numero 56 - marzo 2014
EDITORIALE di Maria C. Bernasconi
Anche questo mese abbiamo il piacere di dedicarvi la nostra rivista piena di articoli ed argomenti interessanti che, sicuramente, attireranno la vostra attenzione. Io sono rimasta particolarmente affascinata dall'articolo della dottoressa Immacolata Mennillo che ci aiuta a capire ed a riconoscere i bugiardi.
Non che non lo sapessimo che il pianeta abbonda di codesta categoria ... Ci sono (e non sono pochi!) bugiardi così bugiardi che finiscono col credere alle fandonie che raccontano agli altri ed a loro stessi. Si, perchè a lungo andare, si convincono di essere sinceri e, forse senza nemmeno più rendersene conto, ripetono panzane a raffica. Naturalmente, anche tra la categoria dei bugiardi ci sono le sotto-categorie: c’è chi è bugiardo di professione. Lo sono spesso i politici, per motivi “elettorali” o anche solo per abitudine. Personaggi più o meno noti (o che sperano di diventarlo) per arroganza, presunzione, vanteria o illusione di essere divertenti. Ogni sorta di opinionisti, tuttologi, presunti “esperti”, scribacchini e chiacchieroni. C’è poi chi mente per il gusto di mentire. Per vantarsi o “farsi bello”. Per cercare di sedurre, o stupire, o rendersi interessante. Per offrire consigli non richiesti. Per fingere competenze che non ha. Per nascondere o travestire ciò che non vuol far sapere. Per il gusto del pettegolezzo. O, peggio ancora, per nuocere a un avversario o a qualcuno che gli è antipatico. Altra categoria è quella dei “bugiardi buoni”: mentono perché la verità potrebbe far male. Quanta sensibilità ... ! E poi, ancora, la sottospecie “bugiardi per vigliaccheria”. Dicono che ci vuole molto coraggio per dire la verità. Si, talvolta si! Non occorre, però, essere aggressivi, né polemici o insultanti. Spesso una verità, grande o piccola, si può affermare con pacata chiarezza. Ed è opportuno essere pronti a cambiare idea, o a correggere le nostre percezioni, quando c’è un buon motivo per farlo. Cercare e affermare la verità non vuol dire credere che sia incisa nel marmo. Né restare ciecamente ancorati a ciò che crediamo di sapere. Non si finisce mai di imparare. Ma per arricchire davvero le nostre conoscenze, e avere utili scambi di opinione, occorre togliere di mezzo le bugie, i pregiudizi, i preconcetti, le “mezze verità” e la sciocca convinzione che qualcosa sia “vero” solo perché lo sentiamo continuamente ripetere. Tutto questo è ovvio? Bello sarebbe se lo fosse! Ma così, purtroppo, non è. E, anche in quel caso, non potremmo smettere di stare in guardia. Perché le bugie (come la stupidità) hanno un’insidiosa capacità di riprodursi “sotto mentite spoglie” e di riproporsi con ogni genere di travestimenti. Insomma proviamo a dire più spesso la verità. E soprattutto a cercarla, nel marasma di panzane, pressapochismi, consapevoli inganni o superficiali errori, in cui siamo quotidianamente sommersi. È difficile? Meno di quanto sembra. Con un po’di esercizio può diventare una “sana abitudine”.
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SOMMARIO
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Sotto la lente Il cervello Cosa succede al cervello quando ... 18 Uno studio particolare
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Direttore Responsabile Maria Bernasconi Vice direttore Manuel Figliolini L’INTRUSO
Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi
Si, alle quote per stranieri
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OPINIONI Frecciatine
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Collaboratori
ATTUALITÀ
Giovanni il Battista Gian Maria Bavestrello Generoso D Agnese Umberto Fantauzzo Simona Guidicelli Immacolata Mennillo Armando Rotondi
PSICOLOGIA La bugia
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POLITICA Abemus gubernum!
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SPORT Sochi 2014
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Foto rsp futura sagl
CULTURA
Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch
CINEMA 2014 l’antico invade il grande schermo 28 Soletta Film Festival 30
Webmaster Alfredo Panzera
ENOTURISMO Le perle del Rinascimento
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BENESSERE E SALUTE
Contatti redazione@laltraitalia.eu
Il cappero
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ENOGASTRONOMIA
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Il Brie, europeo per vocazione I ceci
MARZO 2014
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L INTRUSO dalla Redazione
Svizzera, SI alle quote per stranieri Ue: “L’esito del referendum ci rammarica”
Il 9 febbraio 2014 gli svizzeri hanno approvato un referendum “contro l'immigrazione di massa”, promosso dall’Unione democratica di centro: i SI hanno raggiunto il 50,3%. La proposta avallata porrà un tetto massimo di permessi per gli stranieri, inclusi limiti per i frontalieri, e la rinegoziazione degli accordi bilaterali sulla circolazione di cittadini Ue all'interno dei confini. “L'Unione europea esaminerà le implicazioni di questa iniziativa popolare per i rapporti Ue - Svizzera nel loro insieme”, e “in questo contesto, anche la posizione del Consiglio Federale su questo risultato sarà presa in considerazione”. Così si è espressa la Commissione Ue dopo l'esito del voto. Berna pronta a rinegoziare con l’Ue. Dopo il SI delle urne all'iniziativa “contro l'immigrazione di massa”, il governo svizzero sottoporrà quanto prima al Parlamento una proposta di attuazione e, poiché le nuove disposizioni sono in contrasto con gli Accordi sulla libera circolazione delle persone concluso con Bruxelles, “intavolerà colloqui con i competenti organi dell'Ue e i loro Stati membri al fine di discutere i prossimi passi e l'avvio di negoziati”. È quanto affermato in una dichiarazione dal governo di Berna. “Svolta epocale” Il ministro di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga ha parlato di “una svolta fondamentale con ripercussioni di ampia portata”.
Il presidente della Confederazione e ministro degli esteri Didier Burkhalter ha dichiarato che nelle prossime settimane il Consiglio Federale studierà le possibilità di porre su una nuova base le relazioni con l'Ue. Bruxelles: “Risultato ci rammarica” La Commissione europea “si rammarica del fatto che un'iniziativa per l'introduzione di limiti quantitativi all'immigrazione sia stata approvata. Questo va contro il principio della libera circolazione delle persone tra l’Ue e la Svizzera”. Così la Commissione Ue commenta l'esito del referendum svizzero che limita l'immigrazione di massa. Schulz: “I populisti strumentalizzeranno iniziativa” Il SI alla quote sugli immigrati comunitari in Svizzera “rischia di essere sfruttato” dai populisti in vista delle elezioni europee di fine maggio. Lo teme il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. “Temo che il SI in Svizzera possa scatenare un nuovo dibattito sulla libera circolazione delle persone in seno alla Ue”, afferma il candidato alla presidenza della Commissione europea. I cittadini stranieri in Svizzera Al centro dell'Europa, ma non membro dell'Unione europea, la Svizzera - che oggi ha reintrodotto con un voto popolare le quote sull'immigrazione - ospita una popolazione straniera pari al 23,3 % degli 8 milioni di abitanti del Paese. Tra gli immigrati, gli italiani sono i più numerosi. A fine aprile 2013 la Svizzera contava infatti 1.846.500 stranieri domiciliati (57.175 in più rispetto all'anno precedente), due terzi dei quali provenivano da Stati dell'Unione europea e dell'Associazione europea di libero scambio (Efta), secondo le statistiche ufficiali. I gruppi più numerosi, sono gli Italiani (circa 290mila) e tedeschi (più di 280mila), ciascuno dei quali con una quota del 16%, seguiti dai Portoghesi (13%). fonte:www.tgcom24.mediaset.it/ 3
OPINIONI di Giovanni il Battista
Lasci che Bersani sia fatto fuori dalla sua decisione di far innamorare i 5 stelle, dici che non si vogliono poltrone o premi di consolazione. Poi partecipi alle nuove Primarie: discuti un po’ sulle regole, lasci che l'unico competitore serio sia Cuperlo. Fai una campagna sfavillante dicendo tutto quello che gli altri (soprattutto i non PD) ne restino abbagliati. Vinci a mani basse perché l'avversario è troppo gentile, naïf, idealista.
Matteo come sei bravo! Così si fa! Dopo la vittoria fai cuocere a fuoco lento l'altro gentile Enrico, lo lasci sempre nel dubbio con dei proclami non sempre decifrabili. Dici che vuoi continuare a fare il Sindaco, che avrai tempo anche di fare il Segretario. Che vuoi solo il bene del Governo, basta che si dia una mossa. Tranquillizzi il buon Enrico sul suo futuro. Affermi che mai lo scanserai dal suo scranno con un colpo di mano (o pungo sotto la cintola), anche perché un eventuale cambiamento dovrà assolutamente avvenire, rivolgendosi nuovamente al Popolo italiano, con regolari votazioni. Intanto vai dal Berlusca, quasi di nascosto per metterti d'accordo per una visione futura dell'Italia (per preparare un colpo di mano …). Fai capire ai Berlusconiani che devono dare solo a te fiducia anche per dare una lezione a quel gruppetto di fuoriusciti capitanati dal traditore Angelino e che tu, solo tu, ti farai paladino dell'amico di Arcore, per vendicare l'affronto che il povero di Quid ha osato fare al suo mentore. Il lunedì hai detto allo Zen Enrico di restare sereno, per poi, il mercoledì, accoltellarlo alle spalle, facendo in modo che rassegnasse le dimissioni. Vai poi in Assemblea dal tuo partito dicendo che, visto che il Governo, malgrado le tue sollecitazioni, non fa niente, presenti il tuo programma chiedendo ai vecchi comunisti di staccare la spina al moribondo Letta ed ai tuoi amici democristiani di aiutarti a dare il colpo di grazia promettendo fra le righe, ed in modo subdolo, poltrone di governo e la resa finale. Il colpo di mano ti riesce. 4
Tu ci sei o ci fai? Tranquillizzi l'obbligato compagno di viaggio Angelino (che non aspetta altro!). Tranquillizzi il Berlusca per quanto avete convenuto per il futuro. Tranquillizzi l'imbambolato Re Giorgio e parti con le tue truppe. Proclami che ad ogni futuro mese corrisponderà la concretizzazione di uno dei punti programmatici declamati e ti rechi al Colle per sciogliere la riserva. Fin qui applausi scroscianti. standing ovation! Dal giorno dopo i primi guai: per la scelta dei ministri, per la quale devi scendere ai primi compromessi. Devi accettare i ministri di Angelino e digerire il diktat di Draghi per la poltrona dell'Economia. In aula il voto di fiducia, con il supporto indiretto dell'amico Silvio, lo ottieni con qualche mal di pancia e poi via per la fase operativa.
ngelino ti ricorda le promesse fatte. I tuoi vecchi amici giornalisti sbattono in prima pagina i 4 ministri indagati. Le agenzie di rating rallentano i messaggi entusiastici dei primi giorni. Nella tua prima visita ufficiale in Europa, ricevi solo qualche pacca sulla spalla (un certo non so che di "déjà vu" con Berlusconi dei primi tempi) e nella stessa giornata, dopo la carota, la bastonata dei capoccia che cinque minuti dopo averti lisciato il pelo, ti annunciano che i conti italiani non sono in ordine, che in Italia niente funziona, che l'Istat ti ha annunciato una situazione quanto meno preoccupante e che quindi, dovrai ripresentarti, buono buono, al più presto, con i compiti ben fatti. Qualche mugolio comincia a serpeggiare anche nel tuo Partito. Qualche testata giornalistica avanza dubbi. Qualche economista, all'inizio tiepidamente ottimista, va in televisione a dire che forse tu sei troppo facilone, che dovrai aumentare le tasse, che non potrai utilizzare i fondi europei per aggiustare i conti nazionali, che certi progetti da te presentati potranno realizzarsi, ammesso e non concesso che trovi una qualsiasi forma di maggioranza che te li voti, non in un mese ma in due o tre anni e via di questo passo. Cosa ti frulla per la mente bel bischero? Quo Vadis Matteo? Mio sermoncino, da vecchio confessore e assolutore: ho
FRECCIATINE Spaccare tutto. Imporre le tue idee a tutti. Rottamare tutti gli ostacoli che ti si parano davanti, preparando il carro armato per andare a Bruxelles, per far capire ai parrucconi europei di che pasta sei fatto. In pochi giorni (in poche ore) capisci che il percorso non sarà disseminato di soli petali di rose. Le votazioni per i primi progetti di legge slittano. Angelino ti ricorda le promesse fatte. I tuoi vecchi amici giornalisti sbattono in prima pagina i 4 ministri indagati. Le agenzie di rating rallentano i messaggi entusiastici dei primi giorni. Nella tua prima visita ufficiale in Europa, ricevi solo qualche pacca sulla spalla (un certo non so che di “déjà vu” con Berlusconi dei primi tempi) e nella stessa giornata, dopo la carota, la bastonata dei capoccia che cinque minuti dopo averti lisciato il pelo, ti annunciano che i conti italiani non sono in ordine, che in Italia niente funziona, che l'Istat ti ha annunciato una situazione quanto meno preoccupante e che quindi, dovrai ripresentarti, buono buono, al più presto, con i compiti ben fatti. Qualche mugolio comincia a serpeggiare anche nel tuo Partito. Qualche testata giornalistica avanza dubbi. Qualche economista, all'inizio tiepidamente ottimista, va in televisione a dire che forse tu sei troppo facilone, che dovrai aumentare le tasse, che non potrai utilizzare i fondi europei per aggiustare i conti nazionali, che certi progetti da te presentati potranno realizzarsi, ammesso e non concesso che trovi una qualsiasi forma di maggioranza che te li voti, non in un mese ma in due o tre anni e via di questo passo. Cosa ti frulla per la mente bel bischero? Quo Vadis Matteo? Mio sermoncino, da vecchio confessore e assolutore: ho sentito D'Alema qualche giorno fa da Lili Gruber. Non ha mai pronunciato parola negativa su di te. Forse tu ne sarai stato felice. Io se fosse in te starei con le orecchie bene aperte: quando Il Maxi-Massimo non critica vuol dire che è arrabbiato, molto arrabbiato per come ti sei comportato e te la farà pagare, con calma, nel breve o nel lungo come suo costume. Attento anche al caimano che per ora sembra più un leone dormiente rimbambito. Se ne starà, per ora, appisolato, senza fiatare ma…. quando fa cosi il Berlusca ha già un piano ben preciso per colpire al momento giusto. Se hai notato ora è lui che ti sta dettando i tempi: le parti si sono invertite (te ne sei accorto?). Più di una volta di questi giorni ti ha richiamato alle promessefatte, ai tempi stretti per mettere in atto i punti concordati , ai contenuti dei progetti di legge che non devono cambiare nei loro contenuti di una virgola.
Hai notato che Napoletano, che si spendeva giornalmente per i tuoi ultimi due predecessori, di te non ha ancora fatto cenno, nemmeno per caso? Attento Matteo ai Rottamati, ai vecchi bolscevichi D'Alemiani, al moribondo e bavoso Berlusconi,al gentile e velenosamente tenero Letta (e soprattutto al suo sornione zio Gianni) a De Benedetti, a Scalfari, agli juventini che si sono sentiti dare degli "imbecilli" dal tuo mentore Della Valle, a Grillo, che qualche cosa sta tramando, a Bersani che nel giorno in cui riprenderà a fumare e masticare il toscano ritornerà per smacchiare la tua morbida pelle . Nella sua vitaAndreotti, persona per bene e tuo predecessore al soglio democristiano, diede qualche dritta ai suoi amici che ti potrebbe, magari, servire: “la cattiveria dei buoni è pericolosissima” “i miei amici che facevano sport sono morti da tempo” “a pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina” Che la buona Stella (magari tutte e cinque) ti accompagni. 5
ATTUALITÀ di Immacolata Mennillo
La bugia 35
Sono persone affette da “Disturbo narcisistico di personalità” le quali non hanno piena consapevolezza della loro malattia e credono che mentire sia giusto al fine di salvaguardare il proprio ego ed ottenere vantaggi, fino al punto di danneggiare gravemente gli altri con comportamenti spietatamente manipolatori. Nella scala dei disturbi psichiatrici i narcisisti/bugiardi vengono poco prima degli psicopatici, ovvero dei serial killer, o comunque di quelle persone disturbate che oltre a mentire e a praticare violenza morale senza alcuna pietà, commettono anche atti di estrema crudeltà fisica. I bugiardi patologici narcisisti non arrivano a ciò, ma con la loro violenza morale pregna di atteggiamenti e comportamenti ingannevoli, possono - senza farsi il minimo scrupolo - generare immani sofferenze nelle loro vittime e in alcuni casi possono giungere ad istigare al suicidio. Si tratta di un disturbo grave, che resta strisciante per molti anni e poi esplode a livello conclamato conducendo a tragiche infelicità sul piano relazionale ed esistenziale (solitudine e angoscia) e a svariati disordini psichici (a quel punto inguaribili), finanche a differenti forme di scissione della personalità (schizofrenia). I narcisisti amano troppo se stessi per riuscire ad amare gli altri. Per il “narciso”, l’amore è un gioco in cui fare sempre la “parte del leone”, in cui mantenere sempre il potere anche a costo di mentire, tradire e umiliare il partner. 6
I bugiardi patologici sono persone disturbate e disturbanti che per poter mettere in atto la finzione loro necessaria si dichiarano sostenitori assoluti della sincerità e dei suoi valori. Si tratta di persone malate, anche se appaiono normali in superficie, e il loro disturbo può provocare gravissime conseguenze a chi sta loro vicino.
Attenzione a non confondere il narcisismo con l’autostima, perché l’autostima si concilia benissimo con la capacità di amare, il narcisismo implica necessariamente lo sfruttamento e l’umiliazione del partner. Certo, spesso i narcisisti sono estremamente affascinanti ma, alla prova del cuore, rivelano gradualmente la loro vera natura: egoisti, infedeli, manipolatori, prepotenti, ipocriti (“ipocrita”, nell’antica Grecia significava attore). Il manipolatore relazionale è un tipo di personalità patologica narcisista, egocentrica; un vampiro psico/affettivo che si nutre dell’essenza vitale delle sue prede. Critica, disprezza, colpevolizza, ricatta, ricordando agli altri i principi morali od il perseguimento della perfezione, ma questo solo quando gli torna utile. E per raggiungere i suoi scopi ricorre a raggiri, ragionamenti pseudo/logici che capovolgono le situazioni a suo proprio vantaggio. Spesso la sua comunicazione è paradossale: messaggi opposti in double bind, a cui è impossibile rispondere senza contraddirsi; oppure deforma il significato del discorso. Si auto commisera, si deresponsabilizza, non formula richieste esplicite e chiare. Eppure non tollera i rifiuti, vuol sempre avere l’ultima parola per trarre le sue conclusioni, pur non condivise. Muta opinioni e decisioni. Soprattutto mente, insinua sospetti, riferisce malintesi. Simula somatizzazioni ed auto svalutazioni, ma dimostra sostanzialmente disinteresse affettivo. Ecco perchè sono personalità disturbate e disturbanti: sono destabilizzati e legandosi a loro si viene destabilizzati.
PSICOLOGIA
Come scoprire chi mente Non fidarti delle parole ... Un bravo oratore può essere molto abile a giocare con le parole, a suggestionare, a convincere e a spostare il fulcro del discorso, falsando così la verità con informazioni solo apparentemente veritiere ma spudoratamente mendaci. Mai lasciarsi incantare! Il linguaggio verbale può trarre in inganno, meglio affidarsi ad altri canali di comunicazione più attendibili. Il punto debole del bugiardo … Può sembrare assurdo ma mentire non è affatto semplice! L atto di fingere infatti scatena una serie di emozioni difficili da celare, come ad esempio la paura di essere scoperti o il senso di colpa nei confronti dell interlocutore. Un attento osservatore può essere in grado di identificare quelle micro espressioni del viso che puntualmente possono tradire coloro che cercano di ingannare chi li ascolta. In altre parole, se chi ci sta di fronte è normalmente una persona dal temperamento tranquillo ma, ad un certo punto della conversazione appare intimorito senza un valido motivo , può essere che in quel momento ci stia nascondendo qualcosa. Le parole, dunque, hanno il potere di portarci molto lontani dalla realtà oggettiva, è così che i menzogneri riescono ad incantarci. Bisogna quindi andare oltre il contenuto oggettivo del messaggio e guardare contemporaneamente quello che il viso ci sta realmente comunicando, affidandoci cioè a quei preziosi segnali non verbali che sono molto eloquenti e veritieri. Quando l espressione facciale delle emozioni risulta in contrasto con quello che ascoltiamo, probabilmente c è qualcosa che non va. Chi ci annuncia un lieto evento, ad esempio, non può avere un viso scontento e segnato dalla tristezza, a meno che non stia simulando una gioia che non prova affatto. E se non sei un ottimo osservatore? Niente paura ... il tempo ti aiuterà! Secondo un antico proverbio, infatti, il bugiardo deve avere buona memoria. Raccontare una serie di menzogne significa anche essere capaci di ricordarle a lungo ... ecco il tallone di Achille di tutti i bugiardi! Basta un attimo di distrazione, un lapsus , una parola detta per sbaglio e la realtà potrebbe saltare fuori da un momento all altro! Attenzione alla voce! Il tono della voce subisce dei cambiamenti quando si racconta qualcosa di non vero, tende infatti a calare mentre il discorso diventa meno fluido, incerto, con interruzioni, tentennamenti e continue rettifiche. Occhio alla bocca! Tipicamente chi mente tende a toccare la bocca, si tratta di un gesto inconscio perché è proprio per mezzo di essa che sta occultando la realtà. Ovviamente bisogna considerare anche che alcune persone nervose per natura potrebbero avere tendenza a toccarsi continuamente, per pura abitudine o reazione nervosa, e di certo non significa che mentono costantemente.
In generale, per scoprire una bugia è importante innanzi tutto conoscere il soggetto, il suo temperamento, il suo naturale modo di esprimersi e successivamente valutare se sta assumendo degli atteggiamenti anomali rispetto alla sua persona. Se chi ci parla si comporta in modo strano e diverso dal solito allora vale la pena insospettirsi.
Osserva gli occhi! I menzogneri tendono ad evitare lo sguardo degli interlocutori oppure a sbattere continuamente le ciglia nell attimo stesso in cui stanno inventando qualcosa (aumento dello stress). Questi segnali non devono passare inosservati! Distinguere i falsi sorrisi Quando un sorriso è spontaneo generalmente coinvolge non solo le labbra ma sprigiona una sorta di effetto illuminante per tutto il viso. Un sorriso non completamente sincero, al contrario, dura statisticamente meno tempo e interessa solamente le labbra. Osserva la gestualità Forse non tutti sanno che raccontare una bugia può essere fonte di stress! Fingere implica una grossa attenzione, scatenando uno strano nervosismo, che porta il bugiardo a toccarsi il viso e il naso.
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POLITICA di Umberto Fantauzzo
La buffa commedia dell’arte politica all’italiana prosegue nel suo corso storico con la prima edizione dell’esecutivo renziano. “POPULUS ITALIAE! NUNTIO VOBIS GAUDIUM MAGNUN: HABEMUS PRIMUM RENZIANUM GUBERNUM POST MORTEM POLITICAM CRIMINALIS BISCIONIS” (Improvvisata espressione di latino maccheronico ad hoc per evidenziare con perifrasi di graffiante satira il grande evento della morte politica del criminale biscione e la trionfale nascita del primo governo di Renzi). Con la solenne celebrazione della cerimonia di giuramento di tutti i membri del nuovo esecutivo renziano in data 22 febbraio 2014 nella sede della sala degli arazzi al Quirinale ed il suo insediamento ufficiale, ha avuto inizio in Italia, come dichiarato dal nuovo premier, una nuova era politica monitorata apparentemente da un competente esecutivo. Nella sua prima esibizione pubblica l'incipiente presidente
ha voluto scientemente enfatizzare che il medesimo avrebbe “l'onore di coordinare una compagine governativa seria e coesa che certamente saprà infondere nel cuore dei cittadini una nuova speranza di redenzione economica”. Questa “semiromanticamente” audace affermazione potrebbe far sorgere un dubitativo quesito nel cuore dei cittadini: “ma il vanaglorioso fiorentino riuscirà nell'ardua impresa nel dover traghettare la nazione fuori dal baratro culturale e finanziario dopo una disastrosa pluri decennale gestione amministrativa operata durante il ventennio del regime semifascista del criminale despota Berlusconi” ????? Il supremo responsabile dell'incipiente esecutivo sin dal suo primo esordio mediatico, con la sua innata baldanza di piacevole guascone “toscanaccio”, in sintesi un intelligente e telegenico mattacchione, dispone di un'attrazione carismatica la cui simpatia sarebbe da reperire presso un vasto pubblico, prevalentemente delle giovani generazioni. L'ex sindaco fiorentino, in virtù della sua abilità comunicativa, viene mediaticamente definito con ironia il “buca lo schermo”. La sua acutezza cognitiva ed enorme spessore culturale, aleggiati da una fluida oratoria, concettualmente profonda ma espressivamente semplice, e le sue frequenti battute volpine, cariche di divertente ironia da destare con effetto immediato una gaia ilarità, lo rendono sempre più gradevole. All'inverso, il criminale cavaliere ignorando 9
ATTUALITÀ totalmente la sintassi della lingua italiana e per la sua deficitaria competenza comunicativa dispone di una becera oratoria, da tediosa ripetitività, consistente in pappagalleschi slogan enuncianti volgari e offensive frasi come “tutti quelli che votano a favore della sinistra sono coglioni” i cui destinatari sarebbero stati gli oppositori alla sua sfacciata politica unicamente “ad personam”.
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I 16 ministri 1 2 3 4 5 6
Pier Carlo Padoan Angelino Alfano Dario Franceschini Maria Elena Boschi Gian Luca Galletti Stefania Giannini
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Maurizio Lupi Federica Guidi Maurizio Martina Beatrice Lorenzin Giuliano Poletti Marianna Mada
La dialettica del teorico della rottamazione con un'ottima conoscenza dell'idioma dantesco, dalla modulazione fonetica con inflessione fiorentina, palesa nel subconscio la presenza di una forte identità del suo “ego” di stile nietzschiano a guisa di “Ecce homo! Wie man wird was man ist” (asserzione filosofica di Nietzsche “Ecco l'uomo! Come si diviene ciò che si è”, un tracciante itinerario evolutivo dell'autore) in cui il Renzi nel suo impegno politico, come portatore di nuovi valori, assumerebbe la sembianza d'immediata incarnazione dell'Oltreuomo “così parlò Zarathustra” auspicante il superamento etico di un'Italia moralmente alla deriva. Mano in tasca, un discorso a braccio e pochi foglietti di appunti, con questo stile informale il primo ministro ha esordito al Parlamento nel corso della sua dichiarazione programmatica e proponendo le priorità di contenuti di operosità politica del suo esecutivo, che il paese urgentemente esige, ha chiesto alle due aule, Senato prima e 10
Camera dei deputati in un secondo tempo, la fiducia per ottenere la legittimazione parlamentare della sua squadra e poter immediatamente iniziare a lavorare per l'immediato raggiungimento di obiettivi contemplati nella sua presentazione di progetto politico. A tal uopo il presidente del governo ha presentato un decalogo che si dipana in una quantità di riforme di immediata
realizzazione per rilanciare il paese: riduzione del cuneo fiscale per oltre dieci miliardi di Euro, modernizzazione del sistema fiscale, semplificazione della granitica e borbonica burocrazia che calpesta violentemente i diritti di base dei cittadini, ammodernamento dell'edilizia scolastica per circa un miliardo di euro, intervento necessario per rendere le sedi scolastiche più dignitose e accoglienti e poter migliorare l'efficacia didattica almeno nell'arco dell'istruzione di base, riforma elettorale e riforma parlamentare subordinate ad una riforma costituzionale, riforma del lavoro e pagamento immediato dei debiti della pubblica amministrazione, riforma della giustizia, nuova politica delle infrastrutture e della cultura. Un piano di lavoro faraonico da attuare nel più breve lasso di tempo, possibilmente prima del semestre europeo, con finalità d'immediato rinnovamento del paese e superamento repentino della più grave crisi economica e finanziaria del dopoguerra che sta affliggendo l'Italia dal 2009. Con un risultato di 169 sì a palazzo Madama e 378 sì a Montecitorio il governo Renzi ha incassato una discreta fiducia nella sua prima esibizione parlamentare . Dopo tale legittimazione politica il nuovo esecutivo potrà iniziare i suoi lavori per la gestione amministrativa della nazione. La squadra governativa comprende sedici dicasteri, trentacinque sottosegretari e nove viceministri. Apparentemente un apparato governativo di edizione di risparmio
POLITICA finanziario, essendo uno dei più scarni nella sua struttura numerica rispetto ai precedenti 59 esecutivi sin dall'inizio della prima legislatura datata 8 maggio 1948. Due insolite peculiarità strutturali nella prassi storica della politica italiana postbellica presenta l'esecutivo renziano: una perfetta simmetria tra i due sessi ed esattamente otto donne su sedici componenti e l'età media la più bassa di
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sempre; inoltre per la prima volta una donna al ministero della difesa, la signora Roberta Pinotti e la più giovane donna tra tutti i ministri , la signora Maria Elena Boschi, età 33 anni, ottiene l'incarico per le riforme e i rapporti con il Parlamento. Dalla sobrietà di comportamento dei nuovi ministri, soprattutto delle donne per la morigeratezza e decenza del loro abbigliamento, in occasione del giuramento in data 22 febbraio 2014, in una prima azzardata valutazione si potrebbe evincere che trattasi di dignità ministeriali molto seri e consapevoli della loro rispettiva responsabilità morale e amministrativa. Diametralmente all'opposto i precedenti governi della vergogna italiana a conduzione berlusconiana-leghista, in cui i ministri eccellevano per comportamenti di arrogante e volgare millanteria e le siliconate ministre dell'harem del condannato biscione con esibizioni di eccentrico abbigliamento e becere dichiarazioni ripetitivamente a guisa disco parlante in una formulazione lessicale di deficitaria competenza italofona. Il criminale Berlusconi per il tramite del pugnace vulcanico Brunetta, ha apertamente comunicato di non concedere la fiducia a Renzi essendo il suo governo democraticamente non legittimo in quanto non direttamente eletto dal popolo, pertanto il suo incarico presidenziale costituisce un arbitrario appannaggio del potere costituzionalmente usurpato a seguito di una congiura di palazzo.
Per quale ragione politica il condannato biscione si arroga il diritto di valutare negativamente il nuovo governo? Proprio un criminale condannato per aver defraudato lo stato con ingente somma di denaro e nel contempo autore del metodo calciomercato parlamentare per aver comprato un pugno di deputati per respingere la sfiducia con una maggioranza matematica pseudodemocratica nel dicembre 2010 a seguito della defezione della componente Fini dal PDL, un partito come sempre gestito padronalmente dal cavaliere. Inoltre il medesimo biscione, nella speranza ed in previsione di nuove elezioni a breve scadenza, come sua secolare patogena consuetudine e arroganza di arbitro della situazione, esorta i suoi sudditi a rimare vigili per riprendere il timone di guida della nazione. L'autentica ragione per cui il condannato Berlusconi non abbia accordato il suo consenso al nuovo esecutivo sarebbe da ricondurre al rifiuto di Renzi di tutelare le aziende Mediaset gravemente minacciate dalla crisi, a seguito di un messaggio che il cavaliere aveva fatto recapitare a Matteo Renzi in un momento antecedente il suo incarico. Come può un individuo condannato ad una pluriennale detenzione punitiva e ad una interdizione dei pubblici uffici condizionare la politica nazionale in piena libertà? Come mai il Biscione non va in galera? Forse per un'anomalia di giustizia nel nostro paese in quanto il delinquente biscione si sia arricchito, con strategie poco trasparenti, appropriandosi indebitamente di diversi miliardi di Euro. Per un buon successo del nuovo esecutivo a tutti i proponimenti e promesse verbali proferite da Matteo Renzi dovrebbero seguire fatti, finalizzati alla realizzazione di tutte le speranze e sogni che il presidente ha intenzionalmente voluto infondere nell'animo dei cittadini italiani per ottenere la necessaria fiducia e credibilità presso i cittadini elettori per la sua efficace operatività innovatrice ad esclusivo beneficio della nazione. Come si comporterà l'opposizione disfattista? Di già i biscioniani e leghisti hanno proclamato ad alta voce di non concedere la fiducia al nuovo governo accusando il Renzi di peccato mortale per aver cacciato con forza il governo Letta e poter dispoticamente giungere al timone del potere senza un diretto suffragio elettivo. Ambedue famigerati partiti boicottanti dovrebbero vergognarsi della loro esistenza politica essendo gli unici responsabili della miseria finanziaria, fame e disagio sociale di milioni di famiglie italiane per aver immoralmente gestito la nazione. Invece di gridare al voto ... al voto … al voto …, nella speranza di poter ottenere il comando per continuare la loro opera distruttiva e così soddisfare i loro egoismi di tasca, di pancia e di sesso a detrimento del popolo italiano; per il bene morale, culturale ed economico costoro dovrebbero andare tutti a casa. Il movimento 5stelle, dalla perenne opposizione poco edificante, non avendo ancora 11
ATTUALITÀ perso la reputazione morale, auspicando un implosione totale del sistema vigente, intenderebbe far pulizia generale con metodi e contenuti ortodossi per spazzar via i corrotti politici usurpatori allo scopo di instaurare un regime politico morale per il radicale rinnovamento del paese, motivo per cui i grillini chiedono con fermezza l'immediato ritorno alle urne. A causa della grave crisi economica e dell'elevato numero dei senza lavoro, principalmente al sud dove la disoccupazione giovanile supera il 45%, e la maggior parte giovani in un età inferiore ai 35 anni in tutto il paese riceve la paghetta dai nonni pensionati, la nostra nazione versa in una grave situazione di emergenza sociale che induce i giovani a lasciare l'Italia. Codeste coraggiose persone dalle più svariate professioni, unitamente a numerosi talentati neolaureati, come i loro nonni e padri nei decenni cinquanta e sessanta del XX secolo, vengono ancora oggi costretti a emigrare all'estero europeo ed extraeuropeo in cerca di un dignitoso lavoro che garantisca loro il pane quotidiano. Un esodo di massa a motivo di una politica strafottente praticata nel passato dalla vecchia democrazia cristiana e recentemente, in maniera più egoistica e sfacciatamente più menefreghista, da parte del delinquente Berlusconi e di suoi subalterni forzisti e colleghi leghisti. Con riferimento alla tanta fame serpeggiante in lungo e in largo la penisola, la compagine governativa di Matteo Renzi non può permettersi il “lusso di un fallimento politico”.
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In tal caso, per le disattese aspettative di speranza e di sogni nel cuore di numerosi italiani, le conseguenze sociali nel nostro paese sarebbero imprevedibilmente disastrose e socialmente distruttive. Gli italiani sono stanchi e stufi di una politica immorale caratterizzata, soprattutto nel recente ventennio, da vuoto e volgare verbalismo operato da ciarlatani parolai. Riepilogando in termini inequivocabilmente più chiari “I CITTADINI ITALIANI, SOPRATTUTTO I GIOVANI, CHIEDONO LAVORO E PANE PERCHÉ HANNO FAME” attendendo ansiosamente “FATTI E NON IU' VAGHE PROMESSE E PAROLE VUOTE A PRESA PER I FONDELLI”.
POLITICA Chi è il Presidente del Consiglio Matteo Renzi nasce a Firenze nel gennaio 1975 e cresce a Rignano sull Arno. Fin da giovanissimo vive l esperienza scout, di cui si porterà dietro la voglia di giocare e di lasciare il mondo un po migliore di come lo abbiamo trovato (Baden Powell). Questo impegno segna fortemente anche gli anni del liceo, il Dante di Firenze, dove Matteo diventa rappresentante di istituto. Da studente universitario della Facoltà di Giurisprudenza contribuisce alla nascita dei Comitati per Prodi : è il suo primo impegno in politica. Lavora come dirigente nell azienda di famiglia che si occupa di servizi di marketing, mentre prosegue l impegno scout, come capo della branca R/S e come caporedattore della rivista Camminiamo insieme . Nel settembre del 1999 sposa Agnese, studentessa di lettere, oggi insegnante nei licei fiorentini, e si laurea in giurisprudenza con la tesi Firenze 1951-1956: la prima esperienza di Giorgio La Pira Sindaco di Firenze . È autore con altri del libro Mode - Guide agli stili di strada e in movimento e di Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro , insieme a Lapo Pistelli. Nel frattempo è segretario provinciale del Ppi e coordinatore de La Margherita fiorentina. Nel 2004 viene eletto Presidente della Provincia di Firenze: durante il suo mandato riduce le tasse in Provincia, taglia i costi dell Ente e aumenta gli investimenti in cultura e ambiente. Nel 2008 decide di mettersi di nuovo in gioco: rifiuta la proposta del centrosinistra di candidarsi per un secondo mandato da Presidente della Provincia e il 29 settembre annuncia la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico per la corsa a Sindaco di Firenze, con lo slogan O cambio Firenze o cambio mestiere e torno a lavorare . Sfidando l immobilismo dell establishment politico vince, nello stupore generale, le primarie raccogliendo il 40,52% dei voti. Nel giugno 2009 diventa sindaco: Firenze respira aria nuova, di nuova vitalità politica. Con una giunta dimezzata rispetto al passato e formata da metà donne e metà uomini, Firenze è la prima città italiana ad approvare un Piano strutturale a volumi zero e a dire stop al cemento e al consumo di suolo. Parte la pedonalizzazione del centro storico, l impegno per una città più verde e una campagna contro le morti sulla strada. Negli anni seguenti ha proseguito il lavoro aumentando gli investimenti su scuola, sociale e cultura. Ogni anno per la festa del patrono, San Giovanni, sono stati restituiti o aperti luoghi simbolo della città: nel
2010 sono stati eliminati i metal detector dall ingresso di Palazzo Vecchio e aperte tutte le porte . Nel 2011 è stata riaperta la Torre San Niccolò. Nel 2012 è stata aperta per la prima volta ai cittadini la Torre d Arnolfo di Palazzo Vecchio. Nel 2013 è stato inaugurato il bookshop di Palazzo Vecchio- Il 2010 è l anno della convention Prossima Fermata: Italia , da dove parte l idea di una possibile, dovuta, rottamazione di una classe politica ormai da decenni incollata alle poltrone.
L anno dopo è la volta di Big Bang : politici, scrittori, imprenditori e centinaia di persone salgono sul palco per esprimere la propria idea sul cambiamento dell Italia. E ancora Italia Obiettivo Comune , dove tra un migliaio di amministratori locali si progetta un nuovo modello per l Italia e un nuovo modello di Pd. Il 13 settembre 2012 Matteo Renzi annuncia la sua candidatura alle primarie del centrosinistra. Nel frattempo continua l impegno con la città. La campagna elettorale dura tre mesi: in un viaggio in camper Matteo tocca tutte le province italiane. Il 2 dicembre perde le primarie al ballottaggio contro Pier Luigi Bersani. Con Rizzoli ha pubblicato F uori! (2011) e Stilnovo (2012). Nel 2013 è uscito il suo ultimo libro Oltre la rottamazione edito da Mondadori. È sindaco di Firenze. Domenica 8 dicembre 2013 è eletto segretario del Partito Democratico con il 68,1% dei consensi, pari a 1.363.123 voti. Diventa presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana il 22 febbraio 2014. 13
ATTUALITĂ€ dalla Redazione
I medagliati azzurri
Christof Innerhofer Sci alpino Argento in discesa e Bronzo in supercombinata
Arianna Fontana Short track
Portabandiera alla cerimonia di chiusura Argento sui 500 m e Bronzo sui 1500 e Staffetta 3000 14
SPORT Il medagliere Russia 13 Norvegia 11 Canada 10 Usa 9 Olanda 8 Germania 8 Svizzera 6 Bielorussia 5 Austria 4 Francia 4 Polonia 4 Cina 3 Corea del Sud 3 Svezia 2 Repubblica Ceca 2 Slovenia 2 Giappone 1 Finlandia 1 Gran Bretagna 1 Ucraina 1 Slovacchia 1 ITALIA 0 Lettonia 0 Australia 0 Croazia 0 Kazakistan 0
11 5 10 7 7 6 3 0 8 4 1 4 3 7 4 2 4 3 1 0 0 2 2 2 1 0
Dorothea Wierer Karin Oberhofer Dominik Windisch Lukas Hofer Biathlon Medaglia di Bronzo staffetta mista
9 10 5 12 9 5 2 1 5 7 1 2 2 6 2 4 3 1 2 1 0 6 2 1 0 1
33 26 25 28 24 19 11 6 17 15 6 9 8 15 8 8 8 5 4 2 1 8 4 3 1 1
Carolina Kostner Pattinaggio artistico Medaglia di Bronzo
Armin Zoeggeler Slittino Medaglia di Bronzo
Portabandiera alla cerimonia d’apertura alla 6a medaglia in 6 Olimpiadi diverse
Martina Valcepina Lucia Peretti Elena Viviani Arianna Fontana Short track Medaglia di Bronzo staffetta 3000 m 15
dal 23 marzo al 13 luglio 2014
NEL SEGNO DI PICASSO 100 incisioni dal periodo blu al dopoguerra
Les pauvres, 1905, acquaforte, mm 236x180 (da “Saltimbanques”) © Succession Picasso by SIAE 2014
Palazzo delle Paure Piazza XX Settembre 22 Lecco ORARI lunedì e martedì chiuso mercoledì 9 - 13, giovedì e venerdì 15.30 - 18.30 giovedì apertura serale 21 - 23, sabato e domenica 10.30 - 18.30 Pasqua e 1 maggio chiuso, 21 aprile (Lunedì dell’Angelo) aperto 10.30 - 18.30 dal 1 giugno: lunedì, martedì, mercoledì invariato giovedì 16 - 19 e 21 - 23, venerdì 16 - 19, sabato e domenica 11 - 19 con il contributo di:
si ringrazia per la collaborazione: A.V.P.L (Associazione Volontari Pensionati Lecchesi)
con il patrocino di:
l’attività didattica per le scuole e per le famiglie è offerta da:
Da sempre, il cervello umano affascina l'uomo. Pesa circa 1500 grammi ed è appena più grande di un pugno, ma è l'organo più importante del nostro corpo. È costituito da un'intricata rete composta di cento miliardi di cellule nervose che orchestra ogni più piccolo aspetto del nostro pensiero, delle nostre percezioni, del nostro comportamento. Chi, tra di noi, non passa momenti di malinconia, di tristezza, di sfiducia ... ? In quel momento, i neuroni del nostro cervello si trovano sottoposti a distonie e irregolarità vibratorie nei loro circuiti elettromagnetici.
IL CERVELLO
Cosa succede al cervello quando ... ... meditiamo Con il rilassamento il ritmo della nostra attività cerebrale rallenta, le onde cerebrali diventano più distanti, ampie, lente e meglio formate. A volte possono avere anche punte di frequenze diverse, dovute ad alternanze di livello causate da un andamento di abbandono e di resistenza al sonno. Sono le onde cosiddette Alfa, che hanno una frequenza tra 8 e 13 cicli al secondo. A questo livello la coscienza è vigile, ma l'attività fisica e la percezione degli stimoli estremi è ridotta al minimo, il corpo è rilassato. Siamo ancora in contatto con il mondo che ci circonda, ma la nostra attenzione è altrove. A questo livello basta un rumore o uno stimolo di qualsiasi tipo, perché la persona apra gli occhi e torni al livello Beta. È lo stato che proviamo nel dormiveglia e al risveglio, possono apparire delle immagini legate a situazioni precedenti o future.
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Possiamo trovarci spontaneamente a questo livello immaginativo anche mentre stiamo facendo qualche attività meccanica, automatica, che non richiede tutta la nostra “attenzione”, quindi in quei momenti una parte del nostro cervello si sposta altrove. In queste situazioni ci capita di “fantasticare” ricevendo comunicazioni e intuizioni. Un rilassamento ancora più profondo porta il nostro cervello al livello Theta, con una frequenza di 5-6 cicli al secondo. Le onde cerebrali sono più lente e ampie. Attraverso il sogno svolgiamo una vita molto intensa, anche se ne ricordiamo poco, senza limiti spazio/temporali, in cui continua la nostra istruzione e formazione, che in certi casi chiamiamo “ispirazione”. Presso i popoli antichi il sogno era un potente mezzo di terapia e di conoscenza. Lo si usa anche ai giorni nostri, ma con valenze diverse. Aumentando ancora di più il rilassamento si arriva alle onde Delta, che hanno una frequenza di 3-4 cicli al secondo, sono molto più lente, il cosciente è inibito, l'inconscio mantiene le attività vitali dell'organismo al minimo e il subconscio si è aperto totalmente.
SOTTO LA LENTE Cicli e onde celebrali
È il livello del sonno senza sogno, dove la conoscenza è considerata di tipo intuitivo. Questo stato di coscienza, con le sue “intuizioni” superiori, viene anche chiamato “estasi”. Questa condizione si produce perché le cellule hanno una memoria che le induce a ridurre l'attività cosciente mano a mano che si attivano gli altri corpi mentali: inconscio e subconscio. Con le tecniche di Meditazione possiamo raggiungere questi livelli volontariamente, da soli o con una guida, che è preferibile avere vicino soprattutto per i livelli più profondi.
Ogni essere umano, qualunque sia il suo livello evolutivo, nel sonno e nel sogno può entrare spontaneamente in contatto con dimensioni superiori e ricevere ispirazioni o intuizioni. Ogni uomo con la Meditazione può favorire questo contatto, fino a riuscire a controllarlo volontariamente. Alcuni uomini hanno doti particolari per cui entrano in contatto spontaneamente con queste dimensioni anche durante il normale stato di veglia, per esempio gli artisti, i creativi di ogni genere. La Meditazione ci aiuta a mettere ordine nei nostri dubbi e nelle nostre resistenze.
L'elettroencefalografia (EEG) è la registrazione dell'attività elettrica dell'encefalo. La tecnica è stata inventata nel 1929 da Hans Berger, il quale scoprì che vi era una differenza di potenziale elettrico tra gli aghi infissi nello scalpo oppure tra due piccoli dischi di metallo (elettrodi) quando essi sono posti a contatto sulla cute sgrassata del cuoio capelluto. La tecnica fu in seguito perfezionata da Herbert Jasper, e venne utilizzata soprattutto per studiare il sonno. L'EEG viene applicato all'uomo, sebbene tale tecnica fu eseguita anche per studiare l'attività cerebrale degli animali, con la scoperta, per esempio, che anche tutti gli altri mammiferi sognano, mentre, ad esempio, altre specie di animali meno evolute rallentano l'attività cerebrale in alcune aree del loro cervello durante il sonno. Le onde cerebrali sono individuabili con tracciati grafici che evidenziano l'attività elettrica del cervello tramite la registrazione poligrafica dell'elettroencefalogramma. A seconda della frequenza, si dividono in: Onde Delta: sono caratterizzate da una frequenza che va da 0,1 a 3.9 cicli. Sono le onde che caratterizzano gli stadi di sonno profondo. Onde Theta: vanno dai 4 ai 7.9 cicli, caratterizzano gli stadi 1 e 2 del sonno REM. Onde Alfa: sono caratterizzate da una frequenza che va dagli 8 ai 13.9 cicli, sono tipiche della veglia ad occhi chiusi e degli istanti precedenti l'addormentamento. Una delle caratteristiche delle onde alfa è la loro configurazione regolare e sincronizzata. Gli esperimenti condotti registrando le onde cerebrali di monaci Zen in meditazione hanno dimostrato che tale pratica dà luogo a un’emissione consistente di onde alfa. Onde Beta: vanno dai 14 ai 30 cicli si registrano in un soggetto cosciente. Onde Gamma: vanno dai 30 ai 42 cicli, caratterizzano gli stati di particolare tensione.
... quando si suona Com'è noto a tutti i musicisti, l'esibizione musicale (o concerto), non è molto diversa da una prestazione sportiva in termini di dispendio energetico, ed è associata ad aumento della temperatura corporea, del battito cardiaco, della frequenza respiratoria, dell'ossigenazione cerebrale e muscolare periferica, della dilatazione pupillare (attivazione catecolaminica del sistema nervoso simpatico, incompatibile per esempio, con la digestione di un lauto pasto.
Per abbassare la temperatura l'organismo spesso innesca il fenomeno della sudorazione che ha però l'inconveniente di interferire con la motilità fine delle dita. La capacità di suonare uno strumento musicale richiede l'integrazione simultanea di informazioni multimodali sensoriali e motorie con meccanismi di feedback multimodale per monitorare l'esecuzione musicale. I musicisti possiedono, dunque, abilità specializzate sensomotorie, 19
IL CERVELLO Suonare uno strumento con una certa maestria è un'abilità umana molto complessa che attiva il cervello in modo significativo, richiede un dispendio di energie e produce un innalzamento della temperatura cerebrale non solo per la fatica muscolare (che può essere abbastanza ridotta), ma soprattutto per la concentrazione mentale.
uditive, visive, visuo spaziali, uditivo spaziali, motorie, mnemoniche e di transfer interemisferico, che sembrano essere correlate a cambiamenti funzionali e strutturali dei loro cervelli. Mediante l'utilizzo di tecniche di neuroimmagine come la tomografia ad emissione di positroni (PET), la risonanza magnetica funzionale (fMRI) o la registrazione dell'attività elettromagnetica del cervello è possibile oggi 20
capire cosa accade nel cervello quando si è intenti a suonare. L'esecuzione di una scala musicale con la mano destra attiva la corteccia motoria sinistra, un'area del cervelletto destro e la corteccia premotoria sinistra. Viceversa per la mano sinistra. L'ascolto di una scala musicale (sia suonata da altri sia suonata dallo stesso soggetto) attiva la corteccia uditiva secondaria di entrambi gli emisferi e il giro temporale superiore sinistro. L'ascolto di un brano musicale determina l'attiva-zione delle medesime aree ma soprattutto del giro temporale superiore destro. In particolare l'emisfero destro elabora aspetti melodici e accordi consonanti, mentre quello sinistro elabora il ritmo (analisi temporale) e suoni in relazione armonica dissonante. Quando un musicista legge uno spartito, senza suonarlo, si osserva l'attivazione bilaterale dell'area visiva extra striata (lobo occipitale, per il riconoscimento visivo delle note e degli accidenti) e della giunzione occipitoparietale sinistra (facente parte della via dorsale, responsabile dell'analisi spaziale della posizione delle note sul pentagramma). Leggere uno spartito mentre si ascolta l'esecuzione del brano determina l'attivazione (oltre che delle aree visive ed uditive di cui sopra) della parte superiore e posteriore del giro sopramarginale, e del lobo parietale inferiore di entrambi gli emisferi (corrispondente alla corteccia somatosensoriale che rappresenta il distretto motorio di interesse: dita, bocca, piedi, ecc.). Tale attivazione riflette la creazione, nel cervello del musicista, di una mappa corticale che stabilisce un legame duraturo tra notazione musicale, suoni corrispondenti e trasformazione visuomotoria (rappresentazione del movimento che sarebbe necessario per eseguire il movimento stesso). La combinazione delle tre componenti (lettura, esecuzione ed ascolto della musica eseguita) attiva oltre alle aree precedenti anche il lobo parietale superiore di entrambi gli emisferi, coinvolto nella trasformazione senso motoria necessaria a guidare visivamente i movimenti specializzati e la posizione delle dita (braccia, piedi, bocca). La rappresentazione corticale del movimento è supportata inoltre dalla corteccia premotoria sinistra e dal giro frontale inferiore sinistro, posta immediatamente sopra l'area di Broca, che ha un ruolo preciso nell'organizzazione delle sequenze motorie. Indispensabili inoltre; il cervelletto (che regola la fluidità e la temporizzazione del
SOTTO LA LENTE movimento), e i gangli della base, responsabili dell'avvio e scelta dell'azione, nonché nella regolazione dell'ampiezza del movimento. Rispetto all'esecuzione di brani in fase di studio, brani già appresi tendono a coinvolgere l'area pre motoria detta SMA (area supplementare motoria), facente parte del cosiddetto “circuito interno del movimento”. Interessante notare che l'attivazione del circuito interno risulta
leggermente incompatibile con un feedback di tipo visivo. In tal senso, l'esecuzione di brani iper appresi (pronti per il concerto) beneficia della non osservazione del movimento delle proprie dita, per cui il musicista esperto tenderà a chiudere gli occhi o guardare altrove, seguendo semmai lo spartito, ma certamente non osserverà le proprie mani (se non desidera incepparsi improvvisamente).
… quando perdoniamo
Perdonare comporta stati emotivi positivi e mette in moto un complesso network cerebrale, che include la corteccia prefrontale dorsolaterale, la corteccia del cingolo, il precuneo e la corteccia parietale inferiore. La ricerca, condotta da un team di ricercatori dell'Università di Pisa guidato
dal professor Pietro Pietrini (foto) è stata pubblicata dalla rivista scientifica Frontiers in Human Neuroscience.Emiliano Ricciardi e i suoi colleghi hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per misurare l'attività delle diverse regioni cerebrali in soggetti che dovevano immaginare scenari di dolorosi e rispondere perdonando l'aggressore o provando risentimento e immaginando una vendetta. L'attivazione della corteccia prefrontale dorsolaterale suggerisce che la rivisitazione in termini positivi delle conseguenze associate a un evento negativo sia uno dei processi cruciali messi in atto nel perdonare un aggressore. “Nel corso della storia il perdono è stato invocato dalla religione e da leader politici come la risposta moralmente corretta nei confronti di un'offesa - dice il professo Pietrini - Il nostro studio ora indica che il perdono affonda le proprie radici nel cervello e che si configura come un processo cognitivo che può consentire all'individuo di superare stati emotivi negativi rivalutando in positivo un evento negativo”.
… quando abbiamo paura La paura non è soltanto un'emozione, ma più precisamente un istinto biologico fatto apposta per preservare il genere umano. Il nostro cervello, infatti, accumula ricordi di eventi che ci hanno provocato paura proprio per metterci al riparo da possibili pericoli (più o meno analoghi) che si possano presentare in futuro. Il nucleo centrale del cervello deputato a far scattare questo istinto è l'amigdala, una zona grande come una noce che valuta una situazione come per colosa o meno: in caso positivo, fa scattare il segnale di paura e quindi le reazioni conseguenti del nostro corpo. Quando avvertiamo il pericolo, il nostro cervello stimola le ghiandole surrenali a rilasciare adrenalina nel circolo sanguigno 20 volte più velocemente del normale. Una volta in circolo, l'adrenalina va a legarsi ai recettori posti sulla superficie delle cellule degli organi target come polmoni, cuore, cervello e muscoli striati. In breve tempo provoca la reazione “combatti o fuggi”. L'effetto dell'adrenalina ha una durata di uno o due minuti, durante
i quali, se tutto va bene, si dovrà affrontare una situazione di pericolo. Tuttavia il corpo andrà incontro a un “rilassamento” nel momento in cui inizierà a muoversi in maniera incontrollata, e si sentirà il bisogno di correre da qualche parte per urinare. La ragione di questo improvviso stimolo (urinare) sta nel fatto che l'adrenalina viene ossidata e convertita in prodotti di scarto che sono eliminati dal corpo quando espelliamo l'acqua.
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IL CERVELLO
… quando balliamo Ballare è una di quelle attività in cui corpo e mente diventano una sola cosa . Un piccolo miracolo che si realizza grazie a un collante : il ritmo della musica . Ma certo non basta scatenarsi con il sottofondo di un brano per riannodare il legame tra le diverse parti di sè. Il fitness e molta disco dance, per esempio, si fermano alla superficie, i movimenti sono meccanici. Ballare, invece, va in profondità e i gesti con il
totale ma diverso in base alla disciplina. Una cosa è certa: si usano muscoli di cui nella vita di ogni giorno ci si è dimenticati. Si attiva la corteccia uditiva.Appena si aprono le danze, nel cervello la corteccia uditiva riceve e decodifica i segnali musicali, ritmi in primo luogo, e li trasmette ad altre parti del cervello e alla corteccia motoria che invia impulsi al midollo spinale e ai muscoli.
tempo diventano sempre più raffinati perchè si arricchiscono dell'interpretazione. Ma la base del ballo è la stessa del gesto sportivo. Ogni tipo di danza impegna il fisico in modo
Dopo un secondo la coordinazione migliora. Entra in funzione il cervelletto che ci fa coordinare i movimenti. Dopo tre minuti la postura cambia.
… quando ci si innamora Che sia amore consolidato o amore a prima vista, qualcosa cambia nel nostro funzionamento cerebrale: nuove aree vengono sollecitate in modo particolare, particolari neurotrasmettitori entrano in circolo. Insomma, “pazzi d'amore” non è solo un'espressione tanto per dire ma corrisponde alla realtà chimica che ci accompagna quando siamo davvero innamorati. Amore a prima vista? Forse si potrebbe anche dire: cervello, a prima vista. 22
Almeno è quanto risulta da una serie di studi separati e riassunti in una pubblicazione fatta sul Journal of Sexual Medicine. Sarà anche il cuore a parlare ma questo si riverbera e si vede chiaramente nel cervello. L'amore e il desiderio attivano aree cerebrali particolari, diverse ma tra loro collegate. Le aree sono due: l'insula, una porzione della corteccia, e lo striato (o nucleo caudale). In particolare l'amore e l'attrazione attivano diverse aree del corpo striato: l'attrazione attiva le stesse aree che vengono sollecitate da tutto ciò che si trova piacevole, come il sesso o il cibo. L'amore, invece, si evidenzia in quelle aree coinvolte nel dare un valore al piacere. Ecco perchè, ad esempio, ci possono essere sentimenti iniziali di attrazione o desiderio sessuali che diventano poi, nel tempo, amore: si passa
SOTTO LA LENTE quindi prima da un'area per arrivare poi all'altra, all'elaborazione e all'attribuzione di un valore. D'altra parte, come ha anche dimostrato il neurobiologo Semir Zeki, l'amore è come una droga, fa lo stesso effetto degli oppiacei sul cervello e nel nostro corpo. In pratica: nell'insula, nel nucleo caudato, nell'ippocampo e nel cingolo anteriore, da innamorati, abbiamo un'alta concentrazione di vasopressina e ossitocina (legata all'eccitamento sessuale e all'attaccamento) e di dopamina, che è un neuro trasmettitore che dà piacere, benessere, quel tipo di sensazione che si ha quando ci si merita un premio. Al tempo stesso gli innamorati (quindi siamo già oltre l'amore a prima vista) perdono la capacità critica: le zone frontali sembrano "morte", non si attivano con l'anima gemella. Tipico soprattutto della fase dell'innamoramento, più che dell'amore vero e proprio. E, buone notizie, neanche l'amigdala si sente in dovere di intervenire: insomma, quando ci si innamora veramente, scompare la paura (del partner). Sarà per questo che gli innamorati difficilmente ascoltano i consigli altrui, in tema d'amore. E naturalmente non sono attive neanche le aree che una risonanza magnetica rileverebbe in caso di depressione o emozioni negative. E se si torna improvvisamente cuori solitari, single a tutti gli effetti perchè lui/lei ci lascia? Allora il cervello impazzisce, arriva una tempesta di dopamina: cominciano i pensieri ossessivi.
Per fortuna, con il tempo, le cose tornano alla normalità e si esce dalla "pazzia" d'amore anche nel cervello. Che rispecchia poi quello che succede nel nostro cuore e nella nostra consapevolezza giacchè... tutto è collegato.
Hans Berger, inventore dell’encefalogramma Figlio del medico Paul Friedrich Berger e di Anna Ruckert. Dopo aver frequentato il liceo Casimirianum (celebre scuola sita in Coburgo), dove conseguì il diploma di maturità nel 1892, decise di iscriversi alla facoltà di matematica presso l'università Friedrich Schiller di Jena.
Successivamente, abbandonò gli studi per arruolarsi nella cavalleria. Durante un addestramento il giovane Berger fu vittima di un incidente, ma riuscì a cavarsela solo con qualche lieve ferita; tuttavia la sorella, a chilometri di distanza, nello stesso momento, ebbe la sensazione che il fratello potesse trovarsi in pericolo, tanto da insistere per fargli mandare un telegramma dal pa-
dre. Dopo questa esperienza Berger si convinse che la sua mente avesse inviato telepaticamente dei a sua sorella; così, al termine del servizio militare, tornò a Jena per studiare medicina con l'obiettivo di indagare sulla trasmissione dei segnali cerebrali. Nel 1897 conseguì la laurea in medicina. Nel 1906 divenne docente universitario e nel 1912 assunse la carica di medico capo. In quegli anni godette anche della collaborazione di affermati scienziati per la ricerca sulla laterizzazione delle funzioni cerebrali. In seguito lavorò come psichiatra dell'esercito sul fronte occidentale durante la prima guerra mondiale. Nel 1924 Berger riuscì a registrare per la prima volta un elettroencefalogramma umano (EEG). Nel 1929 pubblicò il suo primo lavoro sui risultati ottenuti nel registrare l'attività elettrica umana attraverso la superficie del cranio[. I suoi risultati furono accolti con incredulità e derisione da parte degli ambienti medico-scientifici tedesch. Dopo alcune delusioni, nel 1937 venne riconosciuta l'importanza delle sue scoperte, in un forum internazionale, dal medico britannico Edgar Douglas Adrian. Nel 1938, l'elettroencefalografia guadagnò un ampio riconoscimento da parte di eminenti ricercatori del settore, tanto da divenire strumento di routine per diagnosi mediche negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Francia. 23
IL CERVELLO
… e quando dormiamo Quando dormiamo bene, ci svegliamo riposati e pronti per le nostre attività quotidiane. Sappiamo che il sonno influisce su ciò che proviamo e su ciò che facciamo quotidianamente, e può avere un grande impatto sulla nostra qualità complessiva della vita. Sappiamo da fonti autorevoli che abbiamo bisogno di dormire in media 8 ore per notte, e che il sonno deve essere di qualità: se il sonno è breve, o frequentemente interrotto da risvegli notturni, il corpo non ha il tempo per completare tutte le fasi necessarie per rigenerarsi ed essere pronto ad affrontare tutte le attività quotidiane.
Tutto ciò è risaputo … ma cosa succede esattamente quando dormiamo? Cosa fa il nostro cervello? Ed il nostro organismo? Cerchiamo di svelare il mistero! Cominciamo sfatando un mito: il sonno non comincia quando ci addormentiamo, ma molto prima. Già dal tramonto, la ghiandola pineale nel cervello comincia a produrre la melatonina, l'ormone del riposo per eccellenza, che ha il compito di abbassare la temperatura interna, ridurre l'attività degli enzimi, rallentare il metabolismo, tutte azioni preparatorie al sonno. 24
Una volta poggiata la testa sul cuscino, prima di cadere nel regno di Morfeo, sperimentiamo uno stato chi amato “dormiveglia”: si tratta di una fase davvero interessante, creativa, in cui alcuni di noi sperimentano addirittura intuizioni geniali. In generale si perde il contatto con la razionalità, le percezioni sono distorte ed il cervello fa associazioni bizzarre. Infine sprofondiamo nel sonno. L'architettura del sonno segue un modello di alternanza REM (rapid eye movement) e NREM (non-rapid eye movement): è un ciclo che si ripete circa ogni 90 minuti, per tutta la notte. Il sonno NREM comprende, per convenzione, anche la prima fase di dormiveglia ed il primo sonno leggero. In una seconda fase si ha l'insorgenza del sonno, in cui ci estraniamo dall'ambiente circostante, mentre la nostra respirazione e la frequenza cardiaca sono regolari. Le successive fasi NREM sono caratterizzate da un sonno più profondo e ristoratore, da cali di pressione sanguigna, da una respirazione più lenta, e dai muscoli che si rilassano. E' anche la fase in cui avviene la crescita e la riparazione dei tessuti; in cui l'energia che abbiamo pero durante la giornata viene ripristinata; in cui diversi ormoni vengono rilasciati (tra i quali l'ormone della crescita) Aquesta fase segue quindi il sonno REM, in cui il cervello è attivo e si verificano i sogni. In questo lasso di tempo gli occhi si muovono velocemente avanti e indietro, mentre il corpo diventa immobile e rilassato, ed i muscoli sono completamente disattivati. È durante la fase REM che il cortisolo viene prodotto (a partire dalle ore 2-3 di notte con un picco intorno alle 8): come controindicazione si ha un effetto immunosoppressivo e questo spiega perché malattie come l'artrite reumatoide siano particolarmente fastidiose al risveglio. Altra controindicazione della fase REM è costituita da un insieme di attività che in pazienti predisposti, ahimè, aumentano i livelli di rischio di ictus ed infarti. Se in concomitanza con la fase REM abbiamo una diminuzione di molte attività corporee, ed addirittura i muscoli sono completamente rilassati, viceversa si incrementa sia l'attività del sistema nervoso autonomo, sia l'attività cerebrale. Non sappiamo ancora perché sogniamo, e che funzione hanno i sogni, eppure la percepiamo indistintamente come un'attività creativa ed estremamente utile alla mente.
SOTTO LA LENTE
Uno studio particolare Cosa accade al cervello quando si legge Jane Austen? I ricercatori della Stanford University si sono dedicati ad uno studio molto singolare: l'osservazione delle aree cerebrali coinvolte durante la lettura di pagine particolarmente emozionanti . Gli studi sul funzionamento del cervello e sulle dinamiche interne del nostro prezioso organo quando la mente è coinvolta in attività che richiedono un particolare grado di attenzione e concentrazione sono diventati, negli ultimi anni, sempre più numerosi.
Alla base di tale proliferazione c'è la volontà non solo di comprendere gli oscuri meccanismi di qualcosa che è ancora, di fatto, un grande mistero i cui segreti sfuggono in parte alla scienza, ma anche di scoprire le potenziali applicazioni pratiche di tale conoscenze per quella che sarà la medicina del futuro. Nella grande maggioranza dei casi gli esperimenti volti ad individuare le aree cerebrali maggiormente coinvolte in determinati compiti vengono eseguiti sui soggetti servendosi di dispositivi legati alle più recenti tecnologie e monitorando contestualmente l'attività cerebrale attraverso tecniche di neuroimaging funzionale, quali la risonanza magnetica. Per intenderci, insomma, si studia come
come il cervello può mettere in mostra la propria velocità o il proprio allentamento nei test e come può rispondere agli stimoli di situazioni virtualmente descritte, ma poco o nulla sappiamo di cosa accade quando è impegnato in un'esperienza che ha coinvolto, e fortunatamente ancora coinvolge, gli animi più sensibili ed appassionati per secoli e secoli: la lettura. Natalie Phillips, del dipartimento di letteratura inglese della Michigan State University, in collaborazione con i suoi colleghi della Stanford University ha dunque scelto di seguire questa strada nell'ambito di un progetto interdisciplinare che mira a stabilire connessioni tra diversi rami del sapere, dalla letteratura alla storia del pensiero, passando 25
IL CERVELLO Jane Austen (1775-1817
È una delle più note autrici inglesi di tutti i tempi. Al momento della selezione di un testo da sottoporre ai volontari, ci si sarà detto, quale libro più adatto di un romanzo di Jane Austen? Chiunque abbia avuto la fortuna di perdersi nelle narrazioni delle vicende delle eroine protagoniste dei romanzi della scrittrice britannica lo sa: poche pagine possono riuscire a coinvolgere una mente (ed un cuore) come quelle scritte dall'autrice di Orgoglio e Pregiudizio” e Ragione e Sentimento”. Ampio uso del discorso, diretto o indiretto, consentono al lettore di entrare integralmente all'interno della mente dei personaggi descritti, dando vita ad uno stile indimenticabile: generazioni di adolescenti, e adulti, hanno sfidato spesso vecchie edizioni ingiallite con lettere microscopiche al limite del leggibile, pur di appassionarsi ed emozionarsi con Jane Austen. sando per la filosofia e le neuroscienze. La scelta è dunque caduta su Mansfield Park. Ai partecipanti veniva richiesto di leggere un intero capitolo del romanzo. Certo, dal momento che la macchina per eseguire la risonanza magnetica funzionale non è propriamente adatta per godersi le pagine di un buon libro, le parole venivano proiettate grazie all'ausilio di uno specchio posto di fronte agli individui coinvolti nell'esperimento. 26
Ad un determinato segnale sonoro, i soggetti sapevano di dover passare da una modalità di lettura rilassante e leggera, esattamente come se si stesse leggendo per piacere, ad una più attenta alle strutture e ai dettagli, ovvero con un alto grado di concentrazione come nell'ambito dell'analisi testuale: nel frattempo, i ricercatori osservavano e monitoravano cosa accadeva nel cervello nei due diversi momenti. Due distinti modelli di risposta cerebrale Uno specchio fissato all'interno ha consentito la lettura nella macchina. “È impressionante quanto quelle righe di inchiostro disegnate su una pagina possano creare immagini vivide nella mente e suscitare emozioni così potenti” ha commentato dinanzi ai risultati degli esami Bob Dougherty, research director presso il Center for Cognitive and Neurobiological Imaging di Stanford: ancor più di quanto era stato ipotizzato dagli studiosi, infatti, la lettura più “leggera” attiva in modo massiccio i centri legati non soltanto al rilassamento ma anche al piacere. Insomma, le abilità narrative di Jane Austen, in grado di fornire una potente risposta neuronale con la sola parola scritta, hanno riscontro pieno anche nell'attività cerebrale di ciascuno che venga coinvolto dalla lettura dei suoi romanzi. Il close reading, invece, ovvero la lettura messa in atto come se si stesse preparando un esame universitario, dava origine ad un'attività neuronale assai più intensa “che richiede la coordinazione multipla di complesse funzioni cognitive” dando modo ai ricercatori di stabilire l'esistenza di due distinti modelli cerebrali in risposta alle due diverse tipologie di lettura e di rilevare un forte impatto in termini di aumento del flusso sanguigno diretto a specifiche regioni del cervello, quando si richiedeva lo sforzo di leggere con grande attenzione.
Natalie Phillips
A testimonianza del fatto che l'attenzione alla forma letteraria “può essere utile come metodo di esercizio cognitivo, insegnandoci a modulare e dirigere la nostra concentrazione e ad usare con maggiore flessibilità inutilizzate aree cerebrali”; e ricordandoci, insomma, che la lettura ci rende per forza di cose sempre più capaci ed attenti, anche quando ci confrontiamo con libri lievi e piacevoli come quelli che scrisse Jane Austen ormai due secoli fa.
MILANO FABBRICA DEL VAPORE Via Giulio Procaccini 4
Dal 28 al 30 marzo 2014
STEP ART FAIR www.stepartfair.com Un palcoscenico di 1.600 mq, in uno dei quartieri più interessanti della città, per scoprire i talenti emergenti dell’arte e non solo Venerdì 28 marzo dalle 17.00 alle 23.00 Sabato 29 marzo dalle 11.00 alle 22.00 Domenica 30 marzo dalle 11.00 alle 19.00
L’edizione 2014 si caratterizza con una propria identità, orientata al contemporaneo emergente, privilegiando le proposte relative ad artisti giovani.Step Art Fair porrà un’attenzione particolare al tema dell’ecologia. In collaborazione con alcune realtà che sviluppano in maniera eccellente il rapporto tra arte e ambiente, Step Art Fair selezionerà una serie di artisti sensibili a queste tematiche, le cui opere saranno ospitate in una sezione appositamente creata all’interno della Fabbrica del Vapore. Step Art Fair partecipa con la Scuola di Pittura di Brera al progetto “Arte e scienza”. Gli studenti dell’Accademia realizzeranno delle opere, che saranno esposte durante i giorni di Step Art Fair 2014, frutto di una sinergia tra artisti, scienziati, studiosi, docenti e storici dell’arte che analizzeranno concetti e immagini provenienti dal mondo della natura e degli animali. Informazioni: Step Art Fair - Milano Via Magolfa 32 ilaria.centola@stepartfair.com
CULTURA di Armando Rotondi
2014 l’antico invade il grande schermo
Tra i vari appuntamenti cinematografici del 2014, tra il ritorno di super eroi come gli “XMen”, “Spiderman” o “Capitan America”, film sulla schiavitù e sulla guerra, ve ne sono molti che guardano al mondo antico in un tripudio di effetti speciali. Si parta da “300 - L'Alba di un Impero” di Noam Murro, in uscita a marzo. Come il precedente “300”, anche questo è tratto da un lavoro del fumettista Frank Miller, “Xerxes2, e viene reso al cinema esattamente con lo stesso stile visionario. La saga si sposta dalle Termopili al mare dove il generale greco Temistocle tenta di unire tutto il suo popolo contro gli invasori Persiani. 28
A questo fanno eco ben due produzioni incentrate sulla figura di Ercole. Nel primo “Hercules: The Legend Begins” dell’ esperto Renny Harlin, assistiamo alla nascita dell'eroe, del principe semidio figlio di Zeus e di Alcmene. Un Ercole anche innamorato di Hebe, principessa di Creta, che è stata però promessa in sposa dal re tiranno al figlio maggiore Iphicles, fratello dell'eroe, e che si troverà davanti alla scelta di fuggire con la sua amata o seguire il suo eroico destino. Nel secondo “Hercules: The Thracian Wars” di Brett Ratner, in programmazione per il prossimo agosto, lo vediamo affrontare le famose dodici fatiche. Davvero ambizioso è invece “Noah”, kolossal biblico da 130 milioni di dollari, firmato da Darren Aronofsky con protagonista Russel Crowe e un cast di primissimo piano: Jennifer Connelly, Julianne Moore, Emma Watson, Logan Lerman e Anthony Hopkins. Il film si presenta come lontano dallo stile classico del racconto biblico, ma è invece
CINEMA
AGENDA DI MARZO MovieValley-Bazzacinema Festival Nazionale di Cortometraggi Bazzano - Valsamoggia (BO) dall’8 al 16 marzo bazzanocinefestival.xoom.it
vicino al graphic novel, con una chiave di lettura che, sembra, abbia scontentato molti dal punto di vista religioso. Si sa comunque che, in ogni caso, Aronofsky è un regista concettualmente estremo e fedele a se stesso. O lo si apprezza o lo si detesta.
In giro per i festival d’Europa Trieste Film Festival In ambito italiano, Trieste è sempre stata una città di frontiera, un mondo a parte, un miscuglio di popolazioni che ne hanno fatto un luogo unico. Trieste è città di mare e allo stesso tempo mitteleuropea come ben sapevano Svevo e Joyce. Appare quindi forte l'identità che gli organizzatori hanno voluto dare a Trieste Film Festival, definendo la rassegna come punto di snodo, quasi a mo' di Orient Express, delle cinematografie di Occidente e Oriente sia europeo che asiatico. Il preciso scopo è infatti quello di promuovere e amplificare tutte le iniziative nei campi del cinema, della sperimentazione e dell'audiovisivo, contribuendo di fatto alla crescita culturale e alla ricerca nei paesi dell'Europa centro orientale, l'Asia centrale e i paesi del Mediterraneo.
MovieValley-Bazzacinema Festival Nazionale di Cortometraggi, giunto alla terza edizione è una manifestazione di short film ideata da Maria Grazia Palmieri. La volontà di base della manifestazione è dare un’opportunità a giovani registi, creando un ambito professionale di accoglienza in crescita anno dopo anno, in una Valle ricca di storia, abazie, rocche, luoghi di fascino, ed eccellenze enogastronomiche. MovieValley Bazzacinema, ha voluto dare il “la” alla creazione di una nuova peculiarità di Valsamoggia, ovvero quella cinematografica, affinchè diventi fonte di attrattiva e specificità ulteriore del nostro territorio, e quindi particolare veicolo turistico per visitarla.
BANFF MOUNTAIN FILM FESTIVAL WORLD TOUR ITALY 10 marzo a Bologna, Cinema Teatro Antoniano 13 marzo a Genova, Cinema Porto Antico 14 marzo a Morbegno, Cinema Pedretti 17 marzo a Firenze, Cinema il Portico 20 marzo a Bergamo, Cinema Conca verde 21 marzo a Padova, Multisala MPX - Pio X 24 marzo a Trieste, Cinema Ambasciatori 28 marzo a Brescia, Cinema Teatro Santa Giulia www.banff.it/tour-2014 A seguire sui prossimi numeri le altre date del tour
Bergamo Film Meeting Dall’8 al 16 marzo a Bergamo. Sedi varie. www.bergamofilmmeeting.it
Trieste
Il Trieste Film Festival ha acquisito sempre maggiore rilevanza a livello nazionale e internazionale, divenendo un punto di riferimento unico nel suo genere, soprattutto per quanto riguarda le cinematografie dell'Europa centro orientale.
Mostra Internazionale del Cinema d'Essai un festival cinematografico che celebra la sua 32a edizione con circa 90 film provenienti dal panorama cinematografico nazionale e internazionale. Un concorso di lungometraggi, retrospettive, anteprime, omaggi a grandi autori, documentari, opere di recente produzione, inediti di autori emergenti, capolavori della storia del cinema, mostre, installazioni, proiezioni per le scuole, cinema d'animazione, laboratori, masterclass, incontri con gli autori e molto altro ancora. 29
CULTURA di Piero Bernasconi
Soletta Film Festival Solidità e pragmatismo
Le giornate sono piuttosto grigie e fresche, colpa della stagione, soprattutto da queste parti. Soletta comunque è sempre affascinante, piena di storia che salvaguarda con grande scrupolo. La cura del suo territorio e delle riuscite dovute convivenze fra datato e moderno lo testimonia.
Sita fra Basilea e Berna, attraversata dal sonnolento ma al tempo stesso maestosoAar, divisa, o meglio unita, dal suo fiume. È considerata, e non a torto, la più bella città barocca della Svizzera. Incantevoli la Torre dell'Orologio della prima metà del XII secolo (con la particolarità civettuola del quadrante con sole undici ore!) e la Cattedrale di Sant'Orso del 1773, tipica costruzione del Barocco classicista. Da conservare con cura il Municipio del XIII secolo e la Franziskanerkirche costruita a partire dal 1426. La lingua ufficiale è il tedesco, ma la sua vicinanza alle terre di romandia fanno si che anche la lingua francese sia diffusa ed utilizzata dai più. I collegamenti stretti con l'Emmental e Moutier, nel Giura bernese, l'avvolgono all'inizio dell'altopiano. In questa soave cittadina nacque, 49 anni fa, il Festival cinematografico omonimo. Il più importante evento della celluloide in Svizzera, denominato “Le giornate di Soletta”. Si deve all'Associazione cinematografica di Soletta l'intuizione di creare un luogo d'incontro di culture ove far germogliare nuove idee ed ispirazioni soprattutto per i giovani cineasti svizzeri indipendenti. 30
Soletta ha ospitato tra il 1998 ed il 2008 la “consegna del Premio del Cinema Svizzero”. Dal 2009 questo evento è stato attribuito al Centro culturale e congressuale di Lucerna, ma i nominati per il premio vengono scelti e presentati in occasione del Festival solettese (La Notte delle nomination). Lo scorso mese la cittadina sull'Aar ha vissuto la sua 49. edizione. Molte le partecipazioni e, come d'uso, diverse le opere prime, pellicole d'essai, i cortometraggi. La qualità delle produzioni anche quest'anno si è rivelata di interessante livello. La rassegna ha visto fra i protagonisti il documentario “L'Escale” del regista ginevrino Kaveh Bakthiari (recente scoperta alla Quinzaine des Réalisateurs) e “Neuland”, anch'essa opera documentario di Anna Thommen. “L'Escale” ha ricevuto il premio della Giuria composta da Chantal Akerman, regista belga e presidente, dallo scrittore Lukas Bärfuss, dalla sceneggiatrice Güzin Kar e dal sociologo Jean Ziegler, con la motivazione “di limitarsi ai mezzi cinematografici più semplici e di focalizzarsi sui suoi personaggi”.
CINEMA Ad Anna Thommen invece il “Premio del Pubblico” per “Neuland”. Il film narra la storia, commovente, di un insegnante e della sua classe di sostegno per “diversi”. Serata forte è stata vissuta con la “Notte delle Nomination” alla presenza della direttrice dell'Ufficio Federale della cultura Isabelle Chassot e con la proiezione del documentario “Millions Can Walk” alla presenza dei suoi registi Christoph Schaub e Kamal Musai. L'ambito riconoscimento “Il premio d'onore” è andato alla costumista e truccatrice losannese Martione Felber.
Forbidden Voices, la protagobnista Yoani Sánchez (Cuba)
Le giornate hanno vissuto anche l'opera shock di Barbara Miller “Forbidden Voices”, una denuncia della repressione in atto nei Paesi ove la libertà delle donne è giornalmente messa in discussione (Cuba, Iran e Cina), la fatica di Silvio Soldini che racconta una “Italia in decadenza” con il suo “Il comandante e la cicogna”. La direttrice delle “Giornate”, Seraina Rohrer, ha riproposto il tema della necessità di ottenere maggiori finanziamenti per poter “osare di più”. Da segnalare “La petite chambre” girato da Stéphanie Chaut e Véronique Reymond: una storia di orgoglio ed affetto, raccontata con tanta sensibilità e sprazzi di umorismo che aveva già fatto innamorare il pubblico di Locarno. Questa opera prima ha conquistato l'Oscar svizzero per il miglior film e la miglior sceneggiatura. Il festival si è chiuso con il nuovo record di oltre 65 mila spettatori.
Seraina Rohrer, direttrice del Festival
Con la sua presenza, la nostra rivista ha voluto vivere un momento di arte, di talento, di innovazione e di coraggio, che traspare dal Festival e che si lega in maniera quasi animica con l'esperienza che, con l'iniziativa voluta creando
il nostro centro culturale “Il Ponte”, “eine Brücke zwischen unterschiedlichen Kulturen” stiamo vivendo. Il Festival di Soletta è davvero un crocevia di diverse culture legate alla immensa voglia di conoscenza e di interscambio artistico e culturale. In quest'ottica abbiamo dedicato una speciale attenzione ad un opera cinematografica presentata in prima assoluta a Soletta e pregna della missione che il nostro Centro si è data “L'Oro Verde” del regista Mohammed Soudani. Il film racconta la storia di una gang di disoccupati, si direbbe oggi di “sfigati”, uno più improbabile e disperato dell'altro, tutti convinti di avere fra le mani l’Oro Verde, che cambierà definitivamente la loro vita. Il film è ispirato ad un fatto realmente accaduto in Ticino all'inzio degli anni 2000. La pellicola, assai ben girata, sul filo di un fatto di cronaca, pone particolare attenzione soprattutto al profilo animico e culturale dei vari personaggi. Il tutto impregnato di fine umorismo utilizzato dal regista nella narrazione della vicenda. Dove sta e si realizza il fenomeno “Brücke zwischen unterschiedlichen Kulturen”? Da un lato i personaggi che vi giostrano: un ingegnere disoccupato; una moglie simil-convenzionale tesa al non rischio e ad una gravidanza che tarda ad arrivare; un benzinaio di scarsi incassi, lasciato dalla moglie; un imprenditore di pompe funebri ed il suo collaboratore, unici, probabilmente al mondo, a non trovare molte salme da interrare; la morosa del “becchino” direttrice di una scuola di ballo sgangherata per over 80. Mohammed Soudani
Già questo quadro richiama un tentativo umoristico ma anche tremendamente realistico, di una convivenza fra i diversi componenti della banda. Dall'altro, la eterogeneità degli attori che giocano i ruoli: solo una causalità o frutto di una scelta accurata ? O forse solo una nostra forzatura interpretativa ? L'igegnere: Fausto Sciarappa. Un attore italiano che va a studiare in Inghilterra e si installa in Francia per le sue prime esperienze teatrali e cinematografiche. Un livello interpretativo molto alto. La moglie: Giorgia Würth. Una svizzera, nata in Italia, che non vuole imparare lo "schwiizerdütsch " che lavora in Svizzera in Francia e in Italia. Brava sulla scena: le esperienze maturate al cinema ed in televisione le danno molta sicurezza davanti alla macchina da presa. È talentuosa. 31
CULTURA Il benzinaio: Leonardo Nigro. Italiano, cresciuto in Svizzera. Seconda generazione. Parla il tedesco come si deve. L'italiano invece è quello casalingo appreso dai genitori emigrati. Un interprete di grande talento. La sua faccia, come si dice in gergo, “buca lo schermo”. Forse sono di parte perché stravedo per lui. Il becchino: Ignazio Oliva. Un italiano anomalo che parla correntemente 5 lingue e tre dialetti, il romano, il pugliese ed il ligure. Sembra sempre sul punto di essersi dimenticato la battuta che, invece, puntualmente arriva. Spontaneo. Probabilmente il suo grande amore continua ad essere il teatro. Il suo collaboratore: Carlos Leal. Nasce a Losanna da genitori spagnoli. Studia a Parigi, lavora in Svizzera ed ora vive a Los Angeles. Parla italiano con forte, simpatico accento francese. Sprizza simpatia e naturalezza da tutti i pori. Sembra essere sempre li per caso. Invece lascia il segno ed aspetti solo il momento di rivederlo. La direttrice: Simona Bernasconi. Nasce a Lugano, da genitrice siciliana. Lavora in Italia e vive in Ticino. È una sorpresa. Era alla sua prima esperienza cinematografica dopo molto teatro. I tempi da quelle parti sono diversi. Lo stare in scena è disciplina: il testo da raccontare è l'amalgama del cast per la migliore delle riuscite. Se nelle prossime occasioni si rilassa e si lascia andare è anche lei una come Leonardo Nigro: una che “buca ...”. Ed ha anche il vantaggio di essere fascinosa ... Il regista: Mahammed Soudani. Nasce inAlgeria. Si è spostato per studi a Parigi. Ha fatto l'emigrato negli Usa. Lavora in Svizzera Italia ed in Francia. Ora vive in Svizzera. È estremamente spontaneo ma , paradossalmente, molto pignolo e professionale. Gira, direi, “all'americana” e questo lascia il segno. Il pieno di umorismo si vive nella scena in cui la banda va a fare il colpo con tre mezzi di trasporto quanto meno improbabili: è eccezionale! (non dò dettagli
Mahammed Soudani, Leonardo Nigro e Simona Bernasconi sul palco durante la presentazione
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per evitare di bruciare la sorpresa ai lettori che andranno a vedere il film, ciò che caldamente consiglio). Per essere un grande deve forse smettere di pensare che gli altri pensino che è nato inAlgeria ... Eterogenei, molto eterogenei ... “unterschiedliche Kulturen”, madri, lingue, esperienze di lavoro, curriculum, e profili molto diversi. Risultato finale: un'amalgama perfetto. La fotografia del film è molto buona. La surrealità della storia è sempre presente. L'umorismo fine, alle volte triste e disperato (come già detto sopra), è il file rouge di una storia ben raccontata. Non ha avuto riconoscimenti a Soletta, a nostro avviso niente di grave. Il Festival è comunque sempre un po' regionale, rionale. Le culture (a proposito) sono diverse. Pur essendo Soudani sicuramente universale, vi è pur sempre un'origine culturale, storica, diversa da quella teutonica. L'aver presentato il film (com'era d'altronde giusto) in lingua italiana (e quindi non doppiato) con i soli sottotitoli in altra lingua non ha aiutato a venire più apprezzato. Molto della qualità di fondo del film stesso e del lavoro del regista e del cast è basato su finezze di lingua, dei modi di dire che se non li capisci, difficilmente puoi dovutamente pesare. “Die Brücke zwischen unterschiedlichen Kulturen” é stato posato. Vi sarà per Soudani, sicuramente, una prossima volta.
ENOTURISMO di Generoso D’Agnese
Le perle del Rinascimento In volo fino a Milano e poi comodamente in auto per pochi chilometri, puntando verso sud e verso la pianura padana. Ci vuole poco tempo per raggiungere Mantova e Sermoneta, ma costerà fatica lasciare queste due città. Sarà successo anche agli esperti dell'UNESCO, chiamati a decidere sulle due realtà italiane, e sicuramente affascinati da un sito che esprime alla massima potenza possibile il gusto e la bellezza del Rinascimento italiano. Siamo nella Terra dei Gonzaga, una delle famiglie più celebri della storia “comunale” italiana, capace di rinvigorire attraverso le celebri casate, quell'alone di potenza ereditato dall'impero romano e sbriciolato attraverso secoli di occupazioni. Eppure, in questa città simbolo del Rinascimento, la prima tappa sarà rappresentata dal poeta romano Publio Virgilio Marone, autore dell'Eneide nato nel 70 a.C. Mantova, fondata dagli Etruschi nel VI° secolo a.C. (alcuni studiosi derivano il suo nome dalla divinità infernale chiamata Mantus), assurse al titolo di città libera dopo la promulgazione della Legge Giulia del 90 a.C. ma rimase sempre al margine della storia romana.
Citata anche nel ventesimo canto dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri, Mantova venne conquistata dal re dei Longobardi Agilulfo nel 603 e durante la dominazione dei Canossa, subì una trasformazione idraulica da parte dell'architetto Alberto Pitentino (nel 1198) il quale modificò il percorso del Mincio permettendo nuovi insediamenti abitativi. Il periodo comunale vide nascere il Palazzo del Podestà (1227) in Piazza Broletto, il Palazzo della Ragione (1250) mentre il governo guidato dalla famiglia Bonacolsi fece costruire il Palazzo dei Capitani sul lato destro del Duomo, la Domus Magna e altri edifici merlati con la celebre Torre che caratterizzano oggi il lato sinistro di Piazza Sordello. Nel 1328, con l'aiuto del Signore di Verona Cangrande della Scala, Luigi Gonzaga prese il potere, legando indissolubilmente il proprio destino a quello della città. Capitani del Popolo, poi Marchesi (1433) ed infine Duchi nel 1530 (nominati dall'Imperatore Carlo V) per tre secoli i Gonzaga guidarono e trasformano la città in una delle più belle realtà delle corti europee. A Mantova arrivarono artisti di fama internazionali quali Pisanello, Mantegna, Perugino, Correggio, Leon Battista Alberti, Luca Fancelli, Giulio Romano, G. B. Bertani, Viani, Rubens, Fetti e tutti lasciarono la loro impronta rinascimentale. Abbellita con nuove chiese (Sant’Andrea, San Sebastiano, Santa Barbara, Sant'Orsola, San Maurizio), 33
CULTURA palazzi (il Castello, la Domus Nova, la Torre dell'Orologio), la città si arricchì anche di dimore della famiglia Gonzaga (Palazzo Te, la Palazzina di Caccia, Villa della Favorita) e
Palazzo Te
iniziò a espandere il suo influsso architettonico sui comuni vicini, trasformando l'intera area, prima di iniziare un lento declino culminato con il saccheggio da parte dei Lanzichenecchi nel 1630. Un saccheggio che non risparmiò nulla alla furia dei mercenari contadini. Decimata nella popolazione e spogliata dei propri tesori, la città tentò di risorgere nel Settecento ma solo quando finì nei domini degli Austriaci poté ritrovare un minimo di stabilità. Sono questi gli anni in cui l'architetto Juvarra
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riprogettò l'attuale Cupola di Sant’Andrea, anni in cui furono costruite l'attuale facciata del Duomo e in cui sorsero Palazzo Cavriani, Palazzo degli Studi, Palazzo Bianchi (oggi Palazzo Vescovile), il Teatro Scientifico e il Palazzo dell'Accademia. Le guerre napoleoniche e la successiva restaurazione consegnarono alla storia una città permeata dallo spirito risorgimentale. Durante le guerre d'indipendenza la città fu fortificata diventando un pilastro del famoso “Quadrilatero”. Dal 1851 al 1855 i Martiri di Belfiore (dalla località ove per gran parte di loro fu eseguita la sentenza di morte), scrissero una pagina tragica ma epica del Risorgimento italiano e dopo la III guerra d'indipendenza, nel 1866, Mantova fu annessa al Regno d'Italia. Il percorso storico che ha trasformato la piccola colonia romana nell'attuale capoluogo omonimo ha sedimentato straordinarie espressioni architettoniche ed artistiche. Mantova e Sabbioneta offrono una testimonianza eccezionale di realizzazione urbana, architettonica e artistica del Rinascimento, collegate tra loro attraverso le idee e le ambizioni della famiglia regnante, i Gonzaga. Esse rappresentano gli esempi più eminenti delle due modalità più emblematiche della progettazione urbanistica del Rinascimento, rispettivamente quella evolutiva e quella fondativa. Come tali, esse sono servite di riferimento per gran parte delle successive esperienze di costruzione della città fino all'epoca moderna.
ENOTURISMO “Gli artisti che hanno concorso alla realizzazione delle due città hanno prodotto capolavori che hanno portato a compimento gli ideali del primo Rinascimento, contribuendo in maniera determinante alla diffusione internazionale di un movimento destinato ad influenzare e plasmare l'intera Europa”. Con questa dichiarazione l'UNESCO inserì la città di Mantova e Sabbioneta nel patrimonio culturale universale. La città gemella del 42° sito italiano riconosciuto dall’UNESCO patrimonio dell'umanità fu fondata da Vespasiano Gonzaga Colonna tra il 1554 e il 1591, anno della sua morte, nel luogo in cui sorgevano una rocca e un antico insediamento. Per il Duca di Mantova, Sabbioneta era posta in posizione strategica e per tale motivo la munì di una formidabile cinta muraria. La cittadina divenne in poco tempo la capitale di un piccolo stato incastonato tra Ducato di Milano, Ducato di Mantova e Ducato di Parma e Piacenza e costituiva un crocevia obbligatorio per i traffici commerciali nel medio corso del Po. Divenuta residenza del principino Vespasiano Gonzaga Colonna, la cittadina fu edificata secondo i dettami urbanistici della città ideale e accolse entro i propri confini straordinari monumenti quali il Palazzo Ducale, il Teatro all'Antica (progettato da Vincenzo Scamozzi e primo edificio teatrale dell'epoca moderna costruito appositamente per tale funzione), la Galleria degli Antichi, il Palazzo Giardino (riqualificato tra il 1582 e 1587 da Bernardino
Campi), le chiese di Santa Maria Assunta, dell’Incoronata, del Carmine e la Sinagoga nello storico quartiere ebraico, che accolse una comunità dedita alla stampa. La straordinaria fioritura architettonica toccò anche il territorio limitrofo e consegnò la chiesa di Sant'Antonio Abate alla frazione di Villa Pasquali (progettata da Ferdinando Galli da Bibbiena e costruita dal figlio Antonio Galli), e il Santuario della Madonna delle Grazie a Vigoreto. Il tutto costruito in poco più di trent’anni. E forse poco più ne occorsero per disperdere lo straordinario patrimonio in seguito alle dispute ereditarie. Sabbionara, Chiesa di Santa Maria Assunta
Sabbioneta, dopo la morte di Vespasiano, iniziò un lento declino che la portò sotto la dominazione austriaca e napoleonica e alla perdita della rocca, delle mezzelune esterne al circuito murario, alla spoliazione della collezione antiquaria e all'incendio della Sala dei Cavalli di Palazzo Ducale. Un colpo durissimo allo stupendo scenario artistico della città, ma non abbastanza da decretarne l'oblio eterno. Scelta come set di pellicole cinematografiche (”Strategia del ragno” di Bernardo Bertolucci, “I Promessi Sposi” e “Marquise”) Sabbioneta si presenta oggi come uno degli scrigni più belli del tessuto urbanistico italiano e mondiale cui fanno da contraltare tre specchi d'acqua ricavati nell'ansa del fiume Mincio, capaci di dare all'area mantovana una una connotazione “acquatica”. Anche per questa sua particolarità geografica, la città virgiliana ha stretto un gemellaggio con Madison (Michigan). I laghi di Mantova rappresentano un'ulteriore attrattiva per chi decide di visitare lo splendido sito con crociere che permettono di vedere tutta la città dall'acqua. Fiori di loto, castagne d'acqua, ranuncoli d'acqua, ninfee bianche e salvinie tappezzano le superfici lacustri di 35
CULTURA
Parco del Mincio, Lago di Mezzo
splendidi colori mentre sulle sponde cresce il raro ibisco di palude (foto sotto), pianta autoctona della valle del Mincio: un'oasi naturale più unica che rara che si somma ai tesori artistici e urbanistici del sito patrimonio dell'umanità. E che conduce all'ultimo segmento di questo straordinario viaggio vissuto con i cinque sensi.
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LA TERRA DELLE PERE La cucina mantovana affonda le proprie radici in alcuni piatti risalenti ai tempi dei Gonzaga, apprezzati fin dal Cinquecento fuori dal territorio. Quella mantovana è una cucina vincolata alla terra dalle tradizioni contadine, con varianti locali di uno stesso piatto. Per chi decide di ristorarsi, dopo aver percorso le straordinarie direttrici delle due città, c'è davvero l'imbarazzo della scelta. A partire dagli antipasti . Salame mantovano, coppa, pancetta, gras pistà (lardo di maiale tritato al coltello e aglio), ciccioli (pezzi di carne e grasso di maiale cotti ed essiccati), chiscela (focaccia tipica salata), tirot (focaccia con cipolle, tipica della Bassa) trainano l'appetito verso un'altrettanto ampia scelta di minestre che sono le pietre miliari della cucina mantovana: agli agnolini (pasta all'uovo con ripieno di carne di manzo, salamella, pollo, pane grattugiato, grana padano, noce moscata), alle tagliatelline, ai quadretti e maltagliati, alla pasta trita (pasta all'uovo essiccata e tritata in grattugia in pezzi molto piccoli) alla panàda (composta da pane raffermo, olio e formaggio grana) e al bevr'in vin, fanno da contraltare i tortelli di zucca, i tortelli amari tipici di Castel Goffredo, i bigoli con sardelle (conditi con sardine sotto sale e olio), i gnocchi di zucca, i capunsei, il risotto alla pilota (condito con salamella di maiale), il risotto con le rane, il risotto con i saltaréi (condito con gamberetti di fiume fritti). Stracotto o brasato, stracotto d'asino, bollito misto, cotechino e pisto (accompagnati da polenta e lenticchie), luccio in salsa (pesce d'acqua dolce lessato accompagnato da una salsa a base di capperi, prezzemolo, acciughe sotto sale, aglio e cipolla), pesce gatto, faraona arrosto e polenta rappresentano i secondi piatti caratteristici di Mantova e Sabbioneta. Piatti da accompagnare con i vini elogiati fin dall'epoca romana da personaggi come Virgilio: “Garda”, “Garda Colli Morenici” prodotti nell'areale appunto dei Colli morenici; e “Lambrusco Mantovano”, prodotto nella pianura del Basso Mantovano, rappresentano i marchi DOC dell'offerta enologica locale e permettono di assaporare al meglio anche i dolci e la frutta caratteristici di questa terra. Sbrisolona (torta friabile a base di mandorle), Elvezia, Bussolano,
ENOTURISMO Anello di Monaco, chisol, zabaione e sugolo possono essere degustati con il nocino, liquore estratto dal mallo della noce, mentre merita un'attenzione particolare la pera tipica mantovana IGP, già celebrata ai tempi dei Gonzaga tanto da essere immortalata attraverso i fregi a festoni di pere della “Camera degli Sposi” del Castello di San Giorgio a Mantova e nel Palazzo Ducale di Sabbioneta, melone mantovano, riso vialone mantovano, burro, tartufo mantovano, cipolla di Sermide, miele, mostarda mantovana e il pane ricciolino completano un'offerta gastronomica che permetterà di lasciare queste terre felici di aver saziato tutti i sensi. IL BEVR'IN VIN Secondo una tradizione dell'epoca dei Gonzaga, i pasti devono essere preceduti da una minestra che costituisce l'aperitivo e l'antipasto tipico della cucina locale. Il bevr'in vin viene sempre servito in scodella preriscaldata, viene preparato in tre differenti modi, in funzione del primo piatto successivo.
“Camera degli Sposi”
Sempre secondo la tradizione veniva mangiato in piedi davanti al camino acceso, dandosi vicendevolmente le spalle, per evitare la vista agli altri commensali, ritenendosi poco piacevole il colore del brodo mescolato al vino rosso. Se il primo piatto è costituito da agnoli o da cappelletti, in brodo o asciutti, il bevr'in vin viene composto da un mestolo di brodo bollente, contenente alcuni agnoli o cappelletti. La temperatura verrà diminuita dal commensale aggiungendo a piacere vino rosso di forte corpo e preferibilmente frizzante, come il Lambrusco. Se il primo piatto è costituito da tortelli di zucca, il bevr'in vin viene composto da cinque o sei tortelli appena cotti, con un goccio d'acqua di cottura, ai quali viene aggiunto mezzo bicchiere di vino. Questa versione del bevr'in vin viene anche definita «turtei sguasarot», ovvero tortelli sguazzanti, sottolineando la stranezza dei tortelli di zucca in minestra, differentemente sempre serviti asciutti.
Tortelli di zucca
Per tutti gli altri primi piatti, il bevr'in vin è semplicemente preparato con brodo di carne e mezzo bicchiere di vino. Secondo la tradizione popolare questo tipo di aperitivo antipasto costituisce una sorta d'elisir di lunga vita . Un antichissimo proverbio mantovano, tuttora molto in uso, recita: “Al bervr'in vin l'è la salut ad l'omm”, ovvero il bere nel vino è la salute dell'uomo. 37
CULTURA di Simona Guidicelli
Il cappero Capparis spinosa Per quanto sia probabilmente originario dell'Asia orientale, icappero, o capparo, si è naturalizzato dappertutto lungo le coste del Mediterraneo, soprattutto nei posti più caldi e assolati; cresce di preferenza sulle scogliere, nelle fessure dei vecchi muri, nelle fenditure delle rocce o su terreni grossolani, molto permeabili e asciutti, meglio ancora se calcarei. È una tipica pianta cespugliosa e suffruticosa, con ceppo legnoso e radici vigorose che riescono ad insinuarsi tra le rocce e nelle fessure dei muri; come si può dedurre dal nome botanico, è una specie spinosa e infatti, almeno nelle piante selvatiche, si può rilevare la presenza di due spine ricurve alla base delle foglie; in coltivazione viene preferita, per ovvie ragioni, una varietà orticola del tutto inerme. Il cappero è una pianta ornamentale ma è soprattutto coltivato come ortaggio, nelle località costiere e nelle zone collinari più calde e riparate, per raccogliere i boccioli che, preparati in salamoia, prendono un sapore piccante, aromatico e molto gradevole. 38
Un tempo i medici impiegavano la scorza della radice, ritenendola diuretica, tonica e antispasmodica; la prescrivevano anche contro malattie del fegato e della milza, negli stati depressivi e nelle paralisi. QUANDO SI RACCOGLIE I capperi usati in cucina sono i boccioli fiorili raccolti d'estate; piccoli frutti che possono essere preparati in salamoia. COME SI UTILIZZA Il cappero è una pianta ornamentale ma è soprattutto coltivato come ortaggio, nelle località costiere e nelle zone collinari più calde e riparate, raccogliendone i boccioli che, preparati in salamoia, prendono un sapore piccante, aromatico e molto gradevole. È inoltre adatto anche a scopo medicinale.
CURIOSITÀ I capperi di Pantelleria sono gli unici capperi riconosciuti di qualità superiore. Infatti sia il Ministero Italiano delle Risorse Agricole con decreto del 2 Dicembre 1993, pubblicato sulla G.U.R.I. N.302, sia l’Unione Europea con reg .CE N.1107/96, pubblicato sulla G.U.C.E. L148/96 nel giugno del 1996, ne hanno riconosciuto la superiore qualità con la I.G.P. (indicazione geografica protetta), marchio doc per le produzioni vegetali.
BENESSERE E SALUTE COME SI RICONOSCE È un suffrutice a portamento cespuglioso, con rametti eretti o ricadenti che portano foglie alterne, picciolate, tondeggianti, coriacee e di colore verde lucente; le piante sono molto vistose d'estate, nel momento della fioritura, per i fiori assai grandi, composti da 4 petali bianchi e da niumerosi stami rosati. COME SI COLTIVA Del cappero si coltivano solitamente le varietà orticole, derivate dalla specie tipica, fra cui alcune anche con fusti inermi, cioè privi di spine. Seminate direttamente a dimora in settembre, non appena i semi sono maturi, in piena terra nelle zone più calde, in vasi da ricoverare in cassone nel periodo invernale, in quelle più fredde. Le piante di cappero crescono allo stato spontaneo anche nei terreni calcarei e sassosi; ma quando si coltivano allo scopo di raccogliere i boccioli fiorili è opportuno concimare il terreno prima della semina e, in seguito, almeno due volte l'anno, con un fertilizzante completo. Avendo già a disposizione dei cespi di cappero, potrete ottenere nuove piante mediante suddivisione dei polloni radicali o per talee semi legnose, da effettuarsi dopo la fioritura e fino al termine dell'inverno. Così come in natura, anche in coltivazione il cappero esige un'esposizione a sud completo, a pieno sole; annaffiate poco e solo nei periodi estivi di maggiore siccità.Attenzione agli afidi.
CROSTINI PER L'APERITIVO Affettare del pane a rettangolini, passarli per qualche minuto nel forno o sulla graticola. Tritare grossolanamente dei frutti di cappero, aggiungervi qualche cucchiaio di ricotta, poco sale, pepe e qualche fogliolina di maggiorana o nepitella.Amalgamare il tutto e stenderlo sui crostini. PER DECONGESTIONARE LA MILZA Versare un cucchiaino di radice in un quarto di acqua fredda e far bollire per 5 minuti. Filtrare e bere metà al mattino a digiuno e metà alla sera preferibilmente prima di mettersi a letto. UN'EFFICACE CURA DIURETICA In mezzo litro di acqua fredda versare 2 cucchiai di radice e far bollire per 10 minuti. Filtrare e bere a sorsi durante Ia giornata. CONTRO LE ULCERAZIONI Far bollire un cucchiaio di radice in mezzo litro di acqua fredda per 15 minuti. Filtrare ed applicare sull'ulcerazione delle compresse imbevute nel liquido, lasciandovele piuttosto a lungo e ripetendole più volte al dì.
I CONSIGLI DELL'ERBORISTA
Ingredienti: 5 uova 80 gr. di caprino leggero 500gr. di spinaci surgelati 2 manciate di capperi sotto sale 2 manciate di pinoli 50 gr. parmigiano olio evo e sale
COME SI PREPARA PER LA CONSERVAZIONE Le radici si essiccano all'aria ed all'ombra, i frutti si conservano sotto sale o sott'aceto. Le radici vengono conservate in sacchi di carta. PER STIMOLARE L'APPETITO Far macerare per 10 giorni in un litro di vino bianco secco 4 cucchiai colmi di radice. Filtrare e berne un biccnierino prima dei pasti.
La ricetta Frittata con capperi
Montate le uova salate con le fruste elettriche fino a che non raddoppiano e continuate a montare con il caprino. Fate saltare gli spinaci con un goccio d'olio, sale, i capperi lavati e i pinoli. Mantecate gli spinaci con il parmigiano, tritateli grossolanamente con il coltello e uniteli alle uova montate. Versate in uno stampo di silicone senza ungerlo e infornate a 220° per 20 minuti. Lasciate raffreddare e sformate. Ottima anche fredda. 39
CULTURA
Brie, europeo per vocazione
Tempi duri per l'Europa e per l'europeismo. Il sogno di unire i diversi popoli del continente in una sola entità politica si sta frantumando contro il muro di una crisi e di una sfiducia che ha nell'Unione Europea il primo catalizzatore. Non diremo, in questa sede, se a ragione o a torto. Sottolineeremo semplicemente come l'identità europea o qualcosa di assimilabile ad essa preceda, sotterraneamente, l'aspirazione all'unità economica e statale e superi le barriere linguistiche che ancora oggi dividono le genti d'Europa. Ciò che precede è il cibo, la cucina, così diversa non solo tra nazione e nazione ma anche tra regione e regione, eppure così fluida, così aperta a contaminazioni e sperimentazioni che si sedimentano, dopo poco tempo, negli usi e nei costumi.
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Al punto che, c'è da giurarci, non tutti saprebbero dire se il “Brie” è un formaggio francese, come di fatto è, o italiano. Questo fatto si spiega semplicemente con la confidenza che gli italiani stessi intrattengono con esso, fino al punto di averlo fatto accomodare nella pizza, nella piadina, nel risotto, in abbinamento con ingredienti altrettanto tipici delle nostre valli e delle nostre pianure. Insomma, la rivalità tra francesi e italiani permane, ma in cucina si sa anche fare pace. Del Brie, dicevamo: si tratta di un formaggio vaccino, a pasta molle e crosta fiorita, che prende il nome dalla regione della Francia in cui viene prodotto, Brie, che corrisponde al dipartimento di Seine-et-Marne. Semigrasso, poco stagionato, ha un colore charo e una caratteristica muffa color bianco sulla crosta, assolutamente commestibili. Tra le muffe impiegate, del genere penicillium, si segnala soprattutto il Camemberti, la stesso utilizzata per il formaggio Camembert, appositamente selezionata per l'industria casearia.
ENOGASTRONOMIA Rispetto al Camembert, che risale al XVII secolo, il Brie è molto più antico: le prime notizie certe sulla sua origine si situano nell'XI secolo. Ulteriore differenza è il tempo di stagionatura: 8 mesi per il brie, 4 per il camembert. Quattordici sono le varianti attualmente prodotte, di cui una realizzata in Canada (il Manoir) e due marchiate AOC (l'equivalente della nostra DOP): il Brie di Meaux e quello di Melun. Due sono le ragioni per cui il Brie è così apprezzato in Italia: il suo gusto delicato e morbido, con sentori di funghi porcini e nocciola, lo rende ideale nell'accompagnamento dei salumi, così come la sua cremosità lo trasforma in uno splendido companatico, particolare non irrilevante in una nazione che produce 250 tipi diversi di pane tradizionale suddivisi a loro volta in oltre mille varianti. La stessa caratteristica rende il brie straordinariamente adatto al risotto, dove si segnala per un abbinamento elegante e saporito con il radicchio rosso di Treviso. Il brie si inserisce a meraviglia nella tradizione italiana dello street food, della pizza e della piadina romagnola: è ormai consolidata, ad esempio, la pizza pere e brie, spesso accompagnata dallo speck, che sottolinea come questo formaggio sia tra i più idonei allo sposalizio con le pere, un abbinamento che può essere replicato anche nei crostini serviti a mò di antipasto o nei più veloci spuntini a base di sandwich. Altro alleato del brie è il prosciutto crudo, soprattutto di Parma, che con una manciata di rucola e una spruzzata di salsa cocktail preparata con worchestershire sause, cognac, panna, senape, maionese e ketchup, diventa protagonista di una piadina romagnola da leccarsi i baffi.
La ricetta Risotto, Brie e trevigiana Ingredienti 400 gr. di riso, un cespo di radicchio, 160 gr. di Brie, un dado vegetale, mezzo bicchiere di vino bianco, mezza cipolla, burro e sale
Tagliate il radicchio e mettetelo in una ciotola con acqua tiepida; preparate un brodo a base di dado vegetale; in una padella anti aderente sciogliete una noce di burro e soffriggete la cipolla tritata, aggiungendo un mestolo di acqua calda. Aggiungete quindi il radicchio e fatelo appassire, poi insieme alla cipolla rimuovetelo dalla pentola e buttate il riso, tostandolo, sfumandolo col vino e lasciandolo evaporare. Proseguite con la cottura aggiungendo a più riprese il brodo vegetale fino a metà cottura. Quindi unitevi radicchio e cipolla, procedendo con la cottura e continuando a versare il brodo sufficiente fin quando non sarà giunto il momento di lasciarlo ritirare. Concludere aggiungendo brie tagliato a pezzetti che dovrà essere lasciato fondere fino ad amalgamarsi pienamente al risotto.
DA ABBINARE CON Montello e Colli Asolani Merlot Ma quanto il brie sia radicato non solo in una cucina sperimentale, ma nel cuore stesso delle tradizioni gastronomiche italiane, lo dimostrano i fusilli alla friulana, un primo piatto creato con una salsa composta da un cucchiaino di aceto balsamico e salame morbido tagliato a pezzetti, che una volta scottato dovrà essere tenuto da parte e versato sulla pasta già condita con brie fuso e mezzo bicchiere di latte. Brie ridotto a fettine e una manciata di noci tritate coroneranno un piatto veloce, saporito e particolarmente adatto alla stagione invernale. Buon appetito.
Il Montello e Colli Asolani Merlot è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Treviso. Prodotto con uvaggi Merlot tra l'85 e il 100%, è di colore rosso rubino tendente al granato con l'invecchiamento, è vinoso, intenso, caratteristico da giovane, più delicato etereo e gradevole se invecchiato, all'olfatto. Il sapore è asciutto, sapido, robusto di corpo, giustamente tannico, armonico; il titolo alcolometrico minimo è di 11 gradi.
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CULTURA
I ceci
Poveri ma belli e soprattutto buoni
Ci sono alimenti che ci hanno accompagnato lungo tutto il corso della nostra storia. Spesso lo hanno fatto in silenzio, senza proclami, senza stupire le fonti che ne rivelano la presenza. Spesso hanno garantito una splendida fonte proteica, di origine vegetale, alternativa alla carne. È il caso del cece, un legume originario della Turchia già caro agli antichi egizi, presso i quali era alimento quotidiano insieme a lupini, fave e lenticchie.
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La storia Lo ritroviamo ovviamente in Grecia, come complemento ai cereali, e presso i fenici, che usavano macinarlo. A Roma i ceci erano uno degli alimenti base del “popolino”, ma potevano persino accompagnare torte innaffiate di vino mielato. Diffusi in tutto il mondo arabo, rivestivano un'importanza peculiare nella tradizione ebraica come ingrediente fondamentale dello hamin, il piatto principale dello shabbat, una minestra molto aromatica a base di uova sode, carne, cavoli, ortaggi vari e, appunto, ceci. Di una versione tostata erano particolarmente ghiotti gli ebrei del mediterraneo, ma tutta questa fortuna non tragga in inganno: fino all'epoca moderna, quando per influsso degli italiani e della Controriforma i buongustai iniziarono a riscoprirne le qualità, i ceci erano di scarsa importanza per le classi nobili, che li consumavano solo in periodo quaresimale. Ai ceci, o piuttosto alla loro forma tondeggiante, è legato l'aneddoto del nome “Cicerone”, discendente da un uomo così chiamato per una caratteristica verruca sul nasco. La produzione Il cece è la terza leguminosa per produzione mondiale, dietro alla soia e al fagiolo. Coltivato soprattutto in India e Pakistan, in Italia la sua produzione è limitata dalla bassa resa e da un mercato giudicato ancora di nicchia.
ENOGASTRONOMIA Falafel e hummus La sua fortuna gastronomica, oggi, è legata alle zuppe e allo street food. Due esempi su tutti: la tipica farinata genovese, a base di farina di ceci, e i falafel, polpette meridionale di legumi fritte e speziate. Partiamo da questi ultimi: nei falafel i ceci sono tritati con sommaco, cipolla, aglio, cumino e coriandolo. Sono un piatto autenticamente mediterraneo, che sostituiva la carne nei
giorni del digiuno dei copti egiziani ma che unisce tutti i popoli del medio oriente quale che sia la loro religione. Gli stessi israeliani di origine ebraica li ammettono in quanto interamente vegetali e rispettosi dei precetti kosher. A base di ceci è anche la salsa in cui i falafels si usano consumare, l'hummus, un composto che comprende anche pasta di semi di sesamo aromatizzata con olio d'oliva, aglio, succo di limone, paprica, semi di cumino in polvere e prezzemolo finemente tritato.
La ricetta
Farinata
Mezzepenne ai ceci 360 gr. di Mezzepenne 400 gr. di Ceci lessati 60 gr. di pancetta affumicata ½ porro, 1 costa di sedano, 2 pomodori passati, una carota 2 spicchi d'aglio, 4 cucchiai di olio di oliva, brodo vegetale, sale e pepe Ancora più semplice è la farinata, un piatto tipico genovese a base di farina di ceci, olio d'oliva, sale e pepe. Tradizione vuole che la farinata venga cotta nelle sempre più rare sciamadde, termine che in lingua locale significa “fiammata”. La sciamadda è infatti un particolare forno a legno utilizzato per la cottura di questo squisito preparato ed altre specialità, come le caratteristiche torte salate. Ceci in zimino
Rosolate nell'olio un trito di carote, sedano, cipolla e aglio, prima di aggiungere la pancetta a cubetti. Dopo qualche minuto aggiungete i ceci, mescolate e bagnate il composto col brodo vegetale, unendo i pomodori precedentemente passati. Lasciate cuocere a fuoco lento per circa 15 minuti, quindi iniziate a bollire la pasta. Scolatela e aggiungetela alla pentola, regolando di sale e pepe.
Da abbinare con Gioia del colle bianco DOC Il Gioia del Colle bianco è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Bari. Di colore bianco tendente al paglierino, è gradevole, fruttato e delicato all'olfatto. Il sapore è asciutto, fresco e armonico. Prodotto con uvaggio trebbiano toscano tra il 50 e il 70%, ha un titolo alcolometrico minimo di 10,5%.
Tipica della Liguria è anche una zuppa molto saporita, i ceci in zimino: si tratta di un piatto unico semplice ma allo stesso tempo ricca di sapori, che muove da un soffritto di cipolla, carota e sedano rosolati, a cui aggiungere una manciata funghi secchi e 1 cucchiaio di passato di pomodoro (per 4 persone). Dopo una cottura di 15 minuti, si uniscono al sugo 300 grammi di bietole lavate e 400 grammi di ceci leggermente scolati. Altri 30 minuti di cottura prima di regolare con sale e pepe e potrete servire in tavola una squisitezza da accompagnare con crostoni di pane (ottimi, se disponibili, il pan biscottato o le gallette del marinaio) e un filo di olio a crudo. 43
CULTURA
AGENDA DI MARZO 6a edizione di Anteprima del Bardolino e del Chiaretto Il 16 marzo a Lazise VR A Lazise, sulla riva veronese del Garda, nel cuore della zona di produzione, verranno presentati i vini della vendemmia 2013, pronti per entrare in commercio. Più di sessanta i produttori presenti ai tavoli nello storico edificio della Dogana Veneta, sul porticciolo. Circa duecento i vini in libero assaggio: un’occasione straordinaria per rendersi conto di persona dello stato dell’arte della produzione vinicola gardesana. All’esterno, sul lungolago, sarà invece possibile conoscere i prodotti tipici del territorio: formaggi, salumi, olio, miele e altre chicche dell’agroalimentare. Novità di quest’anno, poi, in concomitanza con l’Anteprima del Bardolino e del Chiaretto, presso la sala civica del municipio, a poche decine di metri dalla Dogana Veneta, si svolge infatti per la prima volta l’Anteprima del Custoza, il vino bianco delle colline tra Verona e il Garda, la cui zona di produzione si sovrappone in parte a quella del Bardolino. Circa cinquanta, in questo caso, i vini in degustazione.
Made in Marche Festival Dal 15 al 17 marzo a Fermo A fare da fili conduttori saranno il Ben Essere e il Buon Vivere, in un viaggio tra prelibatezze, eccellenze e proposte turistiche, a sugellare la ventiduesima edizione della manifestazione. La vivace formula del Festival, con aree espositive specializzate ed un ricchissimo programma di eventi, propone un vero e proprio spettacolo del gusto, spalmato su un weekend, per foodies, slow-trotters ed amanti del “turismo esperienziale”. La location è quella del centro polifunzionale Fermo Forum, con originali spazi dedicati alla birra agricola, alle produzioni biologiche, al cioccolato e in generale alle tipicità del territorio, presentate direttamente dai produttori: olive ascolane, formaggi pecorini e caprini, ciauscolo, maccheroncini di Campofilone, vino cotto, salame di Fabriano, mela rosa dei Sibillini, miele, marmellate, tartufi, legumi e cereali, vino, olio extravergine d’oliva, ma anche il buon pesce dell’Adriatico.
Vin Per Focaccia Il 23 marzo a Celle Ligure (SV) www.consorziopromotur.it Evento enogastronomico itinerante dedicato alla regina ligure dello streetfood abbinata al vino di qualità. Ristoranti e bar prepareranno la focaccia in mille modi diversi, con fantasia e creatività, inventando abbinamenti curiosi e talvolta insoliti.
Dé Dl Vin - Wine Ski Safari Il 30 marzo a Badia, La Valle, Corvara in Badia (BZ) Si brinda in alta quota tra le vette dolomitiche dell'Alta Badia. In 6 baite, situate al di sopra dei 2000 metri di altitudine, cuochi internazionali danno libero sfogo alla loro creatività utilizzando solo prodotti tipici altoatesini. Protagonisti d'eccezione sono i vini dell'Alto Adige, proposti in combinazione a piatti unici. Un percorso di degustazione, fatto con gli sci e con l'emozione del panorama dolomitico.
Slurp Expo. Cucina e Archeologia Dal 29 al 30 marzo a Schio (VI) Due giorni di alta gastronomia nel cuore dell’archeologia industriale del Vicentino. nello stabilimento Shed di Schio. Una fiera gastronomica, aperta a tutti i circa 80 espositori. Con prodotti solo italiani, esposti e venduti al pubblico, così da far conoscere cibi di eccellenza Italiana e Veneta, come ad esempio la Sopressa Vicentina della Val Leogra, l’aceto di ciliegia, i vini Trevisani e tante altre deliziose proposte.
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