L'ECO

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Anno 55 17 novembre 2021 Fr. 3.­ numero

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Settimanale d'informazione

G IAMP IE RO G AL E AZZI: TRA TRIO N F I E L ACRIME ... IL CO RAG G IO D I G U ARD ARE IN FACCIA LA REALTÀ I CICL I E CO N O MICI


Via Cascina Smeralda1 15027 PONTESTURA (AL) Telefono: +39 142 466275 www.agriturismocascinasmeralda.it


SOMMARIO

Editoriale

Care lettrici, cari lettori,

RUBRICHE

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La rubrica di Mauro Trentini Protezione contro il licenziamento La rubrica di Dino Nardi Il coraggio di guardare in faccia la realtà La rubrica di Stefania Calzà Santoni Il sanapo (Sinapis arvensis) ATTUALITÀ

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Economia I cicli economici Società Spirito del tempo e tempo dello spirito Giampiero Galeazzi: tra trionfi e lacrime...

giorni passati mi è capitato di incontrare più di una persona che parlava senza cognizione di causa. E ce ne sono di vario genere. C'è quello di coloro che parlano per sentito dire, perché “l’ha detto la televisione” (dove una o nascondendosi dietro un “dicono”, “ho sentito dire che…”, e non sentono ragioni se gli spieghi che credono in fandonie o pure invenzioni, anche se magari tu sei un esperto del tema in questione. Un secondo genere di persone è quello che parla perché l’ha sentito da qualcuno di autorevole, un docente, un guru di qualcosa,

Storia Immigrazione italiana 1970­1990 ­ La seconda generazione (2) Turismo Monte Sant'Angelo Arte Eduard Vuillard. un vestibolo coperto della sua pittura Mostre Il mito di Clay Regazzoni rivive Cucina Polenta alla carbonara ­ Insalata russa leggera ­ Chiffon cake al pompelmo

e allora, non avendo loro nessuna conoscenza in quel

MOTORI E MOBILITÀ

per lavoro, molto tempo davanti al computer, incappo

L'accattivante nuovo SUV coupè Taigo di Volkswagen ­ La Ferrari BR20 ­ Il più grande raduno della storia di Lamborghini per Movember

in terra. In rete non si parla ma si scrive a vanvera.

preciso ambito (e forse nemmeno in altri), quello che sentono dire è, per loro, la verità assoluta. Faccio un breve esempio: la mia parrucchiera, abilissima nel suo lavoro, intelligente e istruita, con mia grande sorpresa, si è dichiarata contro i vaccini perchè, a detta di un professorone, di cui non ricordava neppure il nome, i vaccini sono inutili. E non vi dico cosa succede quando si incontrano persone che dicono di essersi informati su internet! A me vien la pelle d'oca a sentirli. Essendo io, spesso in notizie aberranti, che non stanno nè in cielo nè Notizie false che girano vorticosamente sui social per abbindolare coloro che, sembra, non abbiano un minimo

SPORT

di capacità di discriminare tra una notizia vera e una

Italia ­ Svizzera 1­1 ­ All'Italia il trofeo per nazioni agli europei in vasca corta

vanvera si moltiplichino. Timidamente, quando ne

COMUNICATI STAMPA/EVENTI 36 ­ 37 ­ 39 38

che parlano a vanvera, tanto per dare aria alla bocca. Nei

gran quantità di sapientoni sputano sentenze a vanvera),

CULTURA

sono convinta che anche voi conoscete molte persone

TEMPO LIBERO

Settimanale d'informazione

Socio fondatore della Federazione Unitaria Stampa italiana all'estero (FUSIE) La testata riceve il contributo per la stampa italiana diffusa all’estero erogati dal Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri

Sede legale: Via Brocaggio 1, 6984 Pura ­ Redazione: Eichwiesstrasse 9, 8630 Rüti Orari: Martedì ­ Venerdì dalle 10.00 ­ 12.00 e dalle 14.00 ­ 16.00 Tel. 056 535 31 30 e­mail: redazione@leconews.ch Editore: L'altraitalia

www.lecotele7.com

notizia falsa. Capita così che, coloro che parlano a incontro

qualcuno, tento

(se

sono

preparata

su

quell'argomento) di dare le giuste informazioni, ma quasi sempre capisco che il mio intervento è del tutto inutile. Ai "parlatori a vanvera" non fai cambiare idea, perciò mi rifugio nel mio silenzio e, appena posso, taglio la corda. Maria Bernasconi Redazione e collaboratori: Chiara Bernasconi, Stefania Calzà Santoni, Flory Di Biagio, Peter Ferri, Graziano Guerra, Bruno Indelicato, Giovanni Longu, Dino Nardi, Andrea Pagnacco, Graziella Putrino, Egidio Todeschini, Mauro Trentini Agenzie Stampa: 9 Colonne, Adnkronos, Aise, Ansa, Inform, Swissinfo. Fotografie: Adnkronos, Ansa, Esther Landolt, Luigi Rizzo. Pubblicità: Tel. 056 535 31 30 e­mail: redazione@leconews.ch Stampa: Nastro&Nastro Srl ­ 21010 Germignaga (VA) Italia Spedizione: Stisa SA ­ Zona Industriale 1 ­ 6593 Cadenazzo Gli articoli e le foto impegnano solo la responsabilità degli autori. Costo abbonamento annuale Fr. 98.­ Amministrazione: tel. 091 943 13 67 mercoledì 17 novembre 2021/

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RUBRICHE

a cura di

Mauro Trentini

avvocato mail: trentini­legal@bluewin.ch

DISDETTA DEL RAPPORTO DI LAVORO

La protezione prevista dal Codice delle Obbligazioni

C

aro avvocato, Ho sentito dire che esiste una protezione con­ tro la disdetta del rapporto di lavoro. Di cosa si tratta? Marco Caro Signor Marco, ha sentito bene. Il nostro Codice delle Obbligazioni (di seguito CO) dove vengono regolati i contratti prevede, nell’ambito del con­ tratto di lavoro, un certo numero di casi dove sia i lavoratori come pure il datore di lavoro vengono protetti nel caso in cui la controparte decide di disdire il rapporto di lavoro. Il sistema implementato dal legislatore distin­ gue due filoni ben determinati di pro­ tezione. Da un lato vi sono i casi di disdetta abusiva (casi questi che per semplificare rispondono alla doman­ da "con che motivazione non può es­ sere data una disdetta?") e dall’altro i casi della disdetta in tempo inoppor­ tuno (che risponde alla domanda "quando non si può dare una disdet­ ta?" Al centro vi è la personalità del lavo­ ratore e i bisogni di protezione della medesima, come pure momenti della vita, dove una disdetta metterebbe in condizioni critiche chi la deve subire. Andiamo comunque con ordine: La disdetta abusiva Gli articoli 336, 336° e 336b CO so­ no gli articoli che proteggono contro una disdetta abusiva. Al centro di queste disposizioni vi è una concretiz­ zazione del principio della buona fede. Ai sensi dell’art. 336 cpv. 1 CO, la di­ sdetta è abusiva se data: a. per una ragione intrinseca alla per­ sonalità del destinatario, salvo che tale ragione sia connessa con il rap­ porto di lavoro o pregiudichi in modo essenziale la collaborazione nella azienda; La disposizione protegge quando una disdetta del rapporto di lavoro è moti­ vata da ragioni legate al sesso del de­ stinatario, alla famiglia, all’origine, al­ la razza, alla nazionalità, alla religio­ ne, all’orientamento sessuale. 4

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Sono pertanto abusivi i licenziamenti cosi motivati: ti licenzio perche sei donna, perché sei un africano, perché sei un mussulmano, perché sei gay, ecc…; b. perché il destinatario esercita un diritto costituzionale, salvo che tale esercizio leda un obbligo derivante dal rapporto di lavoro o pregiudichi in modo essenziale la collaborazione nell’azienda; La disposizione protegge contro licenziamenti motivati dall’apparte­ nenza ad un partito, dall’aver firmato un’iniziativa o una petizione, dall’aver esercitato un diritto politico. c. soltanto per vanificare l’insorgere di pretese del destinatario derivanti dal rapporto di lavoro; Molti contratti di lavoro possono pre­ vedere, dopo diversi anni di lavoro, la concessione di premi (un salario sup­ plementare, un orologio, ecc…). Orbe­ ne se il licenziamento avviene prima che questi eventi si producano può essere considerato come abusivo. d. perché il destinatario fa valere in buona fede pretese derivanti dal rap­ porto di lavoro; Generalmente delle pretese vengono fatte valere dopo la fine del rapporto di lavoro. Il legislatore ha perô pen­ sato anche a pretese che possono in­ sorgere durante il medesimo. Si pen­

si ad una promessa di aumento di sti­ pendio che non viene però concesso. Quando il lavoratore, in buona fede lo reclama, il datore di lavoro lo licenzia. e. perché il destinatario presta servi­ zio obbligatorio svizzero, militare o di protezione civile, oppure servizio civile svizzero o adempie un obbligo legale non assunto volontariamente. La disposizione non necessita di ulte­ riori commenti essendo chiara di per se. Come in tutte le questioni di diritto quando si intende fare valere una pre­ tesa bisogna essere in grado di forni­ re la prova di quanto si pretende. Non sempre è facile difendersi da un li­ cenziamento abusivo poiché, la prati­ ca lo insegna, il datore di lavoro utiliz­ za sovente motivazioni contro le quali è difficile difendersi (ad esempio mo­ tivi economici) per mascherare un li­ cenziamento dettato magari dalla re­ ligione o dall’orientamento sessuale. Vale quindi sempre la pena, quando si è vittima di un licenziamento che si sospetta abusivo chiederne la motiva­ zione e, se del caso, assicurarsi la te­ stimonianza di colleghi che hanno magari assistito ad episodi sul posto di lavoro che possono far pensare ad un licenziamento abusivo. Buona settimana a tutti i lettori de l’Eco.


RUBRICHE

IL CORAGGIO DI GUARDARE IN FACCIA LA REALTÀ

a cura di

Dino Nardi

rubrica di politica e informazione sociale mail: nardi.dino@bluewin.ch

La scarsa par tecipazione al voto degli italiani all'estero

N

el corso della mia militanza attiva nel sindacato, nel mondo associativo dell’emigrazione italiana, nonché l’impegno in vari organismi elettivi come il Comites, il Cgie ed il Consiglio dei Toscani all’estero ho più volte ribadito che l’ottenimento di organismi istituzionali di rappre­ sentanza eletti democraticamen­ te dagli italiani all’estero, come quelli citati e la conquista del vo­ to all’estero per le elezioni politi­ che nazionali ed i referendum, so­ no arrivati troppo in ritardo. Infatti gli uni e gli altri erano stati da sempre gli obiettivi dei primi grandi flussi mi­ gratori italiani e, soprattutto, di quello che vi è stato dopo l’ultimo conflitto mondiale, con in testa proprio l’emi­ grazione stabilitasi in Svizzera molto più politicizzata rispetto ad altre co­ munità emigrate sparse per il mondo. Basti pensare che i Comites sono stati istituiti solo nel 1985, il Cgie nel 1989 e, infine il voto all’estero nel dicembre 2001. Ovvero quando nel mondo i cit­ tadini italiani emigrati di prima generazione erano stati già abbondan­ temente superati numericamente dai loro discendenti, quantomeno in quei Paesi di più antica emigrazione. Di­ scendenti che ­ pur con lontanissime radici italiane e ignorando non tanto la lingua di Dante ma, perfino, il dia­ letto delle loro origini ­ mantengono pure la cittadinan­za italiana grazie allo jus sanguinis e quindi il diritto di voto. Cioè persone che si sono ricor­ date e si ricordano delle origini fami­ liari per far valere la loro cittadinanza italiana, non per un impulso patriotti­ co per la terra degli avi, bensì spinte legittimamente, ovviamente, dal desi­ derio (bisogno?) di spostarsi ­ per di­ letto o per lavoro ­ in altre nazioni con maggiore facilità grazie al possesso del passaporto italiano o, meglio an­ cora, dell’Unione Europea. Considerazioni, queste, più volte poste

dal sottoscritto anche in seno ai lavori del Cgie (quando ancora ne ero mem­ bro) tanto che, ricordo, in occasione di una riunione in cui si discuteva del voto all’estero, venne avanzata l’idea di istituire per gli italiani all’estero due tipi di appartenenza all’Italia: la “nazionalità” per discendenti dal se­ condo grado in poi e la “cittadinan­ za” per gli emigrati ed i loro figli. Li­ mitando solo ai titolari della cittadi­ nanza certi diritti come, per esempio, proprio quello del voto, un'idea che andrebbe ripresa e rilanciata ai legi­ slatori. Se quelle erano già, a quell’epoca, le preoccupazioni per il voto degli emi­ grati e questa sopradescritta è la foto­ rafia della composizione degli attuali 6,2 milioni di iscritti negli schedari della rete consolare italiana e, in ag­ giunta, abbiamo oggi un tessuto asso­ ciativo in emigrazione ridotto ai mini­ mi termini che, in passato, è sempre stato la cinghia di trasmissione verso l’alto di ogni istanza degli italiani al­ l’estero, ebbene come si fa – essen­ zialmente da parte degli addetti ai lavori ­ ad addebitare a chicchessia (mancanza di informazione della rete consolare, l’iscrizione nel re­ gistro elettorale, i tempi ristretti, il Covid­19, ecc. ecc.) il bassissimo numero di elettori che si sono regi­ strati (vedi articolo a pag. 39) manife­ stando la loro volontà di partecipare al voto il prossimo 3 dicembre per il rinnovo dei Comites? Quando poi, tra l’altro, a dimostrazione dello scarso interesse delle comunità italiane per questi organismi elettivi, abbiamo delle circoscrizioni consolari dove le comunità locali hanno fatto fatica perfino a presentare una sola lista di candidati? Non sareb­ be invece arrivato il momento di guardare in faccia la realtà, la cruda realtà, e rendersi conto che ma­

gari – al di là degli addebiti di cui so­ pra che certamente possono aver in­ fluito ­ dei 6,2 milioni di cittadini ita­ liani iscritti negli schedari consolari e, tanto più, dei 4,7 milioni di elettori solo una minimissima parte cono­ sce ed è interessata ai Comites? Suvvia un po’ di realismo non guaste­ rebbe certamente! Tuttavia, a mio modesto parere, l’uti­ lità dei Comites ­ pur avendo unica­ mente delle funzioni di consultazione e di collaborazione con le autorità consolari e locali e pur essendo eletti da una piccola percentuale dagli aventi diritto ­ è comunque innegabile e non è assolutamente da mette­ re in discussione poiché, con la crisi dell’associazionismo tradizionale, que­ sti organismi sono e saranno sempre di più indispensabili per raccogliere e dar voce alle istanze delle comunità italiane. E, proprio per le loro limitate funzioni, ritengo saggio che questi or­ ganismi continuino ad essere eletti da persone interessate che si iscrivono in un registro degli elettori evitando, co­ sì, allo Stato di sperperare denaro inviando plichi elettorali a milioni di persone aventi, si, diritto al vo­ to ma che, tuttavia, non sono asso­lutamente interessate a far­ lo valere. Il denaro così risparmiato potrà essere utilizzato ­ sempre a fa­ vore degli italiani all’estero ­ ma inve­ stiti in altri settori come, per esempio, nell’assistenza agli indigenti ed in ini­ ziative culturali. Ben altro discorso va fatto per il voto politico nella Circoscrizione estero, specialmente dopo la riduzio­ ne da 18 a 12 dei parlamentari da eleggere (otto deputati e quattro se­ natori) nelle prossime elezioni politi­ che del 2023, ma questo argomento verrà affrontato in una prossima ru­ brica. mercoledì 17 novembre 2021/

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ATTUALITÀ/Economia

a cura di

Peter Ferri

I CICLI ECONOMICI

L'alternarsi di diverse fasi di espansione e di recessione del sistema economico

C

aro lettore, torniamo ad occu­ parci di un fenomeno ricorrente nei mecati finanziari: la bolla specu­ lativa e le sue conseguenze. Dall’analisi dei principali episodi spe­ culativi degli ultimi secoli, è stata da più parti rilevata la presenza di carat­ teristiche ridondanti, come le espan­ sioni monetarie o la diffusa sensazio­ ne di trovarsi in una nuova era. Ep­ pure, ogni volta che lo sviluppo e l’in­ novazione sembrano proiettare l’uo­ mo in un futuro rivoluzionario e svin­ colato totalmente dal passato, la sto­ ria torna a ripetersi con le sue guerre, le sue recessioni, la disoccupazione e le fasi inflazionistiche, e chi additava con arroganza gli scettici e i prudenti dichiarando che il “mondo era cam­ biato per sempre”, è stato puntual­ mente spazzato via al primo singhioz­ zo dell’economia o alla prima avvisa­ glia di rischio (come una potenziale guerra, per esempio). Polibio, storico greco vissuto nel se­ condo secolo a.C., formulò la teoria dell’“anacyclosis”, la quale prevedeva l’alternarsi in modo ciclico di diversi tipi di governo: dalla monarchia, alla oligarchia, alla democrazia, all’oclo­ crazia (l’anarchia) ed infine di nuovo la monarchia. Come per la politica, si è pensato che anche l’economia po­ tesse obbedire, in modo più o meno preciso, ad una legge simile. Diversi economisti, soprattutto russi, si sono cimentati nella ricerca di cicli, o onde (waves) economiche nella storia. È fondamentale ricordare che non bi­ sogna assolutamente confondere i ci­ cli economici con l’andamento della borsa, la quale rappresenta solamen­ te un aspetto dell’economia. Le anali­ si in questione muovono dall’osserva­ zione di variabili macroeconomiche come crescita del reddito, produzione, prezzi e tassi d’interesse. Naturalmente, l’intersezione di feno­ meni congiunturali diversi può dar 6

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luogo a fasi in cui l’economia è com­ plessivamente in salute, oppure de­ pressa. Intervalli di tempo legati inol­ tre alla durata di mandati governativi, o presidenziali (soprattutto nel caso degli Stati Uniti), e possibili differenze di “livello di fiducia” tra consumatori ed imprese, si intersecano tra loro ed insieme alle fasi di espansione o con­ trazione economica, dando luogo ad una “treccia” di onde che alternativa­ mente si sommano o si eludono, e che con intervalli più o meno stima­ bili si intersecano aprendo o chiuden­ do un ciclo. Il problema dei cicli saltò fuori nel XIX secolo per dare una spie­ gazione alle periodiche cadute della produzione che la teoria dell’equi­ librio statico di stampo neoclassico non erano in grado di spiegare. Infatti per spiegare le crisi in economie pre­ capitalistiche, venivano prese in con­ siderazione soltanto cause esogene (cioè esterne), come guerre o epide­ mie, e cause naturali come l’anda­ mento del raccolto. Con il processo di industrializzazione si è via via dato più importanza, per spiegare le crisi, a cause endogene (interne) e quindi legate alla struttura del sistema economico e alle sue variabili come consumi e investimenti. Il grande eco­ nomista Keynes nella sua “Teoria Ge­ nerale” supera le limitazioni della teoria dell’equilibrio classica, ammet­ tendo oltre all’esistenza di un equil­ ibrio di sottoccupazione, anche il pos­ sibile verificarsi di fasi alterne nella economia. Egli spiega il ciclo econo­

mico con la fluttuazione delle iniziati­ ve di investimento, che comportano una variazione dei consumi. Un altro grande economista, Joseph A.Schumpeter, nel suo studio a riguar­ do, tiene in considerazione tre cicli: quello classico di 7­11 anni scoperto nel 1862 da Juglar nel tentativo di misurare gli intervalli che separavano le maggiori crisi commerciali; uno breve di 3­4 anni di lunghezza cono­ sciuta anche come “inventory cy­ cle” (o ciclo delle scorte), osservato nel 1930 da Kitchin, ed infine il “ma­ crociclo” di Kondratieff, scoperto nel 1922 e della durata di 50­60 anni. Un quarto ciclo, è quello rilevato da Kuz­ nets nel 1923 ed avente una durata tra i 15 e i 25 anni: egli notò che le costruzioni residenziali ed industriali hanno (o almeno avevano) una vita media di 21­23 anni, ed il ciclo che ne deriva è quindi legato alle oscilla­ zioni dovute al rinnovo o alla sosti­ tuzione di tali costruzioni. Sebbene Schumpeter non abbia riconosciuto quest’ultimo ciclo (cosa che non facc­ io neanche io), a Kuznets esso fruttò il premio Nobel. Ma è risaputo quanti Nobel abbiano fatto affermazioni ri­ sultate alla resa dei conti essere del tutto sbagliate… Alla resa dei conti, appunto, nessuna teoria dei cicli può essere esatta, pro­ prio perché è nella natura delle cose che le economie e le nazioni siano in costante evoluzione. E con esse i cicli economici.


ATTUALITÀ/Società

a cura di

Albino Michelin mail: albin.michel@live.com

SPIRITO DEL TEMPO N

el 62 a. C. Cicerone, al senato romano, fece una violenta Cati­ linaria contro il suo avversario aggre­ dendolo: “o tempora o mores”. Oh che tempi, che costumi”, deplorando la perfidia e la corruzione di quella epoca, rimpiangendo le virtù morali del passato, ignorate e offese da tutti. Una condanna pubblica contro lo spi­ rito del tempo. Sono passati 2100 anni da quelle invettive e niente di nuovo sotto il sole. Indubbiamente ge­ neralizzando faremmo anche un torto a tante persone e a gruppi animati da sentimenti etici che hanno, non solo, resistito ma anche contribuito a pezzi di storia apprezzabili. Però anche og­ gi, specialmente dopo la seconda guerra mondiale, non si fa altro che lamentare sullo spirito del nostro tem­ po per le crisi di ogni genere, tanto che certi correnti religiose minacciano e paventano la fine di questo mondo. L’espressione “spirito del tempo“ è difficile da definire, risale alla filosofia tedesca del 1769 come Zeitgeist, e più tardi in italiano come “genium saeculi”, genio della generazione. Un clima che si respira un po’ dovunque e da nessuna parte, invisibile ma invadente. Plasma le nostre abitudini senza farci violenza, fino a che ci tro­ viamo diversi e a nostra insaputa. Ci accorgiamo che tutto è cambiato e sta cambiando ma non abbiamo stru­ menti né volontà per gestire un ritor­ no ai valori perduti, non dimentican­ do però che non tutti sono andati per­ duti, alcuni si sono evoluti, troppo pochi comunque per essere trainanti. Tutto cambia velocemente a motivo della rapida circolazione e diffusione delle idee e dei modelli di comporta­ mento. Spirito del tempo è un clima intellettuale, culturale, etico, politico della nostra epoca, ma anche una tendenza che viene assimilata dalla nostra coscienza e ci modella dall’in­ conscio.

Il filosofo polacco Z. Baumann usa la metafora "modernità liquida" per de­ scriverci, la chiama liquida riferendosi al dissolversi dell'ordine sociale, una società liquida, un’impresa liquida, una morale liquida, un amore liquido. Un mondo senza tradizioni, senza re­ gole, senza impegni vincolanti. Primo bersaglio la politica. Però la società rispecchia esattamente lo spirito del tempo. I governanti non sono sempre personaggi immorali in quanto essi stessi rappresentano lo spirito del tempo. La società non è governata male, ma è governata e addomesticata secon­ do le regole e i costumi del tempo, permissiva e logica del profitto, tutto e subito. I nostri verbi preferiti, anche se non proferiti sono: ignorare men­ tire, prevaricare, rubare, uccidere. Noi italiani sembriamo campioni di auto­ lesionismo e di disistima, ma questo è un problema dei paesi economica­ mente sviluppati, dell’occidente. Quel­ li del terzo mondo forse ci seguiranno a ruota. Troviamo normale che McDonald, Co­ ca­cola e i colossi petroliferi siano i padroni del nostro stile alimentare e turistico ripetendoci il solito mantra ossessionante: vendere, vendere, ven­ dere, acquistare, acquistare, acquista­ re senza che nessuno faccia una piega? All’affermarsi dello spirito del tempo gioca un ruolo suasivo la pub­ blicità, una logorrea contro tutto e tutti. Un fiume di notizie e contro notizie senza il tempo di filtrarle. Non dimentichiamo la moda di massa. Si sa che dal neolitico l’uomo si copriva di pelli di cammello senza mutare per secoli la foggia, vestirsi per coprirsi. Oggi si cambia ogni stagione stile di abbigliamento perché l’imperativo è apparire. Aggiungi il tutto e subito con una frenesia stressante. È lo spirito del tempo. E qui ci si può chie­ dere come fare, e se vale la pena, reagire a questa violenza silenziosa.

Tempo dello spirito Sembra un gioco di parole, ma un tentativo di soluzione potrebbe essere il tempo dello spirito, cioè riservato alla riflessione, per il ricupero della propria autonomia intellettuale e mo­ rale. Passare dalla protesta alla proposta. Tempo dello spirito può anche chia­ marsi preghiera. Questa può servire di consolazione spirituale al singolo, al rapporto col trascendente, ma se resta così, il mondo cambia poco. Guai all’uomo solo. Soltanto se esso diventa gruppo, sia religioso, umanita­ rio culturale, potrà cambiare lo status quo. Dare tempo allo spirito significa riservare spazio per la formazione dei buoni sentimenti, come un tempo li tramandavano con i miti e le fiabe le nonne. Ma oggi tutto è soppiantato da elettroniche diavolerie, i genitori non hanno più tempo e pazienza, regalano ai pupi appena slattati lo smartphone e i bambini crescono senza discernere fra il bene e il male, nell’indifferenza, col falso concetto di libertà di opinione e di odio, come si grida nelle nostre piazze. Morale liquida ed elettronica. Passione per la riflessione va coltivata poi nella scuola che non dovrebbe essere solo luogo di informazione, ma anche di formazione. Un esempio, pur se limitato ma molto significativo, è l’impegno assunto recentemente dai Comites (Comitati degli italiani al­ l'estero) in Svizzera che hanno lan­ ciato, e poi pubblicato in un libro, un programma nelle scuole dei nostri ra­ gazzi sulla tematica della legalità. I pensieri, i desideri, gli imput per una società libera dalla mafia, dalla ’ndrangheta, dalla sacra corona unita, dalla camorra lasciano stupiti. Anche questa iniziativa appartiene al tempo dello spirito che se ampliato a tutti gli altri settori risanerà lo spirito del tem­ po, di cui il nostro mondo ha estremo bisogno. mercoledì 17 novembre 2021/

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CULTURA/Storia

a cura di Giovanni Longu mail: glongu@sunrise.ch

IMMIGRAZIONE ITALIANA 1970­1990 61. La seconda generazione (2)

L'

eccezionalità del fenomeno del­ la «seconda generazione» di ita­ liani sul finire degli anni Sessanta era dovuta sia alla sua straordinaria por­ tata e sia all’impreparazione delle isti­ tuzioni soprattutto svizzere a fronteg­ giarla. La combinazione di questi due elementi rendeva qualsiasi soluzione particolarmente complessa e difficile. Si è già parlato della gravità del feno­ meno per il numero elevato di bam­ bini interessati (cfr. articoli prece­ denti), ma anche l’impreparazione del­ le istituzioni merita qualche spiega­ zione. Tanto più che nell’ormai seco­ lare storia di Paese d’immigrazione, non è pensabile che la Svizzera abbia dovuto affrontare il tema dei figli degli stranieri per la prima volta solo a ca­ vallo del 1970. La seconda generazione fino al 1931 Effettivamente già in passato la Sviz­ zera aveva dovuto occuparsi della se­ conda generazione di stranieri pre­ senti sul suo territorio. Lo faceva nel suo interesse quando, negli accordi bi­ laterali con gli Stati vicini, per dovere di reciprocità accettava che gli stra­ nieri e i loro figli continuassero a re­ stare tali finché volevano e i propri cit­ tadini e i loro figli continuassero a re­ stare svizzeri anche vivendo in Ger­ mania, in Italia o altrove. Lo faceva pure suo malgrado, come nel Trattato di domicilio e consolare del 1868 tra l’Italia e la Svizzera, quando la Confe­ derazione accettò che anche gli ita­ liani naturalizzati in Svizzera, quindi svizzeri, non potessero sottrarsi all’ob­ bligo del servizio militare in Italia. La seconda generazione degli immi­ grati era divenuta un problema po­ litico serio quando agli inizi del secolo scorso si cominciò a vedere nel cre­ 8

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scente numero di stranieri (special­ mente tedeschi e italiani) e dei loro figli nati in Svizzera un pericolo e per indicarlo s’inventò nel 1900 la parola Überfremdung, «inforestierimento». Per evitare che si diffondesse tra la popolazione un forte sentimento anti­ straniero, il dibattito politico si concen­ trava sulla ricerca del metodo più semplice e realizzabile per ridurre la crescita e possibilmente il numero to­ tale di stranieri. Poiché a causa dei vari accordi bila­ terali era quasi impossibile intervenire direttamente sulla prima generazione, decisamente tedesca, italiana o fran­ cese e pressoché insensibile all’attra­ zione della cittadinanza svizzera, si pensò di agire quasi esclusivamente sui giovani stranieri, ritenendoli già sufficientemente integrati perché nati in Svizzera (benché frequentassero ambienti, scuole comprese, quasi esclusivamente non svizzeri). Si giun­ se persino ad approvare una legge federale (1903) che dava ai Cantoni, competenti in materia di cittadinanza, la facoltà di introdurre nell’ordinamen­ to cantonale una sorta di jus soli, os­ sia la naturalizzazione automatica per gli stranieri di seconda generazione nati in Svizzera. La legge rimase inapplicata per la contrarietà dei Cantoni (ma anche della popolazione immigrata interes­

sata) e la Confederazione, di fronte a tali ostacoli, rinunciò per oltre un de­ cennio a nuovi tentativi di soluzione generale, anche se il tema dell'Über­ fremdung era sempre presente nella agenda del Consiglio federale. Da al­ lora, tuttavia, cominciò a farsi strada il pensiero che alla naturalizzazione cia­ scuno dovesse arrivarci attraverso l’«as­similazione» individuale (il termi­ ne «integrazione» era ancora se non inesistente, scarsamente usato). La legge sugli stranieri del 1931 Poiché nell’opinione pubblica svizzera la paura degli stranieri non era stata scacciata nemmeno dalle avversità della prima guerra mondiale e dalla vistosa diminuzione della popolazione straniera dal 14,7 per cento (nel 1910) all’8,7 per cento (nel 1930), l’Assemblea federale pensò di dare una soluzione pressoché definitiva al problema dell’inforestierimento attra­ verso una nuova legge federale sulla dimora (di durata limitata) e il domi­ cilio (di durata illimitata) degli stra­ nieri, approvata il 26 marzo 1931 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1934. L’importanza di questa legge è facil­ mente comprensibile se si pensa che essa ha fissato i principi fondamentali della politica immigratoria svizzera per oltre settant’anni, ossia fino all’entrata


CULTURA/Storia in vigore della nuova legge sugli stra­ nieri il 1° gennaio 2008. La sua dura­ ta e i principi in essa contenuti spie­ gano anche in larga misura l’impre­ parazione della Svizzera a gestire l’emergenza della seconda generazio­ ne alla fine degli anni Sessanta. Essi meritano pertanto di essere richiama­ ti, almeno sommariamente. Anzitutto, però, occorre ricordare che la legge sugli stranieri del 1931 do­ veva costituire per il Consiglio fede­ rale e per il legislatore una specie di muro contro l’«inforestierimento», os­ sia il pericolo che una massa di stranieri ritenuti «ospiti», Gastarbei­ ter, rimanesse in Svizzera a tempo in­ determinato. La legge non era dun­ que destinata, come qualcuno potreb­ be pensare, a contenere l’afflusso di stranieri (contro cui sarebbe stata lar­ gamente inefficace a causa dei trat­ tati bilaterali con i Paesi vicini da cui provenivano nella stragrande maggio­ ranza), ma a scoraggiare la loro per­ manenza in territorio svizzero. I cardini della politica migratoria dal 1931 al 2008 Per raggiungere tale obiettivo non oc­ correva introdurre nuove modalità d’ingresso in Svizzera, ma bastava di­ sciplinare le condizioni d’ingresso e della permanenza degli stranieri. Per esempio, vincolando l’ingresso e il soggiorno dei lavoratori stranieri non solo a un permesso di lavoro e a un permesso di soggiorno, ma anche a un reale interesse della Svizzera ad ospitarli. Per questo la legge prescri­ veva all’articolo 16 che «nelle loro de­ cisioni, le autorità competenti a con­ cedere i permessi terranno conto de­ gli interessi morali, economici del paese nonché dell’eccesso della po­ polazione straniera». In altre parole, le nuove ammissioni dovevano avvenire unicamente in funzione della situa­ zione del mercato del lavoro, del clima sociale, della situazione degli alloggi, della lotta all’«inforestierimen­ to». Inoltre, venivano introdotte per la pri­ ma volta nella legge due caratteri­ stiche determinanti per la successiva politica federale degli stranieri, la di­ screzionalità dei permessi e la preca­ rietà. Con la prima si riconosceva un potere pressoché assoluto agli organi dello Stato di concedere o meno i permessi e di revocarli in base a cri­ teri già allora ritenuti da taluni poco oggettivi. Con la seconda si stabiliva il principio della durata limitata dei per­ messi e della possibilità che venisse­ ro revocati o non venissero rinnovati. L’articolo 4 precisava, a scanso di equivoci e di pretese ingiustificate

che «l’autorità decide liberamente, nei limiti delle disposizioni di legge e dei trattati con l’estero, circa la conces­ sione del permesso di dimora o di domicilio». Pertanto si stabiliva anche che l’autorità non era obbligata al rinnovo dei permessi, qualora fossero venute meno le condizioni per le quali erano stati rilasciati. Si sa infine che a vigilare sull’osser­ vanza della legge e dei regolamenti c’era un’attenta Polizia degli stra­ nieri, che solo a nominarla incuteva timore. Del resto doveva apparire singolare che a presiedere alla sorve­ glianza di decisioni essenzialmente amministrative ci fosse una «Polizia» speciale. Il perché è invece chiaro: la nuova legge e tutte le misure ad essa collegate dovevano scoraggiare che molti stranieri prolungassero a tempo indeterminato il loro soggiorno in Svizzera. L’emergenza della seconda gene­ razione Il risultato è stato che effettivamente la legge, le ordinanze e la polizia de­ gli stranieri hanno consentito che mi­ lioni di lavoratori stranieri dimorasse­ ro in questo Paese per qualche sta­

della «seconda generazione» perché il continuo movimento di arrivi e par­ tenze rendeva difficile anche solo pensare a costituire qui una famiglia, crescere dei figli, farsi una casa, inte­ grarsi. Solo nella seconda metà degli anni Sessanta, quando questo movimento incessante di migranti ha cominciato a rallentare perché l’economia aveva bisogno di personale stabile e fideliz­ zato all’azienda in cui lavorava, gli im­ migrati hanno cominciato dapprima a prolungare il loro soggiorno in Sviz­ zera e poi a prendere il domicilio a tempo indeterminato, a costituire una famiglia, a fare figli o farsi raggiun­ gere dai figli minorenni rimasti in Ita­ lia. In breve, l’emergenza della secon­ da generazione era inevitabile, soprat­ tutto dopo che l’Italia durante il ne­ goziato per un nuovo accordo di emigrazione/immigrazione (nella pri­ ma metà degli anni Sessanta) aveva chiesto espressamente alla contro­ parte svizzera di prendere in conside­ razione i bisogni di formazione dei piccoli italiani. Solo allora, ufficialmente nel 1970, come si vedrà nel prossimo articolo, la Confederazione prese coscienza del

Allievi elettronica

gione o anno finché l’economia ne aveva bisogno e poi se ne tornassero definitivamente al loro Paese d’origi­ ne, perché la Svizzera non voleva es­ sere un Paese d’immigrazione senza ritorno. Finché questa politica ha funzionato non c’è mai stato un serio problema

fenomeno in crescita della seconda generazione senza poter invocare leg­ gi e regolamenti ormai travolti da una nuova generazione di stranieri, non più riconducibili alla categoria degli «immigrati» e più simili ai coetanei svizzeri che ai coetanei del Paese d’origine. (Segue). mercoledì 17 novembre 2021/

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CULTURA/Turismo

a cura della Redazione

MONTE SANT'ANGELO Fra spiritualità e tradizioni antiche I

bianchi viottoli in pietra, le case antiche ed il Santuario. La quie­ te del rione Junno ed il traffico di tu­ risti, pellegrini ed abitanti del luogo lungo il corso principale. Monte Sant’Angelo sorprende per le sue atmosfere medievali, per il fanta­ stico panorama sul Golfo di Manfre­ donia e per la sua antica storia di de­ stinazione religiosa. Il borgo sorge nel Parco Nazionale del Gargano, in provincia di Foggia, arroc­ cato su un’altura che affaccia sulle vallate sottostanti. Monte Sant’Angelo è un affascinante borgo non solo dal punto di vista storico e culturale, ma

Grotta San Michele

anche da un punto di vista religioso. Il Santuario di San Michele, dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO, è difatti meta di pellegrinaggi fin dal­ l’epoca delle crociate. Viene definita anche la città dei due siti UNESCO per i suoi due siti di im­ portanza storica e naturalistica: uno religioso, ossia il Santuario di San Michele per le sue tracce di epoca lon­ gobarda, ed uno naturalistico, con le faggete vetuste della Foresta Umbra.

Basilica Santuario San Michele

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Ha ottenuto inoltre altri importanti riconoscimenti come l’inserimento del­ la Grotta di San Michele Arcangelo tra le 10 grotte sacre più belle al mondo da parte di National Geographic, l’in­ serimento tra le 20 città più belle


CULTURA Turismo d’Italia da parte di Skyscanner, e le tre stelle della guida Verde Michelin al suo centro storico.

romanico, mentre le cripte sono di circa cinquecento anni prima. Le varie

se. La fortezza risale alla prima metà dell’IX secolo e fu costruita per volere

Sicuramente uno dei borghi pugliesi più affascinanti. Monte Sant’Angelo merita di essere visitato sia per la sua bellezza, che per la sua vicinanza ai laghi di Lesina e Varano ed alla Fore­ sta Umbra, in cui è possibile fare rilas­ santi passeggiate nel verde. Con oltre mille anni di storia e varie vicende che lo legano soprattutto a San Michele Arcangelo, Monte Sant’Angelo è una meta turistica o­ mai internazionale e, ogni anno, ospi­ ta migliaia di visitatori che soggior­ nano tra il centro storico e la costa. La città è stata costruita attorno alla Sacra Grotta in cui l’Arcangelo è ap­ parso più volte nei secoli. Ma la sua fama non finisce qui. Oltre a essere stato un possedimento normanno e longobardo, Monte Sant’Angelo si è espanso – soprattutto negli ultimi due secoli – fino a diventare la città visi­ tabile d'oggi. Il Santuario di San Michele è preziosa testimonianza dell’arte longobarda in Italia. Una scalinata scavata nella roc­ cia conduce nella Sacra Grotta, mi­ stico luogo dell’apparizione dell’Ar­ cangelo.

Situato anche lungo la Via Francigena, esso è parte anche della curiosa linea retta che collega i luoghi di culto di San Michele, che va da Monte Sant’Angelo alla Sacra di San Michele a Torino fino a Mount Saint Michel in Normandia. Con un’architettura molto suggestiva e costruita lungo il corso di vari secoli, la visita al santuario è un viaggio storico tra le sue epoche artistiche e di vita. La facciata e la chiesa su due piani sono – principalmente – in stile

Centro storico statue presenti – la principale è quel­ la dell’Arcangelo in marmo di Carrara, realizzata da Sansovino – sono per lo più del Rinascimento. Ma monte Sant'Angelo non è solo spi­ ritualità. ll Rione Junno è il quartiere più antico e caratteristico di Monte Sant’Angelo. Le piccole e bianche ca­ sette del “Rione” sembrano far parte

di un presepe. In queste piccole ca­ sette vivevano famiglie di 10 persone in spazi di meno di 30 metri quadri. Il più delle volte le persone condivi­ devano lo stesso tetto con animali, neanche troppo domestici (cavalli, ciuchini, ecc..). Alcune case del Rione Junno si sono trasformate in alloggi per turisti, ideali per respirare “aria di Puglia”. Il castello normanno svevo di Monte Sant’Angelo rappresenta il secondo monumento più importante del pae­

di Orso I, Vescovo di Benevento. L’in­ terno delle mura merita sicuramente una visita. Con la sua Torre dei Giganti alta 18 metri e con mura di ben 3 metri, la

Il castello normanno svevo struttura del castello negli anni ha subito varie modifiche, di cui sono rimasti alcuni accenni ancora visibili. Al suo interno si possono intravedere le carceri e la suggestiva Sala del Tesoro. Non può mancare poi una pas­ seggiata lungo la via principale, sof­ fermandosi a sbriciare le vetrine delle attività locali. mercoledì 17 novembre 2021/

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RUBRICHE

a cura di

Stefania Calzà Santoni

IL RITORNO ALLA NATURA

Il sanapo (Sinapis arvensis) CURIOSITÀ

L

a senape selvatica è una pianta erbacea, annuale, della famiglia delle Brassicacee. Sinapis: dal greco "sinapi" (senape), ma il nome ha origine egiziana o indiana; “arvensis”: da arvum campo, suolo arativo: in riferimento all'ambiente di crescita. In francese, si dice Moutarde; in inglese: Mustard; in spagnolo: Musitata; in tedesco: Senf; e in si­ ciliano: U Sanapuni. Originaria del­ l'Asia raggiunge i 70­80 cm di altez­ za. Costituisce ciuffi di fusti sottili, rigidi, ramificati, che portano nume­ rose foglie di colore verde scuro, rico­ perte con una sottile peluria leggera, opache, sessili, ovali allungate, den­ tate, lunghe fino a 15­20 cm; da maggio a settembre all'apice dei fusti sbocciano numerosi piccoli fiorellini di colore giallo vivo. In autunno i fiori lasciano spazio ai frutti: lunghi bac­ celli contenenti piccoli semi scuri. Coltivata in India per la prima volta nel 3000 a.C. e poi esportata come spezia pregiata in Occidente, era già nota ai greci e ai romani, i quali uti­ lizzavano i semi del sanapo pestati come condimento da cospargere sui cibi, in modo da esaltarne il gusto o renderne il sapore più gradevole. Molto coltivata in Sicilia, dove cresce anche spontaneamente, la pianta del sanapo è in realtà una grande presenza anche nella cucina francese, specialmente nella regione della Bor­ gogna, che rivendica la nascita della 12

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famosa salsa. La senape bianca è conosciuta fin dall’antichità e viene coltivata anche come pianta forag­ gera visto che gli animali che se ne nutrono producono un latte ricco e molto saporito. I loro fiori inoltre atti­ rano molti insetti pronubi, quali api, bombi e farfalle. È quindi una buona idea coltivarne sempre qualche esemplare nei pressi dell’orto in ma­ niera da ottenerne un’abbondante produzione. È molto apprezzata an­ che come pianta da sovescio: grazie alle sue profonde e ramificate radici è capace di rendere più soffici e ae­ rati i terreni argillosi. Nel nord Ameri­

I Greci attribuivano a Esculapio, colui che si crede essere il padre della medicina moderna, la sco­ perta del sanapo. Furono poi i Romani a documentarne la pri­ ma ricetta, nel “De re rustica” di Columella del primo secolo dopo Cristo. In realtà già i Greci e i Roma­ ni conoscevano questa pianta, i suoi semi e la spezia che ne de­ riva. Questi popoli antichi, infatti, usavano i semi del sanapo come condimento per vari cibi, così da renderne più gustoso e appeti­ bile il sapore.

ca la Sinapis arvensis, che si pensa sia stata introdotta dai colonizzatori europei circa 400 anni fa, è una delle infestanti più diffuse ed abbondanti del grano. COME SI UTILIZZA Nell'antichità la senape è stata ben nota sopratutto per le proprietà far­ maceutiche, infatti, veniva adoperata per realizzare degli impiastri o dei cataplasmi da applicare su malati di bronchite. L'azione revulsiva che ne consegue se applicata sulla pelle e sugli organi malati, attiva la circo­ lazione del sangue. Per uso esterno la senape è indicata in caso di reuma­ tismi e affezioni delle vie respiratorie


RUBRICHE e per pediluvi. La raccolta del sanapo, delle sue foglie e dei semi, avviene tra maggio e ottobre. Il sanapo viene coltivato sia per la raccolta dei semi, che sono rotondi e hanno un diametro di circa 3 mm, sia per raccogliere le foglie. La senape si produce a partire dai semi del sanapo. Questi vengono polveriz­ zati e mischiati con aceto, acqua, succo di limone, vino, sale e spezie: a seconda delle quantità e dell'equili­ brio tra gli ingredienti, si otterranno salse più o meno piccanti. Le foglie giovani, possono essere utilizzate come condimento per insa­ late a cui aggiungono un sapore pic­ cante, oppure possono essere bollite e utilizzate come gli spinaci. Le cime apicali, prima della fioritura, possono essere cucinate come i broccoli, di cui ricordano anche il sapore. Dai semi è possibile ricavare un olio commestibi­ le, impiegato anche nella fabbricazio­ ne di sapone. Per prima cosa, quando raccogliete o acquistate il sanapo, assicuratevi che abbia una consistenza soda. Lavare bene le foglie con acqua fredda, in modo da eliminare eventuali tracce di terreno o impurità, scolarle e con at­ tenzione asciugarle con un canovac­ cio. Rimuovere i gambi dalle foglie e tagliarli in piccoli pezzi. Adesso il sanapo è pronto per essere utilizzato come si preferisce. Le foglie possono essere cotte e ser­ vite come un gustoso e fresco con­ torno per un secondo piatto, oppure si possono usare per condire una pasta, una torta salata, una fetta di pane abbrustolito o un sugo di pomodoro. È una verdura molto gustosa e poco conosciuta, che però merita di essere provata perché molto versatile e sfi­ ziosa. Il sanapo selvatico assomiglia alle cime di rapa ma la sua foglia è più tenera, ha un sapore gradevole e un sentore leggermente piccante. Come fare la senape: se volete creare un'ottima senape, prendete i semi di sanapo e puliteli dalle loro impurità. Potete acquistarli in negozio già in polvere oppure potete ottenerli voi dalla pianta. Prendete i semi e lasciateli in ammollo nell'aceto per una notte intera; poi metteteli in un frullatore con zucchero di canna, sale e acqua fino a che non ottenete una crema, a cui aggiungerete l'olio: ecco pronta la vostra senape! In Italia è molto famosa la mostarda (di Cremona, di Voghera, di Mantova, di Vicenza): si tratta di frutta o ver­ dura candita (o ridotta in composta) aromatizzata con olio essenziale o

polvere di senape piccante. Si abbina a bolliti e carni in genere, oppure a formaggi. Il nome mostarda (moutar­ de in francese) fa riferimento al mo­ sto dell’uva, da cui un tempo si rica­ vavano delle composte aromatizzate con i semi pestati finemente. PROPRIETÀ Le proprietà e i benefici del sanapo sono molteplici: questo tipo di vege­ tale vanta, infatti, proprietà terapeu­ tiche e benefiche per la salute dell’or­ ganismo, ossigena il sangue stimo­ lando la circolazione sanguigna e fa­ vorendo l'eliminazione delle tossine, svolge un'azione digestiva, agisce da antireumatico, contrasta il colesterolo cattivo in quanto stimola la produzio­ ne del colesterolo buono (HDL), mo­ dula la glicemia ed agisce da disin­ tossicante svolgendo un'azione detos­ sificante e purificativa.

Azione revulsiva: la senape ha an­ che un forte potere revulsivo, tanto da risultare irritante e vescicante. In passato si usavano i cataplasmi con farina di senape per trattare le bron­ chiti acute e le broncopolmoniti, ma anche torcicollo e sciatalgie. Questa pratica però è stata abbandonata da molto tempo proprio per il fatto che sull’epidermide si formavano irritazio­ ni importanti. Azione antinfiammatoria e stimo­ lante: in particolare si ricorda l’uso come antinfiammatorio, in passato veniva preparato un impasto formato da farina di semi e acqua (senapi­ smi), il quale veniva applicato local­ mente. I cataplasmi venivano impie­ gati anche per il trattamento dei reu­ matismi. Con le parti verdi della pian­ ta è possibile inoltre realizzare un de­ cotto che può essere usato come va­ sodilatatore e aggiunto all’acqua per i pediluvi. Tra le controindicazioni si ricorda di non utilizzare la senape in presenza di lesioni circolatorie, varici e disturbi vascolari in generale.

LA RICETTA SANAPO E SALSICCIA Ingredienti per 4 persone: 600 gr di salsiccia 1 bel mazzo di sanapo siciliano fresco (circa 500 gr) 1 spicchio d'aglio 1/2 bicchiere di vino bianco peperoncino fresco q.b. olio E.V.O. q.b. sale q.b.

Comunque l’uso della senape è anti­ chissimo; di essa se ne trova traccia già nella Bibbia. L’uso medico della senape è stato per secoli quello dei cataplasmi, detti poi senapismi, da applicare per curare le affezioni delle vie respiratorie, con conseguenti ulcerazioni della pelle a causa dei principi attivi particolar­ mente irritanti. Azione digestiva: i semi della sena­ pe sono dotati, come accennato, di un sapore pungente che, oltre ad iden­ tificarla in modo assoluto, le conferi­ scono anche proprietà digestive, se assunte in quantità moderate in quanto aumentano la secrezione ga­ strica. Questa azione, se i semi ven­ gono assunti prima di aver ingerito cibarie, invece, svilupperà nella perso­ na un certo languorino, stimolando la fame.

Per prima cosa assicuriamoci di pulire il sanapo ricavandone le ci­ me e le foglie più tenere, succes­ sivamente lavare bene e con cu­ ra la verdura per ripulirla da eventuali impurità. Sbollentare per circa 4 minuti il sanapo in abbondante acqua salata, dopo aver strizzato le foglie tagliarle grossolanamente. Tagliare la sal­ siccia in pezzi da cuocerla in una padella dove precedentemente abbiamo fatto rosolare uno spic­ chio d'aglio con dell'olio E.V.O., poi aggiungere la salsiccia e far rosolare su tutti i lati a fiamma alta per qualche minuto. Sfuma­ re con del vino bianco e lasciar evaporare durante la cottura. Aggiungere anche il sanapo, abbassare la fiamma, coprire con un coperchio e far cuocere per una decina di minuti per far insaporire anche la salsiccia. Regolare di sale e peperoncino a piacere e servire il piatto ben caldo. mercoledì 17 novembre 2021/

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ATTUALITÀ/Società

a cura di Graziella Putrino

GIAMPIERO GALEAZZI: TRA TRIONFI E LACRIME... Care lettrici e cari lettori, il 12 novembre scorso, indubbiamen­ te, il tributo più appropriato per il Gior­ nalista­Cronista con la maiuscola d’ob­ bligo, sarebbe stato il rigore riuscito al 90mo minuto tra l’Italia e la Svizzera. Giampiero GALEAZZI avrebbe esulta­ to dalla sua tribuna, coinvolgendoci tutti con il suo entusiasmo per il suo amore per lo sport. Sarebbe stato un tributo meritato, dedicare a lui, a Ga­ leazzi, la vittoria. Sarebbe stato. Jorginho andò letteralmente in pallo­ ne, mancando la porta, come amara­ mente ricordiamo, contro la Svizzera, per la seconda volta in poco tempo. E così, invece, ci sembra di sentire un Galeazzi critico verso Mancini. Magari gli avrebbe chiesto, se fosse diventato masochista o se non volesse dare forfait contro la Svizzera a priori. Jorginho non avrebbe goduto di tutta la protezione che Galeazzi aveva per Maradona… e i suoi commenti anche su questo rigore scoordinato non sa­ rebbero stati clementi. Sicuramente azzeccati. 14

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Se l’Italia non è già qualificata ai Mon­ diali di Qatar 2022 è colpa della "ma­ ledizione“ dal dischetto che sembra aver avviluppato Jorginho. La legge di Murphy descrive in pieno qual è la situazione in cui si trovano lui e la squadra: se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi mo­ di può condurre a una catastrofe, allo­ ra qualcuno la farà in quel modo. La catastrofe.

gore clamorosamente mancato. Sia per Jorginho che per Galeazzi sarà stata la colpa di demoni con i quali hanno entrambi, in modi e per motivi diversi, provato a fare i conti. Senza trovare la soluzione.

Colpa, per Jorginho, di quei brutti pen­ sieri che gli hanno tolto la certezza del suo marchio di fabbrica: quel saltello con il quale aveva mandato ko la In qualche modo la partita del 12 di Spagna. Colpa del senso di smarri­ novembre scorso, rispecchia la vita di mento che lo ha preso e lo ha portato a cambiare rincorsa, modo di calciare Galeazzi. e calibrare la forza nell’impatto con la Come Jorginho, Galeazzi da una carrie­ palla il 12 novembre. Brutta data. ra di trionfi, si è presentato non molto tempo fa, ai suoi fan, al pubblico tele­ Colpa per Galeazzi di una forma di viso, ai suoi colleghi e a chi, data la diabete che ha messo lui ko. sua non più salutare postura, gli aveva affibbiato il nome poco carino di "bi­ Chi è cronista e fa questo mestiere, per Giampiero GALEAZZI, non può che steccone". provare ammirazione e sana invidia. Galeazzi, davanti ai suoi fotogrammi Vedere e ascoltare oggi quelle inter­ dei tempi dei suoi trionfi di carriera, viste, anche a partita in corso, ad alle­ non potè trattenere le lacrime. Proprio natori come Trapattoni o De Sisti, a come il giorno della sua silenziosa campioni come Maradona, Rumenig­ scomparsa, Jorginho non poté tratte­ ge, Platini, Gullit, Chinaglia, Di Barto­ nere le sue lacrime per il secondo ri­ lomei, non può che provare un sen­


CULTURA/Società timento del genere. Opportunità simili le poteva avere solo lui. Così istrio­ nico. Totale. Capace di farsi trovare al posto giusto. Giampiero Galeazzi se n’è andato. In silenzio. In controtendenza. Questo, rispetto a una vita fatta di in­ cursioni, interviste, telecronache rima­ ste nella memoria di ogni sportivo e non. Se n’è andato presto, a 75 anni. Pare, logorato da una lunga malattia, su cui non è trapelato molto. Lascia dietro di sé una profonda sensazione di vuoto. Già, perché Galeazzi non era solo un giornalista, un cronista sui generis, ma era diventato forse il primo gran­ de showman legato allo sport. Era un pioniere di un modo di rac­ contare certi momenti, abbinando leg­ gerezza e profondità. Epica e com­ media. Capace di far togliere i pudori e i veli degli atleti, di renderli umani. Comunemente mortali. Una dote uni­ ca, davvero inimitabile. Giampiero Galeazzi s’era preso il ruo­ lo di inviato di punta. Ma, sapeva fare davvero ogni cosa. E, la faceva bene. Sapeva raccontare e intrattenere. Ac­ compagnare e commuovere nel rac­ conto di un evento, di una pagina di sport sulla quale lui, in un modo o nell’altro, avrebbe messo la propria peculiare firma. Ricordiamo le telecro­ nache di tennis e canottaggio. Il leg­ gendario racconto degli ori di Seul. Le interviste a bordocampo o in tribuna

ai protagonisti di un calcio magnifico e avvolto ormai dalle nebbie del tem­ po… In occasione della partita tra Italia e

Svizzera, la FIGC (Federazione italiana gioco calcio) aveva organizzato un’ini­ ziativa. La FIGC aveva deciso che pri­ ma del fischio d’inizio di Italia­Sviz­ zera, veniva osservato un minuto di

silenzio per commemorare la scom­ parsa di Galeazzi. In aggiunta, sui maxischermi, sarebbe stata proposta una sua foto, accompagnata da un

messaggio di cordoglio. Il minuto di silenzio… non ci fu. E ci piace pensare che questa ultima gaf­ fe sia uno scherzo dell’eloquente e irrompente Galeazzi. Lui, il silenzio, non lo amava per niente… La Presidente, Mariella Soldi e l’Am­ ministratore Delegato, Carlo Fuortes ricordano – unendosi con tutta la Rai al cordoglio dei familiari – un profes­ sionista che ha lasciato un segno nel­ la storia della televisione del nostro Paese: “Galeazzi era animato da una profonda conoscenza e da una straor­ dinaria passione per lo sport, prati­ cato da atleta ad altissimi livelli”, af­ fermano Soldi e Fuortes. “Il suo ricor­ do resta indissolubilmente legato al racconto delle imprese olimpiche dei fratelli Abbagnale e dei successi del­ l’Italia del tennis. Indubbiamente, allo stile inconfondibile delle sue intervi­ ste ai più grandi protagonisti del cal­ cio”. Contrasti e lodi. Sfumature e ricordi. Giampiero Galeazzi ci lascia, ma non non potrà mai andare via: resterà nella Storia del Giornalismo sportivo con i suoi trionfi e le sue lacrime… mercoledì 17 novembre 2021/

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CULTURA/Arte

a cura di

Andrea Pagnacco

ÉDOUARD VUILLARD Un vestibolo coperto della sua pittura

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un centinaio di passi dalla stazione di Basilea si trova il “Kunstforum Baloise Park” nell'interno della nuova sede delle Bâ­ loise Assicurazioni. È uno splendido razionale spazio espositivo curato nei minimi dettagli, incluse, impeccabilmente, discrete fonti lumi­ nose.

La Salle La Caze au Louvre. Foto Kunstforum Baloise Park

In questi primi giorni di novembre ho avuto l'occasione di accedervi e così fruire della mostra “Im Louvre – Bilder für eine Basler Vil­la” del noto artista francese Édouard Vuillard, nato nel 1868 e mancato nel 1940. Le opere esposte non provengono dall'ampia collezione d'arte della società assicurativa, ma si riferiscono al luogo dove si trova ora il Baloise Park. Facevano parte della Villa Bauer che ha dovuto cedere negli anni ot­ tanta all'allora nuova sede delle Baloise Assi­ curazioni. Dopo la prima guerra mondiale, la villa fu acquistato dall'imprenditore basilese Camille Bauer e sua moglie Maria Bauer­ Judlin. La coppia in seguito commissionò a Vuillard l'arreda­mento artistico delle pareti del ve­stibolo per le quali l'artista propo­se un ciclo di lavori raffiguranti sale del Louvre e del Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Osservando con pacatezza le ope­ re della mostra, ho notato che Vuillard aveva nel suo carniere del­ le idee alquanto inconsuete per questi lavori datati 1921/1922. Secondo la mia opinione, l'artista è stato influenzato sia da certo impressionismo e soprattutto dal­ l'espressionismo. D'altronde, rifa­ cendo i quadri appese alle pareti del Louvre si è, come dire, sper­ sonalizzato per essere fedeli ai maestri del passato.

Une salle du Moyen Age au Musèe des Arts Dècoratifs. Foto Kunstforum Baloise Park

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La mostra rimane aperta fino al 28.1.2022. Entrata gratuita. Kunstforum Baloise Park, Aeschengraben 33, 4002 Basel.


CULTURA/Mostre

IL MITO DI CLAY REGAZZONI RIVIVE

a cura di

Christian E. Norberg­ Schulz

mailto: emanuelnschulz@hotmail.com

Inaugurata una mostra permanente dedicata al campione di Formula 1

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vevo sette anni. La Tv era an­ cora in bianco e nero. Seguire il Gran Premio diventò proprio allora l’appuntamento irrinunciabile della domenica. Era l’epoca d’oro della For­ mula 1: gli anni di piloti in cui corag­ gio, spavalderia e bravura erano all’or­ dine del giorno. E la Ferrari suscitava grandi entusiasmi: Niki Lauda e il ti­ cinese Regazzoni formavano una cop­ pia molto competitiva e affiatata. Eravamo in tanti però a considerare Niki un computer della pista, dedica­ to e meticoloso sino all’eccesso. Dei due colui che sprizzava più simpatia era Gian Claudio Regazzoni, per tutti Clay, quello che quando correva lo fa­ ceva con una grande bandiera sviz­ zera sul casco. Nato a Lugano, Clay arrivò abbastanza tardi in Formula 1, a 31 anni. Ma aveva una grinta straor­ dinaria. Entrò per la porta principale: la Ferrari, che portò subito a uno sto­ rico trionfo a Monza. E sempre sulla Rossa fu vice campione del mondo nel 1974, perdendo il titolo soltanto all'ultima gara. Con quel suo modo disincantato di concepire le corse, Re­ gazzoni divenne personaggio in pista

e fuori, amato dal pubblico e corteg­ giato dalle donne. Memorabile un suo tango a "Canzonissima" con Raf­ faella Carrà. Spirito di guascone, gran­ de giocatore di carte, e amante della buona tavola, era un vero gentleman. Clay non fu solo Ferrari. Al volante della Williams, a 40 anni, regalò alla scuderia britannica la sua prima vit­ toria. Tuttavia, come pilota egli raccol­ se meno onori di quanto avrebbe me­ ritato. Nel 1980, a seguito del terribi­ le impatto contro un muro di ce­ mento a Long Beach, si ritrovò para­ plegico. Dopo 132 partecipazioni al Mondiale dove aveva ottenuto 28 podi, di cui cinque vittorie, Regazzoni dovette dare l’addio alla Formula 1. L’inciden­ te lo avrebbe costretto per ventisei anni alla sedia a rotelle. Iniziò per lui un nuovo capitolo. Ma l'ex­pilota del Cavallino si faceva trovare sempre pronto quando c'era un'iniziativa be­ nefica a favore dei paraplegici: non dimenticava chi stava come lui. E nonostante l'handicap continuava a partecipare a gare con le auto sto­ riche e persino ad alcuni raid in Afri­

ca. Fino a quel 15 dicembre 2006 quando, come per una beffa del de­ stino, Clay trovò la morte guidando sull’A1… Oggi il mito del pilota svizzero più forte di sempre rivive a Romanshorn, attraverso la stanza dei ricordi Clay Regazzoni Honor Room. Dal 16 otto­ bre i cimeli del campione sono custo­ diti all'interno della collezione di auto­ mobili "Autobau" dell'imprenditore Fredy Lienhard, in una struttura alla avanguardia nei pressi del Lago di Costanza. I ricordi dell’indimenticabile pilota ticinese sono stati affidati a Lienhard direttamente dalla famiglia Regazzoni. L’allestimento è entusia­ smante. Innanzitutto c’è la leggen­ daria Ferrari 312B3, quella con cui Clay divenne vicecampione del mon­ do. Poi la Tecno con cui vinse la F.2. E le tre sue vetture preferite: una Ferra­ ri F40, una Daytona e una Ford Mustang. Ci sono tante fotografie e sulle pareti le gigantografie: ad esem­ pio il salto al Nürburgring con la B3, durante quel Gran Premio che poi vin­ se. Nel padiglione sono esposti inoltre i numerosi trofei, i caschi e altri og­ getti appartenuti a Clay. Il monitor in sala diffonde infine del raro materiale audiovisivo che ripercorre la sua car­ riera. È un tuffo nel passato. Ci sem­ bra davvero di tornare a rivivere le emozioni di quegli anni: quando a vin­ cere era la Rossa, e la Tv era ancora in bianco e nero… L'intento della mostra di rendere omaggio e onorare la vita sportiva di Regazzoni e il suo impegno sociale ci pare perfettamen­ te riuscito. Siamo certi che la Clay Regazzoni Honor Room non potrà che diventare una meta di pellegrinaggio per gli appassionati di motori sparsi nel mondo ! Clay Regazzoni Honor Room, aper­ to la domenica presso Autobau Erlebniswelt, Romanshorn.

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MOTORI E MOBILITÀ

a cura di Graziano Guerra

L'ACCATTIVANTE NUOVO SUV COUPÈ TAIGO DI VOLKSWAGEN Impressionante design emozionale e sistemi di assistenza e connettività d’avanguardia

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opo la presentazione in Svizzera al grande pubblico a inizio no­ vembre al salone Auto­Zürich Car Show, il nuovo SUV coupé di Volks­ wagen Taigo è stato presentato alla stampa svizzera del settore in ses­ sione dinamica, l’11.11.2021 in Ger­ mania, a Costanza. L’apprezzato design dei fratelli Pavo­ ne combina individualità e funziona­ lità high­tech. Con proporzioni ideali, Taigo fa ingresso nel segmento vin­ cente dei SUV compatti con una car­ rozzeria dalla forma inusuale. La sua coda in stile coupé porta un look di successo dalla fascia di prezzo note­ volmente superiore dei SUV alto di gamma, nel mondo di Polo e T­Cross. Taigo si posiziona fra la compatta city­ SUV T­Cross e la beniamina fra le due volumi Polo. Più bassa e più lunga del T­Cross, ma con la medesima altezza dal suolo; più alta e più spaziosa della Polo, per un’eccellente visuale e una configurazione ampia. Oltre all'estetica coupé, anche il de­ sign incisivo dei paraurti sottolinea una spiccata personalità. Il passo lungo (2.566 mm) consente una 18

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confortevole posizione di seduta leg­ germente rialzata a tutti i passeggeri. Gli sbalzi ridotti conferiscono alla Taigo un aspetto vigoroso e sportivo,

è lunga 4.266 mm, alta 1.494 e larga 1.757 mm. Offre ampio spazio fra i sedili anteriori e il divano posteriore, per gambe e ginocchia di passeggeri


MOTORI E MOBILITÀ anche alti. Il compatto SUV­coupé di VW, basato sul Nivus brasiliano, è sta­ to oggetto delle nostre attenzioni sulle strade tedesche da Costanza all’alta valle del Danubio e ritorno, con tratti autostradali – raggiunta la velocità massima del 150 CV ­, strade pro­ vinciali e tutte curve di montagna. Corre con motori a tre cilindri a ben­ zina TSI, e con un quattro cilindri ibri­ do dolce. Vanta sistemi di assistenza e comfort, soluzioni di connettività intelligenti e guida semiautonoma.

LA F ERRA RI B R2 0 L’ultima nata della serie One­Off del Cavallino Rampante, lanciata l’11 novembre 2021 entra a far parte del gruppo più esclusivo dell’intera produzione della Casa di Maranello, vale a dire quei modelli unici che vengono forgiati attorno alle richieste di un singolo cliente e disegnati a partire dai suoi requisiti. La BR20 è un coupé V12 a due posti sviluppato a partire dalla GTC4Lusso, che per filosofia e approccio stilistico rimanda alle magnifiche coupé Ferrari degli anni ’50/’60 senza però cedere alla nostalgia, anzi riuscendo nell’impresa di coniugare eleganza senza tempo e sportività discreta. La vettura strizza l’occhio alle proporzioni e all’eleganza tipiche di alcune tra le dodici cilindri più iconiche della storia Ferrari, tra cui la 410 SA e la 500 Superfast.

Oltre alla posizione rialzata del posto guida e un cockpit digitale di serie vanta fari a LED Matrix. Motori a tre cilindri con potenze da 95 e 110 CV e un 4 cilindri ibrido dolce da 150 CV. La velocità massima è, rispettiva­ mente di 183 km/h, 191 km/h e 212 km/h. In base alla motorizzazione, il passaggio tra i rapporti si esegue ma­ nualmente tramite un cambio manua­ le a 5 o a 6 marce o il cambio a dop­ pia frizione a 7 marce (DSG). In compagnia della VW T­Cross, la crossover Taigo completa la gamma SUV nel segmento delle compatte. Il nuovo CUV (Crossover Utility Vehicle) per il mercato europeo è prodotto nel­ lo stabilimento di Pamplona in Spa­ gna. Nuova Taigo, in listino da 26’700 fran­ chi, è già configurabile e ordinabile. In concessionaria a dicembre.

IL PIÙ GRANDE RADUNO DELLA STORIA DI LA MB ORGH I N I PER MOV EMB ER Si è svolto il sei novembre scorso il più grande raduno della storia di Lamborghini. Le vetture, dai cofani decorati con sticker a forma di baffi, simbolo del movimento per la prevenzione della salute maschile Movember, hanno animato le strade di cinque continenti, da New York a Sydney, da Londra a Bangkok, da Roma a Città del Capo. Hanno partecipato 1.500 Lamborghini, per raccogliere fondi e diffondere consapevolezza sull’importante tema della prevenzione della salute maschile. I raduni più numerosi si sono tenuti in Nord America, con 600 auto partecipanti in 22 Stati e in UK, dove i dealer britannici hanno riunito al Blenheim Palace nell’Oxfordshire oltre 200 clienti con le loro Lamborghini.

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SPORT

a cura di

Graziano Guerra

L'

ITALIA ­ SVIZZERA 1 ­1 Allo Stadio Olimpico di Roma i rossocrociati si portano avanti con un gran gol di Widmer, Di Lorenzo pareggia a fine primo tempo e al novantesimo Jorginho sbaglia un rigore

ECO va in stampa di lunedì, e quando questo numero ar­ riverà alle famiglie già si saprà quale Nazionale avrà ottenuto la qualifica diretta al Mondiale in Qatar, e quale dovrà passare per lo spareggio. Allo stadio Olimpico c’erano tutti gli ingredienti per una favola a lieto fine: lo svantaggio iniziale, la rimonta, la spinta di un pubblico da dieci in pagella e un calcio di rigore al novantesimo, con i 52.000 spettatori pronti a esplo­ dere di gioia. Ma come due mesi fa a Basilea Jorginho, uno degli eroi del trionfo di Wembley, non riesce a segnare dagli undici metri. A Roma, nello stadio delle “Notti Magiche”, lì dove è iniziata la favo­ la di EURO 2020, gli Azzurri vanno sotto per un gran gol di Widmer, trovano il pari in chiusura di primo tempo grazie alla rete di un altro terzino, Di Lorenzo, e in un finale tutto cuore e carattere si guada­ gnano il rigore che sembra spalan­ care le porte del Qatar. E invece il discorso qualificazione è rimandato di tre giorni, a lunedì, per altri novanta minuti di passione. Privo di quattro protagonisti dell’Europeo – Spinazzola, Chiellini, Verratti e Immobile – e anche di Pellegrini e Zaniolo, Mancini sceglie Acerbi come partner di Bonucci in mezzo alla difesa e si affida allo stesso centrocampo schierato contro la Svizzera nella sfida del girone di EURO 2020. Recuperato Barella, in cabina di regia trovano spazio Jorginho e Locatelli. Al posto di Immobile torna titolare Belotti, che parte nel tridente con Chiesa e Insigne. Anche la Svizzera deve fare a meno di tanti pezzi pregiati, da capitan Xhaka a Embolo, passando per i vari Seferovic, Elvedi, Fassnacht e Zuber. Con Gavranovic non al meglio, Ct Yakin punta sulla freschezza di Noah Okafor, attaccante del Salisburgo alla seconda presenza in Nazionale, terminale offensivo di un 4­3­2­1 che vede Steffen e l’ex interista Shaqiri agire alle sue spalle. In difesa Schar sostituisce Elvedi e affianca Akanji, con l’ex udinese Widmer e Ricardo Rodriguez sugli esterni, mentre Freuler, Zakaria e Vargas formano un trio di centrocampo muscolare, chiamato a schermare una difesa che ha subito un solo gol in queste qualificazioni. (Fonte FIGC)

ALL'ITALIA IL TROFEO PER NAZIONI AGLI EUROPEI IN VASCA CORTA I Italia ha chiuso la 21esima edizione dei campionati europei di nuoto in vasca corta vincendo per la quarta edizione

Gregorio Paltrinieri

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consecutiva la classifica per nazioni avanti ai padroni di casa della Russia, piazzandosi al terzo posto del medagliere col maggior numero di medaglie conquistate (35; 7­18­10) alle spalle di Russia (11 ori) e Olanda (8 ori). e aggiornando quasi tutti i record della rassegna: record per numero di medaglie e di medaglie d'oro di Netanya eguagliato (7) però con sei atleti diversi, 29 atleti nelle finali individuali (15 uomini e 14 donne, uno in meno di Glasgow dove furono 17 uomini e 13 donne), 22 atleti a medaglia individuale (10 donne e 12 uomini), 63 presenze gara in finale (19 in più di Glasgow!), 78 primati personali con un record mondiale, due record europei e 23 record italiani. Numeri straordinari che aprono il triennio verso le Olimpiadi di Parigi 2024 e la stagione che culminerà con i Campionati europei di Roma (11­21 agosto). (Fonte/foto FIN)


CULTURA/Cucina

INSALATA RUSSA LEGGERA

POLENTA ALLA CARBONARA

Ingredienti per 4 persone

Ingredienti per 4 persone

200 g Patate 200 g Cannellini lessati 200 g Carote 150 g Piselli lessati 150 g Fave fresche sgranate Olio extravergine d'oliva Sale

125 g farina di polenta gialla bergamasca 4 tuorli 2 uova formaggio pecorino latte sale pepe Portate a bollore 1 litro di acqua, salatela e cuocetevi la farina di polenta per circa 35 minuti, mescolando di tanto in tanto. Rosolate le fette di guanciale in una padella per 3­4 minuti, finché non saranno croccanti. Amalgamate le uova e i tuorli con 2 cucchiai di latte e 80 g di formaggio pecorino grattugiato; mescolate il composto ottenuto alla polenta e fatelo cuocere sulla fiamma bassissima per un paio di minuti. Servite la polenta con il guanciale croccante, scaglie di pecorino e pepe macinato.

Lessate le patate con la buccia. Lessate le carote, sbucciate e tagliate a dadini. Scottate per 2 minuti le fave e sbucciatele. Frullate i cannellini con 30 g di olio, salate; se il frullato fosse troppo denso, diluitelo con poca acqua o brodo vegetale. Sbucciate le patate e tagliatele a dadini, mescolate tutte le verdure, unendo anche fagioli e piselli, e condite con i cannellini frullati.

CHIFFON CAKE AL POMPELMO Ingredienti per 8 persone 170 g zucchero semolato 140 g farina 50 g olio di riso 40 g granella di pistacchio 30 g zucchero di canna sale 5 g lievito in polvere per dolci 4 pz uova pepe di Timut pomelo pompelmo rosa Per la ricetta della chiffon cake al pompelmo, montate con le fruste elettriche i tuorli con 70 g di zucchero semolato e un pizzico di sale. Incorporate l’olio e, dopo, 80 g di succo di pompelmo; unite 1/2 cucchiaino di pepe di Timut macinato e 1/2 cucchiaino di scorza di pompelmo grattugiata e, alla fine, la farina e il lievito, setacciandoli. Montate a neve gli albumi con lo zucchero di canna e incorporateli delicatamente al composto. Versate tutto in uno stampo per chiffon cake o in uno stampo a ciambella liscio (ø 19 cm, h 9 cm); cuocete nel forno

ventilato a 160 °C per 50 minuti. Sfornate la chiffon cake, ribaltatela senza toglierla dallo stampo e lasciatela raffreddare per 1 ora. Al momento di sformarla, passate un coltellino all’interno, lungo il bordo, per staccarla. Spennellate il bordo con uno sciroppo preparato facendo bollire per 5 minuti il succo di 1 pompelmo con 100 g di zucchero semolato. Fatevi aderire la granella di pistacchio. Sbucciate 3­4 spicchi di pomelo, sgranate la polpa e distribuitela sulla chiffon cake (si chiama così perché è ariosa e soffice come un velo).

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COMUNICATI/EVENTI

(FM97,5), DAB+ Domenica dalle 7 alle 12

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COMUNICATI/EVENTI

ELEZIONI COMITES 2021 Liste per la circoscrizione di San Gallo

ELEZIONI COMITES San Gallo 3 DICEMBRE 2021 LISTA N° 2 CENTRO DESTRA UNITO IN SVIZZERA

ELEZIONI COMITES San Gallo 3 DICEMBRE 2021 LISTA N° 3 DIRITTI E PROGRESSO

I plichi dovranno pervenire entro il 3 dicembre 2021 al Consolato di riferimento mercoledì 17 novembre 2021/

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TEMPO LIBERO

CRUCIVERBA

L'oroscopo della settimana dal 17 al 24 novembre

ARIETE Usate questa settimana per mettere a posto le cose pratiche che richiedono il vostro intervento. Dalla prossima settimana in poi, il vostro tempo andrà impiegato in cose molto più piacevoli e stuzzicanti. TORO Sarete voi i veri protagonisti di questa settimana. Le scelte che verranno fatte in questi giorni, influenzeranno l’intero anno a venire. Venere complice dal segno amico del Capricorno non vi permetterà di intraprendere strade sbagliate! GEMELLI Sul lavoro otterrete vittorie su tutti i fronti e porterete a casa quelle sicurezze che da tanto tempo cercate. In amore, invece, questa settimana ed anche la prossima saranno ancora tempo di attesa. CANCRO Ascoltate il vostro cuore e date retta al vostro intuito. Molti nodi si scioglieranno come per magia ed il giorno seguente per voi comincerà una fase nuova, soprattutto in amore…

ORIZZONTALI 1 . Costituisce i mattoni ­ 7 . Nota marca di candeggina ­ 10. Jean ­ attore francese ­ 11. Un fiume inglese 12. Il clistere e' ..... ­ 13. Primo in inglese ­ 14. Celano le esche ­ 15. Arguti ­ spiritosi ­ 17. A volte si da' la sua parola ­ 19. Il nome dello scrittore Fleming ­ 20. Trapani ­ 22. Pregiato pesce di mare ­ 24. Al centro del rito ­ 25. La campagna latina ­ 27. Lo stesso che cheppia ­ 29. Operoso ­ zelante ­ 31. Movimento Nazionale Algerino ­ 33. Circa due in un fiasco ­ 34. Muta di cani che inseguono la selvaggina abbaiando ­ 36. L'ultimo nato di una covata ­ 37. Una zucca come strumento musicale ­ 38. Moneta giapponese ­ 39. L'amica di Rossella in "Via col vento"

VERTICALI 1 . Romeo ... Giulietta ­ 2 . Gracida nello stagno ­ 3 . Mesto ­ misero ­ 4 . Trasparente come il vetro ­ 5 . Matematico norvegese ­ 6 . Gli estremi di Laos ­ 7 . Volano in cielo ­ 8 . Lavorano il vimini ­ 9 . Spente ­ defunte ­ 11. Vizio nervoso ­ 13. Comune pugliese ­ 15. Fragile licenza poetica ­ 16. Brani separati dall'insieme ­ 18. Si rispettano sul lavoro ­ 21. Nettare ­ 23. Città dell'Eritrea. ­ 26. Tessuto per fodere ­ 28. Il Kofi a capo dell'Onu (2006) ­ 30. Il verso della rana ­ 32. Sigla di Aero Club d'Italia ­ 34. Abbreviazione per calorie ­ 35. Aprono annunci economici 37. Messina La soluzione a pag. 28

Signora 78 anni, vedova, é stanca della soli­ tudine. Ama la vita in tutte le sue manifesta­ zioni: passeggiate, chiacchierate, cinema, va­ canze in Italia. Cerca signore per condividere piacevoli momenti. Scrivere, allegando foto, a: redazione@leconews.com ­ oppure a: L'ECO, Eichwiesstrasse 9 ,8630 Rüti 38

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LEONE Dalla settimana prossima le energie cambieranno in positivo e grazie a quanto appreso nei giorni difficili, potrete far fruttare al massimo i giorni luminosissimi che verranno. VERGINE Non girate la testa dall’altra parte. Perdereste un’occasione unica per fare quel salto di qualità necessario a cambiare, una volta per tutte, le vostre vite. E in questo momento l’intero Sistema è dalla vostra parte. BILANCIA La situazione lavorativa finalmente si va sbloccando ed otterrete ottimi risultati; lo stesso, purtroppo non si può dire degli affari di cuore. SCORPIONE Come nei giorni scorsi, il vostro spicchio di firmamento è carico di energie. Imponetevi di guardare con onestà gli assetti pratici della vostra vita che richiedono dei cambiamenti. SAGITTARIO Questo è proprio il momento giusto per dedicarvi alle cose serie, soprattutto a quelle che riguardano il lavoro e la carriera. Giove e Saturno in sestile dal segno dell’Acquario continuano a sostenervi. Quindi adesso è il tempo del dovere. CAPRICORNO La rigidità che un po’ vi contraddistingue lascerà il campo alla flessibilità e alla curiosità. In amore sarete molto più espansivi. Sul lavoro, gli astri vi daranno gli strumenti per fare il salto di qualità. ACQUARIO Avete un cervello fuori dal comune, la vostra intelligenza va oltre, ma i progetti vanno trasformati in realtà e questo è proprio il momento giusto per darvi da fare in tal senso. Giove e Saturno, in corsa nel vostro spicchio di cielo continuano ad appoggiarvi, quindi approfittatene! PESCI Ascoltate bene quello che il vostro cuore vi dirà nella notte del 19, quando la Luna, al massimo del suo splendore, verrà eclissata dall’ombra della Terra proiettata dal Sole. I suoi consigli vi aiuteranno a dare una nuova direzione alle vostre vite.


COMUNICATI/EVENTI

ELEZIONI COMITES: PESSIMI RISULTATI PRODOTTI DALL'INVERSIONE DELL'OPZIONE di Michele Schiavone, Segretario Generale CGIE Nei giorni scorsi con la chiusura delle iscrizioni volontarie sulle liste eletto­ rali da parte dei nostri connazionali, indispensabili per partecipare alle ele­ zioni per il rinnovo di 120 Comites, si ha finalmente contezza del peso, che il nostro governo attribuisce a questi organismi di rappresentanza e del gra­ do di attenzione con cui l’amministra­ zione pubblica italiana tratta questa pratica elettorale nelle sue diverse ar­ ticolazioni preparatorie. Al contempo, abbiamo visto come candidate e can­ didati e vari addetti ai lavori, in molti casi, si siano lasciati andare nel politi­ cizzare un ambito nel quale la politica partitica italiana è fuori luogo, perché bisogna ribadirlo a chi è portato a tra­ vasare lo stato delle cose: la posta in gioco è il territorio e il localismo, è quel microcosmo formato da donne e uomini, adolescenti, giovani e adulti italiani che continuano a mantenere un legame con l’Italia, con la nostra cultura, con i nostri valori, con le no­ stre tradizioni e abitudini, attraverso le rappresentanze diplomatiche­consolari italiane se e quando sono presenti, co­ munque, per favorire la loro integra­ zione in uno specifico territorio. Il risultato delle iscrizioni sulle liste elettorali è deludente e mortificante, costituisce una vera e propria Caporet­ to per la partecipazione, la peggiore di sempre da quando esistono i Comites: gli optanti sono risultati 177.835 su 4.732.741 elettori, ovvero il 3,76% degli aventi diritto al voto. Si tratta di 80'000 iscritti in meno rispetto alle ultime elezioni Comites del 2015, che a loro volta avevano registrato un di­ scusso e mai metabolizzato salasso democratico indietreggiando dal 34,6% al 3,6%, che tanto ha influito sull’agibilità degli attuali Comites. Il replicarsi di questi numeri configu­ rano un danno d’immagine e di credi­ bilità difficilmente recuperabile da questa istituzione se non prima pas­ seranno almeno due generazioni di cittadini. Senza tanti distinguo servirà ripensarne i ruoli, le funzioni e in par­ ticolare la portata. Ciò dovrà avvenire nella prossima legislatura parlamen­ tare, con nuovi rappresentanti del po­ polo, molto più attenti al bene co­ mune che allo smalto delle dita, alla punta delle scarpe o al nodo della cra­ vatta. Sostanzialmente il nuovo gover­ no di Mario Draghi, costituito per ri­ spondere prioritariamente all’emer­ genza sanitaria e per favorire la cre­ scita economica dell’Italia, conferma di misconoscere le nostre realtà per

l’evidente disinteressamento su tutta la linea a quanto succede nelle nostre comunità all’estero. Il governo, soste­ nuto da quasi tutte le forze politiche, ha imposto le elezioni dei Comites a dicembre, benché conscio della cata­ strofe che la loro decisione avrebbe prodotto, perché gli indicatori, assie­ me alle ristrettezze sanitarie, l’insi­ gnificante campagna informativa, e la debolezza della rete diplomatico­con­ solare alle prese con i ritardi ammi­ nistrativi prodotti dalla pandemia, tut­ t’altro lasciavano presagire che la par­ tecipazione di massa a questo appun­ tamento elettorale. Invece, si è voluto umiliare chi si è strenuamente battu­ to per democratizzare le procedure elettorali e per garantire la partecipa­ zione di tutte e di tutte gli aventi di­ ritti come avviene, ovviamente, ed è pratica diffusa nelle democrazie più avanzate; si è voluto usare la frusta per dimostrare la forza decisionale di chi detiene il potere; così facendo si è invece affermata la distanza tra il pa­ lazzo e la società civile e le comunità. Si è voluto dare corso alla “cronaca di una morte annunciata” della quale non si ha forza per leccarsi le ferite, né lacrime consolatorie. Questi risultati hanno finalmente di­ mostrato lo scollamento, la distanza romana dal mondo degli italiani al­ l’estero, fotografano in maniera limpi­ da che il re è nudo. Il mondo degli italiani all’estero va risanato e rigene­ rato perché ha bisogno di altro e non di improvvidi capitani di ventura. Per pudore e senso di responsabilità i re­ sponsabili che hanno tumefatto l’im­ magine dei Comites per dubbie virtù dovrebbero sgombrare il campo dal parlamento e dall’amministrazione, dichiarando fallita l’esperienza matu­ rata in quegli ambienti e dimettersi. In una società nella quale il livello del­ la competizione non prevede una se­ conda chance, chi perde e soccombe normalmente si fa da parte. Mi augu­ ro che oltre a fare ammenda delle de­ cisioni sbagliate, chi ha causato il ter­ remoto elettorale dei Comites non va­ neggi promozioni, anzi, abbia l’onesta intellettuale di ammetterle, di sgom­

berare il campo chiedendo scusa ad alta voce per l’irreparabile danno e permetta alle donne e agli uomini di buona volontà, a quelle migliaia di vo­ lontari di salvare il salvabile. È un atto dovuto. Gli italiani all’estero hanno bisogno d’altro e di una politica dedicata, di un rappresentante di governo a tem­ po pieno, chiedono il rispetto della loro dignità di cittadini e una rappre­ sentanza istituzionale all’altezza dei compiti e dei tempi. Le scorciatoie messe in campo costruite sulla sab­ bia sono state fuorvianti, ingannevoli e maleodoranti contro le quali si sono infrante le certezze e i buoni propositi di coloro che a più riprese hanno ri­ chiamato e motivato il rispetto delle scadenze, senza aver mai pensato a preparare le condizioni per una ampia e reale partecipazione democratica. Nulla si inventa perché i risultati si co­ struiscono, non a tavolino ma sul campo, e quello degli italiani all’este­ ro è un terreno che si estende su 5 continenti. La sproporzione tra la somma disponi­ bile per svolgere le elezioni (8 milioni di euro, più 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico) e il numero dei potenziali aventi dirit­ to dimostra come le aspettative di chi le ha organizzate erano palesemente votate al ribasso e, quindi, c’è stata una vera e propria speculazione sulla partecipazione finale. Da qui, dunque, anche la supposizione che una so­ stanziosa parte di questi 8 milioni di euro ritorneranno all’erario perché le spese per far votare solo 177'835 elettori saranno esigue e il capitale non utilizzabile per il fine deciso dal parlamento. Da ciò non solo il danno, ma anche la beffa. Con i numeri registrati la strada dei futuri Comites è in salita e oltre al­ l’esigenza di ridefinirne natura e mis­ sione, nell’immediato servirà evitare il proliferare di coacervi di interessi par­ ticolari, che con le prevedibili debolez­ ze dei nuovi Comites potrebbero cau­ sarne l’implosione. I Comites sono in­ dispensabili per tenere assieme gli in­ teressi dell’Italia e dei suoi cittadini.

Non siamo in grado di fornirvi i dati delle iscrizioni all'albo degli elettori nelle diverse circoscri­ zioni consolari in Svizzera in quanto l'Ambasciata d'Italia a Berna non ha dato seguito alla nostra richiesta. La redazione

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mercoledì 7 ottobre 2020/

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