Visto da l'Altraitalia

Page 1



In effetti, alle donne si riconoscono solo teoricamente gli stessi diritti e le stesse possibilità dei maschi in un mondo costruito e pensato dagli uomini e a loro misura. Anche il Cristianesimo e la Chiesa cattolica hanno sviluppato, attraverso i secoli, la duplicità e l'ambivalenza insite nell'immagine femminile: la donna è la Vergine e Madre di Cristo, figura del riscatto e della redenzione, ma è anche creatura del peccato e strumento del diavolo. Nonostante siano oramai passati secoli dalla caccia ale streghe, sono ancora pochissime le donne che ricoprono incarichi dirigenziali ed è ancora troppo evidente l'assenza delle donne dal mondo della politica. A campagna elettorale chiusa, dando un'occhiata alle liste della Circoscrizione Estero, ho notato che su un totale di 247 candidati soltanto 50 sono di sesso femminile (pari a circa il 20%). Alla faccia della parità di genere! All'estero, a nulla sono valsi gli appelli dei vari leader di partiti, partitini e movimenti al rispetto, nella composizione delle liste, di una giusta proporzione tra i due sessi. Le liste che contavano più uomini, in ogni Dipartimento, sono quelle presentate dal Pdl, ma nessun partito ha fatto proprie le raccomandazioni che arrivavano dall'alto. Anche il Pd ha disatteso alle accorate esortazioni del suo segretario Pierluigi Bersani per la composizione di liste che avrebbero dovuto prevedere in egual misura uomini, donne e giovani, proponendo soltanto 21 donne su un totale di 126 candidati (pari a circa il 17%). Come è possibile che nel 2013 ci si debba ancora confrontare con questa realtà? Spesso sentiamo parlare di quote rosa, le famose quote minime di presenza femminile all'interno di organi elettivi. È avvilente, per una donna (ma dovrebbe esserlo anche per l'uomo!), pensare che si sia dovuti arrivare a prevedere le quote rosa quando la presenza femminile all'interno di amministrazioni pubbliche, degli organi politici istituzionali elettivi e non, dovrebbe essere qualcosa di ovvio, così come è la presenza maschile. È sconsolante pensare che qualcuno debba decidere quale debba essere la percentuale di donne alle quali si concede il privilegio di poter entrare a far parte del mondo degli uomini. Capita spesso che a contestare alle donne il loro non esserci nei luoghi del potere, nel palazzo, nei partiti, nella politica, siano proprio coloro che a quei posti non le hanno mai volute e, in effetti, molto probabilmente, non ce le vogliono. Perchè? Fa pensare il fatto che a puntare il dito contro le donne che stanno altrove siano soprattutto coloro che per primi hanno aderito alle logiche partitiche e che di fatto sono i responsabili dell’esclusione delle donne dalla politica. Forse si teme che una maggiore partecipazione di donne potrebbe essere d'intralcio nel continuare a perpretare una politica fatta di scambio, di corruzione, di scandali e di interessi personali? O magari infastidisce il pensare che le donne potrebbero voler gestire la cosa pubblica come una grande famiglia, una famiglia di uomini e donne, che in parti uguali dovrebbero contribuire al bene comune? Forse perchè nel fare le leggi si potrebbe tener conto anche del punto di vista femminile che, fino ad oggi, era di gran lunga inferiore? Intendiamoci, con questo non intendo dire che la donna debba a tutti i costi somigliare all'uomo, sostituirlo o volerne i ruoli. Vorrei semplicemente(?) che si accettasse finalmente il concetto di diversità fra gli esseri: l'uomo e la donna sono diversi per natura e la loro diversità è stata stabilita da un'entità superiore, la quale ha assegnato alcuni ruoli a uno e altri all'altra. Sono però convinta che per lo sviluppo e il benessere della società c'è bisogno di collaborazione; occorre che, una volta per tutte, uomini e donne decidano di camminare gli uni accanto alle altre.


SOMMARIO

l’altraitalia

Sotto la lente

Editore l'altraitalia Kirchenrainstrasse 27 CH - 8632 Tann-Rüti 0041 (0)56 535 31 30 info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu

Elezioni 2013

Direttore Responsabile Maria Bernasconi

I risultati in Italia

16

I risultati nella Circoscrizione Estero

18

Siamo primi ma non abbiamo vinto

19

Elezioni politiche 2013

20

Cosa ha sbagliato il Pd

24

Nella circoscrizione Estero

26

Vice direttore Manuel Figliolini Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

L’INTRUSO Un abbraccio al Papa

3

OPINIONI Frecciatine

Collaboratori Giovanni il Battista Gian Maria Bavestrello Generoso D’Agnese Tino D’Amore Umberto Fantauzzo Aldo Giannulli Simona Guidicelli Chiara Morassut Dino Nardi Armando Rotondi Paola Zorzi

4

ATTUALITÀ SOCIETÀ Festa della donna Non dire gatto ...

8 12

SPETTACOLO Sanremo 2013

10

CULTURA PERSONAGGI

Foto rsp futura sagl

Luigi Negrelli

28

ECOTURISMO L’anima calda della Campania Felix

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch

31

ARTE Degas, capolavori dal musée d’Orsay

34

STORIA Quo vadis Stato Città del Vaticano

Webmaster Alfredo Panzera

36

CINEMA Vittorio De Sica

Contatti redazione@laltraitalia.eu

38

BENESSERE E SALUTE Fragola

Pubblicità info@laltraitalia.eu

40

ENOGASTRONOMIA Oro verde in cucina

MARZO 2013

42


L INTRUSO dalla Redazione

Incredibile la previsione dell'aprile 2011 di Nanni Moretti! Un fatto simile non capitava più dal 13 dicembre 1294 quando Celestino V, dopo 6 mesi, rinunciava al papato senza mai essere riuscito ad insediarsi a Roma.

“Non ho più le forze”. Con questa ammissione Papa Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni. “Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino. Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e con le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia, nel mondo di oggi (...) per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario anche il vigore sia del corpo, sia dell’animo, vigore che, negli ultimi mesi, in me è diminuito in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato”. E con emozione Papa Ratzinger ha ringraziato tutti ed ha chiesto perdono dicendo di lasciare per il bene della Chiesa. Da quel momento in poi, sulle dimissioni del Papa, si sono scatenate le più fantasiose supposizioni, le più aspre critiche e considerazioni. Ma un Papa è, innanzi tutto, un uomo! Come tutti! Con gli stessi affanni, le stesse delusioni, le stesse amarezze, le stesse solitudini. E quindi, perchè tanto chiasso intorno alla vicenda? Un uomo ha il diritto di ritornare ad essere “semplicemente” un uomo, non più il vicario di Cristo in terra. Un uomo è libero di essere artefice del proprio destino, quindi, decidere di chiudere la propria esistenza nel silenzio, nella preghiera e nell’anonimato. Joseph Ratzinger ha fatto una scelta, sicuramente sofferta, e nessuno ha il diritto di criticarla. 3


OPINIONI di Giovanni il Battista

Per esemplificare, a caso, parliamo del comportamento del PD per il caso del Monte dei Paschi di Siena: “noi coinvolti? Ma chi li conosce i vertici della Banca? Mai visti! Nominati dal nostro Partito? Ma assolutamente no! Noi abbiamo il codice etico! Il sindaco di Siena, la fondazione azionista della Banca? È una legge applicativa introdotta a suo tempo da altri e portata avanti da Tremonti! Chiedete al Pdl! Tutta colpa loro!” Per la Lega c'è il caso Finmeccanica ove l'amministratore delegato Orsi è stato defenestrato e indagato per mazzette allegre, parte delle quali sarebbero andate alla Lega, partito che aveva sponsorizzato a suo tempo, si dice, la sua nomina a capo della multinazionale! Giuseppe Orsi

Questi proclami però restano lettera morta, se non muovere, da parte di quelli che nell'occasione hanno in casa il morto (il corruttore), la recita di un copione che sempre, regolarmente, si ripete: “il nostro signor Rossi indagato? Ma non può essere! Fuori le prove! Noi ci affidiamo alla giustizia: che la stessa faccia il suo corso! E poi il signor Rossi da noi era quasi uno sconosciuto, visto forse qualche volta di sfuggita: niente altro! Ci mancherebbe!” 4

Dicono alla Lega: “Orsi? Mai visto! Qualcuno di noi lo aveva incontrato, forse, qualche volta, ma cosa vuol dire? È terrorismo allo stato puro, contro di lui e di noi, uno scandalo!” Naturalmente per stare alla mia prefazio, gli avversari del PD, nel primo caso, hanno gridato allo scandalo! Nel secondo, i non amici della Lega, l'hanno condannata e flagellata! A giocare il ruolo di censori e di moralizzatori arrivano i soliti noti e qualche allievo dell'ultima ora.


FRECCIATINE Per il caso MPS chi ha avuto modo di vedere Massimo D'Alema a “Omnibus”, sulla 7, o il Presidente del PD Rosy Bindi a “Porta a Porta” o il senatore del PD Nicola Latorre a “L'ultima parola”, interrogati sul tema, hanno fatto delle figuracce barbine: mai visto il “Baffetto” non avere argomenti ed avere pericolosi vuoti d'aria o il balbettio ed il rossore amatriciano di Rosy la Casta e/o il fido (del baffetto) Latorre divenuto nell'occasione balbuziente con salivazione azzerata! Guardate su Internet le trasmissioni richiamate: provare per credere!

Bindi - D’Alema

E con queste persone ipocrite e con la pancetta, ecco i fedelissimi, i loro porta borse giornalisti. Cito a caso due volti noti: Mario Sechi, chierichetto di Monti che ha lasciato la poltrona al quotidiano “Il Tempo” solo dopo aver avuto assicurazione di venire eletto nella lista del “professore” ed il giornalista del Corriere della Sera schierato con Lerner, pardon, con il PD, Massimo Mucchetti, anche lui con pronunciata pancetta ed anche lui, lasciando il giornalismo (forse anche per paura di essere lasciato a casa come accaduto recentemente ad alcuni suoi colleghi dello stesso giornale!), due tipi che quando si tratta di fare il sermone a qualche malcapitato già agonizzante, con sadismo, danno la bastonata finale (quella facile e senza pericoli!) soddisfatti per aver servito bene il loro Capo! Il loro atteggiamento non è in fondo “corruzione”? Molto ci sarebbe anche da dire sui Guru giornalisti televisivi, Gad Lerner, Giovanni Floris (cosi giovane e già con la pancetta!), Mentana, che fanno proclami ad ogni piè sospinto quando il tema è la corruzione (da parte di esponenti della destra naturalmente …!) , accodandosi ai loro Condottieri! Io dico: ipocriti. e lo dico alto e forte! Chi è non stato corruttore e corrotto (in modo consenziente) in tutti i Paesi del Mondo, ma, ahimè soprattutto in Italia, scagli la prima pietra! Ma perché non possiamo dirlo chiaro e tondo? Per quali motivi partecipare alla fiera dell'ipocrisia, soprattutto quando i precitati se la raccontano fra loro, invitando alle loro mense professori, filosofi, storici, psichiatri per dibattere, appunto, sul tema!

Ma di cosa si vuole discutere? Vi è da sempre un'abitudine endemica alla corruzione, alla disonestà, alla bugia ed agli intrallazzi nella vita della bella Italia, e mai nessuno si è sognato di veramente combatterla e/o debellarla anche perché questa è insita nella natura dei troppi furbi, è un fattore storico, culturale (per meglio dire sotto/culturale) che non verrà mai smosso (nè veramente nessuno vuole smuoverlo!). Turandoci il naso possiamo dire che l'unico che non è stato ipocrita in queste ultime occasioni è stato il Berlusca il quale ha confermato, papale papale: “dove ci sono interessi vi è tangente; perché fate i moralisti?” Quando leggerete queste due righe, la storia della quale vi do cenno, come al solito, sarà già archiviata, ma devo riportarla visto che è il caso emblematico di quanto, con grande mio dolore, qui vado raccontando: vi è conosciuto un personaggio pittoresco che ha creato un partito politico o un movimento civico “Fare per fermare il declino”? Un certo Dr. Oscar Giannino, uno di quelli che di sermoni sulla moralità se ne intende, uno che faceva il bravo ragazzo, sempre primo della classe, con le risposte sempre da “dai che ora ti faccio una piccola lezione ..." ? Sarete già quindi al corrente di quanto accaduto: lui, il pulitino, lindo, senza macchia, si è dovuto dimettere per aver in fondo “corrotto” (si è inventato due lauree e un master, cose che il Bossino con il suo pezzo di carta albanese passa per un dilettante!) in barba e senza nessuna remora, educazione, pudore e chi più ne ha più ne metta, per chi gli aveva dato fiducia, chi lo voleva votare, chi vedeva in lui il “Salvatore della Patria”!

Oscar Giannino

Ed il massimo di questa triste storia è che, pur sapendo di essere così corruttore, così bugiardo, così grigio (e pelato) si è anche inventato, è andato a cercare, per il suo movimento, il nome che più calzante di così non si può: “Fare per fermare il declino” !!!!!!!!!!!!!!!! 5


OPINIONI Qui, a mio parere si che ci sta, senza ombra di smentita: VERGOGNA! Sparisca dalla faccia della terra: IPOCRITA! FALSO! BUGIARDO! (da oggi ti verrà anche a te la pancetta!) È come tangentopoli? A mio parere quasi peggio: a quel tempo il peso maggiore della provvista serviva a foraggiare i partiti “vittime” di una indefinibile legge sui loro finanziamenti (che sarebbero serviti poi, comunque, per fare leggi “ad usum del fini”, naturalmente, quindi la corruzione !). Oggi è corruzione allo stato puro, per arricchirsi, ed ancora di più arricchirsi con delle risorse illegali che provengono dall'utilizzo di fondi (derivati) utilizzati per turare i buchi di bilancio di Enti Istituzionali e di banche! Quindi lucrare (corrompere) sull'impiego di strumenti che dovevano rappresentare la scialuppa di salvataggio dei poveri malcapitati! Debellare questo andazzo si può? No, miei cari amici! Malgrado il mio amore sviscerato per la penisola, no! Niente da fare: sarà sempre così e sempre peggio! Ma la Magistratura? Finché esisteranno dei magistrati (come chiamarli ora: ex?) che per la loro avidità di successo, di popolarità e denaro, lasciano, come dicono loro, la loro missione per entrare in un altro mondo “missionario” (la politica), non per cambiarla ma semplicemente per fare il verso ai politicanti esistenti (”ora vengo io e vi faccio vedere come sono bravo e vi frego tutti!”), nessun aiuto arriverà da quella parte.Anzi, sarà ancora una volta peggio!

pieno di scandali e mazzette, per i suoi porta borse, ma anche per lui! Corruttore della buona fede dei suoi simili! VERGOGNA! Antonio Ingroia

Ingroia (con la pancetta!), padre padrone di un neonato movimento, entrato in politica per farla pagare ai politicanti e forse (come sono malizioso) perché costretto a lasciare Palermo (da chi? A chi aveva pestato i piedini a Roma? ) e la sua missione indagativa, facendosi “inventare” una proposta funzione all'estero dall'Onu, per togliersi la toga, per creare un cuscinetto di attività non legato al mondo della magistratura, per poi, diciamo, tornare in Italia come fondatore di un movimento, diciamo, quanto meno ambiguo, probabilmente, diciamo, non avendo mai nemmeno visti gli uffici guatemaltechi! E sto parlando, a mente dei beninformaAntonio Di Pietro ti, di due pezzi da novanta della Magistratura italiana! Mamma mia, la pizza, il sole, il mare, il mandolino, la corruzione! IPOCRITA! BUGIARDO! FALSO! CORRUTTORE! A questo punto meglio votare due Comici veri: Grillo e Berlusconi ed andare avanti così perché la vita in penisola sembra comunque essere bella e perchè Dio vede (poverino) e provvede (tsunami micidiale sullo Stivale?). Speriamo che il prossimo Papa sia nero come la pece e cattivo come Lucignolo e che di notte vada in giro per Roma con lo scudiscio dalle parti di Montecitorio, di Palazzo Madama e di Palazzo Chigi a picchiare a sangue tutte le persone che incontra e se Prodi dovesse diventare Presidente della Repubblica, andare ad appiccare il fuoco al Quirinale! Scrivo queste due righe, come d'uso, molto prima dell’andata in stampa: chissà quante cose potrebbero ancora cambiare ... in peggio! Che il Buon Dio mi perdoni. Mi verrebbe voglia anche qui di appoggiare Berlusconi Confesserò i miei peccati: vado subito da Gesù, il mio fiquando si scaglia contro i magistrati, ma non lo faccio: glioccio! Ma in Italia (e nel mio Vaticano) non c'è proprio penso bastino gli esempi che ci sono già ora sul campo: Di più Religione? Ab uno disce omnes Pietro (con la pancetta!), padre padrone di un partito 6


Un ponte tra culture diverse


Mi ero imbattuta, al primo giro nel web, in un articolo dal titolo a caratteri cubitali “AUGURI: L’8 marzo passa da Facebook e Twitter con messaggi, post ed eventi”. Il titolo era, come dire, moderno, al passo coi tempi ed avevo deciso di leggerlo. Iniziava così: “abbiamo curiosato nel web per dare qualche suggerimento a chi ha poco tempo per

pensare agli auguri, permettendo così di risparmiare tempo”. Seguiva una lunga serie di auguri preconfezionati per la ricorrenza. Oh mamma ... non potevo crederci! Davvero c'era gente che aveva bisogno di suggerimenti per scrivere una frase di auguri alla propria compagna, moglie, figlia? “Santo cielo” avevo pensato “ma non è che quelle frasi di auguri che mi sono arrivate assieme alle mimose, in posta elettronica, sono frutto di un copia incolla da questo articolo ???”. Ma ... per evitare che quel senso di fastidio di cui vi parlavo all'inizio si trasformasse in pura rabbia, avevo evitato di fare una verifica. “Va beh” mi ero detta “il solito articoletto non molto intelligente” ed avevo continuato a navigare scoprendo che di articoli come quello, se non peggio, era pieno il web. Così come era pieno di consigli utili su come trascorrere la serata ... tra cene rigorosamente al femminile, trattamenti benessere, te rinforzanti con le amiche, streap fatto dagli uomini ... Avevo continuato a navigare “il lavoro può aspettare” mi ero detta “tanto è la mia festa!”. Ed avevo letto una quantità interminabile di frasi fatte, di luoghi comuni, rendendomi sempre più conto che a molti, moltissimi, era sfuggito di mente il vero significato politico e sociale della festa, nata per rivendicare diritti fondamentali. Ecco, finalmente avevo capito a cosa era dovuto quel senso di fastidio che avevo avvertito.


SOCIETÀ Era proprio il termine Festa della donna che mi irritava. Ed il malessere inizio ad avvertirlo, fortemente, anche quest'anno. Ma noi donne abbiamo davvero bisogno di una giornata per festeggiare il nostro essere nate di sesso femminile? L’8 marzo di ogni anno vedo centinaia di donne uscire “da sole”, ovvero senza i compagni ed i mariti, per passare una serata fuori con le amiche, a festeggiare. Ma davvero abbiamo bisogno di una data per poter uscire con le amiche, senza compagni o mariti e figli? L’8 marzo ha un significato ben diverso da quello che il consumismo moderno ha voluto imprimergli, le connotazioni attuali di questa data sono: i festeggiamenti, il regalare mimose e cene fuori tra donne che si mettono in ghingheri. Tutto mero consumismo che cozza in maniera tremenda contro il reale significato di questa giornata celebrativa. Ma che ce ne importa di festeggiare se il giorno precedente ed il giorno dopo ci sono donne che subiscono violenza (tra l'altro in percentuale elevata nell'ambito familiare)? Cosa se ne fanno delle mimose quelle donne che perderanno la vita per mano di uomini che le ritengono oggetti di loro esclusiva proprietà? Quante donne hanno perso la vita per mano dei loro compagni, mariti ed ex nel 2012? Tante, troppe, mediamente una ogni due giorni! Che importanza può avere la data dell'8 marzo se le donne, ancora oggi, percepiscono un salario inferiore a quello degli uomini a parità di incarico? Cosa farsene di una mimosa e di una giornata a noi dedicata se non ci viene riconosciuto il nostro talento e siamo ancora messe ai margini di una carriera professionale o politica?Ache serve quella mimosa (che tra l'altro non ha per niente un buon profumo) se, ancora troppo spesso, veniamo valutate soltanto per il nostro aspetto esteriore? Quante mimose servirebbero per cancellare le offese fatte da un uomo dai capelli implasticati color melanzana e il colorito arancione cerone (se non fosse chiaro sto parlando di Berlusconi) nei confronti di Angela Bruno, dipendente della Green Power, davanti a milioni di persone? Le donne sono persone, non una sottospecie degli uomini né, tanto meno, provengono da un altro pianeta! Persone da rispettare e da amare ... come ogni essere umano ... ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. E detto questo, vorrei concludere con un sondaggio (tanto è di moda di questi tempi!). Per risparmiare, applicando la spending review e dando il buon esempio, sareste d'accordo di conglobare alcune ricorrenze, magari scegliendo una giornata del mese di marzo, in un unico pacchetto che comprenda S. Valentino, la festa della donna, quella del papà, della mamma, dei nonni, quella dei figli, degli zii, dei nipoti, degli ammalati, dei gay, dei diversamente abili ... ? Come fiore simbolo si potrebbe adottare il gelsomino (almeno ha un buon profumo!), chiedendo ai fioristi di ridurne all'osso il prezzo in considerazione del presumibile maggior consumo. Certo, mi rendo conto che la domanda è alquanto complessa e le risposte potrebbero essere molteplici; sono però altresì certa che la percentuale di chi la pensa come me è alta. Ah... proporrei anche di dare un nome alla festività unificata ... la chiamerei ... festa degli essere umani. 9


ATTUALITÀ dalla Redazione

Sanremo 2013 L’edizione del cambiamento

Dopo cinque, lunghe serate il gran finale, momento che tutti attendevano con ansia. Prima la consegna dei premi “minori”, ossia quello della critica, dedicato a Mia Martini, e quello per il miglior arrangiamento conferito dai professori dell'Orchestra Sinfonica. Entrambi vanno ad Elio e le Storie Tese con “La canzone mononota”. Verificati poi i tre finalisti - Modà, Marco Mengoni e ancora Elio ecco arrivare il giudizio finale di critica e pubblico. Viene premiata la canzone più sanremese del lotto, quella dotata del ritornello più orecchiabile, della melodia più riconoscibile e del testo sentimentale ma non troppo: è L'essenziale di Marco Mengoni il quale dedica la vittoria a Luigi Tenco.Polemiche per il trionfo di un figlio dei Talent? Sì, sono nell'aria e presto sentiremo i soliti lamentii. 10


SPETTACOLO

Fabio Fazio e Luciana Littizzetto sono i veri vincitori di questo Sanremo 2013: sono riusciti a “rivoluzionare” la kermesse musicale di Rai1 cambiando anzitutto il meccanismo di gara, portando buona musica sul palco del Teatro Ariston di Sanremo e soprattutto rivolgendosi ad un pubblico vastissimo, dalla casalinga all’operaio fino all’intellet-tuale. Un Sanremo per tutti che alla fine ha anche accontentato i più giovani che speravano nella vittoria di Marco Mengoni piuttosto che di Elio e le Storie Tese i quali a loro volta hanno già avuto la loro (doppia) vittoria aggiudicandosi il premio come Miglior arrangiamento ma soprattutto il Premio Mia Martini.

dei “Monologhi della Vagina” - un modo originale per rivendicare attraverso la danza il rispetto dei diritti e lo stop alle molestie e al femminicidio. “Un uomo che ci mena non ci ama”, ha spiegato la co/presentatrice, condannando le violenze contro le ragazze. Parole chiare, subito apprezzate in rete. Prima la Littizzetto aveva conquistato tutti con la consueta ironia. Ha cominciato spiegando le difficoltà degli uomini: “Fanno fatica a dire ‘Ti amo’, dicono dei surrogati, dei derivati come quelli delle banche”, ha ironizzato. Ha raccontato tutti i motivi per cui amare un uomo è facile nonostante i suoi difetti. “Noi vi amiamo anche quando ci date il peggio: anche quando di notte russate che ci sembra di dormire ai piedi dello Stromboli”, ha continuato. Non solo battute: è quasi poetica, quando durante il monologo spiega: “Vi amiamo perché l’amore è un apostrofo rosa tra le parole”. Ma poi diventa seria, reclamando diritti per tutti. Un appello per le pari opportunità e per le coppie di fatto, proprio nel giorno di San Valentino, quello dedicato a “tutti” gli innamorati: “Pensate che bello vivere in un Paese che riconosce a tutti gli stessi diritti”. O poter “assistere la persona che avete amato per tutta la vita su un letto d’ospedale, senza che nessuno vi cacci perché non siete parenti”. E sottolinea come “non sia importante essere trattati da ‘donne con le palle’: abbiamo già le tette, noi vogliamo soltanto rispetto”. E ricorda i numeri allarmanti delle violenze contro le ragazze e del femminicidio: “Ogni due-tre giorni un uomo uccide una donna: la uccide perché la considera una sua proprietà”.

Anyway, ha vinto anche la Littizzetto che è riuscita ad imporsi con il suo sorriso, con la sua simpatia e con le sue battute che non hanno risparmiato nessuno. Ha vinto la Rai che, nonostante la spending review e la crisi economica che ha travolto il Bel Paese, ha confezionato un programma/evento eccezionale. Fabio Fazio è certo che le canzoni rimarranno, è contento dunque non solo per le molteplici manifestazioni di affetto - scrive lui stesso su Twitter - ma anche per gli ascolti

Così Twitter ha celebrato il monologo sull’amore e il ballo di Luciana Littizzetto al Festival. La presentatrice ha portato sul palco dell’Ariston la “rivoluzione femminista” di One Billion Rising, danzando durante il flash mob insieme ad altre cinquanta ragazze. Lo stesso che ieri era stato organizzato in migliaia di città, in ogni angolo della Terra - su invito dell’organizzatrice Eve Esler, l’autrice

Invita ad aprire gli occhi, proprio come il motto “Svegliati, alzati e balla” di One Billion Rising: “L’amore con la violenza e le botte non c’entra un tubo, un uomo che ti mena non ti ama, un uomo che ti picchia è uno stronzo. Non abbiamo sette vite come i gatti, ne abbiamo una sola: non buttiamola via”, conclude la Littizzetto, prima di iniziare a ballare in prima persona durante il flash mob. 11


ATTUALITÀ di Chiara Morassut

Non dire gatto ...

Ma qui non stiamo parlando di me, stiamo parlando di loro, i nostri amici miagolanti sui quali, senza volerne fare una puntata di Superquark, merita un piccolo escursus. E stiamo parlando anche, seppure probabilmente non lo capite, di voi, di tutti, se siete gattari o se (ancora) non lo siete. E se alla fine sarete ancora tipi “da cani” beh, io ci ho provato. Dal latino tardo cattus, l’origine del gatto risale al periodo terziario, circa 50 milioni di anni fa, discendente del Felissylvestris libica, il gatto africano. 12

Alcuni fossili attestano la presenza del gatto in tempi antichissimi. Ossa di gatto risalenti a 10.000 anni fa, per esempio, sono state ritrovate assieme a quelle di altri animali in una grotta sui monti Sandia, nel Nuovo Messico. Reperti archeologici di 8.000 anni fa, venuti alla luce nell'Anatolia sud-occidentale, ci dimostrano che a quell'epoca tra l'uomo e il gatto vi era già amicizia. La paleontologia, tuttavia, può accertare la presenza di un animale in un certo periodo, ma non aiuta a stabilire quando iniziò l'addomesticamento. Ma è in Africa, nell’antico Egitto, che si è istaurato il sottile legame esoterico tra l’uomo e il gatto, tanto che gli egizi ne fecero una vera e propria divinità ed era considerato la manifestazione terrena di Bastet, la dea della salute e divinità protettrice della fertilità, della maternità e delle gioie terrene, rappresentata con il corpo di donna e la testa di gatto. Ai fasti del periodo egizio, quando appunto veniva venerato come essere sacro, si susseguono le sfortune del Medioevo quando il gatto, probabilmente proprio per le sue qualità, quei sensi così sviluppati da permettergli di vedere realtà a noi precluse o forse per le sue abitudini notturne, veniva ritenuto infernale e diabolico; l’Inquisizione insieme alle streghe bruciò circa 8 milioni di gatti. Parlando di scienza il gatto è l’involontario quanto teorico protagonista del Paradosso di Schrödinger, che ha a che fare con la meccanica quantistica e su cui non stiamo qui a dilungarci, oppure del (finto) paradosso del gatto imburrato il quale dimostrerebbe come sia possibile arrivare al moto perpetuo. Basato sull’assunto che se è vero che un gatto cade sempre in piedi e che una fetta di pane


SOCIETÀ cade sempre dal lato imburrato, basterebbe prendere un gatto e legare una fetta di pane imburrato sul suo dorso e lasciarlo cadere. Poiché nessuna delle due leggi può essere contravvenuta, il povero gatto non toccherebbe mai terra ruotando su se stesso e generando quindi il moto perpetuo. Troviamo la presenza di questo animale mistico, che Leonardo definì “il capolavoro della Natura” anche nell’arte: dai gattini appena schizzati a matita da Leonardo a quello mostruoso che Picasso ritrae come incarnazione della guerra, da quello coloratissimo che Klee immagina a caccia di succulenti uccellini a quello in bianco e nero inciso da Dürer ai piedi di Adamo ed Eva, da quello pigro di Renoir che dorme pacioso in grembo alla padroncina a quello che balza lesto al centro della” Natività” di Lotto, da quelli di Goya acquattati nel buio fino a quello che fa capolino ai piedi della “Olympia” di Manet.

gatto randagio trattato bene, che porta fortuna e buona sorte alla persona che gli fu amica. Ne vengono modellate ogni hanno in quantità impressionanti, con tutti i materiali immaginabili, dal legno alla cartapesta, dal ferro alla porcellana. Certo, i più smaliziati fra di voi, staranno sicuramente pensando che si potrebbe dire lo stesso praticamente di qualsiasi animale: ci sarà sempre un antico popolo che lo venera, un manipolo di nuovi fanatici che si fa stampare la foto sulla felpa, un neo amante di tale animale che è pronto a giurare che gli ha salvato la vita. Ma tutto questo non intacca le mie convinzioni, e come potrebbe. Cari amanti della foca (o naturalmente di qualsiasi altro animale) scrivete un articolo sul vostro viscido amico, che a me non compete. I maneki-neko

“Julie Manet con il gatto” di Pierre-Auguste Renoir (1887)

Se questi argomenti non dovessero convincere i non gattofili sull’importanza che il felino ha da sempre rivestito in tutti i campi della nostra società e ci fosse fra di voi che ancora mi seguono qualcuno che li considera ancora opportunisti anaffettivi buoni solo a ronfare quando dovevano chiederti da mangiare, vi invito a guardare qualche bel video di gattini su youtube, io non ne ho bisogno, i gatti ce li ho in casa. Ma andiamo in Oriente, in Giappone il maneki-neko, il gatto seduto con un bavaglino e una campanella allacciati al collo e una zampa sollevata in segno di saluto, è il simbolo del gatto come portatore di fortuna, felicità e salute che deriva, secondo alcuni, da un vecchio proverbio cinese secondo cui un gatto che si lava la faccia è un segno di buona fortuna. Le leggende intorno al maneki-neko sono innumerevoli, ma il tema dominante rimane lo stesso, un

Amici gattari, invece, che ormai sarete gli unici ad essere arrivati fin qui, ricordiamoci cosa diceva Lovecraft: “il cane dà, ma il gatto è” oppure Malloy, “I cani ci insegnano ad amare. I gatti ci insegnano a vivere”. 13






18


SOTTO LA LENTE

Si possono perdere le elezioni pur prevalendo nei numeri e nelle percentuali. “Siamo i primi ma non abbiamo vinto” questa la dichiarazione di Pierluigi Bersani dopo l'esito delle elezioni politiche. Questo è quanto è accaduto alla sinistra italiana ed al Pd. Il voto degli italiani all'estero ha fatto si che il Pd diventasse il primo partito, distaccando di poco il Movimento 5 Stelle, ma, nella sostanza, nulla cambia. Il premio di maggioranza incassato dalla coalizione guidata da Bersani è abnorme rispetto alla percentuale di vantaggio alla Camera; il premio di rappresentanza è decisamente distorto grazie all'attuale legge elettorale che i partiti non hanno voluto modificare. E al Senato le cose non cambiano di molto, con il risultato che non c'è maggioranza possibile e dunque regna l'ingovernabilità. Alla fine dell'avventura del governo Monti, durata un anno, e dopo un ventennio di berlusconismo contrassegnato da scandali, eccessi, soprusi ed abusi, il Pd pareva essere l'unica vera, possibile alternativa. Invece, non solo non riesce ad imporsi come forza di governo alternativa a Berlusconi, ma assiste alla resurrezione miracolosa del Cavaliere che sfiora addirittura la vittoria, all'apoteosi di Grillo che rosicchia abbondantemente voti al suo elettorato e diventa primo partito, al floop di Monti, Premier tecnico ma non leader politico, che poteva essere l'alleato di governo. La politica tradizionale non ha saputo interpretare l'insistente richiesta di cambiamento degli italiani dovuta alla sfiducia nei confronti di un sistema politico e istituzionale pieno di falle. Scandali, abusi e soprusi, uniti al malgoverno, hanno determinato il resto, allontanando ancora di

più gli elettori dai partiti tradizionali. Grillo è stato capace di intercettare quella richiesta di cambiamento, che via via si faceva sempre più pressante, la voglia di partecipazione e la disponibilità all'ingaggio, una concreta volontà di realizzare fisicamente il rinnovamento. Purtroppo il Pd, il partito nato con l'ambizione di essere moderno, aperto, pronto a rivedere i suoi assetti locali e nazionali e le sue leadership con le primarie, sembra però aver accantonato, dopo lo slancio della vittoria di Bersani su Renzi, la questione del rinnovamento dei dirigenti (che pensavano già a come spartirsi posti di governo in fantascientifici organigrammi) ed aver lasciato spazio allo spirito di conservazione, di garanzia degli apparati e dei gruppi dirigenti, pensando alle alleanze e commettendo un grave errore nel dimenticare che la vita scorre fuori dal Palazzo. E sono questi i veri motivi che hanno portato i grillini ad essere il primo partito. Bersani pensa di avere il diritto, o il dovere, come forza di maggioranza alla Camera, di fare la prima proposta per il governo e lo fa aprendo al Movimento 5 Stelle facendo aleggiare la possibilità di concedere la presidenza della Camera; questo però è ancora un vecchio gioco della politica. Grillo non accetterà mai un'intesa di sistema, programmatica e di maggioranza e lo ha detto chiaramente: “potremo dare l'appoggio a singole riforme. Vedremo ... di volta in volta”. La vera formula di ingaggio dei grillini è giocare davvero la partita del cambiamento, a cominciare dalla politica e dalle istituzioni: la nuova legge elettorale, la riduzione drastica dei costi della politica, il dimezzamento dei parlamentari, la legge anti corruzione, il conflitto di interessi, l'abolizione dei privilegi. Dopo la sconfitta subita bisogna guardare ai cittadini e alla repubblica e non alla società dei partiti. Con un programma di pochi punti che miri al cambiamento si possono mettere alla prova i grillini, non dimenticando però che vi sono da rispettare gli inderogabili impegni presi con l'Europa; se in parlamento Grillo vorrà seguire una strada che ci porti fuori dall'Euro, nessun accordo sarà possibile, ma, a quel punto, il Paese giudicherà. Non sembra assolutamente probabile un governo di larga coalizione, che gli elettorati del Pdl e del Pd difficilmente potrebbero reggere e nemmeno è auspicabile il ritorno al voto: sarebbe una vera disfatta. E infine, resterebbe la carta estrema di un governo allo sbando, senza maggioranze precostituite, che potrebbe diventare un governo di scopo nella drammatica necessità di negoziare con l'Europa gli aiuti che ci toglierebbero l'ultima sovranità, o di tentare disperatamente di scongiurarli. E intanto, a causa di questo quadro politico incerto e traballante, la borsa ci penalizza, lo spread torna a salire, la Germania ci offende e gli occhi di tutti sono puntati su di noi. Fortunatamente abbiamo ancora il Presidente della Repubblica che si dice fiducioso e certo che l'Italia saprà uscire da questa difficile situazione. A Giorgio Napolitano spetta l'onere di risolvere e trovare una rapida soluzione affinchè il Paese possa superare ed uscire da questa complicatissima situazione. 35 19


ELEZIONI 2013 di Umberto Fantauzzo

Un’originale campagna elettorale all’italiana, da commedia dell’arte in versione baccanale, nella quale le più versatili figure carnascialesche sono state interpretate da due contrastanti maschere in dicotoma collocazione buffonesca: l’intelligente ed astuto piazzaiolo “Capitan Fracassa”, protagonista del Movimento 5stelle ed il monotono ciarlatano “Pulcinella”. protagonista del partito PDL. 20

Capitan Fracassa, a differenza dell’ignorante e becero Pulcinella, privo di fantasia e cultura, possiede qualità cognitive e culturali di non indifferente consistenza. Capitan Fracassa con il suo stile di buffo commediante, orientandosi alla poetica teatrale di Bertold Brecht, come nel capolavoro “drei Groschen Opere” (L’opera di tre centesimi) e “Mutter Curage” (Mamma coraggio) e di Dario Fo’, diletta il suo pubblico. La divertente arte satirica di Beppe Grillo nell’immediato effetto di gaudio è potenziata dal frequente intercalare di espressioni da turpiloquio che sono molto congeniali al genere di formazione mentale e vivacità d’immaginazione del “latin lover” all’italiana con ossessiva fissazione genitale, come da costatazione di natura psicoanalitica di Sigmund Freud, motivo primario per cui il buffo Capitan Fracassa dispone di un carisma magnetico. Nel suo ultimo esordio a Roma in piazza S. Giovanni in Laterano, a conclusione della contesa elettorale, Capitan Fracassa ha ottenuto enorme risonanza sulla base di generalizzata simpatia e con sovranità di buffa retorica ha saputo coinvolgere l’attenzione dell’intera moltitudine degli astanti focalizzando, nel corso della sua esibizione, i punti salienti del suo manifesto elettorale auspicando una rivoluzione culturale incruenta per mandare a casa, con carezze di tenerezza materna l’intera casta parlamentare patologicamente affetta da malattia mentale i quali al grido di “arrendetevi, siete circondati” saranno costretti ad abbandonare il Parlamento. Con particolare enfasi satirica ha inveito contro il “nano mastro lindo” ossia il biscione e “garganella” ossia


SOTTO LA LENTE Bersani, considerandoli i maggiori responsabile dell’emergenza sociale, occupazionale ed economica del paese. Con forte smacco per l’intera stampa e televisione italiana, con eccezione di Sky Tg 24, ha consentito la presenza alla sua ultima manifestazione politica solamente ai corrispondenti esteri della stampa internazionale. Il quadro che i giornalisti della stampa europea e statunitense, corrispondenti in Italia, si sono fatti nella recente campagna elettorale con le sue prospettive politiche per il futuro del nostro paese come effetto immediato dell’esito elettorale, è molto fosco. Il giornalista inglese del quotidiano The Times sostiene che il crescente consenso di Grillo e Berlusconi renderanno l’Italia ingestibile, il Wall Street Journal avverte che i risultati di questa elezione politica causerà in Italia una situazione post elettorale di caos. Il cronista francofono del quotidiano Le Monde sostiene che gli elettori italiani votando con collera, disorientamento e confusione determineranno ingente dispersione di voti distribuendoli nell’immensa panoramica labirintica dei numerosi partiti presenti nelle liste elettorali e ciò potrebbe causare l’ingovernabilità del paese rendendo necessario il ritorno alla urne dopo sei mesi e la redazione del medesimo quotidiano francese sostiene, con stringente severità, che se gli italiani votassero senza una chiara consapevolezza politica, causando una dispersione di voti, otterrebbero ciò che si meritano e per l’esattezza il caos e l’ingovernabilità politica del paese, come affermava 1946 il saggio statistico inglese Wiston Churcil “ogni popolo avrà il governo politico che si merita”. Tutti i giornalisti corrispondenti esteri in Italia, conoscendo molto bene la situazione politica nella nostra nazione, sostengono in coro che questa volta per gli elettori italiani, i quali con la loro preferenza dispersiva a vantaggio dei piccoli partiti favoriranno il ben noto partito populista PDL del biscione, cagionando in tal modo una possibile ingovernabilità politica del paese, non ci sarà nè comprensione nè giustificazione. L’esito delle attuali elezioni politiche costituirà una valida predizione per il nostro paese sia sul versante nazionale che europeo in un momento tragico in cui la coscienza nazionale dei cittadini italiani, nel costatare la crescente involuzione dell’Italia che tangibilmente giorno dopo giorno va in frantumi, è profondamente turbata e confusa. L’immoralità, il malcostume, la prepotenza e la faccia tosta a guisa di fondo schiena della casta politica, prevalentemente “pidiellini” e “leghisti” ma anche di sinistra, la corruzione e le tangenti del mondo politico, della finanza e manageriale che nel corso della storia della Repubblica Italiana postbellica, ma soprattutto nel ventennio di regime fascistizzante del populista biscione, hanno adombrato

il meraviglioso retaggio della nostra classicità culturale, deturpando la magnificenza estetica del nostro patrimonio artistico/figurativo/scultoreo e la nostra cultura civica che lo storico genio inventivo italiano ha saputo creare. Un’Italia oltraggiata nel suo paradisiaco paesaggio da una selvaggia cementazione nell’era berlusconiana, nel breve giro di dieci una superficie equivalente all’esten-sione della regione Lazio viene immolata sull’altare del crimine mafioso e politico animato da velleità, egoismi e interessi di soldi e di capitale genitale da parte di immorali politici,

spietati palazzinari, banchieri e affaristi delinquenti. I recenti calamitosi eventi come Finmeccanica, Monte dei Paschi di Siena e la crisi di numerose società a partecipazione statale come Eni, Enel, la compagnia di bandiera Alitalia e molteplici altri casi confermano l’esistenza del più deleterio fenomeno culturale del paese, la corruzione che serpeggiante in lungo, in largo, in profondità ed in altezza della penisola ha portato alla deriva il nostro paese. Il maggior responsabile di tale sciagura nazionale, un velleitario figuro il quale, con parvenza di riattata mummia plastificata, ha avuto la sfacciataggine di legalizzare le tangenti elevandole a dignità di efficiente dinamica in una moderna economia e di aver osato l’introduzione di un’ingannevole prassi di “voto mercato”, ovvero denaro in cambio di voti, per il tramite d’invio di missive per posta, a guisa di avviso fiscale, all’indirizzo di circa nove milioni di elettori, in parte con nominativi di defunti, con la promessa di restituire l’IMU per un importo totale di circa quattro miliardi nella peggiore delle ipotesi anche di tasca sua; un raggiro fallace, soprattutto per poveri pensionati, che a seguito dell’avviso si sono immediatamente recati al più vicino ufficio postale per riscuotere l’importo promesso. Dopo il voto 2013, con 345 seggi alla Camera dei Deputati e 123 seggi al senato la coalizione PD-SEL ottiene la maggioranza relativa in ambedue le rappresentanze parlamentari; il 21 35


ELEZIONI 2013 centrodestra si posiziona con 125 seggi alla camera e 117 al senato al secondo posto. Il Movimento 5stelle con il 25,55% si afferma primo partito alla camera per merito del suo fondatore Beppe Grillo il quale, in virtù della sua divertente capacità ludico/recitativa, caratterizzata da una mordente satira caricaturale contro “l’establishment” politico, ha saputo catalizzare la collera di8.689.168 contestatori. Il partito grillino, in virtù della vigente legge elettorale denominata, dal medesimo referente leghista Calderoli “Porcellum” che, “suinocraticamente” l’ha concepita e proposta, ha subito sia alla camera con 109 seggi quanto al senato con 54 seggi un enorme svantaggio. All’estero un milione e 122mila di cittadini italiani emigrati (il 32,11% degli aventi diritto, 5% in meno rispetto alle elezioni 2008) hanno votato nelle ambasciate e nei consolati italiani di tutto il mondo. Il Pd di Bersani fa il pieno e diviene primo partito sia alla Camera che al Senato, seguito dal centro di Monti che, precedendo Berlusconi totalizza circa il 20%. Non c’è stato il boom per il movimento 5stelle, Beppe Grillo e i suoi grillini hanno dovuto ingoiare l’amaro boccone elettorale. Rispetto alla realtà nella penisola, si presenta un’Italia molto differente quella uscita dalle urne dei voti dei cittadini italiani nel mondo. Il PD ha fatto la parte del leone che si aggiudica cinque seggi per i deputati a Montecitorio, mentre al senato sono quattro i seggi assegnati al partito democratico dagli italiani all’estero, fattore positivo che consentirà al partito di Bersani di aumentare lo scarto di maggioranza, sia pur minimo, a palazzo Madama. La lista Monti, con molta probabilità, otterrà un seggio al senato e due alla Camera , mentre il PDL e lista 5stelle dovrebbero accontentarsi rispettivamente di un solo deputato. Il nuovo paesaggio parlamentare, caratterizzato da una mancanza di maggioranza assoluta, lascia prevedere una mesta ingovernabilità del paese, una situazione che mettendo a repentaglio la fragile economia italiana sulla base di inaffidabilità internazionale, manda all’aria un anno e mezzo di sacrifici “di lacrime e sangue” implicante la perdita di credibilità nel mondo; lo conferma la spregevole considerazione del candidato socialdemocratico alla carica di cancelliere tedesco Steinbrueck il quale, in occasione della visita di stato del presidente della Repubblica Italiana, lesivamente afferma “inorridito per il fatto che abbiano vinto due clowns”(pagliacci). Una nuova realtà spettrale, con lo spread alle stelle, lo sciacallaggio finanziario in borsa da parte di speculatori nazionali ed internazionali e l’ipotesi di un commissariamento da parte dell’autorità europea, come in Grecia, attraverserà in poco tempo l’intero territorio nazionale. Difficilmente i summenzionati risultati elettorali consentiranno soluzioni edificanti per il paese; le possibilità di porre ordine nel caos del paesaggio politico attuale per garantire un’affidabile stabilità all’attenzione della comunità mondiale sono minime. Nel contesto di strategie positive per la nazione, che implicherebbero il superamento di egoismi e velleità da parte dei partiti, sarebbe opinabile una forte coalizione per la 22

formazione di un governo di solidarietà nazionale con a capo una figura seria, imparziale e competente come l’attuale titolare del ministero dell’interno Anna Maria Cancellieri a garanzia della stabilità politica e affidabilità del paese per l’Europa, ma l’ambizioso berlusca porrebbe dure condizione come la richiesta di una sua ascesa personale al “trono” del Quirinale e poter ottenere l’assoluto privilegio di impunibilità “vita natural durante”. Il ruolo del movimento 5stelle per eventuali coalizioni con il centro sinistra costituirebbe l’ago della bilancia per una democratica formazione di un efficiente governo che, escludendo l’esiziale condizionamento PDL- Lega, consentirebbe una gestione della nazione moralmente pulita. Come antecedentemente previsto ed affermato , una vasta fetta dell’elettorato italiano, possibilmente appartenente alla grassa borghesia di media e grande imprenditoria, insensibile alla sofferenza sociale di oltre dieci milioni di casi di povertà causata dalla trascorsa ventennale “malgestione” berlusconiana, per la loro superficialità, faciloneria e incapacità di consapevole percezione storica della delicata posizione italiana nel contesto europeo, ha reso possibile il trionfale “comeback” del biscione. Il cavaliere intenzionalmente, col suo becero populismo alimenta una viscerale avversione antieuropeista e contro l’euro e con tale demagogia rende l’Italia perennemente ingovernabile, fenomeno che potrebbe imporre la necessità di un governo balneare col compito di traghettare il paese a nuove elezioni in autunno 2013 e nel frattempo la nazione precipiterebbe nel baratro economico e politico. È una sofferenza vedere la reiterazione dell’ icona di plastica mummificata negli schermi televisivi, una funesta apparizione la quale, conformemente ad un folkloristicamente colorito detto di espressione siciliana “fa livari u latti e picciriddi” ( viscido da far vomitare il latte che i neonati hanno attinto dal seno materno), costituisce un’offesa morale per la storia italiana nei suoi gloriosi apici del Risorgimento ottocentesco e della resistenza antifascista nell’immediato periodo postbellico in cui valorosi uomini hanno immolato eroicamente la loro esistenza terrestre per il trionfo di un sano patriottismo morale e per i nobili valori di sublimi ideali di libertà, giustizia sociale e democrazia. In tal senso sarebbe opportuno evocare ancora una volta la famosa terzina della divina commedia di Dante purgatorio canto VI versetti 76-78 in cui il poeta esprime la sua dolorosa amarezza patriottica per la situazione caotica dell’Italia nella seconda metà del XIII secolo: Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma gran bordello. In questi versetti Dante considera il papa Bonifacio VIII pienamente responsabile per il caos politico italiano di allora che, a distanza di otto secoli nel 2013. presenta evidente analogia con l’Italia contemporanea per “virtù” dell’esimio cavaliere.


SOTTO LA LENTE

A quanto pare sì, a giudicare da come tanti italiani hanno preso sul piano personale i risultati delle elezioni. Il PdL è sempre lì a contendersi il primato con il PD e nonostante i grandi risultati del movimento di Grillo, a molti sembra di essere sempre alle solite. Leggiamo insieme cosa scrive il mondo del poker su Facebook: Vito Planeta: “Una mia considerazione criticabilissima ... Siamo tutti a lamentarci per il risultato elettorale (me too). La colpa è di Bersani, la colpa è di Monti, la colpa è del conflitto di interessi. Ah se ci fosse stato Renzi, ah che bandito Berlusconi che promette assegni a casa ai pensionati al minimo e via dicendo. Io invece faccio un mea culpa per non essere riuscito a convincere (almeno credo) nemmeno uno dei miei conoscenti a esercitare meglio (meglio dal mio punto di vista) il suo diritto di voto. Dedicando poco tempo a tale scopo e, soprattutto, con il sistema assolutamente sterile della polemica. La prossima volta giuro che farò di meglio. meaculpameaculpameamaximaculpa GiulioAstarita: “Chiunque tra i miei contatti abbia votato Berlusconi abbia le PALLE di scriverlo qui. Statisticamente dovreste essere 300 circa. Di fatto spero che tra i miei contatti quelli che si fanno pagare per votare o che sono talmente cretini da farsi fottere da promesse da 2 euro sono molti di meno. Ma voglio conoscerne UNO. Cristo che incazzatura.” Pasquale Pellicanò: “Chi ha votato Berlusconi sa quanto debito pubblico ha creato questo soggetto? Tu che l'hai votato hai idea che lui da solo ha creato il 50% del debito pubblico italiano in tutta la storia della Repubblica Italiana? Abbiamo 2000 miliardi di euro di debito e quasi 1000 miliardi li ha creati il suo governo! Quindi gli effetti di tale disastro da lui causato, qualcuno non lo nota perchè ha aumentato le pensioni e aiutato qualche impresa ... ma ha danneggiato tutti, tutti voi, soprattutto quelli che pensano che Berlusconi faccia bene!!! E quando ci saranno i fatti? Quando si dimostrerà che ci ha portato alla rovina? Quando i Paesi creditori si annoieranno della situazione e vorranno i soldi ... e il momento è arrivato, gli altri paesi della Unione Europea aspettano che lo stato italiano paghi il debito e non sopporta piu tale situazione,situazione in cui ci ha portato Silvio Berlusconi contribuendo al 50% (solo lui il 50% !!! ) del debito di tutta la storia della Repubblica...ha fatto piu danni lui in 15 anni che tutti gli altri messi assieme! Il Paese rischia di andare in default per colpa di Berlusconi ,sapete cosa significa? Perdita di tutti i risparmi, salari che nn vengono pagati, povertà come in Albania,

Argentina! Gli anziani purtroppo si fanno plagiare da qualche promessa e purtroppo non è colpa loro ma dell'età, i mafiosi e i prepotenti lo votano perchè sono della stessa pasta, poi purtroppo ci sono molti ignoranti o gente che vive guardando Beautiful e Uomini e donne e non capiscono una mazza ... ma oltre queste categorie vorrei sapere chi cazzo lo ha votato! Arrivati a questo punto spero che si rivoti e qualcuno si metta le mani sulla coscienza oppure che Grillo e Bersani diminuiscano le loro divergenze, e trovino un punto d incontro e tengano fuori i programmi omicida del perfido e squallido imprenditore milanese!” Massimiliano Martinez: “Leggo e sorrido. Sorrido perchè come al solito, come da sempre, ci sono cose molto divertenti. Anzichè ammettere che questa è la stata più grande sconfitta immaginabile degli ultimi 20 anni di politica, anzichè fare autocritica e dire che evidentemente hanno un leader non carismatico, anzichè pensare che hanno idee non comprese e che la loro campagna elettorale è stata solo "ad personam" (questa volta contro 2, ma ormai l'unica cosa che sanno dire è "silvio criminale"), li vedi in giro che si lamentano e fanno ancora i benpensanti. Una vita non da propositori, ma solo da antagonisti, che campano di rendita per l'odio verso una persona, solo che questo non basta se comunque sia sei e rimani ridicolo. Un'occasione l'avevano avuta con Renzi, ma tant'è... Sono riusciti comunque a non farcela quando chiunque, anche topo gigio ce l'avrebbe fatta con queste premesse dopo l'ultimo governo di berlusconi e il successivo governo tecnico. Sono ridicoli perchè li senti sbraitare che fanno proclami su facebook "chi ha votato cdx lo dica e lo cancello dagli amici". Bene ora visto che siete dei "Poveracci", in quanto poveri d'animo e di valori perchè una persona non giudica un amico esclusivamente dalle idee politiche, cancellatemi tutti... Non mi sembra che nessuno di cdx vada in giro a scrivere, siete dei coglioni per aver votato un'altra cosa o cancellatemi.... ma alla fine non mi meraviglio... alla fine l'onore, la fedeltà, l'audacia, il rispetto dell'amicizia non sono mai stati valori che vi appartengono. Sara Viozzi: "Ma da quando l'amicizia va di pari passo con la politica? Con un amico posso discutere, io avere le mie idee e lui le sue...ma nn gli chiederei mai di togliersi dalle mie amicizie, perchè nn ha votato il mio stesso partito! Ritengo giusto che su Facebook ognuno manifesti la propria idea e come tale DEVE essere rispettata, ma credo che si stia passando ogni limite. Questa è la dimostrazione che l'amicizia è SOLO UNA BELLA PAROLA! Ora nn mi resta che dire VERGOGNA!" Emiliano Bono: "Complimenti al Movimeno 5 Stelle e ai suoi elettori. Però ora tanti cittadini specie Over 70 vorrebbero che il M5S andasse in Tv per illustrare che tipo di politica faranno per l'Italia! Non penso siano costretti a comprarsi il Pc che spesso nemmmeno sanno usare! Ma anche io come cittadino vorrrei sentirli in Tv in maniera più costruttiva diciamo e capire che intenzioni hanno!” 35 23


ELEZIONI 2013 di Aldo Giannulli

Ha sbagliato nel non capire gli umori del paese che erano esasperati contro l’austerità montiana che ha continuato a sostenere salvo imprecisati e vaghissimi impegni su equità e sviluppo (che è un po’ come dire che se non pioverà ci sarà il sole, che la vita è bella, che di mamma ce n’è una sola …). Ha sbagliato a non prendere sul serio Grillo che gli ha portato via una bella fetta di voti, precipitandolo ad un passo dal risultato di Berlusconi. Ha sbagliato a non saper gestire lo scandalo Mps, che è stato la vera svolta della campagna elettorale, perché non è riuscito a convincere nessuno della sua estraneità alla vicenda (e, per bene che vada, ci hanno fatto la parte degli imbecilli che non sanno vigilare su uno dei nodi più delicati della loro galassia). Ma gli errori non sono stati solo quelli in campagna elettorale, anzi questi sono stati solo il riflesso di altri precedenti che vale la pena di rileggere a ritroso. Fondamentale è stato l’errore di non andare subito al voto. Si può anche accettare l’idea che, sotto l’impazzare dello spread, non si potesse andare immediatamente ad elezioni ed occorresse prima domare l’incendio. Dunque, va bene far nascere il governo Monti. Ma era poi necessario farlo durare 15 mesi? Approvarne tutte le norme più antipopolari? Sdraiarsi a fare la guardia pretoriana dell’austerità, mentre il Pdl iniziava a smarcarsi? Se si fosse votato a giugno del 2012, dopo la vittoria delle amministrative dell’anno prima, quando era fresco il ricordo dei disastri berlusconiani ed il Pdl era in piena buriana, quando l’onda grillina stava iniziando ma non era ancora montata pienamente, con le vittorie in Sicilia ed a Parma, il Pd ed i suoi alleati avrebbero avuto ben altre possibilità di vittoria. Ma questo è la solita mancanza di tempismo del Pd che perde sempre troppo tempo prima di andare al sodo. Altro errore micidiale: aver impedito la riforma elettorale, immaginando che il porcellum tornasse a proprio vantaggio e dimenticando che, in un sistema non più bipolare, il Senato diventa una trappola mortale per chiunque. 24


SOTTO LA LENTE Il Pd non è stato capace di chiudere la sciagurata stagione del maggioritario, che già aveva prodotto infiniti danni a cominciare dal fenomeno Berlusconi, ma che ormai non aveva più senso proporre in una competizione che già si annunciava non a due ma a quattro. Fra l’altro questo ha regalato a Berlusconi la nuova alleanza con la Lega che, ci fosse stato un sistema para/proporzionale, sarebbe andata da sola. E per di più, si è messo seriamente a rischio boomerang: Berlusconi non ha presoil premio di maggioranza solo per lo 0,4% (avete capito? 0,4%, ricordatelo sempre). Come dire un soffio: se un po’ di elettori in più di Monti e Giannino avessero scelto la destra o uno 0,4% di elettori del centro sinistra avessero scelto Grillo, oggi Berlusconi avrebbe 340 seggi alla Camera e sarebbe in grado di mettere il cappello sulla sedia del Quirinale. Ci ricorderemo sempre della superba prova di stupidità diAnna Finocchiaro. Altro errore: il Pd ha una immagine sbagliata del paese, guarda solo al lavoro dipendente (e possibilmente al solopubblico impiego) ma non sa dire nulla all’area del precariato (dunque ai giovani) e non capisce la portata politica della questione fiscale, per cui non capisce l’area del lavoro autonomo e si condanna a perdere eternamente al Nord. C’è poi una tattica costante e costantemente sbagliata che condanna il Pd alla subalternità perenne ai suoi avversari: puntare tutte le sue carte sul ritornello “Vota per me perché l’altro è peggio”. Questo argomento può funzionare una o due volte, ma a lungo andare (e sono almeno 19 anni che il Pd lo usa) diventa inefficace, anzi dannoso, perché promuove l’altro ad attore principale della scena e sé stessi ad attore di spalla e scelta di ripiego. Tale errore diventa poi irreparabile se l’arma centrale di attacco diventa lo scandalismo, che è un attrattore efficace per una lista di protesta, ma non per un partito di governo, soprattutto quando il partito di governo non è proprio immacolato (e la sconfitta in Lombardia insegni). Se hai Penati nelle tue fila, non funziona molto agitare gli scandali di Formigoni, mentre il tutto diventa un regalo a Grillo. Peggio che mai se si passano 4 anni a parlare delle escort e di quanto è dissoluto il capo tribù avversario. Certo anche le questioni di costume hanno la loro importanza ed un Presidente del Consiglio non può avere di quelle abitudini, perché è una questione di sicurezza dello Stato. Va bene, ma non si può fare di questo l’argomento principale (ed anzi esclusivo) di opposizione, passando in ultima fila la critica agli orientamenti di politica sociale ed economica. Ma sia l’errore in materia elettorale che quello sulla persistenza di Monti, l’incapacità di capire la realtà sociale del paese, questo moralismo da due soldi ecc. sono a loro volta figli di una concezione stravecchia della politica, affidata ad un apparato jurassico, che seleziona dirigenti di assoluta mediocrità, che sanno solo gestire pastette congressuali e nomine negli enti pubblici, tatticuzze e piccoli

intrighi di palazzo. Gente che passa da un salotto televisivo ad un salotto finanziario, da una cena con il direttore del tale quotidiano a un evento mondano dalla contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare e che si forma così la sua visione del mondo. Ma che non legge un libro da secoli, che non ha mai sfogliato una rivista specializzata, che non saprebbe gestire un’assemblea di fabbrica o in una università che non sarebbe in grado di affrontare un dibattito di base realmente libero, che non prende un tram dalla prima comunione, a cui non capita mai di scambiare due parole con un pensionato o una casalinga. Cosa volete che produca un apparato di piccoli politicanti del genere? Soprattutto, questa serie di scelte disastrose vengono dall’incapacità (cui sono condannati dalla loro ignoranza) di immaginare qualcosa di diverso dall’esistente. Le scelte pro Monti - ed il conseguente disastroso programma elettorale - partono da un assunto: l’Euro, la Ue, i mercati finanziari ecc sono questo e sono una realtà immutabile, le scelte vanno fatte senza mettere in discussione questo quadro. E in questo quadro le uniche scelte compatibili sono quelle di Monti. Ai dirigenti del Pd non passa lontanamente per la testa che occorra iniziare a pensare ad una rinegoziazione di tutti i patti in questione. Filippo Penati

Anche l’ostinazione nel difendere il maggioritario quando il bipolarismo è finito, è figlio di questa solenne inattitudine a rivedere le proprie posizioni ed a studiare qualcosa ogni tanto. Sin qui gli errori del gruppo dirigente del Pd che, però, non è il colpevole maggiore, bisogna dirlo. Il peggior colpevole è la base di quel partito, che elegge, mantiene, difende una simile mandria di incapaci, nella incrollabile fede della vittoria finale. Ma, cari compagni, vi è mai passato per la testa di chiedere conto ai vostri dirigenti dei risultati della loro azione politica? Questa tendenza a fare muro intorno al gruppo dirigente aveva un senso negli anni della guerra fredda, quando si poteva temere che in una crisi della dirigenza potesse inserirsi l’avversario, che questo potesse spianare la strada persino ad un colpo di Stato che approfittava della momentanea frammentazione del partito. Ma vi hanno detto che la guerra fredda è finita? Sveglia! 35 25


ELEZIONI 2013 di Dino Nardi

Adesso non ci resta che stare a vedere, nei prossimi giorni, cosa escogiterà la fantasia italica (sempre molto prolifica) per far si che si riesca comunque a costituire una maggioranza parlamentare anche al Senato ed un governo che evitino al Paese di ritornare sull’orlo del burrone come nell’autunno 2011 o, addirittura, di finirci dentro. Si riesca, cioè, a costituire un governo per fare qualche riforma essenziale per l’Italia, tra cui quella elettorale, prima di tornare nuovamente alle urne. Speriamo, toccando ferro, che non prevalga la linea dei fautori del “tanto peggio tanto meglio” che purtroppo sembra stia prendendo sempre più campo nel Paese. Tuttavia nella Circoscrizione Estero il PD, ancora una volta, ha vinto le elezioni riuscendo ad eleggere ben 9 parlamentari (nel 2008 erano 8) su 18, raddoppiando da due a quattro il numero dei senatori, un risultato importante vista la precaria situazione numerica che si è creata nel Senato. Il PD in Europa: boom di Laura Garavini, flop di Narducci e ... Farina come Berlusconi! Vediamo, invece, cosa è accaduto nella Circoscrizione Estero e, più precisamente, nel Collegio Europa che è quello che interessa maggiormente gli emigrati italiani “europei”. In questo collegio dove si eleggevano cinque deputati e due senatori, sono stati eletti alla Camera due 26

del PD , uno per la Lista Monti, uno per il PdL ed uno per il M5S, mentre al Senato uno per il PD e l’altro per la Lista Monti. Da questo risultato emerge, innanzi tutto, il grande successo personale di Laura Garavini che ha ottenuto ben 37'813 voti di preferenza (nel 2008 erano 25'070) su 154'871 voti di lista ricevuti dal PD. Sorprende, invece, la bocciatura da parte dell’elettorato dell’onorevole Franco Narducci che, dopo essere stato il primo degli eletti nel 2006, nell’allora lista de L’UNIONE, con 28'839 voti di preferenza ed essere stato riconfermato nel 2008 con 21'496 voti, questa volta è risultato solo il primo dei non eletti con 15'919 voti. Una bocciatura, quella di Narducci, dovuta certamente alla nuova suddivisione dei dodici seggi per la Camera dei Deputati appannaggio delle quattro Ripartizioni geografiche della Circoscrizione Estero che, a seguito dell’ultimo censimento del 2011, ha portato alla perdita di un seggio (da sei a cinque) nel Collegio Europa a vantaggio di quello dell’America Meridionale (da tre a quattro) e le cui conseguenze le ha pagate il PD che in questa occasione ha perduto il terzo seggio. Ma il risultato negativo dell’onorevole Narducci è dovuto evidentemente anche a qualche errore che egli ha commesso nel corso della legislatura ed in campagna elettorale. Da parte sua, Gianni Farina, deputato uscente, con 22'079 voti di preferenza, rientra invece di nuovo in parlamento. Un successo, quello di Gianni Farina, che ancora una volta ha sorpreso molti degli addetti ai lavori. Infatti, anche in queste elezioni (come, peraltro, già nel 2008), veniva dato sicuro perdente nella contesa elettorale ed invece è riuscito a superare, e con largo margine, il collega di partito Franco Narducci. Si potrebbe affermare che la carriera politica di Farina sia, in una qualche maniera, simile a quella di Silvio Berlusconi: più vengono dati per finiti politicamente e più hanno successo, alla faccia anche dei tanti pseudo sondaggisti nostrani! Sempre alla Camera dei Deputati è stato riconfermato Guglielmo Picchi (PdL) e sono, poi, stati eletti Mario Caruso (Lista Monti) ed Alessio Tacconi (M5S). Mentre al Senato è stato riconfermato Claudio Micheloni con 28'410 preferenze, pur avendo perso molti consensi rispetto al 2008 (36'445) ed ancor più in confronto al 2006 (47'891) ed entra, per la Lista Monti, Aldo Di Biagio già deputato per il PdL nella precedente legislatura. A tutti gli eletti, per il momento, ci limitiamo a formulare i nostri complimenti per l’elezione in Parlamento ed i migliori auguri di buon lavoro e che possano aver miglior successo, di quanto avvenuto nella passata legislatura, nel difendere i diritti e gli interessi delle comunità italiane all’estero.

nardi.svizzera@bluewin.ch


SOTTO LA LENTE Via dell’Umiltà analizzi attentamente risultati del voto all'estero Dopo avere affrontato una campagna elettorale non facile, ma intensa e ricca di contatti umani, desidero ringraziare tutti i miei collaboratori e tutti coloro che hanno creduto nella mia proposta politica: non ce l'ho fatta ad entrare in Parlamento, ma sono grato a chi mi ha sostenuto con convinzione. Rivolgo un augurio di buon lavoro all'on. Guglielmo Picchi, unico deputato del PdL eletto all'estero, anche nell'interesse degli italiani residenti oltre confine. Cosi Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà e candidato PdL nella ripartizione estera Europa, commenta i risultati della Circoscrizione Estero. In particolare ringrazio per il loro sostegno Stefania Gallo e Francesco Schiariti, due preziosi collaboratori che mi hanno seguito giorno dopo giorno nel mio tour elettorale in Europa, per due mesi. Non possiamo non lanciare un allarme: il PdL all'estero è stato sconfitto. Rispetto al 2008, perde 200mila voti e 6 parlamentari. Via dell'Umiltà dovrà analizzare attentamente i risultati del voto estero. Il coordinamento del PdL nel Mondo, presieduto prima dal senatore Caselli e poi dallo stesso Picchi, non ha funzionato. Era del resto prevedibile: Caselli non si è mai occupato degli italiani all'estero, ma allo stesso tempo dobbiamo dire che il partito non ha mai dato la giusta attenzione ai connazionali residenti oltre confine. Ora - conclude Romagnoli - ne paga le conseguenze. Fra le comunità italiane all’estero, il PdL dovrà lavorare molto se vorrà tornare ai consensi di un tempo. Massimo Romagnoli

Ringraziamenti di Laura Garavini Care elettrici ed elettori in Europa, grazie di cuore di avermi votato e di avermi fatta votare. Un grazie sincero e caloroso a tutte/i coloro che mi hanno sostenuto in questa difficile campagna elettorale. Un grazie grande alle tante persone che a titolo meramente gratuito, solo perché convinte della mia persona, del lavoro portato avanti e degli ideali per i quali mi sono fin qui battuta, si sono spesi, inducendo colleghi, conoscenti e parenti a votarmi. Spesso si è trattato di amici di lungo corso, di compagni di battaglie comuni per gli italiani all'estero, o di ex colleghi, impegnati nell'associazionismo. Altre volte, invece, si è trattato di persone incontrate casualmente strada facendo, anche loro persone preziose con le quali si è instaurata la sintonia di chi crede negli stessi valori e negli stessi obiettivi. È stato un vero piacere essere ospite delle numerose iniziative organizzate in otto paesi diversi (55 in sole sei settimane). Sono molto grata anche a tutti quelli che hanno diffuso appelli in mio favore, o che hanno fatto volantinaggio o mandato in giro lettere o mail, invitando ad appoggiarmi. Grande riconoscimento anche a chi mi ha accompagnato sui social network: facebook è diventato un vero diario di bordo, con cui tenervi aggiornata sul mio lavoro, ma anche su cui potere fare confluire le idee e il calore umano che sempre hanno contraddistinto tutti gli incontri e l'intera campagna elettorale. Non solo utile, ma anche umanamente molto bello, perché ci aiuta ad abbattere le distanze e a restare vicini. A tutte/i un abbraccio, caloroso e grato. Il risultato cosī importante da me ottenuto, con 37.813 preferenze, è la vittoria di tutti noi, merito dell'entusiasmo e della convinzione dei tanti che mi hanno sostenuto. Laura Garavini 35 27


CULTURA di Tino d’Amore

Quella di Luigi Negrelli è una storia che inizia a Fiera di Primiero, paesino italiano che nel 1799 apparteneva all'impero austroungarico. Luigi vi nacque il 23 gennaio di quell'anno di fine secolo, da padre genovese e madre tedesca, e nel paesino vi condusse la prima parte della sua vita, costellata dal dissesto finanziario familiare causato dalle guerre napoleoniche. Aiutato economicamente dall'imperatore Francesco I, il promettente studente potè continuare i suoi studi a Feltre e a Padova, entrando all'età di venti anni nella direzione dei lavori pubblici della regione del Trentino. Al giovane ingegnere vennero affidati il rilievo della carta idrografica del fiume Inn e i lavori idraulici nella Val Pusteria e del fiume Adige. Nominato assistente dell'ufficio tecnico del distretto di Bregenz, nel 1827 Luigi Negrelli, 28

entrò nel vivo della sua carriera progettuale: a lui vennero affidati i lavori della correzione del corso del Reno e nel difficile compito egli dimostrò anche grandissime doti diplomatiche. Chiamato a lavorare a San Gallo, in Svizzera, l'italiano si trasferì nella Confederazione elvetica dove in breve tempo realizzò importantissime opere. Quale ingegnere capo dell'Unione commerciale di Zurigo, progettò e realizzò i ponti sul Munster e sul fiume Limmat, il ponte Nydeck sul fiume Aar (a Berna), un tunnel per il fiume Seyon a Ginevra. Negli stessi anni l'ingegnere studiò a fondo la nascente motorizzazione ferroviaria elaborando teorie secondo le quali le locomotive potessero superare dislivelli elevati, contribuendo in modo concreto alla creazione dell'attuale rete ferroviaria svizzera.


PERSONAGGI In questa battaglia “tecnica” egli si scontò apertamente con le teorie dell'ingegner Stephenson, iniziando una disputa tecnica che si sarebbe evidenziata in diverse occasioni importanti. Il ponte Nydeck sull’Aar

Il successo del lavoro svizzero gli regalò la nomina a cavaliere dell'impero e un' altra importante commessa progettuale nel vasto territorio austroungarico (suo il progetto di canale tra il fiume Moldava ed Elba nonché il ponte costruito sulla confluenza dei due fiumi). Intanto, in Egitto, stavano tornando in auge le numerose proposte di una linea acquatica diretta tra il Mediterraneo e il Mar Rosso, con relative facilitazioni del commercio con l'estremo Oriente. Venuta meno già negli anni di Napoleone, l'idea di tagliare l'istmo di Suez ritornò in quegli anni di grande attualità coinvolgendo nella disputa tecnica varie cordate internazionali e numerosi governi. Erano quelli gli anni della nascita del socialismo utopico di Saint-Simon e proprio a questa filosofia si ispirò Prospero Enfantin nel 1845 presentando alle Camere di Commercio di Francia, Austria, Italia, Inghilterra e Germania una lunga memoria sulle iniziative pregresse del canale di Suez e l'idea di fondare una società di studi specifica per studiare finalmente la soluzione del difficile problema tecnico. Costituita la “Società d'Etudes du Canal de Suez”, nel 1846, Luigi Negrelli entrò nel faraonico progetto attraverso il gruppo italo/tedesco/austriaco (costituitosi il 2 gennaio 1847 e formato anche dalla Camera di Commercio di Venezia, di Trieste, il Comune di Trieste e i Lloyd di Trieste), e in concorrenza con i gruppi inglese capitanato da Stephenson, e francese guidato dall'ing. Paulin Talabot. Polemiche, rallentamenti, dispute infinite costellarono il travagliato studio del terreno per la progettazione del canale.

Artefici maggiori del caos furono gli inglesi, che nel canale vedevano la perdita dei loro privilegi nell'Oceano Indiano e che si batterono per la creazione di una soluzione ferroviaria, onde evitare il collegamento diretto tra il Mediterraneo e il Mar Rosso. Nonostante tutto però gli studi avanzarono con l'esplorazione della costa mediterranea dell'Istmo da parte del gruppo di Negrelli e con la dimostrazione definitiva dello stesso livello tra i due mari presentata dai francesi. Gli inglesi, chiamati ad eseguire l'ispezione della costa del Mar Rosso tergiversarono invece di proposito bloccando l'inizio dei lavori. Il 1848 fece il resto, determinando ancora una volta uno stop sul grandioso progetto. Nel 1849 morì anche Mohammed Alì, vicerè egiziano propenso al canale. Gli succedette Abbas, uomo molto vicino agli inglesi e alle loro esigenze economiche, che optò per la soluzione ferroviaria. Stephenson riuscì quindi a vincere la prima battaglia di quella guerra progettuale aggiudicandosi la costruzione della ferrovia Alessandria-Cairo. Ma nel 1854 cambiarono di nuovo i venti.AdAbbas succedette infatti Said, politico colto e generoso, ben disposto verso la civiltà europea e poco incline agli umori inglesi. Il nuovo vicerè chiamò in Egitto l'ingegner Ferdinand de Lesseps, già console francese nonché amico di Enfantin e dei principali membri della Società di Studi, e gli chiese di fare da intermediario per la ripresa degli studi sul canale. Ottenuto la fiducia anche della Società di Studi, Lesseps si impossessò dei progetti già redatti dai vari gruppi anni prima e in qualità di incaricato (senza nessuna carta firmata) della Società ottenne la concessione a nome personale. Alberto Rieger Il Canale di Suez 1864

Arrivato all'importante incarico, il francese iniziò la sua personale scalata verso la gloria, diradando volutamente i rapporti con il gruppo affidatario ed evitando qualsiasi accomodamento da parte dello stesso Negrelli. Usando proprio il progetto dell'italiano, de Lesseps fece eseguire un progetto definitivo da un gruppo di ingegneri al servizio del Governo egiziano (Linant e Mougel) e lo presentò 29


CULTURA

al vicerè Said Pascià. Il governatore egiziano chiese che fosse riunita una Commissione Internazionale per esaminare il progetto e scegliere tra le tre soluzioni di tracciati. Di questa commissione fecero parte anche Negrelli e l'ing. Paleocapa, ministro dei Lavori Pubblici del Piemonte. E Negrelli entrò a far parte anche della sottocommissione incaricata di esaminare i progetti sul terreno per verificarne l'esecutività. L'italiano ritornò quindi ancora una volta in Egitto e del suo viaggio lasciò un diario contenente anche disegni di grande interesse (attualmente conservato al Museo Tecnico di Vienna). Il 2 gennaio del 1856 la Commissione presentò al Vicerè le sue conclusioni, favorevoli alla costruzione della grandiosa opera d'ingegneria idraulica. Il 23 giugno dello stesso anno la commissione si riunì di nuovo per esaminare le questioni relative ai tracciati, scegliendo tra i tre, quello proposto da Luigi Negrelli (un canale privo di chiuse e il più possibile in linea con la natura del terreno) già nel lontano 1847. La decisione definitiva provocò furiose reazioni da parte del governo inglese, sempre contrario alla realizzaizone della linea d'acqua tra i due mari: i sudditi di Sua Maestà Britannica occuparono l'isola di Perim, mentre a Londra Lord Palmerston attaccò con violenza le scelte tecniche, economiche e politiche inerenti il progetto di Suez. Anche Stephenson entrò ancora una volta nella polemica contro Negrelli, trascinando l'italiano in una strenua difesa delle sue scelte progettuali. Confutate tutte le obiezioni con scritti su giornali e riviste, nonchè con numerose conferenze, Negrelli ebbe finalmente la soddisfazione di ottenere l'incarico della Direzione Generale di tutti i lavori del Canale. Già nominato membro del Consiglio di Amministrazione per tutto il periodo dei lavori e per cinque anni dopo l'apertura del Canale 30

(insieme al fido Paleocapa), l'ingegnere italiano nel 1858 organizzò il suo nuovo viaggio in Egitto per formare la società di esecuzione del progetto ma non fece in tempo a partire. La sua salute, già minata, peggiorò ulteriormente costringendolo ad abbandonare il viaggio.

Rimasto a Vienna, egli ebbe soltanto la forza di comporre uno scritto, conservato oggi nella capitale austriaca, destinato a divenire il testamento scientifico della sua geniale progettazione a Suez. Lo scritto apparve sulla Oesterreichische Zeitung il 26 settembre del 1858: Luigi Negrello, vero autore del progetto definitivo del Canale di Suez in quegli stessi giorni stava morendo a Vienna mentre in Egitto Ferdinand de Lesseps raccoglieva tutti gli onori della scienza entrando abusivamente nella Storia.


ECOTURISMO di Generoso D’Agnese

Pozzuoli di notte

Destinazione Napoli, per chi ha voglia di scoprire questo angolo d’Italia legato ancora strettamente al filo conduttore del passato e posizionato a nord ovest rispetto alla grande area metropolitana partenopea. Alla scoperta innanzi tutto del significato di Campi Flegrei. La parola “flegrei” deriva infatti dal greco “flègo” e si traduce con “bruciare”. E mai significato fu più calzante. Perché questa è una terra che ancora oggi cova il fuoco sotto i piedi. Vulcani, solfatare, acque termali, bradisismi: ce n’è abbastanza per inserire questa area sotto la lente d’ingran-dimento costante dell’Osservatorio Vesuviano. E per farne un Parco Regionale dalle straordinarie peculiarità. Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto Flegreo, Ischia, Procida, Vivara e i quartieri napoletani di Soccavo, Fuorigrotta, Posilippo, Pianura, Pisani e Agnano: sono questi i nomi degli agglomerati urbani che attualmente vivono in questa particolare area campana che nel solo biennio 1982/84 contò 10mila terremoti , che nell’arco di 14 anni (dal 1970 al 1984) ha visto prima innalzare e poi discendere il proprio suolo per effetto del bradisismo e che vede disseminati almeno 24 crateri vulcani sulla terra

ferma o sprofondati nel golfo di Pozzuoli. Camminare tra le strade dei Campi Flegrei equivale a calpestare una terra possente in continua ebollizione, capace però di regalare nella sua nervosa evoluzione geomorfica straordinarie emozioni sensoriali. Acque termali, solfatare, laghi di origine vulcanica, depositi di tufo caratterizzano un percorso di grande fascino geologico e punteggiato da zone di grande valore biologico come Capo Miseno, il Cratere degli Astroni e il Parco sommerso di Baia. Quella che potrebbe essere definita la terra dell’equilibrio dinamico ha da sempre legato il suo destino alla Natura, spesso amica ma qualche volta matrigna. Da secoli l’armonia instabile dei Campi Flegrei ha attratto popoli affascinati dalla straordinaria vitalità delle terre da coltivare e uominialla ricerca di risposte religiose, scrittori e scienziati rendendo di fatto questi luoghi uno dei pilastri culturali della storia della civiltà umana. Non è un caso se alcuni passi dell’Odissea, diverse pagine dell’Eneide a alcune poesie delle Georgiche pescavano nel ricchissimo humus storico dell’area flegrea. O se i romani identificarono in Cuma il luogo per conoscere il proprio futuro attraverso le parole della Sibilla. 31


CULTURA Grotta dell Sibilla

Sono decine le opzioni che il viaggiatore potrà scegliere in questo viaggio a ritroso nel tempo. Se vorrà puntare sul beneficio delle acque termali, punterà sulle Terme di Agnano, sulle Terme Puteolane o sulle numerose sorgenti presenti sull’isola di Ischia. A Lucrino le Stufe di Nerone offrono relax e terapie attraverso impianti che corrispondono a quelli di epoca romana, mentre il Lido Nerone permette di immergersi nelle acque bollenti in vasche situate sulla spiaggia. Ischia

Protetto dalla fine degli anni ’50 il paesaggio dei Campi Flegrei è stato oggetto di vari interventi di tutela, dopo la disordinata e tumultuosa crescita urbana che in parte ha nascosto gli straordinari tesori naturali, storici ed architettonici racchiusi in un perimetro di 50 chilometri.

La Solfatara

Da gustare davvero passo dopo passo, camminando tra reminiscenze di miti e manifestazioni naturali capaci di evocare in pieno lo stupore vissuto dai nostri avi. 32

Pozzuoli regala ai visitatori il fascino di antiche vestigia romane: Tempio di Serapide, Tempio di Augusto, necropoli monumentali, l’Anfiteatro Flavio (terzo d’Italia per grandezza) meritano un’attenta visita prima di puntare verso l’oasi WWF sul Monte Nuovo, in riva al lago Lucrino, passando attraverso la Solfatara, un cratere ancora attivo che emana vapori sulfurei a 140°C (il luogo è stato scelto anche per il film dei Pink Floyd, “Live in Pompeii”). Altra tappa significativa di questa full immersion nella terra che brucia è rappresentata dai ruderi del Tempio di Apollo sulle rive del Lago d’Averno, quest’ultimo considerato in epoca greca e romana l’accesso all’Oltretomba e usato per breve periodo come porto militare dell’antica Roma (Portus Julius).


ECOTURISMO Baia (nel comune di Bacoli) accoglie i visitatori con i suoi impianti termali risalenti all’epoca imperiale romana e con il Parco sommerso. Sprofondato a causa del bradisismo, il territorio è punteggiato da numerose presenze archeologiche sommerse.

Tracce settecentesche sono quelle lasciate dalla Casina Vanvitelliana posta su un isolotto nel Lago Fusaro. La magione fu costruita da re Ferdinando IV di Borbone come ricovero durante le battute di caccia. Proseguendo verso Settentrione si arriva a Cuma, la più antica colonia greca della Magna Grecia e sede dell’antro della Sibilla cumana. I resti della città romana permettono di riconoscere l’area del Foro, la Crypta Romana, i templi di Apollo e di Zeus e l’Arco Felice, un arco di fattura monumentale costruito sulla via Domiziana.

Parco sommerso di Baia

Diversi di tali reperti sono visitabili all’interno del “Museo Archeologico dei Campi Flegrei”, presso il Castello aragonese di Baia. Proseguendo in direzione nord e lungo la costa si arriva ai resti del villaggio Misenum, sorto intorno al porto che ospitava la flotta pretoria dell’imperatore. Tra i reperti recuperati merita attenzione il “Sacello degliAugustali”, in esposizione nel Museo archeologico.

33


CULTURA di Paola Zorzi

E pensare che c'è ancora chi pensa che “la gente” non è sensibile all'arte. In questo caso nulla di più lontano dalla realtà. Va detto però che anche qui ci troviamo di fronte ad un riconoscimento postumo. Gli impressionisti stessi, di cui Degas, prima di intraprendere un percorso più personale, era stato uno degli esponenti di punta non avevano certo ottenuto nell'immediato il giusto riconoscimento che meritavano. E anche se Degas verso la fine della sua carriera artistica ebbe la fortuna di intravedere il successo, certo non avrebbe potuto immaginarne la portata attuale. Ma, chiusa questa parentesi, va sottolineato il fatto che la mostra , attraverso le sue 80 opere, ha documentato puntualmente tutte le tappe del percorso artistico di Degas. Dagli esordi con reminiscenze neoclassiche, ai ritratti e ambienti della Parigi a lui contemporanea, ai famosi pastelli con le ballerine dell'Opera e le sculture realizzate con la tecnica della fusione in bronzo, per finire con le sperimentazioni fotografiche sul movimento. In ognuna di queste tecniche, è rintracciabile tra l'altro una particolare indipendenza; la capacità cioè di far emergere e comprendere attraverso la tecnica usata tratti originali e specifici della realtà. 34


ARTE A differenza degli impressionisti per Degas il dato visivo, la sua registrazione, che pure non può che essere soggetta ad un'implicita razionalizzazione viene portato alle estreme conseguenze e superato. Per questo artista la sensazione visiva non è un fenomeno di superficie (di cui comunque in un dato periodo storico si è stati in grado di impossessarsi e di vedere come non mai), ma il risultato di “una struttura del pensiero”. Lo stesso spazio non è dato una volta per tutte in quanto tale ma sembra piuttosto un'estensione in grado di accogliere tutte le potenzialità di un movimento generatore una specifica spazialità. Da questa, piuttosto che da una ormai obsoleta monumentalità - stilema ancora comune a molti artisti del suo tempo - deriverà la scultura moderna.

precedono o seguono l'esibizione. Come se proprio da questi potesse sfuggire qualcosa di veramente autentico. Non a caso molte delle suo opere hanno destato scandalo. Il suo realismo lo portava infatti a rappresentare un tipo di donna ben lontano dal modello idealizzato ancora in auge a quel tempo e ad intravedere la poesia anche in atti semplici legati alla quotidianità. Il tutto è parte di un universo in cui la lucida comprensione si sostituisce ad un più supino pietismo. Donne fuori da un caffè la sera, 1877

Ballerina di 14 anni (1921-1931)

Degas è anche disegnatore raffinato. Tra le opere sono esposti disegni e pastelli che evidenziano la sua maestria rintracciabile anche negli studi preparatori, veri e propri piccoli capolavori.

E se è con i pastelli che riesce a restituire una leggiadria e delicatezza inserite in una ben determinata composizione formale spesso caratterizzata da prospettive del tutto inconsuete, è con le sculture che incarna potenzialità formali e spaziali unite alla seria incisività di un quotidiano fino ad allora escluso dalla rappresentazione artistica.

A differenza degli impressionisti che quindi prediligevano la pittura en plein air, Degas privilegia gli ambienti urbani della Parigi popolare e moderna. Dalle sue opere emerge l'interesse per una società all'epoca già in rapida trasformazione. Dell'ambiente legato alla rappresentazione delle ballerine ciò che lo interessa, oltre a coglierne con indubbia delicatezza e sensibilità le movenze dei corpi, la vaporosità dei tessuti, la controversa eleganza degli ambienti ... è la danza come lavoro, attività e movimento colto anche questo nei suoi risvolti meno esibiti. Quasi sempre infatti non è lo spettacolo ad essere rappresentato ma i momenti morti, le pause, le prove che

Scene di guerra nel Medioevo, 1863-1865

Degas infatti pur essendo immerso nel suo ambiente con tutti i limiti che questo evidenziava, ha colto i segni premonitori di una modernità che ha saputo rendere attraverso il lucido e continuo confronto con la realtà e quotidianità che lo circondava, anche quando questa non era così gradevole come ci si sarebbe aspettati. Questo è forse uno tra i motivi per cui ancora oggi è così apprezzato. 35


CULTURA di Umberto Fantauzzo

Quo vadis Stato CittĂ del Vaticano

36


STORIA Nel corso della storia vaticana sei sono stati i pontefici che hanno preceduto Benedetto XVI nella rinuncia alla missione pontificia. Il primo papa a lasciare fu Clemente I, quarto pontefice della chiesa cattolica che, secondo Tertulliano, primo teologo in lingua latina, ricevette l’ordinazione sacerdotale direttamente da Pietro, venne eletto nel ‘92 dopo Cristo e costretto alle dimissione nel ‘97, essendo stato esiliato in Crimea dall’imperatore Traiano e dal medesimo condannato a morte facendolo gettare in mare con un’ancora legata al collo. Ponziano XVIII, secondo pontefice dimissionario, reggente dal luglio ‘230 al settembre ‘235, costretto a recedere perché deportato in Sardegna “ad metallis” cioè condannato ai lavori forzati durante le persecuzioni dell’imperatore romano Massimiliano il Trace.

Il terzo pontefice rinunciatario fu Silverio eletto nel giugno del ‘536, il quale, su iniziativa dell’imperatrice Teodora, nel contesto della disputa teologica sul monismo, venne esiliato in Oriente con l’imposizione di dimettersi per rendere possibile l’elezione del suo successore. Benedetto IX, quarto papa dimissionario, nel lasso di tempo dal 1032 al 1046 fu papa per ben tre volte, la prima volta all’età di 12 anni, costretto ad abdicare essendo stato scomunicato per corruzione simoniaca per aver venduto la carica papale al protettore di turno con pretesa di restituzione in un secondo tempo. Celestino V è stato il quinto papa a rassegnare le dimissioni alcuni mesi dopo essere stato eletto, aspramente criticato venne costretto alle dimissioni dal cardinale Benedetto Gaetani. Il medesimo porporato, successore del dimissionario, divenne papa col nome di Bonifacio VIII, il famigerato “diletto amico” del poeta Dante Alighieri, il quale relegò il suo viscerale avversario all’inferno, prima parte del suo poema la Divina Commedia, per una permanenza di perenne sofferenza nell’ottavo cerchio della terza bolgia, sede dei simoniaci. Dante lo riteneva responsabile della sua emigrazione da Firenze a Ravenna a seguito della sua missione di pace, inviato direttamente dalla Repubblica di Firenze, a Roma per essere ricevuto da Bonifacio VIII nella sua funzione di ambasciatore di pace, il papa lo costrinse a rimanere a Roma. Da quel momento il poeta fiorentino, essendo stato condannato all’esilio perpetuo, non potendo più ritornare nella sua diletta città natia nemmeno da morto, si rifugiò a Ravenna dove ancora oggi giacciono le sue spoglie

mortali in una cappella tombale presso la Basilica di S. Francesco della medesima città che generosamente nel seno della sua nobile “alma mater” lo accolse. L’ultimo Papa dimissionario fu Gregorio XII, regnante tra il 1406 al 1415, in un periodo di turbolenze per la Chiesa; costui immediatamente dopo la sua elezione avviò un negoziato con l’altro papa Benedetto XIII che regnava ad Avignone in Francia, per superare lo scisma d’Occidente; il concilio di Pisa li depose entrambi, Gregorio XII reagì con un altro concilio e resistette altri sette anni per poi abdicare nel 1415. Benedetto XVI, settimo papa tedesco e 265° titolare del trono dell’apostolo Pietro nella multifunzione di pontefice massimo della Chiesa universale, sovrano dello Stato Città del Vaticano e primate d’Italia (diritto di prerogative onorifiche in tutta la penisola), ascese al soglio pontificale il 19 aprile 2005 dopo il decesso del papa polacco Giovanni Paolo II con un breve pontificato di circa otto anni. 37


CULTURA di Armando Rotondi

Vittorio De Sica I suoi mille volti in mostra a Roma

Dicono gli organizzatori: “Uno e centomila”. Parafrasando così un emblema del Novecento italiano (e del Novecento tout court), quel Pirandello narratore senza pari delle molteplicità individuali, sembra svelare il segreto di un altro simbolo dell’arte novecentesca italiana e, anche questa volta, del mondo intero: Vittorio De Sica. Stanno tutte qui, nell’ispirazione di un titolo, le sue centomila vite, i suoi centomila personaggi: Tutti De Sica. Questo il nome di una mostra che si realizza grazie ai suoi tre figli, Emi, Manuel e Christian, e che apre, tra gli altri, il baule di un archivio prezioso e fino ad oggi mai svelato,

38

come quello personale di Giuditta Rissone e Emi De Sica, un fiume di ricordi dal quale, come una continua sorpresa, esce senza sosta quella moltitudine di personaggi con il volto di Vittorio De Sica, in un gioco a cavallo tra realtà e finzione”. Promossa dalla Fondazione Cineteca di Bologna e organizzata da Zètema Progetto Cultura, con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema e della Camera di Commercio di Roma, la mostra vuole dare una visione a 360° di Vittorio De Sica, uno sguardo in grado di abbracciarne l’intera figura, al di là dei luoghi comuni e delle semplificazioni.


CINEMA Tutti De Sica si configura come una mostra multimediale, che in un percorso tra manifesti (più di venti originali) e fotografie (oltre quattrocento pezzi unici, sul set e fuori dal set, o in famiglia) e immagini in movimento, oggetti di culto (dalla carrellata di costumi originali, strumento chiave per saltare da un personaggio all’altro, alla bicicletta più famosa del cinema, agli Oscar vinti), si muove anche tra documenti personali, che rendono possibile scoprire un De Sica non solo regista e attore di cinema, ma anche il De Sica cantante e uomo di spettacolo a tutto tondo, ma soprattutto permettono di indagare la sua dimensione privata. Si tratta di una mostra sicuramente di ampio respiro con le sue quattro sale, dodici sezioni: si va dal primo successo con Mario Mattoli e la sua impresa di spettacoli Za Bum che porta al varietà la rivista “Lucciole della città” (chiaro riferimento al Luci della città di Charlie Chaplin) alla popolarità raggiunta con le incisioni discografiche, prima fra tutte “Parlami d’amore, Mariù”; quindi il passaggio dagli anni Trenta, destreggiati tra teatro e cinema, memorabile “Il signor Max (1937)” agli anni Quaranta che lo vedono imporsi come regista e tra i padri del Neorealismo; nella terza sala il visitatore si muove nella grande stagione del Neorealismo con i quattro capolavori “Sciuscià” (1946), “Ladri di biciclette” (1948), “Miracolo a Milano” (1950), “Umberto D.” (1952) e il rapporto con la politica, e in particolare con la figura di Andreotti, in un’Italia che cambia a cavallo degli anni Cinquanta, ma anche il sodalizio con Cesare Zavattini e quello con Sophia Loren.

Cuore metaforico e reale di Tutti De Sica è proprio il rapporto con Cesare Zavattini, dal quale scaturisce l’ideale filiazione da Charles Chaplin, che proprio al termine di una proiezione privata di “Umberto D.” uscì asciugandosi le lacrime. Infine, seguendo il filo delle sue vite e dei suoi personaggi, si arriva alla sezione “Il piacere della maschera Vent’anni di interpretazioni”, fino ad un’ultima sala dove trova spazio una riflessione sull’immensa eredità lasciata da Vittorio De Sica. Molti, in questo percorso, sono i tesori e le chicche come la magnifica sequenza fotografica, raccolta sul set di “I bambini ci guardano” (1943), testimonianza di grandissima forza visiva nel mostrare il suo talento unico nella direzione degli attori non professionisti. 39


CULTURA di Simona Guidicelli

40


BENESSERE E SALUTE Nelle coltivazioni sono diffuse numerose varietà orticole di fragole e piccoli frutti, le fragoline, derivate dalla specie citata, e soprattutto quelle a frutti grossi, i fragoloni. Ottenuti per ibridazioni a partire da alcune specie introdotte dall'America. Come si coltiva Le fragole si possono coltivare negli orti o nei frutteti; sono perenni, rustiche, produttive e fruttificano già nell'annata successiva a quella dell'impianto; si riproducono per seme oppure si propagano anche per divisione dei cespi o più spesso ancora ripiantando i nuovi stoloni già radicati. Quando si raccoglie I frutti si colgono quando sono abbastanza maturi e di colore rosso intenso; le foglie si raccolgono all'inizio della primavera. Come si utilizza Le fragole sono conosciute e apprezzate per i frutti prelibati nutrienti, zuccherini e ricchi di vitamina. Non tutti, invece, conoscono le proprietà medicinali di queste piante; infatti le foglie, ricchissime di tannino, sono astringenti, depurative e anche diuretiche.

Nella cura dell'angina: versare 2 cucchiai di foglie in mezzo litro di acqua calda e coprire. Filtrare dopo 10 minuti. Fare sciacqui più volte al giorno. Contro la couperose: macerare in un quarto di litro di acqua calda 2 cucchiai di foglie per 20 minuti. Filtrare ed applicare sul viso delle compresse. Per cancellare il tartaro: è sufficiente prendere tre o quattro fragole mature, ridurle in poltiglia, e con lo spazzolino strofinare i denti. Nella leucorrea: versare un cucchiaio di foglie in una tazzina da caffè di acqua calda. Coprire e filtrare dopo 10 minuti. Aggiungere un cucchiaio di miele e berne 3 tazzine al giorno.

La ricetta

Come si prepara per la conservazione Le foglie si essicano all'aria e si conservano in sacchi di carta. I frutti si consumano freschi. Per una cura diuretica: far bollire per 5 minuti in un litro di acqua 4 cucchiai di foglie. Filtrare e bere 4 tazze da te al giorno, con aggiunta di succo di limone. Per ravvivare il colorito: schiacciare 200 grammi di fragole e mescolarvi un vasetto piccolo di yogourth. Stendere sul viso pulito e lasciare per 20 minuti. Sciacquare con acqua tiepida. Per eliminare la cellulite: bollire per 5 minuti 3 cucchiai di foglie in mezzo litro di acqua calda; filtrare e bere una tazza il mattino e una la sera. 41


CULTURA di Gian Maria Bavestrello

Pistacchio Verde di Bronte

42


ENOGASTRONOMIA Originario del Medio Oriente, dove veniva coltivato già in età preistorica, fu introdotto in Europa dagli arabi. La parola pistacchio deriva infatti, attraverso l'arabo fustuaq, dal persiano pesteh. Presente nei banchetti reali della civiltà mesopotamica, era coltivato anche dai fenici prima di essere inglobato - come già anticipato - tra le basi della cucina araba. In Italia, storicamente, il pistacchio è oggetto di una coltivazione di nicchia, non a caso in Sicilia: rinomati sono infatti i pistacchi di Bronte, Adrano e

Biancabilla alle pendici dell'Etna, tutelati dal marchio DOP “Pistacchio Verde di Bronte”. Il pistacchio DOP immesso sul mercato deve corrispondere a requisiti ben precisi: a un colore verde intenso deve associare un sapore aromatico e forte, che lo rendono ideale nella manifattura dei torroni, dei prodotti dolciari e dei gelati ma soprattutto delle carni insaccate di pregio e, più in generale, di una gastronomia ricercata e raffinata. Ogni anno, in alcune viuzze e piazze del centro storico di Bronte, si svolge una sagra che attira circa 100 mila visitatori, dove il pistacchio viene servito in ogni sua possibile variante tipica: dall'arancino alla salsiccia.

Se si desidera abbinare i pistacchi ai primi piatti, esistono diverse salse. Tra queste, una si rivela particolarmente interessante perché permette l'abbinamento tra regioni italiane molto diverse come la Sicilia, per i motivi sopra ricordati, l'Alto Adige, terra dello speck, l'Emilia, patria del parmigiano, e tutte le aree mediterranee favorevoli alla coltivazione dell'ulivo. Terre in alcuni casi distanti, anche culturalmente, che in questa ricetta legheremo con una pasta secca, preferibilmente corta. Ad esempio le penne o i maccheroni, che nel loro incavano sono ideali a trattenere sughi corposi. Insieme a 100 grammi di pistacchi ci procureremo 80 grammi di ricotta, altrettanti di parmigiano grattugiato, 25 grammi di speck affumicato, olio extra vergine e sale. Dopo aver sbollentato e pelato 65 grammi di pistacchi, li raccoglieremo in 43


CULTURA un mortaio insieme a quelli non pelati. Dopo averli pestati, insieme a un pizzico di sale grosso, soffriggeremo lo speck tagliato a pezzetti in un cucchiaio d'olio.

Trasferiremo la salsa di pistacchi in una ciotola, dove la amalgameremo con la ricotta, altro olio, una parte di parmigiano grattuggiato e lo speck. Infine, quando la pasta sarà cotta, la stempereremo con due cucchiai di acqua di cottura e serviremo il piatto spolverandovi sopra il parmigiano residuo. Solo pasta? Niente affatto. Il pesto di pistacchio è davvero prezioso per ripensare e arricchire la cucina mediterranea: unito a un pizzico di panna, è ottimo anche per il condimento della pizza.

Carciofo Spinoso di Sardegna

Da alcuni anni studi scientifici hanno dimostrato che il Pistacchio è ideale nella riduzione dei lipidi e delle lipoproteine, fattore di rischio per le malattie cardiache, e nel contrasto del colesterolo. Di qui, anche, la sua recente fortuna. 44

AGENDA MARZO




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.