Altraitalia maggio14

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Sotto la lente Elezioni europee

l’altraitalia

numero 58 - maggio 2014

Fr. 5.20 Euro 5.00

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

SOCIETÀ

Noi italiani siamo razzisti? FRECCIATINE

PSICOLOGIA

I belli e la bestia

Le fiabe

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Il fenomeno della stanchezza primaverile si sviluppa perché l'organismo ha bisogno dei propri tempi per adattarsi al diverso clima. Con un'alimentazione sana e gocce essenziali naturali la si può scacciare. Vitamine e sostanze nutritive sono principi fondamentali per il risveglio di primavera

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Finalmente sembra essere arrivata la tanto attesa primavera, con le sue tiepide giornate ricche di colori, di odori, di sapori e con tutta la sua bellezza splendente. E subito vien voglia di fare le valigie e partire per nuovi viaggi e nuove avventure. Prendo un volo diretto a Madrid, al costo di 22 euro, per farmi incantare dall'animazione notturna di strade, piazze, locali e taverne oppure, con 20 euro, opto per Parigi, con i suoi monumenti storici, la Torre Eiffel, Notre Dame, Versailles e il Louvre?

C'è solo l'imbarazzo della scelta! Le compagnie low cost permettono a tutti noi di viaggiare per il mondo a prezzi, a dir poco, eccezionali e questo grazie ad una direttiva europea che ha liberalizzato le tratte aeree. Si, perchè occorre ribadire che l'Europa non è solo “Euro” e non è solo “austerità”! In questi 50 anni l'Europa ha cambiato in meglio la vita di milioni di cittadini: prendiamo, ad esempio, i ragazzi che hanno fatto l'Erasmus (un milione e mezzo di studenti hanno beneficiato del programma Erasmus dalla sua istituzione, nel 1987). Un programma più recente, Erasmus Mundus, permette a laureati e docenti universitari provenienti da tutto il mondo di conseguire un master frequentando corsi proposti da consorzi di almeno tre università europee. L'Europa offre a migliaia di persone il beneficio delle scoperte scientifiche e mediche che sta finanziando. L'Europa non è dunque uno spazio di regole fredde e ferree ma, innanzitutto, uno spazio di diritti: il diritto di vedere il proprio titolo di studio riconosciuto ovunque si decida di andare a risiedere, il diritto a muoversi liberamente e lavorare, il diritto dei consumatori ad essere informati.Amio modo di vedere, c'è bisogno di più Europa per vedere sempre più riconosciuti i nostri diritti di cittadini europei. Purtroppo molto poco si è fatto a livello di informazione: i giornali e i telegiornali ne parlano poco, i partiti discutono raramente di quello che succede nell'Unione Europea, e le scuole non prevedono nei loro programmi scolastici il processo di integrazione europea. Sarebbe forse stato utile spiegare come, a volte a nostra insaputa, l'Europa entra nella nostra vita, portando esempi concreti di vita vissuta, di persone che lavorano ogni giorno grazie alle opportunità che l'UE offre loro. Provate ad immaginare di vivere una giornata nella finzione che l'Europa non esista; quali ne sarebbero le conseguenze? Tariffe più alte per i consumatori, più inquinamento, zero garanzia e sicurezza dei prodotti, minore controllo della criminalità, ostacoli e difficoltà negli spostamenti da un Paese all'altro. Ma, nonostante quando detto, il senso di appartenenza all'Unione Europea, nell'immaginario collettivo, è molto debole, anche se, nella realtà dei fatti siamo molto più europei di quanto molti desiderino ammetterlo. Avremmo dovuto e dovremmo tutti fare molto di più perché si crei quel senso di cittadinanza che ancora manca. Tra pochi giorni si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo. Sarà un appuntamento molto importante, più che in passato. Infatti dal livello europeo discende la maggior parte delle politiche che determinano e condizionano la vita del nostro paese. Ma L'ondata di antipolitica che sta investendo alcune democrazie europee è davvero preoccupante. Quello che è accaduto in Francia potrebbe accadere molto probabilmente, o più semplicemente accadrà senz'altro, in molti altri Paesi dell'UE il 25 maggio. L'Italia è la prima indiziata tra gli Stati che potrebbero registrare un forte malcontento antieuropeista, anche sotto forma di un forte astensionismo. È quindi importante che tutti coloro che credono nell'Europa unita si rechino alle urne il 25 maggio! Se poi si parte dall'idea che uno dei principali obiettivi dell'UE è la protezione dei diritti umani, sia al suo interno che nel resto del mondo, che dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti umani sono i valori fondamentali dell'UE, tutti noi dovremmo sentirci in dovere di non mancare a questo importante appuntamento elettorale. Però ... quella voglia di viaggiare di cui parlavo all'inizio ... Ho deciso, il 25 maggio prenderò un volo low cost per Catania ... unirò l'utile al dilettevole concedendomi qualche giorno in più per tornare a visitare il mio paese natio.


SOMMARIO

l’altraitalia Editore l'altraitalia Neuhofstrasse 5 CH - 8630 Rüti 0041 (0)56 535 31 30 info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu

Sotto la lente Elezioni europee

Direttore Responsabile Maria Bernasconi Vice direttore Manuel Figliolini L’INTRUSO

Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Ma tu il talent c’e l’hai?

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OPINIONI Frecciatine

Collaboratori Giovanni il Battista Gian Maria Bavestrello Laura Catalli Generoso D Agnese Umberto Fantauzzo Gianni Farina Simona Guidicelli Dino Nardi Armando Rotondi

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ATTUALITÀ PSICOLOGIA Le fiabe

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SOCIETÀ Noi italiani siamo razzisti?

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CULTURA

Foto rsp futura sagl

CINEMA Veltroni racconta Berlinguer 30 Eduardo De Filppo spiega il piano Marshal

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch

ENOTURISMO La natura tra mari e monti

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LETTERATURA

Webmaster Alfredo Panzera

La storia del giallo

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BENESSERE E SALUTE

Contatti redazione@laltraitalia.eu

Il susino

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ENOGASTRONOMIA Una cascata di fave

Pubblicità info@laltraitalia.eu

MAGGIO 2014

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L INTRUSO di Manuel Figliolini

Ma tu il talent ce l’hai? Ormai in Italia tutto è reality, per ogni arte c'è il suo talent e per ogni talent c'è un arte. A memoria tutto ebbe inizio, in Italia, con il Grande Fratello. Ragazze e ragazzi, il più delle volte carini e da copertina, chiusi in una casa a fare niente, solo ad essere continuamente osservati come pesci in un acquario. O forse era tutto cominciato prima? Per capire l'origine ed il successo dei reality bisogna analizzare attentamente il meccanismo di questo spettacolo. Si mette in palio un premio, si chiede a delle persone di vivere insieme e settimanalmente si decide di mettere la loro sorte in mano ad un pubblico comodamente seduto sul divano di casa propria, questa è la sintesi del reality. Accantonando i reality puri (Grande Fratello, Isola dei Famosi, ecc.) sposterei la vostra attenzione alla loro “costola” artistica: i Talent show. I talent sono spettacoli dove dei concorrenti si confrontano su una medesima arte. All'inizio pensavo che fossero interessanti perché permettevano di seguire l'evoluzione di una o più persone che cercavano d'inseguire il loro sogno. Al che mi sono detto: ma non bastava una cronaca / documentario sulla loro ascesa? Trascuravo il meccanismo più importante e decisionale (che fa di un talent il successo) la giuria e la partecipazione attiva del pubblico da casa.

Quanti “artisti” dei talent sono riusciti veramente a realizzare i propri sogni e quanti sono finiti nel dimenticatoio travolti dalla nuova edizione dello stesso talent? Perchè succede se hanno veramente talento, forse il pubblico che li ha osannati alla vista di nuovi talenti li dimentica? Il gossip (se pur lontanamente) è stato il seme instillato, inconsapevolmente, per aprire la nostra mente ai reality. La curiosità di entrare in una parte intima del personaggio pubblico ed il potere decisionale conferito ai telespettatori sono gli ingredienti del successo dei talent. L'arte di “saper fare” è stata affiancata al reality, quindi alla quotidianità, dando al nostro giudizio una componente intima che esula dalla vera e propria componente artistica. Dopo anni di talent la continua ricerca della particolarità personale più che artistica ha portato una suora intonata e simpatica ad ottenere 45 milioni di visualizzazioni su Youtube. Nel 1992 una finta suora creava una corale con delle vere suore ... ma era un film ed era SisterAct. Ma non era lontano dalla realtà, le suore hanno sempre cantato, ma allora perchè Suor Cristina è diventata un fenomeno se quello che fa è all'ordine del giorno? La risposta è nelle righe precedenti. A differenza delle altre suore, lei si è totalmente esposta mettendo in gioco, non solo le sue doti, ma anche la sua immagine privata, il suo essere, le sue paure, ma soprattutto si è esposta al giudizio del pubblico. A loro spetterà la scelta se farle proseguire il percorso o meno. È giusto? Staremo a vedere se il personaggio supererà l'artista o se il personaggio dimostrerà di essere un artista.

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OPINIONI di Giovanni il Battista

I Belli e la Bestia

Stavo mettendo assieme qualche idea per impostare le due righe mensili che propongo per questa rivista, quando improvvisamente anche i canali informativi celesti che abbiamo da queste parti, con tanto rumore diffondevano la notizia che nella Penisola, a Roma, nella città più bella del Mondo e domicilio di Papa Francesco, qualche cosa di brutto, per l'ennesima volta, si era verificato. Ciò avveniva nei pressi dello stadio di calcio della capitale pochi minuti prima, dell'inizio della finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. Per avere qualche indicazione “terrena” ulteriore ho curiosato il commento che nel suo lavoro quotidiano proponeva, per questo accadimento, l'ottimo Dr. Massimo Gramellini, opinionista celebrato e vice-direttore della Stampa di Torino. Mi permetto proporvi le sue riflessioni sul fatto per poi dare qualche mia indicazione come reazione a quanto successo. Come da mia abitudine, raccolgo dei pensieri che selvaggiamente mi vengono alla mente e, senza filtri ne 4

veli, ve li propongo, cosi, in amicizia, magari per rileggerli fra qualche tempo, per vedere quali sviluppi ha avuto questo tema. Scrive il Dr. Massimo: Ultimo stadio Nella finale della coppa calcistica nazionale ogni Paese offre uno specchio di sé. Anche noi, modestamente. Si comincia con un simpatico assalto degli ultrà della Roma a quelli napoletani. Non importa che la partita sia Napoli contro Fiorentina e i romanisti non c'entrino nulla. La finale di Coppa Italia è una sorta di convegno dove delegazioni di violenti provenienti da ogni bar sport della penisola si danno appuntamento fuori dallo stadio per regolare i conti in sospeso: laziali contro romanisti, romanisti contro napoletani, pare addirittura napoletani contro veronesi.Al culmine della battaglia, una brigata di teste di cuoio giallorosse tende un agguato ai marines partenopei, o viceversa: dall'immane scontro di cervelli scaturisce un parapiglia. Da qui in poi i contorni della vicenda diventano ancora più sfocati. L'unica certezza è che qualcuno estrae una pistola e spara. Riassumendo: un agguato per le strade e l'assolo di un pistolero. Non a Tripoli o a Beirut, dove al massimo può succedere di imbattersi in Dell'Utri, ma nel cuore di Roma, capitale di un sedicente Stato occidentale. Sul selciato restano vari feriti, uno dei quali messo malissimo. Gli altri travolgono lo sparatore e ne fanno poltiglia da pronto soccorso. Dopo essersi espressa fuori dallo stadio, la cultura sportiva degli italioti si trasferisce all'interno e assume la forma di due valentuomini appollaiati sopra una balaustra, uno dei


FRECCIATINE quali indossa una maglietta che inneggia all'assassino del poliziotto catanese Raciti, a cui un ultrà tirò addosso un lavandino. I due pensatori si presentano come i capi-popolo della tifoseria napoletana. Pare che senza il loro meditato assenso non si possa disputare la partita. I desideri degli altri settantamila dello stadio e dei milioni davanti alla tv non contano ovviamente nulla. Solo i pendagli da curva hanno il monopolio della minaccia fisica e verbale. Marek Hamsik, il capitano del Napoli che un destino milionario ma bizzarro ha condotto dalla natia Slovacchia a questi climi molto meno temperati, si attarda a parlamentare con gli ambasciatori ultrà e, quando ormai si sta consumando la vergogna di una resa ai violenti in diretta televisiva, in un eccesso di magnanimità i capibastone concedono alle squadre e all'Italia intera il permesso di giocare. Con un'ora di ritardo tutto è pronto per la cerimonia dell'inno nazionale ispirata al modello americano del Superbowl, con una cantante, Alessandra Amoroso, che intona «Fratelli d'Italia» al microfono. Ma i fratelli riuniti allo stadio fischiano l'esecuzione fin dalle prime note e ha un bel sgolarsi Matteo Renzi in tribuna: quando i fischi non bastano più, a soffocare la musica arriva il sostegno di qualche bombetta carta, una delle quali manda un vigile del fuoco all'ospedale. Ora che gli agguati, gli spari, i ricatti, i fischi e i petardi sono finiti, la finale di Coppa Italia può persino cominciare. L'Italia, quella è già finita da un pezzo. Naufragata in un profluvio di parole, proclami e decreti che servono a coprire la mancata applicazione delle leggi. Perché se un hooligan inglese o spagnolo si azzardasse a fare anche un decimo delle cose che vi abbiamo sommariamente raccontato passerebbe il resto della sua giovinezza in carcere, meglio ancora a compiere qualche lavoro socialmente utile. Come del resto chiunque di noi, se commettesse quegli stessi reati lontano dallo stadio, ormai ridotto a porto franco della bestialità tribale travestita da “onore e rispetto” non si sa di chi, certo non degli altri e tanto meno di se stessi. I bambini inquadrati sugli spalti dell’Olimpico avevano sguardi impauriti e severi: un verdetto di sconfitta per tutti. Commento io da Quassù: Dr. Massimo, buongiorno: sono perfettamente d'accordo con lei, anche se lei non ha necessità di aver il mio assenso! Forse ha volutamente dimenticato (per pudore, per gentilezza, per rispetto, per non violare la par condicio, per …) di parlare dell'atteggiamento delle Istituzioni che, in corpore, erano presenti alla disfida: il Presidente della Federcalcio, i Presidenti della due società, con parentado, l'allenatore della nazionale,

il Presidente del consiglio, aggiungerei il Presidente della Repubblica ed il Ministro dell'Interno (Alfano), sicuramente sdraiati sul divano, con una birra in mano, davanti alla TV. Sinceramente mi sarei aspettato che queste alte personalità si alzassero dalle loro poltrone (… anche allo stadio ...) e che scendessero sul campo per prendere in mano la situazione e che prendessero precise, poche, secche, decisioni per salvare l'onore della Patria, ma in primis per svolgere il lavoro che sono stati chiamati dal Popolo a fare, mossi almeno dal loro stesso senso del pudore, magari facendo confermare al microfono o prendendo loro stessi la parola per risolvere una situazione avvilente. Me Tapino! Niente di tutto questo! Colpa degli ultrà? Dobbiamo condannarli? NO. Colpa dello Stato e dei suoi derivati, nei vari ambiti, che hanno tollerato ed addirittura favorito e vidimato una situazione intollerabile ove si è passato di fatto il bastone del comando (con tutte le legittimazioni possibili) agli ultrà ed ai loro degni capi bastone! E non mi si parli del “rispetto dei ruoli e delle funzioni”, per gli interventi che auspico qui sopra. per favore! Invece il “Potere” se ne è rimasto impassibile, seduto sulla sua poltrona, commentando imperturbabile l'accadimento, voltando le spalle al campo di battaglia, addirittura facendo battute e sorridendo all'oscenità che stava accadendo. È lui (Il Potere), a mio parere, che non dovrebbe essere più ammesso allo Stadio, al suo scranno, alle sue funzioni: tutti in galera: non c'è più possibilità di solo ammonimento, di compromessi: spazzare via tutti cercando di rimpiazzarli, se serve (?) con altri. Quanto meno, meno osceni!!! (missione impossibile?) Che tristezza! … pensavo d'aver finito con la filippica sopra narrata, invece ... I “belli” erano lì per vedere una

partita di pallone, una manifestazione sportiva e di svago. Naturalmente sempre senza pagare il biglietto, in tribuna VIP, protetti, con le poltrone di pelle umana. Quando hanno avuto notizia di quanto accaduto al di fuori dello stadio e di quanto si stava verificando all'interno, i “belli” hanno comunque continuato a discutere tra loro, ad abbracciarsi, baciarsi, a darsi pacche sulle rubiconde spalle, a sorridere, 5


OPINIONI addirittura a voltare le spalle alla zona calda dello stadio. L'umore generale era quello che si vive quando fai una scampagnata!. Solo il Presidente De Laurentis, delegando un suo scagnozzo per andare sul campo al seguito della banda bassotti aggregata al Prefetto ed al Questore (o chi per loro) per vedere cosa effettivamente stesse accadendo, ha avuto un motto “incontrollato” di civismo!

Loro, i “belli”, comunque, non hanno cambiato atteggiamento nemmeno quando hanno visto entrare in campo e dirigersi con tutta la precitata banca verso la curva “Napoli” il capitano dei partenopei Hamsik! Niente, come se fosse tutto normale! E nemmeno quando si è capito che tutti stavano andando a ginocchioni verso la postazione ove si ergeva come una Statua della Libertà un losco figuro, nessuno dei “belli” ha mosso un dito. Nessuno! Lui, la “bestia”, questa volta è sceso in campo per verificare e prendere decisioni. Per i “belli” vi era anche e per esempio a disposizione il microfono ufficiale dello stadio per dire due paroline di peso o fare delle dichiarazioni intelligenti. Niente! Anzi, si è subito perfettamente capito che la processione della banda bassotti aveva raggiunto la sua meta. La “bestia”, alzando le braccia al cielo stava accogliendo l'ispirazione divina per dettare le sue condizioni. E dopo poco, lui parlò: “ditemi cosa sta succedendo! Hamsik, dimmi la verità altrimenti ti spezzo le gambe! Voglio sapere la verità sulle condizioni di salute del nostro compagno!”. Con il viso contrito tutta la banda bassotti relazionò la “bestia”. Lui, a questo punto, informò il suo Popolo e dettò le sue condizioni: “primo: con i signorini romani ce la vedremo noi poi, a modo nostro. Secondo: vi do l'ordine di far giocare la partita! Terzo: se vi venisse in mente di non farlo invaderemo il campo e succederà un macello!Amen”. Così, dopo una mezz'ora, la “bestia” si è ritirata nelle sue stanze e la banda bassotti, con Hamsik, chinando il capo in segno di devozione che si è ritirata nei suoi tuguri. 6

Intanto i Consoli alto imperiali, i “belli”, continuavano a banchettare. Avevano saputo come era andata! E loro cosa fanno? Continuano a banchettare! Loro. i burattinai, i “belli” ed il Popolo della “bestia” sulle gradinate del Colosseo a recitare la loro parte. Solo che, tragicamente questa volta, i burattini, con l'intercessione del Capo-bastone, della “bestia”, si è fatto magnifico, malefico cigno, diventando lui, burattinaio, mostrato il pollice verso al suo Popolo: le parti si sono invertite ma, contrariamente a quanto ci dice la storia, i “belli”, diventati burattini e senza batter ciglio, accettavano supinamente l'imposizione del brutto anatroccolo, la “bestia”, diventato Magnifico, malefico Cigno burattinaio!! È la fine! Il Capo-bastone, la “bestia”, ora ha in mano la testa dei “belli” che sciaguratamente gli lasciano la scena, continuando a sbaciucchiarsi, a ridere e fare battute. Che umiliazione! All'improvviso tutto risulta chiaro: chi rappresentava le Istituzioni, rappresentando il Popolo perché il Popolo li ha eletti, li ha investiti di queste funzioni e facoltà (per essere chiari: i Presidenti delle squadre, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera , il Presidente della Repubblica ed il Ministro dell'Interno, questi ultimi a casa, sdraiati sui loro divani con la birra in mano), continuavano imperterriti il loro macabro banchetto! Siamo allo sfascio ... arbitro fischia la fine!

Regista ... per favore, fai calare il sipario! Amici, dice fra gli altri Honoré de Balzac: “ Bisogna salvare i Popoli malgrado loro! - aggiungendo - Affinchè un popolo sia libero occorrerebbe che i governati fossero saggi ed i governanti degli dei!” Annotava Carl William Brown: “Mi ricordo uno strano tipo che odiava tutti gli uomini; quelli potenti perché sfruttavano ed umiliavano i deboli e quelli deboli perché si lasciavano sfruttare e umiliare”.


Il naso di Pinocchio Un mio collega che insegna italiano in un liceo è preoccupato perché “non tutti al mondo sanno in quale Paese sia nato Pinocchio”. Ho fatto la mia breve inchiesta in un paio di corsi d'inglese frequentato da studenti di una ventina di nazioni e tutti, senza avere avuto il tempo di passarsi la parola, mi hanno risposto più o meno alla stessa maniera: Dove sarebbe potuto nascere Pinocchio se non in Italia? Trovami il nome di un politico che non gli somiglia . Si riferivano naturalmente al rapporto verità /burattino di qualche ultimo leader dello stivale. Ma il successo del libro di Carlo Collodi,tradotto in più di 230 lingue, tutte contate dallo studioso Luigi Santucci nel 1970, ci induce a credere che anche gli altri popoli abbiano assimilato per simpatia un certo aspetto di verità dal naso lungo. La prima puntata delle Avventure di Pinocchio apparve il 7 luglio 1881 nel Giornale per i bambini diretto da Ferdinando Martini. Nell'episodio del 27 ottobre si legge: continuazione e fine - quando Pinocchio, impiccato su un albero - stirò le gambe e rimase lì come intirizzito . I lettori, a furia di lettere di protesta alla redazione costrinsero Collodi a far risuscitare Pinocchio e a continuare le sue avventure finché divenne un bambino come gli altri. Da quel momento nessuno più reclamò. Il Pinocchio Forum L'Unitre Svizzera organizza il Congresso Internazionale “Le nostre avventure con Pinocchio”, a conclusione del Pinocchio Forum. Il Pinocchio Forum è un Programma Europeo di Apprendimento Permanente (LLP) che ha ricevuto adesioni da enti di quattro differenti nazioni europee: l'Associazione culturale Carlo Lorenzini (I), l'International College SP. ZO. O (PO), Llanelli Multicultural Network (UK), Amiata Arte e le sedi UNITRE di Berna, Basilea e Lucerna (CH). In particolare l'UNITRE ha ritrovato negli scopi del progetto Pinocchio molte dei suoi ideali e delle sue finalità; tra gli altri l'integrazione tra i popoli, il confronto tra culture e tra diverse generazioni e la

formazione permanente. Per questo la Federazione UNITRE ha partecipato attivamente a tutte le manifestazioni e organizza l'evento del 18 maggio prossimo.

Evento federale UNITRE 18 maggio 2014 dalle 10.00-17.00 Mattenhofsaal, Bahnhofstrasse 4 3074 Gümligen Il progetto Pinocchio Forum in Svizzera ha come obiettivo la tutela del patrimonio culturale legato alla fiaba di Collodi. A conclusione di questi due anni di studio, laboratori e incontri si pone l'Evento Federale Unitre Svizzera: Le nostre avventure con Pinocchio . L'obiettivo è far meglio conoscere la fiaba di Pinocchio e le sue interpretazioni, di valorizzarne l'univer-salità, di commentarne il valore letterario, la lingua e lo stile e approfondire la conoscenza di un capolavoro che si rivela attuale a ogni lettura e ri lettura. Alle relazioni degli oratori si alterneranno la visita ai laboratori-atelier e momenti di folclore con canti e danze. Secondo la tradizione UNITRE non mancherà il buffet. Sarà una giornata insieme educativa e divertente, come solo Pinocchio sa essere. Tutti sono invitati: genitori, figli, nonni, nipoti e simpatizzanti! Saro Marretta Comitato UNITRE Berna-Bienne


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Comitato di lotta contro la chiusura del Consolato d’Italia in San Gallo

Contro la chiusura del Consolato FIACCOLATA SERALE PER LE VIE DI SAN GALLO GIOVEDÌ 22 MAGGIO 2014 Ore 20.00

riunione dei partecipanti all’imbocco della Marktgasse (Marktplatz) presso il Monumento a Vadian - San Gallo Distribuzione delle fiaccole (contributo di ca. Fr. 4.-- per ogni fiaccola)

Ore 20.30

partenza del corteo (Neugasse - Vadianstr. - Sonnengartenstr.Frongartenstr.)

Ore 21.00

arrivo davanti al Consolato d’Italia Comizio Discorsi

Ore 21.30

Fine della manifestazione

Alla manifestazione, tutte le associazioni sono invitate a portare le loro bandiere, stendardi o gagliardetti, cartelli di protesta.

La Comunità Italiana difende la presenza del Consolato d’Italia nella città di San Gallo con la partecipazione di tutti, famiglie, gruppi, associazioni! p. Il Comitato Theo Palmisano


ATTUALITÀ di Laura Catalli

Perché le fiabe sono tanto importanti per il bambino Probabilmente, la funzione principale della fiaba è quella di colmare temporaneamente nel bambino delle lacune dovute inevitabilmente alla mancanza di esperienza e di informazione per i pochi anni vissuti. Allo stesso tempo, la fiaba permette al bambino di cominciare a controllare il caos interno fra tendenze aggressive - cattive e tendenze buone. Le prime vengono così proiettate su una strega o su un lupo, soddisfacendo il proprio impulso quando questi personaggi fanno una brutta fine; mentre le seconde - i sentimenti buoni - le può indirizzare su una principessa o su un eroe, permettendo a se stesso di identificarsi con questi personaggi. Cosa significa quanto detto? Innanzi tutto evidenzia l'errore riguardante l'omissione di aspetti negativi che molti genitori commettono quando raccontano una storia ai loro figli. Spesso ci si interroga sull'utilizzo delle fiabe e delle favole nella prassi educativa dei propri figli, chiedendosi se è giusto esporre il proprio bambino ad emozioni forti ma contemporaneamente “negative”; i genitori vorrebbero presentare ai propri figli solo racconti positivi che vanno incontro ai loro desideri. In realtà, come dicevamo, così facendo si commette un errore, in quanto il bambino non vivrà in una realtà “tutta rose e fiori”, dovendosi invece destreggiare tra gli ostacoli della vita alle 10

quali deve essere preparato, disponendo del più ampio numero di “cartucce”. A ciò va aggiunto un altro aspetto di non minore importanza: il bambino ha spesso pensieri distruttivi e/o aggressivi, del tutto normali all'interno del suo processo di crescita; egli, tuttavia, non sa che questi sentimenti sono “normali”, perciò se gli vengono presentati esclusivamente modelli positivi si alimentano automaticamente i suoi sensi di colpa. La paura deve essere scoperta dal bambino nella favola, così come la temporanea vittoria del nemico. In questo modo, ciò che avrà appreso potrà essere utilizzato nella quotidianità, consapevole dell'esistenza di eventi negativi (ostacoli e problemi) nella vita di tutti i giorni. A tutto questo va aggiunto che, identificandosi con il personaggio buono o con l'eroe, il bambino comprende che, sebbene sia normale trovare delle difficoltà sul proprio cammino, egli riuscirà a superarle. Questo viene rinforzato anche dalla frase conclusiva di ogni favola: “e vissero tutti felici e contenti” assicura il bambino sia sul lieto fine (della storia e della sua vita) sia sul fatto che egli non rimarrà mai solo. Pensate ad esempio alla favola di Hansel e Gretel: essa permette di far sperimentare il sentimento di solitudine (i due protagonisti che si perdono) e che può accadere nella vita di tutti i giorni. Ci si sente perduti e senza via d'uscita. Poi, come nella fiaba in cui i due protagonisti superano il difficile momento con le proprie forze (sconfiggono la strega e tornano a casa), così anche nella realtà si ha la speranza del lieto fine.


PSICOLOGIA Questo elemento è tanto importante nel bambino, quanto nell'adulto, in un momento della vita negativo, come può essere ad esempio dover affrontare la fine di una storia d'amore o un lutto. Si ritorna quindi al discorso della valenza terapeutica della fiaba. Vediamo ora perchè è tanto importante una fiaba per il bambino: ¯ Come le fantasie, la storia inizia in maniera realistica: una madre dice di andare dalla nonna (Cappuccetto Rosso), una famiglia povera (Hans e Gretel) ed il bambino è stimolato da queste situazioni, ricercando quella che maggiormente si avvicina a lui, comprendendo il perché accadono alcune cose e come risolverle. ¯ Allo stesso tempo la storia non parte dalla realtà fisica del bambino (sedere in mezzo alla cenere come Cenerentola o rimanere nel bosco come Hans e Gretel) perché sarebbe insopportabile e la fiaba ha al contrario la funzione di confortare. ¯ La fiaba aiuta il bambino nello sviluppo di una propria identità, suggerendone i passaggi fondamentali. In linea generale il messaggio che trasmette è che la vita è gratificante, sebbene gli ostacoli siano tanti, ma importante è superarli. ¯ La possibilità di due personaggi opposti nella fiaba (buoni e cattivi) permette al bambino da un lato di conservare l'immagine di una madre buona anche se in realtà non lo è e dall'altro, di non alienarsi dalle sue grazie, madre non matrigna.

Esopo È stato un favolista greco del VII o VI sec, a. C., della cui vita pochissimo ci è noto. Probabilmente frigio di nascita, fu dapprima schiavo: poi, liberato da Xanto, compì numerosi viaggi. La grande fama di Esopo e dei suoi protagonisti è dovuta alla semplicità e freschezza di efficacia educativa, dai temi perennemente vivi delle favole che riflettono la sapienza morale del popolo ma anche dalla forma allegorica. Dopo i cinque anni le fiabe diventano importantissime. L'utilità per il bambino nell'ascoltare fiabe coinvolge vari aspetti: intellettivo, relazionale e morale. Il bambino prova piacere ad ascoltare la voce dell'adulto ed inoltre, facendo parlare i sentimenti, viene interrotta la rigidità generazionale. Per ciò che concerne l'etica, a 6-7 anni si inizia a strutturare il Super-Io. Il portatore della morale è il protagonista della fiaba con il quale il bambino si identifica. ¯ Le fiabe rispecchiano l'immagine interiore che il bambino ha di se stesso, cosi ora emerge l'ansia dell'abbandono (Hansel e Gretel) o il complesso edipico (Biancaneve) o la rivalità fraterna (Cenerentola). ¯

Ascoltando il racconto di una fiaba, si contribuisce a sviluppare nel bambino la capacità di ascoltare l'altro nella vita di tutti i giorni. Come possiamo raccontare una fiaba in modo che essa risulti “utile” per lo sviluppo del bambino? Bettheleim consiglia di raccontarla più che leggerla, affermando che le storie illustrate lasciano poco spazio all'immaginazione del bambino su come egli stesso possa rappresentarsi il racconto ascoltato. Pensiamo ad esempio ai diversi modi con cui può essere immaginato un lupo … ¯ Allo stesso tempo per raccontare senza leggere, anche l'adulto deve utilizzare la fantasia, lasciarsi trasportare, trasmettendo al bambino l'empatia e il sentirsi coinvolto. ¯

Si crea quindi un importante punto di incontro tra l'adulto/genitore e il bambino/figlio in cui l'emozioni circolano liberamente e l'atmosfera diventa magica. Abbiamo detto che ogni fiaba insegna qualcosa alla persona, ancora di più al bambino. È facile quindi domandarsi: Quale fiaba devo raccontare al bambino? Non possiamo sapere a quale età è importante una determinata storia, possiamo tentare iniziando a raccontare la storia che ci sta più a cuore adesso o quando si era piccoli: se al bambino non interessa, significa che i temi affrontati da quella fiaba non sono significativi per lui in quel dato momento. Questo è l'elemento più importante. Bisogna ascoltare i bisogni del bambino. La richiesta di sentire la stessa storia, significa quanto questa sia importante per lui in quel momento.Ad un certo punto, una volta preso tutto ciò che la favola può offrirgli, oppure nel momento in cui i problemi che l'hanno reso recettivo ad essa sono superati, richiederà una seconda fiaba. È importante seguire l'interesse del bambino, non guidarlo. Per lui è fondamentale non solo che il genitore si appassioni a ciò che racconta (come se la favola preferita fosse di entrambi), ma anche che i suoi intimi pensieri siano ignoti al genitore finché lui stesso non voglia esplicitarli. In questo senso è importante: ¯ non interpretare i suoi bisogni, ma lasciarsi guidare da lui stesso ¯ non spiegare la storia, ognuno trae il suo significato a seconda della personalità e del momento di vita ¯ non deve mai essere rivelato al bambino il motivo per cui gli piace la fiaba. Il significato dei simboli della fiaba nella realtà della sua vita deve rimanere segreto. 11


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SOCIETÀ di Umberto Fantauzzo

Noi italiani siamo razzisti? Un quesito enigmaticamente insolubile Le radici culturali del razzismo sarebbero reperibili negli albori della documentata storia dell'umanità e sono intrinseche nelle viscere emozionali delle creature umane. Nella più remota antichità esisteva una variegata stratificazione sociale: pochi ricchi come aristocratici e nobili e tanti poveri come contadini e schiavi, derelitti umani che, sulla base di atteggiamenti di prevenzioni, peculiarità portanti del pregiudizio, costituivano la classe infima della società nella civiltà capitalista di tutti i tempi. Il pregiudizio, analizzato sotto l'aspetto antropologico, costituendo la genesi causale del razzismo e per analogia lo schiavismo, si riferisce ad una patogena tipologia di teorie, concezioni, opinioni di sfavore che, avendo per oggetto della loro considerazione negativa un gruppo specifico, scaturisce dalle relazioni interazionistiche di una generica comunità umana. Tutte le forme di pregiudizio mirano ad una preconcetta valutazione negativa, anteriore ad una diretta conoscenza ed esperienza, di gruppi o singoli individui nei confronti del diverso ritenuto inferiore in quanto appartenente ad una sottospecie umana confinante col mondo animale. Nel corso dell'iter evolutivo della specie umana e della sua organizzazione sociale con forma economica di emanazione capitalista, nel cui ambito domina sovrana la massima d'immoralità antropologica, superbamente interpretata dall'esponente della corrente di pensiero filosofico

empirismo inglese del XVI Thomas Hobbes nelle sue due incisive frasi: “bellium omnium contra omnes” (la guerra si tutti contro tutti, nello stato di natura) e “homo homini lupus” (uomo lupo all'uomo). Due affermazioni lapidarie che inequivocabilmente offrono un chiarimento sulla perversa logica umana su cui si basa il razzismo e conseguentemente la schiavitù.

Thomas Hobbes

Lo schiavismo rappresenta una deleteria situazione sociale in cui i disgraziati protagonisti non godendo di diritto alcuno, sia umano che civile, sono sottomessi al capriccioso e perverso arbitrio del padrone che godendo del potere di vita e di morte sulle sue misere vittime li sfruttava al massimo in durissime attività di lavoro in condizioni esistenziali inumane al punto tale che un'ingente quantità di 13


ATTUALITÀ schiavi con atti di suicidio preferivano la morte piuttosto che condurre una vita al di sotto della dignità degli animali.

Nel faraonico Egitto, una forma di monarchia autoritaria nella più remota antichità circa 3500 anni a.C., la stratificazione sociale si articolava gerarchicamente in cinque gruppi: i sacerdoti che interpretavano il volere degli Dei per poi riferirlo al supremo capo faraone, gli scribi che registravano gli atti di stato con scrittura geroglifica su foglio di papiro, i militari, i contadini socialmente disprezzati che dovevano lavorare esclusivamente per il faraone e per ultimo gli schiavi, prevalentemente di razza Giudea, addetti ai pesanti e umili lavori della produzione di mattoni e alla costruzione delle piramidi in condizioni umilianti e stressanti. L'impero Assiro, in territorio della Mesopotamia nel 2000 a.C., che si estendeva fino alle regioni della Fenicia e Babilonia, si strutturava socialmente in cinque gruppi sottomessi al sovrano imperatore: sacerdoti, militari, artigiani e schiavi, costoro, solitamente discriminati e inumanamente maltrattati venivano autoritariamente impegnati in umilianti lavori. Nell'età del bronzo e del ferro nel nono secolo a.C. la cultura Etrusca si espanse anteriormente nella regione nel territorio del centro Nord sul versante tirrenico, designato dai romani “Tuscia”, sinonimo di Etruria, da cui scaturisce la denominazione Toscana. Gi Etruschi, spiccando per la loro architettura urbanistica e arte, popolarono ulteriormente l'Emilia Romagna, Umbria, alto Lazio e Campania. Nella comunità Etrusca artigiani e mercanti, divenuti consapevoli della loro capacità e utilità nel contesto sociale, svolgevano la loro professione operando in proprio per la prima volta nella storia sociale del lavoro. Gli schiavi, solitamente bottino di guerra nelle numerose battaglie per il predominio commerciale nel Tirreno, come da consuetudine storica discriminati, spaziando ai margini della società alle dipendenze del sovrano, privi di ogni diritto umano e civile, venivano destinati ai lavori più denigranti e alla loro morte, in virtù dell'arte e costume funereo etrusco, venivano cremati e le ceneri poste in piccoli vasi per essere poi tumulati in piccole nicchie nella monumentalità sepolcrale del signore di appartenenza, una consuetudine di traslata rilevanza sociale denotante l'appartenenza dello schiavo al 14

suo padrone anche nell'oltretomba. La città-stato della polis ateniese, ovvero la cultura fondatrice dell'originaria formazione sociale di emanazione democratica, riconoscendo al popolo il diritto di autodeterminazione politica, disponeva di un sistema strutturale tripartito articolandosi in tre ordini: cittadini, meteci e stranieri; al disotto della triade sociale si collocava la disprezzata categoria degli schiavi i quali, congiuntamente alle loro famiglie, appartenevano esclusivamente ai padroni offrendo manodopera agricola per coltivare le loro proprietà terriere e per le più svariate attività, spesso mettendo a rischio la propria incolumità, infatti il filoso ateniese nel IV a.C. Aristotele li definiva “empsichon organon” ovvero arnese animato. Il pernicioso fenomeno della schiavitù proseguì il suo decorso storico attraverso la lunga fase millenaria del medioevo, epoca in cui la chiesa cattolica dominava dispoticamente sovrana su tutto il mondo post-romano la quale, condannando ufficialmente lo schiavismo, tacitamente se ne serviva in tutti i suoi domini spirituali e materiali: la consueta strategia della doppia morale tipica della chiesa cattolica sulla base dell'ipocrisia e falsità. In tale lunga fase medievale si sviluppò una duplice tipologia di schiavitù: la servitù della gleba costituita dai “villani” o contadini privati della loro libertà personale e di tutti i loro diritti e una seconda categoria rappresentata dalla servitù generica e dalle “ancelle”, una servitù al servizio del signore presso case patrizie del tempo.

Il razzismo in Svizzera Nella Confederazione, sino alla metà degli anni 1980, erano vittima di discriminazione soprattutto persone provenienti da altri Paesi europei che per tratti somatici, si differenziavano dagli autoctoni. Il problema veniva quindi trattato come xenofobia e non come razzismo. Di conseguenza, la consapevolezza della problematica del razzismo era pressoché inesistente. Oggi, sono maggiormente esposti ad aggressioni a sfondo razzista le persone di colore e i cittadini della ex Jugoslavia. Negli ultimi tempi, inoltre, è stato riscontrato un incremento degli episodi di discriminazione nei confronti delle persone di religione musulmana o presunte tali. Con l'inizio dell'età moderna, in tutto l'ambito geografico del sacro romano impero, si delineò una nuova strategia di schiavismo che assunse il nome di tratta atlantica degli schiavi africani, consistente nel trasporto marittimo di uomini dalla pelle scura rastrellati in paesi dell'Africa centrale a seguito di incursioni di pirateria operate da schiavisti europei. Le povere vittime africane erano destinate ai mercati di vendita di forze lavorative presentate in catene a interessati acquirenti, loro ipotetici padroni in territorio arabo e dell'America del Nord per la coltivazione del cotone.


SOCIETÀ Una prassi inumana alla quale il presidente degli Stati Uniti d'America Abraham Lincoln con il tredicesimo e quattordicesimo emendamento della costituzione americana, contemplante la “sua proclamazione di emancipazione”, pose fine alla schiavitù americana concedendo la libertà a tutti gli schiavi africani in territorio statunitense. Come storicamente dimostrato quando si parla di razzismo lo si associa automaticamente alla discriminazione del diverso per colore di pelle scura, per sesso, per differenze religiose e per collocazioni geografiche. La validità di tale asserzione viene confermata da numerosi eventi di razzismo verificatesi nel recente corso storico: la selvaggia discriminazione del colonialismo americano, la presunzione di superiorità della razza ariana proclamata nell'opera “Mein Kampf” di Hitler, teoria, dell'“antisemitismo” il cui letale effetto, durante il regime nazista in Germania e fascista in Italia, ha determinato lo sterminio di oltre sei milioni di israeliti.

La provenienza da una differente collocazione geografica rispetto al paese ospitante, elemento portante della xenofobia, determinava un'odiosa discriminazione che riservava a tutti gli emigrati italiani una dolorosa permanenza nella nuova sede di lavoro. Nel caso della massiccia corrente migratoria interna sud-nord, i meridionali spregiativamente venivano etichettati dagli autoctoni settentrionali con appellativo discriminatorio di “terroni”. I numerosi milioni di cittadini italiani che nell'immediato dopoguerra emigravano per disperazione e fame all'estero europeo ed oltreoceano venivano denominati dispregiativamente in Francia “rital”, in Svizzera “sau cinquerli” in Germania “itaka” in Inghilterra “gipsy” e negli Stati Uniti “dago”, un pessimo nomignolo derivante dalla latinizzazione del vocabolo inglese dagger che significa coltello. La teoria dei corsi e ricorsi storici del filosofo partenopeo Giambattista Vico nel XVIII secolo ci conferma la gravità

delle conseguenze del razzismo che con andamento ciclico si ripetono nella storia con crescente accanimento. I pregiudizi, degenerando in atteggiamenti di intolleranza in tutte le culture del mondo, si manifestano in diversi modi di violenza per poi concretizzarsi in una vasta gamma di aberrazioni comportamentali fino all'omicidio. Nella realtà attuale la violenza viene potenziata dai consistenti problemi sociali che affliggono la nostra attuale quotidianità: crisi economica, povertà, mancanza di lavoro, gioventù senza prospettiva di un futuro migliore, disoccupazione a due cifre, decadenza della moralità con affermazione di valori materiali e l'ortodossa “idolatria per il dio denaro”. Una crisi di dimensione mondiale ma di maggior gravità nel nostro paese dove incompetenti politici, prevalentemente della costellazione di destra, dopo averla causata per l'infelice distruttivo ventennio di regime Berlusconi, pensando ai propri interessi di tasca e genitale, infischiandosene altamente, non vogliono e non sono in grado di risolvere i gravi problemi della nazione. Come solitamente accade nei tempi di crisi economica mondiale, con particolare riferimento al nostro paese per le sua enorme dimensione, i cittadini cercano i capri espiatori tra i socialmente più deboli ai quali attribuire la responsabilità della situazione di miseria e di fame. Solitamente l'Italia, ancora oggi, dispone di una buona reputazione nell'opinione pubblica mondiale per la sua nobile tradizione umanistica, letteraria ed artistica; pertanto gli italiani avendo goduto di un'educazione di ispirazione umanistica-letteraria ipoteticamente non dovrebbero essere razzisti !!!!!!!??????? ... Un crudele e doloroso evento di matrice razzista di recente accadimento ha sfatato la nostra sublime tradizione umanistica inficiandone il buon effetto pedagogico. Un bengalese di nome Zakir Hossain, anni 34, dopo aver lasciato i suoi affetti parentali ed il suo villaggio nell'entroterra della capitale Dacca nell'anno 2009, affrontava il viaggio della speranza in direzione Italia.Arriva a Pisa e ivi trova lavoro come lavapiatti in un ristorante pisano. I soldi che mensilmente onestamente guadagnava erano sufficienti per vivere a Pisa e mantenere la sua famiglia nel Bangladesch. I suoi conoscenti e tutti colleghi di lavoro lo rispettavano perché Zakir era un persona puntuale, molto affabile e aveva una gentilezza per tutti, sorrideva gentilmente a clienti più abituali del ristorante, offriva dolcetti e cioccolatini ai bambini. La sera del 16 aprile ultimo scorso, a fine turno, Zakir, mentre stava aspettando conoscenti per trascorrere qualche piacevole ora e rilassarsi comunicando nella propria lingua materna con i suoi compatrioti, un balordo muscoloso dopo averlo preso di mira inaspettatamente con un ko fatale lo stende definitivamente a terra. Con il decesso di Zakir il viaggio della speranza e l'ambito sogno di crearsi un'esistenza migliore in Italia unitamente alla sua famiglia svaniscono in tragedia per opera di quattro balordi razzisti italiani. In considerazione del triste evento di Zakir sarebbe opportuno chiedersi: ma noi italiani siamo razzisti? Ai lettori l'ardua sentenza. 15


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ELEZIONI EUROPEE

Partiti politici europei Un partito politico a livello europeo è un organizzazione che segue un programma politico, costituita da partiti nazionali e singole persone, e rappresentata in più Stati membri. Come affermato nel trattato, i partiti politici a livello europeo sono un importante fattore per l'integrazione in seno all'Unione e contribuiscono a formare una coscienza europea e ad esprimere la volontà politica dei cittadini dell'Unione .

Partito popolare europeo Il PPE è la famiglia politica europea di centro destra.Aspira a un'Europa dei valori vicina ai cittadini e basata sulla democrazia, la trasparenza, la responsabilità e la prosperità attraverso la promozione di un'economia sociale di mercato. In quanto erede politico dei padri fondatori dell'UE, il PPE comprende 74 partiti provenienti da 39 paesi. Può contare sul gruppo politico più grande al Parlamento europeo e sulla maggioranza dei capi di Stato e di governo rispetto a ogni altra famiglia politica al Consiglio europeo, come pure su membri della Commissione Europea.

Partito Socialista Europeo Il Partito del Socialismo Europeo (PSE), meglio noto come Partito Socialista Europeo, è un partito politico europeo di orientamento socialista, socialdemocratico e laburista fondato nel 1992. Precursore del partito è stata la Confederazione dei Partiti Socialisti della Comunità Europea, fondata nel 1973. In sede di Parlamento europeo, il PSE ha dato vita nel 2009 all'Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici; prima di allora, aderiva al gruppo del Partito del Socialismo Europeo (la cui denominazione ufficiale è tuttavia variata nel corso del tempo). Da settembre 2012 il presidente è l'ex primo ministro bulgaro Sergej Stanišev.

Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa Il gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa (ALDE) promuove i valori democratici e liberali in Europa. Con oltre 55 partiti liberali membri in tutto il 18

continente, applica il principio della libertà sul piano politico, economico e in tutti gli altri ambiti della società. Fondato nel 1976, prima delle prime elezioni europee, si è affermato nel 1993 come primo vero gruppo politico transnazionale. L'ALDE rappresenta un collegamento sempre più essenziale tra i cittadini e le istituzioni dell'Unione e continua a crescere in termini di dimensioni e importanza. Verdi Il Partito verde europeo è una forza politica chiaramente identificabile attraverso il nostro impegno per la responsabilità ambientale, la libertà individuale, la democrazia inclusiva, la diversità, la parità di genere, lo sviluppo sostenibile globale e la non violenza. I nostri membri provengono dai partiti verdi dei paesi europei (sebbene non necessariamente da Stati membri dell'Unione europea). Il nostro impegno per un'Europa più partecipativa si concretizza nel fatto che siamo il primo partito europeo a svolgere elezioni primarie aperte, le “primarie verdi”, per scegliere i candidati di riferimento che si presenteranno alle elezioni europee. Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei A seguito delle elezioni europee del 2009, i Conservatori inglesi ed i Conservatori cechi, che, benché fino al 2009 fossero stati seduti al Parlamento europeo nel Gruppo del Partito Popolare Europeo - Democratici Europei, avevano già lanciato nel 2006 il Movimento per la Riforma Europea, associazione europea di centro/destra, conservatrice e moderatamente euroscettica, insieme ai Nazionalconservatori polacchi ed ad altri cinque partiti conservatori


SOTTO LA LENTE formarono al Parlamento europeo il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei. Sulla scia della nascita del gruppo parlamentare europeo, il 1º ottobre 2009 quasi tutti gli aderenti al gruppo hanno dato vita al partito politico europeo Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei, poi riconosciuto ufficialmente dal Parlamento europeo nel gennaio 2010.Al partito hanno poi aderito anche alcuni partiti politici di stati non facenti parte dell'Unione europea. L'Alleanza propone una riforma radicale del’Unione europea.

Partito della Sinistra europea Il partito della Sinistra europea riunisce i partiti democratici della sinistra alternativa e progressista in Europa che aspirano a una sostanziale trasformazione delle attuali relazioni sociali per realizzare una società pacifica e socialmente giusta, sulla base della diversità delle nostre situazioni, della nostra storia e dei nostri valori comuni. Fondato il 9 maggio 2014 a Roma, il partito della Sinistra europea (EL) raggruppa 26 partiti membri e 7 partiti osservatori da tutta Europa. Collaboriamo con la fondazione politica Transform! Europe, con i movimenti sociali e con i sindacati. Movimento per un'Europa della libertà e della democrazia MELD si impegna a favore di principi quali la democrazia, la libertà e la cooperazione tra Stati sovrani nel tentativo di impedire la totale burocratizzazione dell'Europa. I nostri membri si oppongono a un'ulteriore integrazione dell'Europa attraverso i trattati, a politiche che aggravano l'attuale deficit democratico e a una struttura politica centralista dell'UE. Crediamo: nella libertà e nella cooperazione tra i popoli dei diversi Stati membri; in una democrazia più forte e nel rispetto della volontà dei popoli; nel rispetto della storia, delle tradizioni e dei valori culturali europei; nel rispetto delle differenze nazionali e della libertà di voto.

Partito democratico europeo Il Partito democratico europeo riunisce partiti e rappresentanti che auspicano un'Unione europea più democratica e integrata, nonché più vicina ai suoi cittadini. L’Europa sta affrontando una crisi a vari livelli, che si sommano tra loro: il livello economico, sociale e politico. Le persone, in preda ai dubbi e alla sfiducia, ripudiano ormai l'idea stessa di Europa. Per quanti condividono l'ideale europeo ciò rappresenta una sfida epocale, che necessita di una strategia decisiva. Questo è il motivo per cui il Partito democratico europeo intende ricostruire il progetto europeo e offrire alle persone soluzioni nuove, audaci ma credibili, aprendo nuove prospettive. È questa la sfida che scegliamo di superare insieme.

Alleanza libera europea L'Alleanza libera europea (EFA) si adopera affinché l'idea di una “Europa dei popoli” diventi una realtà. Raggruppa 40 partiti progressisti, di stampo nazionalista, regionalista e autonomista, in tutta l'UE e rappresenta le nazioni senza Stato, le regioni e le minoranze tradizionali. La sua attività si concentra sulla promozione del diritto all'autodeterminazione,

sui diritti umani, civili e politici, la democrazia, l'allargamento interno, la “governance multilivello” e la diversità culturale e linguistica, nonché il nazionalismo, il regionalismo, l'autonomia e l'indipendenza. Il diritto all'autodeterminazione costituisce uno dei fondamenti del programma e dell'ideologia dell'EFA. Alleanza europea per la libertà L'Alleanza europea per la libertà (EAF) è un'alleanza paneuropea che riunisce deputati al Parlamento europeo e deputati e partiti nazionali e regionali in una piattaforma politica che promuove la libertà nazionale e la democrazia in opposizione al controllo sovranazionale centralizzato. Attenta a questioni quali la libertà e la democrazia nell'UE, l'EAF non opera nel paradigma politico sinistradestra e i suoi membri provengono da un ampio spettro politico.

Alleanza Europea dei movimenti nazionali Il partito politico europeo “Alleanza Europea dei movimenti nazionalisti” si è costituito a Budapest, in Ungheria, il 24 ottobre 2009 ed è formato da una serie di partiti nazionalisti e di movimenti nazionali di vari paesi europei. Da allora, l'AEMN dedica il suo impegno politico a proteggere e coltivare la diversità delle culture, delle tradizioni e delle lingue autoctone in un'Europa di nazioni libere, indipendenti e paritarie, nel quadro di una confederazione di Stati nazione sovrani.

Movimento politico cristiano europeo Il Movimento politico cristiano europeo (ECPM) è un'associazione politica di organizzazioni e partiti cristiano democratici attivi a diversi livelli politici in Europa ed è rappresentato, a livello nazionale o europeo, in 10 Stati membri dell'UE. L'ECPM si occupa di una vasta gamma di temi e questioni. Durante la campagna in vista delle prossime elezioni europee, l'ECPM si concentrerà sui cinque seguenti “cavalli di battaglia”: 1. Matrimonio e dignità umana 2. Tratta di esseri umani e commercio sessuale 3. Imprenditoria ed economia sostenibili 4. Priorità per la famiglia 5. Libertà di fede, coscienza ed espressione

Democratici dell'UE L'EUD è un'alleanza paneuropea di eurocritici e detrattor dell'adesione all'Unione europea. Questa forza politica si oppone a un'ulteriore centralizzazione di poteri a Bruxelles; chiede invece che tali poteri siano restituiti ai parlamenti nazionali e regionali e che le decisioni siano prese al livello più vicino possibile ai cittadini. L'EUD non si pronuncia sulle questioni politiche in base a un approccio di destra o di sinistra, cosa che spetta ai parlamenti nazionali democraticamente eletti, né offre una piattaforma per promuovere idee razziste o xenofobe. Il suo obiettivo è conseguire una maggiore trasparenza, responsabilità, sussidiarietà e un controllo democratico efficace nell'UE. 19


ELEZIONI EUROPEE

Le elezioni europee del 2014: questa volta è diverso Le elezioni europee del 22-25 maggio 2014 daranno agli elettori la possibilità di influenzare le politiche future dell'Unione europea, eleggendo i 751 deputati al Parlamento europeo che rappresenteranno i loro interessi per i prossimi cinque anni. Quando si svolgono le elezioni nel mio paese? Ogni Stato membro ha le proprie leggi elettorali e ciascuno stabilisce le date in cui i cittadini andranno alle urne durante il periodo elettorale di quattro giorni compreso fra il 22 e il 25 maggio 2014. Gli elettori italiani voteranno il 25 maggio per eleggere 73 deputati. 20

I risultati di tutti i 28 Stati saranno annunciati la sera di domenica 25 maggio. Quanti deputati saranno eletti? A seguito dell'adesione della Croazia all'UE nel luglio 2013, i deputati al Parlamento europeo sono diventati 766, ma questo numero sarà ridotto a 751 alle elezioni del 2014 e rimarrà allo stesso livello in futuro. Questi deputati rappresenteranno oltre 500 milioni di cittadini di 28 Stati membri. I seggi sono ripartiti tra i vari Stati dai trattati dell'UE secondo il principio di "proporzionalità decrescente", in base al quale i paesi con una maggiore consistenza demografica dispongono di più seggi rispetto ai paesi meno popolosi, ma questi ultimi hanno più seggi di quanti sarebbero previsti applicando strettamente il principio di proporzionalità. Perché queste elezioni sono diverse? In un momento in cui l'Unione cerca di superare la crisi economica e i leader europei riflettono su quale direzione prendere in futuro, queste sono, a oggi, le elezioni europee più importanti. Oltre a consentire agli elettori di esprimere un giudizio sugli sforzi dei leader dell'UE per affrontare la crisi dell'eurozona, e dare voce alle loro opinioni sul progetto di una più stretta integrazione economica e politica, sono anche le prime elezioni da quando, nel 2009, il trattato di Lisbona ha conferito al Parlamento europeo una serie di nuovi e importanti poteri. Una delle principali novità introdotte dal trattato consiste nel fatto che, quando gli Stati Membri dell'UE nomineranno il candidato a presidente della Commissione europea, che succederà a José Manuel Barroso nell'autunno 2014, per la prima volta dovranno tenere conto dei risultati delle elezioni europee. Il nuovo Parlamento dovrà poi, riprendendo le parole del trattato, “eleggere” il presidente della Commissione. Ciò significa che gli elettori avranno voce in capitolo su chi subentrerà alla guida dell'esecutivo dell'UE. Su 13 partiti politici europei, cinque hanno nominato un candidato per sostituire l'attuale presidente della commissione. L'EPP ha nominato Jean-Claude Juncker, ex primo ministro del Lussemburgo ed ex presidente dell'Eurogruppo, il PES ha candidato Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento Europeo, i Liberali e i Democratici hanno optato per Guy Verhofstadt, ex primo ministro del Belgio e attuale leader del gruppo dei Liberali al PE, i Verdi hanno nominato una coppia di deputati, il francese José Bové e il tedesco Ska Keller, mentre la Sinistra Europea ha propostoAlexis Tsipras, leader del partito greco SYRIZA. La nuova maggioranza politica che emergerà dalle elezioni, inoltre, contribuirà a formulare la legislazione europea per i prossimi cinque anni in settori che spaziano dal mercato unico alle libertà civili. Il Parlamento, unica istituzione europea eletta a suffragio diretto, è oggi uno dei cardini del sistema decisionale europeo e contribuisce all'elaborazione di quasi tutte le leggi dell'UE in parità con i governi nazionali.


SOTTO LA LENTE

Mercedes Bresso

Ecco come la candidata all'europee per il PD, Mercedes Bresso, ha risposto alle domande di questo confronto: Quali sono i 3 punti fondamentali del programma elettorale del PD per queste elezioni europee? La lotta contro la disoccupazione deve essere la priorità assoluta. Le cifre sulla disoccupazione in Europa sono molto preoccupanti, e in Italia il dato è ancora peggiore. Con il PSE proponiamo un nuovo piano industriale e di sostegno a piccole e medie imprese. Tutte misure che puntano all'aumento dell'occupazione. Per creare posti di lavoro e far ripartire l'economia, attribuiremo un'importanza prioritaria all'innovazione, alla ricerca, alla formazione e alla politica di reindustrializzazione intelligente. Il principio che le politiche basate unicamente sull'austerity hanno avuto evidenti effetti negativi. Si rende necessario, perciò, un maggior margine di manovra per gli investimenti effettuati attraverso i bilanci nazionali e di rilanciare importanti investimenti europei. Proponiamo una lotta più efficace all'evasione per costruire un fisco più equo. Dopo anni in cui è prevalsa l'attenzione alla finanza, dovremo agire attivamente per consentire al settore finanziario di lavorare per l'economia reale e non viceversa. Questo per la parte economica. Poi, per la mia storia personale e politica non posso dimenticare il ruolo dell’Ue per una redistribuzione equa ed efficace delle ricchezze e delle opportunità. Per centrare questo obiettivo si rende necessario un impegno forte nei settori dell'istruzione, dell'assistenza all'infanzia, della cultura, della mobilità degli studenti.

Restare all'interno dell'Unione Europea o uscirne? Restare, assolutamente. Io vedo l'Unione Europea come un grande progetto, capace di rafforzare qualsiasi paese sia in grado di tenere bene in mano le redini del proprio futuro. Troppo spesso, negli ultimi anni, questa capacità ci è difettata, ed è per questo che l'Italia ha perso la sua vocazione alla leadership. Mi pare chiaro, però, che qualcosa stia già cambiando in questo senso, e ciò si riflette nella rinnovata credibilità di cui il nostro paese ricomincia a godere. Non è scritto da nessuna parte che l'Italia debba ricoprire un ruolo gregario all'interno dell'Unione Europea: dipende soltanto da noi. Ma dobbiamo crederci noi per primi, ed è per questo che oggi avversiamo così tanto il disfattismo antieuropeista di certe formazioni, che vorrebbero dichiararci economicamente e politicamente sconfitti prima del tempo. E dalla moneta unica si deve uscire e tornare alla lira per risolvere i nostri problemi economici? Credo che il discorso sull'euro oggi sia viziato da una deriva demagogica che mal si sposa con un'analisi economica imparziale. Quando si parla di euro, credo sia fondamentale capire due cose. La prima è che la moneta unica, in sé, non è buona né cattiva; sono le politiche economiche, semmai, ad esserlo. Per anni, prima che entrassimo nell'unione monetaria, la lira è stata soggetta a cicliche svalutazioni, che nell'immediato hanno prodotto una crescita del Pil, dell'occupazione e dunque dei consumi, ma hanno anche generato un accumulo di debito pubblico che prima o poi qualcuno doveva pagare. 21


ELEZIONI EUROPEE Dietro una facciata di benessere, quell'economia, alla quale in tanti oggi sembrano voler tornare, nascondeva una enorme debolezza, perché giocava tutta la nostra competitività sul basso costo del lavoro. L'ingresso nell'euro, in questo senso, ha semplicemente alzato il sipario; (a fare il resto, purtroppo, c'è stata la colpevole assenza di una reale politica di controllo dei prezzi, che era assolutamente necessaria per impedire che qualcuno speculasse sulla nuova moneta). Chiarito questo, resta aperta la questione dell'uscita dall'euro. Aquesto, proposito, da economista le dico che, al di là della difficile attuazione (pensi solo a cosa succederebbe con i bancomat nel periodo di transizione), si tratterebbe di un suicidio economico. In primo luogo, c'è il rischio dei default a catena dei principali settori dello Stato, inclusa la pubblica amministrazione. Se pure riuscissimo a passare indenni attraverso questa fase, poi, ci troveremmo a pagare mutui e bollette in euro, con una lira che nell'immediato si svaluterebbe del 46 per cento almeno. Cosa non va nelle attuali politiche europee? In generale, mi pare evidente che negli ultimi anni abbiamo assistito a un eccessivo appiattimento sulle posizioni del Consiglio Europeo. La Commissione sembra aver perso la sua vocazione politica in favore di un ruolo “amministrativo”, di mera esecuzione delle indicazioni del Consiglio. Ma ho già detto, e lo ribadisco, che gran parte della responsabilità in questo senso ricade sulla linea impressa da Barroso, che è stato un presidente poco capace di agire in maniera propositiva e autonoma rispetto ai governi. Credo che Schultz,al contrario, sarebbe in grado di restituire alla Commissione la sua vocazione originaria. La maggior parte delle istituzioni europee non sono neutre: come ogni livello istituzionale, hanno maggioranze politiche che dettano l'indirizzo. E la politica di questi anni è stata indirizzata da una maggioranza di destra. Come deve cambiare il parlamento europee per essere un punto fondamentale nella politica dei paesi aderenti? Se stiamo alla classica concezione della divisione dei poteri, allora bisogna ribadire che anche il Parlamento non può continuare a essere a sua volta un mero esecutore della linea politica impressa dalla Commissione. Il Parlamento è anzi in dovere di esserne il naturale contrappeso, ponendosi in un ruolo di controllo; e questo è un passaggio fondamentale se vogliamo evitare che si continuino ad adottare acriticamente le politiche di austerity che hanno soffocato la nostra economia come altre. In tal senso credo sia importante ricordare che quest'anno, per la prima volta, sarà il parlamento a esprimere una preferenza sul candidato alla Presidenza della Commissione. L'affluenza alle urne continua a calare, non pensate che gli italiani relativizzino questo voto e siano ancora meno che alle votazioni nazionali? Purtroppo il rischio esiste, inutile negarlo. I cittadini sono sfiduciati e questo è un sentimento pericoloso, perché il 22

consenso non è necessario solo a far eleggere i partiti, ma anche a renderne efficaci, in seguito, le scelte politiche. Ma questa elezione segna in un certo senso in punto di svolta: per la prima volta gli elettori potranno contribuire a scegliere il Presidente della Commissione. Le Europee, poi, sono tra le poche elezioni rimaste in cui è ancora possibile esprimere una preferenza, e questa è un'opportunità di partecipazione alla vita pubblica. Il che è un dovere, oltre che un diritto. Ultime elezioni in Italia forte consenso ai 5stelle, in Francia al Front National, come queste 2 dinamiche nazionali si ripercuoteranno sulle votazioni europee? Purtroppo la demagogia sta diventando un linguaggio d'elezione per certa politica, e l'unico che molti politici conoscano per veicolare messaggi. Ci sono tanti temi che giustamente sollevano preoccupazione, malcontento, insofferenza e cavalcare il malcontento è pane quotidiano in politica. A diventare un problema, piuttosto, sono i toni e il successo con cui veicolano messaggi pericolosi e spesso violenti. Se l'invettiva demagogica oggi riscuote tale successo è perché costa minor fatica, non richiede grandi ragionamenti e produce un effetto immediato, perché più che la testa stimola i sentimenti dell'elettorato.

Il lavoro di un deputato al Parlamento europeo Una volta che i voti sono stati contati e i deputati eletti, qual è il lavoro quotidiano che li attende e quale influenza possono esercitare a livello politico a Bruxelles e a Strasburgo ? Per promuovere gli interessi degli elettori, la maggior parte dei deputati aderirà a un "gruppo politico" per allearsi con deputati provenienti da altri Stati dell'Unione europea che condividono una prospettiva politica simile. I deputati si riuniscono anche in commissioni parlamentari, dedicando il loro tempo e le loro energie all'esame di proposte legislative. Vi sono al Parlamento 20 commissioni permanenti, ciascuna di esse specializzata in un'area tematica. Sono questi i gangli vitali dell'attività legislativa del Parlamento, dove si svolgono i negoziati chiave, avvengono le discussioni politiche più accese e sono spesso conclusi i necessari accordi, sebbene le decisioni finali siano assunte in Aula, con i 751 deputati riuniti in plenaria. Inoltre i deputati possono essere membri di delegazioni interparlamentari, il cui ruolo è tenere i

contatti con i parlamenti di paesi terzi.


SOTTO LA LENTE Si tratta di ciniche scorciatoie, con il solo obiettivo il raggiungimento del consenso. L'effetto sulle europee ci sarà, cosi come è già avvenuto in Francia nelle amministrative, per chi - come il PSE - si assume la responsabilità di fare politica l'unico modo per contrastarli è la forza della proposta del programma. La protesta ha un suo seguito, soprattutto quando il malcontento è diffuso, ma in Italia i grillini stanno dimostrando la fragilità di simili approcci: ora che nel “Palazzo” ci sono, si oppongono a tutto ma non concludono nulla. Lo sbarramento al 4% è giusto abolirlo alle europee? Sono d'accordo allo sbarramento al 4 per cento. Ritengo utile una soglia per limitare un'eccessiva frammentazione che nel Parlamento europeo potrebbe solo creare complicazioni. La rappresentanza dei gruppi parlamentari europei si produce in grandi famiglie politiche: PSE, ALDE, PPE e pochi altri. Dobbiamo rendere la politica più semplice, anche nelle rappresentanze parlamentari.

Biografia di Mercedes Bresso (Economista, candidata all'europarlamento con il Pd) Nasce il 12 luglio 1944 a Sanremo (IM). Professore di Economia, ha insegnato a Pavia, Udine e all'Università di Torino. Esperta di economia dell'ambiente, è autrice di libri e saggi. Dal 1995 al 2004 è stata presidente della Provincia di Torino e dell'Unione delle Province Piemontesi. Eletta al Parlamento europeo nel 2004 è stata presidente del Comitato Piemontese per la Costituzione europea. Dal 2005 al 2010 è stata presidente della Regione Piemonte. Il 10 febbraio 2010 è stata eletta presidente del Comitato delle Regioni dell'Unione Europea. Nel 2010 è stata rieletta in Consiglio regionale, in quanto candidata presidente seconda classificata. Attualmente è candidata al Parlamento Europeo nella circoscrizione Nord-Ovest del Pd. I primi a comprendere questo sono gli stessi migranti, che nella stragrande maggioranza dei casi non ambiscono a fermarsi in Italia: sono quasi sempre la Germania e la Danimarca le destinazioni finali. Lo sanno bene anche i leghisti e le formazioni xenofobe europee, che continuano a dipingere l'Italia come una terra di conquista perché ciò equivale a raccogliere voti tra la pancia del paese. In realtà è proprio a loro che fa davvero comodo questa situazione, per bloccare ogni possibilità di mediazione

Altro tema sensibile, soprattutto per noi italiani, le politiche d'immigrazione, qual è il programma del PD su questo punto? Bisogna render chiaro una volta per tutte che l'immigrazione è un problema europeo, piuttosto che greco o italiano. Il che equivale a rivedere, finalmente, gli accordi di Dublino, che sanciscono che i migranti debbano obbligatoriamente chiedere asilo nei paesi di primo approdo, ovvero quasi sempre in Italia o in Grecia. Se fino ad oggi ciò non è stato possibile è anche a causa dell'eccesso di ideologizzazione che ha viziato il dibattito sull'immigrazione. Per l'Italia, i massicci flussi migratori in arrivo dal Nord Africa rappresentano un problema di tipo economico, più che ideologico, perché oggi la mancanza di fondi inizia a rendere difficoltoso perfino sostenere tutte le richieste d'asilo che pervengono al nostro paese. I primi a comprendere questo sono gli stessi migranti, che nella stragrande maggioranza dei casi non ambiscono a fermarsi in Italia: sono quasi sempre la Germania e la Danimarca le destinazioni finali. Lo sanno bene anche i leghisti e le formazioni xenofobe europee, che continuano a dipingere l'Italia come una terra di conquista perché ciò equivale a raccogliere voti tra la pancia del paese. In realtà è proprio a loro che fa davvero comodo questa situazione, per bloccare ogni possibilità di mediazione

Perchè i nostri lettori dovrebbero votare il suo partito? Perché mi sembra evidente che il Pd sia attualmente l'unico partito italiano che, pur avendo espresso dure critiche sull'operato della Commissione Barroso, non sta cedendo alle tentazioni demagogiche e a un pericoloso disfattismo antieuropeista. È molto facile, oggi, raccogliere consensi sbraitando contro l'unione politica e monetaria. I cittadini sono giustamente esausti e in questo modo gli si indica un nemico comune contro cui scagliarsi: il che, storicamente, è quanto è sempre accaduto ogni volta che una grossa crisi economica o sociale è stata cavalcata dai cosiddetti imprenditori del dissenso. I quali oggi hanno il volto di Berlusconi, che forse ha già dimenticato che è dal suo partito che viene l'attuale vicepresidente della Commissione Tajani, uno che per anni ha avallato le politiche di austerity acriticamente accettate da Barroso. Per non dire di Grillo e dei 5 Stelle, che sull'euro sembrano avere le idee quantomeno confuse: ieri volevano una moneta unica ma “a due velocità”, oggi dicono che bisogna uscirne e paragonano l'unione monetaria all'invasione nazista. Più difficile è spiegare onestamente agli elettori che a portare a questo punto la nostra economia non è stato l'euro, ma decenni di politiche economiche miopi ed egoiste, che hanno saputo creare P.i.l. solo attraverso la svalutazione della lira, scommettendo così sulla pelle di quelle generazioni che oggi pagano un conto salatissimo. 23


ELEZIONI EUROPEE

Loredana Lipperini che dia in breve almeno a sei milioni di disoccupati e inoccupati. In assoluto: una politica che lavori su un progetto a lungo termine e non su rimedi creati sull'onda dell'emergenza.

Ecco come la candidata per il Nord-Ovest alle europee per L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS, Loredana Lipperini, ha risposto alle domande di questo confronto: I 3 punti fondamentali del vostro programma elettorale? Dovendoli riassumere in una sola espressione: dar vita a un'Europa politica e non solo ad un'Europa finanziaria. Dunque: tornare a occuparsi delle persone, delle paure e della disperazione di cittadine e cittadini che vivono sulla propria pelle non soltanto gli effetti, devastanti, dell'impoverimento, ma quelli della solitudine, perché da trenta anni a questa parte ci è stato detto e ripetuto che la società non esiste, e che dobbiamo cavarcela da soli. In altri termini: l'Altra Europa con Tsipras vuole dar vita ad un'Europa federale dove si ponga fine all'austerità e dove la priorità venga data alla qualità della vita, all'istruzione (l'UE ci ammonisce da anni a essere meno ignoranti per essere più produttivi: e solo il 30% degli italiani, oggi, è in grado di capire fino in fondo un articolo di giornale), al welfare. In concreto: proponiamo una Conferenza sul debito che si muova nella stessa ottica del 1953, quando vennero decise la riduzione e la dilazione dei debiti di guerra della Germania; l'abolizione o la radicale ridiscussione del Fiscal Compact, in poco tempo distruggerebbe ogni prospettiva per le prossime generazioni; un Piano Europeo per l'occupazione 24

Stare in Europa o uscire? Perchè? Restare. Ma in un sistema federale che guardi appunto alle persone e ponga fine alla politica dei due tempi (prima i conti, poi i diritti) che si è dimostrata fallimentare. Le due cose devono andare insieme, e bisogna invertire la rotta sbagliata intrapresa ai tempi dell'euro (prima la moneta unica, poi la politica comune). Restare e attuare le indicazioni che già ora vengono dall’Europa e sono disattese in Italia. Perché guardare all'Europa significa pensare, e progettare, il futuro dei nostri figli. E per farlo bisogna affermare una visione politica radicalmente diversa. Il mio impegno personale pone al suo centro la lotta alle diseguaglianze, e la cultura. Occuparsi di diritti delle donne significa proprio occuparsi di diseguaglianze: che riguardano tutti, le donne e gli uomini. Significa garantire il diritto al lavoro, alla salute, all'istruzione delle donne e degli uomini. Significa tutelare la libertà di scelta, e dunque rendere possibile l'interruzione di gravidanza e la maternità. Significa asili nido e tempo pieno scolastico: se mancano lavoro e servizi, il tasso di natalità delle donne italiane rimarrà basso. Significa diritto di crescere senza stereotipi: l'Italia è uno dei pochissimi paesi che non ha una legge sull'educazione sessuale e di genere. Significa cambiare passo, e non lasciare più che il welfare italiano gravi sulle sole spalle delle donne. Occuparsi di cultura significa essere consapevoli che un paese che non investe nel sapere dei propri cittadini è un paese che rimarrà fuori dall'Europa non solo per le sue finanze, perché senza cultura non si rimettono a posto neanche quelle. Solo una minima percentuale di italiani adulti possiede una formazione adeguata per partecipare alla vita politica e sociale. Il 57% non ha letto neanche un libro in dodici mesi. La nostra scarsa produttività, ci viene ricordato, deriva dalla pochissima formazione degli adulti. Inoltre, l'Italia è ultima nella UE a 28 nazioni per percentuale di laureati fra i 30 e i 34 anni.


SOTTO LA LENTE

Giornalista e scrittrice, ha diretto giovanissima l'agenzia di stampa Notizie Radicali ed è stata fra le prime voci di Radio Radicale, passando poi a Radio Rai, per la quale ha condotto numerosi programmi incentrati sulla musica classica. Dal 1990 scrive sulle pagine culturali de La Repubblica ed è fra i conduttori di Fahrenheit su Radio Tre. In precedenza come giornalista ha collaborato, negli anni, a riviste e quotidiani come Sipario, Pianotime, Il Giornale della Musica, L'Unità, Il Secolo XIX, L'Espresso. Per la televisione ha condotto Confini su Raitre e una rubrica fissa su L'altra edicola di Rai 2. Come autrice ha firmato la sigla finale della prima edizione di Pinocchio di Gad Lerner su Rai Uno, è stata consulente di Milleunteatro (Rai Uno), ha scritto le due serie del programma di scienza per ragazzi Hit Science, la striscia settimanale Mammeinblog e ha scritto con Raffaella Carrà, Sergio Japino e Caterina Manganella “Il gran concerto”, in onda sempre su Rai Tre. Dal 2004 ha un blog che si chiama Lipperatura. Dal 2007 al 2008 ha fatto parte della giuria del Best of Show, il premio ludico assegnato ogni anno da Lucca Games. Dal 2005 è nella giuria del Premio Letterario Pinuccio Tatarella Città di Bari e, dal 2007, in quella del Premio Scerbanenco. Nella primavera del 2012 Loredana Lipperini è stata collegata a una trilogia urban fantasy/dark fantasy a firma Lara Manni e pubblicata da Feltrinelli e Fazi. Ciò ha portato a ipotizzare che “Lara Manni” sia solo uno pseudonimo della Lipperini stessa.

benissimo che la guerra americana in Vietnam non poteva essere vinta. Che mandare più truppe a combattere nella giungla, sganciare più bombe al napalm sulle città vietnamite, aumentare lo sforzo bellico in generale, era inutile. Sappiamo bene, grazie agli sforzi eroici di Daniel Ellsberg, che essi conoscevano individualmente, e a piccoli gruppi, l'errore delle loro decisioni. Eppure fu impossibile per loro riuscire a coordinarsi uno con l'altro, ad arrivare a una sintesi delle loro opinioni, in modo da concordare un cambiamento di rotta. Un cambiamento che avrebbe salvato migliaia di vite americane, centinaia di migliaia di vite vietnamite, per non parlare di una quantità enorme di denaro. Qualcosa di simile sta accadendo oggi ad Atene, a Roma, Francoforte, Berlino e Parigi. Non è che i membri delle nostre élite non riescano a vedere che l'Europa è come un treno che sta deragliando al rallentatore, con la Grecia che è la prima carrozza a lasciare i binari, seguita da Irlanda e Portogallo, che a loro volta porteranno al deragliamento delle successive carrozze più grandi: Spagna, Italia, Francia e, infine, la stessa Germania. No, credo che, con l'occhio della loro mente, possano vederlo, almeno così come i generali americani potevano immaginare l'epilogo a Saigon, con gli elicotteri che caricavano gli ultimi americani dal tetto dell'ambasciata degli Stati Uniti. Ma, proprio come i generali americani, pensano sia impossibile coordinare i loro punti di vista in una risposta politica sensata. Nessuno di loro osa dirlo, quando entrano nelle sale in cui vengono prese le decisioni importanti, perché temono di essere accusati di essere dei deboli o confusi. Così, rimangono in silenzio mentre l'Europa sta bruciando, sperando contro ogni speranza che il fuoco si spegnerà da solo, pur sapendo, nel profondo del loro cuore, che tutto questo non succederà”. Il fuoco non si spegnerà da solo, è vero. Ma c'è un'altra Europa da far vivere. In e per quella vogliamo lavorare”.

Cosa ne pensate dell'Euro? Si può uscire dalla moneta unica? Torneremmo alla Lira? Tornare alla lira è un'illusione pericolosa. Pur sapendo bene che il modo in cui l'euro è amministrato è più che criticabile, uscire dalla moneta unica porterebbe a conseguenze economicamente pesantissime e ci renderebbe dipendenti dai mercati, oltre a comportare una ricaduta nei nazionalismi decisamente insidiosa. La moneta comune deve essere espressione di un'Europa politica: dunque, questa è la strada da percorrere.

Come deve cambiare il parlamento europee per essere un punto fondamentale nella politica dei paesi aderenti? Deve diventare una vera istituzione democratica: l'Altra Europa con Tsipras pensa ad un Parlamento costituente che dia ai cittadini d'Europa una Carta comune con le parole che echeggino la Costituzione statunitense: «We, the people ... Noi, cittadini europei ...». Un Parlamento che legiferi, che nomini il Presidente della Commissione e i suoi commissari, e sia in grado anche di imporre tasse europee in sostituzione di quelle nazionali.

Cosa non va nelle attuali politiche europee? Non sono e non sono state in grado di dar vita, appunto, a un'Europa politica, in grado di contrapporsi ai mercati e arginare le tentazioni nazionalistiche. In altre parole, l'attuale politica europea non è riuscita a darsi un compito comune per combattere la povertà e le disuguglianze. E ha fallito sul piano economico. Due anni fa, l'economista greco Yannis Varoufakis, in una lettera a un collega italiano, paragonò quel che sta avvenendo alla guerra in Vietnam. “All'interno del Pentagono, i brillanti generali capirono

Visti i continui cali di affluenza alle urne, non pensate che gli italiani relativizzino questo voto e siano ancora meno delle nazionali? Questo è un pericolo obiettivo. La disaffezione dei cittadini alla politica è altissima e ha anche una sua ragion d'essere. Le persone sono stanche di parole vecchie e anche di quelle che si travestono da slogan in 140 caratteri mutuati dai social network per sembrare nuove. Sono stanche della politica-brand che fa notizia ma non incide se non minimamente sulla vita di ognuno.

Biografia

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ELEZIONI EUROPEE Sono stanche di dire “io” invece di “noi”. Di pensarsi soli, invece che insieme agli altri. Perché a pesare sui nostri figli non è soltanto la cappa di disperazione che ricorda loro, ogni giorno, che non c'è alcun futuro davanti a loro (la cosa più spaventosa che si possa dire a chi ha vent'anni). È, insisto su questo punto, la solitudine a schiacciarli. La loro, la nostra. Ed è quel che è accaduto: da più di trent'anni a questa parte, si è sgretolata l'idea di società, si è allontanata ogni concezione di ambito collettivo condiviso e civico, in cui ci si prende cura, insieme, non solo della cosa pubblica ma del futuro. La cosiddetta fine della politica, il disamore nei confronti della medesima, giù fino al populismo e all'uovo del serpente delle ultra destre che si schiude oggi in molti paesi europei, è tutta qui. Così come è per questo motivo che la scuola pubblica venga progressivamente smantellata: perché è qui che si costruisce la società, è qui che si prospetta il futuro. Alle nazionali in Italia forte consenso ai 5stelle, in Francia al Front National, come queste 2 dinamiche nazionali si ripercuoteranno sulle votazioni europee? Non sono solo due: l'uovo del serpente è questo. Pensiamo ad Alba Dorata in Grecia, Jobbik in Ungheria, oltre al Front National che lei citava. Sono il frutto di una politica d’austerità insensata, che ha schiacciato milioni di cittadini. Lo sapevamo, dovevamo saperlo. In febbraio, per esempio, ci hanno ricordato che il budget greco per la sanità è stato ridotto del 40% dal 2009, che 26000 dipendenti sono stati licenziati (oltre 9000 i medici) e che nonostante questo ogni mese il deficit cresce di 100 milioni di euro, dunque negli ospedali statali manca tutto. Médecins du Monde ci ha fornito altri numeri: il 27,7% della popolazione greca non ha più accesso ai servizi sanitari, sia come conseguenza dei tagli al settore sia per la mancanza di disponibilità finanziaria: significa impossibilità per le donne incinte di ricevere assistenza, record di morti infantili, rinuncia per molti malati di cancro alla chemioterapia. Due anni fa era già evidente che la rovina della Grecia non era un caso isolato: bisognerebbe andare a ripescare, per esempio, un articolo uscito su Le monde diplomatique ancora in quella primavera 2012, dove Geoffrey Geuens, autore de La Finance imaginaire, ricordava come i mercati fossero la punta di diamante di un progetto “concepito in modo da accrescere i redditi delle classi superiori. Un innegabile successo, se è vero che oggi nel mondo si contano 63.000 centomilionari (il cui patrimonio tocca almeno i 100 milioni di dollari), capaci insieme di assommare una ricchezza pari a 40.000 miliardi di dollari (cifra corrispondente a un anno di prodotto interno lordo mondiale)”. Come si poteva non capirlo? Abbastanza semplice, scriveva ancora Geuens: “gli irresponsabili di ieri, gli ingegneri finanziari, si sono trasformati in saggi dell'economia, incoraggiati nella loro missione da media ed intellettuali, che, fino solo a qualche tempo prima, non riuscivano a trovare parole abbastanza dure per denunciare la boria e la cecità dei banchieri. Insomma, del fatto che degli speculatori abbiano saputo approfittare delle crisi 26

succedutesi negli ultimi anni nessuno più ne dubita. Eppure, l'opportunismo e il cinismo di cui danno prova i predatori in questione non deve far dimenticare come essi abbiano potuto beneficiare, per realizzare i propri obiettivi, di referenti ai più alti livelli dello Stato.” Era più che ovvio che i populismi e i nazionalismi avrebbero soffiato su quel fuoco che continua a bruciare. Ma esistono altre strade. Bisogna dirlo. Bisogna percorrerle. Sbarramento al 4% giusto abolirlo alle europee? Sì. La fissazione di un quorum diverso da paese a paese è già una schizofrenia, e le minoranze politiche devono avere diritto a partecipare alle politiche europee. In Italia lo sbarramento del 4% è stato introdotto nel 2009, a pochi mesi dal voto, modificando la precedente legislazione, che risaliva al 1979 e che non prevedeva alcuna norma al riguardo. Il Parlamento tedesco ha di recente abbassato il quorum. L'Italia, ancora una volta, ha mancato l'occasione. Anche per abbassare l'abnorme numero di firme necessarie per presentare le liste (30mila per ogni circoscrizione, di cui 3000 in ogni singola regione) che la lista Tsipras ha ampiamente superato, ma che resta penalizzante e di certo non incrementa la fiducia degli stessi elettori. Sulle politiche d'immigrazione qual'è il vostro programma? Garantire i diritti umani, l'integrazione, il diritto d'asilo. Far sì che il Mediterraneo smetta di essere un cimitero. Porre fine alla repressione verso chi varca il mare in cerca di salvezza. Mostrare solidarietà attiva verso i paesi da cui parte l'emigrazione stessa. Riformare il Patto Europeo per l'Immigrazione e l'Asilo e dare la possibilità ai migranti di chiedere asilo direttamente allo stato membro di destinazione e non al paese d'ingresso, che dovrebbe fornirgli i documenti di viaggio per permettere loro di raggiungere la propria meta. Fine della Fortezza Europa. Fine degli orrori di Lampedusa.

Perché i nostri lettori dovrebbero votare il suo partito? Perché non è un partito, ma l'unione di donne e uomini che guardano al futuro. Perché abbiamo un progetto per l'Europa, ed è l'unico che si propone di cambiarla e governarla. Perché, come scrisse un poeta – Franco Fortini, vent'anni fa, i nostri figli “guarderanno con rispetto o con odio alle scelte di oggi”.


SOTTO LA LENTE

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ELEZIONI EUROPEE di Gianni Farina

Cominciamo male Manca poco più di un mese alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo previste per il 25 maggio prossimo. In ogni paese dell'Unione, in un clima di confusione e disinteresse crescente per una scadenza tra le più importanti della storia democratica continentale, sono al lavoro i peggiori maestri del populismo anti unitario. Il segretario della Lega nord, un certo Matteo Salvini (Eurodeputato!), indegno successore del maestro Umberto Bossi che, pure lui, seppure con una certa dignità montanara, ne aveva combinate di tutti i colori, propone l'immediata uscita dall'Euro (crimine dell'umanità), il ripristino della lira, e ... perché no? ..., la sfida al dominio della perfida Merkel. Nel frattempo è impegnato nella guerra di liberazione dei martiri combattenti veneziani. I costruttori del carro armato campagnolo per andare all'assalto dei poteri reazionari italici. Non vorrei riandare al Don Chisciotte e al fido Sancio Panza dei mulini a vento. 28

Mi fermerei a Charlot, all'omino coi baffetti che si trastulla con il mappamondo sognando che tutto ciò che vede un giorno sarà suo. Poveretti i padani - nel senso di cittadini viventi tra l'arco alpino e il grande fiume Po - che affidano i loro destini ai portatori di ampolle e ai costruttori - giustamente in galera - di carri armati campagnoli per l'assalto finale. Eppure, di questi politici, dalla indubbia se pur pericolosa comicità, è piena l'Europa. I neo nazisti di “Alba dorata” in Grecia, apparsi nel mentre la nazione ellenica viveva la più grave crisi economica e sociale dalla sua appartenenza all'Unione europea. Sono i portatori di un bieco nazionalismo, xenofobo e razzista, nel segno di un presunto e fallace ritorno alla purezza della cultura millenaria di quel grande popolo.


SOTTO LA LENTE Il populismo fascista, appena ripulito della volgare rozzezza del padre fondatore, del “Fronte Nazionale” di Marine Le Pen in Francia, contro il quale più non regge il richiamo alla disciplina repubblicana. Quelli per un'altra Germania, nella Repubblica federale tedesca, che pur vive uno dei momenti migliori - politico, economico e sociale - della sua riconquistata unità. Oltre a qualche paese dell'est, in testa l'Ungheria, ove, alle recenti elezioni legislative, un partito neo nazista ha conquistato più del 20% dei suffragi. Perché sta accadendo tutto ciò? Perché sta accadendo in Europa? In un continente in cui si sono combattute, nel novecento testé terminato, due guerre mondiali fratricide. Milioni di morti nell'una e nell'altra. E a testimoniarli sono stati eretti i monumenti della memoria collettiva. Verdun, nelle lande del nord della Francia, quello sterminato cimitero di croci che si perde alla vista umana e ove, se ti arresti ad ascoltare, senti i sussurri dei vinti di ogni campo che ancora non hanno trovato pace.

Oppure Auschwitz, il luogo in cui afferri l'odio della purezza razziale, la bestia infernale che si assetò del sangue dei saggi e dei puri. Come non capire che la costruzione europea, ideata dai quattro grandi - Adenauer, Monnet, Schuman, De Gasperi - i rivoluzionari tranquilli - e perseguita dai disegni ispiratori di Spinelli, è stata l'afflato salvifico per riconciliare popoli e nazioni. Garanzia di pace e di fratellanza nel continente e per tutte le nazioni che ne hanno fatto parte, da le fondazione e sino ad oggi. Come non vedere che, oltre i suoi confini - penso alla ex Jugoslavia - abbiamo di nuovo assistito allo scatenarsi dell'odio razziale raffigurato dalle pendici mortuarie di Sarajevo. L'Unione europea è stata - nel crollo dell'utopia comunista e nel disfacimento dell'impero sovietico, l'ancora a cui quei popoli hanno affidato la speranza di progresso e democrazia. Non di meno Europa abbiamo bisogno. Ma di più Europa. Di un rinnovato e maturo senso di appartenenza. Di un ulteriore abbattimento dei residui ostacoli, anche gravi, che ancora rallentano il cammino di costruzione di una comunità solidale che sappia affrontare le sfide del mondo

globale portando con sé il bagaglio della sua storia pluri millenaria. Più Europa a una sola voce, meno centralismo burocratico, e più democrazia. All'altezza di rispondere alla sfida del rinnovamento che sale dalla voce di milioni

di uomini e donne, dei tanti giovani che ci vivono oggi da cittadini europei. Nelle grandi metropoli continentali ove hanno costruito la “melange” dei linguaggi a significare l'abbattimento di ogni e qualsiasi ostacolo di carattere linguistico e culturale. Ancora poco più di un mese per dire ai popoli europei quale è la posta in gioco. Farsi affascinare dalle sirene di un nazionalismo, gretto e primitivo, o ancor più, dalla nicchia protettiva delle valli alpine, sperando di fare a meno dell' Europa e del mondo? O portare il cuore al di là del fossato per abbattere ogni qualsiasi ostacolo verso una nuova Europa: l'Europa dei cittadini, l'Europa dei giovani, l'Europa dei 50 milioni di Europei che vivono fuori dai vecchi confini nazionali di origine. L'Europa dei 30 milioni di immigrati a cui assicurare il cammino dell'integrazione e della convivenza civile e umana. L'Europa che sappia parlare al mondo, consapevole della sua forza politica e morale. L'Europa che sappia indicare la via della pace. L'Europa ideata dai suoi figli migliori. Non possiamo fallire.

Alcide de Gasperi, Robert Schuman, Jean Monnet, Konrad Adenauer

Nell' inizio secolo del nuovo millennio e nel contesto delle straordinarie trasformazioni tecnologiche e scientifiche in atto, l'Europa può essere vetrina planetaria di una nuova cultura democratica. Ai cittadini, alla loro saggezza, ai rappresentanti eletti, l'ardua sentenza. 29


CULTURA di Armando Rotondi

Veltroni racconta Berlinguer in un documentario Enrico Berlinguer

Walter Veltroni

Walter Veltroni, da sempre critico e appassionato di cinema, si cimenta nella regia documentaria e lo fa con un lavoro che guarda a uno dei grandi della politica italiana, a una delle icone: Enrico Berlinguer. “Quando c'era Berlinguer” è un film sentito, un ritratto di Berlinguer, ma non una sua agiografia. Veltroni ricostruisce la vita del Segretario storico del Partito Comunista Italiano attraverso foto, immagini di repertorio e altro, sin dall'infanzia. Ma anche, e soprattutto, Veltroni, dalla sua posizione privilegiata, raccoglie le testimonianze di chi era davvero vicino a Berlinguer, come la figlia, arrivando

dove pochi altri potevano arrivare per grado di intimità. Il ritratto che ne esce fuori, non agiografico come detto, è comunque quello di un leader di grandi proporzioni, ribelle e vincente allo stesso tempo, un innovatore diverso dagli altri leader politici del suo tempo. Ma il documentario, a ben guardare, non è solo un film su Berlinguer, ma un film anche sullo stesso Veltroni che, raccontando il leader, inserisce la propria voce e rimarca la sua stessa cultura, vita e passato intellettuale e politico. Al film contribuiscono le musiche di Danilo Rea, un brano di Gino Paoli e le voci di Toni Servillo e Sergio Rubini.

Eduardo De Filippo spiega il Piano Marshall in un video Nell'anno in cui si celebrano i trent'anni dalla scomparsa di Eduardo De Filippo, avvenuta nell'ottobre del 1984, sono molteplici le iniziative che ricordano e omaggiano il grande drammaturgo napoletano. In tale contesto, a Roma è stato ritrovato e riproposto un video particolare, poi anche ripubblicato in un DVD, che guarda a Eduardo secondo una luce nuova, documento inedito ritrovato negli archivi della Cineteca Nazionale: un filmato di circa dieci minuti, intitolato Monologo, attribuibile al periodo 194951, nel quale Eduardo De Filippo dà una sua personale 30

interpretazione del Piano Marshall spiegandolo agli italiani. Si tratta davvero di un monologo di stampo teatrale, propagandistico sino ad un certo punto (evidenti, benché velati, sono i dubbi di Eduardo sul Piano Marshall), che vede De Filippo nella stessa cornice scenica di “Questi fantasmi!”: è seduto fuori al balcone e parla con un invisibile interlocutore, come il Professor Santanna della famosa commedia. Ma, invece di spiegare come si prepara un vero caffé, espone le caratteristiche del piano di aiuto americano dopo la Seconda Guerra Mondiale.


CINEMA

CINETURISMO

AGENDA DI MAGGIO

In giro per i festival d’Europa

MIFF Awards

Future Film Festival di Bologna

Milan International Film Festival Dall’ 8 al 18 maggio a Milano miff.it

In una delle città più storiche di Italia, Bologna, si svolge uno dei festival più all'avanguardia e futuristici d'Europa: il Future Film Festival. Un evento cinematografico dedicato all'animazione ed agli effetti speciali, con 15 anni di vita alle spalle, che ha saputo affermarsi a livello internazionale con un calendario ricchissimo fatto di incontri, proiezioni, workshop e altro ancora, come retrospettive sulla storia del cinema sia esso fantastico, di fantascienza o di animazione.

È considerato la versione italiana del Sundance Festival, celebre rassegna statunitense ideata da Robert Redford per promuovere e favorire la distribuzione del cinema. Oltre a lungometraggi, cortometraggi e documentari di tutti i generi, il festival promuove la sezione MIFF Style per giovani stilisti, con l'obiettivo di avvicinare i filmmaker internazionali ai designer della moda.

DOK fest München Documentari Dal 7 al 14 maggio a Monaco di Baviera (D) dokfest-muenchen.de L’ International Documentary Film Festival è stato fondato nel 1985 da un'associazione di documentaristi con l'obiettivo di creare un “festival dei festival” per la città di Monaco. Il programma si concentra su produzioni documentaristiche socialmente ed artisticamente rilevanti.

Festival di Cannes L'edizione 2014, dal nome Futuropolis, ha riflettuto sulla città e sul suo futuro, o meglio ha immaginato le città del domani, immergendo lo spettatore e il visitatore, portando il festival non solo nelle classiche sale cinematografiche, ma dislocandolo in luoghi storici e vari della città. Un festival imperdibile. Un fiore all'occhiello.

Dal 14 al 25 maggio a Cannes. Sedi varie. www.festival-cannes.com Il festival del cinema più prestigioso del mondo ritorna a maggio con il suo tappetto rosso pieno di divi del cinema, le sue sezioni competitive, la giuria guidata dal Maestro iraniano Abbas Kiarostami. Un appuntamento imperdibile per gli appassionati.

Eduardo De Filippo

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ENOTURISMO di Generoso D’Agnese

La natura tra mari e monti Prima parte

Atterraggio a Roma e poi in taxi fino al noleggiatore più vicino. Ci vogliono pochi minuti per trasformare il brivido della vista mozzafiato di Roma dall'alto in adrenalina per un'avventura che avrà per protagonista la natura e una chiocciola su quattro ruote. Il tempo di prendere confidenza con il Camper ottenuto in custodia e di caricare l'essenziale, e poi si è pronti a scegliere la meta. Mare o montagna? Settentrione, Meridione, Oriente od Occidente? E perché non entrambi?

Nel desiderio di percorrere le strade inghiottirono, migliaia di anni fa, le legioni romane a caccia del nemico italico, o di conoscere il luogo ove per la prima volta fu pronunciato il nome Italia. Gran Sasso d'Italia, Corno Grande, Monti della Laga, Morrone, Maiella. C'è la facoltà di scelta, nella regione che ospita ben tre parchi nazionali (il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Parco nazionale della Maiella, Parco nazionale del Gran Sasso) e un parco regionale (Parco regionale del Sirente) e l'imbarazzo della scelta nel programmare un itinerario green che unisca la voglia di avventura alla comodità di un albergo itinerante. Ma se si pensa di voler legare marina a quella montana, allora non ci sono dubbi: le mete saranno senz'altro la costa teatina e il Parco della Maiella. Parco Nazionale della Maiella Eremo di San Bartolomeo

E allora la direzione non può che essere l'Est. L'Abruzzo. Le cui montagne da Roma, con l'auto/chiocciola distano poco meno di un'ora mentre il bagnasciuga dell'Adriatico lo tocchi a meno di due ore. L'Italia che non figura nelle guide dei tour operators internazionali è tutta qui: nella scelta di scoprire un territorio attraverso le sue strade curve piuttosto che nei comodi rettilinei autostradali, nella voglia di fermarsi in un chioschetto di frutta lungo strade impolverate piuttosto che in comodi autogrill dotati di aria condizionata e cibo standard. 33


CULTURA Ma piuttosto che puntare direttamente su Pescara, snodo finale dell'autostrada A24, vale la pena virare su Teramo e puntare sulla località marittima di Giulianova, vera e propria chicca tra i borghi adriatici costieri della provincia teramana. Fondata dai romani nel 290 a.C. sulla foce del fiume Tordino con il nome di Castrum Novum, la cittadina si articola in due distinte realtà urbane: Giulianova alta con il suo centro storico costruito nel XIV secolo sulla collina prospiciente l'Adriatico (per difendersi dall'assalto dei pirati turchi) e con il Lido sviluppatosi intorno al fiorente porto peschereccio. Le sue spiagge e il suo mare Lungomare di Giulianova

guadagnano ogni anno la Bandiera Blu e offrono la piacevole sensazione di relax a pochi chilometri dalla vivace Pescara, vero capoluogo commerciale dell'Abruzzo. Nessun problema di sosta per il casa/guscio su quattro ruote. Un lungomare perfettamente attrezzato permette di vivere una splendida serata all'insegna dell'Antipasto alla giuliese, un misto di pesce con trito di aglio, prezzemolo, succo di limone, olio e sale e salsa verde ottenuta con tonno, alici,capperi, peperoni verdi, olio e aceto. Il tutto innaffiato dai vini tipici della zona come il Trebbiano, la Passerina o il Montonico. La mattina seguente si fa tappa verso la costa teatina, non prima di aver però visitato la Pinacoteca Civica Vincenzo Bindi, il Torrione Il Bianco, il più grande dei resti delle antiche mura che cingevano l'antica città e il santuario della Madonna dello Splendore. Pescara, costruita intorno alla foce del fiume omonimo e frutto dell'unione tra Castellamare Adriatico (nord) e la cittadina di Pescara (sud) che diede i natali a Gabriele d'Annunzio (di cui quest'anno si celebrano i 150 anni della nascita) merita una piccola pausa per la colazione e per un rapido attraversamento pedonale sull'avveniristico Ponte del Mare. 34

La meta giornaliera però dista alcuni chilometri e si chiama San Vito Chetino. La località costiera rappresenta infatti la punta di diamante di una strada litoranea dal fascino retrò (anni Sessanta) e sorge su uno sperone roccioso a picco sul mare, dalle cui balconate si gode una vista che spazia dalla Majella al Gargano, alle Isole Tremiti.Ai suoi piedi, a circa due chilometri dall'abitato, si trova la Marina di San Vito ma tutta l'attenzione viene catturata dai Trabocchi, incredibili macchine per la pesca simili a ragni colossali protesi sul mare. Durante il periodo estivo, su alcuni trabocchi vengono organizzate cene a base di piatti della locale tradizione marinara, conditi con un olio agrumato che è risultato essere tra i migliori d'Italia (facile da trovare nei locali negozi di generi alimentari). Un bagno nelle acque racchiuse tra le suggestive calette anticipa la visita all'Eremo dannunziano (anche chiamato Eremo delle Portelle) luogo in cui il poeta scelse di soggiornare con Barbara Leone per la particolare bellezza del luogo. Durante questo soggiorno D'Annunzio scrisse “Il trionfo della morte”, celebre narrazione autobiografica del suo amore per la donna, dal primo incontro fino ai due mesi trascorsi con lei nell'eremo, accuratamente descritto in molti passi dell'opera. Riavviati i motori, si punta alle colline abruzzesi scegliendo l'itinerario che porta a Lanciano, già conosciuta in epoca romana con il nome di Anxanum e capitale del popolo dei frentani. Considerata una culla dell'arte per la presenza di numerosi monumenti, Lanciano merita una visita al Santuario del Miracolo Eucaristico. Con un ampio parcheggio cittadino posto a pochi metri dal luogo di culto, è possibile scegliere la città per il pernottamento notturno: la città è ricca di capolavori di architettura romanica e gotica tra le quali Santa Maria Maggiore e Sant’ Agostino con i meravigliosi portali. Il complesso delle Mura civiche delle Torri Montanare dell'XI e XV

Pescara, il Ponte del Mare


ENOTURISMO Lanciano

secolo; il Torrione Aragonese detto di Santa Chiara (XV secolo), le Chiese di San Biagio (XII sec.), di San Giovina (XVI sec.) Santa Lucia (XIII sec.), San Nicola (XV sec.) e poi le Fontane del Borgo (XVI sec.) e di Civitanova, ricostruita nel 1825, Porta San Biagio (Xl sec.). E ancora edifici privati, strade, piazze e vicoli medievali sui quali spicca il Ponte di Diocleziano che rappresenta un unicum di strutture architettoniche, civili e religiose, che lo rendono davvero irripetibile. La cucina locale si identifica nel “Rintroc'l”, un unico spaghetto lunghissimo steso a mano e senza l'aiuto della chitarra o del mattarello, accompagnato con il sugo di pecora o con il tipico ragù di castrato. È un tipico piatto delle feste natalizie e per la sosta estiva si può far leva anche su altri piatti tipici regionali come, la pasta con gli scampi o il baccalà alla lancianese, conditi sempre con l'eccezionale olio d'oliva delle colline teatine.

I “bocconotti” rappresentano il fiore all'occhiello della pasticceria lancianese mentre il Montepulciano d'Abruzzo e il Cerasuolo ne rappresentano l'anima vinicola.

Ripresa la marcia, si sale a Guardiagrele, capuologo del Parco Nazionale della Maiella e centro d'elezione dell'artigianato artistico abruzzese. La lavorazione del ferro, del rame e dell'oro rappresentano infatti ancora oggi un vanto per questa cittadina posta all'ombra della Maiella e caratterizzata da un architettura medievale di grande pregio

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Artigianato a Guardiagrele

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CULTURA Abitata fin dai tempi degli italici e probabile stanziamento longobardo, Guardiagrele ha dato i natali all'orafo incisore e pittore Nicola Gallucci (conosciuto come Nicola da Guardiagrele) e alla Presentosa, un gioiello femminile abruzzese generalmente in oro, indossato nelle occasioni di festa. La collegiata di Santa Maria Maggiore ( sorta forse su un tempio pagano nel 430 d.C.), interamente realizzata in pietra della Maiella, la chiesa di San Francesco, (conserva le spoglie di San Nicola Greco), San Nicola di Bari (probabilmente la chiesa più antica della città eretta sui resti di un tempio pagano, dedicato a Giove), Santa Chiara, eretta nel 1220, rappresentano altrettanti monumenti religiosi meritevoli di una visita, in un centro abitato inserito tra i borghi più belli d'Italia. Il Torrione Orsini, (detto anche Torrione Longobardo) è l'emblema della città caratterizzato dalla sommità diroccata, la Torre del Gastaldo, (dimora del gastaldo longobardo), il Museo del Duomo e quello dell'Artigianato Artistico Abruzzese rappresentano altrettante tappe di una visita che si concluderà verosimilmente in una pasticceria per assaggiare “Le Sise de Mòneche” , il dolce tipico di Guardiagrele a base di Pan di Spagna farcito con crema pasticcera e provvisto di tre protuberanze, spolverate di zucchero a velo. Il dolce ha ottenuto l'iscrizione nell'elenco dei prodotti tipici di qualità redatto dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, l'inclusione nell'Atlante dei prodotti tipici del Parco Nazionale della Majella e la chiocciolina di Slow Food, che premia i prodotti di qualità eccellenti.

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L'ultima tappa nei confini del territorio comunale guardiese è rappresentata dal Sacrario militare in onore dei caduti abruzzesi in tutte le guerre, posto in una grotta artificiale in località Bocca di valle. Il sacrario accoglie dal 1923 le spoglie del tenente Andrea Bafile, originario della provincia dell'Aquila e caduto in guerra sul Piave nel corso della prima guerra mondiale. Lasciato temporaneamente il camper, vale la pena intraprendere una passeggiata alla Cascata di San Giovanni e affrontare la salita alla Piana della Civita, per godere dell'incomparabile bellezza della copertura boschiva di questo angolo del Parco della Maiella. Sarà proprio la località Pian delle Mele, con il suo comodo parcheggio ad accogliere il ristoro serale di questo viaggio alla scoperta della Maiella. Nutrito lo spirito immersi nel maestoso silenzio silvano, è possibile nutrire anche il fisico rifocillandosi nella Baita del Poeta, piccola trattoria situata nel cuore del bosco, mangiando comodamente seduti e godendo di una magnifica vista sulle pendici sottostanti.


TURISMO

Le Virtù È senz'altro la ricetta teramana entrata nella più radicata delle tradizioni, la cui origine affonda nella notte dei tempi. Il piatto, a base di legumi, verdure e paste di vario genere, trae la sua fondamentale caratteristica dalla stagione in cui è possibile utilizzare la varia gamma di verdure e legumi. Il suo nome (“virtù”) deriva dalla natura degli ingredienti, che allora, contrariamente a quanto avviene oggi, erano i prodotti più poveri della terra e non costavano … a peso d'oro, probabilmente, poi, anche dal fatto che la manipolazione comportava l'esercizio della pazienza, certamente, infine, dal fatto che nel mese di maggio (la tradizione vuole che questo piatto venga consumato il 1° maggio) la natura conferisce ai componenti di esso maggior gusto e sapidità.

Scolare, fermando la cottura con acqua fredda. Riunire tutto nella pentola dei legumi, mescolare ben bene e togliere dal fuoco. Aggiungere un'abbondante spruzzata di parmigiano, i carciofi e le zucchine indorate e fritte, rimestando di tanto in tanto.

Preparazione La sera precedente mettere a bagno i legumi secchi separatamente, le cotenne in acqua calda con un osso di prosciutto a pezzi (e solo se in ottimo stato) e mondare le verdure. Il giorno dopo, far bollire separatamente i vari legumi e le cotenne, tagliate a quadrettini e divise tra i legumi stessi. Preparate, con la carne tritata mista e un po' di sale, di pepe e di noce moscata, delle piccolissime polpette. Indorare e friggere carciofi e zucchine. Tritate finemente tutte le verdure. In una pentola capiente mettere insieme olio, burro, prosciutto crudo tagliato a dadini e lardo battuto. Unirvi patate, carote, zucchine tagliate a dadini, le polpettine, aglio e cipolla tritati finemente, chiodi di garofano, noce moscata, un cucchiaino di pepe, l'”annit”, le fave, i piselli sgusciati, un carciofo tagliuzzato, maggiorana, “pipirella”, prezzemolo e una costola di sedano, facendo insaporire il tutto, sinché il condimento non venga assorbito. Aggiungere le verdure ed attendere per circa 15 minuti. Diluire col pomodoro e far sobbollire per 5 -10 minuti. Unire i legumi con tutta l'acqua di cottura (ma lasciarne un po' da parte da passare al setaccio e da unire, poi, al resto). Far cuocere per 10 minuti circa. Preparare una sfoglia gialla (con uova), una verde (con spinaci), una rossa (con pomodoro) e tagliarle in svariati modi (grandi quadrati, rotondini, tagliolini, fiocchetti, etc.). Far bollire acqua in 2 pentole. Buttare giù (se si vuole) prima qualche agnolotto e tortellino, quindi, poco dopo, la pasta di grano duro, poca e grossa e, a parte, quella impastata, giusto il tempo di farla tornare a galla.

Servire dopo circa 2 ore il composto, che dovrà risultare piuttosto compatto. Data l'enorme quantità degli ingredienti, è assai difficile fissare quali debbano essere le dosi. Comunque, fermo restando che saranno l'espe-rienza, le capacità e il colpo d'occhio di chi cucina a provvedervi, a solo scopo orientativo daremo qualche indicazione di massima, valida per 6 persone: 250gr. di carne tritata, 250gr. di prosciutto crudo, 100gr. di lardo, 50 gr. di burro, 1 bicchiere d'olio d'oliva, 1 noce moscata, 4 chiodi di garofano, una bella manciata di parmigiano, 4 uova, 250 gr. di pasta di grano duro e, volendo, una manciata di tortellini e agnolotti, ½ bottiglia di pomodoro (o una scatola di pelati). Legumi secchi (fagioli, ceci, lenticchie); legumi freschi (piselli e fave); verdure varie (carote, zucchine, patate, bietole, indivia, scarola, lattuga, cavolo, cavolfiore, rape, borrace, cicoria, spinaci, finocchi, “misericordia”, aglio, cipolla, “annit” - sorta di finocchio selvatico di odore acutissimo ed indispensabile per la preparazione di questo piatto -, maggiorana, salvia, “pipirella” - sorta di timo, rinvenibile nel Teramano -, sedano, prezzemolo, carciofi); inoltre, uova, prosciutto crudo, olio, burro, cotenne, carne di manzo, noce moscata, pepe, chiodi di garofano, lardo, parmigiano, farina, pasta di grano duro di varie qualità e, volendo, tortellini e agnolotti. Avvertenza Gli esperti consigliano di non abbondare nelle dosi delle varie verdure, ad evitare che l'inimitabile armonia di sapori delle “virtù” abbia a confondersi con un comune minestrone. 37


CULTURA di Manuel Figliolini

La storia del giallo Prima di raccontare la storia del Giallo, è giusto specificare da cosa nasce il termine giallo. Innanzitutto è un termine utilizzato solo in Italia ed ha origine nel 1929 da un'idea di Lorenzo Montano che per la casa editrice Mondadori creò la collana i Gialli Mondadori (gialla era la copertina).

Il termine, ormai, è uso in italiano, ma dovrebbero chiamarsi romanzi polizieschi, per precisione. L'origine di questi romanzi la si può ricondurre al XIX secolo e con precisione al 1841, quando lo scrittore Edgar Allan Poe pubblicò “I delitti della rue Morgue”, ma il suo più che un romanzo era un racconto. Ne “I delitti della rue Morgue” l'autore dà vita al personaggio Auguste Dupin, uomo dalle

Edgar Allan Poe

grandi capacità deduttive che riesce a risolvere il caso, senza recarsi sul luogo del delitto, solo leggendo le cronache giornalistiche. Le capacità deduttive utilizzate da 38

Edgar Allan Poe per Auguste Dupin, furono grande fonte d'ispirazione anche per il grande personaggio poliziesco di Arthur Conan Doyle: il famoso Sherlock Holmes ed il suo “elementare Watson”. Il romanzo di Conan Doyle, “Uno studio in rosso” del 1887, si contende la palma di primo romanzo poliziesco con “La pietra di Luna” del 1868 ad opera di Wilkie Collins. In questi libri si percepisce lo spessore del romanzo che li rendono capostipiti, per alcuni, anche davanti a “I delitti della rue Morgue” di Poe. Poi alcuni “giallisti” (concedetemi il termine) appassionati riscontrano che nel racconto di Poe, manchino i presupposti fondamentali per il giallo. Tali presupposti sono 10 punti che devono essere rispettati dall'autore per permettere al lettore di giungere alla conclusione del caso insieme al protagonista. Una sorta di tacito patto che l'autore ed il lettore stringono, in assenza di uno o più di questi punti, il romanzo non può essere annoverato nella letteratura poliziesca. Quello che, forse, mancava nel racconto di Edgar Allan Poe, era la mancanza di chiarezza tra Auguste Dupin ed il lettore, oltre le sue eccellenti doti deduttive, era, secondo alcuni, a conoscenza di cose e fatti che sono stati taciuti al lettore. Ed in Italia? La maggior parte delle persone pensano che il giallo sia arrivato nelle nostre librerie con l'avvento della collana Mondadori, invece vi è un primo romanzo giallo scritto in Italia nel 1851, e di difficile reperimento, ed è “Il mio cadavere” di Francesco Mastriani. Dagli inizi del '900 la letteratura gialla ha conosciuta una vera e formidabile espansione, anche se in Italia era sempre lo “sciacqua cervelli” da edicola, quindi non misurabile con capolavori della letteratura.


LETTERATURA La statua di Sherlock Holmes ad Edimburgo (Scozia)

L'Hard Boiled è un altro genere ed è caratterizzato da un investigatore privato che usa metodi spesso violenti e non corretti al pari del colpevole. Questo genere fa una netta distinzione tra buoni e cattivi. Tra i più famosi scrittori si possono ricordare: James Hadley Chase e Dashiell Hammet. Police procedural, invece, porta il lettore a seguire le indagini insieme alle forze dell'ordine utilizzando le stesse tecniche e procedure impiegate dalla polizia. Altro genere il Noir, rappresenta l'altra faccia del crimine, rappresenta il crimine con gli occhi del colpevole, o gli occhi di chi vi è coinvolto senza volerlo. Nel Noir manca, alle volte, la risoluzione del caso o la cattura del colpevole, e non sono sempre enigmatiche ma si pone l'accento sulla psicologia dei personaggi e l'ambiente in cui si svolgono i fatti. Abbiamo, poi, il Thriller che si differenzia dal giallo classico perchè il lettore viene preparato all'esecuzione del crimine creando un impatto emotivo molto più forte, dà brivido (thrilling). La tensione è la protagonista di questo genere.

Maigret e il clochard Tanti sono gli scrittori e le scrittrici che hanno segnato la storia del genere, la maggior parte di origine inglese ed americana, ne ricordiamo alcuni che sicuramente sono nelle librerie di tutti: Mary Roberts Rinehart, Agatha Christie, Raymond Chandler, Georges Simenon, Rex Stout ... fino ad arrivare ai nostri eccellenti Lucarelli, Camilleri, Carrisi e Faletti. Ma che cos'è un romanzo poliziesco? Non è altro che il genere che si discosta di più dagli altri ed è imperniato sul fatto delittuoso e soprattutto nelle indagine, nella ricerca di indizi e scoperta dell'assassino. Di solito le indagini sono condotte da forze dell'ordine. Poi vi è il giallo classico, quello di Agatha Christie per intenderci, dove un investigatore privato o dilettante indaga sul delitto, scopre indizi e risolve il caso prima della polizia. Di solito, questi romanzi, hanno un ambientazione definita e tutto si svolge al loro interno.

Georges Simenon

Questi sono i principali generi della letteratura gialla (se così si può definire) al loro interno vi sono poi una serie di filoni più specifici come il giallo psicologico, storico, il legal-thriller, ecc. Però specificare un genere per un libro è sempre una cosa molto difficile, soprattutAgatha Christie to nella letteratura gialla. Infatti vi prego di prendere quest'elenco come una suddivisione tra generi, ma non si esclude che un romanzo possa appartenere a uno o più generi. Vi invito a rileggere alcuni romanzi gialli, soprattutto della fine dell'800 - inizi '900, anche se li avete letti nella collana dei Gialli Mondadori, perchè forse non tutti sanno che i libri di questa collana, per essere venduti in edicola, dovevano essere di un determinato numero di pagine per rimanere nel costo. Quindi la maggior parte di questi libri sono stati tagliati perchè troppo lunghi. Quindi ... Buona lettura. 39


CULTURA di Simona Guidicelli

Il susino

Prunus domestica

Nei frutteti si coltivano numerose varietà orticole di susini o prugni, derivate almeno in parte dal Prunus domestica, cioè dal vero prugno o susino selvatico, che non va confuso con il prugnolo. A differenza di quanto avviene in altri fruttiferi, che hanno caratteristiche abbastanza omogenee, nei susini si riscontrano notevoli differenze da varietà a varietà, sia per le caratteristiche dei frutti, sia per il portamento delle piante, per lo sviluppo vegetativo, per la forma delle foglie, ecc. Ciò dipende, appunto, dal fatto che le varietà hanno diversa origine e sono state ottenute nel corso dei secoli, per selezione dal Prunus domestica, da altre specie indigene nelle nostre regioni come il Prunus insititia, nonché dal Prunus cerasifera e da specie di origine asiatica. Ai fini pratici si possono classificare i susini a seconda dell'origine (europei, cinogiapponesi o americani), e in base alla forma e al colore dei frutti. I frutti sono nutrienti, ricchi di vitamine e saporiti, anche se un po' aciduli; vengono anche impiegati per preparare marmellate. QUANDO SI RACCOGLIE La corteccia si stacca a fine inverno; a seconda delle varietà, i frutti si colgono da giugno a settembre, quando sono maturi, e si consumano freschi oppure si seccano. 40

COME SI COLTIVA Il susino è una pianta che ama il pieno sole e teme le gelate tardive primaverili; il terreno migliore per ottenere buoni risultati è quello di natura fertile, ben drenato, alquanto umifero; è bene, però, farsi consigliare da un esperto quali varietà e quale portainnesto scegliere in funzione della natura del vostro giardino, per essere certi di ottenere buoni risultati. La semina si effettua solo per ottenere piante da innestare; la moltiplicazione più diffusa è infatti quella per innesto sul mirabolano o sul mandorlo.

Conviene però acquistare in vivaio piante già innestate, da collocare a dimora in autunno in buche di almeno 70x70 cm, profonde altrettanto, in cui avrete già immesso dello stallatico ben maturo; ogni anno, poi, a marzo dovrete ripetere una concimazione chimica completa al piede della pianta, che interrerete con una accurata vangatura. Ma la buona riuscita del susino, dipende anche da un'adeguata potatura, da effettuarsi in inverno (escludendo le giornate di gelo) o in primavera.


BENESSERE E SALUTE CURIOSITÀ I Crociati diffusero in Europa il consumo di questo frutto, avendone apprezzato le qualità in Oriente, in particolare in Siria. La storia ci tramanda che una varietà molto pregiata, ancora oggi sulle nostre tavole, deve il suo nome alla Regina Claudia, moglie di Francesco I, alla quale fu dedicata. COME SI UTILIZZA I frutti sono nutrienti, ricchi di vitamine e saporiti, anche se un po' aciduli; hanno proprietà lassative, dissetanti, diuretiche e depurative. La corteccia è astringente e febbrifuga; le mandorle sono invece velenose, come quelle delle pesche. COME SI PREPARA PER LA CONSERVAZIONE Le foglie si essiccano all'aria, i frutti al sole o in forno tiepido. Si conservano in sacchi di tela o di carta al riparo dall'umidità.

I CONSIGLI DELL'ERBORISTA

aggiungere 500 g di zucchero e 150 g di alcool a 90°, mescolare bene. Berne un bicchierino subito dopo i pasti. CONTRO IL RAFFREDDORE In una tazza da 1 dl di acqua calda fare macerare una prugna per un'ora. Far bollire per 5 minuti. Filtrare e berne 2, 3 tazze al giorno, fino alla guarigione. PER ELIMINARE LA STITICHEZZA ABITUALE Far macerare alla sera, in un quarto di litro di acqua calda, 3 prugne con un chiodo di garofano. Al mattino fare bollire per 3 minuti, aggiungere un cucchiaino di miele e bere prima di fare colazione.

La ricetta Prugne in agrodolce Ingredienti: 2 vasetti di 5 dl 1 dl d'aceto di vino rosso, 2 dl d'acqua, 2 dl di vino rosso corposo, 150 gr. di zucchero, 2 chiodi di garofano, 1 baccello di vaniglia, 1 bastoncino di vaniglia, 1 bastoncino di cannella, 1 kg di prugne non troppo mature Portate ad ebollizione l'aceto, l'acqua, il vino, lo zucchero, i chiodi di garofano, il baccello di vaniglia e la cannella. Lasciate insaporire lo sciroppo a fuoco basso per 10 minuti. Lavate bene le prugne, dimezzatele e privatele del nocciolo. Disponetele a strati nei vasetti, il più fittamente possibile.

CONTRO LA TOSSE In mezzo litro di acqua fredda versare 5 prugne e far bollire per 10 minuti a fuoco basso. Bere a sorsi, durante il giorno, con miele; mangiare anche i frutti. PER LA RAUCEDINE Togliere il nocciolo a un frutto, farlo cuocere in una tazza da tè di acqua per 5 minuti. Filtrare e bere con miele. PER RINFRESCARE L'INTESTINO In mezzo litro di acqua fredda versare 4 prugne e far bollire per 15 minuti. Filtrare e bere a sorsi durante la giornata. PER FAVORIRE LA DIGESTIONE Far bollire in un litro e mezzo di vino bianco secco, per 15 minuti, 50 g di frutti. Filtrare quando il liquido sarà freddo,

Riempite i vasetti per ¾ con lo sciroppo e avvitate il coperchio. Sterilizzate le prugne: accomodate i vasetti su un panno in una pentola alta, in modo tale che non si tocchino tra loro. Riempite la pentola con acqua fino a ¾ dell'altezza dei vasetti. Immergete un termometro nell'acqua e coprite con il coperchio. Portate lentamente l'acqua a 85 °C e sterilizzate i vasetti per ca. 30 minuti. Togliete i vasetti dalla pentola e lasciate raffreddare. 41


CULTURA di Gian Maria Bavestrello

Una cascata di fave

Le fave sono uno degli ingredienti principali della cucina povera. Esistono tante ricette a base di fave: che siano fresche, grandi, piccoline, secche, con la buccia, sono sempre molto apprezzate. È giusto ricordare che nei momenti di carestia o come facevano i nostri nonni durante la guerra, di questi legumi non si buttava nulla; quelle che oggi consideriamo semplici bucce, venivano invece bollite, tagliate a striscioline e mangiate così semplicemente, perché nei momenti difficili si apprezzano anche le cose più semplici e persino ciò a cui in genere non si da valore può regalare alla vita un sapore che a volte riesce a sorprendere.

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In cucina, quasi tutti i legumi, soprattutto le fave e i piselli, potevano essere consumati verdi, con un po' di sale ed olio e forse anche con erbe aromatiche o salse particolari. In genere però il resto dei legumi, grazie alla loro facile conservazione, venivano essiccati ed erano utilizzati in cucina interi o franti o addirittura macinati. Servivano particolarmente per la preparazione di minestre, di brodi, di creme o zuppe calde, ma potevano anche essere preparati insieme agli ortaggi o semplicemente cotti e conditi con l'olio. Raramente accompagnavano i piatti di carne e nelle mense delle classi più agiate, dove peraltro non avevano una grossa presenza, potevano essere serviti insaporiti dall'aggiunta di spezie. Una delle ricette più semplici per preparare le favette fresche è la zuppa con le fave e le cipollette fresche. Bastano davvero pochissimi ingredienti per ottenere un piatto gustoso ed una bella fetta di pane caldo per accompagnarlo. Ecco un piatto veloce e gustosissimo: le favette fresche con le uova. Vi occorrono 1 kg di favette fresche (da sbucciare), 4 uova, una cipolletta fresca, sale, pepe, olio evo, acqua q.b. Sbucciate le fave e lavatele. Tritate una cipollina (meglio se fresca) soffriggetela con l'olio e poca acqua, quando


ENOGASTRONOMIA

La ricetta

Tagliatelle e fave

Tagliatelle e fave Ingredienti: 1 limone 200 gr. di fave 250 gr. di tagliatelle paglia e fieno 30 gr. di burro 50 gr. di prosciutto cotto 1 dl. di panna fresca Tritate la scorza di 1 limone, non trattato. Lessate le fave, scolatele e togliete la pellicina. Cuocete le tagliatelle paglia e fieno e dopo 1 minuto scolatele. Sciogliete il burro in una padella, unite i 50gr. di prosciutto cotto tritato, la panna fresca, la scorza di limone e le tagliatelle con le fave. Regolate di sale, pepate, spadellate e servite. è morbida aggiungete le fave, sale e pepe e ancora un po' d'acqua (uno o due mestoli circa). Cuocete per una decina di minuti circa (dipende dalla dimensione delle fave). A questo punto si possono gustare così, oppure si possono aggiungere le uova.

Secondo Pitagora e i suoi seguaci le fave erano la porta dell'Ade, in quanto la macchia nera dei loro fiori bianchi rappresentava la lettera “Theta”, iniziale della parola greca Thanatos (morte). Inoltre questa pianta, dallo stele cavo privo di nodi, identificava una via d'uscita verso la luce per le anime dei sepolti. In un'epigrafe del VI sec. a.C. trovata in un santuario di Rodi, si consigliava ai fedeli, per mantenersi in uno stato di purezza totale, di astenersi dagli afrodisiaci e dalle fave… Diverse erano poi le opinioni avanzate sulla diffidenza verso le fave. Platone asseriva che ai pitagorici veniva proibito consumare questi ortaggi perché provocavano un forte gonfiore (causato dalla rapida fermentazione nella digestione dei legumi), nocivo alla tranquillità spirituale di chi cercava la verità.

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CULTURA Plinio esponeva così la sua tesi: “… si ritiene che la fava intorpidisca i sensi e provochi visioni”. Altri autori Greci e Romani mettevano la propria attenzione esclusivamente sui sogni agitati fatti dopo una cena a base di fave, che interferivano con la regolare attività onirica ricollegata a presagi e comunicazioni con le divinità.

AGENDA DI MAGGIO Agri Country Festival a Bracciano Dal 16 al 18 maggio a Bracciano (RO) www.agricountryfestival.com/festival/ Gastronomia, corsi di cucina e cake design, degustazioni, hobby creativi, golf, cinofilia e falconeria. Un intenso programma di attività alle quali potrete partecipare in prima persona guidati da professionisti di settore e noti personaggi beniamini del grande pubblico: Bruno Barbieri, Alessandro Borghese, per degli esclusivi corsi di cucina e pasticceria oltre a suggestive esibizioni dimostrative per tutti i visitatori.

Vino in villa

Ma se in alcuni testi le fave rappresentavano simboli negativi, nell'immaginario comune designavano i genitali femminili (baccelli aperti), e i testicoli maschili (fave). Alle feste romane dedicate alla dea Flora, protettrice della natura in germoglio, come auspicio e prosperità veniva gettata sulla folla una cascata di fave. Recenti studi scientifici hanno identificato nelle fave la presenza di principi attivi che oltre a favorire lo sviluppo della dopamina, avrebbero il potere di risvegliare il desiderio e l'attività sessuale, facilitando la vasodilatazione e ritardando l'eiaculazione.

Tenendo conto degli elementi gustativi normalmente avremo una eccedenza di sapidità che dovrà essere opportunamente compensata con il nostro bicchiere di vino che dovrà possedere due caratteristiche fondamentali (oltre ad essere obbligatoriamente rosso), morbidezza e buona presenza alcolica. La scelta si pone su alcuni vitigni e i relativi vini la cui presenza tannica è abbastanza misurata: Merlot, Primitivo, Cannonau o Nero d'Avola. Così di getto si può pensare ad un Tinaccio Primitivo, vino morbido, che presenta al naso e in bocca un bel frutto rosso a base di ciliege mature e sentori di rosa rossa leggermente appassita, buon corpo (gr 13,50%)., equilibrio e persistenza tengono e si confrontano bene con il pecorino. 44

18 maggio in Via Sottocroda a Susegana (TV) www.prosecco.it/it/vinoinvilla.it Un banco d'assaggio con circa 300 etichette, in un contesto dalla commovente bellezza: Vino in Villa è un'opportunità per conoscere il Prosecco Superiore nel suo habitat naturale. Un castello del tredicesimo secolo e colline ricamate a mano, candidate a diventare patrimonio UNESCO, da osservare incantati con in mano un calice dello spumante DOCG più amato nel mondo. L'evento è dedicato alla scoperta dello storico territorio di produzione, attraverso l'incontro con 80 produttori, che vanno dalle grandi case spumantistiche alle piccole cantine artigiane.

ForMaggio Dal 30 maggio al 2 giugno a Rieti (RI) Organizzato dall’Associazione Culturale GI.GA.GI, vi parteciperanno tutte le regioni d'Italia con i loro formaggi e prodotti tipici e che presenteranno delle degustazioni con primi piatti dove il formaggio è l'elemento fondamentale. Tra questi i due piatti tipici della provincia di Rieti, la gricia e gli spaghetti all'Amatriciana, più una laziale cacio e pepe. La fava fresca è il legume più leggero e digeribile dopo il fagiolino. Quando si acquistano le fave bisogna accertarsi che il baccello sia turgido di colore brillante e senza macchie e screpolature. Possono essere consumate crude o cotte, si possono essiccare o congelare. Per verificarne la freschezza provate a spezzare in due un baccello, il suono deve essere pari ad uno schiocco. Sgusciatele solo al momento dell'utilizzo per evitare che perdano la loro tenerezza. Prima di metterle nel freezer conviene sbollentarle per tre minuti circa e lasciarle raffreddare. Sono legumi piuttosto salutari, ma in alcuni casi hanno una particolare controindicazione, possono causare in persone a cui manca un certo tipo di enzima, una malattia rara chiamata “favismo” che è causa di gravi anemie.


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L'entusiasmo per il calcio viene da dentro ed è frizzante come lo spumante Durante i Mondiali di calcio anche i fan meno accaniti e piÚ discreti festeggiano volentieri le vittorie. Con la bevanda giusta, anche la cerchia di persone piÚ tranquille sarà contagiata dalla febbre dei Mondiali.


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