente distorta della norma da parte di un magistrato; la seconda perché la previsione di una specifica aggravante è da ritenersi utile in un contesto storico in cui dilaga l'odio e la violenza ingiustificata


SOTTO LA LENTE nei confronti delle minoranze e delle diversità in generale. Detto questo, quello che dovremmo chiederci prima ancora di decidere se e come contrastare il fenomeno dell'omofobia è perché nella nostra società si continua ad avere paura del diverso. Indubbiamente il discorso investe uno dei problemi più complessi della psicologia sociale: la paura della diversità. La base di tale paura, o quantomeno diffidenza, è intuitiva: si teme ciò che è diverso in quanto si teme ciò che non si conosce, non si comprende e di conseguenza si rifiuta, si esclude dalla propria sfera sociale. Tale paura ha indubbiamente radici ataviche, primordiali, in particolare se rivolta verso se stessi: il timore di non venire accettati, che stimola quindi la tendenza all'omologazione. Si tratta di una problematica estremamente evidente specialmente tra i bambini e ancora più tra gli adolescenti, spinti ad adottare comportamenti e atteggiamenti “dominanti”, ricorrenti all'interno del gruppo, proprio per l'ansia di farsi accettare. È quindi la stessa società ad imporci sin da piccoli ad adottare un determinato range di comportamenti, fortemente associati al nostro sesso: alle bambine vengono regalate bambole e cucine in miniatura, mentre ai maschietti pistole ed eserciti di plastica. Mentre in questi ultimi sarà naturalmente incoraggiata l'aggressività, nelle prime verranno al contrario stimolate doti quali dolcezza, accondiscendenza e pazienza. È naturale che i bambini seguano il trend: per non essere etichettati come “diversi” e soprattutto per sentirsi parte di una collettività, tenderanno a conformarsi ai propri coetanei finendo con lo “smussare” i propri angoli accettando comportamenti e atteggiamento che pure non percepiscono come propri, o nei quali addirittura si sentono a disagio. Allo stesso tempo, tenderanno a sospettare di chi non si adegua alle abitudini del gruppo, a chi viene percepito come estraneo e diverso. Sembra inoltre che già a partire dall'ottavo mese di vita i bambini inizino a sviluppare la paura per la diversità, anche se si tratterebbe, come afferma lo psicologo John Bowlby, di una problematica legata a una specifica fase

della crescita in cui il bambino percepisce l'estraneo come pericoloso. In questo modo il piccolo rafforza il suo legame con la propria madre: si tratta di un passaggio naturale oltre che indispensabile per lo sviluppo del bambino e,

ragionando in termini evolutivi, per la stessa sopravvivenza della specie. Il problema è che il “bambino”' prima o poi deve superare queste paure ed aprirsi alla socializzazione e al confronto con l'Altro. Da bambini e da adolescenti si tende quindi ad omologarsi al gruppo perché non ci si vuole sentire esclusi dalla comunità. Allo stesso tempo, si tende inevitabilmente ad escludere il diverso, a temerlo e a considerarlo pericoloso. La maturità rappresenta invece, spesso, un momento di presa di coscienza delle proprie caratteristiche personali e distintive, e diventa quindi un importante momento di auto accettazione seguito dal confronto, ora consapevole, con gli altri. Con un riferimento ad uno dei padri della psicolo-gia analitica, si può potrebbe dire che il percorso di individuazione descritto da Karl Gustav Jung, tramite il

quale ogni individuo, attribuendo progressivamente significato ai simboli che vede intorno a sé, arriva a formare la propria personalità, si adatta perfettamente alle dinamiche descritte. Secondo Jung infatti, il graduale processo che porta alla piena consapevolezza di se parte proprio dall'incontro con ciò che lui definisce “l'Ombra”, vale a dire tutti gli aspetti che non conosciamo di noi stessi e che spesso rifiutiamo di accettare. L'ombra, spiega Jung, è il lato “oscuro”, inferiore, indifferenziato della personalità che spesso contrasta con le regole consacrate delle tradizioni e che per questo viene rifiutato, ma che potrebbe invece rendere la nostra esistenza umana più vivace e più bella. Sempre secondo Jung, la società tende a conformare gli esseri umani, negando il loro libero arbitrio e creando flussi ordinati e unidirezionali. La natura - al contrario - impone alle trote di andare controcorrente, stimola l'indipendenza, trova fondamento nella stessa bio diversità. Per realizzarsi, l'individuo deve dunque compiere un percorso di individuazione. Aprire il suo cuore alle parti più autentiche della propria personalità ed aprirsi al confronto con l'altro. Peccato che, come afferma ancora lo stesso Jung, tanti uomini muoiono senza aver mai ritrovato se stessi. Fonte: L'omofobia e la paura della diversità www.StudioCataldi.it

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PAURA DELLE DIVERSITÀ Anonimo

La mia vita con l’omofobia Per questo approfondimento mi è stato chiesto di parlare dell'omofobia, non tanto come opinionista, ma come parte in causa … dato che sono gay, lo sono nato gay e non me lo sono mai nascosto fin dal principio. Potrei raccontare una serie di esempi chiarificatori per dare un senso a questa fobia, ma non voglio. Non voglio cercare nella mia esperienza la risposta da dare a tante persone che stanno cercando di affrontare nel modo più tranquillo possibile la propria omosessualità. Ma voglio capire di cosa si sta parlando e questa domanda me la sono posta fin dall'inizio: cos'è una fobia?

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La fobia è una paura, un'irrazionale e persistente paura e repulsione di certe situazioni (fonte wikipedia). Ad esempio ci sono persone aracnofobiche cioè che hanno repulsione per i ragni. Ma questa è una condizione oggettiva, tu il ragno lo vedi, lo puoi toccare. Per omosessuale s'intende la persona che ha un'attrazione sentimentale o sessuale per un individuo dello stesso sesso. Se la logica non m'inganna, quindi, un omofobo è colui che prova repulsione per una persona che ha un'attrazione sentimentale o sessuale per un individuo dello stesso sesso. Ma qui, a differenza dell'aracnofobia, la paura non è più oggettiva.


SOTTO LA LENTE Prendiamo un esempio classico: una persona entra in un bar, decide di bere un bicchiere per affogare i suoi problemi lavorativi. Seduto al banco, sullo sgabello di fianco al suo, tra i vapori dell'alcool conosce una persona che è lì ad affogare i problemi di cuore. Passano le ore, il bar chiude ed i due clienti escono ed ognuno torna a casa propria. Uno è omosessuale ed ha problemi grossi al lavoro, l'altro è un omofobo che ha appena litigato con la sua ragazza. Perché l'omofobo gli ha parlato senza provare repulsione? Se avesse avuto paura dei ragni ed entrando nel bar ne avesse visto uno sul bancone si sarebbe sicuramente spaventato. Cosa c'è di diverso? Forse che l'omofobia non è una paura, anche se è questa la definizione, forse l'omofobia è la voglia di non conoscere l'altro che è diverso da noi? Dopotutto un omofobo dovrebbe avere le telecamere in camera mia per sapere cosa faccio tra le lenzuola e chi vedo. Senza questo lui non sarebbe sicuro di avere un omosessuale di fronte. Torniamo indietro, l'omofobia è una fobia classica, come l'aracnofobia o l'agorafobia. Ma uno che ha paura dei ragni o degli spazi aperti, non li schiaccia e non li riempie, ma scappa e li evita. Allora perché l'omofobo deve dimostrare la sua repulsione insultando o, addirittura, picchiando un omosessuale? Forse che dietro la parola omofobia si nasconda qualcosa di più grosso? Magari una paura del diverso, di solito gli omofobi sono anche razzisti, molto spesso chi dice “negro” dice anche “frocio”. Oppure la sua repulsione è la stessa che avevamo da giovani per le sigarette? Non ci piacevano, ma sapevamo dentro di noi che se le avessimo provate ci saremmo potuti appassionare a questo vizio. Nella mia esperienza ho sempre accettato tutte le opinioni, ho avuto amici omofobi e non. Ma nei confronti di tutti mi sono sempre posto per quello che sono io … al di là delle mie scelte sessuali, che incidono al 10% sulla mia personalità … perché io sono altro, al di fuori del mio letto. La cosa che fa male dell'omofobia, non sono gli insulti o le botte, quelli passano come passa il tempo, ma la mancanza di libertà. Se avessi fatto una rapina in banca e fossi finito in prigione, il mio comportamento malsano avrebbe limitato la mia libertà. Per l'omosessuale, invece, la sua libertà viene limitata da un altro a lui estraneo.

Ecco la cosa più brutta dell'omofobia e di tutte le forme di razzismo. La limitazione da parte di altri della propria libertà. Perché se ho voglia di baciare una persona, prenderla per mano o abbracciarla in mezzo alla strada non posso farlo? Chi può giudicare e, soprattutto, etichettare il mio gesto? Io, per fortuna, non ho mai avuto a che fare con omofobi dell'ultimo stadio (cioè di quelli che menano) ma ho conosciuto molte persone che li hanno incontrati, alcune si sono uccise, altre si sono rialzate più forti di prima. Quello che più importa è l'ambiente intorno a te, quello che ami e che ti è familiare, solo grazie a loro puoi rialzarti.

Ci nominano con i peggio nomi: froci, finocchi, culattoni (con 2 belle T sonanti) e molti altri peggiori che non sto qui ad elencare. Ma l'insulto peggiore è quello che nasce dal cuore, che si pensa veramente e molte volte è inaspettato, si dice: “da tutti ma non da te”. Perché alla fine sono quelle le persone che contano, che ti deludono e ti lacerano l'animo toccando la tua libertà … di essere te stesso con loro. In tutto questo parlare, vorrei concludere questo articolo consigliando a tutti, omosessuali, eterosessuali ed omofobi di non ostentare mai le proprie scelte di vita, di cercare di capire l'altro come vorremmo che fossimo capiti noi. Perché la pesantezza, la caricatura di noi stessi magari a qualcuno non piace … dopo noi li etichettiamo come omofobi, invece abbiamo solo ridotto la loro libertà di vivere come credono. Consiglio, inoltre, di non nascondere tutto dietro il termine omofobia, perché l'insulto, sia da parte di chi lo fa sia da parte di chi lo riceve, può nascondere altro … molto spesso una paura di se stessi o un'affermazione sociale inutile che non serve a niente. Quindi siate quello che volete essere e siatelo al meglio per voi stessi … Non osteggiate la libertà degli altri, perché una libertà rubata è una prigione mentale dalla quale difficilmente si può uscire … qualsiasi persona voi amiate, una del vostro sesso o una del sesso opposto. 33


PAURA DELLE DIVERSITÀ

Rapporto Istat su omosessuali Quanti gay e lesbiche ci sono in Italia? Circa un milione di persone si è dichiarato omosessuale o bisessuale, più tra gli uomini, i giovani e nell'Italia centrale.Altri due milioni circa hanno dichiarato di aver sperimentato nella propria vita l'innamoramento o i rapporti sessuali o l'attrazione sessuale per persone dello stesso sesso. Quante persone pensano che i gay siano discriminati? Il 61,3% dei cittadini tra i 18 e i 74 anni ritiene che in Italia gli omosessuali sono molto o abbastanza discriminati, l'80,3% che lo sono le persone transessuali. Quante persone condannano la discriminazione nei confronti dei gay? Generalizzata appare la condanna di comportamenti discriminatori: il 73% è in totale disaccordo con il fatto che non si assuma una persona perché omosessuale o non si affitti un appartamento per lo stesso motivo. Le donne, i giovani e i residenti nel Centro Italia mostrano una maggiore apertura nei confronti degli omosessuali. Quante persone accettano senza discriminazione che i gay rivestano particolari ruoli nella società? D'altra parte, che persone omosessuali rivestano alcuni ruoli crea problemi ad una parte della popolazione: per il 41,4% non è accettabile un insegnante di scuola elementare omosessuale, per il 28,1% un medico, per il 24,8% un politico. Quante persone pensano che l'omosessualità sia una malattia? Immorale? Una minaccia per la famiglia? Il 74,8% della popolazione non è d'accordo con l'affermazione “l'omosessualità è una malattia”, il 73% con “l'omosessualità è immorale”, il 74,8% con “l'omosessualità è una minaccia per la famiglia”. Al contrario, Il 65,8% è d'accordo con l'affermazione “si può amare una persona dell'altro sesso oppure una dello stesso sesso: l'importante è amare”. Quante persone pensano che i gay non debbano fare coming out? La maggioranza dei rispondenti ritiene accettabile che un uomo abbia una relazione affettiva e sessuale con un altro uomo (59,1%) o che una donna abbia una relazione affettiva e sessuale con un'altra donna (59,5%). Ciononostante, il 55,9% si dichiara d'accordo con l'affermazione “se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati”, mentre per il 29,7% “la cosa migliore per un omosessuale è non dire agli altri di esserlo”. Quante persone sono favorevoli ai matrimoni gay in Italia? La maggioranza dei rispondenti (62,8%) è d'accordo con l'affermazione “è giusto che una coppia di omosessuali che convive possa avere per legge gli stessi diritti di una coppia sposata”. Il 43,9% con l'affermazione “è giusto che una coppia omosessuale si sposi se lo desidera”. Quante persone sono favorevoli alle adozioni ai gay in Italia? Maggiore è la contrarietà nei confronti dell'adozione dei figli (solo circa il 20% è molto o abbastanza d'accordo con la possibilità di adottare un bambino). Quante famiglie sanno di avere un figlio o un fratello gay? Forti difficoltà emergono per gli omosessuali/bisessuali in famiglia. Circa il 20% dei genitori sa che i loro figli sono gay. Il dato è più alto per i fratelli (45,9%), i colleghi (55,7%) e soprattutto gli amici (77,4%). Quanti gay ritengono di essere stati discriminati? Il 40,3% degli omosessuali/bisessuali dichiara di essere stato discriminato, contro il 27,9% degli eterosessuali. Si arriva al 53,7% aggiungendo le discriminazioni subite (e dichiaratamente riconducibili all'omosessualità/bisessualità degli intervistati) nella ricerca di una casa (10,2%), nei rapporti con i vicini (14,3%), nell'accesso a servizi sanitari (10,2%) oppure in locali, uffici pubblici o mezzi di trasporto (12,4%). Gli omosessuali/bisessuali dichiarano di aver subito discriminazioni a scuola o all'università, più degli eterosessuali (24% contro 14,2%) e così anche nel lavoro (22,1% contro il 12,7%). Un altro 29,5% si è sentito discriminato nella ricerca di lavoro (31,3% per gli eterosessuali).

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CINEMA di Armando Rotondi

Pasolini a Roma Amore e odio in mostra

Pier Paolo Pasolini è, senza ombra di dubbio, uno degli intellettuali fondamentali nella cultura italiana del XX secolo, capace di lasciare un segno a 360° negli ambiti più vari. La sua importanza è enorme in letteratura, come autore di romanzi e poesie che squarciano la realtà e la società (si pensi alle borgate di Ragazzi di vita o alla borghesia in frantumi di Teorema sia romanzo che film), nel cinema, con opere che superano il neorealismo per farsi realismo crudo e allucinato (quasi espressionista) ed altre dal sapore di favola grottesca, sino al teatro. Pasolini è l'emblema dell'intellettuale italiano profondo, di spessore, di sinistra e omosessuale ma allo stesso tempo mosso da una spiritualità, da connotati religiosi e cattolici che lo rendevano unico. Tanto da farlo diventare un faro culturale, in contrapposizione con tutto, e quindi icona e mito

Roma, ora, dedica una mostra a Pasolini, presso il Palazzo delle Esposizioni di Via Nazionale, dopo che altre grandi città europee come Barcellona, Parigi e Berlino avevano fatto altrettanto. E la capitale italiana allestisce una mostra in cui si indaga il rapporto tra Pasolini e Roma (Pasolini Roma è appunto il titolo dato all'esposizione, visitabile sino al 15 luglio) e si denota come Roma non sia stato per il grande intellettuale friulano solo un set cinematografico, ma qualcosa di più. Pasolini ha creato un'immagine inedita della capitale, ne ha fatto luogo di attrazione e rifiuto, di amore e odio, di sentimenti violenti e contrastanti tra di loro. Roma ha reso possibile un'evoluzione nella poetica pasoliniana, fino ad allora legata al linguaggio arcaico della sua terra d'origine, per confrontarsi con la realtà forte delle borgate, con la lingua dei ragazzi di vita, con il sottoproletariato e la sua condizione economico/sociale. Roma diventa così un luogo in cui Pasolini osserva e analizza l'Italia e la sua evoluzione, ma anche il centro del potere temporale e religioso in cui il Pasolini uomo soffre la censura e la discriminazione. La mostra, divisa in varie sezioni che vanno dal 1950 al 1975 con la tragica morte dell'artista, segue passo passo la vicenda di Pasolini, guardando ai suoi romanzi, ai suoi scritti, ai suoi film, ma anche alle sue vicissitudini di uomo, attraverso fotografie, reperti, video e materiale multimediale. A tutto questo si affiancano incontri, seminari, dibattiti e proiezioni.


CULTURA

Pasolini regista

Del 1966 è il film “Uccellacci e uccellini” che testimonia in modo assai umano la sfiducia nelle possibilità guaritrici e modificatrici della ideologia. I protagonisti sono due spaesati sottoproletari e un corvo la cui altisonante verbosità coincide con la sua sterilità politica. Nello stesso anno Pasolini produce l'episodio de “Le streghe” (“La Terra vista dalla Luna”), che è una specie di appendice al film precedente. Nel 1967 realizza “Edipo re” che contiene chiari riferimenti autobiografici e rappresentazione della ennesima traumatica diversità che non ha nemmeno la fede nell'utopia storica. Edipo , cieco e vagante attraverso Pasolini, sul set di “Accattone” gli aridi deserti della preistoria fino alle periferie delle attuali città, si dissolverà alla fine nella dimensione naturale.

Pasolini inizia la sua attività di regista nel 1961 con il film “Accattone” che ambienta nelle borgate romane riprendendo temi e personaggi del suo romanzo “Ragazzi di vita”. Il film vuole essere un'accorata testimonianza e drammatica adesione alla violenza antiborghese degli emarginati. Nel 1962 produce il lungometraggio “Mamma Roma” nel quale riprendeva personaggi e ambienti del film precedente con l'intento di arricchire in modo più articolato il proprio universo. Se infatti nella narrazione di “Accattone” egli illustra un processo di dissolvimento, in “Mamma Roma” si intravvede una prospettiva di riscatto, anche se frustrata, attraverso il raggiungimento di uno status socialmente riconosciuto e rispettato, oltre l'emergere del senso protettivo materno che non riuscirà, comunque, a preservare la fragilità del figlio. Nel 1963 con il mediometraggio “La ricotta” (episodio del film “Ro.Go.Pa.G.”), Pasolini giunge a uno dei più intensi risultati del suo cinema. In esso viene presentata la tragica “Passione” di un sottoproletario, Stracci, del quale lo schermo sottolinea l’umiliazione e la sofferenza. Nel 1965 Pasolini produce il lungometraggio “Il Vangelo secondo Matteo” che era stato preceduto dal film di montaggio “La rabbia”, dal film d'inchiesta sul comportamento sessuale degli italiani dal titolo “Comizi d'amore” e dal reportage “Sopralluoghi in Palestina” per “Il Vangelo secondo Matteo”girato nell e zone dove inizialmente si pensava di girare “Il Vangelo”, film, che va inserito nel contesto autobiografico che Pasolini andava delineando parallelamente alla propria produzione poetica, ebbe accoglienze contrastanti. “Il Vangelo secondo Matteo” vuole essere una immensa metafora del sottoproletariato mondiale e anche momento di verifica delle potenzialità liberatorie del Cristianesimo evangelico da contrapporre alla chiesa come struttura.

CINETURISMO In giro per i festival d’Europa Napoli Comicon Pochi, al di fuori dei tantissimi appassionati e degli addetti ai lavori nazionali e internazionali, sanno che Napoli è ormai da tempo una delle capitali mondiali del fumetto, sia inteso come fumetto oggetto d'arte che come fiere mercato e di settore. Napoli è infatti sede del Comicon, con ogni probabilità la quinta manifestazione del genere al mondo per numeri e prestigio, oggi giunta alla XVI edizione che ha avuto luogo dal 1° al 4 maggio. Dopo i primi anni a Castel Sant'Elmo sulla collina del Vomero, il Comicon si è spostato alla Mostra d'Oltremare, uno dei massimi esempi, insieme all'Eur di Roma, di architettura monumentale fascista.

I padiglioni, il parco con le fontane, la monumentale Fontana dell'Esedra, il Teatro del Mediterraneo si sono trasformati per quattro giorni in un enorme campus, fatto di appassionati e colorato da cosplayer, persone travestite come i personaggi dei fumetti, dei cartoni e del cinema, visitando stand, improvvisando performance, partecipando a gare e seguendo concerti. Quattro giorni davvero folli. 37


CINEMA Sempre nel 1967 esce il film “Che cosa sono le nuvole?”, episodio di “Capriccio all'italiana”. Teorema”, del 1968 vuole rappresentare l'annullamento e la disgregazione dell'esistenza borghese nel caso essa volesse vivere al di là della ritualità quotidiana. Nel 1969 esce “Porcile” che è la parallela narrazione di due diversità: quella dell'antropofago barbarico che verrà giustiziato dal potere, e quello del timido Julian, discendente da una ricca dinastia di industriali, votato al suicidio, cosciente della sua estraneità tanto al progetto paterno quanto alla contestazione giovanile, che verrà divorato dai porci allevati dalla famiglia. Il film porta agli estremi la visione pasoliniana del terrorismo lucidamente autodistruttivo degli emarginati e si avvale, sul piano espressivo, di elementi poetici, sarcastici ed epigrammatici. Questo tema verrà ripreso in “Medea” (1969), che è preceduto dalla realizzazione de “La sequenza del fiore di carta”, episodio del film “Amore e rabbia”. Il film, che non si arresta alla constatazione dell'inferno contemporaneo, si articola nella dialettica tra la spontaneità primitiva e la tecnocratica razionalità, mettendo in risalto che, dove non si arresta la prima, e rompe la vendetta nella sanguinaria ed equa necessità.

fatto di aver contribuito al processo di falsa liberalizzazione della sessualità e lo rinnegherà in modo provocatorio nel film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” che, uscito postumo nel 1976 e sottoposto a una fortissima censura, sarà l'ultimo contributo di Pasolini al cinema.

AGENDA DI GIUGNO Salento International Film Festival Dal 21 al 28 giugno a Tricase (LE). Sedi varie. www.salentofilmfestival.com Fedele alla sua missione di promuovere la cinematografia indipendente, Salento International Film Festival presenta ogni anno in anteprima alcuni dei migliori film provenienti da tutto il mondo. Luogo d'incontro di popoli da tempo immemorabile e Porta d'Oriente , il Salento continua la sua tradizione multiculturale attraverso le produzioni cinematografiche.

Mostra Internazionale del Nuovo Cinema

L'opera seguente sarà la cosiddetta “trilogia della vita” composta dal “Il Decameron” del 1971, “I racconti di Canterbury” del 1972 e da “Il fiore delle mille e una notte” del 1974. In essi Pasolini rappresenta il progetto di dipingere l'infanzia dell'umanità, l'innocenza dei popoli, il trionfo delle istanze erotiche e naturali dell'uomo. Ma già nel 1974, alla presentazione del progetto del prossimo film, Pasolini dichiarava di sentirsi spaventato dal 38

Dal 23 al 29 giugno a Pesaro (PU). Sedi varie. www.pesarofilmfest.it È uno dei più importanti eventi cinematografici italiani. Ideato a Roma nel 1964, si svolge a Pesaro fin dalla prima edizione tenutasi nel 1965. Il festival nasce con l'obiettivo di realizzare una rassegna di Opere prime selezionate tra quelle capaci di avviare processi di rinnovamento, di crescita, di maturazione e di evoluzione in ambito cinematografico. In questo senso il festival si pone al servizio del nuovo cinema, quello capace di rompere gli schemi per percorrere nuove strade superando i conformismi e le leggi di mercato per fare strada a nuove idee aperte ad un concetto di cinema in continua crescita.


CULTURA di Generoso D’Agnese

L'Abruzzo, visto dalla Majella, si rivela al viaggiatore per quello che è: una regione nella quale predomina il color verde natura. E se per raggiungerla, scegliendo la vacanza plen air bastano poco piÚ di due ore partendo da uno degli aeroporti di Roma, vale la pena trascorrervi molte ore per assaporarlo metro dopo metro e riempire il tempo non solo con le viste mozzafiato su stupendi canyon e sorprendenti cascate che si aprono sui sentieri boschivi, ma assaporandone i gusti e assorbendone i suoni.

La natura tra mari e monti Seconda parte

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ENOTURIMO Perché la scoperta dell'Italia poco pubblicizzata e lontana dalle linee ufficiali degli operatori internazionali, va fatta a passo lento e lontano dai tessuti urbani. E in Abruzzo offre molte sorprese. Partenza di prima mattina, dopo la sosta nell'ampio spiazzo di Pian delle Mele, dove tra l'altro gli amanti del divertimento avventuroso

La “Dea di Rapino”

Parco Avventura della Majella

potranno anche provare il brivido di affrontare nel Parco Avventura Majella molti giochi sospesi tra gli alberi, camminando tra passerelle, ponti tibetani e tunnel tirolesi mozzafiato. Prima di raggiungere località PasRapino so Lanciano, da cui spiccare l'ultimo tratto stradale verso il rifugio della Majelletta, sarà però interessante puntare per qualche ora verso valle, per raggiungere a soli dieci minuti il paese di Rapino, posto alle pendici del versante nord-orientale della Majella, attraversato da torrenti affluenti del fiume Foro. Il centro affonda le proprie origini nella preistoria e ne è testimonianza diretta la “Grotta del Colle” in cui fu ritrovata la Dea di Rapino conservata nel Museo Archeologico di Chieti. Nelle vicinanze venne trovata dallo studioso Theodor Mommsen la “Tabula Rapinensis” targa con incisioni in dialetto osco/marrucino il cui valore è pari alla stele di Rosetta. Il manufatto fu trasferito in Germania ed è stato conservata fino alla Seconda Guerra mondiale nel Pergamonmuseum di Berlino ma dopo 40

l'invasione russa venne portato nel museo Puskin di Mosca in Russia. Nelle vicinanze dell'attuale centro abitato, si trovano i resti di una fortificazione con mura megalitiche, resti di abitazioni a capanne, resti di un'ara sacrificale, il tutto identificato come Touta Marouca, l'antica capitale del popolo dei Marrucini. Sede di una prestigiosa scuola di ceramica che vanta tra i maestri Gioacchino Cascella, Rapino si propone agli ospiti con un invitante Museo delle ceramiche che fa da preludio alla prossima tappa, posta a pochi chilometri, di sapore alto/medievale. Il paese, Fara Filiorum Petri, già nel nome rappresenta un unicum nella toponomastica italiana. Il termine “Fara” identifica il luogo di aggregazione dei clan longobardi, che qui trovarono terre fertili e ricche di acque. Fara Filiorum Petri è attraversata dal Foro ed è il capoluogo dell'Alta Val di Foro, nonché dal Vesola Sant'Angelo. Due laghi artificiali i Calanchi (caratteristiche formazioni geologiche di argilla a spigoli molto vivi e brulli, di notevole interesse scientifico) fanno da sfondo alla meritata pausa che va assaporata con un eccelente piatto di pasta.

Siamo nel regno dei pastifici italiani (De Cecco, Delverde, Cocco distano pochi chilometri, a Fara San Martino) e delle zone vocate a Montepulciano (il castello di Semivicoli e la tenuta Masciarelli, distribuita anche a San Martino sulla Marrucina, paese d'origine della regista e produttrice Penny Marshall). Pranzare con i maccheroni alla pecorara accompagnato dal Montepulciano o dal Cerasuolo d'Abruzzo ristora l'anima prima che il fisico. Da assaggiare assolutamente la gazzosa, bevanda che nel paese vanta Artigianato a Guardiagrele ancora produttori e che viene distribuita nelle bottigliette da 33 cl: oltre ad essere un'ottima bibita dissetante, rap-


CULTURA Siamo nel regno dei pastifici italiani (De Cecco, Delverde, Cocco distano pochi chilometri, a Fara San Martino) e delle zone vocate a Montepulciano (il castello di Semivicoli e la tenuta Masciarelli, distribuita anche a San Martino sulla Marrucina, paese d'origine della regista e produttrice Penny Marshall). Pranzare con i maccheroni alla pecorara accompagnato dal Montepulciano o dal Cerasuolo d'Abruzzo ristora l'anima prima che il fisico. Da assaggiare assolutamente la gazzosa, bevanda che nel paese vanta ancora produttori e che viene distribuita nelle bottigliette da 33 cl: oltre ad essere un'ottima bibita dissetante, Il castello di Semivicoli rappresenta un vero e proprio tuffo negli anni 60 (a Fara si produceva fino a pochi anni fa quella che veniva considerata la miglior Coca Cola del Mondo, merito delle proprietà oligominerali dell'acqua del Foro). Cascate del Fiume Foro

È tempo di risalire e di puntare alla vetta del secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini continentali (dopo il Gran Sasso), e lungo la strada vale la pena fermarsi a Pretoro, che deriva il suo nome da “Praetorium” un punto

di vigilanza del passaggio dalla vallata. Il paesetto ha una spiccata vocazione all'artigianato del legno e nella prima domenica di maggio mette in scena una rappresentazione tradizionale (Sant'Andonie e lu Lupe) che attinge alle leggende popolari. In tale giorno è possibile fare un incontro ravvicinato con i serpenti che vengono catturati e portati in processione lungo la via del Paese. Superata Pretoro, l'ex strada statale 263 non abbandonerà mai del tutto l'ombra dei maestosi pini e porterà comodamente al punto di ristoro di Passo Lanciano, dal quale spiccare l'ultimo salto verso la Majelletta e fermarsi nei pressi del Rifugio Bruno Pomilio (1888 metri), che offre 20 posti letto, tavola calda e ristorante. Ovviamente bisogna gustare le pietanze locali: P'ttlolozz' (sorta di rombi di pasta fatta con farina ed acqua), “Pasta alla chitarra” (realizzata mediante uno strumento apposito detto chitarra, agnello alla brace, turcinelle (realizzati con budella di maiale e ripieni di animelle e peperoncino), ciabbotta, pizz'e foij (stufato di verdure con sarda affumicata). Ora è tempo di scendere dalla casa mobile e di abbracciare con lo sguardo l'immensa macchia verde che circonda il piazzale. Monte Amaro, 2792.873 m; Monte Acquaviva, 2737 m; Monte Focalone, 2676 m; Monte Rotondo, 2656 m; Monte Macellaro, 2646 m, 41


ENOTURIMO Pesco Falcone, 2546 m; Cima delle Murelle, 2598 m, i vasti altopiani a quote elevate, i ripidi valloni, scavati da fiumi come l'Orfento e il Foro i profili montuosi dei gruppi del Monte Morrone, del Monte Porrara e dei Monti Pizzi, i Nevai della Majella e all'Orizzonte la striscia azzurra del Mar Adriatico, rappresentano un unicum che ripaga per intero l'idea del viaggio. E permettono di comprendere l'assoluta ricchezza di una regione che vanta oltre la metà del suo territorio nei perimetri di parchi naturali. Per chi arriva fin quassù non rimane che la scelta tra un tranquillo ozio d'alta quota o un'escursione tra i sentieri del Parco nazionale. E quando il motore viene riavviato, sarà difficile separarsi da un silenzio che fa rumore nell'anima.

Abazia di San Liberatore 42

L'Adriatico e la Majelletta visto dal Monte Focalone

La scoperta del Parco Nazionale non finisce tuttavia con l'arrivo in cima alla Majelletta. Puntando in direzione mare e superando il paesetto di Roccamontepiano vale la pena fare una prima sosta all'Abazia di San Liberatore a Majella, uno dei più antichi monasteri dell'Abruzzo, situata nel Comune di Serramonacesca (anche esso di origine longobarda). La fondazione di questa abbazia viene fatta risalire all'opera di Carlo Magno e risale all'anno 800. L'abbazia, immersa in uno scenario naturale di grande suggestione, fu per secoli patrimonio dell'ordine benedettino e distrutta dal terremoto del 990 fu ricostruita dal Monaco Teobaldo (arrivato da Montecassino) nel 1007. La facciata ha uno schema che rispecchia la tripartizione interna. Divisa in due ordini, presenta nella parte superiore tre monofore semplici e in quella inferiore tre portali, caratteristici del romanico abruzzese. L'interno, a tre navate divise da sette arcate per lato, ospita affreschi e un pavimento con il mosaico originario cosmatesco risalente al 1275. Da non perdere una visita nelle vicine tombe rupestri, che si trovano sulla parete destra della valle del fiume Alento. La zona viene chiamata San Giuannelle (San Giovannino) e secondo alcune ipotesi storiche il complesso tombale dovrebbe essere stato realizzato da un gruppo di eremiti che popolarono la zona tra l'Ottavo e il Nono secolo. Poco distante, a 20 minuti di comoda passeggiata, si trova un altro capolavoro dell'architettura benedettina: l'eremo di Sant'Onofrio, costruito sfruttando alcune cavità naturali. Il sentiero si sviluppa su dei gradini scavati nella roccia, la tradizione vuole che tali scalini siano l'impronta del santo che trasportato dai fedeli in paese tornò da solo presso la sua chiesetta rupestre. All'interno dell'eremo,


CULTURA posteriormente all'altare, vi è la “culla di S. Onofrio”, nella quale permane il rito dello strofinamento da parte dei fedeli per la cura di numerosi mali. Terminata la suggestiva escursione e il primo assaggio di un luogo punteggiato dagli eremi, si riprende il percorso automobilistico per arrivare, nel giro di pochi tornanti nella cittadina di Manoppello. Luogo simbolo della migrazione abruzzese (molti abruzzesi morti nella tragedia di Marcinelle provenivano da questo paese), Manoppello ospita il Santuario del Volto Santo, meta annuale di migliaia di pellegrini. Si tratta di un velo tenue che ritrae l'immagine di un volto, un viso maschile con i capelli lunghi e la barba divisa a bande, ritenuto essere quello di Cristo. L'immagine ritratta, secondo una tradizione, è “acheropita”, ovvero “non disegnata o dipinta da mano umana”, ed ha una caratteristica unica al mondo: è visibile identicamente da ambedue le parti. Secondo recenti studi, l'immaEremo di Sant'Onofrio gine del volto sarebbe perfettamente sovrapponibile a quella che emerge dalla Sacra Sindone e potrebbe far riferimento alla “Veronica”. XVI, la chiesa rappresenta l'ultima tappa della prima fraLa reliquia giunse a Manoppello nel 1506 , portata da uno zione del tour alla scoperta della spiritualità della Majella. Per la notte si arriva a Chieti, città capoluogo di provincia e sconosciuto pellegrino, scomparso senza lasciare traccia ricca di vestigia italiche e romane (il suo nome originario è subito dopo. Innalzata a basilica minore da papa Benedetto Theate). Situata su un colle panoraL’Altare del Santuario del Volto Santo mico, Chieti domina la Valpescara e abbraccia con lo sguardo il Mare Adriatico. Adriatico. Quella che per i romani fu Teate Marrucinorum, capitale dei bellicosi Marrucini, oggi viene definita la Terrazza d'Abruzzo e si offre al turista con il Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo “Villa Frigeri”, nel quale è possibile ammirare il celebre Guerriero di Capestrano (statua in pietra considerata il simbolo d'Abruzzo), la stele di Guardiagrele, il torso di Rapino, l'Ercole Curino, i dischi di Alfedena e la collezione numismatica. A pochi metri di distanza è situato il Museo Archeologico Nazionale d'Abruzzo “La Civitella” che espone i reperti relativi alla terra dei Marrucini. Il Museo d'Arte “Costantino Barbella”, Museo “Palazzo de' Mayo”. I Templi romani arricchiscono l'offerta culturale di una città le cui viscere custodiscono ancora molti luoghi da esplorare. 43


BENESSERE E SALUTE di Simona Guidicelli

Il fico

Ficus sativa

Il fico è una pianta ben conosciuta e coltivata fin dai tempi più remoti, ma, per quanto sia così diffuso soprattutto lungo le coste del Mediterraneo, sembra sia originario dell'Asia Minore. Nelle nostre regioni meridionali dal clima molto caldo cresce spontaneo il fico selvatico o caprifico (Ficus carica var. caprificus) che produce frutti stopposi e non commestibili; come pianta fruttifera è invece utile il fico domestico (var. sativa) di cui si coltivano numerose varietà orticole, con frutti di varie forme e di diverso colore. Il fico è una tipica pianta mediterranea, ma la si può coltivare in tutta Italia sia in pianura che in zone collinari bene esposte e soleggiate; la fruttificazione è abbondante e si prolunga da agosto ad ottobre (solo le varietà “bifere” producono, oltre ai veri fichi, anche i fioroni che maturano a giugno-luglio). I veri fiori sono molto piccoli e restano 44

racchiusi nel ricettacolo che costituisce l'infiorescenza e il fico maturo non è un vero frutto ma un'infruttescenza. Le varietà orticole si possono propagare per via agamica, cioè per talea, margotta o innesto. QUANDO SI RACCOGLIE I fichi si colgono quando sono ben maturi, spiccandoli con il peduncolo. COME SI UTILIZZA I fichi sono molto ricchi di zuccheri, di vitamine e di sali minerali. Hanno proprietà digestive, emollienti, lassative ed anche sedattive. COME SI COLTIVA Il fico cresce bene in terreni asciutti, anche sassosi, meglio se concimati all'impianto (in autunno) con letame; per la fruttificazione, esige una posizione a pieno sole, all'ombra infatti produce solo foglie. Il fico domestico è un albero di notevole vigoria vegetativa che a seconda della varietà produce una o due fruttificazioni; si moltiplica mediante talee legnose (in inverno), per polloni radicali, propaggini e margotte; talvolta si eseguono innesti su piante selvatiche (caprifico). Annaffiate soltanto in caso di siccità persistente e nei primissimi anni concimate a fine inverno con fertilizzanti complessi bilanciati. Fate attenzione al marciume al colletto (dovuto ad eccessiva


BENESSERE E SALUTE CURIOSITÀ Coltivato come una delizia rara e ricercata nei giardini paradisiaci dei babilonesi, era venerato dagli egizi come albero della vita e dell'immortalità, dal quale ogni giorno rinasceva Ra, il Dio Sole, e dal quale si traeva il legno più pregiato per i sarcofaghi destinati ad accompagnare i defunti nell'aldilà. umidità del terreno) e alle cocciniglie. Le piante selvatiche portano a maturazione i frutti solo se i fiori vengono fecondati da insetti pronubi; per le varietà domestiche, oggi diffuse in coltivazione, ciò non è necessario in quanto l'ingrossamento dei frutti si verifica per partenocarpia (cioè senza la fecondazione).

I CONSIGLI DELL'ERBORISTA COME SI PREPARA PER LA CONSERVAZIONE I frutti si usano freschi o se essiccati si conservano in sacchi di tela o di juta. PER RALLENTARE L'INVECCHIAMENTO Schiacciare alcuni fichi freschi, aggiungere miele e succo di limone e consumarli al mattino a digiuno. PER RISOLVERE UN ASCESSO Far cuocere in 1/2 litro di latte 50 g di fichi secchi per 15 minuti. Schiacciarli e stenderli su una garza da mettere sulla parte infetta. Rinnovare ogni mezz'ora. CONTRO LA TOSSE Far bollire in mezzo litro di acqua fredda 6 fichi secchi per

20 minuti a fiamma bassa. Filtrare, aggiungere miele e berne a volontà lontano dai pasti. CONTRO VERRUCHE Strofinare sulla verruca una foglia di fico, oppure spremervi sopra qualche goccia di lattice. CONTRO I CALLI Raccogliere del lattice e stenderlo sul callo alla sera prima di coricarsi. Continuare sino all'eliminazione del callo. PER ATTENUARE LE EFELIDI È sufficiente passare sulle efelidi qualche goccia di lattice.Anche questa cura deve continuare per qualche tempo. IN GRAVIDANZA È utile consumare fichi, sia freschi che secchi, per tutto il periodo della gravidanza. La presenza di vitamine nel loro contenuto ne fa un alimento energetico.

La ricetta Linguine al tonno fresco e fichi Ingredienti 300 gr. tonno fresco, 100 gr. di olive nere 100 gr. di pomodori secchi 30 gr. di acciughe, 4 fichi, 4 spicchi d'aglio 400 gr. di linguine, 50 gr. di pangrattato Vino bianco, sale e olio quanto basta

Soffriggere in olio abbondante gli spicchi d'aglio. Aggiungere, una volta rosolato l'aglio, i pomodori secchi e le acciughe tagliate in pezzi grossi. Unire le olive private del nocciolo e divise a metà e parte del tonno tagliato in pezzi medio-piccoli. Sfumare dopo pochi minuti a fiamma alta con un goccio di vino bianco. Aggiungere i fichi divisi in 4 parti e saltarli insieme al condimento. Dopo 10 minuti aggiungere il tonno rimanente tagliato a pezzi piccoli, saltarlo brevemente e spegnere la fiamma. Cuocere la pasta al dente, saltarla in padella insieme al sugo e aggiungere a fine cottura il pangrattato. 45


ENOGASTRONOMIA dalla Redazione

Il pesce spada: cibo divino

Si narra, che i Mirmidoni,volendo vendicare l'uccisione di Achille attaccarono i Troiani. Questi, per evitare la rappresaglia scapparono e allora i Mirmidoni, rabbiosi per non aver raggiunto l intento, si lasciarono annegare. Al fine di tramandare questo nobile gesto Tetide, dea marina, li tramutò in pesci dal lungo rostro a ricordo della loro arma. Da allora la pesca del pesce spada avviene seguendo un iter preciso legato probabilmente a questa leggenda; i pescatori calabresi e siciliani, sulla passerella dei loro luntri (barche tradizionali per tale pesca) instaurano una sorta di dialogo quando avvistano la preda, esclusivamente in lingua greca; e quando si fa da presso al pesce spada, è di assoluta tradizione che il marinaio gli parli per attirarlo vicino alla barca.

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Il pesce spada non è un pesce qualsiasi, è il pesce per antonomasia, pregiato a tavola, romantico e temibile in acqua. Se n’è occupato dettagliatamente lo storico Polibio (II sec. a.C.), che rimase affascinato dalla tecnica di pesca praticata ai piedi dello scoglio di Scilla. A suo dire, anche Omero deve avervi assistito, visto che ha attribuito alla mostruosa Scilla gli stessi atteggiamenti dei cacciatori del pesce: “spinge le leste fuori dal baratro orribile e lì pesca, e lo scoglio intanto intorno frugando delfìni e cani di mare … afferra”. Appartiene all'ordine dei Perciformi , sottordine Scombroidei, famiglia Xiphidae. Il nome del genere, Xiphias (in greco “spada”, denominazione attribuitagli anticamente da Aristotele), è rimasto immutato per 2.400 anni. Successivamente Linneo (1758) nell'introdurre la nomenclatura binomiale, aggiunse al nome greco il termine latino di gladius per indicare la specie. Chiamato dai greci anche Galeotas,


CULTURA

La ricetta Involtini di pesce spada

“Luntri”, barca tradizionale per la pesca

viene definito dal Fiore - che fa riferimento a Plinio II Thaureanus, dal nome della città di Taureana presso Palmi, distrutta nel 1500 dalle invasioni saracene, dove fin da quei tempi se ne praticava la pesca. In alcuni frammenti a noi pervenuti, Archestrato di Gela (pressoAteneo), parlando anche dell'anguilla e della murena, decanta la bontà gastronomica del pesce spada definendolo “cibo divino”, mentre Oppiano di Cilicia nel suo “De piscatione” ne descrive i comportamenti. Il fiorentino Paolo Giovio paragona le carni di questo pesce a quelle dello storione. La carne del pesce spada era già ben nota a Cartesio che la raccomandava per gli stomaci delicati e convalescenti (Miscellanea, cap. XI), …” è vellutata, sapida, aurorale, si squaglia in bocca come un’alga e suscita insieme pensieri casti e di amore”. Il pescespada è un pesce lungo fino a 4 metri e pesante, a volte, anche tre quintali. Ha un colore grigio scuro sopra e argento sotto. Si nutre preferibilmente di seppie e di calamari. Ha una carne delicata, rosea e molto nutriente. La spada che rappresenta il prolungamento della mascella superiore, è un’appendice lunga e appiattita di cui il pesce

Ingredienti 1 kg di pesce spada, 3 Sarde salate, 2 cucchiai di passoline (uvetta sultanina), 2 cucchiai di pinoli, 250 gr. di pangrattato, 80 gr. di caciocavallo semi stagionato (o parmigiano), olio extra vergine d oliva a discrezione, una cipolla per la confezione degli involtini, 3 spicchi d aglio, un bel ciuffo di prezzemolo, foglie di alloro, sale e pepe quanto basta.

Tagliare il pesce a fettine sottili (circa 40 grammi a fettina) per confezionare gli involtini, spianarle con il batticarne ad uno spessore di circa ½ cm, prenderne circa 300 grammi e tritarlo con un coltello. Soffriggere l aglio schiacciato, e appena imbiondisce toglierlo, unire il pesce spada e il prezzemolo tritati. Sciogliere le sarde salate in poco olio e aggiungerle al soffritto. Infine unire il pangrattato, il formaggio grattugiato, le passoline e i pinoli. Aggiustare di sale e pepe e fare insaporire per pochi minuti. Adagiare su ogni fettina di pesce spada un poco del condimento appena ottenuto, quindi avvolgerli in modo da formare degli involtini e, dopo averli arrotolati, spennellarli con l olio e poi passarli nel pangrattato rimasto (l impanatura esalta la morbidezza ). Man mano che li confezionate preparare lo spiedino procedendo come segue: in una stecca da spiedo in bambù infilzare alternati: una sfoglia di cipolla, una foglia di alloro e l involtino. Comporre uno spiedino di quattro involtini e terminare con alloro e cipolla. Una volta completati passateli alla griglia con la carbonella non troppo ardente. Eventualmente si può usare anche una piastra adatta allo scopo. 47


ENOGASTRONOMIA si serve come arma di offesa e di difesa. Il pesce spada, uno dei più grossi teleostei viventi (nelle tonnare siciliane sono stati catturati esemplari fino a 300 chilogrammi) è anche un veloce nuotatore, raggiungendo facilmente la velocità di oltre 70 km orari. In Sicilia, il posto d’onore del menù di tutti i ristoranti di mare non può che appartenere al pesce spada. Ottimo cotto alla brace, sulla piastra, in padella o brasato. Se marinato prima della cottura acquista ancora più sapore.

AGENDA DI GIUGNO Sagra trofie con radicchio e porcini Dal 20 al 22 giugno a Montoro / Misciano Avellino www.associazioneilcastello.com La Sagra Trofie con Radicchio e Porcini e Gnocchi alla Borgense è diventata un appuntamento significativo per chi ama le cose semplici e genuine della nostra terra. L iniziativa, organizzata dall Associazione Socio Culturale Il Castello , e che ogni anno riscuote sempre un notevole successo, risponde alla sempre più crescente domanda di vecchi sapori tradizionali e ha lo scopo di valorizzare e promuovere l'enogastronomico dell intero patrimonio territorio montorese.

Si può gustare anche tagliato come “carpaccio”. Il carpaccio di spada con insalata di mele e rucola è un antipasto fresco e molto leggero, ideale per una cena tra amici che potrete stupire con l'accostamento profumato delle mele verdi e il sapore pungente della rucola il tutto smorzato da una salsa allo yogurt. E per preparare un gustoso piatto estivo disponete i tranci di pesce spada in una larga padella, dove avrete già messo tre cucchiai di olio, i tranci di pesce spada. Lasciateli cuocere per cinque minuti a fuoco medio, da una sola parte, girateli e continuate la cottura aggiungendo sopra un condimento di aglio, pomodorini, olive e capperi, aggiungendo infine il peperoncino a piacere.

La notte dei sapori Dal 27 al 29 giugno a Torre Le Nocelle (AV) www.lanottedeisapori.oneminutesite.it I fusilli alla Cialì , la carne di maiale con peperoni, il caciocavallo all impiccato, con la variante della spolverata del tartufo fresco di Bagnoli Irpino, la fagiolata alla "Rocco", saranno i principi di una corte gastronomica che comprende anche specialità alla brace, come la salsiccia e la bistecca di maiale. Ma la prossima edizione sarà caratterizzata, soprattutto, dall introduzione, nel menù, della regina della nostra tradizione culinaria: la pizza chiena .

Sagra del riso Dal 27 al 29 giugno a Valle Lomellina (PA) www.sagradelriso-vallelomellina.it

Terminate la cottura a fuoco medio per altri 10 minuti circa e cospargete i tranci di pesce con un trito di origano e prezzemolo. 48

È una delle più rinomate sagre della Valle Lomellina, e offre la possibilità di degustare piatti tipici soprattutto a base del cereale principe: il riso. Tra i piatti tipici della tradizione Lomellina si potrà gustare la Panissa Lomellina , il Risotto con le rane , Risot cun la pasta da salam , R ane fritte alla vallese , P radè Cumudà con polenta e tanti altri risotti.


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