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numero 19 - aprile 2010

Fr. 2.80 Euro 1.80

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

ITALIANI NEL MONDO

Organetto, bombachas e melodia POLITICA

TURISMO

Quo vadis Italia?

La Pasqua in Sicilia

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Aumentano sempre di piĂš coloro che scelgono di coltivare nel proprio orto erbe e verdure biologiche

Il suolo ideale è garantito da una nuova terra biologica.

Crescita ottimale delle piante grazie a una preziosa concimazione organica


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POLITICA Quo vadis Italia?

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SOMMARIO

SOCIETÀ 24 La vita vera ai tempi di Facebook

ITALIANI NEL MONDO Organetto, bombachas e melodia

FRECCIATINE 26 Parole, parole, parole ... 7

PSICOLOGIA Come migliorare l’attrazione interpersonale

31

MUSICA Marco Mengoni: Re Matto Tour

8

Nuovo disco per Sal Da Vinci

RECENSIONI Minchia ... signor Faletti Alla scoperta della Campania e del Cilento sulle orme di Ulisse

10

36

MODA 32 La Corte della corta settimana della moda

TURISMO Il trend dei boutique hotel Pasqua in Sicilia

PERSONAGGI 12 28

CULTURA I sentieri degli angeli 5a puntata

37

BENESSERE & SALUTE 18 20

RACCONTI Il postino

38 Il ritorno alla natura La rosa canina

ENOGASTRONOMIA 21

ARTE Il tondo contemporaneo

CHIARAMENTE NO

14

CINEMA Pier Paolo Pasolini Cineturismo

34 Silvio Mignano

40 Mettiamoci a tavola 42 Il mondo dei caprini

ASTROLOGIA 22

44 Il segno del mese


l’altraitalia di Maria C. Bernasconi Editore l'altraitalia Postfach CH 8965 Wald (ZH) info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi Co-Direttore Gianni Lorenzo Lercari Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Collaboratori Giovanni il Battista Paola Carcano Giovanna Chiarilli Umberto Fantauzzo Manuel Figliolini Marco Giammona Mabel Giraldo Simona Guidicelli Luigi Mastronardi Marco Minoletti Chiara Morassut Armando Rotondi Christian Testori

Foto rsp futura sagl

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch Webmaster Alfredo Panzera

Elezioni regionali: dov’è la Fata Turchina? Dopo una, per usare un eufemismo, campagna elettorale scandalosa (stiamo vivendo la peggiore crisi economica degli ultimi 60 anni e nessuno ha speso una sola parola a proposito!), dopo accuse di voti di scambio, risse scoppiate davanti ai seggi elettorali, che in qualche caso hanno portato addirittura all'arresto di alcune persone, e quant'altro, cala il sipario sullo spettacolo delle elezioni regionali 2010. Finalmente è finita! 40,8 milioni gli italiani chiamati alle urne (circa il 68% della popolazione totale, circa 7 persone su dieci), ma hanno votato solo in 26,3 milioni (il 64,19%), i restanti 14,6 milioni di cittadini non hanno votato (un elettore su tre) Il PDL è al 26,78%, il PD al 26,10%, la Lega Nord al 12,28%, IDV 7,27% ecc .Alla luce dei risultati elettorali, il primo partito, soprattutto al sud, risulta essere l'astensionismo, che non si direbbe “di parte” perchè colpisce sia a destra che a sinistra. Questo è il vero dato politico che dovrebbe far riflettere ma, posso tranquillamente scommetterci, assisteremo ancora per lungo tempo ad innumerovoli trasmissioni televisive durante le quali, gli invitati di turno, deputati, senatori e portavoce di questo o di quel partito, si prodigheranno in lunghe, interminabili discussioni, sciorinando paroloni e numeri, calcolatrici alla mano e con il supporto dei dati raccolti dai migliori e costosissimi istituti di ricerca demoscopica, per convincere il telespettatore, magari proprio quello che non ha partecipato al voto, che l'unica parte politica vincente è quella da loro rappresentata, lungi dal voler realmente prendere atto dei risultati per iniziare veri, seri programmi di strategia politica per far fronte ai problemi del Paese. Non è importante aver perso il controllo di intere regioni, determinante è far passare l'idea che tutto va bene, che nulla di così drammatico è avvenuto, che la propria parte politica non ha subito danni. E se una piccola perdita c'è stata non è mai imputabile ai propri errori:sono sempre “gli altri” i veri responsabili, da Berlusconi a Beppe Grillo, da Bossi al pasticcio delle liste. Tipici atteggiamenti di chi non vuole confontrarsi con i problemi reali e li sposta su un altro obiettivo. Ma è davvero così complicato sedersi intorno ad un tavolo, analizzare responsabilmente i dati e riflettere con serietà sulle cause che hanno portato alla vittoria o, soprattutto, alla sconfitta? È davvero così difficile prendere atto dell'oramai palese disaffezione del popolo nei confronti dei partiti e della politica in genere?.

Contatti redazione@laltraitalia.eu

Analizzare i risultati elettorali con serietà e senso di responsabilità dovrebbe essere uno degli obiettivi principali dichi è preposto a svolgere un'azione politica quotidiana per capire, per interpretare, per dare risposte concrete ai cittadini.

Pubblicità info@laltraitalia.eu

Invece, niente di tutto ciò accade! I nostri politici, trasformati in abilissimi “Pinocchi e Pinocchietti”, altro non sanno fare se non stordirci, sbandierando orgogliosamente percentuali, miracolosamente calcolate “pro partito loro” e ... l’altraitalia 2


costringerci ad assistere al penoso spettacolo dei loro reciproci insulti. Non è affatto chiaro a costoro che questo comportamento rivela una totala mancanza di rispetto nei confronti dell'elettore il quale, liberamente, ha dato la sua preferenza all'una o all'altra formazione politica. Questi eccentrici Pinocchi si ostinano a pensare che gli italiani sono dei poveri dementi: ignoranti che non sanno valutare ed interpretare i dati, sprovvedute persone alle quali non è nota la critica situazione in cui versa l'Italia. No signori, non è così: gli italiani sono solo stanchi di ascoltare sempre le stesse cose, di turarsi il naso ogni volta che sono chiamati alle urne avendo la certezza che, anche se si confondono, non cambia niente Ma è davvero impresa impossibile far capire ai nostri rappresentanti politici che la gente non è contenta per niente perchè pensa che quando la politica non risolve i problemi (o quantomeno ci prova) diventa semplicemente inutile? Toc, toc, dov`è la Fata Turchina?

Care lettrici, cari lettori Inverno addio Poco dopo la metà di aprile in Svizzera, precisamente a Zurigo, si tiene la ormai storica manifestazione del Sechseläuten. Alle sei di sera in punto in centro città si dà fuoco ad un pupazzo di paglia che rappresenta l'inverno: il tempo impiegato perchè la testa esploda indica come sarà l'estate. Pochi secondi e l'estate sarà calda e lunga, più minuti e dovremo attenderci pioggia e freddo anche nei mesi estivi. Il rogo è preceduto dalle sfilate di membri delle varie corporazioni (ad es i sarti) che sfilano in costume d'epoca ed inneggiano alla veloce esplosione della testa del pupazzo. In seguito si da inizio alla stagione delle grigliate al lago e si saluta definitivamente il letargo dell'inverno. Il Sechseläuten è una tradizione popolare, un segno chiaro e netto per dare un colpo di spugna alle brutture dell'inverno e accogliere il sole ed il caldo. Credo che in Italia, in molti settori, sarebbe auspicabile seguire questo iter, nato sì dalla tradizione popolare ma, non dimentichiamo quanta saggezza vi è alla base dei detti popolari.

di Rossana Paola Seghezzi ... l’altraitalia 3


di Umberto Fantauzzo

POLITICA

L’esito delle recenti elezioni regionali per il rinnovo del parlamento di 13 regioni di amministrazione politica territoriale, per 4 province e 473 comuni del 28/29 marzo 2010, ha conferito alla seguente terzina dantesca “Ahi serva Italia di dolore ostello,/ nave senza nocchiero in gran tempesta,/ non donna di provincia ma gran bordello” (VI canto del purgatorio, Divina Commedia di Dante Alighieri) una maggiore valenza storicamente enunciativa avendo essa rispecchiato nel defluire degli ultimi 7 secoli, con sorprendente obiettività, la realtà culturale-politica della penisola italica e profetizzando in data odierna, con tangente evidenza, l’inesorabile tragicità della politica nazionale nell’immediato e mediato futuro, determinata dal deleterio fenomeno del berlusconismo, che da oltre un decennio oscura la cultura italiana ed inoltre in concomitanza dei suoi incompetenti ministri sudditi, in barba all’ingente debito pubblico di oltre 1800 miliardi di Euro, ed ai sacrifici del medio contribuente italiano, sperpera il pubblico erario da indurre l’economia italiana a sfociare in una calamità finanziaria, senza precedenti, come recentemente in Grecia e in Portogallo. Le elezioni regionali son state precedute da una becera e immorale campagna elettorale condotta dal “Premier”, che enormemente avvantaggiato dalla sua incostituzionale ma intangibile posizione mediatica, sia cartacea con numerosi quotidiani e riviste periodiche quanto televisiva, essendo costui padrone assoluto di tre emittenze private con diffusione su scala nazionale ed internazionale ed inoltre influente padrino politico della più importante rete televisiva pubblica Rai Uno, spadroneggiava con potere assoluto sull’informazione calpestando il patto della “par condicio”. Il centro-destra politicamente monitorato dal telegenico biscione, durante l’intero svolgimento della campagna elettorale nel marzo 2010, ha totalizzato con i

suoi frequenti interventi in voce ed in immagine nei rispettivi telegiornali un primato di comparizione nella misura del 68% a detrimento dell’opposizione costituita dal Pd con il 18%, IDV (Italia dei valori) con il 4% e la lista Bonino-Pannela con il 2,1%. Emma Bonino

La statistica summenzionata, con inconfutabile evidenza matematica, dimostra come l’informazione durante tutta la durata della campagna elettorale sia stata monopolizzata, con prepotenza mediatica dal “Medienkaiser” e da tutti i suoi vassalli del centro-destra, che con vergognose strategie propagandistiche, irrispettosi delle istituzioni e della Costituzione medesima, hanno prioritariamente denigrato tutti i magistrati, i quali conducendo attività inquisitoria sui molteplici suoi presunti reati, sono stati volgarmente ingiuriati con epiteti lesivi come talebani, comunisti e portatori di toghe rosse, inoltre il gran “Guru” del firmamento politico Pdl nel suo eminente ruolo istituzionale frequentemente si è concesso il lusso di inveire vergognosamente contro l’istituzione Magistratura con la seguente espressione: “alcuni magistrati appartengono ad una tipologia antropologicamente deviata”. Il Premier nella sua autorità istituzionale osa umiliare i magistrati, i quali operando al servizio dello Stato per garantire nel paese la legalità e la democrazia, ignora il fatto

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che costoro si trovano costantemente a confronto con la morte come dimostrano numerosi casi tragici in cui tali vittime eroiche dimostrando coraggio civile ed elevato senso etico hanno perso tragicamente la vita perché trucidati da gruppi malavitosi e deviati come dimostrano la morte di Falcone e Borsellino.

Repubblica Italiana con la seguente dichiarazione: “la chiesa cattolica sostiene moralmente il partito non abortista”. Tutto ciò ha enormemente contribuito al trionfo elettorale della lista Renata Polverini. (nella foto)

L’esimio Premier, a campagna elettorale compiuta, con la sua presenza al seggio elettorale per votare, in atteggiamento di sfacciata prepotenza ed ostentato orgoglio di impunità si esibisce in comizietti, ovviamente contro legge; la sua sfacciataggine, non conoscendo limiti. Su obiezione di un rappresentante di lista dell’opposizione, rilevando che un tale comportamento in sede di voto non è legale, il biscione in maniera spudorata replicò testualmente: “Voi dell’opposizione siete contro l’Italia e quindi non avete ragione alcuna di criticarmi”; tale replica ovviamente accompagnata da una connotazione di arrogante sottinteso “io non accetto lezioni da voi comunisti”. Le elezioni 2010 hanno causato un capovolgimento dell’assetto politico del paese: il Pd conserva le regioni tradizionalmente rosse come Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Basilicata e Puglia; perde al Nord il Piemonte e Campania e Calabria al Sud che passano al centro-destra anche in virtù del trionfo della Lega Lombarda.

La vittoria della destra nel Lazio al di là della conquista della regione, ricopre un valore di enfasi culturale essendo tale regione il centro dell’attività politica della penisola la cui capitale coincide con la medesima capitale della regione Lazio; storicamente millenario centro di politica imperiale della vecchia Roma nella sua funzione di “Caput Mundi” e sede dello Stato Vaticano con la sua denominazione di “urbe” di cui il “Vicario Christi” ne rappresenta il vescovo. La consueta retorica ciarlatana di tutti gli schieramenti politici induce i responsabili dei partiti ad asserire ipocritamente di essere vincitori, come sfacciatamente il Berlusconi proclama come questo successo elettorale costituisca un affermazione il cui significante rappresenta la più valida conferma della base sull’efficacia e sulla qualità della sua compagine governativa; con maggiore moderazione esponenti del Pd sostengono di aver mantenuto le posizioni precedenti. Un autentico successo è stato concretizzato dalla Lega Lombarda con oltre 1 milione e 300 mila voti in più rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2005; altrettanto dicasi per la lista IDV di Di Pietro che orgogliosamente può vantare un successo di due punti percentuali implicando un netto aumento di 1 milione e 200 mila voti per la sua lista.

Nel Lazio, durante lo scrutinio la contesa tra Emma Bonino e Maria Polverini assume fino all’ultima scheda un emozionante “suspence” cioè sensazione da montagne russe, si conclude con un successo della lista civica della Polverini che riesce a ottenere il 51,14% dei voti sull’avversaria Emma Bonino, la quale con un totale del 48,32% è costretta a desistere e riconoscere la vittoria dell’avversaria. Ovviamente un indigesto amaro rospo per la sinistra da ingoiare, in virtù delle intrusioni politiche delle autorità ecclesiastiche vaticane che, per il tramite del Presidente della conferenza episcopale Cardinale Bagnasco interferisce negli affari interni di uno Stato straniero come la

I due maggior partiti rispettivamente Pdl e Pd, hanno dovuto scontare il fio di incapacità politica; il Pd per aver proposto un'insignificante campagna elettorale priva di contenuti, obiettivi ed alternative e quindi rivelatisi inefficienti nei confronti della aggressiva strategia del Biscione che si incentrava in un vuoto verbalismo; conseguenza per il Pd la perdita di 2 milioni di voti. L’arrogante Premier, cantando vittoria subito dopo l’esito delle elezioni, palesa le sue nuove mire ambiziose come riforma Costituzionale, presidenzialismo e riforma della giustizia, ed inoltre in concomitanza con Bossi si delinea l’urgenza del federalismo nazionale; obiettivi da realizzare entro la scadenza della attuale legislatura aprile 2013.

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Una logicamente coerente considerazione politica sulle ambiziose mire del Premier potrebbe indurre il critico cittadino elettore a riflettere sull’inopportunità ed impossibilità giuridica di realizzare riforme radicali a guisa berluscoiana nell’attuale costellazione parlamentare. Nicola Vendola

potenziando in tal modo la sua privilegiata posizione e quella della su famiglia e dei suoi vassalli; inoltre mirerebbe a limitare la libertà della stampa d’opposizione per poter soddisfare indisturbatamente i suoi comodacci. Frenesia pragmatica del biscione che a brevissima scadenza e non oltre, auspica l’approvazione definitiva della legge che prevede il divieto di intercettazioni telefoniche per la magistratura esattamente entro e non oltre il 20 aprile prossimo venturo. Se il tutto si avverasse come da lui agognato potremmo dire: “democrazia italiana kaput”. Le mire egocentriche ed ambiziose del Premier sono animate da una patogena concezione di giustizia: “siamo tutti uguali ma io, in quanto Silvio Berlusconi, unto dal Signore che mi ha affidato la gestione pubblica dell’Italia, sono più uguale degli uguali”. Atteggiamento analogo ai nobili animali di George Orwel che nel parlamento della fattoria affermavano: “tutti gli animali della fattoria sono uguali, ma noi maiali in quanto esponenti parlamentari, siamo più uguali degli uguali”. Berlusconi furbescamente finge di ignorare il fatto che a causa del recente enorme trionfo elettorale della Lega si sia automaticamente innescata una dinamica di base per un potere di tipo “diarchia Bossi-Berlusconi” e cioè un potere a due equivalente al “binomio Lega-Pdl” in quanto il capo della Lega Lombarda porrà sul Biscione un ipoteca politica, implicando ciò la fine del metodo egocratico del Berlusconi.

Le elezioni regionali rappresentano un verdetto di gestione amministrativa in ciascun territorio regionale di riferimento non implicando rilevanza politica alcuna per l’autorità centrale di Stato; tali risultati non autorizzano in nessun modo l’attuale autorità governativa e Parlamento ad intraprendere iniziative di capovolgimento costituzionale, non avendo ottenuto l’esecutivo attuale dalla base il mandato specifico di modificare la Costituzione ad immagine e somiglianza del biscione.

A seguito della nuova situazione politica determinatasi nella penisola dopo le elezioni regionali 2010, sotto il potere berlusconiano, per ogni critico cittadino italiano opportunamente si impone un quesito di base che si potrebbe sintetizzare nella seguente terzina: “O serva Italia di malore ostello,/ in un prossimo futuro,/ diverrai che tipo di macello?”

È precipua competenza doverosa della maggioranza attuale espletare la funzione di potere esecutivo e far applicare le normative delle vigenti leggi. Modifiche Costituzionali sono legittime solo su specifico incarico al Parlamento e al governo da parte dell’elettorato di base; inoltre in tal senso costituisce “conditio sine qua non” che almeno due terzi dell’intero arco parlamentare in sintonia con il Presidente della Repubblica ne condivida la necessità. L’arrogante Premer insiste freneticamente per riforme giuridiche della’apparato statale affinché con il presidenzialismo costui possa essere elevato a dignità di Quirinale, non solo per soddisfare la sua patogena velleità di potere ma principalmente per disporre vita natural durante dell’immunità presidenziale e parlamentare, rendendolo intoccabile per la giustizia e quindi raggirare i motivi giuridici per essere processato per tutte le presunte illegalità commesse sino ad oggi. Con la riforma della giustizia vorrebbe porre la magistratura al guinzaglio e così ottenere carta bianca per poter operare politicamente e personalisticamente a suo piacimento, ... l’altraitalia 6

Francesco Boccia


di Giovanna Chiarilli

ITALIANI NEL MONDO

Con l’ultimo lavoro, “Fandango”, ha vinto il Premio Açorianos (Porto Alegre) come migliore Cd e Dvd dell’anno e ha conquistato la nomination al Grammy Latino nel 2008; lo stesso Cd è inciso in Europa con l’etichetta Felmay. Altra tappa nel 2009, quando Borghetti è selezionato per un live showcase al Womex di Copenhagen, il più grande salone per la World Music. Renato Borghetti è una figura quasi leggendaria, dal profilo inconfondibile grazie ad elementi che lo rendono immediatamente riconoscibile anche a luci spente. Quando sale sul palco, tutti identificano in quella figura che avanza, pronto a regalare magia, il grande musicista. Sarà il cappello, i bombachas, tipici pantaloni da gaucho, la fisarmonica ed i lunghi capelli ... che, dicono i suoi intimi, lo aiutano a nascondere la timidezza. O sarà il tocco davvero unico delle sue mani sui tasti. Tocco, forse è giusto definirle “carezze”, perché la melodia che Borghetti sa emanare da quello strumento è davvero ammaliante, ed immediato si “accende” l’applauso. Borghetti riesce a dare alle sue esibizioni ogni volta un colore, un’emozione diversa, in un misto di “antico” e moderno, magari duettando con altri grandi artisti (o “duellando”, così hanno scritto) come Yamandù Costa, definito “la chitarra brasiliana”.

Renato Borghetti è il musicista più noto in Brasile. La sua passione per la fisarmonica è iniziata ad appena 12 anni e testimonia le sue profonde radici italiane. Quindici anni fa è stata pubblicata una sua biografia. E c’è un’azienda che produce parrucche alla “Borghetti”. A chi risulta difficile credere che Renato Borghetti, nato nel 1963 a Porto Alegre, sia il musicista più conosciuto in Brasile, questi dati potranno aiutare ad essere meno diffidenti. “A 12 anni mi regalarono un organetto, no, non per farmi suonare, ma semplicemente giocare. Era un acordeon di otto bassi. Solo dopo due anni ho scoperto che da quel giocattolo usciva musica. Così ho cominciato a suonare”, e non ha più smesso. Una vita piena di musica, quella di Renato Borghetti, “musica che viene dalla regione in cui sono nato, il Rio Grande do Sul, una musica strumentale con tutte le influenze dell’emigrazione europea, africana e degli indios”. Nell’84 entra in sala di incisione e subito vende 100mila copie. Fino ad oggi Borghetti ha inciso 23 Cd, senza contare il rimpianto vinile, ed è il primo brasiliano ad aver vinto il disco d’oro e poi quello di platino con un Cd strumentale.

Negli ultimi cinque anni è venuto spesso in Italia per suonare, “l’ultimo concerto lo scorso anno. Stiamo ora preparando la prossima tournée”. Per ora già fissate alcune date a Trento e in provincia di Piacenza, mentre un altro Paese diventato quasi la sua “terza” Patria, è l’Austria. Anche qui i suoi concerti sono sempre seguitissimi. Il suo primo Cd europeo Gaúchos (Quinton Records, Vienna) risale infatti al 2005 e gli vale la nomination al Preis der Deutschen Schallplattenkritik. Numerosi i “maestri” brasiliani che si sono avvalsi della sua particolarissima musica. Per quanto riguarda gli artisti italiani “ammiro molto il lavoro di Riccardo Tesi, con cui ho anche una grande amicizia, sono in contatto con Mirco Pattarini e conosco la passione, l’amore di Stefano Bollani per la musica brasiliana, sarebbe interessante un incontro con lui”. E quando chiediamo quanto c’è di italiano nella sua musica, Borghetti risponde: “Mio nonno è di Goito, in provincia di Mantova, sono stati gli italiani a portare il mio strumento a Rio Grande do Sul, ed ancora oggi le fisarmoniche realizzate dai discendenti sono le migliori. Può bastare per far capire quanto profonde siano le radici italiane nella mia musica?” Può bastare.

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IL PUNTO


di Luigi Mastronardi

PSICOLOGIA

Ecco alcuni suggerimenti per risultare più simpatici: 1. Curiamo il nostro aspetto senza esagerare. Le persone belle piacciono, tendono ad essere apprezzate anche in altri campi e vengono giudicate con benevolenza. È importante non esagerare perché quando le persone si relazionano con noi, effettuano una sorta di “confronto”, valutano se stesse in rapporto a noi. Se temono di fare brutta figura rispetto a noi, risulteremo meno attraenti. 2. Non nascondiamo le nostre capacità, ma evitiamo di sembrare troppo perfetti. Tutti noi ci accompagniamo volentieri a persone abili e competenti. Tuttavia una persona bravissima, che non sbaglia mai, fa sentire a disagio, perché sembra innavicinabile e si teme che possa cogliere un nostro errore da un momento all’altro. I più amati sono i bravi che mostrano di avere qualche debolezza. 3. Non lasciamo cadere le occasioni di contatto, ma stiamo attenti a non diventare inopportuni. Rispettiamo le distanze convenzionali nelle interazioni faccia a faccia. Evitiamo che l’altra persona si senta invasa.

“Body and Soul” di Marco Strano

L’attrazione interpersonale è la capacità di risultare simpatici, essere apprezzati, piacere, essere desiderati come compagni di lavoro, amici, partner. Lo sviluppo delle relazioni interpersonali, di qualsiasi genere, è influenzato dall’attrazione tra le persone. Le persone che risultano “simpatiche” hanno più facilità ad instaurare relazioni, e una volta che ciò si sia verificato è molto probabile che tali relazioni diventino profonde e durature. Inoltre l’attrazione influisce sull’obiettività dei giudizi interpersonali e del consenso sociale: la simpatia che una persona ispira influisce sui pareri che altri esprimono sul suo conto, sulla valutazione del suo operato, sulla decisione di condividerne o meno le idee e di imitarne i comportamenti. I motivi di attrazione non sono attributi statici delle persone, una sorta di “dote” che alcuni possiedono e altri no. Si può imparare a risultare più attraenti prestando attenzione ai propri comportamenti e a quelli altrui. Aumentare la nostra attrazione interpersonale può portare ad un miglioramento dei nostri rapporti con gli altri: se riusciamo a risultare simpatici è più facile creare intorno a noi dei rapporti costruttivi e positivi, creare le condizioni per una socialità più serena.

4. Mostriamoci sereni e non minacciosi con le persone che in qualche modo dipendono da noi. 5. Sveliamoci ma non completamente, restiamo un po’ misteriosi.

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6. Siamo pronti ad apprezzare e lodare le persone con cui lavoriamo, ma con discrezione, in modo credibile, senza dare l’impressione di volerceli ingraziare. A tutti piace essere apprezzati, tuttavia le lodi risultano controproducenti se suscitano il sospetto di un ingraziamento, in tal caso risultano poco credibili e ci rendono sospettosi. È importante poi valutare il momento in cui dispensare le lodi. Se la persona lodata è concentrata su un problema importante e poco propensa a pensare a se stessa, potrà addirittura esserne infastidita. Stiamo attenti a non sottovalutare i limiti dell’altro al punto da ignorare le difficoltà che incontra, anche perché se un apprezzamento è in disaccordo con la conoscenza che una persona ha di sé può non suscitare affatto simpatia. Hanno più efficacia le lodi che seguono a critiche o che vengono da persone che di solito non ci apprezzano. 7. Interessiamoci dei problemi degli altri e siamo disponibili, ma facciamo attenzione a che nessuno si senta legato o in obbligo. In generale chi è disponibile a fare dei favori risulta simpatico e amabile. Tuttavia risulta molto antipatico chi facendo un favore tenta di legare l’altro a sé in qualche modo o di indurlo a ricambiare il favore. Da fastidio anche chi aiuta per un secondo fine o fa sentire inferiore la persona che sta aiutando. 8. Siamo presenti quando c’è da condividere un momento difficile. 9. Offriamo compagnia e conforto nei momenti di incertezza, stress, disagio, crisi. Facciamolo con discrezione: ritiriamoci se pensiamo che la persona possa provare vergogna per la propria condizione. 10. Attenzione alle critiche! Criticare nella maniera opportuna, “costruttiva” anziché distruttiva, è una competenza fondamentale da acquisire per migliorare la nostra attrattiva. Innanzittutto una buona critica si concentra su ciò che una persona ha fatto e può fare, senza vedere in un lavoro scadente il segno della personalità del suo autore. Poi, quando riteniamo opportuno effettuare una critica. Ricordiamoci di: a. Essere specifici. Esplicitiamo che cosa è stato fatto bene, che cosa è stato fatto male e come si può migliorare. b. Offrire una soluzione. Includiamo nella critica anche dei suggerimenti su come affrontare il problema. c. Essere presenti. Comunichiamo le nostre critiche in privato, faccia a faccia. In questo modo la persona criticata avrà l’opportunità di rispondere o di chiedere un chiarimento. d. Essere sensibili. Cerchiamo di essere in sintonia con l’altro e percepire l’impatto

“Amicizia” di Lucia Merli

di ciò che si dice e di come lo si dice alla persona che riceve il messaggio. 11. Anche quando siamo in profondo disaccordo con un’altra persona, apprezziamola umanamente e offriamole calda simpatia. 12. Se nascono delle tensioni, cerchiamo di gestire il rapporto in modo che tutto si risolva serenamente, senza strascichi. 13. Non diamo agli altri l’impressione di rifiutarli e rassicuriamoli quando temono di non essere accettati. 14. Diamo risalto alle cose che abbiamo in comune, ma valorizziamo anche le caratteristiche uniche di ciascuno. Di solito siamo attratti da chi sembra avere delle somiglianze con noi in termini di interessi, attitudini, atteggiamenti. Se però ci troviamo di fronte a delle persone che riteniamo troppo somiglianti a noi, temiamo di perdere la nostra unicità e di non trovare più stimolante e produttiva la relazione. Si tende inoltre ad evitare chi ci somiglia in qualcosa di negativo, perché ci ricorda un nostro difetto.

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di Paola Carcano

RECENSIONI

Il famoso maestro del thriller Jeffery Deaver, autore di numerosi best seller, come Il collezionista di ossa, Lo scheletro che balla, La scimmia di pietra, ha detto del romanziere Faletti, “uno che dalle mie parti si definisce «larger than life», cioè uno che diventerà leggenda”. È certamente vero che il poliedrico Faletti, dopo essere stato un cabarettista di successo e autore di varie canzoni, nel 2002 sorprende positivamente la critica pubblicando il suo primo thriller che si intitola Io uccido, e che vende più di quattro milioni di copie. Certo nello stile c’è una certa retorica, un uso sovrabbondante delle parole, di metafore, di iperbole e luoghi comuni, ma quello che per alcuni potrebbe essere un difetto, per altri può rivelarsi un pregio, basta non interpretare l’uso eccessivo dei vocaboli come una forma di esibizionismo da parte dell’autore. Anche la scelta di rivelare il nome dell’omicida a tre quarti del libro potrebbe essere discutibile, ma è una mossa coraggiosa. Sappiamo chi è, ma tanti tasselli del puzzle mancano ancora e Faletti continua a catalizzare l’attenzione del lettore. Dopo, insomma , un inizio altalenante, a tratti anche noioso, l’autore si catapulta in una storia adrenalinica e avvincente. Merito di una grande capacità descrittiva, in grado di risvegliare le immagini più paurose che una mente possa partorire, di personaggi che spiccano dalle pagine del romanzo, come attori sullo schermo. Tra questi si muove lui... e descrizioni minuziose su come lavora una mente criminale, in bilico tra follia e razionalità, regalano freddi brividi di paura.

Tutto ha inizio con una agghiacciante telefonata che un sospetto mitomane fa a Jean-Loup Verdier, un Dj di Radio Monte Carlo, durante la gettonata trasmissione Voices. “Anche in questo siamo uguali. L’unica cosa che ci fa differenti è che tu, quando hai finito di parlare con loro, hai la possibilità di sentirti stanco. Puoi andare a casa e spegnere la tua mente e ogni sua malattia. Io no. Io di notte non posso dormire, perché il mio male non riposa mai.” “E allora tu che fai, di notte, per curare il tuo male?” “Io uccido …” Ma non si tratta di uno scherzo e ore dopo, quelle stesse parole, vengono ritrovate sul fondo di una lussuosa barca, scritte con il sangue di due vittime innocenti, massacrate e sfigurate. Si apre così la caccia, per dare un volto a un folle omicida che i volti li strappa alle persone che uccide. Nel racconto, più volte, l’uso del tempo passato che improvvisamente passa al presente è incredibilmente d’effetto. È come una telecamera che tutto ad un tratto, zooma sull’assassino, lo spia, lo osserva mentre la rabbia lo assale prepotentemente e lo segue incessante fino a che la macabra danza termina e cala il sipario. Nel 2004 esce il secondo romanzo Niente di vero tranne gli occhi, che al momento ha venduto tre milioni e mezzo di copie. Anche qui la trama è sicuramente originale ed incuriosisce, offrendo alcuni buoni colpi di scena e scorrendo in modo lineare senza sbavature, pur senza avendo il pathos del primo romanzo.

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Nel 2006 pubblica Fuori da un evidente destino, ambientato in Arizona e in cui tra i protagonisti vi sono gli indiani Navajos, ai quali il libro è dedicato. Al di là dell’aspetto noir del romanzo, di sicuro Faletti ha studiato con profondità quello di cui parla e si avverte la fascinazione che hanno avuto su di lui certe mitologie e una cultura molto poco conosciuta ed approfondita. Anche i luoghi sono descritti attraverso lo sguardo di chi, dopo tanti anni, li riscopre, come il protagonista Jim Mackenzie, ma di certo nascono dallo stupore dello scrittore che ha dichiarato di aver vissuto per un periodo piuttosto lungo in Arizona, proprio per meglio entrare nello spirito ispirato della sua location. Da qui nascono pagine descrittive molto belle e suggestive, come si intravede già nello stesso incipit: L’unico suono della città era il fischio del treno. Da sempre, sulla ferrovia che tagliava in due Flagstaff col suo colpo di scimitarra, passavano diverse volte al giorno i treni merci di Amtrack. Le locomotive sfioravano la stazione in mattoni rossi con il loro cauto passo di rotaia e nella fatica del viaggio sembravano animali in ansia solo per la strada da fare, senza nessuna cura per quello che si trascinavano dietro. Erano lunghe litanie di vagoni, cha parevano arrivare dal niente e che nello stesso posto sembravano diretti, con il loro carico di container salvati e coperti di scritte bianche. Nel 2008, è stata pubblicata la sua prima raccolta di racconti, intitolata Pochi inutili nascondigli, che arriva tra i finalisti del premio letterario Piero Chiara. Sono sette racconti, sette storie, sette viaggi verso non si sa dove. Intorno a ognuno di noi e dentro ad ognuno di noi c’è sempre una parte oscura, un alto in ombra che la luce della ragione a timore di illuminare per paura di ritrovarsi sconfitta e Faletti sa cogliere a pieno questa dimensione terrificante. Ed in questa zona buia e fantastica si muovono i personaggi di questa antologia, uomini e donne che si trasformano in vittime o in carnefici quando si trovano all’improvviso di fronte ad un mondo sconosciuto, a un nuovo volto nello specchio, a quella cupa forma di angoscia che solo l’incomprensibile può trasformare in orrore. Ed in questo caso proprio la dimensione del racconto rappresenta la giusta ampiezza narrativa per fare emergere i pensieri e le pulsioni che gli uomini cercano invano di nascondere perché prima o poi essi troveranno un pertugio ed usciranno alla scoperto. Si evidenziano insomma proprio gli inutili nascondigli in cui cerchiamo di mettere quello che non vogliamo che il mondo veda, cioè i mostri che abbiamo dentro di noi. Nella primavera del 2009 esce il suo quarto romanzo, Io sono Dio, accusato di plagio a causa di preponderante uso di anglicismi. Siccome non sta a me entrare nel dibattito tra l’autore e peraltro le sue due autorevoli accusatrici, Franca Cavagnoli ed Eleonora Andreatta, cercherò semplicemente di soffermarmi sul romanzo in sé, anche perché, a mio modesto parere, la storia, i personaggi ed i colpi di scena hanno la meglio su qualsiasi “sfasatura semantica”. È insomma anche questo, come i precedenti, un libro che si legge tutto in un fiato nonché un thriller onesto e di buona fattura. E già lo stesso titolo e la premessa “le guerre finiscono. L’odio dura per sempre”, inchiodano il lettore al dipanarsi della vicenda.

E dunque poco importa se lo stile non è quello”ufficiale” (anche se poi su questo ci sarebbe molto da discutere) resta il fatto che fin da subito si è trasportati freneticamente e consapevolmente in un susseguirsi di eventi sorprendenti e coinvolgenti che ci invitano, senza possibilità di fuga, a continuare a leggere, allo scopo di scoprire l’inaspettata evoluzione della trama. In fin dei conti cosa vogliamo quando leggiamo un libro? Desideriamo semplicemente che la storia faccia presa e ci spinga a divorare velocemente la lettura per conoscere il finale. Beh, potete stare certi che i libri di Faletti realizzano pienamente e soddisfacentemente questo obiettivo, perché lo scrittore riesce a confezionare delle storie estremamente coinvolgenti, risultato di una vena creativa sostenuta da una invidiabile ed impressionante fantasia. Non so dunque se ha ragione Jeffery Deaver nel dire che Faletti sarà uno che diventerà leggenda, posso solo rispondere a quei critici, ai puristi della forma linguistica e sintattica, che io ho letto i suoi libri e li ho letti con immenso piacere, li ho letti con un pugno nello stomaco e sapendo che: ... C’è una cosa qui nella gola, una che proprio non ci va giù E farla scendere è una parola, se chi ammazza prende di più ... E scusi tanto se non è niente ... Credo proprio che non mi dà torto Se riesce a mettersi nei miei panni magari non mi farà rapporto E glielo dico sinceramente Minchia signor tenente (dalla canzone SIGNOR TENENTE di Giorgio Faletti).

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di Rossana Seghezzi

TURISMO

I boutique hotel si distinguono per il loro design unico, per il loro stile che unisce il moderno con il classico e stanno diventando sempre più popolari tra i viaggiatori sempre più esigenti, che sono alla ricerca di un’esperienza unica, che vada oltre il semplice soggiorno presso l’hotel. Vi presentiamo i boutique hotel più stravaganti e originali. Un'idea per trascorrere un weekend primaverile diverso. I primi boutiques hotel sono apparsi a New York negli anni’80. Biglietti da visita e siti web di questi hotel riflettono perfettamente l'immagine un po' “pazza” e “inusuale” della struttura. Situati nei quartieri privilegiati delle grandi città, i boutique hotel offrono al cliente un servizio privilegiato e personalizzato. Il design è spesso concepito e sviluppato dsi singoli proprietari. Hotel Fox, Copenaghen Ventuno artisti grafici provenienti da tutto il mondo hanno unito le loro idee e la loro creatività per dare uno stile unico alle 61 camere dell’hotel Fox, situato nel cuore di Copenhagen, a pochi passi dall’importante via commerciale Strøget. Impegnato nella salvaguardia dell'ambiente e privo di emissioni di anidride carbonica, questo hotel ha ricevuto il certificato biologico per lo sviluppo sostenibile. Il suo ristorante Sushikappo propone deliziose prelibatezze come il makizushi, il sashimi e il nigiri. L'hotel mette a disposizione un servizio di nolleggio biciclette e di lettori mp3.

The Propeler Island City Lodge, Berlino

Prizeotel Bramen-City, Brema Nel cuore della città di Brema, al nord ovest della Germania, si trova questo boutique hotel dal design futuristico. Le stanze sono dotate di TV con schermo al plasma, di connessione iPod e di connessione Wi-Fi gratuita. I bagni dispongono invece di doccia effetto pioggia tropicale. A detta di Ingrid, utente di HolidayCheck, “lo staff dell’hotel è molto attento, socievole e allegro”.

Il concetto di questo hotel è stato sviluppato da un artista tedesco e, in questo caso, più che di un albergo si può parlare di un “oggetto d’arte”. Si tratta di un hotel che si presenta come un museo, caratterizzato da un ambiente straordinario e unico. Ogni camera trasporta i suoi ospiti in un mondo oltre l'immaginazione e l’arredamento stravagante degli interni invita gli ospiti a staccarsi dalla realtà. ... l’altraitalia 12


East Hotel & Restaurant, Amburg

di articoli della Temple Spa. Attrazione di questo hotel è anche la sua cantina vinicola che vanta una delle collezioni di vino americano più vasta al mondo. Kruisherenhotel, Maastricht

Costruito in una antica fonderia, l'East Hotel & Restaurant si situa nel quartiere St. Paul, la zona più animata di Amburgo, dove i turisti possono godersi al meglio la vita notturna. Daniel, utente di HolidayCheck, ha avuto l’occasione di scoprire le numerose camere di questo albergo e racconta l'unicità della struttura. L'hotel offre uno dei migliori cocktail bar della città, un ristorante in stile New York e perfino una palestra sul tetto. Hotel Nordic Light, Stoccolma

Il Kruisherenhotel si trova in un antico monastero risalente al 15° secolo, che è stato trasformato in un hotel dal design esclusivo. Gli interni sono stati ristrutturati e arredati in uno stile moderno e contemporaneo, ma mantenendo allo stesso tempo il carattere gotico della struttura. Per gli ospiti si tratta di un viaggio nel tempo, soprattutto quando si entra nella chiesa che oggi è stata adibita in spazi espositivi, reception, biblioteca e in un wine bar. Secondo Michaela, utente di HolidayCheck che ha soggiornato al Kruisherenhotel “L'interazione tra antico e moderno è emozionante e di grande successo”. Hi Hotel, Nizza Questo boutique hotel ecosostenibile offre un arredamento elegante e moderno, il tutto in un’atmosfera amichevole. L’idea dei creatori di questa struttura è quella di proporre un nuovo concetto di stanza, non più basato su uno stile decorativo particolare, ma piuttosto su una precisa organizzazione dello spazio. Più di un semplice soggiorno in hotel, si tratta di sperimentare l’alternativa all’abituale disposizione dello spazio.

La mission sviluppata dall'hotel Nordic Light è quella di accogliere gli ospiti in un ambiente creativo e innovativo. L’elemento chiave del design dell’hotel ruota attorno alla luce. Gli impianti di illuminazione avanzati evidenziano e valorizzano l’atmosfera degli interni mentre nelle stanze è possibile godere della cromoterapia. Nelle camere il dettaglio fa la differenza, i letti, per esempio, sono firmati Hästens, famoso produttore svedese e i bagni dispongono ... l’altraitalia 13


di Marco Minoletti

CULTURA

Henry Corbin, cenni introduttivi sul pensiero e l’opera Capitolo 2: Immaginazione e mondo immaginale (prima parte)

Un altro punto di interesse della rilettura corbiniana di questo perduto sapere teosofico è costituito dall'analisi dell'Immaginazione e del mondo (dei mondi) cui essa permette l'accesso. Il filo ascendente del ta ' wil, della riconduzione alle verità spirituali, del legame con gli altri piani del cosmo, è sorretto, infatti, a livello antropologico dalla facoltà immaginativa. Essa è a buon diritto una facoltà cognitiva. La sua funzione mediatrice è di farci conoscere a buon diritto quella religione dell'Essere che, senza tale mediazione, resterebbe regione interdetta, e la cui scomparsa porta con sé una catastrofe dello Spirito. Essa è essenzialmente potenza mediana e mediatrice, così come l'universo rispetto al quale è ordinata e a cui permette di accedere è un universo mediano e mediatore, un intermondo tra il sensibile e l'intelligibile, intermondo senza il quale l'articolazione tra il sensibile e l'intelligibile è definitivamente bloccata. (1) Questa facoltà, attualmente perduta o riduttivamente interpretata, in chiave di vana fantasia, oggi non trova più una sua collocazione dal punto di vista conoscitivo, schiacciata tra le percezioni sensoriali da una parte e le categorie dell'intelletto dall'altra.

Nella storia del pensiero occidentale, essa è stata progressivamente marginalizzata e la sua importanza minimizzata a partire da quel Concilio di Costantinopoli (cui già si accennava nelle pagine precedenti) che negava appunto - ogni autentica capacità conoscitiva all'Immaginazione. Resta tuttavia il fatto che tra le percezioni sensibili e le intuizioni o le categorie dell'intelletto il luogo era rimasto vuoto. Ciò che avrebbe dovuto situarsi tra le une e le altre, e che altrove occupava questo posto mediano, vale a dire l'Immaginazione attiva, fu lasciato ai poeti. Il fatto che tale immaginazione attiva nell'uomo (bisognerebbe dire Immaginazione agente, così come la filosofia medioevale parlava di Intelligenza agente) abbia la sua funzione noetica o cognitiva propria, il fatto che cioè ci permetta di accedere a una regione e realtà dell'Essere che senza di essa ci resta chiusa e interdetta, questo una filosofia scientifica, razionale e ragionevole non poteva prenderlo in considerazione. Per essa era pacifico che l'Immaginazione emette solo dell'immaginario, vale a dire dell'irreale, del mitico, del meraviglioso, della finzione. (2) Nei pensatori cari a Corbin, invece, l'Immaginazione - quale vera e propria intermediatrice tra i piani cosmici - si trova a

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rivestire un ruolo irrinunciabile di tramite, di medium. Senza la capacità immaginativa, per esempio, tutto il sistema teologico tratteggiato nelle pagine precedenti diventa impossibile. Senza di essa non c'è, infatti, accesso al mondo dell'Angelo, non c'è più Angelologia, non possono più darsi le condizioni di una teologia apofatica, che sia al contempo teologia dei nomi e delle figure divine, perché con queste figure non c'è più un livello di comunicazione. A questa stregua, non resta speranza alcuna di ritrovare la realtà sui generis di un mondo soprasensibile, che non è né il mondo empirico dei sensi né il mondo astratto dell'intelletto. Perciò da molto tempo ci era apparso radicalmente impossibile ritrovare la realtà attuale, intendiamo la realtà in atto, propria del mondo dell'Angelo. (3) Il fascino della filosofia dell'Iran islamico risiede appunto nel ruolo complesso che questa facoltà svolge dal punto di vista del conoscere veridico, della conoscenza filosoficoreligiosa, nell'importanza e nel rilievo che ad essa vengono dati. Essa è infatti l'unico strumento per cui si può risalire al mondo intermedio, la sola facoltà umana che consente di percorrere il sentiero dell'Angelo, di risalire il ta ' wil. Solo l'Immaginazione inoltre può garantire della realtà del mondo intermedio (proprio perciò “mondo immaginale”), situato tra quello dei sensi e quello dell'Intelletto. Corbin ha trovato qui risposta a problemi antecedenti i suoi studi iraniani, problemi che buona parte della filosofia occidentale condivide. La chiave di questo mondo come mondo reale, che non è né il mondo sensibile né il mondo astratto dei concetti, noi l'abbiamo cercata a lungo, da giovane filosofo. Ed è proprio in Iran che dovevamo trovarla, in due epoche del mondo spirituale iranico. (4) In tutta la spiritualità e la teosofia iranico-islamica, l'Immaginazione è quindi riconosciuta come facoltà autenticamente cognitiva, il sapere della visione diviene elemento indispensabile della costruzione teosofica. Non sono infatti proponibili secondo questi autori, né una filosofia, né una teologia privata dell'elemento visionario principe, la teofania. Ci troviamo infatti di fronte a filosofi che rifiutano tanto una filosofia quanto una teologia prive di teofania. Sohrawardi e con lui tutti gli Ishraqiyun (5) hanno sempre considerato il perfetto saggio come quel saggio che riunisce in sé allo stesso tempo il più alto sapere filosofico e l'esperienza mistica modellata sull'esperienza visionaria del Profeta, la notte del Mi'raj. (6) L'Essere si svela per gradi, per livelli, per simboli e cifre. Questa è l'intuizione di fondo che presiede allo svilupparsi e all'articolarsi del potere dell'Immaginazione. Il momento teofanico rivela la capacità della creatura di entrare in risonanza, di cogliere le forme e gli accadimenti di mondi superiori, attraverso la loro eco nel nostro. Il viaggio che conduce all'Angelo è portato a termine attraverso l'Immaginazione. La facoltà immaginativa dischiude quindi un campo di percezione che è lo spazio stesso del mondo immaginale. La nozione di campo percettivo andrebbe estesa, e convalidata nella sua oggettività, fino a una nozione di campo di percezione visionaria, ossia la percezione immaginativa capace di cogliere realtà ed eventi dei mondi superiori, nelle forme che li rappresentano nel mondo intermedio o mundus imaginalis. (7) Essa agisce rendendo comprensibile alla creatura il livello superiore, trasponendone le for me. La chiave dell'esperienza teofanica sta quindi proprio in questo lavoro

di traduzione che l'immaginazione compie delle realtà spirituali del mondo altro nel nostro mondo terreno. Così spiega Corbin questo procedimento di ridefinizione delle forme da un livello all'altro del cosmo: Per forma non intendiamo qui la configurazione materiale di una cosa, ma la sua Gestalt funzionale, nel senso di forza configuratrice, di principio organizzativo, di vis configuratrix. [...] La nozione di forma così intesa trova la sua applicazione ben oltre i limiti dell'esperienza sensibile.. Occorre ammettere come fondamentale il principio di trasposizione: passando da un "livello" all'altro dell'universo le forme si comportano come una melodia la cui struttura rimane identica e riconoscibile anche quando la si traspone in tonalità diverse. (8) L'evento teofanico è dunque percepito dal visionario per mezzo della facoltà immaginativa. L'immaginazione crea un vero e proprio mondo in cui hanno luogo queste apparizioni. È il mondo immaginale, luogo della manifestazione angelica, teofanica, mondo altrettanto reale del nostro, in cui la corporeità esiste solo come eterea, spirituale. È questo [...] il mondo al livello del quale hanno luogo (il loro luogo) le angelofanie come teofanie non è il mondo al livello della percezione sensibile immediata, altrimenti avremmo un consenso universale sopra i fatti teofanici. Il loro luogo è quello che la teosofia islamica (Ibn ' Arabi, Molla Sadra) chiama alam al-Mithal, mundus imaginalis, mondo della corporeità spirituale. È questo mondo il luogo proprio delle teofanie quali eventi perfettamente reali, a pieno diritto, ma il cui organo di percezione è il sensorium interno, l'Immaginazione attiva. Proprio in questo alam al-Mithal hanno luogo il battesimo, l'adozione, l'investitura profetica. Diversamente, l'avvenimento non sarebbe contestato da nessuno, poiché percepibile a tutti. Non può essere così nell'angelologia. (9) Perciò nel mundus imaginalis trovano posto tutte le visioni, tutte le personali teofanie, tutte le illuminazioni. Da questo punto di vista, quindi, il mondo immaginale si pone come spazio dell'incontro, della connessione, è terreno di confine tra l'umano e il divino. Esso è posto, come recita il Corano, "alla confluenza di due mari". Lo spazio immaginale è quello in cui viene finalmente disvelato lo spirituale dietro il corporeo, dove a ciò che è assolutamente spirito viene data una parvenza, eterea, di corpo, in modo che sia possibile alla creatura farsi una "figura" del divino, percepire "corporalizzandola" un'altra realtà dell'essere. Il mondo immaginale (il Malakut) è il mondo ove si spiritualizzano i corpi e si corporalizzano gli Spiriti. A questo livello, dunque, ogni corpo è un corpo spirituale, e ogni materia è una materia spirituale. (10) Così nel mundus imaginalis si intreccia il rapporto tra la creatura e la divinità; esso costituisce la base concreta, il fondamento reale di quest'incontro che, nelle teosofie studiate da Corbin, rimane sempre così strettamente personale. Per esemplificare quanto vi sia di soggettivo nell'approccio alle visioni del mondo immaginale, quale sia e quanto sia forte il "potere configuratore" dell'immaginazione individuale di volta in volta all'opera nelle diverse teofanie, riportiamo alcuni esempi citati da Corbin. Ciò non vuol dire che l'essere soprannaturale che si manifesta diventa in se stesso questo o quello. Le metamorfosi delle teofanie hanno le loro cause negli specchi che le ricevono. Così l'Angelo della rivelazione appare a Erma come un pastore. Christos Angelos può apparire come un giovinetto di meravigliosa bellezza, come un adolescente con in mano una lampada accesa. Negli Atti di Pietro, dopo una predica

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dell'apostolo, ad alcune pie donne cieche il Christos appare alle une come un vecchio, alle altre come un giovane, ad altre ancora come un fanciullo. (11) Anche le tradizioni dell'imamologia sciita confermano questa funzione del mondo immaginale come traduttore delle forme in altre forme. L'Imam può apparire sotto le più diverse spoglie, in sogno come nei momenti di veglia e la sua comparsa non ha mai nulla di oggettivamente riscontrabile. Egli può apparire ad un solo uomo in mezzo alla folla ed essere scorto come tale, come presenza angelica, solo da lui. L'esistenza del mondo immaginale non è però da intendersi solo come una sorta di diaframma che si incunea tra i mondi bensì come un mondo a sé stante, un mondo dotato di una sua spazialità e di una sua temporalità. L'articolazione che esso rappresenta nella struttura dei mondi è infatti anche ragione del contatto che esso pone tra la storia umana e la storia sacra, la ierostoria. Con storia sacra si intende qui il succedersi di epoche e avvenimenti nel mondo dello spirito. Ora, la successione delle epoche di un mondo spirituale non è una storia che si possa percepire e si possa dimostrare nel modo in cui i documenti ci permettono di parlare delle campagne di Giulio Cesare o di Napoleone. Le epoche del mondo spirituale si differenziano nettamente dalle epoche del mondo esterno,quello della storia socio-politica o della geologia. Le epoche di un mondo spirituale ne costituiscono la storia sui generis che è per essenza storia immaginale.[...] È quella storia di cui abbiamo detto che non è né mito né storia nell'eccezione corrente di queste parole, ma che costituisce nondimeno una storia di accadimenti reali, di una realtà loro propria, una realtà situata a un livello diverso da quello degli accadimenti esterni del nostro mondo e che l'ermeneutica esoterica considera come la metafora degli accadimenti veri. (12) La conoscenza della successione di avvenimenti che ha luogo nel mondo immaginale è indispensabile se si vuole acquisire un sapere veridico. Ogni filosofia che perde il senso del mondo immaginale si preclude l'accesso agli accadimenti di cui esso è il luogo, e sarà preda di pseudo dilemmi. (13) Si tratteggia infine qui tutta una concezione del sapere lontanissima da quella occidentale. A fronte del nostro modo di comprendere che postula il distacco, la distanza dall'oggetto, si profila in contrapposizione una forma di conoscenza che è prima di tutto visione, contemplazione dello svolgersi degli avvenimenti sacri che informano il nostro mondo. Ciò è possibile perché il tempo proprio del mundus imaginalis non è un tempo lineare, un tempo che si sviluppa in una direzione, con un principio ed una fine, ma invece un tempo ciclico, un tempus recurrens. In questo modo esso può essere presente allo spirito nella sua interezza, nella sua globalità. Il teosofo visionario può cogliere tutta la teoria degli avvenimenti della ierostoria con gli occhi dell'immaginazione. Corbin, per esemplificare, si rifà ad un avvenimento reale, della realtà propria al mondo immaginale: l'intronizzazione dell'Arcangelo Michele. È un avvenimento della storia del Cielo, la ierostoria il cui tempo proprio è il tempo liturgico, che non è lineare, bensì, per eccellenza, ciclico e, come tale, essenzialmente reversibile, tempus recurrens. Ma come tempo ciclico è altresì un tempo la cui totalità può essere simultaneamente presente allo spirito, perché sono noti il punto di origine e il punto terminale del ciclo. (14)

In questo senso il mondo immaginale, la terra celeste, è teatro degli avvenimenti veri; veri nel senso che sono gli avvenimenti spirituali reali che formano la storia immaginale senza di cui sarebbe impossibile il ta ' wil, la restituzione del senso. È questo un mondo in cui si insegna che è possibile sia uscire dallo spazio sensibile, "senza perciò uscire dall'estensione", sia uscire dal tempo quantitativo, cronologico,"per entrare nel tempo qualitativo che è la storia dell'anima". […] mondo in cui si percepisce il senso spirituale dei testi e degli esseri. (15) Le radici di questa concezione sciita, di questa intuizione fondamentale che è il mundus imaginalis vengono indagate attentamente da Corbin. La tradizione della terra di mezzo, la terra di Hurqalya, di cui egli segue la traccia, non è originale della teosofia sciita, ma è la trasposizione, operata soprattutto da Sohrawardi di antiche tradizioni iraniche, in particolare quella mazdea, sviluppatasi nel cuore dell'Islam. (16) L'apparente ingenua geografia immaginale della tradizione mazdea si mostra cifra di un processo ben più complesso il quale, al di là delle differenze teologiche e religiose, è riconducibile ad una medesima matrice archetipa. Come già per l'angelologia, anche sulla mistica "terra di mezzo" convergono e concordano quindi mistiche e religiosità diverse. Corbin, a proposito del riecheggiare degli stessi motivi attraverso diverse tradizioni, ama parlare di una "progressio harmonica". Con la connessione attuata tra il vecchio Iran mazdeo e l'Iran sciita […] accade qualcosa di simile ad una progressio harmonica. (17) ... segue sul prossimo numero

NOTE: (1) H. Corbin, Corpo spirituale e terra celeste, Milano, Adelphi, 1986, op. cit., p. 15. (2) Ibidem, op. cit, p.14. (3) Ibidem. (4) Ibidem. (5) Sono i cosiddetti Platonici di Persia appartenenti al ceppo spirituale di Sohrawardi (ndr). (6) H. Corbin, Corpo spirituale e terra celeste, op. cit., p. 17. (7) H. Corbin, L'immagine del tempio, Torino, 1983, op. cit., p. 79. (8) H. Corbin, L'immagine del tempio, op. cit., p. 80. (9) H. Corbin, Necessità di un angelologia, in Il Paradiso del monoteismo, op. cit., p. 94. (10) Ibidem, op. cit., p. 95. (11) Ibidem, op. cit., p. 97. (12) H. Corbin, Corpo spirituale e terra celeste, Milano, ed. Adelphi, op. cit., pp. 21-22. (13) Ibidem, op. cit., p. 22. (14) H. Corbin, Necessità di un'angelologia, op. cit., p. 104. (15) H. Corbin, Corpo spirituale e terra celeste, op. cit., p. 29. (16) La terra di Hurqalya, luogo-non luogo misico e celeste è il regno dell'anima, il mundus imaginalis in cui si realizzano le esperienze spirituali (ndr). (17) H. Corbin, Corpo spirituale e Terra celeste, Milano, Adelphi, 1986, p. 75.

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CINEMA

di Armando Rotondi

Il delitto di Pier Paolo Pasolini rappresenta uno dei tanti misteri italiani, sicuramente tra i più famosi e dibattuti, vista anche l’importanza intellettuale e culturale che il regista e scrittore ha esercitato nel dopoguerra per più di venti anni. È passato quasi un quarto di secolo dal quel 5 novembre 1975, quando fu ritrovato il corpo senza vita di Pasolini su una spiaggia di Ostia. La versione ufficiale è che egli fu ucciso da Pino Pelosi, un “ragazzo di vita” come quelli che lo scrittore aveva magistralmente descritto in uno dei suoi romanzi più famosi, Ragazzi di vita, per l’appunto, pubblicato nel 1955.

Mille e una notte (1974). Film basati su altrettanti capolavori letterari ad episodi che mostrano la gioia della vita, dei corpi, del sesso. A questi si dovrebbe contrapporre la “Trilogia della morte”, di cui Pasolini riuscì a girare solo il primo della serie, Salò o le centoventi giornate di Sodoma (1975), tra i più

Ma la morte di Pasolini rimane avvolta nel mistero, circondata da troppi dubbi che, come detto, la rendono una delle pagine più scomode della storia recente d’Italia. Pasolini era un intellettuale “fastidioso”, fuori dagli schemi, di “sinistra” e omosessuale dichiarato, ma anche profondamente religioso e cattolico. Sia come scrittore che come regista cinematografico non ha seguito correnti, ma una sua strada, un suo percorso artistico. Dal punto di vista filmico è partito da qualcosa che, superficialmente, potrebbe sembrare neorealismo, con Accattone (1961) e Mamma Roma (1962), con un’immensa Anna Magnani, ma a ben guardare ci accorgiamo che sono opere totalmente diverse da quelle di un Visconti o di un Rossellini. Siamo nei dintorni del discorso realistico, anche dal punto di vista linguistico, che si fa metafora, allegoria, rito, fino a sfociare nella bellissima “Trilogia della vita”: Il Decameron (1971); I racconti di Canterbury (1972); Il fiore delle

allucinati film di sempre, in cui l’ottimismo presente nelle precedenti “favole” diventa morte e violenza senza scampo. Da inizio carriera fino alla sua ultima pellicola, Pasolini dirige altri capolavori come Uccellacci e uccellini (1966), vera metafora dell’esistenza con Ninetto Davoli e un grandioso Totò a fine carriera. Ora Pasolini torna a far discutere in Italia e si riappropria, per un attimo, della ribalta della cronaca per due motivi. Il primo consiste nel mistero nel “mistero Pasolini”, ovvero un manoscritto scomparso di ben 78 pagine. Il documento in questione dovrebbe rappresentare il capitolo mancante del romanzo postumo Petrolio, capitolo in cui Pasolini farebbe riferimento all’ENI e alla morte di Enrico Mattei, altro grande mistero d’Italia. Un capitolo il cui contenuto giustificherebbe l’omicidio dello stesso Pasolini e che sembrava essere stato ritrovato e acquistato da Marcello ... l’altraitalia 18


Dell’Utri, per sua stessa ammissione, tanto che il senatore del PDL è stato interpellato dalla procura di Roma come persona informata sui fatti nell’ambito dell’assassinio dello scrittore. Tuttavia l’acquisto è fallito e del capitolo si è persa nuovamente traccia. Il secondo punto che riporta Pasolini sulle colonne della cronaca sono i recenti intereventi dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni che porta nuovamente il caso in Parlamento, chiamando in causa il Ministro della Cultura Sandro Bondi e, soprattutto, quello di Giustizia Angelino Alfano, chiedendo loro di riaprire il caso. In particolare ad Alfano, Veltroni ha in tempi molto vicini indirizzato una lettera aperta in cui chiarisce il suo punto di vista e mette in luce i molti elementi poco chiari nel caso Pasolini: tracce di pneumatici sparite; la macchina, luogo del delitto, consegnata alla scientifica solo quattro giorni dopo; il piccolo graffio come unica traccia sul volto di Pelosi, che non coincide, quindi, con la sua versione dei fatti. Questi ed altri elementi che, come nota Veltroni nella lettera, erano già stati esaminati da Gianni Borgna e Carlo Lucarelli, i quali confutano tutta la ricostruzione ufficiale su un numero di “Micromega”. La lettera è stata recepita dal Ministro della Giustizia Alfano che è risultato ben più che favorevole a riaprire il caso. Lo comunica allo stesso Veltroni in un’altra lettera aperta che ha il sapore dell’ufficialità. Pasolini, come uomo e intellettuale, è stata una delle figure più discusse d’Italia. La sua fine è stata altrettanto discussa e su di essa v’è ben più di un semplice alone di mistero. Venticinque anni sono passati e sulla versione ufficiale di come sono andate le cose la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975 ci sono ancora molti dubbi. Dubbi che chiamano in causa non solo il grande scrittore e cineasta, ma anche altri elementi, altri misteri tra i più oscuri del Belpaese, la morte di Enrico Mattei (nella foto) in primis.

Dubbi che sarà difficile chiarire, anche se la volontà di trovare giungere alla verità è forte, come dimostrano le lettere di Veltroni e Alfano. Pasolini ritorna così a far parlare di sé, non solo per la sua eredità letteraria e cinematografica, ma anche nelle colonne di cronaca.

Tre lutti nel mondo nello spettacolo in rapida successione. Tre icone che abbiamo il dovere di ricordare.

A 87 anni muore Nicola Arigliano, grande cantante e musicista, con una carriera lunga cinquanta anni. Sue le incisioni di Simpatica di Garinei, Giovannini e Kramer tratta dalla commedia musicale Buonanotte Bettina. Divenne anche popolare volto televisivo come testimonial per alcuni prodotti quali “Amaro Cora” e il “Digestivo Antonetto” all’interno di Carosello. Vera icona televisiva era diventata Maurizio Mosca , scomparso a pochi giorni dal suo settantesimo compleanno: figlio del grande Giovanni, Mosca era giornalista sportivo dal carattere ingenuamente polemico e pieno di simpatia, volto noto della TV per le sue partecipazioni a Il processo del lunedì e a Guida al campionato. Indimenticabili le sue “bombe” di mercato, più o meno indovinate. Altro personaggio divenuto tra i più conosciuti del piccolo schermo è stato Santi Licheri, che si è spento a 92 anni il giorno di Pasqua. Giudice di chiara fama e Presidente ag giunto onorario della Corte di Cassazione, diede vita nel 1985, dopo la pensione, al programma Forum condotto da Rita Dalla Chiesa, programma cui partecipò come giudice arbitro sino al 2009.

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Cineturismo:

AGENDA Far East Film Festival dal 23 aprile al 1° maggio 2010. Udine. Sedi varie. www.fareastfilm.com Il Far East di Udine, giunto alla 12° edizione, è la kermesse più importante in Europa, deputata al cinema e alla cultura asiatica. Film di apertura è Dream Home, l’attesissimo slasher di Pang Ho-cheung in anteprima mondiale. Due retrospettive sulla casa di produzione Shin-Toho e sul cineasta Patrick Lung. Quest’anno anche una competizione di cosplay.

Trento Film Festival dal 29 aprile al 9 maggio 2010. Trento. Sedi varie. www.trentofestival.it Alla 58° edizione, il festival dedicato al film di montagna vede un programma all'insegna di una ricca sezione di film narrativi e documentari d'autore (più di 100) che presentano racconti emozionanti di uomini in relazione agli spazi della natura, oltre che agli spazi della montagna e dell'avventura.

Napoli Comicon 2010 dal 30 aprile al 2 maggio 2010. Napoli. Castel Sant’Elmo e Mostra D’Oltremare. www.comicon.it Il Napoli Comicon, tra le più importanti e prestigiose manifestazioni dedicate al fumetto e all’animazione in Italia, rinnova il suo appuntamento, imperdibile per tutti gli appassionati, e si amplia trovando sede, oltre che nel classico e suggestivo Castel Sant’Elmo, anche alla Mostra D’Oltremare. Si prevedono proiezioni, presentazioni, incontri con autori, che non deluderanno di certo i fans.

Una scenografia naturale e a cielo aperto, ideali per raffigurare un mondo antico e biblico: così possono essere definiti i Sassi di Matera. Un luogo sfruttato da Pasolini per il suo Vangelo secondo Matteo (1964), ma anche importanti registi del panorama internazionale. Bruce Beresford, celebre per la splendida commedia A spasso con Daisy, decise di ambientare il kolossal King David (1985) con Richard Gere nella parte di Davide contro Golia in Italia, dividendosi tra la Sardegna e gli splendidi Sassi della città lucana per ricreare l’antica Israele. Matera

Pesaro Photo Festival dal 7 al 10 maggio 2010. Pesaro. Sedi varie. www.pesarophotofestival.it Il festival, al suo terzo anno di vita, è dedicato al mondo della fotografia e del video. Prevede interessanti corsi e workshop con fotografi professionisti e di chiara fama.

Festival di Cannes dal 13 al 23 maggio 2010. Cannes. Sedi varie. www.festival-cannes.com Il Festival di Cannes non ha certo bisogno di presentazioni: tra gli appuntamenti principali nel panorama cinematografico internazionale, è una tappa obbligata per qualsiasi appassionato di film. Ogni anno, per l’occasione, si riversano nella città francese migliaia di turisti e di star della settima arte. Film di apertura l’attesissimo Robin Hood di Ridley Scott con Russel Crowe.

Mel Gibson consacra i Sassi come nuova Israele con il suo criticato ed importante La Passione di Cristo (2003). Ancora una volta la vicenda biblica e Gerusalemme trovano un’ambientazione perfetta tra Matera, i Sassi, la Gravina e la Murgia, anche se alcune scene sono state ricostruite in studio a Cinecittà, come quella del Giardino dei Getsemani. A questi si aggiungano i molti film italiani ambientati nel capoluogo lucano. Si pensi, in particolar modo, ad opere di impegno come I basilischi (1963) di Lina Wertmüller o Cristo si è fermato ad Eboli (1979) di Francesco Rosi.

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di Paola Carcano

RACCONTI

Il vento spoglia gli alberi delle ultime foglie che rotolano come onde sulla strada deserta; le case ai lati della via sono ancora addormentate, le macchine nei vialetti aspettano silenziose come i cani nelle loro cucce. La prima luce del mattino illumina questo quartiere residenziale fatto di villette e giardini. In lontananza si ode il rumore metallico di un motorino ed il postino, ripensando mentalmente al percorso che deve fare, si stringe nelle sua divisa blu. Quella non è cambiata certo, ma guardando poco più in là la salita, ripensa al ticchettio ritmico di una vecchia bicicletta che a stento arrancava per guadagnare qualche metro ed ai pedali che venivano spinti con determinazione e fatica. Odiava quella zona della città, isolata in cima ad una collina, che lo obbligava allo sforzo giornaliero che la collina imponeva. Scostava il suo berretto di ordinanza per asciugarsi il sudore sulla fronte, dietro ai folti baffi, il suo volto era paonazzo per lo sforzo. Le cassette delle lettere erano lontane dalla strada e lo obbligavano a scendere

spesso dalla bici; la poggiava contro il cancelletto e avanzava sul vialetto. Camminava a fatica, dolorante sul di dietro per lo scomodo sellino, e la sua mole lo faceva ondeggiare come un clown. Dietro al cespuglio il cane osservava la sua preda: le scarpe consumate tacchettavano sulla ghiaia, i pantaloni blu svolazzavano sui grossi polpacci, il deretano grossissimo vibrava ritmicamente. Il predatore nascosto strisciava sul ventre, riduceva la distanza e aumentava la sua velocità in una progressiva corsa; ormai ancora pochi metri lo dividevano dalla vittima ancora ignara. Il postino frugava con la mano nella sua enorme borsa, gli occhi bassi ed il fiatone, infilava la posta nella cassetta, consapevole di avere ancora una volta rischiato la carne del suo polpaccio. Ora sogghigna e mentre constata che è tutto più rapido, più sicuro e certamente anche meno faticoso, un cespuglio alla sua destra esplode attraversato da un cane lanciato in una folle corsa, il muso proteso in un ringhio, entrambi con lo sguardo fisso sul polpaccio.

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di Mabel Giraldo

ARTE

quotidiano. Ogni opera porta la voce dell'artista anche sulle nostre tavole. Un unico motto si vuole far risuonare: la pittura per la ceramica, una ceramica ad arte, un'arte a misura d'uomo, come dire … commestibile. I nomi di molti artisti storici viventi, che hanno collaborato con entusiasmo al progetto, si intrecciano con quelli di giovani dalle profonde radici. Le opere tonde realizzate per il servizio di piatti sono fedeli alla ricerca di ciascuno e solo in un secondo momento sono riprodotte su ceramica, in modo tale da valorizzare entrambe le espressioni artistiche. Quindi, viene offerta una panoramica ampia e varia sulle differenti correnti del secolo appena trascorso e sulle tendenze di oggi, sia nel procedere di queste sia nell'avanzare di altre nuove. Il cerchio da sempre nella cultura occidentale è stato simbolo di armonia, perfezione e circolarità. Allora come coniugare tutto ciò con un contemporaneo che nelle sue differenti espressioni artistiche sembra nascere proprio per creare una frattura verso questi ideali? Ebbene, questa è la sfida che davanti ai nostri occhi ci viene suggerita, una “Tavola Rotonda” alla quale sono seduti i grandi artisti che fanno della ricerca la loro compagna di viaggio.

Nella sua prima edizione il progetto si è modellato in una mostra itinerante che ha avuto diverse sedi espositive, quali i Chiostri di Santa Caterina a Finalborgo (Savona), il Museo Civico di Arte Contemporanea di Albissola Marina (Savona), la Galleria Scoglio di Quarto di Milano e, infine, la Casa dell'Energia di Milano.

La mostra “Tavola Rotonda - arte contemporanea” nella sua seconda edizione è stata ospitata dal 25 al 28 di Marzo all'Umanitaria di Milano, con l'organizzazione dell'associazione culturale Artedamangiare Mangiarearte, e nel mese di Maggio si trasferirà ad Albissola Marina per stringere attorno a sé i lavori di 39 artisti per una collezione di opere di 50 cm di diametro.

Il progetto, che raccoglie l'impegno del Centro Artistico e Culturale Bludiprussia di Albissola Marina e la Galleria Scoglio di Quarto di Milano, nasce con la volontà di attivare nuove sinergie tra enti istituzionali, privati ed associazioni per un'idea comune di promozione della pittura e della ceramica contemporanea.

Sì anche la ceramica, perché da questi tondi verranno realizzati dei veri e propri piatti di autore, come se si volesse dare all'arte pittorica un nuovo formato intriso di vitalità, una vitalità che arriva ad “arredare”, riempiendo, il nostro ... l’altraitalia 22

Nelle foto la Mostra tenutasi presso la Galleria Scoglio di Quarto a Milano


Il filo rosso che lega la duplice realizzazione del progetto è proprio l'intento di riunire artisti di arte contemporanea da tutta Italia, quelli che nel loro piccolo, a partire dal loro laboratorio o studio, muovono le redini del nostro presente artistico e culturale. Dimostrazione che il contemporaneo non finisce come sui grandi manuali di storia dell'arte nel 1970, bensì il contemporaneo è il presente, quel nostro oggi che è già proiettato nell'imminente domani.

Stefano Soddu

Marilù Cattaneo Dunque, merito che va riconosciuto a Bludiprussia e alla Galleria Scoglio di Quarto è quello di dare spazio a un sottobosco che non solo esiste, ma che freme di essere riconosciuto perché è da questo tipo di esperienze che si iniziano a gettare le basi per la ricerca artistica anche del domani, in questa continua evoluzione e sperimentazione culturale. Per tale motivo possiamo dire che un tema già ampiamente visitato, come quello del cerchio, non viene solamente riproposto , bensì reso attuale dalla voce del suo esecutore. Ognuno con la sua personalità ed individualità crea un mondo di pensieri e parole non detti, ma rappresentati. Ogni tondo trattiene in sé un significato che è manifestato nella sua esclusività, così da esprimere attraverso l'arte quei messaggi che non si lasciano tradurre dal linguaggio verbale. Davanti ai nostri occhi appare la visione di uno scenario variopinto e differenziato, ma allo stesso tempo armonico, in quanto la ricerca dei diversi artisti segue sempre un certo denominatore, ovvero la volontà di rendere visibile quel senso ultimo delle cose, del mondo e di noi stessi che solo raramente ci appare, ma che quando ciò avviene si realizza come un'epifania.

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Marilangela De Maria


di Chiara Morassut

SOCIETÀ

La vita vera ai tempi di Facebook Mi si nota di più se sono su Facebook o se non ci sono? Dovrei cancellare il mio profilo? Come faccio a essere sicura che quella persona ha letto lo status che ho scritto per lui? Posso scrivere io sul suo muro o devo aspettare che mi scriva lui? Perché la mia amica non commenta le mie foto? E così via di domande profondamente esistenziali. Che dire, a distanza di 6 anni dalla sua nascita, di un fenomeno che non è più un fenomeno, ma è entrato a viva forza in quella che, con un'espressione molto abusata, definiamo la nostra “vita vera”? Facebook nasce nell'ormai lontano 2004 dalla classica intuizione geniale dell'ultimo studentello di Harvard, l'allora diciannovenne Mark Zuckenberg (nella foto), che se ne arricchisce e va a confermare quel sogno del self made man che la cultura americana ci propina da un bel po'. Se l'idea iniziale prende spunto dagli annuari con le foto degli studenti così comuni nei college americani, ben presto sconfina oltre Harvard andando a contagiare i giovani iscritti alle altre famose università del panorama americano, per poi iniziare la sua espansione inarrestabile e diventare quella scommessa imprenditoriale che sembra abbia raggiunto oggi un valore stimato di 10 miliardi di dollari.

Gli utenti attuali sono oltre 400 milioni dei quali 12 milioni sono italiani, e l'ultima rilevazione dell'Eurispes segnala che a servirsi del social network sono il 44,2% dei nostri connazionali dai 18 anni in su. Altre cifre che possono forse dare un'idea della portata del fenomeno (come altro definirlo?) sono, tanto per fare qualche esempio, i 55000 network regionali, di lavoro, universitari e scolastici o i 14 milioni di foto caricate ogni giorno. In Italia il Facebook scoppia nel 2008: 600mila utenti nel mese di luglio, che salgono a quota 8,5 milioni nel settembre 2009 e ad oggi il 35% degli over 65 di casa nostra si è registrato al portale e solo il 7,8% ha dichiarato di non sapere cosa sia. Su Facebook è stato già detto tutto il dicibile, ma forse l'aspetto che più emerge ora che, almeno in Italia, sta raggiungendo una certa maturità è come il social network del momento influisca sul nostro quotidiano, in un rincorrersi fra vita reale e un suo corrispondente online che ancora facciamo fatica a definire che se non avesse dell'inquietante sarebbe, a volte, quasi ridicolo. Sfogliando i giornali non c'è giorno in cui non si legga qualcosa che fa riferimento al famoso sito, andiamo dalle storie più assurde come il gruppo formatisi contro quel pensionato di Genova che si fa notare in centro sgommando in Ferrari a quelle più drammatiche come gli addii degli amici ai giovani morti in incidenti stradali, come se non dicendolo su Facebook non fosse proprio vero. Ma la cronaca ci racconta anche di quel teenager americano che ha denunciato la madre per violazione della privacy perché sarebbe entrata nel suo profilo o dell'impiegata friulana licenziata in tronco dalla sua azienda perché avrebbe creato un gruppo che la deride, fino alle studentesse denunciate per diffamazione da un'insegnante che si è trovata descritta poco piacevolmente sul network. Si passa dalle candele accese on line per ricordare a distanza di un anno le vittime del terremoto in Abruzzo, alla ragazzina picchiata dalle coetanee per una richiesta di amicizia che non avrebbe dovuto fare, ai gruppi in cui ruotano le famiglie della malavita e il saluto ai carcerati è

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forse la pratica più diffusa per chi frequenta questi anfratti del web. Gli egiziani, scopriamo, hanno nostalgia della vecchia Fiat 128 e c'è chi sostiene, il direttore della sanità pubblica nella regione di Teeside, nel nord-est dell'Inghilterra (secondo quanto riferisce il Daily Telegraph), che la sifilide sia tornata in Gran Bretagna almeno in parte per colpa di Facebook e della rinnovata facilità che esso offre nell'incontrare nuovi partner sessuali. Volenti o nolenti, eccessi a parte, sarà capitato a tutti prima o poi una piccola interferenza, per non dire un cambiamento radicale di vita grazie o a causa del social network: si scoprono tradimenti, si vengono a sapere particolari che prima non avremmo mai saputo, ci si fa un'opinione diversa di certe persone, insomma la chiacchiera di paese all'ennesima potenza dove tutti sanno tutto di tutti o, se vogliamo, una sorta di Grande Fratello dove speriamo di mostrare agli altri la nostra parte migliore, in un vouyerismo i cui limiti apparenti vanno ben oltre quella paginetta di internet che comunque la maggioranza di noi apre almeno un paio di volte al giorno, la sottoscritta compresa. Personalmente, l'interferenza di Facebook nella mia vita è andata un pò oltre il banale fomentare i pettegolezzi degli "amici"; sono infatti venuta in contatto, quando ero una giovane disoccupata che voleva usare il suo italiano per lavorare nella piovosa Dublino, con gli annunci per lingua madre di vari idiomi che sarebbero dovuti andare a lavorare nel servizio clienti del segretissimo (hanno dovuto togliere

qualsiasi insegna perché era un via vai di gente a chiedere informazioni) quartier generale appunto a Dublino. Ho passato un test scritto che mi chiedeva per lo più cosa avesse cambiato Facebook nella mia vita e due colloqui con l'America: uno con le risorse umane, una californiana che aveva il suo cane come foto del profilo (e voi vi fidereste di una persona che mette la faccia del suo cane al posto della sua?) e un altro con un manager che aveva appena superato i vent'anni. Non mi hanno preso, così come non hanno preso tutti i miei amici che hanno avuto l'onore di un contatto, tanto da farci sospettare che fosse solo parte di una ricerca di marketing un pò mascherata che con il pretesto di offrirti un lavoro ti chiedeva cosa ti piacesse del sito, cosa cambieresti ecc. ecc. Però il team di Facebook esiste a Dublino e, per gli standard della crisi ora che l'Irlanda è uscita dal suo boom, li pagano piuttosto bene. Un mio amico, altro perenne precario del customer support, ci giocava a calcio a volte e in un'occasione gli hanno perfino mostrato gli uffici. Un mio amico ha bevuto un bicchiere d'acqua da Facebook, e io, al tempo, l'avevo scritto nel mio status. Un'idea brillante, qualche amico con cui condividerla e il coraggio di realizzarla. Così è cambiato in maniera epocale il mondo delle relazioni umane. E le nostre vite si svolgono ora almeno per una buona parte su Facebook. Potere del web. O forse non abbiamo di meglio da fare. Sembra quasi che non ce l'abbiamo mai avuto. I nuovi uffici di facebook

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di Giovanni il Battista

FRECCIATINE

non sembrano esserlo) tutti i difetti di questo mondo, qualche volta mettendo pure in imbarazzo iloro interlocutori stranieri. Sono poi gli stessi che, di contro, se uno straniero muove le stesse critiche agli italiani, prima o dopo reagiscono nei confronti dello stesso straniero difendendo anche oltre ogni limite oggettivo il Popolo o le abitudini italiane (diventano allora improvvisamente ... italianissimi): strano, molto strano! In altre circostanze poi, sempre gli stessi, si scatenano per il tricolore. Quando vince la Ferrari dicono: noi abbiamo vinto, noi siamo bravi, siamo i migliori del Mondo. Quando l'Inter vince o quando l'Italia di Pallacanestro vince o la valanga azzurra vince dicono: noi siamo forti, noi abbiamo vinto. Tutto l'orgoglio italiano, allora, sboccia sfrenatamente senza confini, senza se e senza ma. Tutto ciò anche se le Ferrari che vincono sono condotte da un brasiliano e da uno spagnolo, anche se l'Inter mette in campo 11 giocatori stranieri, anche se l'Italia di Pallacanestro o del Rugby hanno qualche leader di nebulosa origine oriunda.

parlare in televisione

Appassionato dei Talk-show televisivi italiani (si captano anche da Quassù) seguo sistematicamente gli interventi degli invitati, normalmente uomini di cultura, politici, finanzieri, professionisti in genere, che argomentano su temi importanti per il vostro Paese premettendo o includendo nelle loro allocuzioni frasi come: questo è un Paese ... , l'Italia è un Paese ... , i cittadini di questo Paese..., gli italiani hanno sempre ... , in Italia siamo sempre alle solite... , la vogliamo capire che gli italiani ... , se gli italiani li votano ..., in questo Paese non cambierà mai niente ... , gli italiani non accetteranno mai di ... , l'Italia Paese mai cambierà ... , le abitudini degli italiani ... Mi domando: ma loro non sono italiani? A chi e di chi stanno parlando? Per argomentare le loro tesi e per esporre le loro critiche utilizzano queste premesse come se stessero parlando di altri, di un altro Popolo, dove loro non c'entrano, non convivono, non fanno. Quelli cattivi o casinisti, o corrotti o incapaci di cambiare o ............... sono gli altri: strano, molto strano! Sono di solito gli stessi professionisti, politici ecc. ecc., che quando sono all'estero, parlando dell'Italia, confermano e rimproverano agli italiani (loro, ripetiamo, evidentemente

Gli Italiani sono un Popolo eccezionale a tutti i livelli; sicuramente un grande Popolo di attori, di artisti, di grandi ciceroni e di immensi giocolieri della parola e d' intrecci. È necessario secondo me fare qualche piccola riflessione per essere più oggettivamente coerenti, avere anche coraggio, evitare di sempre prendere le scorciatoie. Annoto qualcuno dei tocchi artistici dei miei amici: - le convergenze parallele di Aldo Moro. - Il mio affezionato: tutto cambi affinché tutto resti come prima (il Gattopardo). - I comunisti per vincere si alleano con una parte della DC e fondano il PD. (il prode Veltroni). - I socialisti con un altro troncone di DC crea il PDL che poi rincara la dose e accorpa gli ex-fascisti di AN (il ... solito benemerito Silvio) - Tremonti, da sempre grande commercialista , impegnato per anni a creare scatole “off-shore” per i suoi affezionati clienti italiani che di recente diviene, improvvisamente, il più acerrimo nemico di queste soluzioni indicandole come impure malversazioni che solo i nemici della Patria utilizzano, mettendo all'indice i Paradisi Fiscali fino a qualche anno fa suoi lidi prediletti. (Giulio era, da giovane, sempre il primo della classe!). Qualche altra annotazione confermante il principio dell'arzigogolo e del trasformismo, anche solo per provvisorio opportunismo: nelle recenti elezioni regionali, per esempio, per la parte degli italiani che adorano il PD, in Puglia candidano Vendola (non del PD), dopo averlo avuto in primis avversario ed averlo poi messo in competizione con il loro primo candidato (del PD) ripescandolo (lui Vendola non del PD), dopo aver liquidato il loro camerata

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(del PD) il quale Vendola vince solo (a mio parere) perché in questa occasione il PDL (facendo un grande pasticcio), non ha trovato accordo con l'UDC. Il PD nel Lazio candida Bonino (non del PD), dopo aver cercato per mari e per monti un loro camerata che si candidasse (che ci mettesse la testa e non solo): la Bonino (non del PD), guarda un po’, si era poco prima candidata nella Regione Lombardia contro il PD, su altra lista. Bonino, per finire, viene comunque sonoramente sconfitta e distrutta dalla piccola e peperina sindacalista “de Roma” del PDL. Il PD critica Grillo (ora) perché si è presentato con sue liste a queste elezioni danneggiando il loro Partito. Che memoria corta! Circa un anno fa Grillo si era “offerto” gratis per avere la loro tessera: l'hanno (il PD), anche in malo modo (perché non degno), respinto. Che cosa doveva fare questo povero Diavolo se non creare le sue listarelle? Di questi giorni, subito dopo questa tornata elettorale, dopo la batosta ancora una volta subita dalle sinistre (malgrado le unanimi favolose previsioni contrarie), ecco che molti commentatori ed i giornalisti italiani, non sicuramente amici di Berlusconi e Bossi, in qualche modo saltano sul ... carro dei vincitori: ... softando, e di molto, i loro commenti, le loro interpretazioni, il far capire che in fondo loro dovevano farlo (essere cattivi prima) perché cosi glielo avevano imposto, che comunque loro non concordavano in toto, che il PD, in fondo, malgrado il loro appoggio se l'è cercata bla bla bla ... Di questi giorni ho sentito parlare Padellaro (il Fatto quoditiano) e Galli della Loggia (Corriere della Sera): insomma torniamo a bomba sulla prima parte della presente mia modesta esposizione: ... gli altri ... gli italiani, i politici del PD devono assolutamente bla bla bla ... Insomma ... !? Siete contenti così italici? E allora non c'è problema, come si dice dalle vostre parti ... Comunque il cambiamento, quello vero, quello decantato da tutti non può passare da queste ambiguità! Deve anche essere profondo, sentito e quindi rompere per sempre con la cultura dell'egoismo. La storia mi insegna che è necessario avere il coraggio delle proprie iniziative e congruenza nelle conseguenti azioni e risultanze! Se si è in buona fede e se si crede fermamente in un ideale si va fino alla fine e si sta dalla stessa parte fino alle fine ... ! Ai miei tempi (sempre per essere egocentrico), per esempio, il credere fermamente nei propri Ideali ha portato molti di noi che siamo Quassù ad essere fisicamente cancellati, impiccati, crocefissi ... io ... decapitato ... Io dico, senza dubbio alcuno, che per il bene dell'Umanità tutta, comunque, ne è valsa la pena! Come la vedete voi? Essere cosi coraggiosi è una decisione da apprezzare (mettendo comunque in conto dei prezzi cosi alti!) o da deridere (ma chi te lo fa fare, cambio marsina, mi ritiro in buon ordine: non c'è problema e via ... !)? Come sempre vi benedico tutti. In fondo voi, sudditi di Berlusconi, siete ancora in tempo, da vivi, a convertirvi o comunque a cambiare; spetta solo a voi! Che il Buon Dio vi abbia in Gloria. Mamma mia, che grande evangelizzatore che sono! Sono fiero di me! Ave.

Elezioni Regionali 2010: risultati definitivi. Lazio e Piemonte al Pdl Ecco i risultati definitivi delle elezioni regionali 2010. Il Lazio alla Polverini al fotofinish. In Piemonte vince Cota, in Calabria Scopelliti, in Puglia Vendola, in Veneto Zaia. Quando al termine dello scrutinio mancano solo una manciata di schede, si aggiudica la sfida il centro sinistra a cui vanno 7 regioni contro le 6 del centro destra, ma si partiva dall'11 a 2 a favore dell'opposizione. L'affluenza in calo: hanno votato solo il 64,2% degli aventi diritto, -8 rispetto alle ultime regionali: uno su tre non è andato al seggio. Lega Nord boom: a livello nazionale arriva quasi al 13%. Exploit della lista 5 Stelle Grillo nelle cinque regioni in cui si è presentata. Tra le curiosità, Renzo Bossi il più votato a Brescia. LOMBARDIA FORMIGONI (cd) 56,1% PENATI (cs) 33,3% - PEZZOTTA (Udc) 4,7% VENETO ZAIA (cd) 60,2% BORTOLUSSI (cs) 29,1% - DE POLI (Udc) 6,4% EMILIA ROMAGNA ERRANI (cs) 52,1% BERNINI (cd) 36,7% - FAVIA (5 Stelle Grillo) 7% TOSCANA ROSSI (cs) 59,7% FAENZI (cd) 34,4% - BOSI (Udc) 4,6% MARCHE SPACCA (cs) 53,2% MARINELLI (cd) 39,7% - ROSSI (Prc e altri) 7,1% PUGLIA VENDOLA (cs) 48,8% PALESE (cd) 42,2% BORTONE (Udc) 8,4% CALABRIA SCOPELLITI (cd) 57,7% LOIERO (cs) 32,2% - CALLIPO (Idv) 10% PIEMONTE COTA (cd) 47,3% BRESSO (cs) 46,9% LIGURIA BURLANDO (cs) 52,1% BIASOTTI (cd) 47,8% UMBRIA MARINI (cs) 57,2% MODENA (cd) 37,7% LAZIO POLVERINI (cd) 51,1% BONINO (cs) 48,3% CAMPANIA CALDORO (cd) 54,2% DE LUCA (cs) 43,0% BASILICATA DE FILIPPO (cs) 60,8% PAGLIUCA (cd) 27,9%

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di Marco Giammona

TURISMO

I rituali della Pasqua in Sicilia, lungo lo spazio temporale che va dalle Domenica delle Palme fino al Venerdì Santo e alla Domenica di Resurrezione, si presentano come una sequenza narrativa della Commemorazione religiosa cristiana ma anche come richiamo a una ritualità simbolica precristiana dove la Pasqua è la sintesi di rinnovamento, di transito, da una fase di morte della Natura (l’inverno) a una fase di vita e di risveglio (la primavera) secondo un passaggio che, già in ottica paganeggiante, si esplicitava con la morte e la rinascita della Divinità. Nelle 2 foto i “I Misteri di Trapani”

essi si voleva rappresentare la tristezza di Venere per la morte di Adone e, quindi, la successiva contentezza e allegrezza per il ritorno di Adone riuscito a sfuggire dalle mani di Proserpina e ritornato a Venere. I “giardini di Adone” sono presenti nei “Sepolcri” delle celebrazioni cristiane. A partire dal Giovedì Santo, infatti, accanto ai simboli che rimandano all’Ultima Cena, fanno bella mostra di sé delle piantine esili e piuttosto fragili di un colore verde sbiadito che altro non sono che semi di grano o di cereali lasciati germogliare al buio: sono espliciti riferimenti a quella energia vitale del ciclo vegetativo la cui reviviscenza si celebra proprio nel periodo pasquale. Nei rituali durante la Settimana di Passione o Settimana Santa, formata dai giorni che precedono la Domenica di Pasqua, si commemora il travaglio, il Calvario di Gesù, mentre la Domenica di Pasqua è un giorno di grande festa per celebrare il Cristo Risorto. Archi di Pasqua di San Biagio Platani

Le celebrazioni della Pasqua cristiana, infatti, non si riferiscono solamente alla precedente tradizione cultuale ebraica, ma hanno delle radici anche nel mondo della Roma pagana e, in particolar modo, il riferimento è alle feste Adonie, durante le quali degli orticelli simbolici chiamati i “giardini di Adone”, venivano portati in processione e con

Pur nella semplicità temporale contrassegnata da pochi giorni di calendario, le manifestazioni rituali e celebrative sono complesse e articolate per via delle tradizioni che si sono, a mano a mano, radicate non solo in ogni popolo ma addirittura nella piccole comunità. Ogni città della Sicilia partecipa alle festività pasquali con dei riti che le sono propri, derivanti cioè da usi e costumi locali, da antichissime abitudini e da radicate tradizioni delle quali non sempre si trova l’aspetto originario e le


Ma quello che maggiormente colpisce, in qualsiasi città o piccolo paese della Sicilia, durante i riti della Settimana Santa, è la partecipazione di tutto il popolo che vive le varie processioni o sacre rappresentazioni, partecipando come se la tragedia del Cristo fosse un fatto di famiglia e come se al posto di Gesù ci fosse il figlio di ciascuno.

motivazioni. Si trovano, in ogni luogo, infinite sfumature, celebrazioni del tutto particolari, scenografie emozionanti e incredibili quanto fantastici costumi che riprendono quelli di antichissime confraternite; si fanno pellegrinaggi e cortei di uomini o di animali bardati per la festa sfilano per le strade delle città; i suoni della Pasqua sono quelli di campane mute per il lutto, o quelli di scampanii che pare non debbano mai avere fine. Il ciclo commemorativo della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo è reso visibile attraverso precise forme di teatralizzazione e drammatizzazione da cui emerge, dominante, il contenuto umano e terrestre dell’evento: la Sicilia diviene un grande palcoscenico commovente e partecipato di scenografie del dolore e della gioia. In una commistione di dati folklorici ed elementi liturgici ufficiali, la Settimana Santa è quel periodo in cui viene portato in scena un copione nel quale i protagonisti sono il Bene che sconfigge il Male, l’Angelo che sconfigge il Diavolo, la Vita sconfigge la Morte. Processione del Venerdì Santo a Marsala

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di Chiara Panzera

MUSICA

Partirà tra meno di un mese il Re Matto Tour, attesissima tournee musicale di una delle ultime rivelazioni della scena artistica italiana: Marco Mengoni. Reduce del terzo posto sul podio del Festival di Sanremo e superstite della grande vittoria ottenuta nella terza edizione di X-Factor, il cantante viterbese è finalmente prossimo ad avviare il suo primo tour ufficiale che, partendo dall’Alcatraz di Milano il 3 maggio, proseguirà per ben 17 tappe fino a concludersi ad Olbia-Tempio l’8 settembre. Inutile dire che l’evento live è atteso in maniera strepitante da migliaia e migliaia di fan, tutti impazienti di assistere alla performance di Marco Mengoni e dell’album Re Matto, grazie al quale l’artista ha conquistato i primi posti delle classifiche nazionali consacrando la sua fama con il suggestivo singolo Credimi Ancora. Insomma, ormai il talento e la popolarità di Marco sono fatti noti più o meno a tutti e, detto tra noi, non potremmo essere più orgogliosi di così di possedere tra i nomi italiani un artista del calibro del cantante viterbese che, se continua così, supererà di gran lunga ogni possibile aspettativa raggiunta da qualsiasi artista emergente. Di seguito vi lasciamo con date e location del Re Matto Tour, invitandovi a visitare il sito www.fepgroup.it per maggiori informazioni su tappe e biglietti.

"Il mercante di stelle" e’ il titolo del nuovo singolo e cd di Sal Da Vinci, pubblicato il 19 marzo, gia’ in classifica. Nello stesso giorno ha debuttato con grande successo a Napoli con lo spettacolo teatrale "Io piu’ voi uguale noi". Dopo l’ottimo piazzamento al penultimo festival di Sanremo dove conquista il terzo posto con “Non riesco a farti innamorare”, torna il sensibile artista napoletano con un duplice progetto discografico e teatrale. Il titolo suggestivo per l’album “Il mercante di stelle” svela le emozioni contenute nella scelta dei tre inediti presenti: “Orologio senza tempo”, “Famme vede” unico brano del disco cantato in dialetto napoletano, e la title track, che è un inno all’amore per la vita, con le sue difficoltà, e un’esortazione a non abbandonare i propri sogni. ... l’altraitalia 31


di Manuel Figliolini

MODA

I regnanti esigono, la corte risponde con inchini e movenze rapide in una settimana della moda che di «settimana» non ha più niente … e noi, rivolti verso un futuro irraggiungibile, portiamo la nostalgia di periodi lontani, dove la moda era il centro nevralgico di una città in evoluzione. La «settimana della Moda» implode, si ripiega su se stessa, vittima di potenti regnanti individualisti che profanano il Dio precedentemente idolatrato. Le richieste raggiungono vette di assurdità mai toccate, forse perché sono passati una trentina d’anni dall’inizio del Terzo Millennio e il progresso (internet, stampa) scandisce ritmi di vita rapidi … o forse perché i regnanti non sono più gli stessi. La Moda era sovrana per una settimana, chiaroveggente di stili futuri, imponendo alla sua corte modi e tempi … ma la necessità d’informazione, la multimedialità e la morbosa sete di pettegolezzo trasformo’ la corte in regnante … e la Moda, una pedina dell’informazione. La gara delle richieste «assurde» inizia … i sovrani esercitano il potere conferitogli … abusandone.

(praticamente un défilé ogni 20 minuti) … cosa impossibile, i sovrani devono dormire, partecipare ai cocktails e per quelli che arrivano da oltre oceano ... riprendersi dal jet lag … come fare ? La corte ha deciso: sfileranno solo i grandi nomi della Moda, niente giovani (dopotutto non sono conosciuti) ma l’organizzazione pone un dubbio : i grandi nomi sono ancora troppi, bisogna epurare. Decisione finale: sfileranno solo quelli che spendono molti soldi in pubblicità sui giornali dei regnanti.

Ecco la risultante di una serie di esigenze: 1. Durata della settimana della moda : i regnanti sono coscienti dell’implicito significato del termine « settimana » ma sanno che si potrebbe concentrare il tutto in 2 o 3 giorni senza alcun problema … tutti d’accordo, gli organizzatori, la corte, gli addetti al lavoro … si comincia con epurare il calendario della Moda cercando di concentrare 200 sfilate in 72 ore

2. Periodo della settimana della moda: i reali italiani pongono l’accento su una problematica grave … trovare 3 giorni della settimana nei mesi di febbraio e di marzo per la moda. Si creano varie fazioni per giungere ad una decisione unanime: lunedì no, c’é la 39ima edizione del Grande Fratello; mercoledì nemmeno bisogna seguire le vicende del Presidente del Consiglio alla 45ima edizione dell’Isola dei Famosi; domenica, neanche per sogno, c’é la 60ima edizione di Amici. La corte arriva a rapida decisione: «La settimana della Moda si svolgerà giovedì, venerdì e sabato» … immediato fu l’alt dei supremi: «Tenete presenti il Carnevale, il Festival di Sanremo alla sua 78ima edizione e la sagra della salsiccia di Rogoredo» …

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Ma dall’America, in una conferenza stampa, i regali a stelle e strisce impongono la data ideale: «Data la situazione sociale economica mondiale, conto tenuto del clima e della forte umidità che caratterizza la città della moda … crediamo sia opportuno svolgere la settimana della Moda dal 6 al 9 maggio … l’assenza di umidità ci permetterà di partecipare alle sfilate senza dover portare la piastra liscia capelli».

E il giornalista in pensione, dà una secca gomitata alla moglie e dice : «vedi cara quello é il reame e loro sono i reali» La moglie ignara del discorso del marito esordisce : «smettila non esistono più i reami … e se fosse vero gli altro chi sono ?» ... « La corte … con i suoi cortigiani »

3. Il luogo della settimana della moda: i sommi trovano troppo lontano l’aereoporto dai luoghi delle sfilate … e gli stilisti aguzzano l’ingegno … sfilate nei check-in dell’aereoporto, sui tapis roulant dei bagagli, i più ricchi e audaci propongono sfilate direttamente sulle piste d’atterraggio per evitare il disagio del cambiamento di temperatura … i regnanti sorridono, accettano e ringraziano fino a sfociare in un elogio alla Moda italiana : «é la prima volta che qualcuno ci onora di un tale rispetto … molti considerano il silicone un polimero inorganico, invece merita attenzione e deve assolutamente evitare escursioni termiche elevate». Ma non tutti sono d’accordo e gli addetti ai lavori indugiano … la soluzione diventa un fioco barlume fino all’intervento del Sindaco della Città della Moda: «Faremo atterrare gli aerei nel centro della città» annuncia «Ma dove ? non c’é abbastanza spazio??» replica l’informazione «Abbatteremo il Duomo … tanto é come il panettone l’abbiamo fatto una volta, possiamo rifarlo ad occhi chiusi » In fondo a tutto c’é una soluzione … ed anche quest’anno la tanto attesta settimana si é conclusa … tra corse folli, cocktails e paillettes, nomi conosciuti e non … e il popolo da casa guarda tutto ciò dal proprio computer, in prima fila. ... l’altraitalia 33


di Marco Minoletti

PERSONAGGI

C'è una scena che ho descritto molte volte: il momento in cui un personaggio si scopre a guardare dall'esterno la finestra illuminata di una casa, ad esempio passeggiando in un quartiere sconosciuto, meglio ancora se anonimo e privo di fascino, oppure addirittura osservando le luci della città mentre atterra in aereo. In questa scena ripetuta c'è l'illusione che lì dentro, in quelle case a noi estranee, oltre le pareti e lo schermo delle finestre, possa forse trovarsi la felicità che cerchiamo continuamente e che risiede altrove, nelle vite degli altri. Ma se poi per avventura veniamo a trovarci dall'altra parte, dentro quelle case, scopriamo che non è così. In altre parole, ho sempre avvertito con forza il desiderio impossibile di vivere diverse vite parallele o alternative, e forse il duplice ruolo di diplomatico e scrittore è anche un tentativo di riuscirci. Nel tuo rapporto con la scrittura senza dubbio lo scrittore Mignano padre ha giocato un ruolo. Quale ? Un ruolo fondamentale, perché sono nato e cresciuto in una casa letteralmente tappezzata di libri e scaffali, e fin da piccolo, prima ancora di imparare a leggere, il gesto di sedersi con un libro aperto in grembo è stato per me la norma, un'immagine consueta e quotidiana. Mio padre mi ha trasmesso un amore trascendentale, quasi ossessivo, per la lettura, la scrittura, la letteratura, l'oggetto libro. Perciò è stato inevitabile pensare fin da bambino che sarei dovuto diventare uno scrittore, a tutti i costi.

Silvio Mignano è nato a Fondi nel 1965. Diplomatico e scrittore, appassionato d'arte e pittore, attualmente ricopre la carica di Ambasciatore d'Italia a La Paz, in Bolivia. Ha pubblicato i romanzi Una lezione sull'amore (Fazi,1999) e Le porte dell'inferno (Fazi, 2001), la raccolta di Poesie Taccuino nero per il viaggio (Caramanica, 2003) e il libro di favole da lui stesso illustrato, Il regalo del rinoceronte (Manni, 2004). Nel 2006 ha dato alle stampe il monologo teatrale Bésame mucho, omaggio a Tina Modotti, andato in scena a Città del Messico. Ha curato con Danilo Manera l'antologia Un'isola che canta, raccolta di testi di giovani poeti cubani. Suoi racconti e recensioni sono stati pubblicati su varie riviste in Italia e all'estero. Ha scritto anche alcune sceneggiature cinematografiche e in particolare - con lo pseudonimo di Mario Cabrera Lima quella del film Haiti Chérie di Claudio Del Punta (2007), che ha vinto premi prestigiosi nei festival di Locarno, dov'era l'unica pellicola italiana in concorso, e di Mons, in Belgio. Scrittore per passione diplomatico di professione, quante volte hai sentito quel che sentiva il Machiavelli?: “Venuta la sera, mi ritorno in casa et entro nel mio scrittoio, et in su l'uscio mi spoglio quella veste cotidiana”.

Leggendoti si nota una passione quasi ossessiva per il perfezionismo linguistico. Si ha quasi la sensazione che tu intarsi le parole e ne faccia un uso in senso evocativo, per evocare altre parole, nuove ed inaspettate trame linguisticonarrative. È esatto? È esatto ed è uno degli assi portanti della mia poetica. Credo nel ruolo della parola, strumento di ragione, di comunicazione, di espressione e di libertà. È un oggetto prezioso, allo stesso tempo fragile e potente, che merita rispetto e che dobbiamo coltivare, sia preservandolo sia innovando e sperimentando. Ecco perché, con un paradosso solo apparente, da un lato amo le espressioni ricercate, comprese quelle che rischiano l'estinzione, e dall'altro mi diverto a inventare parole nuove, a giocare con in neologismi anziché rifiutarli indiscriminatamente. A proposito della raccolta di poesie Taccuino nero per il viaggio, Rodolfo di Biasio scrive che il tuo modo personalissimo di operare e strutturare il verso “predilige il dettato ampio, quasi fluviale”. Trovi l'osservazione pertinente? Sì. Parto sempre dalla convinzione che si scriva per gli altri (si mente quando si dice che si scrive per se stessi e che non si sente il bisogno di un pubblico di lettori, anche minuscolo) e per raccontare qualcosa, siano storie o emozioni e sensazioni. Perciò ho costruito man mano un mio verso personale, lungo, narrativo e tendenzialmente poco musicale. Più di recente sto in parte riscoprendo la dimensione musicale del verso e in qualche caso sono perfino approdato all'endecasillabo, comunque sciolto. Ma non ho mai abbandonato il dettato ampio e quasi fluviale commentato da Di Biasio, né penso di farlo.

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Quali sono gli autori che hanno maggiormente segnato il tuo percorso umano e letterario? Molti, forse troppi. Gianni Rodari da bambino, anche se l'ho riscoperto in continuazione negli anni successivi e da allora ha ripreso ad accompagnarmi: da Rodari ho imparato l'amore per il gioco di parole, il desiderio di edificare costruzioni anche illogiche e troppo ardite utilizzando le parole come mattoni, o a volte come picconi di fantasia per distruggere e buttar giù una parete che era venuta male o che era troppo scontata e noiosa. Nell'adolescenza autori solidi come Tolstoj, Faulkner e Thomas Mann, in seguito raffinati creatori, i grandi innamorati della scrittura, ad esempio Gadda, Landolfi, Nabokov, Savinio, Robbe-Grillet, ma anche Flaubert, Poe, Stevenson, Lewis Carroll. Negli ultimi anni alcuni scrittori americani, De Lillo, Pynchon, Updike e su tutti Philip Roth. Proust poi è una presenza costante, una sorta di involontario angelo custode che non mi abbandona mai. Tra i poeti questo ruolo lo ha Leopardi, ma aggiungerei due nomi distanti tra loro sia nel tempo che nello spazio, Lucrezio e Charles Simic, e in mezzo Goethe, Keats, Baudelaire, Gottfried Benn, Antonio Machado, Montale.

linguistica, scrivere qualcosa in un idioma inventato. Vorrei però che fosse allo stesso tempo comprensibile per i lettori, ed è questo l'ostacolo che non ho ancora risolto. È invece più realistico un altro desiderio: scrivere un testo teatrale. Ho già delle esperienze positive nel campo della sceneggiatura, vorrei ora cimentarmi con il palcoscenico.

Il senso delle avanguardie letterarie storiche, penso al Dadaismo e al Surrealismo prima e al Lettrismo e al Situazionismo poi, è stato anche quello di rompere con un certo modo di pensare e praticare la scrittura nel tentativo di incidere sulla realtà storica. Oggigiorno le riviste letterarie, anche le più raffinate, paiono più simili a delle palestre dotate di attrezzature sofisticatissime in cui si esercita l'arte dello scrivere per lo scrivere. Il risultato è una babele di linguaggi. Che ne pensi in proposito? Non sono molto convinto della letteratura dichiaratamente impegnata. Non mi piacerebbe scrivere un romanzo che avesse un esplicito contenuto - o un messaggio, termine che non amo - politico o sociale, lo troverei perfino noioso e controproducente. Credo invece che ogni opera narrativa o poetica abbia indirettamente un ruolo politico e sociale: se racconto una storia d'amore o un'avventura apparentemente solo poliziesca, sto inserendo i personaggi, le loro storie e i loro sentimenti in un contesto specifico, nel quale si muovono, e che inevitabilmente contiene riferimenti storici. Preferisco che la realtà del nostro mondo emerga in questo modo e che siano i lettori a trarne le conclusioni. Del resto la vita vera - se l'espressione ha un senso - funziona così: non è che tu ti fermi in mezzo alla strada, ti prenda il mento tra le mani e dichiari: «Signori, ci troviamo in questa contingenza storico-politica ed è tempo di agire nei modi e nei termini che ora vi esporrò». Ti prenderebbero per pazzo, a meno che tu non stessi tenendo un comizio. Quello che invece accade è che tu vai a lavorare, prendi un caffè in piazza, vivi una storia d'amore o sei testimone di amori altrui, entri in un negozio, passeggi con degli amici e parli con loro, e mentre fai queste cose assorbi la situazione sociale e politica in cui vivi ed eventualmente la elabori o addirittura vi partecipi attivamente.

Prima di recarti a La Paz hai trascorso due anni a Basilea, cosa rimpiangi di questa città oltre ad Art Basel? Molte cose. O tutto. Ho un rapporto visivo con i luoghi che amo, non mi rendo conto di provare nostalgia finché non mi scopro involontariamente a immaginarmi all'interno del paesaggio, non mi vedo camminare per una certa strada o in una piazza, e allora mi sembra di avere alla mia sinistra il corso del Reno o davanti a me la salita della Rheinsprung che porta alla Münsterplatz. Credo poi di aver bisogno della distanza - geografica e temporale - per maturare un vero e proprio sentimento di rimpianto. Ho scritto le mie cose più belle su Roma stando all'estero, e allo stesso modo ho sentito la necessità in questi mesi di ambientare un romanzo nella regione di Basilea, mentre non ne avvertivo l'urgenza quando abitavo a Bottmingen e percorrevo tutti i giorni quella decina di chilometri per raggiungere la Wettsteinplatz e lo Schaffhauserrheinweg. Forse più di ogni altra cosa, però, mi mancano gli italiani della regione, con il passar del tempo mi accorgo di nutrire un vero e proprio affetto verso di loro e il libro è anche un atto di amore nei loro confronti.

L'Italia non vanta, a differenza di altre nazioni, una grandissima tradizione di diplomatici-scrittori (penso a Claudel, Stendhal, Morand, ad Andrić, ecc.) Quali sono, secondo la tua opinione, le ragioni di ciò? È vero solo in parte. Ci sono diplomatici italiani scrittori, forse non ancora famosi come quelli che hai giustamente citato. È possibile che giochino comunque nel nostro caso due fattori: il primo è che in Italia i diplomatici sono esclusivamente di carriera, dunque professionisti, e perciò in gran parte interessati agli aspetti specifici del settore. Molti, quindi, preferiscono scrivere di relazioni internazionali, di economia internazionale, di politica estera. Il secondo è una certa tradizionale tendenza al riserbo, a tenere un profilo volutamente basso. Credo che ci sia in ogni caso un'evoluzione nelle ultime generazioni.

Hai delle opere in cantiere ? Quali? Tre romanzi praticamente conclusi, uno dei quali ambientato nella regione di Basilea e che spero davvero di poter pubblicare al più presto. E tanti altri progetti che cerco di portare a compimento tra i mille impegni che ho. Walter Benjamin, oltre ad aspirare - senza dirlo - ad affermarsi come il maggior critico letterario tedesco del suo tempo, aspirava, dicendolo, a voler scrivere un'opera di sole citazioni. Quali sono le tue aspirazioni dicibili e “indicibili” in campo letterario? Mi piacerebbe approfondire ed esasperare la sperimentazione ... l’altraitalia 35


di Rossana Seghezzi

RECENSIONI

Alla scoperta della Campania e del Cilento sulle orme di Ulisse Il viaggio di Ulisse in Campania di Elena Scuotto: un percorso tra storia e leggenda. fondamentali del viaggio di Ulisse e contestualizzarlo sulle coste della Campania (da Castel Volturno sino a Palinuro e Marina di Camerota, passando per Sorrento, Ischia e Capri), per poi chiamare in causa leggende della tradizione popolare, con sirene e streghe.

Molti sono stati i tentativi di dare una collocazione storicogeografica a quanto raccontato da Omero nella sua Odissea. Particolare fortuna, probabilmente per l'esotismo delle teorie trattate, ha avuto recentemente un testo come Omero nel Baltico di Felice Vinci, che poneva le avventure di Ulisse non nel Mediterraneo bensì tra le fredde terre del Nord Europa in relazione con la mitologia scandinava. Il libro di Elena Scuotto, Il viaggio di Ulisse in Campania (BelAmi Edizioni, Roma 2009), è di tutt'altra opinione, probabilmente più tradizionale, ma di grande validità. L'autrice, docente di Letteratura Latina presso l'Università di Napoli “Federico II” ed esperta di lessico settoriale antico, prende in considerazione le coste campane e del Cilento in particolare per individuare i luoghi del passaggio di Ulisse e del suo equipaggio di ritorno dalla guerra di Troia verso la natia Itaca. Scrive la Scuotto nella prefazione: “Si è sempre cercato di individuare i luoghi indicati dal racconto dell'Odissea omerica e non sono mancate, nelle varie epoche, identificazioni differenti delle località citate dal poeta, anzi se ne sono proposte diverse che spesso non concordano tra di loro. Basti pensare ad esempio a Ph. Champault che, in netto disaccordo con V. Bérard, dopo una lunga serie di considerazioni, poneva Scheria, invece che nell'isola di Corcira, nell'isola di Ischia. Perché allora, dopo un'osservazione dei luoghi, ma soprattutto degli eventi e delle tradizioni popolari che hanno caratterizzato l'esistenza del testo omerico, non collocare alcune delle tappe dell'Odissea sulle coste mediterranee e più specificamente sulle coste campano-cilentane, tra le bellezze naturali nel nostro mare?” Come suggerisce il sottotitolo del volume si tratta di uno studio, o meglio di un viaggio, “tra mitologia, tradizioni popolari e geografia dei luoghi” ed in effetti il libro si allontana dalla semplice e pesante analisi accademicoscientifica per farsi lettura piacevole e di grande effetto anche per i non esperti e addetti ai lavori. Si parte dagli elementi letterari, storici e archeologici, presi in considerazione dalla Scuotto con grande semplicità e più da antropologa che da filologa, per ricostruire i punti

Mostra così come il passaggio su quelle coste non sia stato sterile, ma anzi esso è stato inglobato nel territorio e digerito dalla popolazione: le storie sulle sirene si moltiplicano, ad esempio, e ad esse sono connesse la stessa nascita della tarantella sorrentina o le vicende delle famose streghe del noce di Benevento. Ma al di là dell'interesse meramente accademico, il saggio risulta stimolante anche per chi si appresta a partire per le vacanze in Italia e per chi voglia trascorrere un po' di tempo sulla penisola sorrentinaamalfitana e più giù, nelle meravigliose zone del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano.

Il viaggio di Ulisse in Campania, che vede anche un'appendice fotografica con opere dell'antichità e pittoriche contemporanee (tra cui Waterhouse), può essere infatti visto come uno studio, ma anche come una guida, piena di curiosità e di miti, per chi vuole scoprire qualcosa sui luoghi che sta per visitare. Di fatti la Scuotto dedica l'intero ultimo capitolo mostrando come Ulisse sia stato sfruttato dal turismo locale, diventando quasi un “testimonial” di quelle zone. Così a Palinuro, località che fra l'altro prende il nome dal nocchiero di Enea raccontato da Virgilio, si trova la discoteca “Il Ciclope” ricavata in una grotta naturale e tra le principali del Sud Italia oppure veniamo a conoscenza dello “scoglio delle sirene” a Capri. Una lettura piacevole e consigliata, quindi, sia per la scientificità del volume che per il periodo estivo che si avvicina. Sembra infatti un libro davvero adatto per guardare con occhi diversi luoghi di villeggiatura pieni di storia, miti e leggende.

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Non siamo neanche partiti che l’hostess della Aegean, compagnia di bandiera greca, alle 11 di mattina, passa con il carrello del prosecco. È così chiaro che ho bisogno di bere. Le improbabili pennettine al pomodoro con polipo che seguono non soddisfano a pieno le mie aspettative, ma tanto non avevo fame. Sorvolando, inizialmente bassi, il mare greco penso che sarebbe bello in fondo rimanere ancora qualche mese, ma in realtà lo penso perché mi hai detto che volevi rimanerci tu. Tu che le mie amiche dicono di dimenticarti e io ti difendo, che giuro di non sentirti per una settimana e poi mi chiami tu, che voi uomini non ce la fate proprio. Tu che quando tornerò sarai affettuoso perché ti sarò mancata e dopo mi metterai in disparte per dedicarti completamente a quella ragazza amabile, socialmente impeccabile, che si veste bene, falsa, codarda, che non gliene frega niente, che ti sta trattando male e facendo soffrire. Quella ragazza che non sono io. Quella ragazza che, confermano le mie amiche, vi lascerete di sicuro, ma voi uomini siete stupidi e quando lo capirai io probabilmente non ci sarò più. Io che devo rimanere segreta, ma poi mi usi per far ingelosire lei, io che oggi ti soffoco, domani mi chiedi di dormire da te, oggi siamo amici, domani hai paura di farmi star male, io che comunque ci sono sempre, ci sono sempre stata, e il tuo darmi per scontata non aiuta. Se si impara sempre qualcosa, anche da questo periodo così confuso e povero di lucidità, ho imparato che la solidarietà femminile esiste, e probabilmente esiste veramente solo nel momento in cui ci troviamo davanti al classico maschio stronzo nel quale nella vita prima o poi ci imbattiamo tutte. Anche se parlarne non risolve niente, anche perché l’unica spalla su cui vorresti piangere è quella di lui, che te lo farebbe anche fare di sicuro. Neanche scriverne serve a molto, ma le lettrici mi perdoneranno senz’altro questo uso privato di uno spazio semi-pubblico, dei lettori non mi interessa, tanto voi uomini siete tutti uguali, e se questo fosse uno spazio da faccine sorridenti forse in questo momento qui ce ne starebbe una, forse no. Torno e il mio gatto, dopo quattro mesi che non lo vedo, mi accoglie con un miao appena appena incerto, e poi è quello di sempre. E chi lo sa se lui capisce quando io non ci sono e come funziona il senso del tempo nei gatti, che forse non fanno caso ad andate e ritorni, ma vivono semplicemente il momento in cui ci sei, ti vogliono bene come se non te ne fossi mai andata e probabilmente non ci fanno troppo caso se te ne vai. Il capitano fa qualche commento sul tempo a terra, io trovo la gente straordinariamente pacata e gentile, forse perché capisco quello che mi dicono, la temperatura incerta mi fa rimpiangere l’estate greca e i ritorni, beh i ritorni sono sempre belli, soprattutto se durano lo spazio di una settimana intensa di aperitivi e caffè, corse in bici e uova di Pasqua rotte in anticipo, romanzetti, shopping, cucina della nonna e pizze a domicilio, e che si concluderà con una Pasquetta in volo, e non sotto la pioggia a fare la grigliata. Torno invece a quella che è la mia vita vera, ma non lo sembra neanche a me, con la consapevolezza che non riuscirò a cambiare niente e con in testa quella citazione di non so chi che fa più o meno “Si innamorava come si innamorano le donne intelligenti. Come un’idiota”. Non finisce qui e lo so bene. Ma per noi romantiche non c’è alternativa, e il nuovo inizio, questo lo so bene, dipende solo da me. ... l’altraitalia 37

Chiaramente ... no

di Chiara Morassut


di Simona Guidicelli

BENESSERE & SALUTE

La Rosa canina è una delle innumerevoli specie di rose selvatiche comuni nelle nostre campagne, soprattutto nell'Appennino; si trova facilmente in tutta Europa e forma siepi alte fino a 3-4 metri.

Camminando in collina e in montagna la rosa canina è facilmente distinguibile. Il suo fusto verdastro e i suoi rami (eretti nella parte inferiore e ricadenti in quella superiore) sono ricoperti di aculei. Le foglie impari-pennate a 5-7 foglioline sono ovali, dentellate e allungate. In primavera quando fiorisce l’individuerete senza problemi. Basta prestare attenzione ai suoi fiori: sono a 5 petali e di un bel rosa vivace. Di color intenso (rosso scarlatto) anche i suoi frutti, o meglio i suoi falsi frutti chiamati cinorrodonti. All’interno sono ricchi di semi e di peluria mentre all'esterno presentano una sottile scorza. Sono proprio loro, i falsi frutti della rosa canina a rappresentare la parte erboristicamente più interessante di questa pianta, perché ricchi di vari principi attivi. Una volta giunti a maturazione, i cinorrodonti vengono raccolti e utilizzati nella stagione invernale vista la loro altissima concentrazione di vitamina C. Ne possiedono più di qualsiasi altro frutto. Se l´arancia contiene mediamente 50 mg per etto di acido ascorbico (vitamina C) la rosa canina ne possiede addirittura 2250 mg. È dunque la sorgente naturale più ricca di vitamina C.

Marmellata di bacche di Rosa canina Ingredienti 1 Kg di polpa di bacche di rosa canina 600 g di zucchero buccia di limone ½ litro di vino bianco Procedimento Cogliete le bacche, privatele del gambo, lavatele bene sotto l'acqua corrente dopo averle pulite del pelo interno, mettettele in una pentola, ricopritele col vino, portate ad ebollizione e fatele poi sobbollire a fuoco molto moderato per circa 45 minuti. Trascorso questo tempo, scolatele e passatele ad un setaccio a maglie larghe schiacciando bene col cucchiaio di legno. Rimettete sul fuoco la polpa ottenuta aggiungendo poca acqua bollente e fate cuocere per circa 15 minuti. Ripassate di nuovo al setaccio, pesate la polpa ottenuta e per ogni kg di polpa calcolate 600 g o più di zucchero. Fate cuocere la polpa con lo zucchero per circa 1/2 ora a fuoco moderato. Pochi minuti prima di togliere la marmellata dal fuoco, unite la buccia finemente grattugiata di un limone e qundo la marmellata è gelificata versatela ancora calda nei vasetti perfettamente puliti di vetro. Chiudeteli subito con la marmellata ancora calda e conservate in luogo asciutto e buio fino al momento dell'uso. ... l’altraitalia 38


Ma sono anche altri i principi attivi che si trovano nei suoi frutti: tannini, pectine, carotenoidi e soprattutto bioflavonoidi, pigmenti naturali dall´importante azione antiossidante. Contenendo un elevato quantitativo di acido ascorbico, la rosa canina (o meglio i suoi falsi frutti) è indicata per combattere le infezioni alle vie respiratore (orecchie, naso e gola) in quanto rafforza le difese dell´organismo. Svolge quindi un’azione immunostimolante nel prevenire influenze e raffreddori, in particolare nei bambini. Ha inoltre un’azione antinfiammatoria e antiallergica. Secondo studi condotti dal premio Nobel Linus Pauling e da ricercatori statunitensi, la rosa canina assunta in forti dosi preverrebbe anche la crescita cancerogena. I cinorrodonti hanno inoltre proprietà astringenti (grazie alla presenza di tannini sono efficaci nella cura delle diarree) e diuretiche (stimolano l´eliminazione delle tossine tramite l´urina). Il fiore e il frutto della Rosa canina

I consigli dell’erborista La maschera di bellezza Ottenuta omogeneando con frullatore i "frutti" freschi di Rosa canina (tagliati, svuotati con cura e lavati più volte per eliminare i piccoli peli aguzzi che possono conficcarsi nella pelle) è una delle più efficaci per il suo effetto schiarente, levigante e tonificante della pelle.

QUANDO SI RACCOGLIE Le foglie si raccolgono in estate, senza il picciolo; i frutti (falsi) si raccolgono in agosto - settembre: si incidono lateralmente e si tolgono gli acheni cercando di eliminare il più possibile la peluria.

COME SI UTILIZZA I petali della Rosa canina hanno proprietà analoghe a quelle delle altre rose. Le foglie vengono utilizzate per tisane leggermente astringenti, utili per chi è facilmente soggetto a disturbi intestinali. I frutti confermano, per uso esterno, proprietà astringenti, antiinfiammatorie e protettrici vasali caratteristiche dei polifenoli in essi contenuti.

CURIOSITÀ Si narra che in tempi antichi la radice di questa pianta venisse utilizzata contro la rabbia trasmessa dai morsi dei cani. Per questo nel 1700 Linneo, il naturalista svedese fondatore della moderna sistematica botanica e zoologica, attribuì a questa rosa l´appellativo “canina”.

Per prevenire l’influenza e le malattie dovute a raffreddamento In primavera e in autunno seguire per 2 settimane una cura a base di tisana di rosa canina. Per preparare l'infuso si possono utilizzare tutte le parti delle coccole. Berne 3-4 tazze al giorno. Contro leggere infezioni alle vie urinarie La tisana di rosa canina stimola il sistema immunitario e favorisce la produzione di urina, agendo come blando disinfettante delle vie urinarie e della vescica. Assumerne una grande tazza calda, fino a 3-4 volte al giorno. Contro i reumatismi e l’idropisia Versare 5-6 cucchiai di semi di rosa canina in 1 litro d'acqua, fare bollire per mezz’ora, poi filtrare. Questa tisana svolge una blanda azione diuretica e facilita l’espulsione di eventuali ristagni d’acqua nei tessuti. Inoltre, lenisce leggeri dolori reumatici. Berne almeno 1/2 litro al giorno. Vino rinvigorente Versare 100 g di coccole di rosa canina in 1 litro di vino rosso secco, lasciare macerare per 14 giorni, poi filtrare. Due bicchierini al giorno rinforzano stomaco e intestino e regolano la circolazione. Assunta in queste dosi la rosa canina agisce da cardiotonico, in quanto aiuta a stimolare la circolazione periferica del cuore.

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Torta fiocco di neve alle fragole Ingredienti per il Pan di Spagna 4 uova 150 gr. di zucchero 150 gr. di farina bianca 1 bustina di vanillina 1 pizzico di sale Per la farcitura e la decorazione 200 gr. di fragole Preparato x Crema Chantilly Panna da montare x dolci 1 bicchiere di maraschino Preparazione: Far scaldare il forno a 180° Imburrare e infarinare uno stampo di circa 26 cm. Mettere in una ciotola, lo zucchero, le uova, il pizzico di sale e la vanillina; con le fruste, montare bene per alcuni minuti finchè il composto diventa spumoso, aggiungere la farina setacciata, e continuare a frullare fino ad amalgamare il tutto. Versare nello stampo e mettere in forno per circa 25 minuti. Nel fratempo, montare la panna, preparare la crema, tagliare a pezzetti piccolissimi 4/5 fragole. Sformare il Pan di Spagna e metterlo in un piatto piano, tagliarlo in mezzo in modo da creare due dischi, spruzzarvi sopra il maraschino, con una spatola, stendere sopra il primo disco, la crema chantilly e cospargervi sopra le fragole a pezzettini; coprire con l'altro disco di pan di spagna, spalmare con la crema rimasta. Stendere sopra uno strato di panna, a questo punto, decorare con la sac a poche, tutto intorno a fiocchetti (esempio in foto) o in base alla vostra fantasia, completare con le fragole tagliate a metà .

Scaloppine di pollo alle carote Ingredienti per 4 persone 8 fettine di petti di pollo 4/5 carote formaggio tipo provola farina bianca vino bianco secco olio - sale - pepe Preparazione Pelare le carote e grattugiarle, farle cuocere aggiungendo l'olio e il sale per circa 15 minuti, e tenerle da parte. Far scaldare l'olio in una padella abbastanza larga, infarinare le fettine di pollo e farle leggermente dorare dai due lati, aggiungere sul fondo, mezzo bicchiere di vino bianco, distribuire sulle fettine le carote preparate prima, aggiungere il formaggio affettato, pepare e coprire il tegame, lasciare sul fuoco basso fino a far sciogliere il formaggio. ... l’altraitalia 40


Frittatine agli spinaci e pane raffermo Ingredienti 4 mazzetti di spinaci 2 panini raffermi tritati 4 uova 4 cucchiai di grana grattugiato olio - pepe - sale Preparazione: Lavare gli spinaci, metterli in una pentola, coprire, far cuocere x circa 10 minuti e scolarli; metterli in una ciotola, aggiungere gli altri ingredienti, mescolare il tutto e formare delle frittatine, aiutandosi con un cucchiaio o con le mani, far friggere in olio caldo da entambi i lati a fuoco basso e a tegame coperto. Servire.

Ingredienti Cuori di carciofi teneri Cedro Limone Prezzemolo Foglie di aglio o erba cipollina olio extra vergine d'oliva sale - pepe Preparazione Tagliare a spicchi i cuori di carciofi e il cedro sbucciato, metterli in una ciotola e aggiungere il succo del limone, il prezzemolo e le foglie di aglio tritati, condire con olio, sale e pepe.

Fusilli con pomodorini e rucola Ingredienti per 2 persone 150 grammi di fusilli 10 pomodorini ciliegia 10/15 olive nere denocciolate 30 gr di rucola una mozzarella 2 cucchiai di parmigiano olio extravergine di oliva origano Preparazione Mentre cuocete la pasta, lavate e tagliate i pomodorini a spicchi e le olive nere a rondelle. Tagliate la mozzarella a cubetti e lavate la rucola. Scolate la pasta e raffreddatela sotto un getto di acqua fredda, versatela in una ciotola e unite gli ingredienti preparati precedentemente e un po' di parmigiano grattugiato. Dopo una mescolata aggiungete un po' di olio extravergine di olive e una presa di origano. Fate raffreddare ancora in frigo in attesa di servire. ... l’altraitalia 41


ENOGASTRONOMIA

di Christian Testori

La ricetta Pasta ai caprini Ingredienti per 4 persone: 350 grammi di pasta 200 g. di caprino fresco 400 g. di pomodori 12 olive verdi basilico, capperi, aglio olio extravergine, sale, pepe Straordinario e semplice piatto tratto dalla più genuina tradizione mediterranea. Si spellino i pomodori, li si privi accuratamente dei semi e si proceda con un taglio a spicchi. L'aglio dovrà essere dorato in 4 cucchiai d'olio, per poi disporre nella padella i pomodori, le olive (snocciolate), 1 cucchiaio di capperi e un pizzico di sale. Il sugo dovrà essere mescolato per 3 minuti a fuoco lento. Si stemperino quindi i caprini con 2 cucchiai di acqua di cottura della pasta e quanto basta di pepe. Scolata la pasta, la si condirà con la crema di caprini a cui amalgamerete il sugo e il basilico tritato

Che con la dicitura 'formaggio caprino' si definiscano i formaggi prodotti con latte di capra non è una precisazione superflua. In Italia, infatti, è autorizzata la denominazione di “caprino a lette vaccino”, ossia di formaggi prodotti con latte di vacca che però, per forma e consistenza, ricordano quelli prodotti con latte di capra. Questo si può considerare solo l'ultimo, e forse il meno mefistofelico, degli sgarbi comminati a un alimento meno nobile di altri prodotti caseari ma di indubbio interesse per le sue proprietà nutrizionali e alcune caratteristiche del tutto peculiari. Quella del latte di capra, e dunque del formaggio con essa prodotto, è la storia di una vera e propria persecuzione che ha attraversato i secoli successivi alla caduta dell'Impero Romano, tra i cui confini il simpatico animale era tenuto in grande considerazione al punto da essere più apprezzato delle vacche o delle pecore. Le sfortune iniziano nel Medioevo, allorché la lana di pecora divenne elemento centrale del sistema economico. Dapprima si costrinse la capra espulsa dai pascoli nei boschi, quindi la si accusò di distruggere le foreste.

Abbinatelo con ... Cilento rosato Il cilento rosato è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Salerno. A base di Sangiovese (70 - 80%), aglianico, primitivo e piedirosso, ha un colore rosa che può essere più o meno intenso, presenta un sapore asciutto, armonico e fresco. Deve essere servito a una temperatura di 14-16%, può essere abbinato anche ad antipasti a base di salumi e sott'olio, seppie o calameri ripieni, soprattutto se la pietanza contiene capperi, olive o pane amalgamato con uovo. Di particolare rilievo l'abbinamento con i migliatielli e i fegatini di maiale.

Quella che gli storici ricordano come “guerra alle capre”, in Italia toccò il suo apice durante il regime fascista, quando fu espressamente vietato di escludere le capre da tutte le aree boschive e venne introdotta una tassa per ogni capo posseduto. Dagli anni 70 ad oggi, tuttavia, si assiste ad una graduale ripresa del numero di allevamenti, essenzialmente dovuta alla riscoperta delle potenzialità di un animale che può esser cresciuto in aree montane o caratterizzate da pascoli poveri, alla crisi della zootecnia tradizionale e alla necessità di immettere sul mercato formaggi dal gusto delicato. Particolarmente vocati alla produzione di caprini sono gli agriturismi, che nell'allevamento delle capre hanno ravvisato l'opportunità di valorizzare le risorse naturali del territorio. Non è di scarso significato sociale il fatto che queste produzioni trovino il proprio sbocco principale nei mercati locali, che si sono così votati a offrire al

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consumatore un formaggio che risulta adatto sia per uno snack veloce che per l'elaborazione di piatti più elaborati. Il caprino classico è a pasta fresca, ma conosce alcune varianti che lo vogliono a pasta molle, tipo caciotta, e a pasta dura, tipo formaggella. Consumare caprini è tanto stimolante quanto salutare. E' stimolante perché la qualità del latte di capra varia fortemente a seconda del benessere fisico e dell'umore dell'animale: una buona marca, dunque, non può prescindere dal rispetto del capo. Il sapore del caprino nella sua variante fresca è acidulo ma equilibrato, e tuttavia se soggetto a stagionatura può acquisire un sapore decisamente forte che ricorda la frutta sovramatura. Può inoltre essere condito con stuzzicanti spezie, con pomodori freschi o secchi, perfino con il miele, spiccando per versatilità. Ed è salutare perché è uno dei porchi formaggi tipici magri, adatto nelle diete ipocaloriche ma anche nelle stagioni più afose. Tipico salume con cui accostare il caprino è la bresaola, ma la sua caratteristica freschezza risulta esaltata anche in un'insalata con rucola e pomodorini, senza dimenticare che è tra i formaggi che meglio si prestano al condimento di primi piatti in cui la leggerezza non è sacrificata al gusto: ottimi, a questo proposito, gli sposalizi con fagiolini e baccelli. Il compito, gratificante ed elementare, è quello di creare una crema amalgamando il caprino con un poco di latte ed esaltandolo con origano, limone e pepe nero macinato.

Un'altra qualità non trascurabile è la “simpatia” che questo formaggio nutre, sorprendentemente, verso il pesce, ad esempio uno spada affumicato in carpaccio. In questo caso il nostro caprino, rigorosamente fresco, sarà amalgamato con limone e vermut secco prima di essere spalmato sul carpaccio, che per ragioni di eleganza si consiglia di arrotolare. E a chiusura del piatto non si dimentichi una spruzzata d'olio in cui si saranno precedentemente intinti timo, erba cipollina ed origano. Un'ultima curiosità: non esiste un solo caprino italiano che abbia ottenuto la DOP, con l'unica parziale eccezione della Robiola di Roccaverano, il cui disciplinare prevede una quota minima di latte di capra pari al 50%. Sono tuttavia ben 26, redistribuiti in quasi tutte le regioni italiane, i prodotti agroalimentari riconosciuti come tradizionali, e oltre i 100 i tipi complessivamente censiti, con presenze particolarmente rilevanti in regioni padane come Piemonte e Lombardia. Paese che vai, caprino che trovi.

Agenda LA VITA TRA LEPONTI E WALSER Ornavasso (VB) - 1° maggio 2010 Per maggiori informazioni: www.festaprimomaggio.it "La Vita tra Leponti e Walser", l'appuntamento che il Primo Maggio richiama ad Ornavasso migliaia di visitatori da tutta Italia per riscoprire gli antichi cortili walser e degustare ogni genere di specialità gastronomica, si rinnova. L'edizione 2010 sarà dedicata al Medioevo e alle origini di Ornavasso. Previsti figuranti in costume, balli, concerti, spettacoli teatrali e specialità gastronomiche. 15 il numero delle sagre che presenteranno i propri prodotti e le proprie iniziative, tra cui: gli agrumi di Cannero Riviera, la Patata di Montecrestese, le Mele di Crusinallo di Omegna, i sapori del lago di Stresa, il Cinghiale di Migiandone, l'Uva di Masera, il Mirtillo di Bognanco. Iscrizione obbligatoria in Pizza Biancetti e CCIV Maggio. CAMPIONATO ASSOLUTO DI PIZZA Pala Danubio, Fiumicino (RM) - Il 17 e 18 maggio 2010 Per maggiori informazioni: www.campionatoitalianodipizza.info Pronto al decollo il 10° Campionato Assoluto di pizza, una competizione di grande livello che mette al centro la tecnica e il gusto della pizza e premia i migliori pizzaioli d'Italia. Le categorie di gara saranno anche quest'anno: tonda classica, in pala, in teglia, artistica, free style. VINUM IN VILLA Villa Foscarini Rossi, Stra (VE) - Il 23 e 24 maggio 2010 Per maggiori informazioni: www.villafoscarini.it Seconda edizione di una rassegna dedicata a vino e cibo prodotti secondo Natura. Una gustosa kermesse che interpreta appieno la nuova cultura di ricerca delle espressioni della terra in armonia con l'ambiente e l'uomo. Un evento coinvolgente, durante il quale i visitatori potranno incontrare più di 70 produttori italiani e stranieri. Vini bianchi freschi e fruttati, vini rossi tannici e corposi, vini maturi dalle persistenti note speziate, vini spumeggianti e vivaci, e ancora stuzzicanti abbinamenti tra frutta, formaggio, carni e verdure. OLIO E DINTORNI Villa Maseri - Loc. Oleis - Manzano (UD) Dal 28 al 30 maggio 2010 Per maggiori informazioni: www.prolocomanzano.it La località di Oleis, il cui toponimo riflette una voce latina indicante l'ulivo, ospiterà nella suggestiva cornice di Villa Maseri tre giorni di festa per celebrare l'olio e le sue caratteristiche attraverso convegni, lezioni di potatura e coltivazione dell'ulivo, degustazioni, arte e musica. All'interno della manifestazione si confronteranno i produttori di olio provenienti dal manzanese, da Trieste e da Dignano di'Istria che attraverso dei test sensoriali e degustazioni, metteranno in evidenza le caratteristiche e le proprietà dei loro prodotti.

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di Simona Guidicelli

ASTROLOGIA

Il segno del mese Toro Il pianeta dominante è Venere, l'elemento è la terra, la qualità è fissa. Il Sole si trova in Toro all'incirca tra il 21 Aprile e il 21 Maggio. Colore da portare: il verde, il colore di Venere. Pietra portafortuna: Smeraldo. Metallo: il rame che appartiene a Venere. Giorno favorevole: il Venerdì, dominato da Venere. È un segno molto stabile in cui sono presenti testardaggine e molta possessività. Come l'animale si muove e pensa lentamente, ma nel momento stesso in cui impara qualcosa lo assimila in modo duraturo. I Toro detestano i cambiamenti e possiedono il dono di saper maneggiare il denaro. Non vengano deviati dalle lusinghe, insistono su una logica e non disperdono i propri interessi. Di solito godono di ottima salute. Le persone di questo segno hanno un intenso magnetismo fisico nei confronti del gentil stesso. La sua più grande virtù è la pazienza come anche la costanza. Il nato nel segno del Toro è tenacissimo nel perseguire uno scopo, pur essendo forte e piuttosto lento, e quando la sorte gli è avversa, sa attendere con grande calma e ricominciare con grande calma senza affaticarsi e senza perdere tempo in recriminazioni che, per lui, sarebbero inutili. La natura si esprime in modo passionale, più sensualmente che sentimentalmente. Sono individui leali, pur con qualche debolezza: hanno molto il senso dell'amicizia, farebbero veramente tutto per un amico, anche aiutarlo economicamente, anche se il Toro non manca di una grande parsimonia. La formazione dell'individuo è influenzata dall'infanzia e dall'ambiente familiare, sa dove vuole arrivare e non tollera imposizioni, inoltre odia l'intrigo e rifugge il pettegolezzo. Diventa assai pericoloso quando si accorge di essere stato tradito e strumentalizzato. Al Toro non mancano comunque i difetti: la natura possessiva, la pigrizia, la totale mancanza di autocritica che lo porta ad una sorta di presunzione. Il Toro sa dare calore ed amore a chi gli sta vicino, ma è altrettanto egoista e geloso delle stesse persone. All'apice dell'amore il Toro giunge alla possessività della persona amata così come si intende il possesso di un oggetto, ecco perchè sin dalla più tenera età,

bisognerebbe insegnare, ai nati sotto questo segno, il dominio degli istinti ed il controllo della prepotenza. Fin da giovanissimo sarà favorito nei rapporti con gli altri, desidera mostrarsi simpatico e spesso ci riesce, i suoi legami sono costanti e duraturi, siano essi di amore o di amicizia.

La donna Toro È bella e seducente. Dà molta importanza al suo corpo. Richiede moltissimo all'uomo e non si contenta facilmente. Anche se a volte si mostra altera, è una donna delicata e fragile, che ha bisogno di coccole. È una donna riservata, ma se si innamora diventa un vulcano in eruzione, una donna tenerissima e fedele. Il suo partner ideale è colui che sa aiutarla quando è sofferenti e la costringe a prendere atto delle sue responsabilità. L'intesa sarà basata sul reciproco rispetto e sull'intimità domestica.

L'uomo Toro Ama moltissimo l'avventura sentimentale. Ha bisogno di dividere qualsiasi cosa con la donna che gli è vicino. È molto geloso e possessivo e questo può rappresentare un infinito tormento. È un uomo che ama godersi moltissimo la vita e quindi anche la passione erotica. Il suo fisico ha un fascino molto maschile. Con lui non si deve aver fretta o essere precipitose! Ha bisogno, infatti, di tempo per capire se si trova di fronte alla persona giusta.

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