Visto da l'Altraitalia

Page 1



A mio modesto parere il disastro ecologico è il risultato delle nostre stesse creazioni e, quindi, il primo rinnovamento ecologico dovrebbe iniziare proprio da noi stessi che potremmo, anzi possiamo, a giudicare da ciò che è stato possibile realizzare nelle città in questione, apportare cambiamenti innovativi. Io ho l'impressione che oggi, chi produce, cerchi il modo affinché i prodotti non durino oltre un certo periodo di tempo, che solitamente corrisponde a qualche istante dopo il termine della garanzia. Non vorrei sembrare una nostalgica, ma ricordate i nostri nonni che parlavano di radio, tv, giradischi, automobili indistruttibili che per decenni avevano svolto il loro ruolo nel pieno delle facoltà? «Eh, le vecchie lavatrici duravano tanto»... «Ah, quei frigoriferi di una volta, potevi usarli per trent’anni ed erano sempre nuovi»… Quelle esclamazioni malinconiche si riferiscono ad un mondo in cui tutto era organizzato per durare. Non c’era alcuna possibilità di sostituire i bene materiali ad ogni minimo guasto. Al massimo si poteva riparare ed infatti oltre il 70% dei mestieri era basato sulla specializzazione in un ars riparatoria che permetteva ad intere famiglie di vivere di quel reddito. C’era il calzolaio, il fabbro, l’idraulico, l’arrotino, l’aggiustatore di cucitrici, l’orologiaio, colui che riparava le macchine da scrivere, tutti impegnati a rimettere a nuovo, piuttosto che a produrre da zero, gli oggetti della quotidianità. Oggi, invece, ad ogni versione di cellulari, pc, televisori, frigoriferi, lavastoviglie ecc., è necessario ricorrere all’acquisto di un nuovo modello e, dopo qualche mese, il nuovo prodotto è già non funzionate. La rivoluzione culturale deve necessariamente iniziare dal basso, in tutto e per tutto (non possiamo certo aspettarcela dalle multinazionali!), con la volontà di tutti noi di fare la nostra parte per ridurre i consumi, riparare il riparabile, riciclare tutto il resto. Cosa fare concretamente, vi chiederete? Ce ne sarebbero molte di cose da fare, o meglio da non fare. Quando, ad esempio, il nostro televisore comprato da qualche mese inizia a fare i capricci, cerchiamo di farlo aggiustare, anzichè buttarlo via, anche se il prezzo della riparazione si avvicina a quello del nuovo modello. Perché nell’immediato potrebbe anche non esserci una grande convenienza dal punto di vista monetario, ma a guadagnarci saranno l’ambiente e gli uomini coinvolti nel continuo processo di produzione ex-novo. È vero che di questi tempi, però, riparare qualcosa è diventata un’impresa davvero ardua, vuoi per la penuria di pezzi di ricambio, anche usati, e soprattutto per la carenza di persone capaci ormai di riparare qualcosa. Proviamoci comunque! Sostituiamo le nostre lampadine (inquinanti, tutte prodotte in Cina e che, pare, contengano un’enorme quantità di plastiche ed altri materiali non riciclabili ed hanno corroso le mani dei bambini che le assemblavano fondendo metalli pesanti) con le nuove, led o fluorescenti, prodotte nel rispetto dell’ambiente, e magari anche dell’uomo. Mandiamo i nostri bambini a correre nei prati oppure a fare una passeggiata nel bosco anzichè farli rimanere seduti davanti ad un computer. Così facendo contribuiremo a limitare i problemi psico sociali dovuti all’avvento di un mondo virtuale fatto di pc e videogiochi, di iPhone, iPad, Smartphone, Tablet, Netbook, che sono si straordinari congegni di apertura verso il mondo, ma anche l'emblema di uno stile di vita usa e getta, che non solo danneggia l'ambiente, ma a volte sfrutta anche le persone.Abituiamo i nostri figli a vivere nella natura imparando ad amarla e rispettarla. Raccontiamo loro di quel passato non molto lontano che ha permesso ai nostri nonni di essere felici anche senza «il modello all’ultimo grido».

1



Lunedì mattina, 14 maggio 2012, ci ha lasciati Angelo Tinari, sconfitto da un male contro il quale ha lottato strenuamente e con grande dignità. Impegnato da giovanissimo nella politica, nel sociale, ha speso un'intera vita al servizio della collettività italiana che ha allargato alle altre etnie per facilitarne l'integrazione, dedicandosi alle problematiche diverse. Ha lottato contro ogni forma di ingiustizia, di discriminazione e di soprusi. La scomparsa di un personaggio come lui è un lutto che colpisce tutti coloro che per decenni hanno guardato alla sua figura con rispetto e ammirazione per quanto ha saputo realizzare, vivendo questa sua missione nella massima trasparenza ed onestà. Le figure di tale portata restano per sempre presenti per quanto di importante ci lasciano in eredità. Spetta a noi non dimenticare e saper cogliere e rafforzare, proseguendo il grande lavoro da lui svolto negli anni, quei valori che con tanta costanza ci ha voluto trasmettere. Noi di L'altraitalia siamo orgogliosi e felici di averlo potuto considerare nostro amico. Grazie Angelo

Biografia Angelo Tinari è stata una figura eminente nella comunità italiana per il suo grande impegno sociale. Nato a Rossano, in Calabria, nel 1947. Giunge in Svizzera, e più precisamente a Uster, nel 1967, proveniente dalla Germania, dove aveva lavorato per quattro anni.Angelo era tappezziere di professione, ma era noto agli italiani che vivono in Svizzera soprattutto come fondatore e animatore di Radio Lora Italiana.A10 anni inizia già a lavorare.A16 anni parte per la Germania lasciando la madre in lacrime. Con i primi soldi guadagnati e mandati a casa, la sua famiglia apre un negozio di fiori. Nel 1973 Angelo si trasferisce da Uster a Zurigo. Iniziano le sue attività politiche, specialmente contro l’iniziativa Schwarzenbach. Si fa notare dallo stato svizzero che tra il 1974 ed il 1985 protocolla tutto il suo operato e tiene sotto controllo il suo telefono. Tinari è schedato dalle cosiddette “Fichen”, ma lui è orgoglioso di questo. In un’intervista rilasciata al Tages Anzeiger nel 2010Angelo dichiara: “Sono felice di essere stato schedato, questo significa che sono stato veramente attivo”. Negli anni 80Angelo Tinari è impegnato in diversi comitati, associazioni e sindacati. Diventa anche membro dell’AVIS di Zurigo. È attivo politicamente sin da giovane, recentemente del Pd ed in seguito di Sinistra Ecologia e Libertà. Nel 1983 Angelo partecipa alla fondazione di Radio LORA, la radio multietnica svizzera che dava la possibilità ai diversi gruppi etnici di autogestire un proprio spazio. Angelo Tinari coglie subito quest'opportunità iniziando a girare nelle baracche dove alloggiavano i lavoratori italiani, per ascoltarli e riportare i loro messaggi e le loro necessità. E anche quando i nostri connazionali si sono integrati bene in Svizzera, la radio di Angelo continuava a seguire il loro lavoro, i loro problemi, le loro attività ricreative. A Radio Lora Italiana Angelo lancia anche una rubrica chiamata “La voce di chi non ha voce”. Con questa rubrica Angelo ha voluto dare voce a tutti coloro che solitamente lavorano all'oscuro, ma che dietro le quinte si impegnano moltissimo nel sociale. Insieme a sua moglie riesce a trasformare un club per emigrati spagnoli in un vero “Punto d’incontro” per gli emigrati di molti paesi, organizzando serate informative e ricreative. Angelo Tinari ha accompagnato e guidato la collettività italiana per quasi cinquant'anni nelle battaglie più difficili e impossibili con grande impegno morale e civile. a cura di Bruno Indelicato


L’INTRUSO dalla Redazione

Doppio dolore di Carlo Di Stanislao

La bomba, rudimentale ma non meno letale e vigliacca, è stata fatta esplodere alle 7,55 di sabato 19 maggio, all’ingresso di un Istituto Tecnico Femminile che porta il nome di Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, probabilmente da uno squilibrato in guerra con il mondo. Ma questo con cambia il clima di terrore che ora agita 30 milioni di italiani che si chiedono se, andando a scuola, i loro figli siano al sicuro. Dapprima si era pensato alla malavita organizzata, poi alla eversione, infine, un video, mostrerebbe che a premere il telecomando che ha fatto esplodere l’ordigno composto da due bombole di gas, sarebbe stato un 50-55enne, immortalato da una vicina telecamera a circuito chiuso. Nei fotogrammi appare vestito con giacca, pantaloni chiari e scarpe da ginnastica, ma il volto non è distinguibile, per cui non è ancora stato identificato. I funerali della giovane vittima, Melissa Bassi, appena sedici anni e tanti sogni che non si potranno più realizzare, si sono svolti, nella cattedrale, in una Brindisi a lutto, con il sindaco Mimmo Gonzales che ha invitato tutti i cittadini a partecipare. Vi ha preso parte il padre, distrutto dal dolore, ma non la madre, piegata da una sofferenza senza fine.A Don Ciotti, che ha celebrato il rito, è stato chiesto cosa si fossero detti lui e il papà di Melissa nell'incontro in chiesa ed egli ha 4

risposto che una sola cosa poteva dire: “mi ha detto che oggi il gatto cercava Melissa ovunque ed è poi scoppiato a piangere”. Un lungo applauso è stato dedicato al papà e alla mamma di Melissa durante la manifestazione della “Carovana nazionale contro le mafie” che ha fatto tappa ieri mattina a Mesagne, paese natale della ragazza. Alla manifestazione c'erano il presidente nazionale della Carovana, Alessandro Cobianchi, don Luigi Ciotti, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, i sindaci di Mesagne e di Brindisi e il presidente della Provincia di Brindisi, Massimo Ferrarese. La Carovana ha anche incontrato il presidente del Comitato antiracket del comune brindisino, Fabio Marini, al quale nella notte tra il 4 e il 5 maggio la criminalità ha danneggiato l'auto con una bomba. A lui è stato portato un messaggio di solidarietà e di incoraggiamento nel continuare a svolgere l'impegno finora portato avanti.


RUBRICA Ma la criminalità non c’entra nulla, poiché è ormai evidente che a uccidere Melissa è stata l’ordinaria follia che ormai serpeggia nella nostra società, senza risparmiare più nulla. Niente mafia, niente terrorismo eversivo e niente massoneria, sicché la scritta dei ragazzi pugliesi che recita “Noi ci rialzeremo”, va rivolta come monito ad una società sempre più folle e sempre meno in grado di impedire l’esplosione di sconsiderati gesti di follia.

ed una cifra ancora più grande per le donne. Espressione di un Mezzogiorno dove la vita è sempre più difficile, con giovani sempre più disperati ed ad altissimo rischio. Certo l’iniziativa di twitter non è molto, appena un esile filo, ma è comunque un bel messaggio di speranza. La stessa di cui ora bisognano i cittadini emiliani, colpiti, da un terremoto che ha provocato sette morti e almeno tremila sfollati. Nel centro di raccolta allestito nella palestra di Moglia dove sono sfollate più di un centinaio di persone, i sopravvissuti ora si preparano a nuovi giorni di sofferenza, perché è ciò che resta o non resta il vero incubo dopo un terremoto. Ricostruire le cose, la fiducia, la comunità, costituisce la vera sfida. La scossa più forte nella notte fra sabato e domenica 20 maggio, alle 4,05 del mattino, con magnitudo 5.9, ad una profondità di 10 km, come capita per i terremoti più distruttivi. L'epicentro è stato localizzato a 36 km a nord di Bologna, con una durata di venti secondi e varie repliche successive. Il leader Mario Monti è rientrato in anticipo dal vertice americano ed espresso solidarietà e dolore sia per i tragici fatti di Brindisi che per il terremoto in un’area italiana che non sembrava a rischio. La cosa più grave, comunque, in quel fine settimana orribile, è che il clima melmoso che avvelena l’Italia non tende affatto a migliorare. Aiuti alle vittime del terremoto

La scuola Morvillo-Falcone ha riaperto subito le porte, non perché non sia in lutto, atroce, per Melissa, ma per testimoniare la voglia di non lasciarsi intimorire e di andare avanti. Ma intanto il sogno di Melissa Bassi, che organizzava sfilate di moda con le sue compagne a Brindisi dopo essersi buttata giù dal letto ogni mattina perché la corriera la portasse a scuola in tempo, è stato infranto. E non ha davvero importanza se a farlo sia stato un singolo o un’organizzazione, lei è morta e la sua morte ha gettato tutti nello sconforto e nella paura. In rete, sul social network twitter, è stata lanciata l’idea che sia proprio la moda italiana a dare una mano a chi è rimasto ferito e disperato, dopo la bomba al Morvillo-Falcone e che i grandi della nostra industria, i brand che illuminano le vetrine delle capitali del mondo, aiutino quei ragazzi a non disperdere le speranze, con stage, realizzando le loro idee, avviando un laboratorio che li tolga dall’isolamento. Si perché adesso, di quell’Istituto già lo scorso anno premiato per il suo impegno sociale, con ragazzi entusiasti, insegnanti che sopperiscono alla mancanza di attrezzature con l’impegno e genitori che non risparmiano energie, dopo il diploma vi è solo una prospettiva: la disoccupazione, con il 50% dei maschi che non trova lavoro

Un clima da Paese allo sbando, senza una coscienza civile vera e diffusa, una coesione sociale, un vero spirito di legalità condivisa e che non sa più condividere valori fortemente legati alle tradizioni e ai costumi dei singoli territori e delle diverse comunità. Con l’aggravante di costi aumentati del 22% dall’inizio dell’anno, con un incremento dell’8,7% per le famiglie, nonostante i consumi siano crollati del 10,6% e lo stato abbia incassato il 17,7% in più di accise. Il nostro Paese con una percentuale di disoccupati che ha raggiunto quasi il 12% ed il 35% tra i giovani fino ai trent’anni, con un divario sempre più netto fra ricchi e poveri, con attentati e follia diffusa, sembra tornato indietro di trent’anni. E piangere per Melissa e le vittime del terremoto del Nord-Est, equivale a piangere per l’intero Paese. 5


OPINIONI di Giovanni il Battista

Cultura sociale, maturitĂ civica, buona educazione

Italiani 6


FRECCIATINE Mi racconta che segue giornalmente le vicende dei suoi connazionali. La situazione economica è drammatica. Il Governo tecnico, delegato per trovare delle soluzioni, non esprime niente di nuovo o di diverso rispetto a quanto il precedente e tanto vituperato Governo non avrebbe fatto o che un'altra qualsiasi diversa coalizione avrebbe potuto realizzare. Gli attuali personaggi al timone nazionale hanno si adottato o proposto, di principio, delle nuove regole del gioco a livello di ristrutturazione nell'ambito fiscale, organizzativo e riflessioni su temi che arrivano come progetti da parte del Parlamento come, ad esempio, una nuova legge sul finanziamento dei Partiti, una nuova legge elettorale, la riduzione del numero di parlamentari, la soppressione delle Provincie e, più in generale, degli Enti cosiddetti inutili, ma niente di significativo e concreto, di positivamente condiviso dalla popolazione, è stato messo in atto a parte un paio di prime decisioni, volte unicamente a fare cassa sulla pelle dei più deboli, vittime sacrificali solo perchè facilmente “rintracciabili” a livello lavorativo e tributario.

Vi è poi l'imbarazzante carosello di politici e dei loro partiti in generale. I soliti proclami, le solite promesse, il gioco delle parti. Dopo le recenti elezioni amministrative regionali poi, vistone l'esito, le coalizioni formatesi alle ultime elezioni politiche (2008) sono saltate, si sono addirittura divaricate e in certi casi sono esplose (vedi PDL), in altre implose (vedi il Terzo Polo). Da una parte tutti i partiti che appoggiano l'attuale Governo in Parlamento votano tutti i decreti presentati, mentre dall'altra ed in parallelo, i loro rappresentanti (dei partiti), in TV, alla radio e sui giornali, spiegano che va bene la fiducia ai Tecnici, ma gli stessi devono fare molto di più e che non accetteranno (loro, i partiti) supinamente tutte le proposte del Governo (specialmente quelle che, se accettate, farebbero perdere consenso (sempre a loro, ai Partiti) salvo poi (sempre loro, i partiti) votare, come detto, SI in Parlamento, senza battere ciglio, con qualche lieve belato, solo per la buona forma (e sempre per evitare che i cittadini non li critichino per l'esercizio della sudditanza ...). Un altro tema di grande attualità (sempre a proposito di Partiti), sono stati gli scandali rispetto all'utilizzo degli incassi dei finanziamenti “elettorali” (Margherita con Lusi, PDL con Formigoni, PD con Penati, Lega con Belsito e via di questo passo). Non possono essere immuni da critiche nemmeno i sindacati che sono, anche loro, coinvolti

in faccende di finanziamenti per nulla trasparenti oltre a soffiare sul fuoco della critica al Governo ed al Parlamento a prescindere. Purtroppo anche qui un atteggiamento per difendere le loro posizioni, da tempo in crisi di consenso. Questa è la situazione.

“Bel disastro” dico al mio buon amico: “ma come si può uscirne?” “Purtroppo, a mio modesto parere, la situazione non farà mai un salto di qualità definitivo e determinante” dice il mio interlocutore “anche se fra qualche tempo, con mille rattoppi, tutto si rimetterà in carreggiata per non so quale celestiale miracolo. Purtroppo niente però, alla radice, cambierà ed i mali atavici degli italiani rimarranno fino a ricreare la stessa situazione di caos, di crisi ‘totale’, dalla quale si è appena usciti”. “E allora?” dico io. “Tutto è complicato ma al tempo stesso banalmente semplice a livello concettuale, a mio modo di vedere!” dice Lui. “Vedi, quanto ti ho descritto finora è il riassunto della situazione di superficie della realtà , quella attuale, con tentativi di soluzioni funamboliche per tamponare, con intrallazzi magici per far star meglio il malato, ma tutto ciò è fine a se stesso: sono rattoppi, soluzioni per il breve, una spruzzatina per rinfrescare. Il vero problema, a mio modesto parere, sta a monte di tutta questa situazione, ed è, come ti dicevo, quasi banale da definire. Il tutto si chiama Cultura civica e sociale condita da buona Educazione! Niente di più, niente di meno! Avere la possibilità, come per incanto, di incastrare nel cervello di tutti gli italiani questi due principi, diventerebbe il Paese più ricco del Mondo, senza avversari: non ce ne sarebbe per nessuno!”. “Sono principi conosciuti? Come mai allora niente si muove?” “Hai ragione, sono principi conosciuti, ma da noi mal utilizzati, se non addirittura scientemente dimenticati, lasciati da parte! È un male incurabile: probabilmente tutto parte dalla storia del nostro Popolo, perennemente, quanto meno nel passato, oppresso da un Popolo straniero più forte, sfruttatore ed occupante. Guarda la nostra storia; sempre sotto dominio terzo, ed in tempi più recenti, coscientemente, sotto tutela di Re deboli e poi di dittatori. Un'abitudine atavica di essere sotto un giogo straniero e quindi, per sopravvivere, la necessità di dover trovare soluzioni che nascevano dalla necessità contingente, poi divenuta cronica, di uscire dallo stato di oppressione”. 7


OPINIONI “Mi spieghi?”. “Da una parte dover inventare qualche cosa per sopportare e sopravvivere alla dominazione del più forte e quindi viverlo con la furbizia, l'intrallazzo, mors tua vita mea, scagliare la pietra e nascondere il braccio, il saper, contro una dura imposizione, subito andare alla ricerca di una alternativa.Al tempo stesso, la devozione al capo, almeno formale, qualsiasi esso fosse, sopportare la sudditanza giornaliera (d'accordo dottore, senz'altro dottore, sarà fatto dottore) pensando comunque, nel contempo, a come ‘fregarlo’ l'odiato dottore: dall'altra, la raccomandazione, la supineria a tutti i costi, l'ossequiare senza limiti, la bustarella e, inoltre ancora, la voglia matta di diventare, a sua volta, il Padrone di turno, il ‘prostituirsi’diventando a sua volta il clone dell'usurpatore e quindi fare come lui, magari peggio, con la prevaricazione, il ‘ma lei non sa chi sono io’, ‘ma come si permette’, ‘torni domani’. ‘perché dovrei’, ‘ma mi faccia il piacere’...

Capisci quindi che il vero problema è quello di cambiare geneticamente, all'origine, gli italiani, educarli alla giusta cultura civica e sociale, alla giustizia giusta, all'abbattimento delle caste, alla via della meritocrazia, alla trasparenza, alla convivenza onesta. Fare la fila senza fare i furbi, per esempio anche all'aeroporto, anche se si è parlamentari o loro porta-borse, esser gentili anche e sopratutto con i deboli, non salire sul carro dei vincitori, non esser volta gabbana ogni due giorni, pagare un ‘caffé’ per puro piacere, senza che debba essere, in qualche modo, una ‘tangente’ o un ‘prostituirsi’, evitare l'invidia a tutti i costi, saper non pensare ‘perché lui si e io no!’" e cosi via”. “Non si mai è provato a far prendere coscienza, a dire queste cose?”. “Provato, provato, ma senza apparentemente risultato”. 8


POLITICA di Umberto Fantauzzo

Elezioni comunali 2012

L’affermazione di Monti, contenendo un esplicito e significativo enunciato, emana un inequivocabile messaggio al destinatario colpevole di aver causato nel corso dell’amministrazione esecutiva, antecedente all’attuale, una calamità economica tale da indurre numerosi cittadini come piccoli imprenditori e precari “all’autoestinzione”. Il biscione, consapevole della coda di paglia ardente nel suo pur nobile “sederino” avendo esattamente recepito il messaggio montiano, quindi indiziato di responsabilità morale per i tristi avvenimenti, s’incollerisce e minacciosamente profetizza un’eventuale caduta del governo tecnico con l’intenzione di silurarlo. ORBENE: “FIAT VOLUNTAS BISCIONIS IN SECULA SECULORUM AMEN” !!!!! ........ In altri termini l’attuale governo tecnico coordinato dal professore necessita della costante benedizione del biscione per poter sopravvivere e operare politicamente secondo la volontà del padrino despota, diversamente il kaiser mediatico “toglierebbe la spina senza indugio” come aveva avvertito all’inizio di questo esecutivo ed in tal modo con la caduta di questo governo ne conseguirebbe il fallimento dei tentativi di risanamento economico e finanziario dell’Italia, in barba alla nazione italiana e ai suoi cittadini. 9


ATTUALITÀ Per suo handicap cognitivo il Biscione si rifiuta di accettare la responsabilità morale per le vittime dei recenti suicidi, causati dal pantano culturale e miseria economica che il medesimo ha lasciato in generosa eredità a tutta la nazione; non è stato per caso costui ad aver affermato continuamente fino alla fine di luglio 2011 “ l’Italia non si trova in crisi, le nostre banche sono intatte”? Caso strano il successivo ferragosto , mentre gli italiani, come consuetudine ferragostana, si rilassavano al mare o in montagna in vacanza, il ministro per l’economia Tremonti, su personale Diktat del cavaliere, urgentemente improvvisava una sanatoria finanziaria “de facto” da quarantotto miliardi di Euro per arginare il rischio di un analogo fallimento della nazione come la Grecia.

Finalmente gli elettori italiani in occasione delle comunali 2012 hanno saputo impartire un’efficace lezione morale e politica al geniale inventore del bunga bunga e ai bricconcelli pidiellini e leghisti, ritenuti diretti responsabili del fallimento dell’istituto rappresentativo italiano e dell’attuale palude culturale ed economica in cui si versa il nostro paese. Dall’esito del voto amministrativo 2012 è possibile evincere una chiara bocciatura all’indirizzo dei tradizionali partiti da interpretare come immediata espressione degli umori momentanei, di consistente incavolatura, dell’elettorato italiano concretizzandosi in una esplicita richiesta d’inversione di rotta politica del paese. A tal uopo sarebbe lecito porsi il quesito: in che misura il chiaro messaggio sia stato recepito dai boss dei partiti politici e dall’intera casta super privilegiata, arroccati nei palazzi dell’alta politica romana e indissolubilmente incollati con il loro “onorevole posteriore” alle comode e ben profittevoli poltrone del parlamento. Comunque il maggio 2012 indica una transizione storica analogamente al novembre 1993, un momento traumatiz10

zante di “mani pulite” caratterizzato da generalizzato malcontento e disprezzo politico in cui ebbero luogo le prime elezioni dirette dei sindaci che segnarono il passaggio ad un’ipotetica seconda repubblica, teoricamente più virtuosa della prima, ma tale ipotetica virtuosità nei correnti giorni sembra essere svanita nell’oscurità del berlusconismo a seguito di sciagurati eventi di corruzione e d’inquinamento malavitoso nella politica di palazzo e della crisi economica. I partiti di centro destra hanno subito un’autentica disfatta e hanno dovuto pagare un grave fio delle loro colpe, degli errori, dei gravi misfatti e della malgestione degli affari di governo a guisa di “pizza connection”, ovvero stile di gestione personalistica come nel caso di leggi ad personam a esclusivo beneficio del cavaliere e stile di gestione “The family” come nel caso del rampollo bossiano nonché il trota dalla dubbia intelligenza, laureatosi con l’acquisto all’estero di un diploma di laurea costato al pubblico erario possibilmente oltre centomila Euro. Senatur ?????!!!!!????? Bossi vergogna; lascia il tuo scanno senatoriale e per il bene dell’Italia e della tua tanto amata Padania vai a casa. Alla lega spetta il riconoscimento di primato agonistico avendo incassato oltre il 67% delle perdite di adesioni; il PDL, posizionatosi al secondo posto della classifica negativa, segna un meno del 53%; l’UDC, il partito di Pier Ferdinando Casini contiene le sue perdite al 6,5% su scala nazionale rispetto alle regionali del 2010; il Pd, malgrado la sera dello scrutinio elettorale abbia brindato e inneggiato alla vittoria, registra una perdita di oltre 91mila voti circa il 9%, rispetto al 2010 con le maggior perdite al Nord e al centro, zona rossa per tradizione; l’IDV perde circa metà delle adesioni.

Il movimento 5 stelle di Beppe Grillo costituisce la formazione politica di maggior successo per aver raccolto oltre duecentomila voti, soprattutto al Nord e nella tradizionale


POLITICA zona rossa come la Toscana, l’Emilia Romagna e l’Umbria; cresce l’astensionismo con una maggiore percentuale rispetto alle precedenti elezioni amministrative del 2007, pertanto in questa occasione di voto amministrativo la defezione delle urne ammonta ad oltre un terzo dell’elettorato. La recente disfatta dei partiti storici attesta con tangibile evidenza l’aspirazione generalizzata dei cittadini italiani per un radicale rinnovamento morale e civile del paese con l’introduzione di una nuova politica sulla base di positivi contenuti programmatici, coerenza e onestà nella gestione degli affari di stato della nostra tanto travagliata e usurpata Repubblica.

demagogia antipolitica in quanto il suo fondatore, nella sua irruenta dialettica politica prendendo le mosse da una massiccia protesta anticasta, ha le idee molto chiare nel proporre alternative di contenuti programmatici molto concreti e disponendo nel contempo di tutte le premesse politiche e obiettivi culturali, morali e programmatici, diviene l’immediata espressione di quei valori ecologici, di etica politica e di filosofia di libertà che la situazione di palude politica esige. Essendo Beppe Grillo portatore sano di concrete proposte di positività operativa e auspicando sin dalle sue iniziali campagne un parlamento pulito e l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, sarebbe lecito considerare il movimento 5 stelle un legittimo partito politico in grado di offrire una costruttiva alternativa in un paesaggio di pantano politico, caos sociale e miseria economica; il tutto ereditato dal cavaliere.

L’elettorato nazionale è stufo della sfacciata arroganza della casta i cui privilegiati politici, da abili ciarlatani, eternamente ripetono le mendaci ciance sulla base del proprio tornaconto e della propria tasca con tracotanza e ipocrisia. I cittadini italiani, a seguito dei numerosi casi di corruzione nella politica nazionale con frequente rischio d’inquinamento malavitoso, hanno attraversato un negativo processo di disaffezione ai vecchi partiti e alla loro politica. Le due novità del grillismo e dell’assenteismo, delineatisi nel corso delle ultime elezioni , rappresentando un potenziale nocumento ai vecchi partiti, i loro capoccia li considerano una pericolosa anomalia definendoli un fenomeno di demagogia e di antipolitica. Ovviamente per i leader dei partiti precostituiti è comodo etichettare i loro avversari concorrenti di antipolitica a titolo di autodifesa per i loro misfatti e pertanto si rifiutano di comprendere i reali motivi del movimento 5stelle di Beppe Grillo e le ragioni del fenomeno dell’astensio-nismo. È un grave errore di valutazione tacciare il grillismo di

L’adozione di un sistema maggioritario,il collasso dei partiti tradizionali e la dogmatica opposizione alla Di Pietro o alla Bersani non saranno né sufficienti né efficaci ad ostacolare una reiterazione del berlusconismo; per uscire dal crepuscolo biscioniano necessita una radicale catarsi morale e culturale come premessa fondamentale. Unicamente con la realizzazione di questa premessa essenziale potremmo un giorno ottenere un’Italia migliore come tutti cittadini italiani onesti lo desidererebbero. 11


ATTUALITÀ di Chiara Morassut

Siamo quello che compriamo?

Ma andiamo con ordine, anche se non è facile. L’idea iniziale era di discutere con uno sguardo un po’ critico dei mille oggetti che ci circondano, in particolare di quelli che con un eufemismo potremmo definire superflui. Ad esempio il Bimby (o Termomix fuori dall’Italia). Ambito regalo di nozze delle spose meridionali (e lo so che sto generalizzando) io, da buona nordica che fatica a cucinare un uovo, non l’avevo mai sentito nominare. Questo robot/bilancia/forno che promette semplicità e divertimento in cucina, descrittomi la prima volta da un fidanzato meridionale che ha capito che l’uovo se lo deve cucinare da solo, mi aveva colpito fin dall’inizio per la sua promessa di far diventare tutti ottimi chef. E subito mi ero chiesta: ma noi lo vogliamo davvero diventare ottimi chef ? In una società in cui non abbiamo tempo di fare niente, figurarsi cucinare manicaretti, non è questo solo uno dei tanti bisogni indotti, legato però stavolta non alla sfera del possesso ma dell’essere. Infatti quello che compro (il Bimby) diventa quello che faccio (cucinare - teoricamente - prelibatezze) e fa di me quello che (non) sono: una cuoca meravigliosa. E l’apparente linearità di questo ragionamento ha un che di destabilizzante ... Facendo un po’ di ricerche mi sono imbattuta ad esempio nel libro di uno studioso di “etimologia delle cose”, Harvey Molotch, che con il suo “Fenomenologia del tostapane” cerca di capire da dove vengono gli oggetti che ci circondano. 12


SOCIETÀ spesso prima dell’utilità. I reperti archeologici ci dicono ad esempio che prima compaiono gli idoli, e la terracotta di cui sono fatti solo in seguito viene usata per piatti e utensili. Così la bicicletta nasce prima come divertimento per giovani signori ricchi che come mezzo di trasporto di massa, e lo stesso si può dire di molti degli oggetti che compongono il nostro vivere quotidiano, il fonografo di Edison ad esempio doveva essere molto utile negli uffici, ma si diffuse soprattutto per ascoltare musica. Insomma ricerca della bellezza e voglia di svago hanno creato spesso per caso oggetti di cui ormai non possiamo più fare a meno. Thomas Alva Edison e il suo fonografo

Perché le piccole cose della nostra vita quotidiana, familiari al punto da diventare invisibili, sono state spesso ciò che ha cambiato l’esistenza dell’uomo occidentale, modificandone l’ambiente e costruendo la realtà sociale.

Il “Bimby”

Anche gli oggetti - sostiene Molotch - nascono, crescono e vanno incontro al loro destino, ciò che ora consideriamo funzionale è infatti spesso nato da altri, spesso affatto funzionali ma semplicemente artistici, in poco più di cento cinquant’anni di etica del progresso. Il mito dell’innovazione è entrato nella vita quotidiana attraverso l’ambiente e l’estetica; il gusto estetico, quello che oggi definiamo design, anche nella preistoria è venuto

E la naturale evoluzione è stata con il tempo la ricerca del bello e del particolare, oltre che dell’effetto di senso evocato dal nome o dalla marca, anche in cose che funzionali lo erano già di base. Le conseguenze oggi come oggi sono che ci riempiamo la casa e la vita di oggetti inutili solo perché belli o particolari, o perché siamo stati convinti da qualche pubblicità che non ne potevamo fare a meno. Il tutto con il mito del tempo da liberare e l’obiettivo di realizzare indispensabili “protesi” dell’uomo stesso. E qui riprendiamo le fila del discorso iniziale e torniamo al nostro Bimby e a quello che compro che fa di me quello che sono. Un interessante documentario animato del 2007 sul ciclo di vita dei beni materiali “La storia delle cose” (lo trovate su internet) condanna il consumismo e promuove la sostenibilità. Concentrato in particolare sulla società americana evidenzia come negli ultimi decenni il consumismo sia stato elevato a vero e proprio stile di vita, trasformando l’acquisto in un rituale e facendo del consumo la realizzazione spirituale e materiale dell’individuo. Lo scopo ultimo dell’economia americana, sostiene, ma il discorso potrebbe essere allargato a tutto il mondo occidentale, è fornire beni di consumo; siamo bombardati dalla 13


ATTUALITÀ

pubblicità e dai media che ci fanno sentire infelici per quello che (non) abbiamo portandoci a comprare sempre cose nuove che non avremmo il tempo di usare perché dovremmo lavorare di più per potercele permettere. Secondo alcuni analisti disponiamo di meno tempo libero oggi che in periodo feudale, e quel poco che abbiamo lo passiamo davanti alla tv e a fare shopping per poi tornare davanti alla tv a farci suggerire altro shopping.

Certo questa, del documentario, è una visione un po’ esasperata, ma fa riflettere sulla diminuzione della nostra felicità e dei nostri diritti e sulla sensazione ormai generalizzata che il sistema sia in crisi, e il sistema siamo noi, che ci lamentiamo del prezzo della benzina e ci compriamo l’iPad2. Noi che siamo (sarà vero?) ossessionati dalla nostre cose. Insomma, per tirare le fila del discorso, non so se sarà questa sorta di ascetismo del consumo, come vorrebbero i teorici del complotto, a salvarci, o se un consumo sostenibile porterà alla tanto auspicata giustizia sociale, ma ne dubito. 14

Quello che posso dire è che se noi siamo quello che compriamo, io mi batterò per non diventare una di quelle casalinghe frustrate che si vanta del risotto colloso fatto dal Bimby, e che d’ora in poi guarderò con un po’ più di rispetto il mio tostapane. E voi, prima di comprare qualsiasi cosa, chiedetevi se vi serve per davvero.

I comparti a maggiore crescita Crescono bene tutti i comparti merceologici e anche nel 2011 il settore con crescita maggiore è per l’appunto l’Abbigliamento (+38%), grazie alle ottime performance di yoox.com e dei club online (come ad esempio BuyVIP, Privalia, Saldiprivati.com). Il settore Editoria, musica e audiovisivi cresce a ritmi simili con un incremento del 35% annuo, riconducibile sia all’ingresso di Amazon sia alla crescita dei principali merchant già operanti nel settore (Bol, IBS.it, laFeltrinelli). Il comparto Informatica ed elettronica di consumo fa registrare un tasso di crescita del 22%, doppio rispetto al 2010, frutto anche in questo caso dell’effetto Amazon e degli ottimi risultati dei grandi retailer attivi nel settore (Darty, ePrice, Euronics, Marco Polo Shop, Media World, Monclick, Mr.Price). Il Grocery, con un tasso di crescita del 17%, viene trainato anche nel 2011 dai buoni risultati di Esselunga. I servizi sono spinti nel 2011 dalle vendite di Coupon e dalle Assicurazioni (+22%) grazie alle ottime performance dei leader di mercato (Directline, Genertel, Genialloyd, Linear). Il Turismo cresce del 13%, frutto dei risultati particolarmente positivi di alcuni operatori (Alitalia, Lufthansa, Trenitalia, Venere, Voyage Privé) e di prestazioni meno brillanti di altri (come alcuni operatori della biglietteria aerea e navale). Le Ricariche telefoniche rimangono stabili, mentre il Ticketing (biglietteria per eventi) cresce di pochi punti percentuale.



ATTUALITÀ dalla Redazione (fonti Internet)

Storia degli Europei di calcio 1960 - FRANCIA Il trionfo dell'URSS di Yashin La prima edizione dei campionati europei di calcio si svolse in Francia nel 1960, vinta dall’URSS che sconfisse in finale la Jugoslavia. La formula iniziale prevedeva incontri di andata e ritorno ad eliminazione diretta. In tutto si iscrissero 17 squadre, senza l'Italia, che non partecipò. Le semifinali e le finali per il terzo e per il primo posto si sarebbero disputate invece in gare uniche, in uno dei quattro Paesi le cui Nazionali sarebbero giunte a questo turno. La scelta cadde sulla Francia, che ospitò le ultime quattro gare dal 6 al 10 luglio 1960. Stadi del torneo furono il Parco dei Principi di Parigi (teatro della finalissima) e lo Stade Vélodrome di Marsiglia. Gli inizi furono difficili, soprattutto per i rifiuti, per ragioni politiche, di partecipare da parte di Inghilterra, Scozia, Germania Ovest e Italia. 1964 - SPAGNA L'apoteosi delle Furie Rosse Anche questa edizione, come la prima del 1960 è caratterizzata da tensioni di natura politica. Dopo che la Spagna si era rifiutata di affrontare l'URSS nell'edizione francese, questa volta è la Grecia a decidere di disertare l'incontro con l'Albania, nazione con la quale era in guerra dal 1912. L'Unione Sovietica campione contribuisce come stimolo per tutte le grandi d'Europa, infatti nel 1962 ai nastri di partenza delle qualificazioni si presentano 28 formazioni, tra le quali Italia e Inghilterra. Ancora assente la Germania Ovest, che esclude la propria nazionale per volere del tecnico Seep Herberger, contrario a ogni manifestazione ufficiale che non siano i Campionati del Mondo. Diversamente da quanto accaduto quattro anni prima, nel 1964 anche l'Italia prende parte all'Europeo, ma il cammino si esaurisce ai quarti di finale contro i campioni uscenti dell'URSS. Vince la Spagna battendo in finale l’URSS. 16


SPORT 1968 - ITALIA La perla dell'Italia di Valcareggi

Il Presidente Saragat riceve gli azzurri Campioni d’Europa

Quella del 1968 rappresenta ancora oggi l'unico titolo europeo conquistato dall'Italia. Nell'edizione che si è svolta nel nostro Paese occorre registrare anche il cambiamento del nome della competizione, da Coppa Europa per Nazioni a Campionato Europeo, e anche alcune modifiche alla struttura della manifestazione stessa. Il sistema ad eliminazione diretta viene sostituito da una serie di gironi all'italiana, meccanismo che viene utilizzato ancora oggi. In quel tempo non esistevano ancora i calci di rigore dopo i supplementarie in caso di persistente parità il regolamento prevedeva per le semifinali il lancio della monetina, che arrise alla Nazionale azzurra contro la corrazzata URSS. Sempre in caso di pareggio, per la finale era prevista la ripetizione della partita. Dopo aver chiuso la prima sul risultato di 1 a 1 con la Jugoslavia, gli azzurri si imposero nella ripetizione con il risultato di 2 - 0 (reti di Gigi Riva eAnastasi).

riesce nell'ennesima impresa: piega l'Olanda ai supplementari e la elimina. La Germania Ovest soffre contro la Jugoslavia, andando addirittura sotto di due gol dopo appena mezz'ora di gioco, ma si riprende e vince l’incontro ai supplementari (4 - 2) con una doppietta di Dieter Müller, il “nuovo” Müller. Il 20 giugno 1976 a Belgrado, anche l'Italia ha la sua parte di notorietà. Il direttore di gara, infatti, è Sergio Gonella che si trova subito a dover applicare il nuovo regolamento sui calci di rigore. Al 90° il risultato si fissa sul 2 - 2 e non cambia nemmeno nei supplementari. Si va dunque per la prima volta ai rigori: la Cecoslovacchia è più lucida dal dischetto e Panenka, sigilla il titolo europeo con un pallonetto all'ultimo rigore. Il cucchiaio di Panenka, 24 anni prima di Totti

1972 - BELGIO Il successo della Germania di Müller L'edizione 1972 fu assegnata al Belgio e differentemente rispetto alle rassegne precedenti, non presentò alcuna modifica regolamentare. Venne mantenuta la formula dei gironi all'italiana, con la fase finale da disputare presso il Paese organizzatore. Le trentadue partecipanti vennero divise in otto gruppi da quattro squadre l'uno. Fu proprio una doppietta di Müller a spalancare ai tedeschi le porte della finalissima, contro un'URSS poco più che comprimaria, che aveva battuto in semifinale l'altrettanto modesta Ungheria. La Germania si impose per 3 - 0 con un’altra doppietta di Gerd Müller. 1976 - JUGOSLAVIA Gli Europei dei rigori, senza l'Italia Il campionato europeo del 1976, organizzato dalla Jugoslavia, segna l'introduzione dei calci di rigore in caso di parità dopo i tempi supplementari. Veniva così abolita la consuetudine che voleva la ripetizione della partita in quei casi. Quell'edizione aveva una protagonista annunciata: la Germania Ovest, reduce dal successo mondiale nel 1974 e detentrice anche del titolo europeo del 1972. Tutta l'opinione pubblica pronostica la finale OlandaGermania Ovest, ripetizione dell'epilogo mondiale di due anni addietro. Invece, in semifinale la Cecoslovacchia 17


ATTUALITÀ 1980 - ITALIA Secondo europeo italiano, seconda vittoria tedesca Nel 1980 l'Italia ospita per la seconda volta nella sua storia una fase finale dei campionato Europei, ma a trionfare è la Germania Ovest, che bissa il successo del 1972 riscattando, di fatto, la sconfitta in finale contro la Cecoslovacchia nel 1976. Per la prima volta nella storia del campionato europeo, partecipano alla fase finale otto squadre, divise in due gruppi. I primi due turni del gruppo A vennero giocati a Roma e Napoli, mentre quelli del gruppo B a Milano e Torino. Le sedi vennero poi invertite tra i due gironi per l'ultimo match. A decidere la finale dell'Olimpico, 2 - 1 con il Belgio dell'estroso portiere Pfaff è il centravanti dell'Amburgo Horst Hrubesch, che realizza una doppietta con il gol vittoria ad un minuto dalla fine. 1984 - FRANCIA Trionfa la Francia di Platini

Dopo aver ospitato la prima edizione della fase finale degli Europei nel 1960, la Francia torna teatro della massima rassegna europea. La formula prevedeva che sette delle otto squadre qualificate alla fase finale (la Francia lo era di diritto come Paese ospitante), passassero dai gironi di qualificazione. L'altra novità è la cancellazione della finalina di consolazione, che da questa edizione non viene più disputata. In quell'edizione non mancò nemmeno il “giallo”: nel gruppo 7 la Spagna avrebbe dovuto vincere con uno scarto di 11 reti contro Malta per sopravanzare l'Olanda nella differenza reti, essendo le due nazionali a pari punti in classifica. All'intervallo gli spagnoli conducevano per 3-1, con l'Olanda che già pregustava la qualificazione, ma alla fine l'incontro terminerà incredibilmente 12-1. Questo fatto ancora oggi lascia qualche perplessità e per evitare dubbi, inseguito le ultime partite delle qualificazioni di 18

ogni girone vennero giocate in contemporanea. L'edizione del 1984 dei campionati europei consacra definitivamente al grande pubblico Michel Platini. Il francese aveva già ampiamente dimostrato il suo valore, ma proprio in questa kermesse continentale si impone ad altissimo livello. Segna 8 gol e guadagna il titolo di capocannoniere del torneo. Il centrocampo francese con lui, Gires e Tigana è di qualità eccelsa, probabilmente il migliore che la Francia abbia potuto schierare nella sua storia. La finale con la Spagna è senza storia, con Platini che va subito a segno su punizione, sfruttando anche una papera del portiere Arconada. Poi negli ultimi minuti il raddoppio di Bellone completa il trionfo francese. 1988 - GERMANIA OVEST L'Olanda di Van Basten incanta l'Europa L'edizione del 1988 è quella del trionfo olandese in casa degli eterni rivali tedeschi. I padroni di casa, inseriti nel gruppoA, trovano Spagna, Danimarca e l'Italia. Nel gruppo B ai Sovietici toccano Olanda, Inghilterra, e Irlanda. Le semifinali sono Germania Ovest-Olanda (1 -2) e Unione Sovietica - Italia (2 - 0). Il 26 giugno del 1988, Olanda e Unione Sovietica si contendono il titolo europeo allo stadio di Monaco di Baviera: per gli arancioni, è un vero e proprio trionfo. Gullit segna di testa il gol del vantaggio, poi Van Basten al nono della ripresa, infila il gol del raddoppio, con uno splendido tiro al volo dal lato destro dell'area di rigore. 1992 - SVEZIA La sorpresa si chiama Danimarca In pochi mesi il crollo dei regimi comunisti dell'est europeo sconvolge la geografia politica e, in secondo luogo, quella sportiva. L'URSS vice campione in carica si organizza in “Confederazione Stati Indipendenti” mentre la Germania Ovest, che aveva organizzato il torneo precedente, non esiste più; è unificata con l'ex Germania Est. La Jugoslavia è rappresentata ancora da un'unica squadra, ma la guerra civile sta dilaniando il paese, e viene squalificata, al suo posto subentra la seconda del girone preliminare, l'inattesa Danimarca. Da quel ripescaggio è nato un trionfo quantomeno inaspettato. Le semifinali regalano grandi emozioni: la Germania elimina i padroni di casa della Svezia per 3-2, mentre Olanda e Danimarca si decide ai calci di rigore. A decidere la sfida è l'errore dal dischetto di Marco Van Basten. In finale a Goteborg vanno dunque Germania e Danimarca, con i sempre più sorprendenti danesi che riescono ad imporsi con un netto 2-0 firmato da Jensen e Vilfort, la cui vicenda personale commuove tutta Europa. Una tremenda notizia si era abbattuta sull'attaccante del Broendby. Sua figlia era malata di leucemia. Alla fine di ogni partita della squadra danese, tornava a casa per starle vicino. Quando realizzò il gol del 2-0 contro i tedeschi, gli applausi dalle tribune furono ancora più forti e convinti, per Vilfort una piccola ricompensa sportiva tra tanta sofferenza. La figlia non riuscirà a superare la tremenda malattia che l'aveva colpita.


SPORT 1996 - INGHILTERRA Bierhoff sigilla la vittoria tedesca Lo slogan del torneo era “Football comes Home”, il calcio torna a casa, che testimoniava quanto gli inglesi tenessero a riaffermare la paternità dell'invenzione del gioco del calcio. Per la prima volta furono ammesse alla fase finale 16 squadre, di cui 15 attraverso le qualificazioni e l'Inghilterra come Paese organizzatore. Nelle semifinali la Francia scende in campo contro la Repubblica Ceca forte dei favori del pronostico, ma all'Old Trafford il risultato non si sblocca. Sono necessari ben12 rigori, per decidere la partita. Stesso copione poche ore più tardi a Wembley dove la Germania ha ragione sui padroni di casa per 6-5 ai calci di rigore. Sempre a Wembley la Germania torna in campo per la finale con dei precisi incubi nella memoria. Incubi che sembrano realizzarsi quando la Repubblica Ceca passa con un calcio di rigore al 58'.Aquesto punto sale in cattedra Bierhoff con il gol del pareggio e con il golden goal - il primo nella storia degli europei - che ad inizio supplementare regala ai tedeschi il terzo titolo. 2000 - BELGIO e OLANDA L’talia battuta in finale Formula invariata per l'undicesima edizione degli europei, che offre comunque una novità: il campionato viene disputato in due nazioni diverse, Belgio e Olanda. Le qualificazioni garantiscono quindi un posto in meno, visto che le squadre ammesse d’ufficio sono appunto due. L'Italia procede a gonfie vele, supera il girone a punteggio pieno nonostante un avvio incerto con la Turchia. Turchia che si rivela squadra insidiosa per chiunque, compreso il Belgio padrone di casa che soccombe e lascia mestamente il torneo al primo turno. Gli altri due gironi si svolgono secondo copione con le qualificazioni di Spagna, Jugoslavia, Olanda e Francia. Nella finale gli azzurri passano in vantaggio con Del Vecchio, sprecano diverse occasioni, cullano il sogno del titolo fino al recupero, quando sull'ultima azione vengono beffati da Wiltord. Si va al golden goal ed un'impresa di Trezeguet gela gli animi dei tanti italiani in tribuna. La Francia ha perso molto della squadra che due anni prima aveva vinto i mondiali, ma davanti una squadra cosi coriacea e cinica non si può non parlare di titolo meritato.

vuole che il Portogallo abbia vita facile, se non altro per il fatto che gioca in casa. Vince la Grecia. L'indimenticabile Giorgio Tosatti, parlando della “più brutta edizione mai vista degli Europei”, individua la chiave del successo greco nell'esasperazione del catenaccio “del quale fummo per decenni i piu’ noti interpreti”. Ennesima tegola sull'esperienza Trapattoni, fallimentare oltre ogni previsione; tanto piu che per i greci quel non-gioco era necessità, la nazionale italiana che di li a 24 mesi sarebbe diventata campione del mondo aveva in mano ben altre carte. 2008 - SVIZZERA e AUSTRIA Il ritorno della Spagna Per la seconda volta dalla creazione del campionato europeo per Nazionali i Paesi ospitanti sono due: tocca a Svizzera e Austria organizzare Euro 2008. I due Paesi hanno ottenuto l'assegnazione battendo, tra le altre, una curiosa proposta di organizzazione a 4 tra Paesi Scandinavi (Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia) e un intrigante Grecia-Turchia, due Paesi in lotta da decenni sulla questione cipriota. A guidare gli azzurri è Roberto Donadoni, che ha sostituito il dimissionario CT Campione del Mondo Marcello Lippi. l'Italia passa ai quarti con solo 4 punti e, da seconda, incontra la Spagna, e viene eliminata ai calci di rigore. Il tabellone prevede le semifinali Germania-Turchia e Russia-Spagna rispettivamente il 25 ed il 26 Giugno. I tedeschi superano i turchi in un match al cardiopalma, portato fortunosamente in porto grazie ad un gol di Lahm al 90'. La Turchia di Terim esce a testa alta da Euro 2008. 29 giugno 2008, Ernst Happel Stadion di Vienna: la Spagna vince meritatamente per 1-0 grazie alla rete del Niño Fernando Torres al 33' del primo tempo il suo secondo europeo.

2004 - PORTOGALLO L'impresa della Grecia di Rehhagel Raccontare l'edizione 2004 degli europei significa, cosa insolita, partire dalla finale. Il 4 luglio a Lisbona scendono in campo Portogallo e Grecia. Da una parte i padroni di casa degli Europei, dall'altra una sorprendente nazionale che di li a poche settimane sarà padrona di casa delle Olimpiadi. Benchè alla vigilia del torneo nessuno azzardi un pronostico del genere, la finale racchiude quanto di meglio sia stato espresso in questa deludente edizione. Curiosa coincidenza, la partita inaugurale è proprio tra Portogallo e Grecia. A Lisbona neanche i bookmakers sanno più cosa fare davanti un torneo che ha ribaltato ogni pronostico; ragione 19


®

I PARCHI LETTERARI FRANCOANTONICELLI ZERO GRAVITÀ VILLA CERNIGLIARO PER ARTI E CULTURE

a cura di Paola Zorzi e Carlotta Cernigliaro

Villa Cernigliaro e La Serra dei leoni via Clemente Vercellone 4, Sordevolo (BI) dal 26 maggio al 24 giugno 2012 venerdì, sabato, domenica ore 15 - 19,30 Apertura straordinaria su richiesta Informazioni: Carlotta Cernigliaro mobile 3386130616 Siti: villacernigliaro.it, parchiletterari.com



LE CITTA 10 PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO

Reykjavik

Reykjavik è una città moderna, alla moda, ricca di vita culturale e spirito giovanile. É la più antica città dell'Islanda, la più settentrionale delle capitali del mondo ed una delle più eclettiche. Non possiede un grandissimo numero di monumenti storici ed il suo spirito moderno non significa che troverete grattacieli più alti di 15 piani, luccicanti palazzi o edifici avveniristici. La natura islandese è stata padrona della città nel corso dei secoli. L'urbanizzazione in Islanda si è dovuta adeguare alle risorse offerte dalla natura, abbondante di energie geotermali ma povera di altre materie prime come per esempio il legno: si notino le architetture, molti edifici della città sono in gran parte datati primo Novecento ed oltre e presentano rivestimenti in lame d'acciaio, non in legno (comunque poco durevole per il clima islandese). La città non è stata costruita per accogliere l'inaspettata folla turistica, il suo fascino risiede pertanto nel condividere la vita quotidiana dei suoi abitanti. I cittadini si muovono tra un centro storico abbastanza compatto, situato tra i quartieri del lungomare, il laghetto urbano (il Tjörnin) ed i sobborghi della periferia

22

Il piccolo laghetto del centro di Reykjavik è probabilmente anche uno dei più conosciuti del Paese. Un piccolo specchio d'acqua, ghiacciato in inverno, che si circonda dei maggiori edifici culturali della città: il municipio, alcuni musei, l'Università islandese. Prima ancora di arrivarci sentirete le strida delle quaranta specie di avifauna presente, compresi splendidi cigni ben contenti di ricevere cibo dai bambini in visita. I percorsi ciclabili che circondano il lago sono molto frequentati da ciclisti ed amanti dello jogging, mentre in inverno il lago si trasforma in una grande arena di pattinaggio su ghiaccio


SOTTO LA LENTE

Il centro storico di Reykjavik è una combinazione di antico e di nuovo. Appare subito chiaro come la città viva di cultura ad ogni angolo. Musei, gallerie d'arte, ristoranti, caffetterie, negozi, hotel, Reykjavik ne è ricchissima. Le case di Reykjavik possiedono delle caratteristiche molto distintive, quelli che sembrano essere pannelli di legno colorato sono invece rivestimenti di lamiera colorata e ondulata. Un'architettura sempre molto scandinava, ma vista la scarsità delle foreste la soluzione più economica e pratica è diventata l'acciaio.

Insignita della Bandiera Blu la spiaggia di Nauthólsvík, ai margini dell'Atlantico, non perde la sua natura geotermica nonostante la sabbia dorata importata dal Marocco. La sorgente artificiale mantiene l'acqua calda ad una piacevole temperatura di 18-20° C. L'atmosfera è simile ad una spiaggia del mediterraneo, pienissima di bagnanti in costume, anche nella capitale più a nord del mondo. Aðalstræti è la strada più antica di Reykjavík, e il punto da cui iniziano tutti i numeri civici. La casa più antica di Reykjavik è situata al no. 10 della via, mentre alcuni scavi archeologici hanno riportato alla luce, qui come anche nell'area di Suðurgata, le rovine delle abitazioni dei primi coloni vichinghi.

Centro sociale e pubblico di Reykjavik e forte simbolo nazionale. Durante il Natale si veste a festa con il grande albero donato ogni anno dalla città di Oslo, mentre per il resto dell'anno si fa ammirare per la sua semplice forma, con qualche punto verde dove la gente ama prendere il sole, le pedane dei numerosi bar e caffetterie all'aperto, gli edifici color pastello che la circondano e la statua di Jón Sigurðsson, il leader nazionale dell'indipendenza islandese.

Futuristica cupola di vetro, costruita nel 1991 da Ingimundur Sveinsson sopra i cinque serbatoi cilindrici di stoccaggio dell'acqua geotermica, utilizzata per riscaldare la città. L'edificio è alto quasi 26 metri. L'interno ospita un Giardino d'Inverno, sale concerti, negozi, ristoranti e diverse altre aeree espositive, con telescopi panoramici e il Museo della Saga islandese.

La strada dello shopping più affollata e prestigiosa dell'Islanda venne originariamente costruita come un percorso per i cameriere che si dirigevano alle sorgenti geotermali per lavare la biancheria. Oggi è uno dei luoghi più affollati della città. Da non perdere. 23


LE CITTA 10 PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO

Ruscelli nel centro

Friburgo in Bresgovia Si trova al confine della Foresta Nera e a pochi chilometri dalla Svizzera e dalla Francia. La regione gode di un clima decisamente mite ed è infatti famosa per la produzione di vini molto apprezzati. La presenza della Albert Ludwig Universität con i suoi numerosi studenti vivacizzano la vita culturale e sociale della città. Friburgo, fondata nel XII secolo come città con statuto di libero mercato, è stata pesantemente distrutta durante la seconda guerra mondiale, ma fortunatamente la meravigliosa Cattedrale è stata risparmiata dai bombardamenti. Oltre che una delle mete turistiche tedesche più visitate, Friburgo è una delle città più vivibili tanto che nel 1992 è stato riconosciuto alla città il titolo di “capitale federale della protezione della natura e dell’ambiente“.

24


SOTTO LA LENTE

25


LE CITTA PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO Schwabentor

Martinstor

Museo d’Arte Moderna

Museo degli agostiniani

26


SOTTO LA LENTE

Barcellona

Casa MilĂ

27


LE CITTA PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO Di pari interesse è la Barcellona medievale, in questo periodo storico la città fu una delle principali potenze del Mediterraneo, capitale del Regno di Aragona che comprendeva oltre a Catalogna e Aragona, anche Valencia, le isole Baleari, il sud della Francia, il sud Italia e si estendeva fino adAtene. Oggi lo stupendo quartiere gotico di Barcellona (nelle foto sotto) è testimone con i suoi magnifici palazzi e chiese di quel periodo di splendore della città.

Nel centro di Barcellona sono concentrati i principali monumenti e attrattive turistiche della città, un aspetto che rende particolarmente facile visitare Barcellona e particolarmente movimentata la vita sia di giorno che di notte. Dal punto di vista urbanistico Barcellona si sviluppa intorno alla cattedrale gotica di Santa Creu. Tra i principali luoghi di interesse culturale e turistico segnaliamo i seguenti: La Sagrada Familia La cattedrale de La Sagrada Familia è probabilmente tra le più note di Spagna. I lavori di costruzione sono iniziati nel 1882 e sono tuttora in corso. La magnificenza delle torri ha già conquistato un posto tra le meraviglie del mondo contemporaneo.

La Sagrada Familia

È generalmente ritenuta una delle città più belle del mondo. Fra i suoi punti di forza vi sono le opere di architettura del periodo modernista, soprattutto del genio catalano Antoni Gaudì. Fra queste spiccano la celeberrima Sagrada Familia, il Parc Güell, Casa Battlò e Casa Milà (e più nota come la Pedrera).

Las Ramblas È il centro della città moderna. Il quartiere comprende le strade più frequentate dai turisti, luogo di incontro e di passeggiate tra ristoranti, mercatini e negozi tipici della città. Museo Picasso Il museo ospita una collezione di opere d'arti minori del pittore Pablo Picasso. Parco Güell Il parco è uno dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO di Barcellona. È stato progettato dall'architetto Antoni Gaudi agli inizi del Novecento. 28


SOTTO LA LENTE

Las Ramblas

Hospital de la Santa Creu i Sant Pau

Balconata di Casa Vicens

Casa Vicens È un palazzo di Barcellona del primo Novecento, anch'esso progettato da Gaudi come molti altri edifici contemporanei della città (es. Casa Milà, Palau Güell, Sagrada Família, Casa Batlló). Hospital de la Santa Creu i Sant Pau È un edificio del primo Novecento, progettato dall'architetto catalano Lluís Domènech i Montaner ed inserito tra i Patrmini dell'umanità dell'UNESCO nel 1997. L'edificio risiede sul luogo ove sono situati gli edifici medievali del vecchio ospedale. Parco Güell

29


LE CITTA PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO

Vancouver

Vancouver è una città costiera della provincia canadese della Columbia Britannica (British Columbia). È situata nella parte meridionale della provincia e rappresenta uno dei maggiori porti dell'Oceano Pacifico. È delimitata dallo Stretto di Georgia (Georgia Strait), dal fiume Fraser, e dalla catena montuosa delle Montagne Costiere. Il nome è in onore del capitano George Vancouver, esploratore britannico. La popolazione della città è di 615.473 abitanti, mentre la regione metropolitana, conosciuta come la “Greater Vancouver Regional District” o Metro Vancouver, ne conta 2.318.200 (stima del 2009)[1]. Questo la rende la più grande area metropolitana nel Canada occidentale, e la terza più grande nel paese. 30


SOTTO LA LENTE Vancouver è costantemente classificata fra le prime tre città più vivibili del mondo. Secondo il rapporto 2010 della Mercer Human Resource Consulting, ad esempio, Vancouver è considerata la prima città per più alta qualità della vita nel mondo.

Cosa visitare

Stanley Park Un polmone verde a Vancouver Assolutamente da girare a piedi, per godersi lo spettacolo della natura, le vedute mozzafiato, i monumenti delle tribù' indiane preesistenti. In alcuni punti si ha davvero l'impressione di essere in una foresta incantata! Da non perdere la passeggiata fino alla English Bay.

Lago di Sky Highway Molto suggestiva, bella da percorrere facendo le soste ai punti d' interesse ben segnalati lungo la strada. Cascate, canyon e percorsi più o meno impegnativi sono altamente consigliati! Brandywine falls e Garibaldi Lake sono particolarmente suggestivi. E' consigliabile percorrerla con delle soste intermedie così da poter godere a pieno della bellezza dei luoghi

Etnicamente Vancouver è molto diversificata, basti pensare che il 52% dei residenti della città e il 43% dell'area metropolitana hanno come prima lingua un idioma diverso dall'inglese. La popolazione metropolitana è proiettata a raggiungere i 3 milioni di abitanti entro il 2021. La densità di popolazione è tra le più alte del Nord America, e la pone al quarto posto dopo New York, San Francisco e Città del Messico. Il trend porta a stimare che possa raggiungere il secondo posto entro il 2021. L'economia di Vancouver ha tradizionalmente fatto leva sulle risorse della Columbia Britannica: forestali, minerarie, pesca e agricoltura. Ma tuttavia è andata diversificandosi nel tempo, ed oggi Vancouver ha un'importante e vitale industria nel settore dei servizi e del turismo. 31


LE CITTA PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO

Non andate via da Vancouver se non avete prima visitato questo museo. Ne vale davvero la pena, nonostante il tema apparentemente non accessibile a tutti. Le esposizioni, non solo dei totem degli Indiani d'America, ma anche degli altri manufatti che provengono da tutto il mondo, restituiscono un'impressione globale di similitudini e differenze fra le varie civilità del pianeta con estrema immediatezza.

L'orologio a vapore situato a Gastown, nonostante sembri risalente al XIX secolo, fu costruito solo nel 1971 e funziona interamente a vapore, uno sbuffo rumoroso scandisce il trascorrere di ogni ora.

Vancouver Downtown è una delle parti più interessanti della città. L'atmosfera rilassata che si respira, arricchita dai musei, i negozi, teatri, la rende un posto davvero degno di una visita. Ma attenzione a non addentrarvi nei vicini quartieri di Hastings e Chinatown, purtroppo zone poco raccomandabili e pericolose.

Nel cuore del bellissimo parco cittadino si può visitare il famoso acquario. Di particolare c'è la precisa programmazione degli eventi, segnalati da schermi presenti nelle diverse sezioni in modo da non perdersi gli spettacoli, in particolare la nutrizione dei mammiferi acquatici. 32


SOTTO LA LENTE

Curitiba Curitiba è una città brasiliana, capitale dello stato del Paraná, situata a 934 metri di altitudine nell'altopiano ad un centinaio di km ad ovest delle coste dell'Oceano Atlantico. È l'ottava città più popolata del paese, e soprattutto una delle più grandi della regione meridionale, con una popolazione che ammonta a 1.751.907 abitanti.

È stata fondata verso la fine del ‘600 da coloni portoghesi, ma con l'apertura di collegamenti con altre città, soprattutto con quelle della costa, è divenuta un importante centro commerciale e industriale. Nel 1853 divenne la capitale della provincia del Paraná, e da allora la città ha subito una crescita sempre più costante, grazie anche all'arrivo di numerosi immigrati europei nel XIX secolo, per la maggiore parte tedeschi, polacchi, ucraini e italiani che hanno contribuito a rendere la città culturalmente eterogenea. Nel corso della propria storia, la città ha sperimentato diversi piani urbanistici e messo in atto legislazioni per contenere la crescita incontrollata della città, al punto da divenire nota in tutto il modo per le sue innovazioni e la cura dell'ambiente urbano. Tuttora è una metropoli fortemente cosmopolita, ed è considerata la capitale con la migliore qualità della vita di tutto il Brasile, con un polo industriale talmente diversificato da raggiungere il quarto posto tra le città più economicamente avanzate dell'America Latina. Nel 2007, secondo la rivista nord-americana Reader's Digest, è la città con la migliore qualità della vita di tutto il Brasile.

Piazza Generoso Marques

33 35


LE CITTA PiÙ ECOLOGICHE AL MONDO

Andare a fare una passeggiata al centro storico di Curitiba é bellissimo, pulito, ordinato e molto ben preservato. racconta un puó della storia da solo. A qualsiasi orario, sembra che questo luogo si trasformi. La domenica ospita un enorme mercato dell'artigianato locale, veramente bello, pieno di colore, di creatività e con tantissima gente.

Il “jardim botanico” è uno dei parchi di Curitiba, un’immensa mostra di piante brasiliane molto interessanti. Si cammina, si fa jogging, e in alcuni giorni danno lezione di tai-chi. Sempre aperto, ma bello è andarci la mattina, le ore del giorno in cui gli alberi profumano di più . Vi si trova un piccolo bar e un piccolo negozio di souvenir.

34


SOTTO LA LENTE

Vale la pena di trascorrere il un po’ di tempo ad ammirare la città dall'alto. La Torre fa parte dello script del tour ufficiale della città, quindi una tappa interessante.

Sotto, la città ed i suoi dintorni nella panoramica globale che la Torre permette di ammirare.

35


CULTURA di Armando Rotondi

Precari nella vita, precari sullo schermo

Diretto da Silvia Lombardo, Corrado Ceron, Giordano Cioccolini, Ilaria Ciavattini, Dario Ingrami, “La ballata dei precari” è un prodotto riuscito è ironico. Una bella avventura cinematografica che si dimostra di grande serietà per le tematiche, ma che allo stesso tempo sa divertire per i modi con cui racconta: grottesco, commedia, finanche 36


CINEMA musical. Come dice la stessa frase di lancio, si tratta di un “film indipendente sul precariato fatto da precari”, scritto girato e interpretato da 350 persone fra giovani lavoratori dello spettacolo, attori professionisti e precari. Sei episodi compongono la pellicola, focalizzandosi ognuno su uno degli aspetti principali del precariato. Il primo, dal titolo “Ninna nanna Ninna NO!”, vede una giovane coppia che vorrebbe avere un figlio ma non riesce a far coincidere la nascita con le scadenze contrattuali. Ad aiutarli, un'inedita Geppi Cucciari, che partecipa al progetto in veste amichevole, nel ruolo di ginecologa. Silvia Lombardo

“StRagisti”, secondo episodio del film, narra di Mauro alle prese con i propri dubbi dopo l'ennesimo stage senza retribuzione, che si manifestano sotto forma di visioni: la sua coscienza, moderno Lucignolo, gli intima infatti di rapire il suo ultimo capo. Protagonista della terza parte, “Masterizzati”, è Ilenia. Questi impiega il suo tempo nella frequentazione di master e corsi di ogni genere fino a quando i suoi genitori non la costringono ad andare in terapia dal Dottor Lettari, specializzato in “Sindrome da Masterizzazione Acuta Recidiva”. Non solo i giovani, ma anche gli anziani sono al centro de “L'ammortizzatore”: due anziani coniugi che decidono di stipulare un'assicurazione sulla propria vita e di farsi ammazzare per lasciare i soldi al figlio trentacinquenne precario. La “terza età” è ancora presente in “2050”. Gli autori raccontano infatti di Giulia, Paolo e Luca, settantenni, che vivono in strada senza pensione dopo una vita di precariato. La loro unica speranza è dietro una porta misteriosa. Il sesto e ultimo episodio, “Opera-i”, vira prepotentemente verso il musical demenziale e, su arie d'opera, illustra i mille lavori che un precario deve fare per tirare a campare. La pellicola chiama quindi in causa il precariato in tutte le sue sfaccettatura, dagli ammortizzatori sociali al grande mercato dei Master universitari e non, agli stage non retribuiti sino alle pensioni. Sei episodi che guardano al problema a 360° e soprattutto con uno sguardo interno. Sono gli stessi precari ad essere riusciti a realizzare quest'opera e ciò appare davvero come un bellissimo miracolo artistico e produttivo. 37


CULTURA dalla Redazione (fonte internet)

Napoli Teatro Festival Italia Il Festival conferma e rafforza la sua vocazione internazionale, dedica attenzione alla nuova drammaturgia, ma da quest’anno dà il via a una formula di lavoro molto europea, che impegna direttamente alcuni dei più importanti maestri della scena mondiale in progetti biennali che sfoceranno in prime assolute nel 2013. È il caso di Bob Wilson definito dal New York Times “pietra miliare del teatro sperimentale mondiale” che apre questa edizione con uno spettacolo musicale, “The Makropulos Case” (nella foto sotto)

O di Peter Brook, il maestro per eccellenza del teatro contemporaneo, che presenta in prima italiana “The Suit”, una rielaborazione in chiave anch’essa musicale di “Le Costume”. Il Festival continua a essere un grande cantiere culturale, non vetrina che ospita spettacoli, ma realtà attiva che produce e commissiona progetti coinvolgendo la città e trasformando Napoli in un palcoscenico a cielo aperto, e punta quest’anno alla “leggerezza”, così come la intendeva 38


TEATRO Italo Calvino: “quel valore che si riconosce nelle opere del passato, fa vedere attuale il presente e proietta nel futuro”. Un’altra novità della quinta edizione sono i due focus su altrettanti paesi. Il primo sulla nuova scena teatrale argentina che si contraddistingue per le innovazioni sia in ambito drammaturgico che registico. Andranno in scena Claudio Tolcachir, rivelazione del Festival d’Automne di Parigi del 2011, protagonista emergente che presenterà come in una maratona tre suoi spettacoli. Daniel Veronese figura di riferimento del teatro argentino di Buenos Aires nel periodo della post-dittatura, e la giovane Romina Paula.

Daniel Veronese

Il secondo focus è incentrato sulla danza israeliana che si caratterizza per l’incrocio e la mescolanza di generi e tecniche provenienti dall’est europeo e dai paesi arabi: una sintesi di stili coinvolgenti e di grande impatto scenico. Una danza molto fisica, sensuale, antiretorica, simbolo di un Paese giovane e vitale. In scena la Vertigo Dance Company con due spettacoli, poi si vedrà Kibbutz Contemporary Dance Company e Dafi Altabeb e il suo Dafi Dance Group che su commissione del Festival, porterà a Napoli una performance in prima assoluta. Il Festival, poi, andrà ancora alla scoperta di luoghi di Napoli sconosciuti: se l’anno scorso il pubblico ha potuto assistere a spettacoli nei sotterranei e nelle cavità del centro storico, quest’anno scoprirà il Parco Archeologico Pausilypon a Coroglio, un luogo magico a picco sul mare dove si incontrano natura e storia.

La magia del teatro sotto le stelle Tra le grandi novità di quest’anno, il Napoli Teatro Festival Italia racconterà la “Napoli sul mare” portando il pubblico alla scoperta di uno dei siti più suggestivi e sconosciuti della città: il Parco Archeologico di Pausilypon, luogo dal passato affascinante e dalla sorprendente bellezza paesaggistica che diventerà scenografia naturale dell’edizione 2012 del Festival. Al luogo si accede dalla estremità di Discesa Coroglio, tramite un tunnel che i romani scavarono nel tufo per collegare la zona flegrea a quella napoletana, noto come Grotta di Seiano. Passata la grotta si giunge su uno straordinario promontorio a picco sulla baia di Trentaremi che ospita i resti archeologici di un grande Teatro romano e quelli di un piccolo Odeion. In questa incantevole cornice naturale lo spettatore potrà vivere dal pomeriggio al tramonto e fino a tarda sera, la storia, il mare, gli spettacoli. Il mare sarà presente ancora con un nuovo spettacolo di Antonella Monetti. Dopo il successo di “Interiors” torna a Napoli Matthew Lenton con lo spettacolo “Wonderland”. Il Festival dedicherà un’ampia sezione alla drammaturgia contemporanea con i Babilonia Teatri (vincitori dell’ultimo Premio UBU come migliore novità italiana) e Daniele Salvo. E poi saranno a Napoli l’Accademia degli Artefatti, Alessandro Maggi, Mascia Musy con un progetto dedicato al rapporto con il cibo, Giuseppe Sollazzo firmerà la regia di un testo del critico Pietro Favari, mentre Giorgia Palombi un testo di Antonella Cilento.

La cantante israeliana Noa

39


CULTURA di Simona Guidicelli

La menta

40


BENESSERE E SALUTE

Benché nelle specie di menta siano molte le proprietà medicinali ad esse attribuite sono le stesse per tutte; questo si deve alla presenza del mentolo che ha rivelato possedere ottime proprietà stimolanti per lo stomaco e nei confronti dei disturbi gastrointestinali; il mentolo ha anche una buona azione analgesica ma va usato con attenzione in quanto dosi eccessive possono avere spiacevoli effetti collaterali sul sistema nervoso.

Grazie alle sue proprietà rinfrescanti, la menta viene utilizza per la preparazione di shampoo e detergenti intimi. Si possono impiegare piccole quantità di olio essenziale per massaggiare delicatamente le tempie in caso di mal di testa. La medicina cinese, fin dai tempi più antichi, utilizzava le menta per il trattamento della tosse e del raffreddore, nonché come tonico e digestivo. Molto spesso, in gravidanza e sotto il controllo medico, viene suggerito l'impiego della menta per il trattamento della nausea e dell'emicrania. Le foglie di menta hanno proprietà astringenti e purificanti, per questo motivo vengono utilizzate nella preparazione di maschere di bellezza.

L'aroma della menta, inconfondibile e penetrante, è apprezzato soprattutto in estate quando diviene principale componente di sciroppi e tè rinfrescanti; le foglie vengono usate anche per insaporire le verdure o nei dolci al cioccolato.

Il fiore della menta pepata

Le proprietà sedative di questa essenza rendono la menta un ottimo aiuto per chi soffre il mal d'auto o mal di mare bloccando il vomito in pochissimo tempo. Riassumendo possiamo consigliare di assumere un infuso preparato con 30 gr. di foglie fresche ed un litro d'acqua per i seguenti disturbi: problemi di digestione, diarrea, insonnia, stato di debolezza generale. La menta risulta molto utile anche in caso di alito cattivo: 5 grammi di foglie fresche in 100 ml. di acqua si utilizzano per fare gargarismi depurativi.

le foglie vanno raccolte poco tempo prima che appaiano i fiori.

Solitamente i rametti di menta vengono essiccati, ma possono anche venir congelati. 41


CULTURA di Gian Maria Bavestrello

Mangiar Finocchio Già noto agli egiziani, che lo utilizzavano nelle ricette di carni adatte a guarire dalle indisposizioni di stomaco, e apprezzato dai greci, sembra sia stata diffuso in tutta l'Europa continentale dai romani. Nella pianura di Maratona, località famosa per la battaglia tra ateniesi e persiani, il finocchio spontaneo era presente in modo così abbondante che anticamente fu chiamato “marathon”. Plinio, dal canto suo, affermava che il finocchio avrebbe una grande proprietà per la cura degli occhi constatato che i serpenti, dopo la muta, si strofinavano contro una pianta di finocchio per riacquisire la vista. Negli abbecedari sanitari del mondo bizantino il finocchio viene consigliato, nel mese di maggio, insieme a cibi tiepidi, per eliminare la bile. Nella società rurale europea, insieme ad asparagi, crescione, funghi, timo, maggiorana, alloro e salvia, il finocchio era una delle piante selvatiche accuratamente raccolte da donne, bambini e vecchi a completamento del regime alimentare contadino. Il rapporto dei ceti nobili col finocchio iniziò invece a essere mediato, a partire dal XIV secolo, dai salumieri, che iniziavano a utilizzarlo nel trattamento delle carni di maiale, ruolo prestigioso che riveste ancora oggi. 42


ENOGASTRONOMIA È bene a questo punto, prima di soffermarci sull'uso del finocchio in cucina, distinguere il finocchio selvatico dal finocchio coltivato, che sembra risalga al 1500 circa. Del primo, di cui sono note le straordinarie proprietà aromatiche, si utilizzano le foglie e i semi; del secondo viene consumato il grumolo, la parte basale delle foglie, spessa e di sapore tendente al dolce, certamente meno pungente del finocchietto selvatico. Quest'ultimo viene invece aggiunto alle insalate e alle minestre per esaltarne i sapori, ma anche per aromatizzare formaggi, salse, pane, dolci e salumi (su tutti la celebre e gustosa finocchiona toscana, dove va detto che il finocchio serviva, anticamente, non tanto per la conservazione quanto per mascherare una freschezza della carne che non sempre poteva dirsi eccellente ).

Tra le ricette più celebri che lo contemplano, i bucatini con le sarde, tipico piatto siciliano di cui a parte proponiamo la ricetta. Anche il finocchio coltivato (le cui varietà sono essenzialmente due, la nostrale diffusa a Nord e il finocchio grosso d'Italia del Sud) è molto usato in cucina grazie al suo sapore delicato e dolce, che si adatta a quasi tutti i tipi di piatti: spaziamo così dai celeberrimi finocchi gratinati, cotti in acqua bollente, dorati in padella, cosparsi di besciamella e parmigiano reggiano e quindi infornati, alle zuppe, in particolare quella al lime, dove 3 finocchi e 1 zucchina vengono bolliti e poi frullati con olio d'oliva, infine spruzzati di lime e pepe.

Ricetta

Tra le ricette in cui il finocchio dà il meglio di sé spiccano certamente quelle più adatte a un regime alimentare estivo, quando la sua delicatezza, freschezza e digeribilità possono aiutare ad affrontare le calure stagionali. E, anche, a sbizzarrirsi in cucina con pietanze colorate e gustose, semplici e rapidi da preparare. È il caso dell'insalata di finocchi e pere, a base di 4 finocchi piccoli sbollentati per un paio di minuti, 1 lattuga sminuzzata , 2 pere tagliate a piccole fette, e un condimento a base di succo di limone , 60 g di formaggio bianco, sale e pepe, mescolati a parte. 43


CULTURA Finocchi gratinati

Particolari, quasi per amatori, sono i finocchi al pompelmo, dove i due ingredienti sono alternati nel piatto , innaffiati con una salsa a base di olio, limone, succo degli stessi pompelmi, sale e pepe, quindi marinati per circa 3 ore in frigo. Uno degli abbinamenti più in voga è quello tra pesce e finocchi. Molti chef ritengono che nei sughi di pesce il finocchio rosolato, e lo stesso finocchietto aggiunto in corso di cottura, facciano la differenza nel decidere la qualità della pietanza.

Tartare di pesce spada, con avocado e finocchio selvatico

Da parte nostra suggeriamo un piatto che è quanto di più semplice si possa proporre ma che può davvero allietare i vostri pranzi estivi: il carpaccio di finocchio e tonno, dove il finocchio tagliato a pezzettini viene unito al tonno sotto'olio, anch'esso sminuzzato, e innaffiato da una salsa vinaigrette a base di olio, aceto, sale, pepe ed erba cipollina. Prima di servire, è bene lasciare riposare per circa 15 minuti. Buon appetito. 44




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.