Giugno 2013 - Visto da L'altraitalia

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Ho maltrattato mio figlio Il mio piccolo è un amore, è dolce, affettuoso e sensibile, non alza mai le mani sugli altri bambini, anzi li avvicina sempre per dargli i bacini e rimane male quando gli fanno qualche prepotenza, tipo prendergli dalle mani i giochini e cose simili. L'unica cosa è che è molto molto vivace: in casa non sta mai fermo (anche quando siamo in giro, magari a far la spesa, a casa di amici o al ristorante), mi apre i cassetti e mi tira fuori tutto, si arrampica sui mobili, entra in bagno e apre l'acqua del bidet schizzando tutto, e poi, cosa che mi fa diventare matta, urla, urla tantissimo: grida per qualsiasi motivo, se è contento e si diverte, ma anche se non vuole essere cambiato, se gli impedisci di fare qualcosa, insomma un piccolo terremoto. A tutto questo si aggiunge un marito presente, ottimo papà, ma mooooolto, molto esigente con me: sì, sono incinta, ma per lui devo essere sempre al 100% dell'efficienza, quindi casa sempre pulita, camicie sempre stirate e cena sempre pronta e abbondante. Il fatto è che ultimamente il mio bimbo ha iniziato ad avere incubi notturni, a svegliarsi gridando e a rifiutare la mamma: se io mi alzo e vado da lui, ecco che chiama il papà, e si calma solo con lui!!! Non mi cerca proprio, a parte per le esigenze classiche, tipo “acqua, pappa” ... e basta!!!! Chiaramente io ne soffro, ma all'ennesimo episodio ho iniziato a chiedermi come mai fosse così indifferente/aggressivo con me, e invece tutto concentrato sul papà. Anche con gli altri il suo comportamento continua ad essere normale, l'unico problema di relazione ce l'ha con me. Facendomi un esame di coscienza mi sono vista da fuori, ed ho visto una mamma che ha urlato in faccia al suo bambino “smettila di gridare” “stai fermoooo” “ non ce la faccio piùùùù” e lui a piangere (giustamente); in seguito ai suoi piccoli disastri l'ho sculacciato ed è volato anche qualche schiaffetto sulla guancia. Insomma, ho visto tutto ciò che non avrei mai voluto fare, ma era come se non fossi io. Ora mi sento tantissimo in colpa verso il mio bambino, credo di aver perso quel bel rapporto simbiotico che c'era tra noi, lo sento distaccato e distante, solo proteso verso il suo papà (chiama lui di notte, non me come fino a poco tempo fa) e, paura ancora più grande, ho il terrore di avergli causato qualche trauma. Dopo aver parlato con mio marito, ho attuato una brusca inversione di tendenza: cerco di sopportare le sue grida, limitandole con dolcezza e non lo sgrido più alzando la voce, insomma, cerco di essere più calma e rilassata e non gli do più sculacciate. Secondo voi sto facendo bene? Come posso recuperare il rapporto con mio figlio? Mi sento veramente uno schifo di mamma. Grazie a chi mi vorrà dare una risposta. Una mamma triste. Un terremoto? Cara mamma triste, permettimi di invitarti a fare una piccola riflessione. Credo che a volte, presi dalla nostra natura umana e terrena, non riusciamo ad apprezzare i doni che Dio ci offre. Non sai quanto vorrei che mia figlia fosse un terremoto, che mi rompesse tutto, che mi schizzasse acqua ovunque. Non sai quanto desideri disperatamente vederla correre e saltare sui divani, sul letto, tirare fuori dai cassetti ogni cosa ... Non sai quanto vorrei ... La mia piccina ha un grave problema neuromotorio. A quasi 2 anni non cammina, non gattona, non parla ... Prego e mi aggrappo ogni giorno alla speranza di un suo miglioramento futuro. Il tuo bambino cerca il papà? Ma benissimo, approfittane per riposarti un po', ok? Lascia che se ne occupi lui. Prendila così e basta, senza guardare al di là di ciò che accade. Non farti troppe domande, non assillarti inutilmente. Non serva a nulla. Pensa solo che sei una mamma fortunata, perchè hai un bellissimo bambino, sano e vivace che ti darà belle soddisfazioni. Il mio augurio è che sia un piccolo dolcissimo “terremoto” ... quello che desidero tanto per la mia stellina! Affettuosamente. Una mamma speciale.




OPINIONI di Giovanni il Battista

Certo che il boomerang ricevuto recentemente fra capo e collo dal PD è stato terribile, in qualche modo mortale. Dall'ubriacatura delle primarie, all'incarico a Letta, il mondo, le certezze e le garanzie di gruppo dei compagni democratici sono crollati, entrati in crisi, evaporati come per incanto. Brutta, bruttissima botta. Inaspettata, imprevista, impensabile? Paradossalmente, la fine della sinistra italiana comincia con l'inizio dell'inciucio (parola cara all'onorevole D'Alema) dell'esperienza di genesi del PD. Come si è potuto pensare che dei cattolici destrorsi come Fransheschini “cristiano sociale” potessero convivere con il Pierluigi Nazionale, comunista e poco cattolico, rosso che più rosso di così non si può? E come la mettiamo per il matrimonio di “scopo” fra Rosy Bindi e lo stesso soprannominato Max, “baffetto mortale”?

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Pur avendo chiesto soccorso all'inizio di questa avventura (2007) a Romano Prodi per costituire l'alcova vincente “dei democratici” niente si è risolto, anzi, direi che, se da una parte Prodi ha cercato di “attutire” i colpi mortali che si sferravano le due armate (nel durante, dopo il 2007), dall'altra ha favorito la nascita di questa creatura: un mostro a 18 teste (tante sono, a naso, le correnti al suo interno!) ed il crearsi di fazioni “beduine” all'interno della comunità etero/socialista, fazioni che non hanno più combattuto alla luce del sole dibattendo “democraticamente”, ma hanno creato, o meglio hanno ripreso, la strada del logorio occulto al progetto PD chi per una ragione chi per un'altra, ma comunque, sempre, per un gioco di potere di contrapposizione, sul fronte interno. Non per niente, per esempio, il baffetto nazionale ha sempre parlato di “un partito o di un raggruppamento mai decollato” e/o di una “cosa incompiuta”. Un Partito che nella sua originaria ambiguità non ha voluto o potuto per ovvii motivi, malgrado grandi proclami, entrare di fatto e diritto nel partito socialista europeo. L'impossibilità di compiere questo passo era nella lineare logica, riconducibile alla natura stessa del nascituro. Dissero: “siamo riformisti, vogliamo libertà, eguaglianza e fratellanza”. I comunisti volevano l'adesione, i democratici cristiani inorridivano al solo pensiero! Il PD, in fondo, nacque in quanto vi era la necessità di contrapporre, a qualsiasi prezzo, un movimento numericamente forte alla corazzata del Berlusca. I DS si dissero allora: “considerando che sul mercato vi è al centro l'UDC di proprietà di Casini, non utilizzabile perché piccolo, ondivago e totalmente inaffidabile, comunque senza vocazione vincente, che a sinistra vi è Bertinotti il marxista in doppiopetto, padre padrone della estrema sinistra che mai si piegherà a fare il gregario di


FRECCIATINE qualche plebeo comunista di piccolo taglio, per fare cassa a tutti i costi non ci resta che raccattare quanto resta sul mercato quindi, "impaliamo" l'impalpabile e sfinito Rutelli e risolviamo la situazione”. Naturalmente il marito della Palombelli fu estasiato dalle lusinghe e dalle promesse e si concesse anima e corpo ai figli di Stalin. Così, in soldoni, nacque il PD, o meglio ... tentò di nascere. Si può dire che, in effetti, restò sulla scena politica con un solo collante al suo interno, non avendone mai veramente trovati altri (parla, in questo senso, la “disastrosa vittoria” dell'armata di Prodi nel 2006!) il comune odio per l'avversario Berlusconi, sopravvivendo per anni, naturalmente, non ed appunto, sulla sublimazione degli ideali socialisti e democratici unificati ma mettendo la testa, il cervello, le idee e gli ideali, quest'ultimi quantomeno quelli di facciata, sotto terra, per non vedere e non sentire altro, per sopravvivere, se non lo “scombussolamento organico” della perenne litania dell'essere, compattamente, contro Don Silvio (“noi siamo bravi lui è il cattivo!”). In fondo, in questi anni, la missione era quella di non disunirsi, di recitare il ruolo cementatorio originario per non sfracellarsi parlando d'altro! Quanto successo recentemente con il pasticcio delle primarie, il disastro del post-primarie, la gestione sciagurata della campagna elettorale, il terrificante KO dei risultati elettorali e la gestione suicida, a tutti i costi voluta, con il pre-incarico di Bersani, la nascita ovvia dei malumori delle emerse correnti all'interno del partito, l'irrequietezza di qualche giovane che stava capendo che era necessario scendere, al più presto, dal carro del “cocchiere suicida” Pierluigi, rinnegandolo e dandogli il colpo finale, hanno fatto esplodere i compagni rossi e bianchi! A dargli il colpo di grazia nel rush finale ci ha pensato il poeta Vendola, il funambolico compagno di viaggio, che già più volte in questi anni ha inferto ferite profonde al PD, sempre benedetto soprattutto dal supponente Bersani, il quale ha sempre pensato che di Vendola, debole numericamente, ne avrebbe fatto quello che voleva, non capendo (per l'ennesima volta), invece, di esserne regolarmente vittima. “Il PD esiste ancora ?” “No: perché non è mai esistito!” “Il PD potrà rinascere o ripartire dalle sue ceneri?” “No, perché ora tutte le contraddizioni si sono appalesate, tutti i doppiogiochisti o gli operatori di sfascio interni, sono usciti allo scoperto!”. “No, perché i vecchi non vogliono lasciare via libera ai giovani!”. “No, perché i giovani, qualche tempo fa in fondo uniti, ora, per l'atavico gioco delle parti, dopo aver valutato l'aria che tira (gli spifferi, le correnti d'aria mortali) si sono riposizionati all'interno del carrozzone, scegliendo di ripercorrere esattamente quanto a loro tempo fecero, perpetuando un classico nell'arena politica, i loro padri putativi (bella roba!), riprendendo delle posizioni di rendita”. (Orfini? Speranza? Moretti? Cuperlo? Orlando? Corsini? Civati? Renzi?) Nel mio compitino sul numero 47 de “visto da l'altraitalia” Il Cardinale Martini del febbraio 2013, sotto il titolo “Tanti servitori per un padrone” feci il preveggente precisando in un passaggio,

parlando di previsioni elettorali: “… Tutto a posto allora? (pronosticavo comunque una vittoria risicata ma “inutile” della sinistra vista la campagna elettorale fatta da Bersani) E no! …Vi sarà una grande rivolta della base del PD con in testa, a questo punto, Renzi e si arriverà forse ad una scissione sanguinosa con una situazione di caos immaginabile ... e questa volta sarà la fine per il PD …”. Lance in resta al Congresso di ottobre!Aiuto! Ci siamo. Ed ora scorra il sangue finché i pochi che resteranno in vita , c'è da giurarlo, si riaggregheranno in qualche altra balzana idea ulivistica o di altro tipo di alberello, a mo' di già vista armata Brancaleone, senza aver imparato assolutamente niente, coalizzandosi per finire ancora con Vendola non riuscendo più, a mio modesto avviso, a rappresentare il polo di sinistra tanto agognato e la forza alternativa o antagonista al Dinosauro Berlusconi, il quale starà alla finestra, a sogghignare ed a fare il “cinese”, seduto in riva al fiume, ad attendere il passaggio dei cadaveri dei suoi avversari! Chi rappresenterà quindi l'altro polo, lasciato libero dalle macerie degli ex-comunisti e degli ex-democristiani?

E qui attenzione, perché questa volta quello che potrebbe colmare quel pascolo potrebbe essere uno tsunami che tutto travolgerà a sinistra, ma anche a destra, ed allora saranno o guai grossi o la svolta che il Paese attende da150 anni! E nessuno comunque dovrà dire (se ne avrà il tempo!!) di non aver capito, di non aver visto, di non aver sentito!! Ora pro nobis 5


di Umberto Fantauzzo

La destra politica italiana ha dovuto funereamente accomiatarsi dal suo divo, l’ultranovantenne senatore a vita Giulio Andreotti, deceduto lunedì 6 maggio 2013. Le seguenti considerazioni, espresse da vari esponenti della pubblica opinione del paese possono offrire una vaga idea della rilevanza storica che il più famoso e, nel contempo, famigerato statista dell’Italia repubblicana deteneva in vita: “Mi faccio una colpa di trovare simpatia per lui; è spiritoso, mi diverte il suo cinismo, sangue di ghiaccio autenticamente colto” Indro Montanelli; “I segreti [Andreotti ndr] li aveva e se li è portati con sé” Licio Gelli 6 maggio 2013; “È giusto che le istituzioni commemorino gli uomini delle istituzioni, ma è anche giusto che chi compone le istituzioni faccia i conti con la propria coscienza” Umberto Ambrosoli 7 maggio 2013, il quale abbandona l’Aula nel minuto di silenzio perAndreotti. 6


POLITICA Sono valutazioni soggettive da opposte angolazioni, ma efficacemente incisive per la variegata reputazione, a tratti contraddittoria, che il senatore godeva in Italia e all’estero: era molto stimato nei paesi arabi, molto rispettato negli Stati Uniti dai presidenti repubblicani e a volte molto criticato in alcuni paesi europei come Francia, Gran Bretagna e molto e sovente in Germania dai cancellieri socialdemocratici Willy Brandt e Helmut Schmidt. Una personalità enigmatica, freddo, intelligentissimo, sardonico, pragmatico, beffardo e dall’astuzia volpina, motivi che hanno indotto Craxi a considerare l’uomo Andreotti il principe di tutti i diavoli denominandolo “Belzeblù”. Si dilettava a ripetere sempre che tre strani eventi accaddero nello storico anno della sua nascita 1919: il fascismo, la fondazione del partito popolare di don Sturzo, movimento precursore della democrazia cristiana postbellica e la sua venuta al mondo, l’unico che era ancora in vita. Giulio Andreotti da abilissimo statista, per oltre sessant'anni, ha saputo gestire sovranamente il potere politico: sette volte con funzione di premier e ventiquattro volte ministro; da indefesso stratega è stato l’uomo dei governi con i liberali e con comunisti, tutto sommato un politico realista. A governare in Italia potenzialmente si rischia di avere contatti con le associazioni malavitose, prevalentemente con la mafia la quale, imponendo ai potenti politici l’inevitabile principio del “do ut des” necessariamente innesca il meccanismo automatico della reciprocità dei favori. Una consistente pleiade di critici intellettuali, di stampa di sinistra ed una rappresentativa porzione dell’opinione pubblica lo riteneva colpevole di crimini enormi: omicidi, depistaggi e mafia e sospettato di essere stato amico di Sindona e di Gelli. Oggi si potrebbe obiettare che i tribunali competenti non siano stati in grado di giudicarlo non avendo dimostrato con prove inconfutabili le sue colpevolezze. L’ambiguità della sua figura morale è stata comunque ipotizzata in conformità alle sue scelte politiche, ai suoi strani atteggiamenti e reazioni nei confronti di alcuni avversari nell’ambito dell’opposizione di partito, del parlamento e della scomodissima stampa; strenuamente si oppose di scendere a negoziati con i terroristi in occasione della prigionia di Aldo Moro che venne conseguentemente assassinato, possibilmente per mano omicida dei suoi carcerieri. “Se muoio adesso - diceva qualche anno prima del suo decesso - di molte cose dovrò rendere conto al Padreterno,

ma non di mafia e Pecorella e cose del genere”. I mafiosi corleonesi Totò Riina e Salvatore Provenzano erano imprendibili in virtù di protezione politica, non si conoscono i garanti; il giornalista Pecorella è stato ucciso perché divenuto fastidioso per alcuni politici, ma non si ha certezza sul mandante. Per ovvio motivo di obiettività bisogna riconoscere al senatore a vita la coerenza morale di aver accettato con dignità tutti i processi contro di lui presentandosi personalmente a tutte le udienze nel pieno rispetto dell’istituzione “giustizia” e dei suoi operatori magistrati all’inverso di un nostro famigerato contemporaneo: il grande cavaliere della Repubblica. Con coraggio conigliesco, escogitando furbescamente le più impensabili strategie illecite e umilianti per la magistratura, il biscione ostacola i suoi numerosi processi rifugiandosi dietro i suoi nominati in parlamento che, componendo l’armata Brancaleone, abusivamente si

permettono di occupare il palazzo di giustizia di Milano per intralciare il processo Ruby. Per l’11 maggio 2013 era prevista una manifestazione a Brescia dove con un pugno di scugnizzi del biscione, possibilmente assoldati, il presidente del Pdl, ancora una volta, con la sua consueta pseudo retorica auto referenziale e al grido di beceri slogan continuerà a inveire contro quei giudici i quali, in una feroce persecuzione, ingiustamente si accaniscono contro di lui per vederlo “interdetto e politicamente morto”. La tanto attesa protesta con appuntamento nella città lombarda, in presenza dei colonnelli e del capo supremo del Pdl, ha avuto luogo nel giorno fissato. Una manifestazione con imprevisto insuccesso in quanto contrastata dalla presenza di numerosi militanti dei centri sociali e avversari del cavaliere i quali, motivati da profondo spirito di contestazione, con scritte di disapprovazione sui loro striscioni come “se ti faranno un monumento noi saremo i tuoi piccioni” e “conta le tue ultime orgie” in armonico unisono di fischi, pernacchie e grida “vergognati, buh …”, esprimevano la loro viscerale animosità contro il biscione. 7


In data 8 maggio 2013 la corte di appello di Milano conferma in secondo grado la sentenza di condanna a quattro anni di carcere, a cinque anni d’interdizione dai pubblici uffici e tre anni da cariche societarie, come emessa in primo grado con sentenza in data 11 ottobre 2012 dal medesimo tribunale per frode fiscale nel processo Mediaset.

Ovviamente non sono mancate le repentine prese di posizione da parte dei subalterni al servizio del cavaliere, tra gli interventi più eclatanti, dal tono apologetico a favore del condannato biscione in secondo grado, con irruenza lesiva verso i magistrati, l’autorevole voce dell’ex presidente del Senato della Repubblica: “continua la persecuzione giudiziaria nei confronti del presidente Berlusconi, leader politico che ha il consenso di dieci milioni di elettori. Evidentemente per una certa magistratura la stagione della pacificazione è ancora lontana e forse non arriverà mai. Soprattutto quando si nega con tanta ostinazione la verità dei fatti e ancor di più il buon senso”. Sen. Renato Schifani

Sacre parole di Schifani, uno dei più fedeli adepti del biscione, il quale fa riferimento enfatico ad una pacificazione tra PD e Pdl che in un ventennio di aspra contesa è stata, è e sarà culturalmente impossibile. Recentemente la parola “pacificazione”, con consapevole carica di ostentata enfasi allusiva, viene spesso abusivamente proferita dai pidiellini e dal loro capo in un intenzionale atteggiamento di “salvatori della patria”. 8

La requisitoria del 13 maggio 2013, effettuata dalla pm Ilda Bocassini del tribunale di Milano, prevedendo una condanna a sei anni di galera e interdizione perpetua dai pubblici uffici per “l’esimio imputato”, segna un ulteriore colpo pesante per il cavaliere per poi costituire una data indimenticabile nella storia biografica del medesimo. La motivazione della proposta di condanna da parte della pm Bocassini viene come di seguito motivata: “Non vi è dubbio che Karima El Marongh abbia fatto sesso con Berlusconi e ne abbia ricevuto beneficio. Le ragazze invitate ad Arcore facevano parte di un sistema prostituivo organizzato per il soddisfacimento del piacere sessuale di Silvio Berlusconi”; sul fatto che la ragazza marocchina avesse meno di diciotto anni, “non c’è dubbio che questo fosse noto a Berlusconi e a chi ororganizzava le feste ad Arcore”. Secondo il parere della pm Bocassini, l’imputato avrebbe versato 4,5 milioni di Euro a Ruby “come dimostrato da intercettazioni, telefonate, un biglietto sequestrato e i prelievi fatti dall’ex premier su uno dei suoi conti”. A tale requisitoria il cavaliere, nel consueto suo atteggiamento di perenne innocenza “metafisica” e con il suo solito stile di commento negativo e denigrante contro la magistratura, ha replicato affermando: “Non mi è stato possibile ascoltare la requisitoria. Ho letto le agenzie. Che devo dire? Teoremi, illazioni forzature, falsità, ispirate dal pregiudizio e dall’odio, tutto contro l’evidenza al di là dell’immagi-nazione e del ridicolo, ma tutto è consentito sotto lo scudo di una toga. Povera Italia!” Nel commiserare la nostra nazione con l’espressione “Povera Italia”, a conclusione del suo commento sulla requisitoria, il cavaliere ha pienamente ragione per aver costatato l’attuale grave stato di miseria sociale e culturale della patria; ma costui strenuamente, in un simulato atteggiamento di vittimismo, si ostina a riconoscere che l’unico responsabile della disgrazia nazionale sia proprio quell’individuo dal nome Silvio Berlusconi. Il signor cavaliere con la sua demagogia, operata nel corso del ventennale oscurantismo del suo regime, soddisfacendo, con priorità assoluta, gli interessi economici dell’intera dinastia biscioniana e nella sua funzione di amorevole “papi” dilettandosi a proteggere teneramente il suo harem di veline e meteorine, ha distrutto radicalmente la nazione riducendola in macerie di natura finanziaria e sociale. I cittadini italiani, subendo le sofferenze del disastro, devono pagarne le spese a rischio di fame per milioni di famiglie ridotte alla pura povertà per esplicita colpa del demagogo cavaliere.


POLITICA Il lungo itinerario giudiziario di Berlusconi, inasprito dall’ultima richiesta di condanna per sei anni di galera e interdizione perpetua nell’intervento accusatorio della Bocassini, turba pesantemente il soave sonno del biscione e i suoi affari aziendali, economici, finanziari ed erotici. Nella sua concezione di giustizia orwelliana di matrice “suinocratica” ritenendosi “più uguale degli uguali”, il cavaliere, per osteggiare efficacemente le sue avversità giudiziarie, dopo aver convocato i suoi fedelissimi accoliti, prevalentemente esperti uomini di legge e furbacchioni politici, e costituito una “task force ad hoc”, ha concepito una tattica di difesa giuridica a guisa di “linea Maginot”, una mitica opera di fortificazione militare ideata dal ministro della guerra francese Andrè Maginot e costruita nel 1930 lungo la frontiera franco-tedesca per oltre quattrocento chilometri di lunghezza nelle contese regioni dell’Alsazia e della Lorena, una maestosa postazione militare con funzione di difensiva da sbarramento. La strategica “linea Maginot” del cavaliere contempla una tattica di controffensiva su tre fronti. La prima trincea di natura mediatica, in cui Berlusconi, nella sua piena facoltà di “medienkaiser” dei suoi giornali e emittenze televisive, in maniera incontrastata, può celebrare una sua personale apologia di legittimità giuridica e politica per inculcare ai suoi appassionati spettatori la sua falsa verità.

La pm Ilda Bocassini e, sotto, Karima El Marongh “alias Ruby”

La seconda linea di frontiera di natura giudiziaria, il cavaliere, ingaggiando il più abile avvocato cassazionista di Roma nella speranza di veder inficiare il processo Mediaset facendolo infrangere in qualche impervio scoglio giudiziario e sofisticamente ricorrendo agli invisibili cavilli giuridici, come di consueto, potrebbe cavarsela con la prescrizione. La terza linea di difesa quella politica in cui, con dualistica strategia di agorà e parlamento, coinvolgendo nelle fol-

kloristiche manifestazione di piazza il popolo, scatenerà una massiccia controffensiva nella sua consueta campagna denigratoria contro la magistratura, stampa “di sinistra” e avversari politici; parallelamente il cavaliere ha sollecitato i suoi rappresentanti a escogitare all’interno del parlamento tattiche demagogiche di cui, in data 14 maggio alla camera dei deputati in un increscioso evento, abbiamo assistito ad un primo disgustoso assaggio per opera del piccolino vulcanico Brunetta che, in una sua vergognosa esibizione, inscenando con maleducata teatralità una partaccia, aggrediva verbalmente la presidente Laura Boldrini per non aver deplorato l’intrusione dei militanti del Sel, gruppo politico di sua provenienza, avendo i selliani a Brescia impedito “con insulti una manifestazione democratica del suo partito”. Immediata la replica dalla Boldrini la quale, con pacato stile e nobile contegno, afferma che il presidente della Camera interviene quando necessario e non su sollecitazione di parte, oltretutto la medesima fa riferimento alla sua difesa delle “deputate del Pdl insultate in quanto donne”. Intanto il medesimo cavaliere per il tramite del suo partito si diletta a tenere in ostaggio il governo di Enrico Letta presentando nello stesso giorno diversi progetti di legge, sulle intercettazioni, uno a firma Biancone a Montecitorio e l’altro a firma Scilipoti al Senato ed un terzo alla commissione giustizia della Camera a firma Costa, il quale propone in particolare di ripartire dal Ddl di Alfano del 2011sulle intercettazioni per poi allargare il tema riforma della giustizia con un ulteriore Ddl “sulla responsabilità dei magistrati”, progetti che hanno una sorta “di corsia privilegiata nella calendarizzazione”. In tal modo il Pdl, conferendo assoluta priorità politica alla salvezza della “preziosissima pelle del cavaliere” , ritenendola un caso di inderogabile precedenza, in barba agli interessi della collettività nazionale in un momento di totale emergenza, su esplicito “diktat” del loro capo va all’attacco. Berlusconi non esiterà a togliere la spina all’attuale governo per sua esclusiva convenienza al momento più opportuno in cui avrà la certezza di vittoria del Pdl nella reale ipotesi di nuove elezioni. Egregio cavaliere! Vostra Signoria, nella consapevolezza di una rimanente briciola di dignità e di onestà morale, per dovere etico dovrebbe dimettersi dalla sua carica parlamentare e, sull’esempio del defunto senatore a vita Giulio Andreotti, con coraggio civile dovrebbe presentarsi ai giudici. Ovviamente Vostra Signoria, nella propria presunta innocenza, se così fosse, non avrebbe nulla da temere. 9


ATTUALITÀ Una presenza che diviene significativa a partire già dagli anni Settanta dell'Ottocento, ovvero dal momento in cui la Svizzera decise di intraprendere la costruzione del tunnel del Gottardo. Si inaugurerebbe così il “secolo lungo” degli italiani in Svizzera per terminare soltanto alla fine degli anni Ottanta del Novecento. A partire da questo momento si è cominciato a guardare alla migrazione italiana come a un esempio di integrazione riuscita. I problemi che preoccupavano molti settori della società, soltanto pochi anni prima, in un attimo sembravano dimenticati. Molte città svizzere si scoprivano diverse, con uno stile di vita più vicino alla cultura mediterranea, e questo nuovo sentore sembrava essere motivo di orgoglio sia per gli italiani che per gli svizzeri. Gli altri, gli stranieri, non erano più i Tschingg d'oltralpe: nuovi gruppi nazionali cominciavano ad attirare attenzioni mediatiche e timori sociali. Eppure i movimenti anti italiani, le iniziative Schwarzenbach, le politiche sindacali discriminatorie nei confronti degli stranieri, lo statuto dello stagionale, sono davvero storia recente. Il tempo non ha cancellato questi traumi e ora occorre rielaborarli con un certo distacco o quantomeno con un minimo di lucidità. Ben venga allora la pubblicazione di una serie di studi che si concentrano sul tormentato periodo della presenza italiana a partire dal secondo dopoguerra del Novecento. Morena La Barba, Christian Stohr, Michel Oris e Sandro Cattacin hanno infatti curato insieme la pubblicazione del libro “La migration italienne dans la suisse d'aprèsguerre”, per le edizioniAntipodes. Non è un caso che il libro apra con un'introduzione ai saggi intitolata “L'apprentissage de la xénophobie” in cui due dei curatori (Sandro Cattacin e Michel Oris) cercano di fare il punto sui motivi che hanno portato la società svizzera del Novecento a diffidare dello straniero e sulle conseguenze che questa diffidenza ha comportato. Il libro è, sempre secondo i curatori, uno strumento per approfondire e comprendere una storia fatta soprattutto d'incomprensioni. Si tratta di una storia sociale della Svizzera del dopoguerra scritta attorno al fulcro della migrazione, i cui saggi sono raggruppati in sezioni dedicate ai macrotemi della politica, dell'identità e del lavoro. Nella prima delle tre sezioni, Christian Stohr, Matthias Hirt e Angelo Maiolino si concentrano rispettivamente sulla politica d'ammissione dei lavoratori stranieri tra il 1945 e il 1959, sulle relazioni tra amministrazione federale e migrazione italiana negli anni Sessanta e sui rapporti tra costruzione dell'identità svizzera e presenza italiana. Colpisce molto, però, in questa sezione, il saggio di Christelle Marie, dedicato alla rappresentazione degli italiani nei manifesti politici tra il 1965 e il 1981. Non si può fare a meno di pensare ai manifesti elettorali anti stranieri comparsi negli ultimi anni in Svizzera: la retorica non è sempre la stessa, ma si ha comunque l'impressione che la Storia si ripeta di nuovo. Nella sezione “identità”, oltre allo studio di Paolo Barcella dedicato ad alcune scritture degli immigrati italiani nella 10


LETTERATURA sicuro di quella raccontata da Stohr, relativa ai sindacati svizzeri che, prima della svolta progressista degli ultimi anni, faticarono ad aprirsi alla difesa degli stranieri e scelsero la strada del protezionismo sciovinista. Questo saggio chiude un’opera dal sicuro valore scientifico che ha i pregi ulteriori di lasciarsi leggere con piacere e soprattutto di insegnare a tutti che la Storia non è fatta soltanto di grandi avvenimenti e celebrità, bensì anche di piccoli gesti e persone ordinarie. D’altronde, come direbbe un mio carissimo amico emigrato di qua e di là negli ultimi anni, la vita e, aggiungiamo noi, la Storia vanno succhiate dagli angoli.

IL portale nord della galleria ferroviaria del Gottardo

Svizzera tedesca, troviamo due saggi di Morena La Barba che fanno luce su due momenti straordinari della storia degli italiani e delle italiane in Svizzera. Il primo dei due contributi è dedicato, infatti, all'attività di divulgazione cinematografica all'interno delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, in particolare alla nascita dei cineclub all'interno della Federazione durante gli anni Sessanta. La ricerca ricostruisce in profondità una pagina culturale dei migranti italiani in Svizzera che raggiunse dei risultati sorprendenti, ma che è rimasta fino a oggi poco conosciuta. Basti pensare che i cineclub delle Colonie riuscirono in pochissimi anni a superare la ventina di unità e che le Colonie stesse poterono addirittura dotarsi di una cineteca molto fornita - la cineteca Alfredo Pollitzer - le cui pellicole sono oggi conservate nella cineteca di Losanna. Il cinema per gli italiani in Svizzera non fu soltanto divulgazione. Nel secondo dei due contributi, Morena La Barba ripercorre il suo incontro (personale e scientifico) con Alvaro Bizzarri, il regista toscano residente per molti anni in Svizzera e autore, nel 1971, di un autentico gioiello cinematografico: “Lo stagionale”, pellicola apprezzata persino dal compianto Gian Maria Volonté. La sezione che chiude il libro è dedicata al tema del lavoro e presenta i contributi di Mattia Pelli e di Christian Stohr. Il primo dei due studiosi ci offre un saggio di microstoria orale, in cui si narra dell’esperienza migratoria di un gruppo di lavoratori stranieri, per la maggior parte italiani, dell’acciaieria di Monteforno a Bodio. Si tratta di racconti che testimoniano la discriminazione vissuta da questo gruppo di migranti nel Canton Ticino. Nello stesso saggio, però, è riportato anche un piccolo aneddoto che dimostra che l’incomprensione tra svizzeri e italiani non fu assoluta. Dopo la votazione per una delle iniziative Schwarzenbach, infatti, i lavoratori si accorsero che un minuscolo paesino del cantone più meridionale della Svizzera, Linescio, aveva votato in maniera compatta contro la riduzione massiccia degli stranieri nel paese. Per ringraziare di questo piccolo ma significativo gesto solidale, i lavoratori stessi organizzarono una grande festa per tutti gli abitanti del paesino alpino. La Storia è passata anche da Linescio ed è una Storia solidale, più solidale di

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CIRIACA+ERRE Epochè - Suspension of disbelief CIRIACA+ERRE TRA I PROTAGONISTI DEL PADIGLIONE TIBET Evento parallelo della 55. Biennale d’Arte di Venezia Per l’occasione, l’artista italo-svizzera proporrà l’opera video EPOCHÈ - SUSPENSION OF DISBELIEF La sospensione del giudizio. Solo eliminando i preconcetti e i pregiudizi è possibile conoscere la verità L’iniziativa, curata da Ruggero Maggi, con il patrocinio del Comune di Venezia – Assessorato alle Politiche Giovanili Centro Pace, presenta artisti cui è stato chiesto di sottolineare coralmente il profondo senso di spiritualità dell'universo tibetano e creare un ponte sensibile che induca i visitatori a una maggiore conoscenza di questo popolo che ormai si può definire una minoranza etnica che rischia di perdere il proprio patrimonio culturale e spirituale fondato su concetti di pace e non violenza. L’artista italo-svizzera Ciriaca+Erre, tra i protagonisti di questa esposizione, è stata selezionata con la sua nuova e inedita opera Epochè - Suspension of disbelief che fa parte di un progetto più ampio dal titolo Identità sospese, che la vede impegnata già da alcuni anni. Nel video, incentrato sulla tutela dei diritti umani, si alternano flash che danno vita a un racconto: immagini di giardini, corpi costretti, fluire di sabbie colorate, cavalli, monaci tibetani, poliziotti, scorci di interviste. Uno sparo conduce il visitatore in un labirinto di sensazioni scandite da voci che sussurrano, respiri, preghiere, cigolii, passi. All’osservatore non è dato sapere dove ci si trova: Ciriaca+Erre cerca infatti di sospendere il giudizio di chi guarda affinché possa avvicinarsi all’opera senza pregiudizi. Ciriaca+Erre si pone, e pone attraverso la sua opera, la domanda se sia possibile immaginare il cambiamento sociale con un risveglio di coscienza, che non riguarda solo un paese, ma una dimensione umana di crescita.


CIRIACA+ERRE. Visual Artist, Performer, Videomaker È un’artista italiana che vive in Svizzera. Ama linguaggi e codici espressivi differenti. Mettere in dubbio, in discussione, innescare un’idea, una catena d’idee, questa è la natura dell’arte di Ciriaca+Erre. La sua attuale ricerca verte sull’identità come dimensione paradossale tra uno stato fisico e mentale. I suoi lavori sono stati esposti con artisti di fama internazionale quali Bruce Nauman, Nam June Paik, Marina Abramovic’, Vito Acconci, Merce Cunningham, Jan Fabre, Shilpa Gupta ed altri. La Giuria del 3° Premio Terna 2010 le ha conferito una menzione speciale . Ha esposto in prestigiosi Musei quali il MAMM Multimedia Art Museum Moscow, il Museo Macro Testaccio, Roma, il Museo della Permanente a Milano, ai Musei Civici al Festival Europeo della Fotografia a Reggio Emilia. nelle sale più esclusive di Palazzo Bagatti Valsecchi a Milano, a Palazzo Ducale a Genova, alla Fondazione Stelline di Milano, a Palazzo Collicola di Spoleto, all’Istituto di Cultura Italiano a Berlino. Le sue performance animano sedi artistiche importanti quali Mamàs theatre, uno degli spazi più innovativi di New York, l’Istituto italiano di Cultura di Los Angeles, Palazzo Reale a Milano.

VENEZIA - CHIESA DI SANTA MARTA (Spazioporto, ex Chiesa Santa Marta, Area Portuale 301239) 1 giugno - 7 settembre 2013 Orari: martedì – domenica 10.00/18.00. Chiuso Lunedì


ATTUALITÀ di Valentina Poli

L'emisfero sinistro sarebbe specializzato nel pensiero astratto e logico, nella capacità linguistica, nel vocabolario, nella capacità di fare analisi dei singoli particolari, insomma sarebbe la parte razionale e cognitiva di noi. L'emisfero destro invece sarebbe specializzato in prosodia, ritmo, gesti comunicativi, coordinamento del corpo, analisi generale delle situazioni, ovvero l'emisfero destro sarebbe la nostra parte emotiva. Ora, guardiamo la linea di sviluppo del cervello. 14

Osservando la linea nera possiamo vedere che quando il bambino nasce la prima parte che si sviluppa è proprio quella destra, quella legata all'emozione, alla prosodia, alla voce, al timbro. E pensiamo un attimo. Pensiamo alle mamme che parlano con i propri bambini: come parlano? Non certo con un tono di voce normale, né tanto meno didattico ... ma parlano invece enfatizzando moltissimo la voce, il tono e l'emozione, dove è chiaramente percepibile l'emozione della mamma ed è visibilissima la reazione del bambino. I bambini poi rispondono “pasticciando” con la lingua, vocalizzando ed è solo dal loro primo anno di vita in poi che compaiono le prime parole vere e proprie fino all'esplosione linguistica dai due anni in poi ... È soltanto dai due anni che parte una grande crescita dell'emisfero sinistro, specializzato nella lingua. Ad un bambino quindi che si nutre di emozione la mamma risponde con la voce, non con la lingua, che sono due cose ben diverse. La voce è composta da tono, melodia, ritmo, lunghezza, sonorità, pause, ecc … questi elementi si chiamano tratti soprasegmentali. I tratti soprasegmentali non sono linguistici: si può benissimo convogliare un’esclamazione di dolore senza usare le parole (un esempio?) Tiratevi una martellata sul dito.


PSICOLOGIA È famosa a questo proposito la regola del prof. Mehrabian, l’antropologo americano ha scoperto che in una conversazione faccia a faccia fra due persone che parlano delle proprie emozioni la trasmissione dell’informazione che riguarda l’emozione passa solo per il 7% dalle parole, per il 38% dal tono della voce e per il 55% dal linguaggio del corpo. Cosa significa questo? Significa che in una conversazione l’emozione è trasmessa molto di più dal linguaggio del corpo e dal tono della voce. Significa che le mamme lo sanno benissimo che il bene al proprio figlio lo comunicano per il 55% prendendolo in braccio e baciandolo, per il 38% parlando con il tono di voce dato dal mammese e solo per il 7% dicendo “ti voglio bene”. È l'emozione il fondamento delle capacità umane, è dall'emozione che nasce e si sviluppa la lingua, la comunicazione, la cognizione, è con l'emozione che si diventa uomini. Non è vero quindi che un bambino che nasce sordo rimane isolato e non ha contatto materno. Il bambino sordo fino alla protesizzazione fa uso, come il bambino udente, del feedback visivo, motorio e vibratorio. Le ninne nanne delle mamme, sagge mamme ... sono cantate spesso con il bambino in braccio che così, con tutto il corpo, percepisce la vibrazione della voce della mamma. Le ninne nanne infatti sono composte da toni bassi e consonanti vibratorie e non da toni acuti e sibilanti ... saggezza inconsapevole dell'evoluzione, saggezza di mamma. Il bambino sordo dalla protesizzazione in poi, come il bambino udente, percepisce esattamente quello che gli serve, la voce della mamma. Che non a caso ... ha tante belle “emme” sonore e vibranti. La mamma è la mamma!

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ATTUALITÀ di Giovanni Longu

Un tema, come si sa, molto controverso. Ritengo di gran lunga preferibile affrontare la questione con pragmatismo, chiedendosi per esempio se oltre al riconoscimento della cittadinanza automatica esistano altre possibilità per facilitare l’acquisizione della cittadinanza italiana, magari a semplice richiesta. Mi pare inutile appellarsi ai “diritti fondamentali”, se il “diritto di cittadinanza” non fa parte di questa categoria nemmeno nella famosa “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” del 1789 (elaborata durante la Rivoluzione francese). Né serve invocare i non meglio precisati “principi di civiltà”. Tanto varrebbe attenersi alla realtà, evitare scontri ideologici e magari sociali, e ragionare sull’opportunità di dare comunque un esito soddisfacente a un problema serio e delicato. Quanto sia difficile imboccare la strada dello “jus soli” lo dimostra il caso della Svizzera. Questo Paese, che da oltre cent’anni è statoconfrontato con i problemi di un’immigrazione di massa, in una fase critica della sua storia per la forte percentuale di stranieri, ha voluto tentare la soluzione del problema introducendo la possibilità della naturalizzazione automatica degli stranieri di seconda generazione. Nel 1903 fu approvata una legge federale che consentiva ai Cantoni (sovrani in materia di diritti civili) di applicare sul loro territorio il diritto di cittadinanza alla nascita “jus soli”. Ebbene, in forza di quella legge non c’è mai stata a quanto sembra alcuna naturalizzazione, per cui quella legge è stata abrogata. Politica d’integrazione Il tema della cittadinanza nei confronti degli stranieri domiciliati in Italia e soprattutto di quelli di seconda generazione, ossia nati in Italia, è tuttavia inevitabile per ragioni 16


SOCIETÀ politiche e di opportunità. Anzitutto per ragioni politiche, perché nessuno Stato democratico può tollerare a lungo andare una quota eccessiva di stranieri (dotati generalmente di meno diritti dei cittadini). Ma soprattutto per ragioni di opportunità: è di gran lunga preferibile per una società fondata sul consenso e sulla collaborazione poter contare idealmente sulla partecipazione (anche politica) di tutti i suoi componenti piuttosto che escluderne a priori una parte, rischiando persino di privarsi di contributi importanti e di alimentare il disagio sociale. Il problema, per essere risolto con ampio consenso popolare, andrebbe considerato all’interno di una moderna politica migratoria. Purtroppo molti Stati, tra cui la Svizzera e da qualche decennio anche l’Italia, hanno pensato unicamente a regolamentare gli ingressi con le varie leggi sull’immigrazione, introducendo contingenti, controlli e misure di polizia. La Svizzera da alcuni decenni ha imparato con grandi benefici che un’efficace politica migratoria, pur continuando a tenere sotto controllo i flussi (contrastando ad esempio ogni forma di immigrazione clandestina), deve fondarsi soprattutto sull’accoglienza e sull’integrazione degli immigrati. Altrettanto, credo, dovrebbe fare l’Italia, tenendo conto della propria situazione specifica e del contesto europeo. In quest’ottica trovo di buon auspicio nel nuovo governo italiano l’istituzione di un ministero dell’integrazione. A chi ne contesta l’opportunità bisognerebbe rispondere che l’integrazione è importante per gli immigrati, ma soprattutto per l’Italia e più in generale per l’Europa. In un Paese e in un continente che mira all’unità non possono convivere a lungo pacificamente persone di serie A e di serie B. Tanto vale che siano tutte di serie A, ossia persone che si sentano accettate, rispettate e stimate, sebbene temporaneamente prive dei diritti politici. Cecile Kyenge

Integrazione e cittadinanza Una buona integrazione è in assoluto anche la migliore predisposizione per l’ottenimento della cittadinanza, ossia della pienezza dei diritti anche politici. In Svizzera si è molto discusso nei decenni passati se la naturalizzazione, ossia l’acquisizione della cittadinanza, sia da considerare più un punto di arrivo che un punto di partenza. Oggi sembra che non sussistano dubbi: l’integrazione, almeno in una misura essenziale, rappresenta la principale condizio-

ne per la naturalizzazione. Lungi da me dare suggerimenti alla ministra per l’integrazione Cecile Kyenge, ma conoscendo entrambe le situazioni, quella svizzera e quella italiana, non ho dubbi nel ritenere preferibile per l’Italia che si elabori dapprima e si implementi poi una condivisa ed efficace politica migratoria incentrata sull’integrazione. Tutto il resto (modificare leggi, cancellare reati, ecc.) sarà più facile. Nel quadro di questa nuova politica, dovrebbe risultare più facilmente risolvibile anche il problema dell’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei figli di stranieri già residenti stabilmente in Italia e ritenuti in certa misura integrati. Per offrire un modesto contributo alla discussione, in un successivo articolo cercherò di precisare meglio le linee guida della politica d’integrazione praticata in Svizzera con un certo successo. 17




MALTRATTAMENTI E ABUSI

Per poter meglio inquadrare e descrivere il fenomeno dell'abuso è opportuno proporre una descrizione delle varie forme di abuso riconducibili al temine inglese “child abuse”. Esso comprende tutte le forme di abuso che un bambino può subire e che sono riassumibili in: t Maltrattamento (fisico e psicologico) t Patologia delle cure (incuria, discuria e ipercura) t Abuso sessuale (extrafamiliare e intrafamiliare) t Violenza assistita (bambini testimoni di violenza fisica, psicologica, sessuale). Tale classificazione ha sicuramente un carattere didattico ed esplicativo e la realtà che ci troviamo ad affrontare è sicuramente più articolata e polimorfa. Montecchi parla di “caratteristiche generali” che sono valide in tutte le forme di abuso: - l'abuso può avvenire sia all'interno che all'esterno della famiglia; - tende ad essere tenuto nascosto e negato; - è difficilmente rilevabile con sufficiente certezza; - le condizioni di abuso incidono su: sviluppo della personalità, relazioni con la famiglia, relazioni al di fuori della famiglia, relazioni con i coetanei; - tende ad aggravarsi nel tempo e non ha una risoluzione spontanea. Si è concordi nel ritenere che tutte le forme di abuso incidano sullo sviluppo fisico, psicologico, emotivo, comportamentale e relazionale del minore, condizionando l'assetto totale dell'intera personalità. Ogni forma di violenza ai danni di un minore, costituisce sempre un attacco confusivo che destabilizza la personalità in via di sviluppo, e provoca danni a breve, medio e lungo termine sul processo di crescita dell'individuo: il bambino abusato è prima di tutto violato nella psiche. 20


MALTRATTAMENTO FISICO Indicatori fisici · Bruciature da sigarette · Ustione con oggetti incandescenti · Lividi di forme particolari determinati da oggetti contundenti · Abrasioni e lacerazioni · Diffusione sproporzionata di lievi ferite cutanee che appaiono in diverse fasi di guarigione · Lesioni alla mucosa orale da alimentazione forzata e da colpi alla faccia · Fratture diffuse o lussazioni: possono essere sospette sotto i due anni di età quando la mobilità del bambino è limitata · Convulsioni o stato soporoso · Denutrizione · Emorragie per distacco del cuoio capelluto Indicatori fisici secondari · Segni procurati da schiaffi e calci · Ospedalizzazioni frequenti o precedenti ricoveri oscuri del bambino · Segni di morsi · Chiazze di calvizie

Indicatori comportamentali · Reattività esagerata dei bambino, con improvvise esplosioni d'ira · Bambino passivo, sottomesso, scarsamente presente · Incapacità di fissare l'attenzione · Comportamento assillante, iperattivo con richieste irrealistiche nei confronti degli adulti · Attaccamento indiscriminato a tutti gli estranei e resistenza a tornare a casa, ma sottomissione immediata per

timore della reazione degli adulti..Estrema dipendenza dal giudizio dei genitori · Infantilismo eccessivo · Adultizzazione precoce e assunzione di ruolo di genitore · Ritardo nello sviluppo: controllo sfinterico, della capacità motoria e della socializzazione, della capacità logica e di pensiero · Incapacità a giocare, nessuna manifestazione di gioia, nessuna curiosità · Aggressività (bambino che strappa gli oggetti degli altri senza trattenerli) e autolesionismo · Bambino che non dimostra nessuna aspettativa di essere consolato · Incapacità di evitare i pericoli · Disturbi dell'alimentazione Indicatori della famiglia · Genitori che hanno una bassa stima di sé e hanno bisogno di rassicurazioni sulle loro capacità personali · Genitori immaturi o molto giovani · Abuso di alcool e droghe · Incapacità a chiedere aiuto e a confrontarsi per diffidenza · Atteggiamento aggressivo nei confronti degli insegnanti · Famiglie monoparentali · Conflitti coniugali · Genitori con richieste inadeguate all'età del bambino · Fiducia nella punizione come unico strumento educativo · Nonni che interferiscono esageratamente nell'educazione dei nipoti dicendo ai propri figli ciò che devono fare, squalificandoli o escludendoli · Resistenza a portare il bambino dal medico GRAVE TRASCURATEZZA Indicatori fisici primari · Malnutrizione ed in alcuni casi conseguente ritardo nello sviluppo · Scarsa igiene personale nel bambino che crea anche difficoltà nei rapporti con i compagni · Ritardo mentale per carenza di stimoli · Assenza di controlli sanitari e vaccinazioni obbligatorie · Carenza di cure mediche, dentistiche, oculistiche · Bambini con frequenti polmoniti per esposizione al freddo o scottature solari 35 21


MALTRATTAMENTI E ABUSI Indicatori fisici secondari · Bambini spesso affamati · Bambini che mendicano o rubano cibo · Abbigliamento costantemente inadeguato rispetto alla stagione e trascurato nell'igiene Indicatori comportamentali · Bambino che si addormenta in classe, disattenzione · Permanenza eccessiva a scuola · Ricerca di affetto e di attenzione da parte di estranei · Dichiarazione del bambino che nessuno si occupa di lui · Assunzione di responsabilità proprie dell'adulto · Bambino che appare distaccato e non ricerca contatto con familiari e conoscenti · Ritardo nel linguaggio per mancanza di stimoli Indicatori familiari · Genitori che lasciano i figli senza custodia per un tempo eccessivo · Genitori che lasciano i bambini in custodia a persone che non sono idonee a garantire una cura adeguata (altri minori, anziani non autosufficienti, adulti tossicodipendenti, ...) · Genitori che fanno uso di alcool e droghe · Genitori mentalmente ritardati o con malattie mentali · Individui impulsivi che non calcolano le conseguenze delle loro azioni · Assenza del partner dalla conduzione familiare · Passività ed incapacità ad occuparsi del bambino · Mobilità residenziale

· Distruttività, crudeltà, comportamento di sfida · Incubi Indicatori relativi alla famiglia · Incapacità del genitore a chiedere e ricevere aiuti · Incapacità di valutare il bisogno del bambino, di coglierlo come problema per il quale chiedere aiuto · Mancanza di stimolazioni ABUSO SESSUALE Indicatori di tipo fisico Generali · Contusioni, graffi, segni di morsi o altre lesioni ai seni, alle natiche, al basso addome o alle cosce · Difficoltà nella deambulazione o nella posizione seduta · Biancheria intima strappata, macchiata, insanguinata · Tracce di liquido seminale sulla pelle o sugli indumenti · Stati di gravidanza nelle adolescenti, in particolare quando l’identità resti imprecisa o segreta · Infezioni ricorrenti delle vie urinarie · manifestazioni di natura psicosomatica, quali ricorrenti dolori addominali o cefalee Specifici: area genitale ed anale · Contusioni, graffi ed altre ferite, spesso molto lievi, non attribuibili a lesioni accidentali; · Prurito, infiammazione, perdite o emorragie non motivate · Sensazioni dolorose alla minzione · Sintomi di infezioni trasmesse per via sessuale · Presenza di liquido seminale nella vagina, nell'ano o sugli organi genitali esterni Indicatori di tipo comportamentale

MALTRATTAMENTO PSICOLOGICO Indicatori relativi al minore · Ritardo nello sviluppo · Personalità rigida e scarsa capacità di adattamento · Scarsa o eccessiva considerazione di sé · Scarsa socievolezza o vischiosità · Iperattività · Adultizzazione precoce · Reazioni nevrotiche: isterismo, ossessioni, fobie, ipocondria · Ansietà simbiotica nelle separazioni · Abitudini improprie e stereotipate (succhiare - mordere, dondolarsi, …) · Bambino che non gioca e non ha fantasia 22

Generali · Improvvisi cambiamenti di umore · Comportamenti regressivi (es: ripresa dell'enuresi) · Cambiamenti delle abitudini alimentari: perdita di appetito, capricci, oppure un'ec-cessiva attenzione all'alimentazione · Mancanza di fiducia nei familiari adulti o grande paura degli uomini · Disubbidienza, ricerca di attenzione, comportamento irrequieto o irragionevole e ridotta concentrazione · Gravi disturbi del sonno, con paure, con sogni carichi di emozioni o incubi, a volte con un evidente o implicito significato sessuale · Isolamento sociale: il bambino gioca da solo e si chiude nel suo mondo · Inappropriate manifestazioni d'affetto tra padri e figlie, o madri e figli, che si comportano più come amanti che come genitori e figli · Rifiuto a cambiarsi davanti ad altre persone · Bassa auto-stima Sessuali · Bambino che allude all’attività sessuale con parole, giochi, disegni; oppure accenna a gravi conflitti familiari, a


SOTTO LA LENTE “segreti familiari” o a situazioni in casa imbarazzanti e/o spiacevoli, ma al contempo mostra di temere ogni intervento esterno; · Bambino che si mostra eccessivamente attento alle problematiche sessuali e manifesta una conoscenza precoce del comportamento sessuale degli adulti; oppure che si trova spesso impegnate con coetanei in giochi sessuali impropri; · Una ragazzina che assume atteggiamenti sessualmente precoci (atteggiamenti seduttivi, accarezzamenti di parti intime; abiti sexy, assunzione di posizioni provocanti; · Insistente richiesta di conoscenza delle pratiche contraccettive; · Affermazioni spontanee di aver subito molestie.

TERAPIA Le misure terapeutiche prevedono strategie a lungo raggio, poiché i fattori eziologici molto frequentemente dipendono dal tipo di disturbo nei rapporti reciproci, stabilitisi anni prima. In entrambi i casi di maltrattamento e di incuria l'approccio alla famiglia deve essere di tipo assistenziale e non punitivo. L'attento esame della situazione familiare e la valutazione delle carenze e dei bisogni dei genitori sono importanti dal punto di vista diagnostico e rappresentano il primo passo del trattamento. Di solito non è necessaria l'ospedalizzazione del bambino (emergenza temporanea per allontanarlo dalla famiglia), che dipende dal rapporto stabilito con i genitori. Quando l'ospedalizzazione diviene necessaria, bisogna informare i genitori che verranno esaminati riguardo alla situazione personale e familiare e che il bambino verrà sottoposto a test diagnostici. Consultazione con il servizio di assistenza sociale: l'adeguata comprensione della personalità dei genitori richiede di solito l'intervento del medico e dell'assistente sociale. Un consulente del servizio sociale può essere di aiuto nell'eseguire interviste e colloqui con la famiglia. Segnalazione al centro di servizio sociale o al dipartimento della salute: quando si segnalano casi di maltrattamento o incuria bisogna fare un consulto faccia a faccia, se possibile, con un rappresentante dei servizi sociali che proteggono il bambino, per stabilire accordi chiari e per definire il piano d'intervento. Il medico deve riferire in anticipo ai genitori che è stata fatta una relazione conforme alla legge. Programmazione dell'assistenza: molte comunità hanno un'equipe multidisciplinare formata da operatori sociali,

psichiatri, pediatri e personale, che fornisce sostegno assistenziale di base nelle fasi diagnostiche e guida la programmazione di un piano organico di intervento. È fondamentale un servizio che eroghi le cure mediche primarie; esse devono essere ben accette alla famiglia e al medico che ha segnalato il caso. Occorrono inoltre contatti periodici con i servizi sociali. Spesso è indicata l'assistenza psichiatrica per valutare i disturbi della personalità e per trattare condizioni specifiche come la depressione. Terapia delle conseguenze della violenza sessuale: la violenza sessuale può determinare effetti psicologici permanenti sullo sviluppo del bambino e sul futuro adattamento sessuale, in particolar modo tra i bambini più grandicelli e tra gli adolescenti. La psicoterapia del bambino e dell'adulto coinvolto può diminuire tali conseguenze. Provvedimenti terapeutici di tipo sociale: centri di assistenza diurna e unità di terapia domiciliare per i bambini possono dar sollievo a una madre stressata dalle responsabilità familiari, permettendole per alcune ore al giorno di provvedere soltanto a se stessa. In alcune comunità sono stati sviluppati programmi di aiuto per i genitori, che impiegano personale addetto non specializzato, che segue i genitori che maltrattano e abusano dei propri figli. Hanno avuto successo anche i cosiddetti gruppi di “GenitoriAnonimi”. Allontanamento temporaneo dalla famiglia: se per il bambino il restare in famiglia è dannoso, se il bambino che ha subito l'abuso ha meno di 1 anno di età o se i rapporti familiari non migliorano, è indicato un allontanamento temporaneo del bambino, specialmente se ha identificato la persona responsabile dell'abuso e deve tornare sotto le sue cure o chi si occupa del bambino non crede alle sue affermazioni. Per l'allontanamento occorre una richiesta al tribunale dei minori presentata dall'avvo-cato dell'ente assistenziale (USA). La procedura varia da Stato a Stato, ma di solito implica un resoconto sulla famiglia da parte del medico. Quando il tribunale decide di allontanare il bambino dalla famiglia, si stabilisce un piano operativo, alla cui stesura deve partecipare il medico di famiglia, altrimenti bisogna chiedere il suo consenso circa il programma stabilito. Nel periodo in cui il bambino è in temporaneo affidamento, il medico deve mantenere possibilmente il contatto con i genitori e deve assicurare loro che si sta facendo di tutto per aiutarli. Egli deve anche dare il suo consenso, quando si decida di riportare il bambino in famiglia. Quando la dinamica dei rapporti familiari migliora, il bambino potrà ritornare in famiglia. Tuttavia, gli episodi di maltrattamento tendono a ripetersi, perciò in alcuni casi può essere indicato l'allontanamento permanente del bambino dalla propria famiglia. Decorso: le famiglie dei bambini maltrattati e trascurati cambiano spesso residenza e rendono difficoltosa la continuità del trattamento. Il mancare agli appuntamenti è un'evenienza comune; sono necessarie così le visite domiciliari degli assistenti sociali o degli infermieri per verificare i progressi complessivi del bambino. 23


MALTRATTAMENTI E ABUSI di Vincenzo Taurino

La realtà conosciuta dagli addetti ai lavori è tuttavia ancora più complessa e grave perché gli episodi di cui veniamo a conoscenza, rappresentano una piccola porzione di ciò che è la vera realtà visibile di un numero di maltrattamenti, abusi e molestie sessuali che si consumano nei confronti dei minori, nel silenzio e nei luoghi ritenuti più sicuri. In genere il bambino o la bambina che subisce violenza si trova circondato da un sistema organizzato e rigido fatto di complicità e connivenze che non gli consente di comunicare il suo dramma e che anzi lo fa sentire causa di quanto sta avvenendo. Nella lotta agli abusi perpetrati nei confronti di bambini o bambine, particolare rilevanza assume il fenomeno della “pedofilia”, perché, fra i vari tipi di violenza, è l'abuso sui minori che suscita il maggiore allarme sociale ed è quello che fa più notizia. In merito al fenomeno della violenza sui minori, il fatto grave è che la maggior parte dei casi non viene denunciata e rimane nell’ombra. Possono avvenire a scuola, nel tempo libero, durante l’attività sportiva, ma la maggior parte delle violazioni avviene in famiglia. La scuola ricopre un ruolo determinante per la difesa dei diritti dei bambini, essa è infatti un efficace strumento di rilevazione e prevenzione. Gli insegnanti riconoscono e sono preoccupati per la dimensione quantitativa del fenomeno “abuso”.

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Il maggiore allarme è dato da possibili casi di abuso sessuale, anche se il fenomeno è presumibilmente quantitativamente sottovalutato. L'importanza del ruolo della scuola è dato dal fatto che è, e deve essere un luogo privilegiato per la prevenzione e l'individuazione dei soggetti e delle situazioni a rischio.Siamo convinti che nella progettazione delle azioni necessarie per arginare e prevenire il fenomeno del maltrattamento, degli abusi e di ogni forma di violenza contro i minori, la “Conoscenza” e “l’Osservazione” del fenomeno stesso assumono una valenza fondamentale. Esse sono il pre requisito di base per poter pianificare un qualsiasi intervento, per promuovere e sostenere il diritto ad un’infanzia serena. Secondo l’Istat il 90% dei maltrattamenti e degli abusi è commesso dai genitori, dai parenti o da conoscenti e molti di questi reati vengono ignorati o restano impuniti e alle vittime non viene prestata alcuna cura. Il Centro Nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e adolescenza ha proposto, in passato, un sistema di monitoraggio, che non è stato attivato.Ad oggi possediamo soltanto i dati indiretti, rilevabili dalle statistiche giudiziarie e dalle statistiche sui disturbi psicofisici e i traumi correlati alle esperienze sfavorevoli infantili (ESI). Al riguardo si può sottolineare che in tre casi su quattro le persone denunciate appartengono alla cerchia familiare o


SOTTO LA LENTE alla cerchia di conoscenze della vittima. Tra le fattispecie di reato in crescita vanno segnalate: - la detenzione di materiale pornografico attraverso sfruttamento di minori e l’uso di minori in attività di accattonaggio - i reati di violenza sessuale e prostituzione minorile - i reati che interessano la famiglia (maltrattamenti in famiglia, violazione degli obblighi di assistenza familiare ecc.) manifestano un andamento tendenzialmente crescente.

Certamente l'emersione del fenomeno è influenzata da fattori contestuali quali lo stato dei servizi, la cultura e la formazione degli operatori, il grado di fiducia nelle istituzioni, in particolare nelle forze dell’ordine e nell’autorità giudiziaria. Questo vale specialmente per i tipi di reato storicamente rimasti tra le mura domestiche: maltrattamenti in famiglia o verso minori e violazione degli obblighi di assistenza familiare. I casi di maltrattamento ed abuso vengono rilevati relativamente tardi. Infatti, circa il 65% dei minorenni segnalati ha tra gli 11 e i 17 anni. È tardi perché tanto più intima è la relazione con il perpetratore tanto maggiore è la probabilità che le violenze non siano state un episodio isolato, bensì eventi cronicizzatisi nel corso del tempo, con una possibile escalation nel grado di intrusività degli atti. Il ritardo è anche conseguenza della difficoltà di validare e ancor più di sostanziare in sede processuale le rilevazioni su bambini di età più bassa. A questo dato giudiziario si affianca quello clinico dell’aumento dei quadri sindromici tipici del maltrattamento tra i minori, ossia dei disturbi psichici, alimentari e delle condotte di cui soffrono i bambini in conseguenza di ESI o dei traumi prodotti dal maltrattamento. È possibile cercare di ricostruire le dimensioni del fenomeno attraverso qualche stima. Per esempio una ricerca collegata ad uno studio ONU sulla violenza all’infanzia ha ipotizzato che in Italia il numero di minori vittime di violenza assistita, cioè testimoni di violenza domestica ai danni di un altro familiare, in genere la madre, oscillerebbe tra il 5% e il 10% della popolazione italiana al di sotto dei 18 anni. 25


MALTRATTAMENTI E ABUSI

Progetti e informazioni In Svizzera viene rivolta sempre maggiore attenzione al coinvolgimento dei minori nella violenza nel rapporto di coppia dei genitori, come dimostra d’altronde il lancio di numerosi progetti pilota a sostegno di minori vittime della violenza assistita.Di seguito viene illustrato l’esempio del Cantone di Berna. Nel mese di maggio 2011 il Consiglio di Stato del Canton Berna ha approvato la realizzazione di un progetto pilota cantonale sulla protezione dei minori in caso di violenza domestica. Il progetto, la cui direzione è stata affidata al servizio d’intervento cantonale per la violenza domestica, si estenderà sull'arco di due anni. Obiettivi del progetto: • elaborare offerte di sostegno mirate (interventi di crisi, consulenze individuali sul breve e sul lungo termine, terapie di gruppo) • semplificare l’accesso alle offerte (aumento della quota di bambini sottoposti a consulenza dopo un intervento di polizia, sensibilizzazione di minori e di famiglie alloglotte con difficoltà di accesso alle formazioni e alle consulenze) 26

• promuovere interventi responsabili e interconnessi da parte degli operatori implicati (nell’ambito dei quali il coinvolgimento in atti di violenza dev’essere considerato una minaccia al bene del minore) • sviluppare standard di consulenza, condivisi dalle istituzioni coinvolte • valutare la messa in pericolo del bene del minore, pianificare le misure di protezione in caso di escalation della violenza, sostenere e assistere i minori e i genitori nel superamento del vissuto; ricercare una soluzione adeguata • creare una panoramica delle risorse necessarie (basi decisionali sul mantenimento dell’offerta) Per raggiungere questi obiettivi vengono adottate le misure prioritarie nei seguenti ambiti: • consulenza a favore dei minori coinvolti • sensibilizzazione e informazione degli specialisti • riflessione sulla consulenza e sui processi all’interno della catena d’intervento ed elaborazione di schede informative e liste di controllo • esecuzione di una valutazione esterna


SOTTO LA LENTE Target: • minori che assistono ad atti di violenza tra i genitori (colloqui successivi ad interventi di crisi destinati ai minori tra i 3 e i 18 anni) • padri e madri, adulti di riferimento; • servizi di consulenza all’educazione, gruppi di protezione dei minori, case della donna, consultori di aiuto alle vittime • servizio medico scolastico, direttori / direttrici delle scuole, autorità di tutela, polizia e psicologi (care team), servizio per la violenza domestica della città di Berna, prefettura • servizi di consulenza che assistono famiglie e minori su diversi temi • altre autorità della catena d’intervento

Una lettura destinata ai minori coinvolti: Bildungsstelle Häusliche Gewalt Luzern (ed.). 2011. Vom Glücksballon in meinem Bauch“. Kinder erleben Häusliche Gewalt. Bilderbuch mit Begleitmaterial. Luzern. (In tedesco). Per ordinazioni: www.verlagmebesundnoack.de/ Vom-Gluecksballon-in-meinem-Bauch

Per altre informazioni si rimanda alla homepage del progetto pilota (in tedesco e francese): www.pom.be.ch Il Cantone di Berna ha elaborato inoltre un promemoria per l’assistenza ai minori in caso di violenza domestica, allo scopo di consentire a tutti i servizi e a tutte le istituzioni che si occupano di protezione dei minori e di violenza domestica nel Cantone di valutare la messa in pericolo del bene dei minori secondo regole unitarie. Indirizzi utili Gli indirizzi dei consultori sono ottenibili presso i servizi cantonali di coordinamento e intervento contro la violenza domestica elencati nella pagina Internet dell'ambito Violenza domestica dell’UFU alla rubrica Coordinamento e lavoro in rete.

Il documento definisce inoltre una procedura standard da seguire negli interventi a tutela dei minori coinvolti ed elenca le offerte di aiuto cui fare capo in caso di necessità. Promemoria per l'assistenza ai minori in caso di violenza domestica, Canton Berna, in tedesco e francese. Altri Cantoni, oltre a quello di Berna, si occupano di questa tematica attraverso progetti pilota incentrati sul dialogo tempestivo con i minori e sulle offerte di sostegno. Il centro di documentazione sui minori e la violenza domestica, allestito dalla polizia cantonale turgoviese, offre una panoramica dei progetti in corso nella Svizzera tedesca, fornisce informazioni sulle manifestazioni, illustra gli interventi parlamentari e la documentazione di base sull’argomento e presenta un’ampia bibliografia. Centro di documentazione sui minori e la violenza domestica della Polizia cantonale di Turgovia, per la Svizzera romanda: www.violencequefaire.ch

Cosa può fare la scuola? La scuola e gli insegnanti svolgono un ruolo molto importante nell’individuare e nel sostenere i minori vittime di violenza domestica. È quello che emerge dagli opuscoli pubblicati in alcuni Cantoni e contenenti importanti informazioni sulla violenza domestica, sulle ripercussioni sui minori e sulle possibilità di sostegno di cui la scuola dispone. Oltre a invitare gli insegnanti ad assumersi le proprie responsabilità ed ad apportare il sostegno necessario ricorrendo a servizi di consulenza professionale, gli opuscoli forniscono loro spunti sul comportamento da tenere qualora minori o genitori si rivolgano a loro per riferire di violenze in famiglia. • Canton Berna: “Violenza domestica, cosa può fare la scuola?” In tedesco e francese • Canton Zurigo: “Violenza domestica, cosa fare a scuola?” In tedesco • Canton Turgovia: “Violenza domestica, cosa può e cosa deve fare la scuola?” In tedesco Altri progetti figurano nel Toolbox Violenza domestica dell'UFU alla voce “scuola”. 27




CULTURA di Generoso D’Agnese

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ECOTURISMO L'Italia più vera, quella lontana dai percorsi turistici pubblicizzati dai tour operator internazionali, si rispecchia totalmente nelle bellezze di questo capoluogo di Provincia che conserva pressoché intatte le mura che delimitano il centro storico e che ospita importanti presidi culturali come la Pinacoteca Nazionale del Palazzo dei Diamanti, il Museo Archeologico Nazionale, il Museo del Risorgimento e della Resistenza, la sede italiana della Fondazione Ermitage.

Palazzo dei Diamanti

Sede di numerose altre istituzioni di prestigio, Ferrara vanta un'antica sede universitaria e la sede arcivescovile ma sa dosare sapientemente cultura e produttività pescando nell'economia agricola e industriale. Per chi decide di immergersi totalmente nel territorio ferrarese per carpirne tutti i segreti del gusto, è importante armarsi di molto tempo, perché questa città e questa provincia fanno rima per antonomasia con lentezza. Nessuna collina importante interrompe il contatto visivo di un orizzonte punteggiato da numerosi canali. Quasi tutti realizzati nel corsi dei secoli per strappare terra alle acque e rendere fertili aree semi sommerse e stagnanti. Uno strenuo lavoro che alla fine è stato premiato con una florida economia agricola che attinge al terreno come all'acqua che lo circonda. È questa la terra del Parco regionale del Delta del Po e delle Valli di Comacchio, è questa la terra dei grandi argini che permettono alle acque di non penetrare nel tessuto cittadino di Ferrara.

È la terra bonificata dai signori d'Este e dai papi Gregorio XIII, Clemente VIII, Innocenzo X e Benedetto XIIII. Pronipote dell'originario castrum bizantino del VI secolo che si trovava sulla riva sinistra del fiume Po, Ferrara può essere vista nel sito dell'antica cattedrale di San Giorgio fuori le mura. Passata sotto le dominazioni Longobarde e Franche, venne donata al papa nel 984 e divenne sede vescovile con l'attuale cattedrale. Le continue lotte intestine produssero l'adesione alla parte guelfa con Azzo d'Este e una prima alleanza con Venezia, successivamente disconosciuta a favore del papato che occupò la città insediandovi il marchese Francesco d'Este. Indiscussi governatori della città per quasi tre secoli, gli Este plasmarono la città e il territorio circostante attirando letterati, artisti e artigiani. Nel 1492 l'Addizione Erculea (così chiamata in onore di Ercole I d'Este) ampliò armonicamente i confini cittadini utilizzando lo strumento della progettazione urbanistica. Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Tiziano, Giovanni Bellini, Girolamo Frescobaldi rappresentano solo la punta di un iceberg culturale che rese la città celebre nel panorama culturale europeo, ammirata per le sue opere monumentali e per l'imponente Castello Estense, che ancora oggi conserva il fossato originariamente colmo d'acqua. Nove chilometri di mura cittadine arrivate praticamente inalterate fino ai nostri tempi, rappresentano un bellissimo

Parco regionale del Delta del Po

biglietto da visita per chi lascia le comode autostrade del turismo urlato per le tranquille strade intrise di profumi tipici. Coppia ferrarese, Bondiola, salama da sugo, salame 31


CULTURA

all'aglio, cappelletti, cappellacci di zucca, ciambella ferrarese, mandolini del ponte, pasticcio di maccheroni alla ferrarese, pampepato, tirotta con cipolla, topino d'Ognistanti, torta ricciolina, acquadelle marinate, anguilla marinata di Comacchio e torta tenerina rappresentano i presìdi del gusto ferrarese che fanno da corollario alla straordinaria ricchezza urbanistica e artistica dell'area ferrarese. Quelle che qualcuno ha definito "perle del Ferrarese" sono il risultato dell'attività di valorizzazione e tutela delle tipicità agroalimentari della zona promossa dalla Camera di Commercio e dai protagonisti della produzione. E per chi arriva nella città del Delta del Po, è assolutamente d'obbligo assaggiare la coppia ferrarese, pane rinomato a livello internazionale e insignito del marchio IGP, la pera dell'Emilia Romagna, la pesca e Nettarina di Romagna, 32

l'Asparago di Altedo e le varie etichette di vini del Bosco Eliceo (fregiatosi del marchio DOC).


ECOTURISMO Castello Estense

Città amata dai grandi registi come Luchino Visconti (qui girò Ossessione) Michelangelo Antonioni (Cronaca di un amore), Vittorio De Sica (Il giardino dei Finzi-Contini), Ermanno Olmi (Il mestiere delle armi) Ferrara nel 2007 ha legato il suo nome al museo dell’Ermitage. Da quella data infatti il Castello Estense ospita la fondazione Ermitage Italia, creando un fascinoso connubio tra arte e natura attraverso il legame con il Parco del Delta del Po e le vicine Valli di Comacchio. Po di Goro, Reno, Lamone, Fiumi Uniti danno vita al sistema fluviale del Parco regionale del Delta del Po, istituito nel 1998 con una superficie di 18mila ettari ricca di vegetazione e animali nel cui perimetro spiccano l'Abbazia di Pomposa e la Pieve di San Giorgio. Le Valli di Comacchio (un’area verde di 1100 ettari) ospitano da millenni

numerose anguille che approdano nel bacino salmastro dopo un lungo viaggio dal Mar dei Sargassi . Nelle acque della laguna i pesci compiono il loro processo di metamorfosi e accumulano il grasso necessario a riprendere, dopo quasi 15 anni, il viaggio di ritorno verso l’Oceano. Un'altrettanta straordinaria culinaria permetterà di assaggiare una prelibata anguilla marinata, considerata la più tipica delle specialità di Comacchio. Da accompagnare con un altro simbolo enogastronomico del territorio, quale “coppia ferrarese” la cui data di nascita risale al 1536 e la cui peculiarità già nel Seicento venne decantata come vanto della città. Il tour delle Delizie Estensi completa la scoperta "essenziale" del territorio ferrarese permettendo di conoscere lo straordinario sistema monumentale di residenze di corte circondate da giardini e parchi costruito dagli Este e divenute Patrimonio dell’Umanità.

Delta del Po, Comacchio

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CULTURA

Abbazia di Pomposa

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ECOTURISMO

La Certosa di Ferrara

Nell'insieme di oltre 30 ville, casini da caccia e ritiri estivi spiccano la Delizia di Schifanoia, il Castello della Mesola, la Villa della Mensa, la Delizia del Verginese, la Delizia di Benvignante e la Delizia di Belriguardo, tutte meritevoli di una visita da accoppiare agli assaggi delle perle gastronomiche territoriali come ad esempio la Salama da sugo ( o salamina ferrarese) e la Zia. La salama da sugo da oltre cinquecento anni è stata eletta regina della tavola locale. Apprezzata dagli Este, la salama ha tra i suoi ingredienti la carne di maiale, sale, pepe, fegato, milza, rognone e vino rosso in qualità di aromatizzante. Altrettanto peculiare l'impasto della Zia (o Zié ferrarese), realizzata con un impasto a base di carne suine, sale, pepe e aglio fresco di Voghiera. Per non tacere dei cappellacci di zucca (Caplaz), altra perla della tavola locale la cui prima testimonianza scritta risale al 1584 nel ricettario di Giovanni Battista Rossetti, al servizio degli estensi durante il regno del duca Alfonso II. Nella città che unisce mirabilmente terra e acqua, pesce e carne non poteva infine mancare un'ottima produzione vinicola. La particolare umidità, le nebbie, l'aria e il terreno salmastro caratterizzano i quattro vini D.O.C. del Bosco Eliceo: Fortana, Merlot, Sauvignon e Bianco del Bosco. Riconosciuti nel 1991 questi vini devono essere prodotti esclusivamente da uve coltivate all'interno del Parco regionale del Delta del Po e rappresentano un altro presidio peculiare di un'Italia da scoprire passo dopo passo, boccone dopo boccone. 35


CULTURA

William Friedkin

Come ben nota lo stesso Barbera nella sua motivazione: “Ha contribuito, in maniera rilevante e non sempre riconosciuta nella sua portata rivoluzionaria, a quel profondo rinnovamento nel cinema americano, genericamente registrato dalle cronache dell'epoca come la Nuova Hollywood. Dopo aver scardinato le regole del documentario con alcuni lavori televisivi impostisi per lo sguardo asciutto, Friedkin ha rivoluzionato poi due generi popolari come il poliziesco e l'horror, inventando di fatto il blockbuster moderno”. Friedkin è, con ogni probabilità, uno dei più grandi registi della sua generazione e tra i migliori dell'intero secondo '900, capace di mescolare insieme uno spiccato senso per il realismo, fatto di riprese asciutte, e allo stesso tempo una potenza visionaria e allucinatoria. Celebri sono gli usi che l'autore fa del montaggio e del suono, elementi che rivestono un ruolo essenziale in due dei suoi capolavori: Il braccio violento della legge (1971), con la famosa scena di inseguimento in auto che vede protagonista Gene Hackman, pellicola che è valsa ben 5 premi Oscar (tra cui film, regia e attore). e L'esorcista (1973), candidato a ben 10 statuette, cosa mai successa prima per un film di terrore. 36


CINEMA E proprio con questi due lavori, Friedkin rivoluziona i generi, quello del poliziesco, insieme ai coevi “Serpico” di Sydney Lumet e altri, e l'horror, creando quello che, a detta della maggior parte dei critici, è il film di terrore più spaventoso e importante di sempre. Ispirato al libro di William Blatty, anche autore della sceneggiatura, “L'esorcista” porta l'orrore in una sfera intima e domestica, portando a compimento quell'evoluzione del genere che era iniziata con “Rosemary's Baby” di Roman Polansky. Tutto è di culto ne “L'esorcista”: la musica, gli effetti speciali, le inquadrature, la recitazione, la storia. Tutto è perfetto. Ma non solo questi due film sono da ricordare. La produzione del regista è piena di opere di importanza capitale.

“L’Esorcista”

Si pensi al corrosivo “Festa per il compleanno del caro amico Harold” (1970), tra i più cinici lavori mai filmati, a “Il salario della paura” (1977), remake di un capolavoro di Clouzot e presentato a Venezia, al realistico e farsesco “Pollice da scasso” (1978), al difficile, crudo e controverso poliziesco “Cruising” (1981), con Al Pacino che si introduce negli ambienti omosessuali, e soprattutto a “Vivere e morire a Los Angeles” (1985).

Con quest'ultimo, Friedkin realizza forse la sua opera più complessa, sotto la superficie di adrenalinico poliziesco interpretato da William Petersen e il cattivo Willem Defoe. “Vivere e morire a Losa Angeles” è una tragica epopea, è una storia di ossessioni, un thriller che sfocia in qualcosa di diverso, quasi di filosofico, sui limiti che si possono superare. È un film cupo, pessimista, da vedere più volte per poterne apprezzare pienamente la grandezza. Una grandezza che è anche tecnica, come dimostrano il ritmo, il montaggio e un'altra famosa scena di inseguimento automobilistico. 37


CULTURA La carriera di Friedkin continua con altre buone prove. Nel 1987 realizza un piccolo capolavoro sconosciuto, Assassino senza colpa?, cui seguono, tra gli altri, L'albero del male (1990), Jade (1995), The Hunted (2003) e, in particolare, il bellissimo horror psicologico e allucinatorio Bug (2006). Sua ultima fatica è Killer Joe (2011), dal testo teatrale del premio Pulitzer Tracy Letts e presentato con successo a Venezia.

Dal film “Killer Joe”

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Ora Venezia si prepara a tributargli un ulteriore onore con questo Leone d'Oro alla carriera. Un Leone più che meritato.



CULTURA di Simona Guidicelli

Comunque, se piantato in terreni profondi e fertili ma ben permeabili, vegeta più rigoglioso e fruttifica più abbondantemente. La fioritura avviene in gennaio/marzo; il mandorlo va coltivato di preferenza in zone a clima caldo o temperato/caldo, appunto per il fatto che i fiori sbocciano in pieno inverno o quando sussiste il pericolo di gelate, con la conseguenza che al nord la fruttificazione è scarsa o saltuaria. Si coltivano diverse varietà a mandorle amare, dolci o di sapore intermedio. A scopo alimentare, o come aromatizzanti, vanno preferite le mandorle dolci, mentre per produrre l'olio di mandorle, emolliente e lassativo, si possono utilizzare anche quelle amare. Le mandorle amare contengono un glucoside tossico (l'amigdalina) e vanno quindi impiegate con cautela e in minime quantità per non nuocere. QUANDO SI RACCOGLIE I frutti si colgono d'estate, quando sono ben maturi e cadono spontaneamente fessurandosi; poi si lasciano seccare al sole, in modo da liberarli dal mallo. 40

COME SI COLTIVA Il mandorlo cresce anche in terreno povero superficiale, asciutto e calcareo, purché a pieno sole e in posizione ben riparata; infatti, nel centro-nord della nostra penisola si può coltivare quasi esclusivamente come pianta ornamentale per i fiori presenti a fine inverno e non come fruttifera, perché di norma il gelo tardivo danneggia i fiori a tal punto che non possono in seguito fruttificare. La semina della mandorla si effettua solo per ottenere piante selvatiche da portainnesto; comunemente, si preferisce moltiplicare il mandorlo per innesto con marze selezionate sul mandorlo selvatico oppure, in terreni umidi e freschi, sul susino mirabolano. Annaffiate abbondantemente nei primi due anni dall'impianto, diradate in seguito effettuando soltanto interventi d'emergenza; in ogni caso evitate ristagni d'acqua nocivi. Concimate all'impianto con fertilizzanti organici. Dopo la fruttificazione e prima della fioritura effettuate opportune potature per favorire la produzione successiva.

COME SI PREPARA PER LA CONSERVAZIONE Si essiccano all'aria i semi e si conservano in vasi di vetro semi-aperti e in sacchetti. PER RINFRESCARE L'INTESTINO Versare in mezzo litro di acqua fredda 2 cucchiai di mandorle e farle bollire per 20 minuti a fuoco lento. Filtrare e bere alla sera prima di coricarsi.


BENESSERE E SALUTE CONTRO LA TOSSE In un quarto di litro di latte far bollire un cucchiaio di mandorle tritate per 10 minuti. Filtrare e bere a piccoli sorsi con l'aggiunta di un cucchiaino di miele. UN BAGNO AMMORBIDENTE Versare nell'acqua della vasca 30 g di mandorle in polvere e 10 g di polvere di ireos (dal profumo di mammola). PER UNA PERFETTA PULIZIA DEL VISO Versare in uno scodellino un cucchiaino di mandorle polverizzate e aggiungere acqua fredda, sino a formare una pastella. Massaggiare la pelle per qualche istante, quindi risciacquare con acqua tiepida. Questa pulizia può essere fatta anche tutte le sere. UNA MASCHERA EMOLLIENTE mescolare 2 cucchiai di mandorle in polvere con un cucchiaio di olio di mandorle. Aggiungere qualche goccia di latte e mescolare molto bene. Stendere sul viso pulito, togliendo dopo 15 minuti con acqua tiepida.

CONSIGLI Un cucchiaino di olio di mandorle preso a digiuno al mattino facilita il funzionamento dell'intestino. La polvere di mandorle mescolata a olio di ricino previene e cura i geloni. 41


CULTURA di Gian Maria Bavestrello

Gli antichi romani le attribuivano proprietà afrodisiache, inaugurando una tradizione che permane anche nel Rinascimento, dove leggenda vuole che alcuni monaci abbandonarono il voto di castità per averne mangiato in grande quantità. Una seconda ragione della sua fortuna era costituita dalle virtù medicinali che le venivano attribuite, in particolare la capacità di rendere digeribili i cibi. Magnino da Milano, in Pieno Medioevo, nel suo Opusculum de saporibus consiglia vivamente di accompagnare con la salsa alla rucola il manzo bollito, un cibo secco, grossolano e freddo che necessitava di una salsa “calda” capace di riscaldarlo e renderlo più delicato.

È il caso dell'Eruca Selvatica, una pianta erbacea meglio nota coi nomi di rucola, erba ruga o ruchetta, nome quest'ultimo - che indica la variante spontanea che cresce nell'Italia Mediterranea e che è distinguibile da quella coltivata per le foglie più strette e frastagliate e per l'odore più intenso. Conosciuta fin dai tempi antichi, la rucola è originaria del bacino del Mediterraneo e dell’Asia occidentale. 42


ENOGASTRONOMIA

AGENDA DI GIUGNO

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CULTURA La prescrizione è molto simile a quella di Galeno, che ordina a chi consuma carne di bue di mangiarla con agli e ruchetta, per aiutare la digestione. Oggi la sua principale caratteristica, certificata dai nutrizionisti, è quella di essere ricca di calcio, una dote piuttosto rara che unita all'alto contenuto di ferro e vitamina C rende la rucola un alimento prezioso per la nostra dieta. Facciamo dunque bene a usarla in abbondanza, soprattutto nelle insalate di stagione. Due tra le più prelibate sono certamente l'insalata di rucola e parmigiana, un'unione azzecatissima tra rucola, dadini di

pomodoro, pinoli tostate e scaglie di parmigiano, innaffiata da olio extra vergine di oliva e limone, e l'insalata di rucola e gamberetti al limone, con peperoni rossi sott'olio nella parte di attori co protagonisti.

Di grande tendenza è l'insalata di rucola, pere, grana e noci, un contorno ricco di sapori diversi e in contrasto tra loro, come prescrivono gli chef più quotati, che unisce l'amarognolo delicatamente piccante della rucola, la dolcezza della pera, l'aroma saturante del grana, il cuore avvolgente delle noci. Come si vede, con la rucola si può lavorare davvero di fantasia. Oppure si può semplicemente utilizzarla come elemento sostitutivo di altri ingredienti, in ricette consolidate e celebri: è il caso del pesto alla genovese, dove la rucola può sostituire il basilico in un ottimo condimento estivo, veloce e apprezzabile per la sua freschezza e il suo sapore deciso ma equilibrato. È anche un ottimo pesto per tutti coloro che non abitando in Liguria non possono disporre di un basilico adatto a questa ricetta che esportata al di fuori dei propri confini smarrisce ogni sua qualità.

Per prepararlo, sarà sufficiente mixare rucola, parmigiano reggiano, pecorino grattugiato, olio extra vergine di oliva, un pizzico di sale, pinoli e aglio. La ricetta conosce anche una gustosissima aggiunta, quella degli asparagi, che dovranno essere tagliati grossolanamente prima di essere fatti saltare in padella insieme al burro per circa 5 minuti, quindi salati, pepati, e fatti saltare insieme alla pasta prima dell'aggiunta del pesto, a fuoco spento.




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