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numero 16 -gennaio 2010

Fr. 2.80 Euro 1.80

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

SOCIETÀ

Conto alla rovescia TURISMO

CINEMA

Roma

Nine: Fellini in musical

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l’altraitalia SOMMARIO

ITALIANI NEL MONDO Continua l’odissea dei pensionati truffati

TURISMO 22 Roma 4

SOCIETÀ Conto alla rovescia La vita della merce Il decennio perso

MUSICA 6 21 28

CINEMA Nine: Fellini in Musica Cineturismo

CHIARAMENTE NO 8 9

CULTURA Il declino dei valori morali I sentieri degli angeli 2a puntata

10

BENESSERE & SALUTE 13

34 Il carciofo

ASTROLOGIA 17

PERSONAGGI Intervista a Saro Marretta Antonio Di Pietro a Zurigo

32 Oggi cucino con lo zafferano 36 Mettiamoci a tavola

14

FRECCIATINE Prova di intervista

31 L’uomo del baracchino

ENOGASTRONOMIA

RACCONTI Avventura

27 Vasco e Pausini travolgono Boccelli

18 26

38 Oroscopo 40 Il segno del mese


l’altraitalia Editore l'altraitalia Postfach CH 8965 Wald (ZH) info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi Co-Direttore Gianni Lorenzo Lercari Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Collaboratori Paola Carcano Umberto Fantauzzo Simona Guidicelli Marco Minoletti Chiara Morassut Chiara Panzera Armando Rotondi Luca Palumbo Christian Testori

Foto rsp futura sagl

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso

Webmaster Alfredo Panzera

di Maria C. Bernasconi

Premetto che condanno fermamente la guerriglia scatenatasi a Rosarno ma non posso far finta di NON SAPERE della disperata situazione in cui vivono i lavoratori extracomunitari! Hanno reagito con la violenza alla violenza i migranti di Rosarno. “Troppa tollerenza” dice il Ministro degli Interni, Roberto Maroni. Ma a cosa si riferisce? Forse abbiamo tollerato troppo il modo disumano in cui sono costrette a vivere queste persone (perchè, non dimentichiamolo, di persone si tratta e non di bestie!) o abbiamo tollerato troppo il fatto che siano stati sfruttati nel massacrante lavoro agricolo? Maroni invia i rinforzi! Ma per difendere chi? I cittadini di Rosarno, la 'ndragheta o gli extracomunitari? Inoltre, quello che davvero non riesco a comprendere è come mai, quando accadono fatti simili, dovuti all'esasperazione di chi deve subire quotidianamente angherie, soprusi e umiliazioni, o addirittura provocati dalle stesse organizzazioni malavitose, tutti si mostrano stupiti e indignati prodigandosi in dichiarazioni “picchiapetto” o da “falsi moralisti”. E, fatto assai strano: NESSUNO SAPEVA NIENTE E NESSUNO È RESPONSABILE! Un paio di sere fa, al Tg1 della sera, seguito da milioni di persone (quindi anche da molti di coloro che non SAPEVANO NIENTE!) passavano immagini raccapriccianti, girate tempo fa, che mostravano, in tutto il loro squallore, le “abitazioni” degli immigrati: case di cartone, niente letti e nemmeno materassi, niente servizi igienici, niente acqua ma tanto fango quando piove, niente luce, sporcizia e rifiuti ovunque. A tutti coloro che NON SANNO NIENTE voglio ricordare che in Calabria esiste la 'ndrangheta (criminalità organizzata calabrese, svilluppatasi a partire da organizzazioni criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria, dove oggi è fortemente radicata e in continua espansione). Tale organizzazione malavitosa controlla ampi settori dell'economia dall'impresa al commercio e all'agricoltura È ora che le istituzioni preposte e le forze politiche, senza steccati ideologici, prendano seriamente in mano la situazione e non solo per ristabilire l'ordine ma per aiutare i lavoratori migranti a vivere una vita, quantomeno, dignitosa. È ora che le autorità preposte alla tutela della dignità umana SAPPIANO E SI SENTANO RESPONSABILI!

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di Rossana Paola Seghezzi

L’amicizia è sacra. Si dice. È la cosa più bella, preziosa e rara della vita di ognuno di noi. Si dice. Per un vero amico si fa tutto, lo si sostiene, lo si aiuta, lo si capisce e si sta dalla sua parte appoggiandolo, anche se non si condividono le sue scelte. Questa è sempre stata la mia concezione di amicizia, ci ho sempre creduto ciecamente, fin dai tempi delle elementari quando con la maestra cantavamo in coro “è l’amico è qualcosa che più ce n’è meglio è… è un silenzio che vuol diventare musica, da cantare in coro io con te..” (ve la ricordate?). Ma cos’è realmente l’amicizia? Quanti amici abbiamo? E qual’è il momento esatto in cui si capisce di essere diventati amici di qualcuno senza abusare della parola, senza definire amicizia una semplice conoscenza o senza illudersi di avere molti “amici” solo per paura di sentirsi soli? Io non so rispondere a nessuna di queste domande: molte volte, per semplice abitudine, definisco miei amici persone che non lo sono, con cui magari sono uscita un paio di volte, oppure colleghi con i quali sto a stretto contatto tutto il giorno e quindi, solo per questa comunanza di spazi e lavoro, mi viene automatico chiamarli amici. L’amicizia è strana, io ho l’impressione che sia difficile, molti sostengono che addirittura tra uomo e donna sia una cosa impossibile. Io non lo so. So però che il 2010 mi ha portato la probabile fine di un’amicizia decennale, un legame che non saprei dire bene né quando sia iniziato né quando è passato dallo status di “conoscenza” a quello di “amicizia”, ma so che mi ha dato tanto e che la sua fine fa male. Spesso si tende a dare gli amici per scontati: sono lì, pronti nel momento del bisogno.. e se un giorno non ci fossero più?.. Impossibile! E invece, è possibilissimo e doloroso, ti senti come deprivato di qualcosa, come nudo, vulnerabile perché una persona che ha condiviso i tuoi problemi e conosce i tuoi segreti più intimi, a un certo punto smette di far parte della tua vita. Ci sono mille ragioni per cui due persone possono “chiudere un’amicizia” ma nessuna può lasciare indenne né uno né l’altro amico. Nel mio caso, è straziante, mi lascia ammutolita, senza forza di reazione o risposta. Caro amico, sei importante per me, fondamentale, rappresenti il mio passato ed il mio presente, vorrei rappresentassi anche il futuro. Chi trova un amico trova un tesoro. Si dice. E chi lo perde? Preferirei non doverlo scoprire mai.

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ITALIANI NEL MONDO

“Siamo delusi”ci dice il signor Marco Tommasini “siamo stati abbandonati dalle istituzioni e dalle autorità italiane presenti in Svizzera. Nessun appoggio concreto a sostegno della difesa per il recupero di quanto, con l'inganno, è stato tolto alle nostre famiglie da Antonio Giacchetta, dirigente del Patronato Inca-CGIL a Zurigo”. La truffa perpetrata ai danni di un centinaio di pensionati italiani residenti in Svizzera è ormai nota ai più. L'autore dell'ignobile raggiro si trova ancora nelle carceri di Kloten mentre la Procura Pubblica, faticosamente, sta ancora indagando per la ricostruzione di tutta la vicenda.

di Maria Bernasconi

Numerose sono state le attestazioni di solidarietà nei confronti di coloro che hanno visto svanire nel nulla i risparmi di una vita di duro lavoro, di rinunce e di sacrifici. Infinite le condanne nei confronti di chi ha commesso il crimine ma, pare, nessuna proposta concreta su come impostare la difesa dei connazionali derubati o per sollevarli finanziariamente in questo momento drammatico. Le vittime hanno, da qualche tempo, costituito un comitato in difesa, a cui aderiscono una quarantina di famiglie ma, in realtà, si è a conoscenza di oltre 60 pensionati truffati.


Il maltolto potrebbe ammontare a circa 20 milioni di franchi svizzeri. Il comunicato stampa che diffondeva la notizia della costituzione del precitato comitato indicava la nostra redazione quale recapito per coloro che, in qualche modo, avrebbe potuto intervenire a sostegno. In effetti, i contatti non sono mancati: molte sono state le persone che ci hanno interpellato per esprimere, con vero spirito di fratellanza, il proprio sdegno, per avere informazioni e nemmeno sono mancate le telefonate di persone coinvolte nel raggiro dell'ex dirigente del patronato INCA-CGIL di Zurigo. Purtroppo non è giunta nessuna offerta di vero appoggio alla causa. Mentre i pensionati colpiti da simile tragedia stentano, oramai da troppo tempo, ad arrivare a fine mese, “siamo allo stremo delle forze nell'individuare la forma per far arrivare la nostra richiesta d'aiuto a tutte quelle autorità e istituzioni italiane presenti sul territorio elvetico” ci fa sapere Marco Tommasini, presidente del comitato a difesa delle vittime, giunge notizia che ad aver accolto il loro appello è un avvocato, tale Gaetano Longo il quale, pare, non possa proprio dirsi “senza pecca” ma che, incomprensibilmente, è accreditato presso le autorità e le istituzioni citate. La notizia, nota peraltro già da tempo, è stata fonte di preoccupazione per il senatore Claudio Micheloni e per l'onorevole Franco Narducci, parlamentari eletti all'estero, i quali, oltre a molti altri oneri, hanno il dovere di segnalare ogni anomalia che potrebbe nuocere agli interessi della collettività italiana all'estero: questi hanno intrapreso, presso il Ministero degli Esteri, i passi necessari affinché l'ordine venga ristabilito. Rimane ancora oscura, tra l'altro, la questione dei timbri consolari utilizzati abusivamente da Giacchetta per l'autentica delle firme da lui falsificate: non è ancora stato accertato se siano stati rubati o riprodotti illegalmente. È davvero lodevole che i nostri rappresentanti abbiano rilevato questa atipicità e che se ne siano fatte carico affinché parole quali etica e morale trovino il loro giusto valore. Detto questo vien però da sè una domanda: ma ai pensionati toccati da questa disgrazia, che versano in gravi difficoltà economiche, che sono particolarmente toccati psicologicamente, al concreto ed in questa fase, chi ci pensa? Presumibilmente non siamo informati sulle diverse azioni intraprese da parte dei preposti ed eventualmente a quali condizioni: saremmo particolarmente lieti di poter avere qualsiasi tipo di informazione a tal riguardo da chiunque volesse fornircela così da poter tranquillizzare le famiglie colpite. Nei giorni passati le agenzie stampa, in seguito alla decisione presa dal governo italiano di applicare ulteriori tagli ai fondi destinati agli italiani all'estero, riportavano notizie di innumerovoli interpellanze parlamentari per il recupero di alcuni milioni di euro da dedicare ai pensionati indigenti. Bello sarebbe sapere se i pensionati in questione sono considerati tali. Anche per quanto riguarda i Comites vi è grande fermento e preoccupazione: riforma si, riforma no, elezioni subito, maggiori poteri, pareri vincolanti, ecc. Ebbene, a prescindere da ciò che succederà in futuro, i Comites hanno,

per ora, una precisa funzione regolata dalla LEGGE 23 ottobre 2003, n.286 (Norme relative alla disciplina dei Comitati degli italiani all'estero. L'articolo 2 (Compiti e funzioni del Comitato), punto 4.a) recita quanto segue: “il Comitato coopera con l'autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare, con particolare riguardo alla difesa dei diritti civili garantiti ai lavoratori italiani dalle disposizioni legislative vigenti nei singoli Paesi”. Ci pare di intravvedere in tale articolo, un preciso dovere del Comites, in cooperazione con l'autorità consolare, con specifico riferimento alla tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti all'estero. È probabile che l'interpretazione da noi data all'articolo in questione, in quanto profani, è errata. Sarebbe interessante avere chiarimenti da parte dei diretti interessati circa l'applicazione di questa norma. “Abbiamo l'impressione che si stia tentando di far cadere nel dimenticatoio questa gravissima vicenda che, non solo ha colpito duramente gli interessati, ma ha gettato discredito su tutta la collettività italiana in Svizzera” ci dice il signor Tommasini. “Ci pare che su questo misfatto si stia cercando di far calare il sipario, come se nulla fosse avvenuto, come se si trattasse di un “fattuccio di poca rilevanza” continua Tommasini “come se questa tragedia fosse una normale, piccola anomalia commessa da un individuo che nulla aveva a che fare con un'organizzazione conosciuta e riconosciuta in tutto il mondo come ente preposto al sostegno dei connazionali all'estero. Allora mi chiedo: forse la posta in gioco è troppo alta?”. E mentre coloro dai quali ci si aspetterebbe sostegno e precise indicazioni su come impostare l'azione giudiziaria per questa drammatica, scomoda e confusa faccenda continuano le loro discussioni con un botta e risposta mediatico, prosegue l'odissea delle povere famiglie indigenti che devono fare i conti con i loro penosi problemi. Forse la disperazione e lo sconforto ha spinto i pensionati truffati ad accettare l'aiuto di persone che, magari, non godono di ottima reputazione, ma il fatto che costoro vogliano farsi rappresentare legalmente, per recuperare quanto gli è stato sottratto, intraprendendo azione giudiziaria nei confronti dei responsabili, non può essere considerato una grave colpa ma un chiaro e legittimo diritto!

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di Chiara Morassut

SOCIETÀ

Conto alla rovescia

Parlare con gli animali, farsi baciare da spazzacamini sporchi di fuliggine incontrati di notte in zone di montagna, scagliare melograni a terra sperando di spargere più semi possibili, attendere di svegliarsi la mattina dopo per trovare tanti piatti rotti davanti a casa. No, non sono deliri da ubriachi, ma solo alcune delle cose che, senza andare molto lontani, caratterizzano il passaggio al nuovo anno nella vecchia Europa. E pensare che tutto era iniziato, forse, in Mesopotamia, sin dai remoti giorni del II millennio a.C. con la commemorazione della battaglia fra la dea del caos Tiamat e il dio Marduk, vinta da quest'ultimo, battaglia che avrebbe portato alla nascita dell'universo con l'imposizione dell'ordine sul caos. Cenni alla celebrazione del Capodanno si trovano anche tra gli antichi Egizi, che credevano che in questo giorno fosse nata Hathor, la dea dell'amore e della gioia, della musica e della danza. Per i babilonesi l'anno iniziava in corrispondenza della prima Luna Nuova dopo l'equinozio di primavera, quando la terra rifioriva a nuova vita. E in Europa i Celti, seguendo un calendario agricolo e pastorale, legato al ciclo delle stagioni, festeggiavano il Capodanno in autunno, periodo dell'anno in cui la terra, dati i suoi frutti, si prepara all'inverno. Nell'antica Roma il primo dell'anno era dedicato a Giano il sacro dio bifronte. Tale divinità si diceva avesse due facce e due fronti: l'una rivolta indietro verso il passato e l'altra rivolta avanti verso il futuro.

Ecco perché Giano era considerato il dio dei passaggi e delle porte, degli inizi e dei termini e dal suo nome deriva “gennaio”. Infatti, sempre in epoca romana, si stabilì di sincronizzare il calendario con il sole e fu Giulio Cesare, nel 46 a.C., a creare quello che ancora oggi è conosciuto come il calendario Giuliano, che stabiliva che l'anno nuovo iniziava il primo gennaio. Con l'adozione poi universale del calendario gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582), la data del primo gennaio come inizio dell'anno divenne infine comune. Chiunque l'abbia iniziato e con qualsivoglia pretesto, i festeggiamenti del Capodanno fin dalle loro origini hanno nel loro significato tradizione religiosa, credenze popolari e un po' di sana superstizione, quel “non è vero ma ci credo” che nemmeno i più razionali si negano la notte dei fuochi d'artificio; persino i botti infatti, considerati manifestazione di gioia “esplosiva” per l'avvento del nuovo anno, un tempo avevano il preciso intento di scacciare gli spiriti maligni. Se nella tradizione italiana ricordiamo i “classici” biancheria intima rossa e bacio sotto il vischio, lenticchie e zampone (raramente anche uva passa) e magari qualche oggetto vecchio buttato dalla finestra, non serve andare molto lontano per trovare, ad esempio in Germania, l'usanza di gettare nell'acqua stagno fuso in un cucchiaio allo scoccare della mezzanotte, per poi guardando la forma che si crea o l'ombra gettata da quella forma, cercare di indovinare cosa ha in serbo l'anno nuovo.

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In Spagna c'è la tradizione di mangiare, alla mezzanotte, dodici chicchi d'uva, uno per ogni rintocco dei dodici scoccati da un orologio (il principale è quello di Puerta del Sol a Madrid). In Russia, dopo il dodicesimo rintocco, si apre la porta per far entrare l'anno nuovo, mentre nei Paesi anglosassoni si apre la porta sul retro, per permettere all'anno vecchio di uscire. In Polonia, per assicurarsi ricchezza nel nuovo anno, si usa mettere nel portafoglio alcune squame della pelle della carpa cucinata alla vigilia di Natale. In Grecia, poco prima di mezzanotte, si taglia, secondo un preciso rituale la “vassilopitta” o torta di San Basilio, un pane dolce che contiene al suo interno una moneta; il fortunato che la troverà nella sua fetta avrà un anno prosperoso. Uscendo dall'Europa; in Giappone, prima della mezzanotte, le famiglie si recano nei templi per bere sakè ed ascoltare 108 colpi di gong che annunciano l'arrivo di un nuovo anno; si ritiene infatti che questo sia il numero dei peccati che una persona commette in un anno e che in tal modo ci si purifichi. E' inoltre molto comune preoccuparsi del primo sogno fatto per l'anno nuovo, perché si pensa che riveli ciò che accadrà in seguito, a imitazione forse degli antichi babilonesi che tentavano di indovinare il futuro il primo giorno dell'anno. In Messico, il primo gennaio, moltitudini di persone visitano “le colonne della vita” nelle rovine dell'antica città maya di Mitla. I visitatori usano circondare le colonne di pietra con le braccia, e stabilendo quanto spazio c'è fra le mani tese misurato con le dita, si suppone che corrisponda

al numero di anni di vita della persona che abbraccia la colonna. I capi di Stato esortano ad avere fiducia nel futuro e un po' tutti tiriamo un sospiro di sollievo per la fine del 2009, l'anno della crisi. Poi un'occhiata all'oroscopo, l'ultima mangiata con gli avanzi che già smentisce un po' i propositi di dieta e siamo già nel 2010. Che sembra ieri siamo entrati nel 2000 e in fondo, salvo qualche differenza, non è cambiato niente. Auckland, Nuova Zelanda, con la sua Sky Tower illuminata dai fuochi d'artificio, è stata la prima capitale del mondo a festeggiare il Capodanno. Chi è andato sulle spiagge esotiche approfittando dell'ultimo last second, chi nelle capitali, chi a casa a giocare a tombola, quelli del consumismo luccicante a tutti i costi o quelli del Capodanno di solidarietà o alternativo, nel monastero di turno. Il cinema, con un suo lungometraggio, chiude il 2009 con un monito al 2012, che vedrà la terra coinvolta in una serie di catastrofi annunciate che porteranno alla fine del mondo, ma che a noi che ci stiamo appena abituando agli anni 10, sembra così lontano. In fondo non c'è niente di più universale di un nuovo inizio e delle grandi speranze che la gente vi ripone, quindi, in qualsiasi modo abbiate passato questo ormai quasi dimenticato 31 dicembre, vi auguro un nuovo anno di buoni propositi che si avverano, cerchi che si chiudono e opportunità a non finire, e anche se dei buoni propositi ci dimenticheremo a febbraio e non saremo capaci di crearci noi le nostre opportunità, beh abbiamo tutto un nuovo decennio davanti a noi, c'è sempre tempo.

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CINEMA

di Armando Rotondi

Nine: Fellini in musical alla conquista di Hollywood già stato omaggiato dal regista gallese Peter Greenaway con 8 ½ Women (1999), opera altamente autoriale come è l'originale. Nine fu premiatissimo nel 1982, vincendo, fra l'altro, quattro Tony Awards, incluso quello per la miglio produzione dell'anno. Era normale, quindi, un suo adattamento per il grande schermo, vista anche la nuova linfa di cui i film musicali stanno godendo negli ultimi ani, da Moulin Rouge (2001) di Baz Luhrmann, a Dreamgilrs (2006) di Bill Condon, sino ad Across the Universe (2007) di Julie Taymor e Mamma Mia! (2008) di Phyllida Lloyd. Scritto per lo schermo da Michael Tolkin e dal rimpianto Anthony Minghella, la pellicola conta un cast straordinario che vede Daniel Day Lewis nei panni di Guido Contini (ovvero il Guido Anselmi felliniano), regista in crisi che deve fronteggiare un esercito agguerrito di figure femminili: Penelope Cruz, Marion Cotillard, Nicole Kidman, Stacy Ferguson (Fergie del gruppo musicale “Black Eyed Peas”), Kate Hudson, e due signore del grande schermo come Judi Dench e la nostra Sophia Loren. Tutte donne che hanno caratterizzato, segnato e tormentato la vita di Guido, ovvero la moglie, l'amante, la musa ispiratrice, la confidente, la madre defunta. Il tutto girato a Roma in splendidi cornici come quella di Piazza del Popolo.

Quando si pensa al cinema italiano, negli Stati Uniti, tre nomi vengono alla mente. I primi due sono quelli di Sophia Loren e Marcello Mastroianni, ovvero gli attori icona della nostra cinematografia. Il terzo personaggio cui viene naturale pensare, per ovvia, chiara e doverosa fama, è Federico Fellini. Egli è, senza dubbio, il più conosciuto regista italiano all'estero, sia tra la gente comune che tra gli addetti ai lavori, i quali gli hanno sempre riconosciuto il rango di maestro. Vincitore di cinque premi Oscar, di cui quattro per il miglior film straniero e l'ultimo alla carriera nel 1993, premiato proprio dalla Loren e da Mastroianni, Fellini è stato non solo un mito, ma anche una fonte di ispirazione artistica, in particolare per un genere che, oramai, è quasi una peculiarità del cinema statunitense: il musical.

Un omaggio musicale a Fellini, dunque. Prima sui palcoscenici di Broadway, poi nelle sale cinematografiche. Ma non è certo l'unico. Già Le notti di Cabiria (1957) con Giulietta Masina fu fonte di ispirazione per Sweet Charity, scritto dal rinomato commediografo Neil Simon con testi di Dorothy Fields e musica di Cy Coleman. Un musical che ha fatto storia, nominato a dodici Tony Awards, andato in scena per la prima volta a Broadway nel 1966 per la regia di Bob Fosse, che ricevette il premio per la coreografia. Nel corso della sua carriera, ne vinse altri sette.

L'uscita nelle sale di Nine, diretto dallo stesso Rob Marshall che fece incetta di statuette con Chicago (2002), dimostra proprio questo. La pellicola è tratta dall'omonimo musical di Broadway, scritto da Arthur Kopit e Mario Fratti con musica e testi di Maury Yeston, che a sua volta si basa sul capolavoro felliniano 8½ (1963). Film, quest'ultimo, che era ... l’altraitalia 8


Lo stesso Fosse, tre anni dopo, ne dirige un adattamento per lo schermo con Shirley McLaine nel ruolo che fu della Masina. Un film, forse, non del tutto riuscito, ma resta indimenticabile il brano “Rich Man's Frug”. In fin dei conti Fosse, leggendario autore di Cabaret, che nel 1972 guadagnò otto premi Oscar tra cui quello per la regia, rappresenta una delle personalità più felliniane del mondo dello spettacolo americano. Basti pensare alla sua penultima fatica cinematografica, All That Jazz (1979), capace di vincere la Palma d'Oro a Cannes: Roy Scheider è Joe Gideon, ballerino, attore e coreografo, che racconta della sua vita, della sua carriera e dei suoi amori ad una Dama vestita di bianco, un angelo della Morte. Un film, che per quanto fantastico, surreale e kitsch, rappresenta una vera autobiografia esistenziale dell'autore. Anche questo, quindi, un omaggio musicale a 8½ di Federico Fellini. Dai Neil Simon e Bob Fosse di un tempo fino agli odierni Rob Marshall e Daniel Day Lewis, Fellini continua a ispirare il musical americano cinematografico, dopo aver ispirato quello teatrale. E l'Italia, con il suo fascino, le sue location, i suoi personaggi, i suoi maestri, la dolce vita e, diciamolo, i suoi stereotipi, continua a conquistare Hollywood.

Agenda Internationale Filmfestspiele Berlin 11 - 21 febbraio 2010. Berlino. Sedi varie. www.berlinale.de Giunto alla 60° edizione, il Festival di Berlino è sicuramente tra le manifestazioni cinematografiche più attese e importanti del mondo. Una kermesse che vede in competizione tra i maggiori registi, attori e produttori del globo, per aggiudicarsi il prestigioso Orso d'Oro. Un appuntamento assolutamente da non perdere, con più di 400 pellicole in visione, suddivise in diverse sezioni.

Glasgow Film Festival 18 - 28 febbraio 2010. Glasgow. GFT. www.glasgowfilmfestival.org.uk Un festival di grande qualità che oltre al programma ufficiale, vede vere e proprie rassegne collaterali come la retrospettiva su Cary Grant, sul Mystery Film e soprattutto il Shorts Film Festival, il Music and Film Festival e lo Youth Film Festival, fra le più interessanti kermesse internazionali di cinema per ragazzi.

La Toscana è una regione talmente piena di paesaggi “cinematografici” che sarebbe impossibile elencarli tutti in uno spazio così ridotto. Già abbiamo detto, nei numeri precedenti, di Sant'Anna di Stazzema, in provincia di Lucca, dove Spike Lee ha girato il suo difficile e controverso Miracolo a Sant'Anna (2008), in cui si intersecano le vicende della 92° compagnia Buffalo e quella dell’eccidio nazista del 12 agosto 1944. Conviene quindi soffermarsi di volta in volta, anche in numeri successivi, su singole località. Questo mese ci si dedica alla Val D'Orcia, provincia di Siena, e al suo impareggiabile paesaggio. Da queste parti, nei dintorni di Bagno Vigoni, si possono notare atmosfere letteralmente mitiche che subito, all'occhio attento, fanno tornare alla memoria le immagini de Il Gladiatore (2000) di Ridley Scott, premiato con cinque premi Oscar, incluse le statuette per la migliore pellicola e per il miglior attore Russell Crowe nei panni del generale Massimo Decimo Meridio. Due sono le scene, di grande suggestione, girate da Scott in Val D'Orcia: quella iniziale, con il ritorno a casa del protagonista, dopo la grande battaglia in Gallia; la fine, in cui il paesaggio con i campi dorati e i viali di cipressi della Val D'Orcia si trasforma in splendida visione dei Campi Elisi. Ovvero i campi dove Massimo, prima generale, poi gladiatore vittorioso contro l'imperatore Commodo, eppure morente dopo la sfida al Colosseo, si recherà per trovare pace e i suoi cari uccisi dagli uomini dell'imperatore. Due brevi scene, ma che rimangono nell'immaginario collettivo. Merito in parte della musica che le accompagna, ma anche merito, e molto, degli splendidi paesaggi utilizzati da Scott.

Los Angeles, Italia - Film Fashion and Art Fest 28 febbraio - 3 marzo 2010. Hollywood - Los Angeles. Mann's Chinese Theatre. www.losangelesitalia.com Si tratta di uno dei principali appuntamenti con il cinema italiano in USA. Organizzato dall'Istituto “Capri nel Mondo” con il patrocinio del Ministero dei Beni Culturali, degli Esteri, delle Regioni Campania e Lazio, quest'anno la rassegna vede gli omaggi a Rossellini, Visconti e Marcello Mastroianni, nonché un tributo dedicata a Giuseppe Tornatore, in occasione del suo ultimo lavoro, Baarìa.

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di Umberto Fantauzzo

CULTURA

Il declino dei valori morali nella realtà culturale globalizzata “ANNO DOMINI 2010” “Handle so, dass deine Handlung eine Maxime wird”, die moralisch eine universelle Gültigkeit bekommen könnte. “Agisci in modo tale che la tua azione possa assurgere ad una massima”, da ricoprire moralmente valenza universale.

Le informazioni che attualmente l'interessato individuo ha la possibilità di attingere dalla radio, televisione e da altre fonti della più variegata multimedialità, possono essere convogliate in un'unica tipologia nella famigerata denominazione di “Cronaca Nera”, per il cui tramite giornalmente il cittadino nel suo ruolo di lettore, ascoltatore o spettatore, viene “a fortiori” confrontato con un massiccio input di notizie, prevalentemente di ordine di violenza criminogena quali: furti, rapine, omicidi, prepotenza mafiosa, fenomeno di crescente consumo di droga, pedofilia, violenza sessuale praticata sulle donne, xenofobia, discriminazione razziale, corruzione politica e amministrativa etc .etc., per citarne alcune tra le prevalenti, che per effetto di “brainwash” condizionano il cittadino interessato a reagire con apatia ed abulia, atteggiamenti che si estrinsecano in forma di indifferenza generalizzata verso gli eventi quotidiani e di viscerale sfiducia verso l'interlocutore sociale, le istituzioni tutte e la politica. A tal punto sarebbe lecito per ogni critico cittadino porsi il quesito concernente la causa prima determinante i fenomeni negativi che caratterizzano la società odierna, i quali concretizzandosi in realtà culturalmente deleteria, si posizionano in piena dicotomia strutturale con l'Imperativo Categorico di Kant. Nel senso dell'Etica kantiana, cultura, sin dalla sua storicamente remota genesi, costituisce la creazione più nobile dell`attività di pensiero e di azione dell'uomo. La concenzione umanistica di cultura, originatasi con la prima scuola di attività di pensiero filosofico dell'antica Grecia, venne ulteriormente elaborata dai Romani, che conferendole un significato prettamente pedagogico, la definirono attività di formazione individuale finalizzata all'edificazione spirituale dell'uomo, nel senso di coltivazione della più nobile componente dell'individuo; accezione di cultura da reperire etimologicamente nel verbo latino “colere”.

L'IMPERATIVO CATEGORICO, concepito dal filosofo tedesco Immanuel Kant, da evincere dalle sue opere: Critica della ragion pura e Critica del giudizio, prodotte nel XVIII secolo, nell'intenzione dell'autore medesimo contemplerebbe, nel contesto di un ' “ETICA SOGGETTIVA” una qualità di azione individuale da poter essere moralmante sublimata e divenire una norma di “ETICA UNIVERSALE” valida per tutti i componenti la comunità umana. Caratteristica morale, essenzialmente intrinseca nella concenzione dell'ETICA SOGGETIVA KANTIANA, è prioritariamente costituita dal principio assiomatico dell'assoluto rispetto della dignità umana nel proprio simile. ... l’altraitalia 10


Theorie der ethischen Sozialisation” (Tesi sulla teoria di socializazione etica). Le considerazioni propedeutiche di tipo socio - culturale evidenziano che in un recente passato è stato possibile costatare la presenza di fenomeni moralmente negativi che con crescente frequenza si ripetono e si moltiplicano nella realtà europea ed oltreoceano, e nel contempo virtù morali come: rispetto per il prossimo, solidarietà sociale, sensibilità ed empatia umana e senso di altruismo divengono sempre piu rare e gradatamente alla loro scomparsa subentrano elementi neg ativi come: eg oismo, avidità, cor r uzione, menefreghismo generalizzato ed un'eccessiva esaltazione dell'individualismo, che facilmente potrebbe sfociare in un esagerato culto della persona da poter divenire una nuova ideologia; e parallelamente si delinia una forte dipendenza dal denaro tale da definirsi un'ortodossa idolatria.

Nell'enfasi classica, con la quale il concetto cultura venne coniato sia dagli antichi Greci quanto dai Romani, risulta implicito il nesso inscindibile di cultura con l'etica. Con innegabile evidenza lo ha dimostrato l'opera pedagogica di Socrate, mirante alla culturalizzazione morale dei suoi discepoli, attività formativa tragicamente divenuta motivo di condanna a morte che il filosofo greco accolse con saggia rassegnazione, considerando la sentenza di morte, anche se ingiusta, per lui moralmente vincolante, in quanto immediato effeto di applicazione esecutiva di norme giuridiche vigenti nella “Polis”, liberamente volute e democraticamente approvate dal popolo di Atene, quindi eticamente leggittime. Il concetto di cultura, nel suo lungo itirenario evolutivo di oltre due milleni, disponendo di una dinamica storica di base, ha recepito sistematicamente tutti i messaggi che ciascun evento nei tempi ha saputo offrire, sollecitandola ad una continua innovazione, premessa indispensabile che le consente d'inserirsi organicamente nelle società moderne economicamente industrializzate.

Fattori causali che recentemente hanno determinato, a ritmo esponenziale, un radicale capovolgimento della filosofia di matrice umanistica a vantaggio di una “forma mentis” materialistica, con ovvia ipervalutazione della dimensione materiale a deterioramento della dimensione morale dell'esistenza umana, con conseguente preferenza da numerosi cittadini, prevalentemente nei paesi industrialmente piu sviluppati dell’occidente, ad assegnare priorità assoluta agli interessi privati, a totale nocumento degli interessi colletivi, degerenando in tal modo nel tornacontismo calcolato, una consuetudine divenuta molto diffusa. Un'ulteriore involuzione culturale potrebbe determinare un eventuale peggioramento delle relazioni sociali, al punto tale da tradurre in realtà tangibile il pessimismo antropologico di Hobbes, un fautore dell'empirismo inglese di alcuni secoli addietro, il quale con la sua metafora “Homo homini lupus” profetizzava il rischio che in un non lontano futuro “l`uomo più forte potrebbe divenire lupo al suo simile” prevalente fenomeno nell'era del capitalismo selvaggio globalizzato di matrice statunitense, realtà in cui le virtù morali sembrano essere totalmente assenti; in presenza di un trionfante culto per l’egoismo, ivi andrebbe

In tal senso cultura, nella sua maturità storica interagisce dialetticamente con altri fattori strutturali dell'aggregato sociale – comunicativo, fungendo così da elemento di coesione morale, la quale consapevolmente viene interiorizzata a livello di subconscio dai protagonisti umani in esso operanti , ed istintivamente, per la predisponibilità sociale dell'individuo, elevata a norma comportamentale di base, che nella rete di relazionalità comunicativa-culturale, consente la sopravvivenza della comunità sociale, come dimostrano due egregi esponenti della scuola di filosofia dialettica francofortiana: Marcuse, nella sua opera “Der e i n d i m e n s i o n a l e r M e n s ch ” , ( l ' e s s e r e u m a n o unidimensionale) e Jurgen Habermass nei “Thesen zur ... l’altraitalia 11

Thomas Hobbes


lentamente instaurandosi un regime di “egocrazia”, come del resto aveva previsto il filosofo Karl Marx, nella sua critica all'ipotesi teorica dello “Spätkapitalismus”. Estendendo l'attenzione analitica sul paesaggio scolastico, attualmente la situazione del funzionamento didattico ed efficacia educativa nella scuola sembra attraversare una fase di assoluto disorientamento pedagocico e mancanza di progettualità di politica scolastica lungimirante. Disorientamento pedagocico poichè la crisi morale, per effetto immediato, si ripercuote negativamente sull'attività educativa e di docenza nell'intero sistema scolastico; e mancanza di progettualità di politica pedagogica giacchè nella scuola, come di consueto, finanziariamente poco s'investe, non costituendo, secondo l'influente parere dei politici, un ambito economicamente produttivo ed oltretutto poco redditizio sotto l'aspetto politico, non producendo voti a favore della politica e dei partiti vigenti. Gli effetti negativi dell'insuccesso pedagogico, dovuto alle disfunzioni delle strutture scolastiche e professionali si riversano catastroficamente sulla formazione morale e civile delle giovani generazioni, essendo pedagogia e cultura, per analogia di referente etico, strettamente interconnessi. In Italia la calamità scolastica, a livello di comparazione europea, risulta particolarmente disastrata, situazione politicamente monitorata da un esecutivo imbelle, in cui l'attuale premier, in piena sintonia con l'intera compagine governativa, ritiene la scuola pubblica incapace di offrire responsi di natura educativa rispondenti alle esigenze di una“moderna” Italia basata su una concezione economicamente “liberistica” come definita dal premier

medesimo; pertanto la scuola privata, giacchè molto efficente, dovrebbe prevalere sulla pubblica. L'incompetenza pedagogica dei responsabili di una miope politica scolastica, con implicita mancanza di un'organica visione formativa e le permanenti pseudo - innovazioni scolastiche di un improvvisato ministro dell'istruzione, come la Gelmini, causano nel corpo docenti un'amara delusione professionale con conseguenti demotivazioni e momenti di rassegnazione, maggiormente aggravati da un sistema remunerativo non gratificante. Nel contesto di un sistema scolastico patologico e patogeno per il moltiplicarsi delle conseguenze negative sulla formazione professionale e civica degli studenti, i giovani in Italia momentaneamente attraversano una grave fase di disagio pedagocico ma anche psichico, per incompetenza culturale ed assenza di morale nella “casta”, che dovrebbe fungere da guida etica per gli adolescenti. Sarebbe ingiusto imputare ai giovani la responsabilità della grave decadenza morale in Italia; sono gli adulti ed in particolare i nostri incolti politici la causa dell'insuccesso pedagocico per non aver saputo offrire efficaci alternative per una “catarsi morale e politica” nella nostra Nazione. La crisi dei valori morali, largamente espansa su tutto il pianeta ha avuto, per tale motivo, ripercussioni piu incisive in Italia. Esiste in un prossimo futuro per la Nazione Italiana la possibilità di redenzione morale e miglioramento culturale conformemente al detto dantesco: “Non ti curar di loro ma guarda e passa, fatti non foste a viver come bruti, ma di virtude e sapienza”! Agli elettori italiani al prossimo appuntamento elettorale l'ardua sentenza!

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di Paola Carcano

RACCONTI

Lui mi parlava, parlava, parlava e per un tipo di poche parole, come si definiva lui, mi sembrava una cosa alquanto strana anche se piacevole perché lo vedevo soddisfatto del suo lavoro. Gli si illuminavano gli occhi quando mi spiegava i vari spostamenti: da Hong-Kong a Londra, da Pechino all’India. Ed io lo guardavo e cercavo di entrare nel suo mondo affascinante fatto di hotel, di avventura e di nuove prospettive. Guardavo i suoi denti candidi muoversi al ritmo del discorso e le sue labbra morbide che sorridevano al pensiero di ogni situazione vissuta ed al desiderio della prossima che doveva ancora arrivare, come se la sua mente e le sue parole riuscissero a spaziare dai ricordi del passato all’ansia del momento successivo, quello intenso, quello più bello, quello più unico perché non ancora vissuto. E come se il suo anelito di avventure travalicasse le sue parole e facesse entrare in qualche modo, anche per un breve istante, anche me, ignaro di tutto ciò che stavo ascoltando. Più lo guardavo e più pensavo che forse quell’uomo che avevo di fronte aveva pagato un prezzo enorme per cercare di mantenere intatta dentro di sé quella componente infantile che teme i mostri e crede alla magia. E quella magia a poco a poco stava diventando anche la mia. Dopotutto mi era piaciuto subito, non appena avevo visto il suo volto, parecchi anni prima, che quasi con noncuranza si era girato verso il mio. E così pensieroso ero rimasto, come allora, a guardarlo incantato, fisso negli occhi, considerando le sue parole che scandivano la sua bravura, ma soprattutto il suo orgoglio e constando, con sorpresa, che il suo respiro si era improvvisamente affrettato. Poi era successo qualcosa. Avevo avuto l’impressione che i contorni del suo volto si sfumassero, e che mentre ce l’avevo lì di fronte, la

linea dritta dei suoi occhi diventasse tremolante come quando l’evaporazione di una sauna frastaglia i contorni dello sfondo e tutto sembra vibrare. Solo la voce era nitida, quella voce che direttamente entrava nella mia testa, come se qualcuno o qualcosa avesse finalmente trovato un linguaggio per farsi capire, la frequenza giusta per comunicare con me. Ed i suoi racconti spaziavano dalle caste indiane alla collega che aveva chiesto cinque settimane di permesso per rifarsi il seno, ed io passavo dai mordicchiamenti del mio povero dito, come faccio sempre quando ascolto con attenzione, a dei sorrisi da ebete stampigliati sul mio viso. Mi mossi sulla sedia e d’istinto, prima che mi rendessi conto del tempo che era passato, sollevai lo sguardo per controllare l’ora. In quella circostanza, rimpiansi stranamente di non aver mai iniziato a fumare. Mi piaceva immaginarmi lì, seduto in attesa, con una sigaretta da consumare tra le dita, avvolto da fumo come da una piacevole attitudine malsana. Sentivo adesso la mancanza di un vizio, di un’abitudine negativa, una sorta di mia avventura, dopo aver perseguito per anni una forma di inerzia mi stava portando solo a quella mentale. E lui parlava, parlava, parlava, quando improvvisamente una smorfia di disgusto apparve sul suo viso. L’odore che aveva sentito, l’odore che non era riuscito subito a decifrare, veniva da lì, da quella finestra appena socchiusa: era l’odore di erba fresca, quella appena tagliata, che si era insinuato nella stanza e poi nelle nostre narici. Lo vidi respirare a tratti, ansimare, diventare paonazzo e trattenere a stento uno starnuto in piena esplosione. Lo guardai e sorrisi, e lo sentii ancora più vicino, perché forse più vero.

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di Marco Minoletti

CULTURA

Henry Corbin, cenni introduttivi sul pensiero e l’opera Capitolo 1 (seconda parte)

Inoltre il Dio, la divinità rimane l'absconditus. L'Imam, guida l'adepto verso i mondi superiori, ma quest'ultimo può giungere solo fino alla contemplazione del "pleroma di luce" composto dal Profeta, Fatima e dai dodici Imam, che rappresentano la faccia di Dio rivolta verso l'uomo. Lo sciismo concilia quindi questa sorta di teofania personale con una teologia negativa: L'espressione Ilah-al-Aliha, Dio degli Dei, ricorre frequentemente negli scritti di Sohrawardi. È nella natura della theotes (deitas abscondita) rivelarsi e manifestarsi, tramite la pluralità delle sue teofanie, in un numero illimitato di forme teofaniche. Il teomonismo contiene in sé la rinascita degli Dei in quanto teofanie della theos, e questa rinascita condiziona quella delle individualità religiose, ciascuna delle quali può dire e non potrebbe dire altrimenti, che: Talem eum vidi qualem capere potui". Tale l'ho visto quale l'ho potuto cogliere. Questa è la formulazione gnostica per eccellenza. (13) Si apre per ogni fedele la possibilità di un percorso personale che tende, tramite la guida interiore per eccellenza, l'Imam, alla contemplazione del volto di questa divinità insondabile. Perciò Corbin ha spesso parlato di neoplatonismo sciita. Abbiamo precedentemente accennato al fatto che la divinità ultima, il theos che è all'origine di tutte le divinità, rimanga però inattingibile, absconditus. Il teomonismo non professa dunque che l'essere divino è il

solo ente, bensì l'essere- uno e proprio questa unitudine dell'essere fonda e rende possibile la moltitudine delle sue epifanie, che sono gli enti: il solo esistere conferisce esistenza agli esistenti molteplici, in quanto al di fuori dell'essere c'è solamente il nulla... l'essere-uno è la fonte della moltitudine delle teofanie. (14) Riflettendo sulle motivazioni e sulle ragioni profonde di una simile scelta teologica, Corbin si è volto ad un riesame piuttosto polemico delle scelte fatte dal cristianesimo, sulle implicazioni di alcuni aspetti della dottrina cristiana che egli ha finito col ritenere responsabili delle svolte successivamente prese dalla cultura e dalla spiritualità in Occidente. Già nel monoteismo ad esempio, come è delineato nel cristianesimo, egli scorge in nuce un portato di potenziale laicizzazione e di ateismo. L'autore così argomenta le sue riflessioni: Il pericolo immanente, sin dal primo momento del paradosso del monoteismo, è quello di fare di Dio non solo l'atto puro di essere, l'essere-uno, bensì un Ens, un Ente, sia pure infinitamente al di sopra degli altri enti. Poiché è costituito già come ente, la distanza che si può misurare tra Ens supremum ed entia creata non fa che aggravare la sua condizione di Ens supremum come quella di un ente. Non appena infatti lo si sia investito di tutti gli attributi positivi concepibili, portati al loro grado più eminente, non è più possibile allo spirito risalire ancora oltre.

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L'ascesa dello spirito si blocca dinanzi a quest'assenza di al di là di un Ens [...]. Per Corbin è necessario cogliere la differenza, già nota ai teosofi islamici tra l'atto di essere, costitutivo e trascendente rispetto agli enti: Il passaggio dallo essere all'ente, i teosofi islamici lo concepiscono come il porre l'essere all'imperativo (esto). È in forza dell'imperativo esto che l'ente è investito dell'atto di essere. Per questo l'ente, ens, è per essenza creaturale (è l'aspetto passivo dell'imperativo esto). Ciò che è Fonte e Principio non può dunque essere un Ens, un ente, e questo è stato inteso molto chiaramente dai teosofi mistici. La teologia negativa, [...] è quella che respinge la causa al di là di tutti i causati, l'Uno assoluto al di là di tutti gli uni, l'essere al di là di tutti gli enti. (15) Da questo equivoco teologico fondamentale discendono secondo Corbin tutti i momenti decisivi dell' "errore" della teologia occidentale. I grandi temi dell'Incarnazione, della Trinità e della Passione di Cristo. L'Incarnazione, ad esempio, dichiarando Gesù Cristo al contempo vero uomo e vero Dio, finisce per inscrivere il divino nella materialità fisica aprendo la strada alle teologie della storia (tra le quali Corbin annovera anche il marxismo). Nello stesso modo, il dogma della Trinità, confondendo Dio ed il suo profeta, finisce col mettere in pericolo la separatezza assoluta dell'Absconditum. Dogma trinitario ed Incarnazione sono altresì all'origine della distruzione dell'angelologia, di cui finiscono per negare la funzione di medium indispensabile di una divinità che voglia mantenersi "altra" rispetto agli enti. (16) La passione dell'uomo-Dio, infine, proprio per questo avversata dalla cristologia coranica (secondo la quale Gesù non è Dio, ed è stato sottratto alla morte sulla croce), getta sulla divinità l'ombra del male e finisce, se pure in modo del tutto involontario, per prefigurare il tema moderno della "morte di Dio" (Nietzsche). A questo proposito, in uno studio sul Vangelo "islamicocristiano" di Barnaba secondo il quale è Giuda che è morto sulla croce, scrive il nostro autore: La domanda è inevitabile: esiste un legame, e che tipo di legame, tra la credenza della "morte di Dio", denunciata dal Vangelo di Barnaba, come pure dagli "Atti di Giovanni" e dal Corano e l'affermazione del nostro tempo che "Dio è morto" ?[...] Il messaggio del Vangelo di Barnaba [...] fu di vanificare ogni sedicente teologia della morte di Dio, ogni teologia dell'ateismo [...] per vanificarla non è forse necessario che l'incontro tra Dio e l'uomo si compia non come una incarnazione terrestre al livello delle evidenze sensibili e della carne peritura, ma piuttosto al livello teofanico situato tra cielo e terra, come caro spiritualis? L'imamologia teosofica dello sciismo concepisce in questo senso l'antropomorfosi divina. (17) Proprio sviluppando considerazioni di questo tipo, che riflettono molto della prospettiva da cui l'islamismo guarda al cristianesimo, Corbin è poi andato elaborando una serrata critica al farsi storico della chiesa, che da Paolo in poi è andata assumendo il ruolo di un magistero esterno sempre più assoluto. Corbin, a questo proposito, ha parlato di "vera e propria catastrofe teologica". (18) La chiesa che progressivamente emerge, si afferma e si organizza in Occidente compie scelte che rappresentano un impoverimento rispetto al cristianesimo delle origini, ricco di componenti gnostiche e profetiche. Così, condannando la mistica a non essere altro che un'esperienza psicologica (e

per giunta pericolosa...) si finisce per alimentare la progressiva autonomizzazione della filosofia dalla teologia, fino alla laicizzazione del pensiero. Dal punto di vista antropologico le scelte sono altrettanto precise: la triade neoplatonico-gnostica corpo, anima e spirito che rifletteva la gerarchica graduazione degli universi viene spezzata. Ad essa subentra il semplice dualismo anima-corpo. Questa triade antropologica è stata distrutta dal Concilio di Costantinopoli nell'869: ad essa è subentrato il dualismo di anima e corpo, o spirito e corpo, pensiero ed estensione, ben prima che Cartesio possa essere chiamato in causa. (19) La scomparsa del livello intermedio è anche la cancellazione del potere dell'immaginazione: Senza il mondo dell'Anima non c'è imago [...] e anche l'uomo perde la sua anima, conclude amaramente Corbin. (20) Nel momento stesso in cui la chiesa si vuole proporre come potere spirituale che si concretizza in istituzioni, essa, secondo Corbin, presta il fianco alla laicizzazione dello spirituale. È proprio ciò che è riuscito ad evitare lo sciitismo iraniano mettendosi in cerca di un Imam nascosto e segreto il cui incognito rappresenta una garanzia contro qualunque tentativo di istituzionalizzazione dello spirituale. Anche la chiesa come istituzione, nonostante il suo potere e la sua influenza non è riuscita a cancellare del tutto in Occidente queste tendenze. Infatti, una corrente sotterranea di gnosi cristiana attraversa secondo Corbin tutta la nostra storia. Sebbene respinta e perseguitata essa ri-emerge e ri-nasce sotto le forme più diverse, dalla cristologia giudeo-cristiana del Verus Propheta (per cui Cristo non è Dio cfr. il "Vangelo di Barnaba") al docetismo, a Gioacchino da Fiore, alla mistica di Eckhart, fino a Boehme e Swedenborg, riaffiora anche nella nostra tradizione culturale e religiosa l'eredità di questa gnosi cristiana, alla quale secondo Corbin è necessario rifarsi se si vuole giungere ad una rinascita del sentimento religioso, ad un ritorno della divinità in occidente. Rispondendo ad Hillmann, Corbin ha scritto: "Lei ha detto: Dio è morto per una lunga malattia chiamata "monoteismo". Ma il Dio degli gnostici non può morire, perchè è egli stesso il luogo della rinascita degli Dei e delle Dee". (21) Finora ci siamo sforzati di tratteggiare a grandi linee i principali nodi tematici attorno ai quali si svolge il pensiero di Henry Corbin. Tenteremo ora di analizzare più da vicino e nel dettaglio alcuni dei temi che ci sono sembrati più significativi. Una delle tematiche più care all'autore, da lui individuata come la molla interna, il punto fondamentale dal quale scaturisce il nucleo incandescente della religiosità sciita è la complessa problematica spirituale posta dal ta ' wil, dottrina dell'esegesi della parola rivelata. Secondo una tradizione (Hadith) sciita, il profeta stesso, Maometto, parlando dell'ultimo Imam afferma: Colmerà la terra di armonia e di giustizia come ora è colma di tirannia e di violenza. Combatterà per ricondurre al senso spirituale (ta ' wil), come io stesso ho combattuto per la rivelazione del senso letterale (tanzil). (22) In alternativa alla verità rivelata, essoterica, esiste dunque un'altra verità, non discorde, ma cifrata tra le righe di quella rivelata. Il Ta ' wil è proprio questo tentativo di ritrovamento, di riconduzione, di un senso religioso alla sua

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vera essenza, capacità di vedere un altro orizzonte al di là della lettera rivelata. Questa pratica iniziatica è appunto designata con [...] il termine tecnico ta ' wil, che etimologicamente significa ricondurre i dati alla loro fonte, al loro archetipo, al loro donatore. Per far questo bisogna recuperarli a ciascuno dei gradi dell'essere o piani attraverso i quali essi hanno dovuto discendere per giungere al modo d'essere corrispondente al piano d'evidenza della nostra coscienza ordinaria. Tale operazione deve far simboleggiare questi piani gli uni con gli altri. Perciò il ta ' wil è per eccellenza l'ermeneutica dei simboli, la exegesis, il rivelamento dei significati spirituali nascosti. Senza il ta ' wil non ci sarebbe né la teosofia orientale di Sohrawardi, né, in generale, quel fenomeno spirituale che trasfigura il significato dell'Islam: la gnosi sciita. (23) Si è parlato di significati nascosti, di simboli, ma questo ritornare, questa decifrazione di ciò che è nascosto, vanno letti nel quadro di un sistema di mondi spirituali gerarchicamente sovrapposti. All'uomo,"dal fondo del pozzo in cui giace..." dice uno dei teosofi antologizzati da Corbin, viene tesa la corda per risalire. Si ricrea, nella più pura tradizione gnostica, il ponte tra il nostro mondo e le realtà altre. Nota infatti Corbin: ta ' wil presuppone la sovrapposizione di mondi e di intermondi, quale fondamento correlativo della pluralità dei significati d'uno stesso testo. (24) Tra i diversi mondi spirituali c'è correlazione, che è appunto basata su corrispondenze simboliche. Compito dell'ermeneutica esoterica è scoprire questi echi degli altri mondi nel nostro, i riflessi della struttura dei cieli sul nostro spazio, riconoscere nel nostro tempo il ritmo e la successione degli eventi della storia sacra, della iero-storia. Bisogna seguire l'idea fondamentale, ricordata qui ad ogni occasione, che tutti gli universi simboleggiano gli uni con gli altri. Anche questa volta incontriamo dei Cieli e una Terra ma non sono né i Cieli né la Terra del nostro mondo, né quelli del Malakut, né quelli del Jabarut, ma i Cieli e la Terra di quell'ipercosmo che è la sfera della divinità, il Lahut. Il ritmo che ne determina la struttura architettonica si dispiega, poi, nella dimensione del tempo terrestre. Scoprire in questa stessa dimensione storica una struttura che permetta di renderne la successione omologabile alla struttura del Pleroma, sarà essenzialmente questa l'ermeneutica esoterica, il ta ' wil; sarà scoprire il senso vero e nascosto, la storia spirituale che traspare sotto la narrazione degli accadimenti esterni. (25) Sulla gerarchia dei mondi ed in particolare sul mundus imaginalis e sulla sua funzione ci soffermeremo più avanti, per ora vorremmo approfondire il modo in cui si verifica l'accesso alla via iniziatica del ta ' wil, a questa forma diversa e superiore di conoscenza. Si tratta di [...] compiere il ritorno (ta ' wil) dell'essoterico alla sua idea reale, al suo significato esoterico. L'atto di operare questo ritorno, è quel che è designato dal termine ta ' wil, e significa: interpretazione spirituale delle rivelazioni. Tale interpretazione spetta essenzialmente alla funzione o magistero iniziatico (walayat) dell'Imam. Nella stessa misura in cui essoterico ed esoterico (zahir e batin) sono in reciproca dipendenza, funzione profetica e funzione iniziatica (nobowwat e walayat) sono egualmente interdipendenti, solidali, inseparabili. L'origine, l'accettazione e la vitalità della nozione sciita dell'Imam dipendono dunque dalla coscienza religiosa iniziatica di cui essa esprime l'appercezione fondamentale. È un'immagine archetipica anteriore ad ogni dato empirico. (26)

Questa funzione di tramite, questo "magistero iniziatico" sottolineato da Corbin, ha una serie di notevoli implicazioni dal punto di vista teologico così come da quello spirituale e, nel senso più ampio, conoscitivo. La fede infatti, non può raggiungere la sua piena realizzazione senza l'intervento ispiratore ed educatore dell'Imam. Imam, che funge dunque da medium tra le altre realtà ed il nostro mondo, in particolare tra mundus imaginalis e mondo terreno. La lettera della Rivelazione, per il praticante che non ricerchi una propria via personale, che non la riviva spiritualmente mediante la soprannaturale intermediazione della guida, rimane morta. Fatalmente una concezione religiosa così intimista e personalistica non poteva che definirsi in opposizione alla religiosità dell'Islam maggioritario, sunnita, estremamente diffidente nei confronti di ogni interiorizzazione, di ogni pratica religiosa iniziatica. Per il fedele sciita la lettera rivelata va compresa nella sua pienezza, illuminata nei suoi significati non evidenti dalla presenza ispiratrice di questa guida, l'Imam. Il ta ' wil privato dell'imamologia si riduce ad attività erudita, fornita al più di valore didascalico, ma sprovvista di una carica autentica di ricerca spirituale. Se non vengono riconosciuti il senso e la funzione iniziatica dell'Imam, e pertanto senza il ta ' wil, cioè senza l'intelligenza spirituale delle rivelazioni divine. Il ta ' wil privato dell'imamologia, apparirà agli sciiti come una secolarizzazione dello sciismo. (27) ... segue sul prossimo numero

NOTE: (13) H. Corbin, Prefazione a J. Hillmann e D. Miller, Il nuovo Politeismo, Milano, Comunità 1983, op. cit., p. 9. (14) H. Corbin, Il dio uno e le molteplici divinità, in Il paradosso del monoteismo, Marietti, 1986, op. cit., p. 6, ma cfr. tutto il saggio pp. 3-55. (15) Ibidem, op. cit., p. 7. (16) C f r. a l r i g u a r d o t u t t o i l s a g g i o s u Necessità dell'angelologia, in Il paradosso del monoteismo, pp. 59-128. (17) H. Corbin, Vangelo di Barnaba e profetologia islamica, Parma, 1985, op.cit., p. 45. (18) Ibidem, op.cit., p. 15. (19) H. Corbin, L'immagine del tempio, Torino, 1983, op. cit., p. 163. (20) Ibidem. (21) H. Corbin, Prefazione a J. Hillmann e D. Miller, Il nuovo Politeismo, Milano, Comunità, 1983, op. cit., p. 9. (22) Citato in H. Corbin, L'Imam nascosto, Milano, 1979, op. cit.,p. 26. (23) H. Corbin, Terra spirituale e corpo celeste, Milano, 1986, op. cit., pp. 76-77. (24) Ibidem, op.cit., p. 77. (25) Ibidem, op. cit., p. 82. (26) H. Corbin, L'Imam nascosto, op. cit., p. 22. (27) Ibidem, op.cit., pp. 22-23. (28) Ibidem, op. cit., p. 26.

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di Giovanni il Battista

FRECCIATINE

Prova d'intervista a Pierluigi Bersani

Signor Segretario soddisfatto della elezione ? ma ... guardi ... è chiaro che si è soddisfatti ma si deve sempre guardare ... guardi è necessario essere uniti con un fine comune ... Farà delle scelte condivise con “gli sconfitti” (ndr :Fransceschini e Marino) per preparare la futura linea del PD, come partito e come maggior gruppo di opposizione? ma si ... ma siamo sempre qua ... io ho detto che sarò il segretario di tutti, anche se molti ... io .... noi dobbiamo dare un corpo unico al partito anche se si può ... bisogna capire che dobbiamo essere tutti uniti: guardate ragassi che non si può schersare dobbiamo farcene una ragione dobbiamo essere chiari con i nostri elettori ... noi abbiamo avuto le primarie e le primarie vorranno pur dire qualcosa ... non siamo come qualcun'altro che comanda e tutti buonini buonini a fare ... il verso.. Come giudica fin qui l'azione di governo? ma si ... hanno fatto qualche cosa ma si deve fare di più ... lei capisce che per i giovani, per gli ansiani per i piccoli imprenditori non ... ma caspita c’è gente che non arriva ... adesso alla tersa settimana ... ma come è possibile far ste cose qui ... ! Non hanno utilissato un centesimo per gli ammortissatori sociali ... si tante belle parole ma ... per i precari che non hanno cassa integrasione cosa vuole che utilissino la special-card che è r-i-d-i-c-o-l-a- va bene? È r-id-i-c-o-l-a-! E noi dobbiamo stare attenti ai se ed ai ma ... è necessario aiutare tutti quelli che sono ora in difficoltà ... cosi come stanno le cose adesso ... non va bene ... il Paese è alla deriva ... altro che tante belle storie... Collaborerete con il Governo per le riforme? ma guardi anche qui cosa vuole che le dica ... ma ci vuole ben altro ... delle leggi ad personam non se ne può più facciamo delle leggi ... noi siamo pronti a collaborare ... a fare delle proposte, proposte serie, ponderate ... sensa pensare ... vede al povero pensionato al lavoratore indipendente ... non gli importa un fico secco dei problemi di Berlusconi ... deve

tirare avanti la baracca da solo, le leggi vanno applicate e già abbiamo delle buone leggi, cosa dobbiamo star lì a discutere degli intrallassi per pochi che vogliono stare tranquilli, mettono per i loro interessi due paragrafetti per risolvere i loro giochini ... è una cosa r-i-d-i-c-o-l-a, va bene? È una cosa r-i-d-i-c-o-l-a-! Proposte concrete? ma finora che cosa ho detto? ... mi sembra di essere stato chiaro ... dobbiamo pensare ad investire per aiutare non solo le Banche a risolversi i loro problemi che poi non danno un centesimo al piccolo imprenditore che ha delle difficoltà ... alla gente non gliene frega niente se lo scudo fiscale ha portato soldi ... la gente non capisce perché il governo malgrado i suoi proclami così ... fatti tutti così in tanta pompa magna non aiuta però i poveri, le famiglie, gli ansiani, i piccoli imprenditori ... non con promesse da marinaio ma con fatti c-o-n-c-r-e-t-i senza tante storie, fatti c-o-n-c-r-e-t-i altrimenti guardate ragassi che la spesa sociale è quella che è e così non si va da nessuna parte noi dobbiamo essere rigorosi, rigorosi, rigorosi... Auspici per il 2010? auspici per il 2010 ... noi dobbiamo tenere la barra ben dritta al centro e sapere esattamente dove vogliamo andare ... ragassi non possiamo tergiversare ci troveremo, faremo delle valutazioni, prenderemo delle decisioni ... anche se al Governo non ci siamo noi: facciano loro delle proposte c-on-c-r-e-t-e e s-e-r-i-e, va bene? ohhhh ... e poi discuteremo con un dibattito aperto ma che tenga conto anche della nostra parola altrimenti il Parlamento cosa ci sta li a fare? Penso: che abbia posto le domande sbagliate? Mi immagino Berlusconi ed i suoi quanto siano preoccupati dagli alti e precisi contenuti dei principi del neo segretario del PD: secondo me parte dei voti dati a Bersani alle primarie sono stati sponsorizzati dal PDL ... Meditate riformisti moderati, meditate ... Benedico tutti, nessun escluso.

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di Paola Carcano

PERSONAGGI

l'occasione. Con la classe dei piccoli emigrati che avevo a Frohwil, dopo due mesi il libro era già finito. b) Insegnante … Sono stato insegnante in una scuola per bambini italiani, i “Piccoli italiani in Svizzera” appunto, che si chiamava Frohwil. Dopo che ho pubblicato il libro il direttore della scuola mi disse: - Hai detto agli Svizzeri come siamo. Pausa. Hai il coraggio (traduci: la sfacciataggine) di volere ancora insegnare nella nostra scuola? Io “ti sollievo”. Tristezza nera dopo questo “sollievo” (leggi: licenziamento) e così mi toccò fare tanti mestieri per continuare a studiare. Poi ho fatto il prof. al liceo svizzero di Köniz. c) Conduttore radiofonico Feci anche il conduttore radiofonico nella rubrica Pop Polyglott per la DRS, una trasmissione in quattro lingue con Ronie Grünig, che durò diversi anni. d) Sei persino ideatore di ricette culinarie Le ricette culinarie furono illustrate con i disegni del cartoonista Ted Scapa. Lo Spaghettibuch ebbe una decina di edizioni, fu un bestseller grazie alle belle caricature di Scapa. Cambiò il modo di cucinare gli spaghetti in quel periodo, di solito otto minuti invece di venti. Poi seguì il Pizzabuch con otto edizioni. Fabrizio de Andrè, citando Croce, ricordava che fino all'età dei diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. E quindi lui precauzionalmente preferiva considerarsi un cantautore. Tu invece come ti autodefiniresti? Anche perché oltre che autore, sei insegnante, conduttore radiofonico e persino ideatore di ricette culinarie. Evidentemente De Andrè si riferiva agli anni subito dopo il 1968, quando chi non era rosso era nero o viceversa, con poche sfumature. Non credo che al mondo ci siano dei cretini. Se alcuni a volte amano recitare questo ruolo, spesso lo fanno per raggiungere uno scopo con poca fatica. La vita ogni giorno mi si presenta sotto un aspetto diverso. Oggi mi definirei: una persona che ha avuto la fortuna di aver scelto la Svizzera per il lavoro, per caso in un'età (avevo 23 anni) ancora buona per imparare qualcosa di nuovo. a) Autore … Come autore ho cominciato con il libro “Piccoli italiani in Svizzera”, che è nato per caso. Il redattore di una casa editrice di lingua tedesca ne aveva letto una pagina pubblicata in una rivista e mi scrisse. “Finalmente ho trovato qualcuno che mi abbia fatto capire come sono gli italiani in Svizzera. Hai già pronto il libro, che te lo faccio pubblicare?”. E io entusiasta: - Sì, è prontissimo ce l'ho qui sul tavolo, però mi deve dare due mesi di tempo! Non era vero che il libro era pronto, ma non volevo perdere

Per capire un autore, bisogna conoscere ovviamente anche le linee fondamentali del suo percorso privato. Quali sono secondo te gli eventi che hanno caratterizzato la tua vita e la tua opera? Ti spiego un solo evento. Il primo giorno in cui arrivo in Svizzera, a Zurigo, ho l'indirizzo di un conoscente. Trovo la “sua” bella casa illuminata in mezzo a un grande giardino nel quartiere Dolder. Le luci sono accese e dalla strada si sente la canzone “Mamma” con la voce di Claudio Villa. Mi avvicino e quando alzo la mano per far suonare il campanello, le luci si spengono, la musica tace. Come se ci fosse stato un corto circuito. Rumore di topi che scappano e poi silenzio assoluto. – Mio marito non c'è, mi dice una voce da lontano. - Arriverà fra un'ora con gli altri uomini (i coinquilini) del cantiere. Dopo un'ora gli uomini cominciano ad arrivare e all'improvviso esce una mezza dozzina di bambini dalle cantine. Visi pallidi, occhi grandi e tanta voglia di giocare. - Da dove siete sbucati? - Dal sotterraneo! - Giocate a nascondino? - No, ci siamo nascosti per non farci vedere dalla polizia. - Non andate a scuola? - Siamo figli di stagionali e non possiamo frequentare la scuola! Fu l'evento che mi fece fondare la scuola di Frohwil (“Piccoli italiani in Svizzera”) e che mi seguì per tanti anni. Non si accolgono i bambini a braccia conserte, anche se sono stranieri!

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Partorire un testo è come un po’ partorire un figlio: esso rappresenta una parte imprescindibile di te. Nonostante questa premessa, qual è lo scritto a cui ti senti più legato? 1. Io ho avuto diverse fasi, come i pittori che hanno il periodo blu, rosso eccetera. La prima fase è iniziata con i due romanzi d'emigrazione Piccoli italiani in Svizzera e Il paese finiva alla stazione che rispecchiano la nostra vita in Svizzera fino agli anni settanta. Poi le liriche pubblicate sotto il titolo Agli, musicate nel corso degli anni da diversi compositori: Ino Miraglia, Alfred Schweizer, Martin Derungs, Lukas Vogelsang, Nino Rossano a New York ed altri. Per citare il prof. Rolf Mäder, “quando in emigrazione si scriveva di fiorellini e primavere lontane”, con queste liriche abbiamo messo “l'aglio sotto il naso dei nostri datori di lavoro”. Forse era anche il preludio alla fase culinaria che arriverà dopo qualche anno. 2. Per la fase culinaria lo Spaghettibuch e il Pizzabuch illustrati da Scapa hanno fatto storia a sé. L'espressione al dente, grazie a questo libro, è entrata in quel periodo a far parte della lingua tedesca. 3. Per la fase didattica, anche perché ho insegnato al liceo di Köniz (Berna), arrivano La commissaria (Alma I e Hueber D) e Pronto commissario (Bonacci Roma e Klett D), una serie di racconti-quiz in italiano facile molto usati per esempio in Brasile, Spagna e negli USA. 4. L'ultima fase è quella dedicata ai gialli scritti in tedesco: Der Tod kennt keine Grenzen e Die letzte Reise nach Palermo. Si tratta delle avventure di Beppe Volpe tra la Svizzera e l'Italia, i Paesi che conosco meglio. Il Goethe - Institut di Palermo vi ha anche girato un film. In alcuni tuoi scritti traspare una presa di distanza ironica ed al contempo una umana partecipazione. Come si possono accomunare due istanze così profondamente diverse? Specie nella narrativa ho cercato di trasmettere “un'allegria musicale” tipica dei bambini che vogliono giocare e far sorridere il lettore anche quando la vita si fa drammatica. Lo hai scritto anche tu nella tua tesi di dottorato: Perfino nell'ultima pagina di Piccoli italiani, dove si sente tanta tristezza, si sorride. Da “Piccoli italiani” fino a “La commissaria” si trova sempre la costante che accompagna i personaggi con questo sorriso. Tanto amore e partecipazione senza sentimentalismi. Ognuno, più o meno consapevolmente, ha sempre degli esempi a cui fare riferimento. Quali sono stati i tuoi dal punto di vista artistico? Tra i professori di Berna ne ho avuti alcuni molto bravi: Eugenio Garcia de Nora, uno dei maggiori autori di letteratura spagnola e Rudolf Engler, uno dei maggiori linguisti del secolo scorso. Loro mi hanno insegnato come affrontare gli argomenti senza fare concessioni. E Leonardo Sciascia e Danilo Dolci quando venivano trovarmi a casa. Sciascia era della mia provincia e parlavamo lo stesso dialetto. I tuoi libri sono stati pubblicati da varie case editrici, come ad esempio Iannone, Bonacci, Alma, Benteli, Goldmann, Hueber, Klett. Quali consigli potresti dare ad un giovane scrittore che

voglia farsi conoscere dall'editoria italiana o straniera? Non so dare consigli. I miei due figli hanno imparato da me quello che mi vedevano fare, non quello che “gli consigliavo”. Se uno crede a quello che fa e ne sente “l'urgenza” della pubblicazione, ci riuscirà sicuramente. La convinzione è decisiva. Fino ad ora abbiamo parlato del tuo passato, ci puoi dire qualcosa del tuo presente e del tuo futuro? Quali progetti hai in cantiere? Vivo alla giornata. Vorrei terminare un terzo volumetto de La commissaria che viene tanto richiesto specie da chi impara l'italiano e rivisitare per la seconda volta i Piccoli italiani in Svizzera quarant'anni dopo, per vedere cosa fanno. L'ho già fatto per la nuova edizione in italiano. Lo voglio rifare per la nuova edizione in tedesco. E poi correre la Milano Sanremo in bicicletta. Percorrere trecento chilometri in sette ore come fanno i professionisti, non credo che li farei. Più facile in una settimana! Curriculum Saro Marretta 1940, Ribera (Agrigento). Laurea in lingue e abilitazione all'insegnamento (Gymnasiallehrerpatent) nelle scuole superiori all'università di Berna. Professore di ruolo per l'italiano e lo spagnolo al liceo statale svizzero di lingua tedesca di Köniz (Berna). Alcune opere: Oliven wachsen nicht im Norden, Benteli, Berna (1970); Piccoli italiani in Svizzera, Francke, Berna (4. edizione Cosmo Iannone, Isernia 2007), sulla problematica dei bambini italiani in Svizzera. La quarta edizione di Piccoli italiani in Svizzera uscita con l'aggiunta di un'intervista avvenuta 40 anni dopo con i suoi ex allievi, i “piccoli italiani” divenuti adulti, ha vinto nel 2008 il primo premio al Concorso Internazionale Emigrazione dell'università de L'Aquila tra 224 concorrenti. Agli liriche in siciliano, italiano, svizzero tedesco e tedesco, Berna (4. edizione in CD e in cassetta nel 1991). Agli, Forham University of New York (edizione in inglese) a cura di L. Bonaffini. Testi di Agli sono stati musicati tra l'altro dai seguenti compositori: Yno Miraglia, I, Martin Derungs (Auf nach Narragonien, op. 79), Alfred Schweizer, Jean-Marie Geiser e Lukas Vogelsang, CH, Nino Rossano, USA e illustrati dal pittore Eugen Bachmann (CH). Ha scritto anche il bestseller Das Spaghettibuch con disegni di Scapa, Benteli, Berna (7. edizione) uscito anche nelle edizioni tascabili Goldmann, Monaco di Baviera, D. Le sue gialle-quiz per la diffusione dell'italiano all'estero Pronto, commissario? volume 1 e 2, Bonacci, Roma e Klett, Stoccarda, D (3. ristampa 2002), Elementare, commissario! (2. ristampa 2002), La commissaria e Nuovi casi per la commissaria (4. ristampa 2008), ambedue con CD, Alma Firenze e Hueber, D 2008, vengono usate in più di 20 Paesi. Con Daniel Himmelberger ha pubblicato nel 2006 il giallo Der Tod kennt keine Grenzen, Pendragon, D, recitato anche in tre CD (audiolibro) per le edizioni Hörbuch - Radioropa 2008, D. Segue nel 2008 Die letzte Reise nach Palermo, Pendragon, D, filmato dalla regista Ester Sparatore col titolo “Tracce scritte” per conto del GoetheInstitut con prima al teatro Politeama di Palermo. Scrive anche con lo pseudonimo di "Saraccio". Premio nazionale Carlo Goldoni (Venezia 1973 - presidente della giuria Diego Valeri) per il libro Piccoli italiani in Svizzera e Valente Faustini (due volte medaglia d'oro per le liriche poi pubblicate sotto il titolo di Agli) a Piacenza (1977 e 1978, presidente della giuria: Prof. Gianluigi Beccaria dell'università di Torino), 1. premio Agrigentini in the world (2004) alla festa del mandorlo in fiore di Agrigento e primo premio al Concorso Internazionale Emigrazione de l'università de L'Aquila 2008 (presidente della giuria: Prof. Liliana Biondi dell'università di l'Aquila) per la nuova edizione di Piccoli italiani in Svizzera. C SarocurriculumItal09.doc

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Una struttura del sonno bilanciata con l'ausilio della natura I disturbi del sonno sono molto diffusi. L'interazione ideale di principi attivi vegetali contrasta i difetti della struttura del sonno facilitando la sensazione di benessere.

La combinazione valeriana-luppolo è la ricetta ottimale per un sonno tranquillo Tra le piante medicinali, la valeriana è nota da sempre per il suo effetto rilassante e da sempre è utilizzata contro i disturbi del sonno. Le più recenti conoscenze scientifiche hanno mostrato che gli estratti di valeriana e luppolo si integrano in misura ideale favorendo ulteriormente i processi propri del corpo per un sonno naturale. Così, i componenti della valeriana, i cosiddetti lignani, agiscono analogamente all'ormone adenosina, facilitando l'addormentamento. I componenti del luppolo agiscono come l'ormone melatonina che crea una finestra temporale nella quale possiamo dormire. Se si combinano gli estratti della valeriana e del luppolo si avranno tempi di addormentamento più brevi e tempi di sonno più lunghi. Un estratto di questa nuova generazione è contenuto nei confetti zeller schlaf forte. I confetti contengono 500 mg di radice di valeriana e 120 mg di cono di luppolo e, grazie al blando effetto calmante, facilitano un sonno riposante senza compromettere l'efficienza e le prestazioni del giorno successivo.


di Marco Minoletti

SOCIETÀ

La vita della merce Non lavorerò, ... mai!

Guy Debord

Vendere la propria forza-lavoro ed acquistare il prodotto del lavoro proprio ed altrui. Questa è la dialettica, il movimento entro cui, attualmente, si realizza il destino dell'animal laborans, della specie umana, nell'era della globalizzazione, ovvero del dominio reale del capitale, a livello planetario. Nella società capitalista il processo di reificazione fa sì che il vero diventi un momento del falso e viceversa, le diverse sfaccettature del medesimo prodotto mercificato. Niente è più vero, ma nello stesso tempo più occultato, dell'unica verità del rapporto di produzione capitalistico, ovvero il dominio della quantità parallelo alla sottrazione della qualità ... Comprami sarò la tua merce! Una volta acquistata la merce perde il suo fascino, la sua unicità, per essere rapidamente sostituita dall'ultima novità sul mercato in un processo, tendente all'infinito, di produzione del consumo e consumo della produzione. Vivi e lascia vivere vale a dire; produci e lascia consumare! ...

Mai, come in questi ultimi anni di progressiva crescita del divario tra salariati e non salariati, era apparso così evidente che la questione dell' "esserci dell'essere", oggigiorno, riceve la sua autenticità, il suo certificato di garanzia, dalla possibilità di prendere parte "attiva" al modo di produzione dominante in qualità di lavoratore/consumatore/ spettatore. La produzione non è altro che lo sviluppo terminabile/interminabile della merce. Terminabile, poiché ogni prodotto perviene alla sua fase terminale, di prodotto finito, consumabile. Interminabile, poiché nell'attimo stesso in cui un prodotto viene smerciato, la produzione e la ricerca scientifica che ad essa è subordinata in qualità di scienza gregaria, sono già oltre, sono già al lavoro per "perfezionare la promessa di perfezione", ormai superata, di quel dato prodotto ... Ogni merce è al contempo perfetta e perfettibile! La merce è il mezzo e il fine. Essa tende solo a se stessa in un perpetuo movimento circolare. La trasformazione risiede in questo perverso passaggio dall'identico da migliorare, all'identico migliorabile. Con l'avvento delle rivoluzioni francese e americana e della rivoluzione industriale, la politica si è sposata all'economia trasformandosi in economia politica, vale a dire, la classe politica rivoluzionaria vincente, la borghesia, ha imposto la

sua visione del mondo, il suo progetto, il modo di produzione capitalistico, la merce ... appunto! In questa prima fase del progressivo processo di colonizzazione del modo di produzione capitalistico il rapporto sociale/capitale non è ancora in grado di darsi come totalità onnipresente ed onnicomprensiva, poiché alcune sfere della produzione, ancora legate all'economia naturale e al tempo ciclico, non sono state completamente assorbite da esso. La chiamata al correo si limita, ab initio, solo alla partecipazione della nuova classe, i proletari (che altri non sono che gli ex artigiani e gli ex contadini espropriati del proprio lavoro e della propria identità) all'edificazione della nuova società capitalista che, per ora, si limita a sfruttarli in quanto lavoratori alienati ed in seguito, li sfrutterà anche come consumatori/spettatori. Il successivo affinamento del modo di produzione, parallelamente alla sua contraddizione - la necessità di produrre sempre più merce ha progressivamente sospinto il rapporto sociale/capitale, mediato dal modo di produzione capitalistico, fin nelle nostre viscere colonizzando anche la vita domestica, i sogni, le aspettative, i desideri; insomma tutte le sfere che nella prima fase di sussunzione del capitale si sottraevano ad esso. La merce manifestandosi, ora nella pubblicazione dell'ultimo libro di Sloterdijk, ora nel consumo di sesso in scatola, polverizza, nell'attimo del suo apparire, ovvero nell'istante stesso in cui si lascia afferrare, il miraggio che aveva creato intorno a sé, spostandolo semplicemente sul nuovo prodotto in via di realizzazione. Ogni nuovo modello di auto viene presentato dagli specialisti nella scienza della pubblicità come la quint'essenza dell'auto, l'auto in sé, l'auto perfetta, ma il superamento di quel modello con l'immissione sul mercato del nuovo, smaschera l´inganno e nel medesimo tempo lo ricrea. La merce nasce, viene consumata, per poi rinascere più bella, più desiderabile, più luccicante di prima ....Catarsi della merce! Gli incidenti di percorso sono l'eccezione che conferma la regola .Gli avvelenamenti da cibo manipolato alla meglio, o la morte nucleare alla peggio, sono epifenomeni se rapportati alla giustezza del sistema preso nel suo complesso; ... e a chi tocca, tocca ... meglio lui che io! La merce è il termine da e a cui tende tutta la produzione sociale/capitale. Parafrasando Leibniz si potrebbe dire che essa è la monade suprema,"l'armonia prestabilita" che armonizza e vigila sull'incomunicabilità delle infinite sostanze (monadi) che formano l'universo. La merce è il rapporto soggetto/oggetto mediato dal modo di produzione della merce stessa. La merce è la realizzazione e il declinarsi del paradiso in terra e di essa si può solo dire che è, il resto non conta, ... non è! Sotto il suo dominio l'esserci equivale al prendervi parte e ciò, a seconda dei gradi e delle qualifiche, il non esserci al non prendervi parte . La ricchezza e i gradi della ricchezza opposta alla miseria e ai gradi della miseria.

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di Gianni Lercari

TURISMO

Roma Scandalo al sole Quando nel 1901 venne inaugurata la Fontana delle Najadi a Piazza dell'Esedra, Papa e clero interpretarono le sue quattro figure femminili nude, dai turgidi seni ed in pose impudiche, come un affronto al buon costume e all'etica cattolica. In nome della decenza ed in un'aura di ipocrisia l'Osservatore Romano, organo ufficiale della stampa vaticana, aggredì lo sfrontato artista tacciandolo di essere un vero diavolo in un inferno di lussuria. A nulla valsero comunque le proteste clericali, visto che le ninfe peccatrici rimasero al loro posto, di fronte alla basilica di S. Maria degli Angeli, a testimoniare quanto sia sottile il confine fra l'amor sacro e l'amor profano. Qualche decennio più tardi accadde nuovamente qualcosa che riagitò gli animi della bigotta borghesia. Questa volta però non era pieno giorno ma notte, anche se gli elementi femminilità ed acqua erano ancora presenti: la prorompente sensualità di Anita Ekberg si integrò nell'apoteosi della Fontana di Trevi allorchè Fellini reinterpretò la weltanschauung barocca facendo sublimare i mondi della natura e dell'essere umano in un vortice di infinita fluidità. Anche in questa occasione la Sacra Rota lanciò i suoi

fulmini, in verità con ben poco successo visto che la “Dolce Vita” non solo diventò oggetto di culto ma anche modello culturale dell'anima romana. Roma riesce infatti a far collimare il giornaliero e le sue sfaccettature con il peso della propria storia carica di eventi, contrasti e tematiche complesse. Roma vive nel traffico caotico - non per le troppe auto dicono i romani, ma per i troppi semafori -. Di fatto un esperimento di qualche anno fa che spense per 24 ore tutti gli impianti di viabilità, ebbe come conseguenza una notevole riduzione degli incidenti stradali. La stampa locale si lamenta in continuazione di questa o quella seccatura ed in tal modo riempie le pagine dei quotidiani della domenica; letture semplici, sorseggiando l'immancabile caffè o cappuccino con cornetto, consci che il quotidiano cabaret si avvale delle imponenti coreografie di 2000 anni di storia, passati all'insegna dell'integrazione dei contrasti. Sempre attuale il “mugugno” relativo alla burocrazia ed alla sua negligenza. Il divertente episodio con Asterix ed Obelix confrontati con l'amministrazione dell'Urbe – la prima porta a destra, no, la prima a sinistra, come? Al terzo piano,

Fontana delle Najadi di Mario Rutelli in Piazza dell'Esedra (1901), con gruppi bronzei di ninfe su mostri marini


particolari: pianure, foreste, fiumi, fortezze, villaggi, montagne. L'imperatore è rappresentato ben 60 volte nell'auge dei suoi trionfi. Originariamente la colonna era a colori, come quasi tutti i monumenti dell'antica Roma, sbiaditi purtroppo coi secoli fino a farci pensare che la città eterna fosse monocroma. Tutta da scoprire e non meno affascinante è la Roma del bestiario fiabesco che spunta qua e là come gli immaginari esseri delle città invisibili di Calvino. Questa fauna incredibile fatta di marmo salta da capitello a capitello, sta seduta su cornicioni e tetti, si nasconde dietro a giochi d'acqua, è appesa a ponti e facciate, fa capolino da spettacolari conchiglie e riposa in qualche angolo ombroso di un cortile. Draghi dalle ali di pipistrello, grifoni, aquile coi seni femminili, arpie, chimere ma anche pesci, uccelli, tartarughe, gatti, pantere, delfini, api, lumache, cavalli ed altre figure appartenenti alla mitologia riempiono le strade della città vecchia, i suoi vicoli, le rovine, i palazzi, le chiese, le piazze ed i monumenti. Il “popolino” del XVII secolo attribuì loro simbolismi all'insegna dell'ironia: la farfalla notturna rappresentava l'anima e così molti immaginarono cardinali e prelati nelle sembianze di tali insetti, l'aquila significava potere e ciascuno tentava di ridurla ad innocuo passerotto, la lumaca era il peccato, peraltro così lenta da non poter mai raggiungere nessuno. Solo il delfino era avulso dall'ironia, considerando il fatto che era da secoli simbolo di fede. Interno del Pantheon

no, al secondo, la quarta porta a destra, no, noi non siamo competenti, vada al pian terreno, seconda porta a sinistra, dopo il corridoio ...- è ancora di scottante attualità, anche se i romani odierni hanno fatto l'abitudine a code, informazioni errate, ritardi, situazioni inconcepibili e assurdità varie. Una visita forzata al ministero diventa una gita mattutina fra cumuli cartacei e funzionari annoiati da cercare soprattutto al bar ed ha come fine principale quello di allenare quell'importante virtù che si chiama pazienza.

Il cuore del mondo “Pesce vivo, pesce vivo!”. Si ha ancora l'impressione di udire le voci dei pescivendoli sotto le imponenti volte dei Mercati Traianei, veri e propri “supermercati” dell'antichità.Con i suoi 150 negozi questo complesso offriva ogni genere dimerce. Dai prodotti ittici freschi provenienti da Ostia e Fiumicino alla carne, verdure, frutta, erbe aromatiche, latte e formaggi; inoltre molto richieste erano le sete provenienti dall'oriente, i fiori appena recisi e tutte quelle rarità esotiche che i legionari portavano dai più lontani confini dell'impero.

Film pietrificati e bestiario fiabesco. Roma è una sorpresa continua ed un palcoscenico eterno: il Colosseo, il Foro Romano, gli sfarzosi palazzi del Rinascimento, le innumerevoli chiese barocche che fanno della città un vero gioiello d'arte e di architettura rappresentano solo una parte della vera essenza dell'urbe. Altre preziosità sono nascoste dietro ogni angolo e spesso bisogna essere decisamente curiosi per poterle scoprire. I fratelli Lumiere hanno inventato il cinema? Non proprio, visto che i film li avevano già gli antichi romani. È vero che i fotogrammi di allora non erano di celluloide ma di pietra e non ruotavano e che le rappresentazioni erano sempre a cielo aperto, ma l'effetto non divergeva molto da quello odieno. Il film in questione è il capolavoro dell'antica Cinecittà, lungo 200 metri, a spirale e con sequenze di scene belliche relative alle campagne dell'imperatore Traiano. La Colonna Traiana è un film che ha come protagonisti attori sconosciuti che rivestono i ruoli di soldati, cavalieri, nobili e che si muovono in una coreografia di paesaggi con tutti i

Basilica di S. Paulo fuori le Mura; abside con mosaico del tempo di Onorio III

I Mercati Traianei possono essere definiti come il cuore commerciale del mondo allora conosciuto. Ma essi non erano solo colmi di folla intenta allo “shopping” ma avevano una spiccata funzione sociale: là ci si incontrava, si discuteva, ci si raccontava questo e quello, si bisticciava a

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causa dei prezzi e si tramava contro i potenti. Più di una congiura nacque sotto i porticati di fronte al Palatino. Oggi i mercati rionali nei diversi quartieri della città hanno più o meno una funzione analoga; fra carciofi e arance moro si incontrano parenti e amici, si ride, si scherza, si discute fra banchi che sembrano opere d'arte di Arcimboldo e ci si gode quell'apoteosi di odori, colori e umori. Non è raro incontrare personaggi della politica o dello spettacolo che si mescolano ai turisti ed alle massaie, dando alle volte l'illusione che almeno per qualche minuto i ruoli sociali non abbiano più una certa importanza e non siano agli antipodi. Il mercato più noto è senza dubbio quello di Campo de' Fiori, costantemente vigilato dallo sguardo bieco della statua di Giordano Bruno incappucciato che troneggia al centro della piazza. Bieco lo sguardo dato che il filosofo non apprezzò particolar mente di essere arso vivo dall'inquisizione e lo lascia capire ancora oggi a tutti coloro che, con i sacchetti pieni di leccornie gli passano sotto e talvolta sostano presso il basamento ornato di medaglioni di eretici. Campo de' Fiori è un po' un classico della vita romana dalle 8 alle 13: ombrelloni variopinti, bancarelle variopinte, pubblico variopinto e discorsi variopinti. Nel subbuglio della compravendita gocciola quasi silenziosa una delle Terrine del Bernini, una senza coperchio ma coperta di foglie di insalata, bucce di frutta varia, pezzi di scatole di verdura e qualche gambo di fiore e che ospita un grasso pescione rosso che vi nuota laconico.

Bifora trilobata del castello dei Conti di Tuscolo (sec. XI), via Appia Antica

autostrada dell'antichità e constava di quattro strati sovrapposti. Nel più basso si trovavano grosse pietre, nel terzo malta, nel secondo pietrisco fine e nell'ultimo lastre piatte di basalto: per gli odierni mezzi di comunicazione certamente un orrore ma per le bighe di allora una strada coi fiocchi. Circa l'80 % della sua lunghezza era diritta per poter raggiungere la propria meta in modo più celere possibile, da Roma a Brindisi erano sparse regolari stazioni per cambio cavalli, una ogni dieci miglia, marciapiedi fiancheggiavano quasi l'intera via e, soprattutto nelle vicinanze di Roma, i suoi due lati erano ornati da edifici nobiliari. Le catacombe che oggi si trovano nei suoi pressi vennero costruite qualche secolo dopo e nonostante il loro fascino queste “Vie sotterranee dell'aldilà” erano cimiteri cristiani e luoghi liturgici e non rifugi oscuri per perseguitati - non riuscirono mai veramente a concorrere con la bellezza e la vanità della Via Appia, Regina delle Strade. Essa stessa ha comunque sempre avuto anche la connotazione di necropoli, visto che nei primi tre chilometri svariate sono le tombe di patrizi romani che ne abbelliscono i lati, oltre alla nota Tomba di Cecilia Metella ed al Mausoleo di Romolo, quest'ultimo parte integrante del Circo di Massenzio con la villa omonima, impianto in “opus listatum” e fiancheggiato da torri.

Fontana di Giacomo della Porta in Piazza Pietro d'Illiria con vasca termale antica in granito, sormontata da mascherone (1614)

Via Appia: la “Regina viarum” Questa “Regina della viabilità” è una vera leggenda. Non solo perchè si tratta di un capolavoro di tecnica stradale ma soprattutto perchè venne costruita con concetti rivoluzionari, ebbe costi astronomici e si impiegò un'eternità per ultimarla. La Via Appia era una specie di

Ciò che oggi resta di tali gigantesche strutture si limita a poche rovine e ad un ampio prato pieno di cicoria selvatica, leccornia locale che viene arrostita in padella con aglio ed olio. Barbari, Barberini e contadini smontarono per usi diversi interi complessi architettonici della Roma imperiale, in particolare dell'Appia Antica.Da un decennio l'intera area è zona pedonale e così il romano può godersi la gita domenicale fra pini marittimi e piante di mirto, sedersi all'ombra delle innumerevoli torri di osservazione medievali che sembrano funghi giganteschi, leggere gli epitaffi sopravvissuti nei secoli e risparmiati dagli sprays dei graffitari, dove troneggia l'onnipresente S.P.Q.R. (Senatus Populusque Romanum, del Senato e del popolo romano o, come da una moderna interpretazione “Sono Pazzi Questi Romani”) e ammirare uno degli indimenticabili tramonti capitolini che affascinarono anche Goethe, soprattutto se in compagnia di una formosa nobile locale.

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Abbacchio dei Borgia, nettare di Bacco e shopping raffinato. La cucina romana non può essere definita nè aristrocratica nè borghese. Dopo la caduta dei Cesari anche i tempi di Lucullo finirono e gli svariati Papi che si susseguirono nei secoli e che raramente erano originari della città importarono sì le specialità culinarie dei loro luoghi d'origine senza però riuscire a creare a Roma una vera tradizione gastronomica. La cucina semplice del Lazio si sviluppò nelle periferie e nei ghetti giudei; questi ultimi furono forse gli unici luoghi che i progressivi mutamenti urbanistici voluti dal Vaticano lasciarono quasi intatti, potendo in tal modo sviluppare una tradizione culinaria che va sotto il nome di romano-giudaica. Prendiamo i famosi carciofi alla giudea per esempio, i bucatini all'Amatriciana o il fritto misto, la coda alla vaccinara, la trippa alla romana e la rughetta locale. Per non parlare del doveroso Abbacchio arrosto della Pasqua e degli agretti, serviti con aglio, olio d'oliva e peperoni freschi. I vini, pur non raggiungendo la celebrità di quelli di altre regioni italiane, hanno storia e fascino. I colli, le colline vulcaniche intorno alla città sono noti per il Frascati, il Genazzano e il Marino spumante. Un caso a sè, di certo una leggenda è l'Est! Est!! Est!!!, divenuto famoso nel XII sec. a causa del coppiere del vescovo Defuk che si avviava verso Roma a seguito dell'imperatore Enrico V. Defuk inviò il suo servitore alla ricerca di un buon nettare di Bacco concordando con lui un segnale in codice. Qualora il coppiere avesse trovato del buon vino, avrebbe dovuto scrivere "est", ovvero "c'è" presso l'ingresso della locanda; se il vino fosse stato molto buono, avrebbe dovuto annotare "est est". Il servitore, assaggiato il vino di Montefiascone e per comunicare al suo padrone la qualità eccezionale dello stesso, ripetè per tre volte il segnale convenuto e rafforzò lo scritto con ben sei punti esclamativi: EST! EST!! EST!!! Cosa si fa dopo un goloso pranzo e dopo aver gustato un Malvasia, un Colle Picchioni o un Sangiovese? Si va in centro naturalmente, per lo shopping che non può mancare: quello in via Frattina, via Condotti, via Borgognona e Piazza di Spagna. Accanto alle firme più prestigiose, Versace, Armani, Gucci, Furla, Fendi, Bulgari & Co. il centro storico di Roma offre un'incredibile varietà di negozi per tutte le tasche: abbigliamento, gioiellerie, pasticcerie di tradizione, librerie e boutiques si trovano accanto a chiese barocche, sfarzosi palazzi, monumenti secolari e le loro vetrine riflettono l'eternità fra i guizzi colorati delle azalee, le foglie di palma ed i visi curiosi dei passanti. Lo shopping a Roma è qualcosa d'altro rispetto agli acquisti normali, è più invitante e pieno di sorprese. Se ci si guarda nello specchio per sincerarsi se il capo che si sta provando calza bene e nel voltarsi ecco apparire d'improvviso la silhouette del Pantheon, gli spruzzi d'acqua di una fontana barocca o i bassorilievi di un sarcofago millenario dal quale leoni, delfini e draghi sembrano prendere vita, si entra d'improvviso nel regno della fantasia. La fantasia che questa città millenaria è in grado di attivare, trasportando ciascuno nella spirale delle sue storie che trasformano la prova di un vestito in un'avventura al di là del tempo.

qualcosa di analogo, lo portava anche la moglie del Marchese del Grillo nel XVII secolo.” “E chi era questo marchese?” chiede curiosa la signora. “Per tradizione da lui stesso inventata era solito beneficiare i poveri con monete d'oro in occasione di determinate festività” continua il commesso accentuando le sue gestualità effeminate. “Oh, che atto nobile” commenta la signora, chiedendo poi: “Ma cosa ha a che vedere ciò col mio elegante pret-a-porter?” “Il Marchese gettava monete bollenti, il popolino si bruciava le dita, il Marchese rideva come un matto ed il popolino ringraziava” risponde il commesso. “Proprio di cattivo gusto” dice la signora con un po' di stizza “ma, sua moglie?” “Sua moglie?” risponde il commesso “beh, sua moglie era certamente la dama più elegante di Roma”

Abbacchio alla romana (L’abbacchio è nel Lazio un agnellino da latte, macellato prima che abbia brucato erba. Esso si riconosce dal peso dell’animale - che non deve superare kg 3 - e dal colore della carne, che deve essere rosa pallido) Dose per 4 persone Mezzo agnellino, ca. 1,300 kg 3 acciughe sotto sale aglio - salvia - rosmarino vino bianco secco aceto bianco olio extravergine d’oliva sale - pepe Tempo: ca. 60 min. Tagliare l'agnello a pezzi regolari piuttosto grossi e metterlo in una teglia insieme ai rametti di salvia e rosmarino, 2 spicchi d’aglio, 5 cucchiai d’olio, sale e pepe. Passare la carne al forno a 190° per ca. 50 min, bagnandola durante la cottura con un po’ di vino. Risciacquare le acciughe, diliscarle e tritarle insieme al rosmarino ed uno spicchio d’aglio. Raccogliere il trito in una ciotolina e stemperarlo con aceto, fino ad ottenere una salsina cremosa. Quando l’abbacchio sarà ben cotto e dorato, sfornarlo, irrorarlo con la salsina di acciughe, infornarlo ancora qualche minuto per far evaporare l’aceto, quindi servirlo con tutto l’intingolo e con patate a spicchi. Queste ultime vanno sbollentate per 2 min. in abbondante acqua salata acidulata con aceto, rosolate in forno con olio, aglio e rosmarino e unite all’agnello a fine cottura.

“Mia cara” sussurra con un soffio di femminilità l'acchittato commesso all'elegante signora che sta indossando una blusa di seta ed una flessuosa gonna “ciò che sta provando, cioè ... l’altraitalia 25


di Gianni Lercari

PERSONAGGI

Antonio Di Pietro a Zurigo Il 15 gennaio 2010, presso la Casa d’Italia a Zurigo si è svolto l’incontro fra l’on. Di Pietro e la comunità italiana. Nella sala gremita di pubblico e dopo l’introduzione dell’on. Razzi che ha brevemente riferito su lingua e cultura, radici e questioni etico-politiche ha preso la parola il leader dell’Italia dei Valori. Arguto e a voce alta Di Pietro ha esposto in primo luogo la tematica scottante delle pensioni - con particolare riferimento alla frode dei pensionati italiani perpetrata dal diregente del patronato INCA-CGIL - parlando di negligenza e malgestione degli organi competenti. Ha dichiarato in proposito che lo Stato Italiano può esercitare via INPS il diritto di surroga e, tramite cessione di credito, cartolarizzare lo stesso per devolverlo a chi di dovere. Ha continuato parlando della legge elettorale che in molti paesi ha introdotto il voto elettronico per voler parificare i residenti all’estero a quelli in territorio nazionale, lamentando peraltro carenze abissali per oltre 4 milioni di elettori sparsi per il mondo. Fra applausi e sventolamenti di fazzoletti azzurri allacciati al collo dei pensionati truffati, Di Pietro ha toccato poi il tema della riforma dei CGIE e dei Comites, puntualizzando che le proposte presentate a tal uopo dall’Italia dei Valori in Parlamento non sono state affatto presentate all’ordine del giorno. Inoltre si è soffermato sulla realtà consolare che, nell’era dell’internet, abbisogna di una radicale ristrutturazione e ottimizzazione. Non è concepibile, questa la sua accusa al governo in carica, che si mantengano consolati nei paradisi fiscali, dove esigua è la presenza degli italiani e si taglino laddove il numero dei nostri connazionali è estremamente alto. Ha parlato poi della riduzione dei fondi per la lingua e cultura italiana, diminuiti di un ulteriore 40%, rammaricandosi che, in nome dei tagli sui costi di gestione pubblica venga sempre ridotto l’anello più debole della catena. Ha veemente contestato il fatto che non ci siano iniziative appropriate per far sì che il “cordone ombelicale” con l’Italia non venga tranciato di netto, denunciando la derisione della quale i cittadini italiani all’estero sono purtroppo sottoposti; ha definito gli accadimenti politici governativi una pagliacciata per idolatrare il reuccio di turno. Si è poi scagliato contro la reiterata ricerca di circuire sia l’opinione pubblica che la buona fede dei cittadini, accusando il governo di occultare con scenografie teatrali i veri mali del paese. Di Pietro ha continuato il suo intervento, spesso interrotto da calorosi applausi, dicendo che in Parlamento lo si accusa di troppa opposizione e di troppa giustizia: ma proprio di giustizia si tratta, ha ribadito, visto che le tematiche su cui l’agricoltura, la solidarietá e non i grandi speculatori,

imprese, finanzieri e truffatori che vengono continuamente avvantaggiati. Lo scudo fiscale, ha proseguito, ha di fatto protetto i ladroni e criminalizzato i poveri cristi di frontalieri e chi deve riportare i soldi oltre confine. Un enorme conflitto d’interessi minaccia la democrazia, ha detto, chiedendo poi al pubblico: esagero quando dico che è tornato il regime? Pronta la risposta dei presenti nella sala sempre più affollata: è vero! Ma quello di oggi è peggio di quello di prima, ha cavalcato l’entusiasmo Di Pietro e riesce sempre a riempire le piazze!. Come esempio ha citato poi i famosi carri armati di Mussolini paragonandoli agli odierni spostamenti di denaro governativi che provocano l’illusione continua che essi siano pro cittadino. Si è poi riferito all’assurdità di miliardi spesi per niente e alle subdole manovre mediatiche che hanno il solo fine di addormentare le coscienze (grande fratello, l’isola dei famosi etc.) Bisogna salvare l’economia reale aumentando le entrate e ottimizzando le uscite e individuando le priorità facendo pagare le tasse in via proporzionale, ha sostenuto: noi dell’Italia dei Valori facciamo proposte per rendere equo il sistema della tassazione e della spesa, ci preoccupiamo dell’occupazione e del lavoro dei giovani che sono senza prospettive, premiamo sullo sviluppo dell’agricoltura che è stata abbandonata a se stessa e ci battiamo per una drastica riduzione dei costi della politica. Dopo oltre un’ora Di Pietro ha annunciato la fine del suo discorso per dare voce al pubblico, concludendo che nulla è cambiato dalla prima Repubblica; le colpe non sono del medico che scopre il tumore – come il governo vorrebbe far credere - ma del tumore stesso. Ha infine invitato i presenti a sostenere l’Italia dei Valori per poter realizzare gli impegni proposti al fine di migliorare l’Italia. La sua ultima frase, prima di una standing ovation è stata: "Non votate per partito preso. Votiamo le brave persone."

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di Chiara Panzera

MUSICA

Nel 2010 Vasco e Pausini travolgono Boccelli Il Natale è (finalmente!) passato e con lui tutte queste vacanze che hanno visto ingrassare la maggior parte di noi. In campo musicale si sono verificate moltissime novità. L'album natalizio di Andrea Boccelli per esempio ha perso il suo primato in classifica, trovando come successori Vasco Rossi e Laura Pausini. Nel periodo che è andato dal 28 dicembre al 3 gennaio al primo posto vi era “Tracks 2 - Inediti e rarità”, album firmato dal rocker Vasco Rossi, ma attualmente neanche il grande Vasco ha potuto fare nulla davanti al dominio di “Laura Live World Tour 09″ di Laura Pausini.

Vasco Rossi torna al vertice dei dischi più venduti Primo con l'album 'Tracks 2', dal 5 febbraio in concerto a Milano. Roma, 8 gen. (Apcom) - Vasco Rossi torna al vertice della classifica dei dischi più venduti con 'Tracks 2 - Inediti e Rarità'. L'album contiene tre inediti, tra cui “Sto pensando a te”, attualmente tra i più gettonati in radio e su Itunes. La rockstar riprende anche il tour Europe Indoor. Otto le date al Forum di Assago (Milano) a febbraio: 5, 6, 10, 11, 15, 16, 21 e 22. Dopo Milano, Rossi sarà a Torino per poi approdare a Londra, Berlino e Bruxelles, date già sold out.

Le cifre d'oro di Laura Pausini L'album è anticipato dai singoli Con la musica alla radio in radio dal 25 settembre e , in radio dal 20 novembre Il CD contiene 18 tracce; 15 interpretate e registrate ognuna in una città diversa del World Tour 2009 e 3 inediti: Con la musica alla radio che anticipa l'uscita dell'album, Non sono lei e Casomai, brano live registrato durante il soundcheck a San Paolo in Brasile (il brano in lingua spagnola Menos mal è registrato durante il soundcheck a Buenos Aires in Argentina). Il DVD contiene video tratti da vari concerti del Tour e 3 nuovi videoclip, making of e brani regalo Laura gift. I luoghi di registrazione del CD italiano sono: Barletta, Bergamo, Cagliari, Firenze, Milano, Monza, Napoli, Palermo, Roma, Teramo, Torino, Verona, Barcellona, Bruxelles, , Helsinki, Locarno, Malta, New York, San Paolo. I luoghi di registrazione del CD spagnolo sono: Bergamo, Cagliari, Monza, Napoli, Palermo, Roma, , Verona, Barcellona, Città del Messico, Ginevra, Helsinki, Hollywood, Los Angeles, Lima, Locarno, Madrid, New York, San Paolo, Santiago, Santo Domingo. Il 23 novembre 2009 l'album è subito 1º nelle prevendite di iTunes con il risultato di 15 mila copie vendute in 1 ora. ... l’altraitalia 27


di Luca Palumbo

SOCIETÀ

Il decennio perso

Decennio perso: è questo il termine usato dal settimanale statunitense Time per descrivere i primi dieci anni di questo millennio. Sembra essere, questo, un sentimento generalmente diffuso nel mondo occidentale che, per la prima volta dopo la scomparsa del blocco sovietico, ha visto esser messo in discussione il suo predominio economico e politico del globo. Ci si aspettava altro da questi anni 2000. Fukuyama aveva previsto il consolidamento della democrazia liberale nel mondo e l’istaurarsi di un regime politico ed economico mondiale "perfetto". In economia la progressiva globalizzazione avviata con la creazione dell’OMC aveva promesso possibilità di sviluppo al terzo mondo, mentre la rivoluzione tecnologica in piena espansione sembrava voler spazzar via le ultime barriere che dividevano i popoli del mondo. Andò diversamente. Gli attacchi dell’11 settembre riproposero al pianeta un conflitto antico quanto ignorato - quello tra la cultura cristiano-occidentale e quella islamica - che rischia di protrarsi per i decenni a venire. E se l’esplosione dell’emigrazione dai paesi poveri è bastata per travolgere molte società sul vecchio continente, due crisi economiche di cui una di dimensioni come non le si vedevano dal 1929,

ne ha travolto le certezze e la fiducia nella libera economia di mercato. Come se non bastasse la Cina, che si appresta a diventare la prima potenza economica del globo, ha sfatato il mito - diffusissimo in Europa - del progresso come prodotto e conseguenza diretta dello Stato liberale e democratico. In tutto questo tumulto l’Italia, è rimasta immobile. Mentre la Germania si è attrezzata per mettere in moto l’economia verde, la Francia con la sua politica familiare ha affrontato il problema demografico o la Spagna ha sviluppato un sistema ferroviario ad alta velocità tra i più estesi e più efficienti al mondo, nel nostro paese siamo ancora costretti a discutere dell’esistenza o meno di conflitti d’interessi, a difendere l’autonomia del potere giudiziario, della libertà di stampa, ad affermare la supremazia della carta costituzionale, dell’indivisibilità della Repubblica, a denunciare i privilegi della casta, l’immoralità di certi uomini politici, la lentezza della giustizia, l’inefficienza della pubblica amministrazione, la decadenza delle università statali… siamo ancora lì dove eravamo rimasti 10 anni fa. Cos’è successo al nostro paese in questo decennio? O meglio: perché non è accaduto ciò che avrebbe dovuto

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accadere? Certo, di motivi se ne potranno elencare tanti: l’immenso debito pubblico ereditato dai governi del pentapartito, la notoria lentezza dell’apparato politico o la continua trasformazione e riorganizzazione dei partiti, dovuto all’improvvisa disparsa della Prima Repubblica… Ma non sempre tutto sembrava talmente drammatico come ora. Poco più di 10 anni fa c’era la bicamerale. Già allora il centrosinistra dimostrò al paese di saper ascoltare anche chi gli era avverso, di praticare il dialogo nei fatti, di saper fare da mediatore, da conciliatore fra partiti troppo spesso interessati più al loro peso elettorale che al bene del paese. Si era lì, a un passo dal gettare le basi per farla nascere davvero, la nuova, Seconda Repubblica Italiana. Ma l’allora capo dell’opposizione ed attuale premier decise che quell’accordo non s’aveva da fare. Vinse le elezioni e rimase al potere per cinque lunghi anni; adesso che ci è ritornato per la terza volta ha dimostrato di non aver cambiato strategia. Questo decennio perso, di stallo che tanto è costato e costerà al nostro paese sia in termini di competitività economica che d’immagine e reputazione, è il decennio del populismo, il decennio di B&B: il duo tutto lombardo di Umberto Bossi e Silvio Berlusconi. Gli unici ad uscire vittoriosi da questi dieci anni sono loro due, i loro partiti e – molto più grave – le loro rispettive ideologie. Con B&B l’Italia è diventato il paese delle soluzioni rapide e semplici. Il problema sicurezza, tanto usato dalle destre nella campagna elettorale, è stato liquidato con le ronde per le strade, i militari davanti ai metrò e la denigrazione degli immigrati, creando un’equazione del tipo: immigrato uguale delinquenza uguale rapine e stupri. Della sicurezza dentro alle quattro mura di casa – ovvero laddove avviene la maggior parte degli atti di violenza sulle donne – nessuno sembra essersi occupato. Nell’Italia del 2010 fare politica dei trasporti significa inaugurare cantieri per l’alta velocità, per ponti e simili progetti megalomani, ma di migliorare la situazione nella quale versano i ben 3 milioni di pendolari, ovvero la stragrande maggioranza degli utenti ferroviari, nessuno ci ha pensato. La crisi economica? Se le principali potenze economiche europee - Germania, Francia e Gran Bretagna - hanno investito tra 20 e 30 miliardi di Euro per uscirne

mentre il nostro governo ne ha sborsati appena 5,5, ossia lo 0,5% del PIL. (1) Al posto di riforme strutturali per liberare l’economia dalla perversione di certa finanza – vero motivo per l’irrompere della crisi – e riportarla sulla retta via, gli italiani hanno visto annunci di ottimismo, sorrisi e battute alle telecamere ma soprattutto tante polemiche per deviare l’attenzione del dibattito pubblico su altri temi. Altri messaggi, invece, vengono dati in modo meno ufficioso. Le tasse – per ovvie ragioni di debito pubblico – non possono essere ridotte in tempi rapidi, ma in compenso lo Scudo Fiscale permette a cittadini ed imprenditori disonesti di rendere legale ciò che in altre democrazie viene considerato un reato. Non riesci a mantenere la tua famiglia o mandare avanti la tua azienda perché la pressione fiscale è troppo alta? Chiudo un occhio (anzi due) e ti lascio evadere. Nell’Italia del 2010 perdono gli onesti e trionfano i furbi. B&B, dunque, non solo hanno saputo individuare dei problemi a cui il centrosinistra, almeno a livello nazionale, per troppo tempo ha stentato a dare delle risposte chiare, ma ha capito che per ottenere vittorie elettorali talvolta conviene più creare illusioni che risolvere problemi. Sono quindici anni ormai che l’Italia si vede confrontata con questo modo di governare. A cosa ci è servito tutto questo? Abbiamo un fisco meno invasivo? Uno stato federale, più efficiente, più vicino ai cittadini? Abbiamo fatto un’Italia più giusta, più serena, più in pace con se stessa? Abbiamo un paese attrezzato per le sfide del nuovo millennio? Ne dubito. In democrazia, normalmente, si presuppone che il popolo abbia sempre ragione. Il nostro popolo, da troppo tempo ormai, sta rincorrendo i pifferai magici del populismo e della demagogia. Speriamo che se ne accorgerà prima che sia troppo tardi. (1) Fonte: Natixis, Parigi

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L'uomo del baracchino di fronte ormai mi conosce e sorride. Ma non è contento di me. L'uomo del baracchino di fronte era più contento la seconda settimana che io ero qua, quando, con un gruppo di persone che ora per tre quarti non ci sono più, cercavamo di spiegarci buttando parole in greco qua e là senza sapere bene nemmeno i numeri in questa lingua, e lui ce li insegnava. Anche io ero più contenta la seconda settimana che ero qua, comunque. E molto. L'uomo del baracchino di fronte continua a sorridermi ma, anche se non scuote la testa, come vorrebbe, passa un'ombra sul suo sguardo al mio: Two bus ticket, please. Io me ne accorgo, e cerco di recuperare. dia … parakalò … Biglietto non so ancora come si dice. Ma, a dire il vero, neanche mi interessa. E se domani l'uomo del baracchino di fronte non mi sorriderà più, pazienza, debirasi, il nostro rapporto non era destinato comunque a durare ancora a lungo. Anche se per il momento siamo qua, di ritorno da posti con la neve che ormai quasi solo per abitudine chiamiamo casa, in questa specie di limbo primaverile senza scopo o fine, ma che almeno ci regala i 18 gradi di un Capodanno in piazza, che comunque in piazza, la notte di Capodanno, sembra sempre di vedere brutta gente. E questo posto rimane quello che è stato per mesi: un lungo guardare indietro a cose che non ci sono più, mesi di tante dita puntate: “Ti ricordi quella volta che”, aspettando il momento buono per andarsene. Serate a parlare, letteralmente, del tempo atmosferico (Ma quando arriva qui l'inverno in questo Paese?), andando a concludere nel solito, in qualche modo rassicurante: Sì beh, ma io tanto mica sarò ancora qua il prossimo aprile. O il prossimo maggio, o il prossimo giugno, o il prossimo luglio, o il prossimo agosto. Io non la voglio rivedere la nostra spiaggia, non rivoglio 41 gradi e infradito che si sciolgono sul cemento, come allora, freddo espressi e il posto del pesce, quando c'eravamo tutti. Non voglio un'altra estate qui a pensare a un'estate passata, che non tornerà più. Già è difficile ora, che estate non è, invischiati come siamo in una malinconia anticipata e appiccicosa, in questo posto che ha fatto ormai il suo tempo, ma nel quale rimaniamo per motivi che nemmeno noi capiamo. Punteremo ancora il dito, fra qualche mese, da qualche altra parte, ricordandoci i lunghi mesi vuoti di tutto sprecati a puntare il dito, mentre il tempo passava e quello che comunque era già finito da tempo, semplicemente, finiva un po' di più. Ve l'avevo già detto buon anno nuovo a tutti?

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Chiaramente ... no

di Chiara Morassut


ENOGASTRONOMIA

di Christian Testori

Oggi cucino con lo zafferano Magico, gustoso, raffinato, dorato. Parole che suonano come uno slogan, scandite in una delle pubblicità che illustrano le proprietà dello Zafferano DOP dell'Aquila, e che lungi dall'essere semplici veicoli promozionali hanno il merito di elevare a sintesi la straordinaria natura di questa spezia. Magica per le proprietà curative che gli erano attribuite. Gustosa come un risotto alla milanese, che non abbisogna di presentazioni. Raffinata come tutte le spezie, che a questa caratteristica devono la propria fortuna di merce d'esportazione. Dorata, per l'accattivante colore che conferisce ai piatti rendendoli non solo buoni da mangiare ma anche da contemplare.

Pollo allo zafferano Ingredienti: 1 pollo 200 g. panna 1 bicchiere di vino bianco secco 1 bicchierino di cognac 2 bustine di zafferano 1 ciuffo di prezzemolo 2 mestoli di brodo 6 cucchiai d'olio extravergine d'oliva Farina Sale e pepe quanto basta Ricetta: Lavare, pulire e fiammeggiare il pollo, che andrà quindi tagliato in otto parti. Infarinare la carne, scaldare l'olio e rosolarla a fiamma vivace, bagnando con vino e cognac. Spruzzare di sale e pepe, quindi continuare la cottura a fiamma bassa per circa un'ora, bagnando con il brodo e girando il pollo di tanto in tanto. Al termine sciogliere lo zafferano in un mestolo di brodo e incorporarlo al pollo insieme alla panna. Continuare a cuocere fino a quando il fondo di cottura non si sarà addensato. Spolverare con prezzemolo tritato e servire in tavola.

Coltivata fin dalla notte dei tempi in Asia Minore e nei bacini del Mediterraneo, era particolarmente diffusa nelle città greche dell'Asia Minore, anche tra il ceto contadino. In Europa giunge attraverso il mondo islamico, a testimonianza del fatto che l'universo arabo contribuì davvero a costruire l'identità alimentare dell'Europa medievale. Un particolare non irrilevante e facilmente constatabile anche ai giorni nostri è che, a differenza di altre spezie, in Europa venne addirittura impiantata, acclimatandosi in Spagna. Tra gli arabi lo zafferano era tenuto in grande considerazione in quanto profumo, l'aggiunta più nobile in grado di modificare sapore e proprietà degli alimenti. Compare in molti dolci, e il suo uso decisamente abbondante è legato all'importanza che in quella cultura rivestiva, e ancora riveste, la presentazione del cibo: una buona pietanza deve prima di tutto rallegrare la vista. Difficile soprassedere sulla natura inter-culturale dello zafferano, che al pari di altre spezie ha le sembianze di un ponte gettato tra religioni e mondi diversi. Lo prova la sua diffusione nella cucina ebraica, che lo contempla nell'hamin, il piatto principale dello shabatt, “la minestra degli ebrei”, un preparato a base di ceci, verdure di stagione, uova sode, carne, cipolle e spezie che esala un aroma talmente particolare che nel Medioevo si era costretti a camuffarlo gettando una sardina sul fuoco o bruciando lana o teste d'aglio davanti alla porta di casa. Tra le spezie era certamente la più accessibile insieme al pepe, tanto che Fiore di zafferano

Abbinatelo con ... Biferino Rosso DOC Prodotto nella provincia di Campobasso in Molise, il Biferno è un vino di colore rubino e dall'odore gradevole e caratteristico. I vitigni d'origine sono il Montepulciano, l'Aglianico e il Trebbiano Toscano. Al palato si presenta come asciutto, armonico, vellutato, giustamente tannico, caratteristiche che insieme a un titolo altimetrico modesto (11,5%) lo rendono adatto ad esser bevuto a tutto pasto. ... l’altraitalia 32


quando due autori anonimi del XVI secolo vollero fustigare i costumi dei contadini delle campagne europee, che a dir loro non corrispondevano più a un ideale di antica semplicità, lamentavano la predilezione campagnola per piatti conditi con pepe e zafferano. Ancora nel 1721, un altro autore, di cui non è noto il nome, scriveva a proposito dei contadini alsaziani: “Sebbene mangino molto, lo fanno sempre malissimo e con cattivo gusto, perché preparano degli stufati da avvelenare il Diavolo, pieni di zafferano ed erbe aromatiche”.

Una critica, questa, che si rivela sintomatica di una certa evoluzione del gusto transalpino. La così detta modernizzazione alla francese, se non ha decretato un tracollo dello zafferano nella cucina nazionale, ne ha infatti ridimensionato di certo il suo utilizzo, occultato e declassato a beneficio dei condimenti grassi, giudicati più delicati e discreti, e di altre spezie come i chiodi di garofano e la noce moscata. Anzi, i cuochi francesi del XVIII e XIX secolo accusano apertamente il resto d'Europa di preparare cibi troppo speziati e densi di salse stravaganti. Ecco, ad esempio, cosa scrive nella prima metà del '700 il domenicano Padre Jean Baptiste Labat a proposito dello zafferanno: “gli spagnoli, gli italiani, i portoghesi, i tedeschi e tutti gli abitanti delle nazioni settentrionali ne fanno un grande uso. Ne mettono in ogni loro salsa, nei loro spezzatini, nella pasticceria. Pretendono che sia cordiale, espettorante, calmante, antidoto, aperitivo, sonnifero, adatto a fortificare la memoria, a guarire il raffreddore e le asprezze dell'ipofisi”. Le ragioni della fortuna che lo zafferano riscuoteva nel bel paese, per converso, risultano ben illustrate. La pianta di zafferano (Crocus sativus) giunse in Italia nel XIII secolo grazie ad un altro monaco domenicano appartenente alla famiglia Santucci di Navelli, in Abruzzo. Il monaco Santucci, membro del tribunale della Santa Inquisizione e grande appassionato di agricoltura, fu particolarmente colpito dalla piccola pianta e pensò che avrebbe potuto trovare le condizioni ideali nei terreni della piana di Navelli. In effetti la coltivazione incontrò condizioni molto favorevoli, così che la coltura si estese nelle zone circostanti ed i nobili locali iniziarono a commercializzarne l'estratto nei mercati milanesi e veneziani. L'Aquila, appena fondata (XIII secolo), diventò famosissima per la qualità dello zafferano, che per lungo tempo ne trainò l'economia. In Italia esiste anche una seconda DOP relativa allo Zafferano, in Sardegna e per la precisione nel territorio dei Comuni di San Gavino Monreale, Turri e Villanovafranca, situati nella provincia del Medio Campidano. Come tutti gli alimenti che nel nostro paese hanno riscontrato ampio apprezzamento, anche lo zafferanno appare estremamente versatile in cucina.

Il suo utilizzo spazia infatti dai primi, ai secondi, ai dolci. Particolarmente stimolanti risultano gli abbinamenti con i prodotti ittici, a patto che si sia disposti a superare il pregiudizio secondo cui tutte le spezie coprirebbero il sapore delle materie prime. Lo zafferano contribuisce piuttosto a creare sapori entusiasmanti ed estrosi, che forse non si adattano a una cucina quotidiana ma che alla bisogna aprono spazi alla fantasia e alla voglia di sorprendere. Ecco allora gli spaghetti vongole e zafferano, le cozze bagnate con sugo allo zafferano, o le scapece alla vastese a base di palombo infarinato, fritto e coperto con una salsa di aceto e zafferano. E per concludere il pasto, una torta allo zafferanno da farsi così: montate 6 tuorli d'uova con acqua calda, 150 grammi di zucchero e quanto basta di zafferano; unite 100 gr. di farina, 100 di fecola, un pizzico di sale e gli albumi montati a neve. Imburrate e infarinate una tortiera di 25 cm. di diametro e fate cuocere in forno a 200° per 45 minuti. Montate e zuccherate 400 gr. di panna e ai due terzi di essa aggiungete 50 gr. di cioccolato fondente a pezzetti; tagliate quindi il pan di Spagna in tre strati. Appoggiate il primo strato su di un piatto da portata, inzuppate con mezzo bicchiere di maraschino e spalmatevi la panna con il cioccolato. Ricoprite con l'altro strato di pan di Spagna, inzuppate con altro mezzo bicchiere di maraschino e spalmate su tutta la superficie la panna restante. Buon appetito.

Agenda Cioccolentino Terni dall’11 al 14 febbraio 2010 Info su: www.cioccolentino.com L'edizione 2010 della celebre kermesse umbra dedicata al cioccolato, per l'occasione incentrata sulla festa di San Valentino. 'Col cuore in gola' l'azzeccato claim che promuove stand, giochi, itinerari, laboratori e convegni che si snoderanno lungo tutta la città. La Bigolada Castel d'Ario (MN) il: 17 febbraio 2010 Info su: www.comune.casteldario.mn.it Nel giorno delle ceneri, a Castel d'Ario va in scena la trasgressione con caldi e ghiotti 'bigoi con le sardele', ovvero spaghettoni rustici con acciughe cotti nei 'paroi', grandi pentole sistemate in piazza Garibaldi tra bancarelle e giostre. Un'abbuffata vera e propria che risale al 1848, nata in opposizione al potere politico e religioso nel tentativo di promuovere i valori di uguaglianza e giustizia sociale. Il Ponte dei Sapori Festival gastronomico-culturale della Bassa Parmense, la Provincia a Tavola Trecasali, San Secondo, Fontevivo (PR) dal 26 febbraio al 18 marzo 2010 Info su: www.pontedeisapori.it Lungo il fiume Taro, in un piccolo viaggio di riscoperta delle tipicità. Il Ponte dei Sapori è un festival a base di eccellenze a CO2 zero: bolliti, carni di maiale, insaccati, pane lievitato e cotto in piazza, Parmigiano Reggiano, pasta casereccia, torte e biscotti di alta pasticceria, vini e liquori. Tre paesi ricchi di storia, castelli, fontanili, barchesse e tradizioni gastronomiche diventano protagonisti di un evento di grande rilievo ormai giunto alla quinta edizione.

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di Simona Guidicelli

BENESSERE & SALUTE

Questa pianta è di incerta origine; probabilmente, si tratta di un ibrido orticolo, derivato, a seguito di incroci e di successive selezioni, dal carciofo selvatico (Cynara candunculus var, sylvestris) e da altre specie similari, presenti allo stato spontaneo nelle regioni mediterranee, perciò viene anche classificato come Cynara candunculus var, sativa. Il carciofo è una pianta erbacea perenne vigorosissima e di facile coltura, ma adatta solo per zone di clima invernale mite.

Le numerose varietà orticole si differenziano soprattutto per la grandezza, la forma e il colore dei capolini, composte da numerose brattee verdi, violacee o rosate, talvolta spinose o anche inermi; queste infiorescenze vanno colte quando sono ben ingrossate, ma ancora chiuse, e la parte commestibile è costituita dal ricettacolo, dalle brattee più interne e dalla prima porzione del peduncolo.. Consigliato dai medici di tutto il mondo Visto il periodo di raccolta, autunno-inverno-primavera, ostile a molti fitofagi, in alcune zone viene prodotto senza alcun intervento fitosanitario o comunque con interventi rari e di emergenza. È una pianta generosissima con un utilizzo pressochè totale, dai capolini per il consumo fresco sia crudi con olio pepe e sale, che cotto cucinato con grande fantasia dai migliori chef del mondo. È inoltre richiestissimo dalle industrie di trasformazione per la produzione di carciofini sott'olio, al naturale, sott'aceto e dalle aziende di surgelazione. È utilizzato dalle industrie farmaceutiche, officinali, dei liquori e di cosmesi, infatti grazie ad una particolare sostanza, la cinarina, contenuta nelle foglie, nello stelo e nell'infiorescenza, svolge un'azione benefica sulla secrezione biliare, favorendo inoltre la diuresi renale regolarizzando inoltre le funzioni intestinali, l'elevato contenuto di inulina lo rende particolarmente idoneo per i diabetici.

La ricetta Ingredienti 4 carciofi (io preferisco per il sapore la varietà “spinoso sardo") 1 spicchio d'aglio 3 cucchiai di olio d'oliva 1 cucchiaio di concentrato di pomodoro 1/2 limone spremuto poco prezzemolo fresco tritato sale e pepe Pulite con cura i carciofi, togliendo le foglie esterne più dure e spuntandoli per eliminare le spine. Tagliateli a spicchi, eliminando la barba interna e teneteli per 10 minuti a bagno in acqua acidulata con il succo di limone. In un tegame scaldate l'olio con lo spicchio d'aglio intero e toglietelo quando è diventato dorato. Aggiungete prima gli spicchi di carciofi, scolati e asciugati, lasciateli colorire a fiamma vivace, poi mettete nel tegame il concentrato di pomodoro disciolto in un po' di acqua calda. Salate, pepate con moderazione, e bagnate con altra acqua calda. Mescolate bene, coprite e portate a cottura, ci vorrà circa mezz'ora. Verso la fine scoperchiate per fare asciugare l'eventuale liquido in eccedenza e aggiungete il prezzemolo tritato. ... l’altraitalia 34


A causa della sua fama di pianta stimolante l'erotismo nell'essere umano, in Francia alcuni secoli orsono fu vietato alle donne di mangiarne per evitare un aumento spropositato del desiderio sessuale. Per quest'ultimo motivo molto spesso il carciofo viene usato per la preparazione di alimenti afrodisiaci. Un aperitivo adatto al fegato: far macerare in un litro di vino bianco secco 25 gr di foglie di carciofo e gr di radice di rabarbaro per 10 giorni, agitando una volta al giorno la bottiglia. Filtrare e bere un bicchierino da liquore prima dei pasti principali. Per combattere l'itterizia: versare un cucchiaino di foglie in una tazzina da caffè di acqua calda e bollire per un minuto. Filtrare e bere mezz'ora prima dei pasti principali. Una buona cura diuretica: in metto litro di acqua fredda versare 2 cucchiai di radici di carciofo e far bollire per 10 minuti a fuoco basso. Filtrare, addolcire con poco miele e bere a sorsi durante la giornata. Questa cura va protratta per almeno 20 giorni. Nelle industrie dei liquori si estraggono delle essenze per ottimi aperitivi e digestivi, in cosmesi il suo succo è apprezzato per le sue azioni bioattivanti, vivificanti e tonificanti per la pelle Il consumo dei carciofi freschi è indicato a tutte le persone, perché è tonico, stimola il fegato, calma la tosse, contribuisce a purificare il sangue, fortifica il cuore, dissolve i calcoli e disintossica. È salutare quindi mangiarne tanti soprattutto crudi.

Contro l'anemia: versare due cucchiaini di foglie di carciofo in mezzo litro di acqua calda e far bollire per 5 minuti. Filtrare e bere una tazza da tè subito dopo i pasti addolcito con miele o melassa.

QUANDO SI RACCOGLIE I capolini, talvolta detti mammole, si recidono con la prima porzione del peduncolo quando sono abbastanza grossi, ma ancora sodi; le foglie si raccolgono a primavera o anche in altre stagioni, mentre il rizoma si scava a fine estate o in autunno.

COME SI PREPARA LA CONSERVAZIONE

. le parti della pianta si fanno essiccare all'ombra, in un luogo fresco e ben aerato; si conservano in sacchi di carta o di tela.

COME SI UTILIZZA I capolini costituiscono un eccellente ortaggio, appetitoso e aromatico; le foglie, il rizoma e anche i capolini, se consumati crudi, hanno un benefico effetto sull'organismo, perché contengono diverse sostanze attive, tra cui la cinarina Nella cura dei calcoli biliari: in un quarto di acqua calda si versa un cucchiaino di foglie e si tiene coperto. Si filtra dopo 10 minuti e se ne beve una tazza al mattino a digiuno ed una alla sera prima di coricarsi, con un cucchiaino di miele di tarassaco. ... l’altraitalia 35


Torta di ricotta, zucchine e cozze Ingredienti per la pasta (4 persone) 200 g di farina lievito di birra 100 g di spinaci surgelati sale Ingredienti per il ripieno 500 g di cozze 200 g di ricotta 2 uova 3 zucchine 2 spicchi d'aglio 3 cucchiai d'olio d'oliva 2 cucchiai di prezzemolo tritato sale e pepe Preparazione: Tritate finemente gli spinaci ed amalgamateli alla farina bagnata con l'acqua in cui avete fatto sciogliere il lievito. Impastate bene e poi lasciate riposare la palla ottenuta per 30 minuti. Tagliate le zucchine a striscioline e saltatele in padella con un po' d'olio ed uno spicchio d'aglio schiacciato finché si saranno appena ammorbidite. Salate , pepate, spruzzate di prezzemolo tritato e mettetele da parte. Fate aprire le cozze in padella coperta con un filo d'olio ed uno spicchio d'aglio a fiamma vivace. Levate dal fuoco e sgusciate le cozze. Mettete da parte il brodo di cottura. In una terrina lavorate la ricotta ed aggiungetevi poi le due uova ed un po' del brodo di cottura delle cozze. Amalgamate bene, poi aggiungete le zucchine (risparmiate qualche strisciolina per la guarnizione). Stendete la pasta allo spessore di 4 -5 mm. Imburrate ed infarinate una teglia da forno e rivestitene l'interno con la sfoglia preparata. Versatevi dentro il ripieno di ricotta e zucchine e infornate finché il tutto si sarà ben addensato (ci vorranno circa 30 minuti). Guarnite con striscioline di zucchina e cozze e rimettete in forno per una diecina di minuti.

Involtini di verza Ingredienti 500 g foglie grandi di verza 200 g seitan tritato 150 g riso 1 noce burro 4 cucchiai di parmigiano grattugiato 1 ciuffo prezzemolo 100 ml latte di soia 3 cucchiai olio extravergine d'oliva noce moscata sale e pepe quanto basta Preparazione Cuocete il riso, scolatelo e conditelo con il burro, il parmigiano, il prezzemolo sminuzzato, la noce moscata, sale e pepe. Scottate le foglie di verza in acqua bollente, scolatele e asciugatele con un panno, poi formate 4 gruppi sovrapponendo per ciascun gruppo alcune foglie di verza. Riscaldate il forno a 180°. Tritate il seitan e mescolatelo al riso raffreddato. Farcite le foglie di verza con questo composto ed arrotolatele ad involtino, fermandole con uno stuzzicadenti o dello spago da cucina. Disponetele in una pirofila, versatevi sopra l'olio e il latte di soia ed infornateli per circa 30 minuti. Serviteli caldi. ... l’altraitalia 36


Penne ai quattro formaggi Ingredienti 320 gr. di penne 100 gr. di fontina 100 gr. di gorgonzola 120 ml di latte 40 ml di panna burro sale pecorino grattugiato parmigiano grattugiato Preparazione: Sciogliere il burro in una pentola sufficientemente capiente, aggiungere latte e panna e portare ad ebollizione mescolando bene con un cucchiaio di legno. Tagliare a pezzetti la fontina e il gorgonzola e aggiungerli in padella. Lasciarli sciogliere a fuoco moderato, continuando a mescolare col cucchiaio di legno. Cuocere le penne, scolarle e trasferirle nella pentola col condimento, aggiungere pecorino e parmigiano grattugiati e mescolare il tutto.

Risotto alla crema di scampi Ingredienti per 6 persone 500 g. di riso 800 g. di scampi 125 g. di panna da cucina 100 ml. di passato di pomodoro Un bicchierino di liquore "brandy" Uno spicchio d'aglio Un ciuffo di prezzemolo Una carota Una costa di sedano Una cipolla Un limone Sale grosso q.b. Sale fino q.b. Quattro - cinque cucchiai d'olio Preparazione Lavare e pulire gli scampi, eliminando la testa, il guscio ed il filo nero intestinale. Preparare il brodo riempiendo d'acqua un tegame della capacità di tre litri e versandovi, precedentemente mondati, la cipolla, la carota, il sedano, il prezzemolo, il succo del limone spremuto attraverso un colino, il sale e gli scarti degli scampi (teste, code e chele); dopo averlo fatto bollire per circa mezz'ora, filtrarlo togliendone così tutti gli odori. Nel frattempo, rosolare in un tegame l'aglio intero con l'olio, quindi togliere lo spicchio ed aggiungere le code degli scampi, facendole insaporire per qualche istante; versare il brandy e fare evaporare a fuoco vivace. Unire poi il pomodoro e proseguire la cottura per circa dieci minuti a fiamma bassa fino a quando cioè gli scampi saranno diventati teneri. Togliere dal fuoco, tenere da parte qualche coda per la guarnizione dei piatti e passare tutto il rimanente con il mixer; aggiungere la panna, aggiustare di sale e amalgamare il tutto sino ad ottenere una crema. In un tegame a parte fare appassire nell'olio, a fiamma moderata, un pezzetto di cipolla tritata finemente insieme ad uno-due cucchiai di brodo. Appena quest'ultimo sarà evaporato, aggiungere il riso e farlo tostare a fuoco vivace mescolando continuamente con un cucchiaio di legno sino a quando i chicchi saranno diventati lucidi; abbassare la fiamma e proseguire la cottura unendo del brodo caldo, un mestolo alla volta e mescolando in continuazione, aggiungendone dell'altro soltanto quando il precedente si sarà assorbito. Quando mancano una decina di minuti al completamento del risotto, unirvi la crema di scampi e terminare la cottura, sempre mescolando. Servire caldo, guarnendo i piatti con una spolverata di prezzemolo tritato e le code di scampi tenute da parte. ... l’altraitalia 37


di Simona Guidicelli

OROSCOPO

21 marzo - 20 aprile

ARIETE

Il Sole nel X campo non è certo di buon auspicio, fiacca il tuo ottimismo, ti rende musone in famiglia. Mercurio, nello stesso campo per tutto il periodo, non agevola i nativi lanciati in carriera, né i rapporti con i collaboratori: vola basso, amico, rischi guai! Gli amori agli sgoccioli rischiano di crollare sotto il peso del tempo, della noia, dei dispetti dell'astro. Marte, invece, è sempre un valido alleato: dal V campo segue il saldo in Banca, promette svolte alla libera professione, miglioramenti agli imprenditori. L'eros è da primato, sfruttalo per migliorare il rapporto di coppia. Dal giorno 19 Giove cambia segno e scivola alle tue spalle, quindi la sua protezione scema: valuta meglio le mosse della concorrenza, non fidarti di colleghi o parigrado inaspettatamente amici. Nettuno protegge i single, le conquiste non mancano.

21 aprile - 20 maggio

In amore vai al massimo: come single conquisti, come innamorato fai nuovi progetti. Goditi la vita, i sentimenti, le facilitazioni che Madama Fortuna mette sulla tua strada, poiché il 19 gennaio cambia segno, atteggiamento e diventa scortese, gelida in amore, in famiglia, con le persone che per te contano di più. Marte in Leone, IV campo dell'oroscopo, scatena prese di posizione in famiglia o con i condomini, è fonte di guasti legati all'abitazione, non agevola la risalita degli artigiani, di chi porta avanti un'attività a gestione familiare. Plutone incrementa il carisma agli occhi di molti e nell'alcova ti rende un lottatore.

Saturno, invece, semina distacchi con i parenti e rallenta le attività artigianali, commerciali. Plutone, infine, ti mette in guardia dal varare società o alleanze con chi non conosci. Le influenze del periodo sono insidiose, ma la tua abilità è in grado di metterti al riparo dalle trappole. Qualcosa di buono, però, sta per arrivare.

23 luglio - 22 agosto

Super favoriti gli innamoramenti con bellezze non made in Italy, se sfoggi l'abito da single. Marte, stabilmente piazzato nel III campo per tutto il periodo, agevola i venditori, chi cerca lavoro o vuole cambiare impiego, protegge i piccoli viaggi, la nascita di nuove alleanze, fresche amicizie. Saturno segue con abilità i liberi professionisti e gli imprenditori, forse i risultati tardano ad arrivare, ma puoi essere certo del buon esito. Cresce l'energia, la salute migliora, l'eros è sempre in pole position. L'orizzonte è sereno, puoi chiudere molte opportunità che ti favoriscono. Dolce l'amore, intriganti i flirt.

LEONE

Il Sole nel VI campo è salutista, scioglie i problemi del quotidiano, facilita i rapporti con gli altri. Mercurio al suo fianco segue a meraviglia il lavoro in ufficio, le attività di routine, il fitness. È il momento giusto di impegnarti, se studi, cerchi un impiego o vuoi cambiare lavoro. Marte nel segno aumenta il tuo fascino, ti regala energia, un sex appeal che conquista e fa stragi di cuori; in più appoggia anche il conto in Banca. Giove, in opposizione, minaccia i rapporti societari, con i collaboratori, accende diatribe legali e burocratiche. Nettuno semina distrazioni nel passo di coppia, specie fra amanti alla frutta, amori agli sgoccioli. L'attrazione erotica può metterti al riparo dalle tentazioni pericolose e rimettere in sesto il ménage, se col partner c'è ancora del feeling. I single del segno marciano felici. Le storie parallele volano sulle ali di Plutone, il pianeta copre gli altarini dei più audaci.

GEMELLI

Il Sole nell'VIII campo aumenta le tue certezze interiori, ti aiuta a riflettere, a compiere passi importanti. Mercurio, al fianco dell'astro diurno, aumenta il tuo fiuto per gli affari, gli investimenti in Borsa o nel mercato immobiliare.

CANCRO

Sua Maestà il Sole mette a dura prova il tuo equilibrio interiore, abbassa i livelli dell'ottimismo. Mercurio, a fianco dell'astro diurno, solleva polemiche in casa, con i figli, se ci sono, i collaboratori, i soci. Niente alzate d'ingegno, rischi di buttare alle ortiche molte opportunità e dover ripartire da capo! Trovi certo una soluzione, se c'è ancora del buono con la tua metà, ed insieme potete ricostruire un futuro solido. Marte, nel II campo, aumenta la voglia di misurare le tue qualità, il tuo ascendente su chi ti circonda, di sicuro segue il conto in Banca che, per molti, punta al rialzo.

TORO

Il Sole in trigono t'infonde energia, ottimismo, voglia di fare. Mercurio al suo fianco aumenta il fiuto negli affari, in campo economico. L'astro del business incoraggia le collaborazioni con l'estero, i viaggi, aiuta chi studia, chi cerca lavoro o vuole cambiarlo.

21 maggio - 21 giugno

22 giugno - 22 luglio

23 agosto - 22 settembre

VERGINE

Il Sole nel V campo ti dà la carica giusta, l'ottimismo necessario per affrontare serenamente le tue giornate. Mercurio accanto all'astro diurno è una chicca: se svolgi la libera professione o sei un imprenditore viaggi in carrozza. L'astro del business non perde di vista chi segue un'attività di routine. Plutone in trigono aumenta il tuo carisma: il prestigio cresce, i tuoi interlocutori sono affascinati. La vita a due torna a brillare, gli innamorati fanno nuovi progetti e si aprono le danze per chi vuole cambiare dama o cavaliere. Marte alle tue spalle è subdolo, quindi stai attento agli sgambetti della concorrenza, evita le moine di un collega o un parigrado improvvisamente amico: la bufala è in agguato! Giove nel VI campo segue il lavoro in ufficio: la tua precisione, unita alla preparazione, merita dei riconoscimenti.

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OROSCOPO

23 settembre - 23 ottobre

BILANCIA

Il Sole nel IV campo smorza gli entusiasmi in famiglia. Mercurio, nella stessa casa, scatena diverbi con i parenti, coi figli, se ci sono, inoltre frena gli incassi degli artigiani, di chi porta avanti un'attività a conduzione familiare. Non è il momento di sottoscrivere un contratto d'affitto, né di ristrutturare la casa. Con la dolce metà il cielo diventa più buio e, sotto gli strali della Dea dell'amore, le unioni traballanti crollano. Torna il sereno in famiglia e in amore dal 19 gennaio in avanti, quando Madama Fortuna ti guarda con affetto. Marte, nell'XI campo, apre la strada ai contatti, ti mette in luce sul piano sociale, ti aiuta a stringere alleanze di spicco con qualche calibro da novanta. Il pianeta rosso incoraggia le conquiste dei single in cerca della mezza mela. Saturno nel segno ti aiuta ad apportare cambiamenti utili al tuo futuro.

24 ottobre - 21 novembre

Giove è sempre ostile e, dal IV campo dell'oroscopo, aumenta le spese extra per la casa, l'abitazione: chiudi i cordoni della borsa, se non vuoi correre dei pericoli. Dal 19 gennaio, però, il pianeta della Fortuna ti protegge e, dal V campo, sostiene gli imprenditori, la libera professione, i nativi proiettati verso poltrone più ambiziose: il successo, amico, è ormai a un passo. Saturno, nel tuo XII campo, ti mette in guardia dalle mosse scorrette della concorrenza, dai tiri mancini di un collega o un parigrado che fa il furbetto ed agisce slealmente alle tue spalle. Qualche ostacolo non manca, ma le buone occasioni ed il successo fanno capolino. L'amore è dolce per chi cerca un affittuario per il suo cuore.

Madama Fortuna ti regala salute, benessere, un pizzico di fortuna in più nel lavoro, nel privato. In amore è il tuo talismano: l'astro offre intesa nel passo di coppia, incontri frizzanti ai single, impegni e progetti agli innamorati. Le coppie alla frutta girano pagina: inizia il cambio di dame e cavalieri. Sul piano erotico sei unico, in barba a chi sostiene che nel talamo ti mostri un pezzo di ghiaccio: Plutone ti rende sensuale, magnetico. Marte continua il suo transito nell'VIII campo, da qui sostiene gli investimenti. Sul piano sociale risplendi, allacci nuove amicizie, hai successo se ti occupi di vendite.

21 gennaio - 19 febbraio

Marte in IX campo protegge i viaggi, le intese con l'estero, i master, le attività d'import export. Giove nella III casa, invece, appoggia i venditori ed il settore commerciale. Il 19 gennaio l'astro della fortuna entra in Pesci, IV campo dell'oroscopo, e da qui semina zizzania in famiglia, con i parenti, aumenta le spese extra per la casa. Saturno nell'XI campo ti mette in luce sul piano sociale, ma solo con persone importanti. Urano rompe gli argini nei rapporti familiari incrinati da tempo. Eros gagliardo per single e accasati.

ACQUARIO

l Sole alle tue spalle ti rende titubante, incerto, spaesato. Mercurio nel XII campo, ti mette in guardia dai colleghi invidiosi, t'invita ad osservare con attenzione le mosse della concorrenza. Accantona dubbi e gelosie, non aiutano il rapporto. Il 19 gennaio la Dea dell'amore entra nel segno e la tua vita cambia: nell'eros sei unico. Le unioni felici flirtano, i single cedono il distintivo. Marte, stabilmente piazzato in Leone per tutto il periodo, è la tua spina nel fianco: solleva scontri con i soci o i collaboratori, il confronto è duro con i maschi di casa. Non tirare la corda, amico, l'inimicizia dell'astro ti fa saltare i nervi, può causare alti e bassi di pressione: evita gli sport estremi, i lavori fai da te. Il giorno 19 l'astro varca il II campo del tuo oroscopo ed incoraggia la voglia di misurare la tua abilità verso gli altri, di sicuro protegge il denaro e gli investimenti economici. Parti in sordina ma strada facendo l'orizzonte migliora. In amore e sul piano economico fai parecchi progressi.

SAGITTARIO

Il Sole nel II campo ti rende abile, concreto e stimola la voglia di fare, di misurare il tuo ascendente sugli altri. Mercurio, nella stessa casa, promette risultati concreti in tema economico. Venere nel segno semina sulla tua strada piccole e grandi opportunità di successo. In amore ti rende un fortunello: l'intesa cresce e la felicità è palpabile in coppia, fra single, innamorati.

CAPRICORNO

Mercurio dà il benvenuto al collega, il duetto ti carica di energia positiva. L'astro del business marcia nel segno per tutto il periodo: estro, fiuto per gli affari, lucidità mentale e voglia di fitness accompagnano le tue giornate.

SCORPIONE

Il Sole nel III campo allarga i tuoi orizzonti; conosci persone nuove, con gli amici sei in sintonia, con i parenti sei cordiale. Mercurio, nella stessa casa, aiuta chi studia, cerca un impiego o vuole cambiare attività, chi segue il settore commerciale, delle vendite.

22 novembre - 21 dicembre

22 dicembre - 20 gennaio

20 febbraio - 20 marzo

PESCI

Sua Maestà il Sole nell'XI campo allarga i tuoi orizzonti: con gli amici, i parenti, sul piano sociale riscuoti successo. Mercurio, nella stessa casa, ti rende loquace, abile nel tessere accordi e intese con qualcuno d'importante, che può aprirti molte porte chiuse nel lavoro, nella professione. Purtroppo dal 18 gennaio l'astro si piazza alle tue spalle e scatena moti di gelosia, dubbi e tensioni. Marte, stabilmente piazzato nel VI campo, è un invito a fare sport, ma segue con efficienza il lavoro dietro la scrivania. Giove, ancora per poco, non si prende cura di te, ma dal 19 gennaio la musica cambia: il generoso pianeta entra nel segno e da subito contribuisce all'attuazione dei tuoi progetti professionali, lavorativi, economici. La tua popolarità cresce, la strada verso il successo è tutta in discesa. Plutone tiene alta la bandiera delle pinne libere a caccia: molte cedono il distintivo, si innamorano. Eros a mille per single ed accasati.

... l’altraitalia 39


di Simona Guidicelli

ASTROLOGIA

Il segno del mese Acquario Il pianeta dominante è Urano, l'elemento è l'aria, la qualità è fissa; il genere è maschile. Il Sole transita nell'Acquario approssimativamente fra il 21 Gennaio e il 19 Febbraio. Colore da portare: il blu, perché rappresenta la spiritualità di questo segno. Pietra portafortuna: lo zaffiro. Metallo: lo zinco o l'argento.

È questo il segno degli ideali umanitari e della fratellanza. Gli Acquari cercano di migliorare la vita dei colleghi e il loro potere proviene dall'intelletto. Sono distaccati, impersonali e credono nella giustizia sociale. Sono generalmente stabili, ma sono inclini ad improvvisare cambiamenti di opinioni, idee, pensieri e piani. Hanno un grande bisogno di libertà e di conseguenza possono assolvere meglio al loro destino nei rapporti basati sull'amicizia. Nella loro personalità è presente una qualità ingannevole e sognatrice e mostrano inoltre un senso di rispetto e di logica. L’Acquario è anche il segno della solitudine e di conseguenza i nativi si ritrovano sempre un po’ isolati. Gli Acquario sono onesti e fedeli e in genere godono di buona salute. Chi appartiene a questo segno accomuna all’originalità ed all’indipendenza, anche un’anormalità spinta all’eccesso, che può causare violente oscillazioni d’umore e rendere possibile l’assurdo, l’imprevisto e l’imprevedibile. La permalosità è peculiare del segno; l’individuo cerca sempre di affermare la sua libertà di essere e di agire. Quando non si sente amato e compreso soffre e può cadere in uno stato di prostrazione, anche perché il suo equilibrio non è dei più stabili. Tende sempre ad andare avanti, a cercare novità, ad evitare le convenzioni. Il passato gli serve come esperienza durante la sua fuga sempre proiettata in

avanti. L’Acquario ha un temperamento mentale ed intellettuale che vorrebbe dominare i sensi e l’erotismo; quest’ultimo ha uno sfondo cerebrale, il che può divenire causa prima dell’infelicità in amore. Un’eventuale infelicità affettiva è resa ancor più possibile da altre connotazioni che sottolineano quanto è bizzarro il nato in questo segno: detesta la gelosia, vissuta come costrizione assoluta alla propria libertà, ma lui stesso è geloso anche se potrebbe morire piuttosto che ammetterlo; è geloso e possessivo come pochi altri. D’altro canto, però, raramente è fedele in amore, è più facile che lo sia in amicizia, perché le sue amicizie sono molto ponderate e sentite: l’amicizia è qualcosa che egli non concede a tutti. Disprezza tutto ciò che è pedante e limitato; è piuttosto calcolatore e, se deve intraprendere un’avventura, lo fa puntando dritto allo scopo. Il suo mondo è abbastanza utopico. L’Acquario ha bisogno di contatti umani anche se poi è abbastanza incapace di legarsi, è poco loquace e non è assolutamente duttile. In certi casi dimostra un distacco che sembra anche disprezzo assoluto per le opinioni degli altri, un’indifferenza che a volte può essere una sorta di cattiveria nei confronti altrui. La donna dell'Acquario è un’ottima educatrice di figli con i quali instaura rapporti di amicizia. È piena di interessi che allarga con numerose letture e adora i viaggi.

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