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EDITORIALE di Maria C. Bernasconi

Questo mese ci occupiamo di allergie e di intolleranze. Voi a cosa siete ALLERGICI? Ad un alimento o ad un elemento? Alla politica o alla maleducazione, ai soprusi o al lavoro, all'ignoranza o all'arroganza?Ad ognuno la sua ...ALLERGIA... ... Etciuu, etciuu, la sento arrivare! Eppure, avendo superato il mezzo secolo di vita, vaccinata a tutto, pensavo di esserne immune! La mia non è la solita allergia ai pollini o alle graminacee, non è un'intolleranza a questo o a quell'alimento, ma una sintomatologia non curabile dai soliti canali medici. Nonostante la comparsa di un'infinità di allergie e delle intolleranze alimentari, nessuno specialista si è occupato del tipo di malattia che può assomigliare alla mia. Ho scoperto di essere fortemente allergica alla maleducazione. Si manifesta in fase acuta quando parlo con un portatore sano ed ho avuto un paio di episodi gravissimi, quasi da ricovero immediato, quando la maleducazione ha interagito con l'imbecillità. I primi sintomi sono una forte sensazione di prurito, che parte dalla nuca, passa sulla fronte per poi, lentamente, scendere verso le mani, il tutto accompagnato da una serie interminabile di starnuti. Quando il prurito arriva alle mani sono nella fase più critica, l'unica via di salvezza sarebbe quella di allontanarmi il più possibile dal mio interlocutore, ma regolarmente vengo bloccata. Tocco frequentemente l'apice della fase critica e, cercando di allontanarmi, sono sempre inseguita. Aveva ragione chi ha scritto la frase “mai discutere con un'ignorante (quindi anche maleducato!), prima ti porta al suo livello, poi ti batte con l'esperienza”. La mancanza di educazione mista all'arroganza, coadiuvata da una dose massiccia d'ignoranza e una spruzzatina d'imbecillità sono il mix perfetto per un cocktail dall'alto contenuto alcolico, che ti fa girare la testa e anche un po' “qualche cosa d'altro”. Quando il prurito mi arriva alle mani, il mio istinto sarebbe quello di prendere per il collo l'interlocutore, ma non posso, ho il mutuo da pagare, i figli da mantenere e questa rivista da mandare avanti e poi, ne sono sicura, non ho istinti omicidi, ho avuto tante occasioni nella mia vita per provarmelo! Che fare? Essendo conscia del fatto che prendere un antistaminico non servirebbe a nulla, tento di calmarmi con il training autogeno e provo a far capire al soggetto col quale sto colloquiando di essere vicinissima alla fase acuta, ma mi accorgo presto che è come voler svuotare il mare col cucchiaio. L'ultimo attacco l'ho avuto qualche giorno fa quando, dall'ennesimo operatore di una nota ditta di servizi di telecomunicazione, che ho beccato dopo innumerevoli telefonate ed interminabili attese (pensate, ho persino imparato a memoria il ritornello della canzoncina di sottofondo ... all you need is the Sunrise ...), al quale stavo spiegando il mio problema, mi sono sentita dire che non aveva tempo di ascoltarmi. Bello, perchè quando finalmente ti rispondono, ti dicono ... come posso aiutarla?Altro che aiutarmi, il prurito alle mani era insopportabile e non riuscivo più a smettere di starnutire! Ho saputo che l'allergia si può spingere fino a livelli pericolosi. Quindi, per evitare il peggio e per non farmi venire l'ulcera, dopo aver superato la fase critica, mi faccio una bella soffiata di naso e cerco di rilassarmi ... almeno fino alla prossima causa scatenante che, purtroppo, prima o poi mi ricapiterà.

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SOMMARIO Sotto la lente ALLERGIE Allergie alimentari La cosmesi “amica” Curiosità Gli acari

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L’INTRUSO

Direttore Responsabile Maria Bernasconi

L’evasione è un peccato

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OPINIONI Frecciatine

Vice direttore Manuel Figliolini

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ATTUALITÀ ISTRUZIONE

Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Intervista con Guglielmo Bozzolini

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SOCIETÀ

Collaboratori Giovanni il Battista Gianmaria Bavestrello Umberto Fantauzzo Patrizia Gioia Simona Guidicelli Teresita Lenzo Luisa Mazzetti Marco Minoletti Chiara Morassut Armando Rotondi Nicola Verna Foto rsp futura sagl Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch

Manovra greca In una fabbrica di Barletta

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CULTURA LETTERATURA La mafia biasimata

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I SEMI DELLA GIOIA “Fata volentes ducunt, nolentes trahunt”

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MUSICA Selah Sue

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MODA Jasmine & Paolo

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CINEMA Terraferma

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RACCONTI Vittorina

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ARTE

Webmaster Alfredo Panzera

Quando si dice la classe ...

ENOGASTRONOMIA Lo stracchino

Contatti redazione@laltraitalia.eu Pubblicità info@laltraitalia.eu

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BENESSERE E SALUTE L’anice verde

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Für unsere deutschsprachigen Freunde Perugia

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ATTUALITÀ

L’intruso dalla Redazione

L’evasione è un peccato ... E domani mi confesso Tutti i mesi per le riunioni di redazione sono obbligato a prendere il treno che collega Milano a Zurigo, ogni volta a Chiasso la corsa s’interrompe e salgono gli addetti doganali per effettuare i controlli di rito. Una volta, non in un tempo troppo remoto, mentre entravo in Svizzera leggevo su un quotidiano la continua lotta all’evasione fiscale; di fronte a me un signore di mezz’età molto elegante senza alcun bagaglio. Come di rito il treno si fermò a Chiasso, salirono i doganieri italiani, uno s’impose davanti a me e mi chiese: “Dichiara qualcosa?” La risposta mi sembrò ovvia, dato che stavo andando a lavorare: “No”. Ma per il ligio doganiere non fu sufficiente. Mi fece ribaltare tutta la mia borsa di lavoro, guardò nel registratore, nel taccuino, in ogni singola tasca e piega della borsa. Non ancora soddisfatto (forse si attendeva di più) mi chiese se trasportavo con me dei valori. “No” dissi “alcuni euro e pochi franchi”. Mi chiese di mostrargli tutte le carte di credito in mio possesso e gli spiegai che non ne avevo, solo tessere fedeltà. E mi lasciò in pace. Sempre più ligio, il doganiere si rivolse al signore di fronte a me: “Dichiara qualcosa?” “Solo degli spicci” rispose togliendo dalla tasca destra delle banconote da 20 euro stropicciate, continuò togliendo dalla tasca sinistra una mazzetta di biglietti 50 euro tenuti insieme da un elastico: “… e questi 5.000 euro che sono un regalo per mio figlio”. Il doganiere se ne andò senza batter ciglio. L’uomo ricompostosi la giacca mi guardò e mi disse con una malizia mascherata da ingenuità: “Chissà perché non mi hanno chiesto le carte di credito, ne ho 10 con me”. C’è chi dice che in Svizzera si può portare valute per un importo di 10 mila euro (altri 12.500 euro) in contanti … e quindi quello che ha fatto il mio vicino è legale … ma chi mi dice che erano 5 mila euro e non di più? Il ligio (ormai non più) doganiere con un colpo d’occhio aveva visto la veridicità delle dichiarazioni del “buon” uomo … come avrà fatto? E, in base a quale equazione doganale, il “buon” uomo non aveva con sé altre “mazzette regalo” per il figlio? E chissà quanti altri figli avrà in Svizzera che aspettano l’arrivo del buon padre che gli regala 5.000 euro? A conti fatti spendendo 2.000 euro di treno (52 settimane x 40 euro andata e ritorno da Lugano), un “buon” uomo con tanti figli riesce a spostare dai conti italiani 520.000 euro. … senza parlare delle carte di credito!!! La tanto temuta evasione quindi è come il peccato. Posso imprecare tutti i giorni ma se tutti i giorni mi confesso sono la persona più candida di questo mondo … portando in Svizzera solo 10.000 euro al giorno posso permettermi di riportarne altrettanti il giorno dopo senza essere tacciato come “portatore di capitali all’estero in paradisi fiscali”. Perché niente domani sarà come oggi: né il nome del “buon” uomo risulta registrato, né il doganiere (per questioni lavorative) domani sarà lo stesso. E poi, quale figlio di fronte ad un regalo del padre di 5 mila euro non accetta un bonifico o un semplice assegno? E se poi devo dirla tutta dove sono finite le convenzioni, da che mondo è mondo anche il più piccolo regalo va incartato o magari legato con un fiocco ed un biglietto (ops scusate il “biglietto” di certo non mancava).

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OPINIONI

Frecciatine di Giovanni il Battista

Allergie, queste “conosciute” Il significato della parola “allergia” é “reazione alterata”. Si tratta di una risposta inappropriata e dannosa dei meccanismi di difesa dell'organismo a sostanze presenti nell'ambiente, a determinati stimoli ambientali conosciuti come allergeni. Si dice anche che l’allergia esprime un tentativo inconscio di “non far entrare” nella propria sfera elementi sentiti come pericolosi e perturbativi al fine di proteggere la propria identità. Riportando questa patologia al vostro italico mondo politico possiamo dire che: i politici hanno una profonda e cronica allergia a tutto quanto vorrebbe intaccare il loro mondo idilliaco, la loro poltrona, i loro privilegi! Parafrasando la descrizione etimologica di cui sopra e proponendola al personaggio politico italico potremmo dire che: Loro (i politici) hanno una “reazione alterata” (allergia) come risposta a “sostanze presenti nell'ambiente” (chi vuole sottrarre loro dei privilegi) agli allergeni (petizioni, referendum, disegni di legge).

Il Popolo: va bene, avete diritto pieno ai vostri stipendi da Parlamentari: senza decurtazioni ...! I Politici: guarigioni improvvise e miracolose come a Lourdes! Che bello! Prosegue il Popolo: ... ma dovete rinunciare al doppio stipendio derivante dalla vostra attività ante-elezioni! I Politici: bubbone allergico di tutti tipi su Montecitorio e palazzo Madama, chiusura delle Aule per quarantena! 15 i morti! “No! Non potete farci questo, non è giusto!”. Quelle menzionate sono tutte proposte, attentati alla loro (politici) difesa immunologica di modifica delle vigenti normative (i propri dei politici organismi - politici - e le proprie indennità) che negli ultimi due anni di Legislatura sono state presentate da qualche interpello di buone intenzioni (elemento esterno perturbativo e pericoloso) e sistematicamente respinte! Ma da chi, dalla maggioranza? Dall' opposizione? No, questa è l'allergia da tutti assieme, praticamente sempre all'unanimità!

L'allergia è un tentativo (in)conscio (difesa ad oltranza, fino alla morte) di “non far entrare” nella propria sfera (i loro privilegi) elementi sentiti come pericolosi e perturbanti (che rompono il loro alone di intoccabili) al fine di proteggere la propria entità (ancora una volta la loro posizione privilegiata e il loro status di umili servitori dello Stato e quindi dei loro votanti!!!) ... e questa sindrome tocca, ma guarda un po’ come sono strani questi fenomeni, tutti i politici di destra, di sinistra, di centro, di sotto e di sopra! Non male, mi piace questo parallelo; ma guarda che bravi i miei capirivista (la Maria ed il Manuel) a proporre questo tema! Qualche esempio in ordine sparso? Il Popolo: tagliamo il numero degli onorevoli? I Politici: sollevazione immediata degli allergeni: “No! Non si può!”. Il Popolo: diminuiamo i vostri stipendi o le vostre indennità? I Politici: improvvisi febbroni da cavallo e sudori freddi: “No! Non si può!”. Il Popolo: aumentiamo gli anni di presenza in Parlamento per avere diritto alla pensione? I Politici: lacrimazione lacerante agli occhi, starnuti infiniti! “No! Non si fa!”. Il Popolo: aboliamo il 70% delle Provincie? I Politici: epidemia di “reazioni alterate”, farmacie svuotate in pochi minuti da ogni sorta di allergenici, bronchi collertivi a rischio! “No! Non si può! Non si fa!”. Il Popolo: va bene, non aboliamo i vitalizi ... ! I Politici: unanime coro di sollievo! Siamo miracolosamente guariti: che bello! Prosegue il Popolo: ....ma li riceverete solo a partire da 60 anni ...! I Politici: ricadute allergiche a catena! “No! Non potete fare questo a noi poveri servitori dello stato!”

L'allergia può essere una pestilenza, é contagiosa e propone ricadute ad ogni piè sospinto! Sarebbe necessario, a mio parere, integrare queste precisazioni nella spiegazione etimologica della parola; i vostri politici hanno scoperto nuove frontiere dell'allergia. La scienza ed il Popolo tutto deve saperlo; magari a Stoccolma ci scappa anche qualche candidatura al premio Nobel per la ricerca scientifica o per la medicina che naturalmente verrebbe consegnato, se assegnato, collettivamente a Berlusconi, Bersani, Di Pietro, Fini, Casini, Vendola ... Ho dimenticato qualcuno ... ?? Santa pazienza! Vi benedico e mi permetto di suggerirvi, amici Peninsulari, una ricetta contro le allergie: si accende un bel rogo, con fuoco vispo, si prende il politico che ha l'allergia e lo si deposita delicatamente al centro del fuoco ardente. Vedrete che le allergie ed il politico (questa è la parte importante) scompariranno: l'ambiente non sarà più inquinato, l'aria ritornerà subito salubre e le vostre anime, per questa opera di purificazione, saranno sicuramente salve (ne parlerò io, nel frattempo, personalmente con il mio Capo!). Ego te absolvo a peccatis tuis.Amen

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ATTUALITÀ

Istruzione di Marco Minoletti

Intervista con Guglielmo Bozzolini Direttore della Fondazione ECAP L'ECAP e l'ENAIP insieme per il Polo Scolastico di Zurigo Il 5 settembre scorso è stato aperto il nuovo anno del Polo Scolastico della Casa d'Italia di Zurigo con un'importante novità: la gestione della Scuola Media Paritaria Enrico Fermi è passata dall'Associazione Genitori all'ANSEF, un’associazione di scopo creata dall'ECAP e dall'ENAIP. Per capire meglio cosa succede abbiamo posto alcune domande a Guglielmo Bozzolini, Direttore della Fondazione ECAP. Come mai ECAP e ENAIP subentrano all'Associazione Genitori nella gestione della Scuola Media Enrico Fermi? Quali sono i vostri obiettivi? Riorganizzare la gestione della Scuola Enrico Fermi è stata una scelta dolorosa ma necessaria per affrontare e risolvere i problemi finanziari diventati negli ultimi anni sempre più forti, soprattutto a causa dei continui tagli nei contributi stanziati dal MAE, che avevano portato a grandi difficoltà nella retribuzione del personale. L'ANSEF, acronimo della Associazione Nuova Scuola media Enrico Fermi, è un'associazione che nasce dalla collaborazione e dalla sinergia tra la nostra Fondazione e l'associazione ENAIP, due delle più importanti realtà nella storia dell'emigrazione italiana in Svizzera. Siamo due istituti di formazione che vantano una pluriennale esperienza nel settore e che, con la fondazione della ANSEF, vogliamo mettere la nostra esperienza al servizio di un pubblico diverso da quello di soli adulti con cui lavoriamo normalmente. Come si è arrivata a questa scelta? C'è stato un lungo percorso di discussione e riflessione, che ha visto partecipare tutti i soggetti interessati (genitori, docenti, Consolato, COMITES) e che ha subito un accelerazione all'inizio dell'estate, a causa della necessità di garantire la riapertura delle attività scolastiche e dei servizi di supporto per tutto il Polo Scolastico. L'Enrico Fermi si fa carico infatti da alcuni anni di organizzare e gestire anche il servizio di mensa (Il Mittagstisch) e di pre e doposcuola (Il Kinderhort) anche per gli alunni di tutte gli istituti del Polo Scolastico, quindi anche per la Scuola d'Infanzia e la Scuola Elementare. Se non si fosse individuata una soluzione in grado di garantire stabilità gestionale all'Enrico Fermi avremmo quindi messo in discussione l'esistenza di tutto il Polo Scolastico di Zurigo. Da un lato infatti la scuola media è di per sè un tassello fondamentale dell'offerta formativa bilingue del Polo, dall'altro senza i servizi aggiuntivi sarebbe impossibile far funzionare sia la Scuola d'Infanzia che quella Elementare.

E il vostro obiettivo qual'è? Solo rispondere alla richiesta formulata dai genitori, dal Comites e dal Consolato? L'obiettivo dell'ANSEF è chiaro ed esplicito: mantenere viva e vivace la possibilità di un'istruzione a doppia valenza – italiana e svizzera, appunto – e dunque conservare e palesare il valore e il portato culturale che una formazione in lingua italiana è in grado di offrire. Crediamo nel bilinguismo e vogliamo quindi salvare e sviluppare il lavoro fatto negli scorsi anni su questa strada dall'associazione dei genitori “Scuola Enrico Fermi”, che è riuscita a ottenere la Guglielmo Bozzolini

concessione dalla Bildungsdirektion del Cantone Zurigo già nell'aprile del 2004. Il nostro è un progetto che si rivolge a chi voglia (ri)scoprire le potenzialità di un'istruzione a due anime, garantendo ai propri figli il contatto con il grande patrimonio culturale italiano, senza perdere l'inserimento nel sistema formativo svizzero. Nei servizi aggiuntivi proseguiamo le esperienze che entrambe abbiamo sviluppato in questi anni con la creazione di Kinderchrippen, KiTa e Kinderbetreungsstätten. L'ECAP ad esempio gestisce tre Kinderchrippen (due a Zurigo e una a Basilea) e Kinderbetreuungsstätten in numerosissimi comuni. Ma come mai avete creato una nuova associazione? Non bastavano ECAP e ENAIP? Quando siamo stati chiamati a confrontarci con i problemi dell'Enrico Fermi, abbiamo constatato di condividere gli stessi obiettivi. Abbiamo quindi deciso di lavorare insieme, di creare un'unione di sinergie e forze e di scambiare il know-how acquisito e sviluppato in anni di servizi formativi alle persone. La decisione di trovare una strada comune, una proposta comune, un nome unico è la conseguenza logica. Di qui la nascita dell'ANSEF: l'associazione che si propone come terreno di azione condivisa. Un nuovo spazio in cui i due enti hanno deciso di mettersi in gioco, mettendo a disposizione le proprie risorse e lavorando insieme, fianco a fianco.

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ATTUALITÀ

Economia di Manuel Figliolini

Manovra greca Pubblico e privato: paga il popolo Più passa il tempo, più l’indignazione aumenta. Non è di molto tempo fa la notizia dei tagli greci per evitare il default e ottenere un secondo piano di aiuti. Il portavoce del governo greco, Ilias Mossialos, ha ribadito che “intendono restare nell’euro” ma per non lasciare la moneta europea il governo greco ha dovuto programmare dei tagli: 1- taglio del 20% sulle pensioni sopra i 1.200€ mensili 2- 30.000 statali in mobilità entro fine anno 3- abbassamento da 8 a 5.000€/anno il reddito minimo per rimanere nella “no tax area” (area all’interno della quale non si pagano tasse) 4- estensione fino al 2014 dell’imposta sulle proprietà immobiliari 5- riduzione dei pagamenti ai baby pensionati (coloro che sono andati in pensione prima dei 55 anni)

Praticamente in questi tagli chi paga di più, o meglio chi li subisce di più, è la classe meno agiata che contribuirà con maggiore sacrificio per risanare le casse dello Stato. Calcolatrice alla mano si evince che una persona che ha lavorato

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una vita intera, magari alzandosi alle 5 del mattino, per comprarsi una casa ed avere diritto ad una pensione dignitosa, se pur in misura percentuale, sente maggiormente gravare il taglio sulle sue economie. Un'altra persona, benestante e più, ha fatto e ha avuto la possibilità di fare scelte diverse, queste stesse scelte non sono (forse) tassate; se lo sono, fortunatamente, subiranno dei tagli, ed anche se gli importi saranno maggiori, non comprometteranno il loro stile di vita.

Roche negli ultimi 18 mesi ha contratto con la Grecia un debito pari a 1,9 milioni di euro di cui è stato restituito solo il 37% (703.000€). Ma è normale che una casa farmaceutica sospenda delle cure necessarie per punire gli insolventi? Si può rispondere: “Certo anche loro sentiranno la crisi”. I bilanci della Roche, per nostra fortuna, sono pubblici e meglio ancora on-line. La rete vendita Roche in Europa, nel 2010, ha fatturato 16.690 milioni di CHF (13.734 milioni

In parole “povere”: se in un’economia domestica mensile tagli a chi guadagna 1000€, ne subirà più conseguenze economiche di chi ne guadagna 10.000€. Alla fine le sbagliate scelte economiche del governo verranno pagate (non solo in senso pecuniario) dalle classi meno abbienti e che hanno vissuto una vita all’insegna del sacrificio e dell’onestà. Ma la “beffa greca” (che non è un formaggio) non finisce qui. Oltre allo Stato, anche le imprese private fanno pagare al popolo le scelte sbagliate di un governo: una su tutte Roche(la ditta farmaceutica). Mentre lo Stato greco decideva i tagli, il colosso farmaceutico aveva già deciso. La casa farmaceutica, con sede a Basilea, ha tagliato la spedizione di medicinali utilizzati soprattutto per la cura del cancro agli ospedali greci. Il direttore generale della multinazionale, Severin Schwan, ha dichiarato “non pagano più da tre anni”. Ma chi é che non paga? Il malato bisognoso di cure che paga le tasse e quindi l’assistenza sanitaria, o il servizio sanitario che non sa gestire le sue casse?

di €), nel resto del mondo 30.783 milioni di CHF (25.331 milioni di €), quindi: come può una casa farmaceutica che produce medicinali (essenziali per vivere) interrompere la fornitura di cure per un debito irrisorio se confrontato con i suoi fatturati in Europa o nel resto del mondo? E se tutto è rientrato nella normalità come può aver pensato solo 1 minuto di risollevare i debiti tagliando i loro prodotti? È anche vero che le politiche aziendali sono magari più complesse di quanto noi crediamo, ma alla fine della favola la morale è la stessa: il popolo paga le politiche statali sbagliate, il popolo paga le politiche aziendali private sbagliate. È ora di smettere di pagare errori di chi s’improvvisa governatore di un paese perché stanco di giocare con le sue televisioni private, o pagare errori di persone che inviano proclami politici ad agosto sui loro yacht a Portofino. Perché poi chi paga non ha i soldi per affittare un pedalò o addirittura di andare al mare, perché poi chi paga non ha televisioni e se ha per caso un televisore lo sta ancora pagando a rate. Basta!

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ATTUALITÀ

Società di Chiara Morassut

In una fabbrica di Barletta Tragedia di un Paese a forma di stivale

In una fabbrica di Barletta, Puglia, sono morte qualche settimana fa, a causa di un crollo, 4 operaie. E si potrebbe pensare ad una tragedia come ce ne sono tante, di quelle che occupano per un paio di giorni qualche minuto del telegiornale e poi nulla più. E allora perché ne stiamo scrivendo? Ne stiamo scrivendo perché le operaie lavoravano in nero a 3 euro e 95 all’ora fino a 14 ore al giorno in una struttura fuori norma, mai sottoposta a nessun controllo. Anche. Ma quello che colpisce, nei racconti del dopo, e che dà un’immagine più generale dell’Italia, è che loro erano contente così. Erano contente di avere un lavoro perché in tempo di

crisi non si rifiuta niente, erano contente perché potevano stare a casa loro, in quella Barletta che ha vissuto, grazie alla maglieria, un boom economico negli anni ’80 e adesso arranca, ma in qualche modo non si arrende. È una tragedia piccola, quella di Barletta, ma che fa riflettere. Perché, come viene da pensare con un’odiosa ombra di razzismo, non sono i cinesi, è la classe operaia italiana, quella che una volta era la classe media, a essere ridotta così. In una fabbrica di Barletta, Puglia, forse la crisi nemmeno si sentiva più di tanto perché un lavoro è pur sempre un lavoro anche se sotto-pagato e in condizioni di sicurezza

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inaccettabili, e nel day after non c’è nessuno su cui puntare il dito se perfino il sindaco a caldo, dichiara: «Non mi sento di criminalizzare chi, in un momento di crisi come questo viola la legge assicurando, però, lavoro, a patto che non si speculi sulla vita delle persone». Questa è, purtroppo, l’Italia che stiamo vivendo e vale la pena parlarne perché non sembrerebbe, perché quando si parla di crisi, di disoccupazione, di giovani, si porta come esempio il ricercatore emigrato all’estero o il laureato operatore di call center con il contratto a tempo determinato, ma ci sono situazioni ben peggiori, realtà che fanno rumore solo quando crolla un palazzo. Il paese reale, come si dice, è quello dello sfruttamento della povera gente, un’Italia dove presto, se passeranno appena un paio di leggi, sarà facile licenziare senza giusta causa, e dove si parla di abolire i minimi salariali e i contratti collettivi, dando così alle imprese carta bianca per fare i loro comodi con le vite delle persone, che poi è quello che sta cercando di fare Marchionne con la Fiat e il beneplacito del Governo. Burocrazia clientelare e sistema corrotto, causa ed effetto di un più generale decadimento culturale ed economico, stanno facendo della nostra Italia un paese in via di sviluppo, dove l’indignazione per quello che succede in tutte le fabbriche di Barletta di questo mondo si ferma a un paio di dichiarazioni di solidarietà. Mentre sentiamo parlare di spread e declassamenti del debito, mentre siamo appesi all’altalena dei mercati finanziari, da nord a sud, senza particolari distinzioni geografiche, sacche di schiavitù vengono fatte passare per lavoro. La verità è che la tragedia pugliese reca il segno di un Paese che si sta pericolosamente adattando al ribasso, che sta raschiando il fondo del barile. Nella scala della competizione globale, per resistere, si scende, metaforicamente e non, di uno o due piani, si scommette di nuovo sul sommerso.

Siamo messi così male che chi può lavorare lo fa senza condizioni. Siamo messi così male che, anche se non è certo una giustificazione, chi deve mandare avanti una ditta rinuncia a tutelare i dipendenti per non chiudere. Siamo messi così male che se si facessero veramente i controlli (a Sud come al Nord) si dovrebbero chiudere talmente tante ditte che il Paese rischierebbe di fermarsi. È un Paese che crolla. E sotto le macerie ci sono gli italiani normali, i non raccomandati, quelli che possono contare solo sulle loro forze e che non beneficiano mai di alcun provvedimento da parte delle istituzioni. Qui non ha sbagliato solo qualcuno, è l’italia con la i minuscola che continua a girare la faccia nella direzione opposta ai problemi. Il problema non è l’età pensionabile, è che domani ci saranno talmente tante persone senza pensione che dovranno solo chiedere aiuto allo Stato. Il precariato oggi è la regola e la condanna dei (non)pensionati di domani e dei loro figli. E di tutte le persone che sono costrette per sopravvivere oggi a rinunciare a domani. Ma non è certo questo il futuro che ci meritiamo. E scusate l’amarezza, ma anche l’altra Italia deve sapere, quella degli italiani all’estero, quella composta probabilmente da persone che sono emigrate 30, 40 anni fa, proprio per evitare le condizioni che nel bel Paese si stanno riproponendo oggi, peggio di prima. Beh, avete fatto bene ad andarvene.

Così si rinuncia alla sicurezza, si evadono tutte le norme possibili, si sfrutta il lavoro oltre ogni principio di civiltà con la compiacenza criminale di chi controlli non li fa o peggio fa finta che vada tutto bene. È sì la solita storia all’italiana con tanti colpevoli e nessun colpevole ma è anche l’emblema del fallimento di tutto il sistema. l’altraitalia 9

Cori di protesta e solidarietà ai funerali delle vittime




ALLERGIE

di Nicola Verna

Quando si ha una reazione spiacevole dopo aver mangiato, spesso, ci si chiede se non si abbia un’allergia alimentare. Solo sulla base di un simile sospetto, una persona su tre crede erroneamente di avere un’allergia alimentare e modifica la sua dieta o quella della sua famiglia. È chiaro, quindi, che malgrado l’allergia alimentare sia spesso chiamata in causa, i casi reali di tale malattia sono molto meno frequenti di quel che si pensa. La prevalenza dell’allergia ad alimenti è più elevata nei primissimi anni di vita colpendo circa il 6% dei bambini con meno di tre anni di vita e diminuisce fino ai 10 anni di età. Quasi tutti i bambini che hanno l’allergia al latte vaccino la manifestano nel loro primo anno di vita. Gli stessi bambini riusciranno a bere di nuovo il latte nell’80% dei casi entro i 5 anni di età (tolleranza). Circa il 35% dei bambini con allergia al latte vaccino svilupperà altre allergie alimentari nel corso della vita. Buone sono anche le possibilità di reintroduzione dell’uovo per i bambini allergici a tale alimento.

Molto minori sono le possibilità di reintrodurre senza problemi l’arachide, la nocciola, i molluschi ed i pesci di mare per le persone allergiche a tali alimenti. La possibilità di sviluppare tolleranza verso gli alimenti ai quali si è allergici, inoltre, è progressivamente minore quanto più tardi, nel corso dell vita dell’individuo, si sia sviluppata l’allergia alimentare. Le malattie che più spesso si associano ad allergia alimentare sono la dermatite atopica e l’asma. Circa il 35% dei bambini con dermatite atopica moderato-severa hanno allergia alimentare IgE-mediata, e tra il 6 e l’8% dei bambini asmatici hanno respiro sibilante (wheezing) indotto da alimenti. Sulla base di più recenti studi, si pensa che tra il 3,5 al 4% della popolazione generale dei paesi occidentali (compresa l’Italia) abbia una allergia alimentare IgE-mediata. Quali sono gli alimenti che danno più facilmente allergia alimentare? Malgrado la diversità della dieta umana sia enorme, gli alimenti responsabili della maggior parte delle allergie alimentari nel mondo sono relativamente pochi.

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Latte, uovo ed arachide sono responsabili della vasta maggioranza delle reazioni allergiche indotte da alimenti nei bambini mentre arachide, nocciola, pesce e molluschi sono responsabili della maggior parte delle reazioni allergiche indotte da alimenti negli adulti. Quali sono i sintomi dell’allergia alimentare? In base ai possibili quadri clinici si distinguono quattro tipi di presenzioni cliniche che possono essere presenti anche in combinazione fra di loro: - Gastrointestinali: sindrome orale allergica, anafilassi gastrointestinale - Cutanee: orticaria, angioedema, rashes morbilliformi e flushing - Respiratorie: rinocongiuntivite acuta, broncospasmo (wheezing) - Generalizzate: shock anafilattico Forme gastrointestinali di allergie alimentari Sindrome orale allergica o sindrome polline-alimento È caratterizzata da prurito e bruciore della mucosa orale ed edema delle labbra immediatamente dopo l’ingestione di alimenti vegetali. E’ presente in molti soggetti pollinosici ed è causata dalla presenza di proteine (allergeni) i comune tra pollini (ad es. betulla, ambrosia ed artemisia) ed alimenti vegetali (es. banana, melone, patata, carota, sedano, mela, pera, nocciola e kiwi). Siccome gli allergeni responsabili di queste reazioni sono facilmente distrutti dal calore o dagli enzimi gastrici, la maggior parte dei pazienti hanno sintomi limitati alla mucosa orale e faringea. Anafilassi gastrointestinale Si presenta tipicamente con rapida insorgenza di nausea, dolore addominale di tipo colico, vomito e diarrea; generalmente si manifesta in concomitanza di altre manifestazioni allergiche in altri organi bersaglio come la cute ed il tratto respiratorio. Forme cutanee di allergie ad alimenti Orticaria/Angioedema acuto Caratterizzato da prurito, bruciori e pomfi che variano considerevolmente per estensione e durata. L’angioedema (rigonfiamento delle cute) non provoca prurito ma formicolio, calore e sensazione di tensione su una pelle edematosa. Sono tra i sintomi più comuni delle reazioni allergiche indotte da alimenti. L’allergia alimentare è raramente la causa di orticaria ed angioedema cronico (sintomi che durano per più di 6 settimane). Forme respiratorie di allergie ad alimenti Rinocongiuntivite È raramente il risultato di una reazione allergica indotta da alimenti sebbene spesso si manifesti in associazione con altri sintomi di allergia alimentare. Asma È una manifestazione non comune di allergia alimentare, sebbene il broncospasmo acuto venga osservato di solito con altri sintomi indotti da alimenti. Ad ogni modo, l’iperreattività delle vie respiratorie ed il peggioramento

dell’asma può essere anche indotto in assenza di marcato broncospasmo dopo ingestione di piccoli quantitativi di allergeni alimentari in soggetti sensibilizzati . E’ interessante notare che l’allergia alimentare è stata recentemente individuata come una dei maggiori fattori di rischio di asma potenzialmente fatale. Vapori ed esalazioni contenenti proteine emesse dagli alimenti durante la cottura (es. pesce) possono indurre reazioni asmatiche e persino anafilassi è stato calcolato che circa l’1% dell’asma negli adulti potrebbe coinvolgere reazioni ad esposizione inalatoria ad alimenti, soprattutto in ambiente lavorativo.

Forme generalizzate di allergie alimentari Anafilassi L’anafilassi generalizzata causata di allergie alimentari è responsabile da un terzo alla metà almeno dei casi di anafilassi viste nei pronti soccorsi ospedalieri. In aggiunta alle diverse espressioni dei sintomi cutanei, respiratori e gastrointestinali i pazienti potrebbero avere sintomi cardiovascolari comprendenti ipotensione, collasso vascolare ed aritmie. Curiosamente i livelli sierici delle beta-triptasi sono raramente aumentati nell’anafilassi alimento-indotta. In uno studio osservazionale condotto su casi di anafilassi indotta da alimenti sono emersi una serie di fattori di rischio per l’anafilassi indotta dagli alimenti: - La maggior parte delle vittime sono adolescenti o giovani adulti - Storia di precedenti reazioni agli alimenti implicati (che di solito non avevano messo a rischio la vita) - Quasi tutte le vittime hanno asma - Mancata disponibilità dell’adrenalina autoiniettabile al momento della reazione - L’arachide e la nocciola sono gli alimenti responsabili nella maggior parte dei casi (94%) L’anafilassi esercizio-indotta associata ad alimenti è una forma di anafilassi che si presenta solo quando il paziente compie attività fisica entro 2-4 ore dall’ingestione di alimenti. In assenza di esercizio, il paziente può ingerire l’alimento senza mostrare reazioni. Essa potrebbe essere responsabile di circa la metà dei casi di anafilassi esercizio/indotta ed è molto più comune in pazienti giovani (15/35 anni di età) di sesso femminile. L’omega -5 gliadina presente nella farina è risultato essere la causa più frequente di anafilassi esercizio-indotta dipendente da alimenti.

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ALLERGIE

di Manuel Figliolini

La cosmesi “amica” ... della pelle e della natura Intervista con la Dott.ssa Riccarda Serri In Italia, e in Europa, la vendita e la distribuzione dei prodotti cosmetici sono regolamentati dalla legge 713 del 1986 che disciplina la composizione dei prodotti, la presentazione (etichettatura e confezione) e gli adempimenti necessari per avviare la produzione e la vendita. I cosmetici, che sono presenti sul mercato italiano, non contengono ingredienti in dosaggi potenzialmente tossici o nocivi per la salute (art.2).

Nel caso delle dermatiti di tipo irritativo non c’è una allergia vera e propria ad un ingrediente, ma una sensibilizzazione della pelle a uno o più ingredienti. Quindi la pelle si irrita e si sensibilizza ma non c’è una vera e propria allergia, per cui si può risolvere più facilmente. Quali sono le molecole che danno più facilmente allergia? Le principali sono i coloranti, i profumi, conservanti e, secondo me, anche ingredienti che vanno a peggiorare la situazione. Mi spiego, c’è una grossa differenza tra la molecola ipoallergenica e la molecola eco-dermocompatibile, perché la vaselina e i siliconi non danno allergie, però siccome tengono in sede i vari ingredienti, rendono la pelle più facilmente reattiva. Voi parlate di chimica “amica”, cosa vuol dire? A noi non piacciono i petrolati cioè la vaselina che deriva da petrolio, ci sono delle vaseline vegetali che sicuramente contengono anche dei lipidi di sintesi però sono di sintesi “amica” cioè che inquina meno, che rende i prodotti più eco-compatibili, più biodegradabili.

Quindi i prodotti cosmetici italiani sono sicuri grazie anche al lavoro di vigilanza svolto dal Ministero della Salute; è anche vero che sono sempre più frequenti i casi di allergia o sensibilità della pelle ad alcuni cosmetici, ma è anche vero che con il passare degli anni le nostre condizioni di vita, l’inquinamento, le abitudini alimentari e le nostre predisposizioni alle allergie sono aumentate. È forse perché si producono cosmetici senza tenere in considerazione la sostenibilità ambientale e la biodegradabilità? È forse così che intacchiamo il nostro ecosistema? Ma non è tutto così, ne parliamo con la Dott.ssa Riccarda Serri, dermatologa, esperta in cosmetologia e Presidente di SKINECO l’associazione internazionale di eco dermatologia. Innanzitutto grazie Dott.ssa Serri per il tempo che ci dedicherà, volevo chiederle che differenza c’è tra allergia e sensibilità? Con terminologia tecnica si chiamano dermatite allergica da contatto (DAC) e la dermatite irritativa da contatto (DIC). La dermatite allergica si manifesta per una reazione di tipo immunitario a uno specifico ingrediente, per esempio il nichel ed i coloranti. Quando si mettono in contatto questi ingredienti con la pelle c’è sempre una reazione.

Dott.ssa Serri, si parla di eco-dermocompatibilità, ma cosa s’intende? Eco-dermocompatibile vuol dire compatibile con l’ecosistema cutaneo, la nostra pelle ha un ecosistema biologico, e con l’ecosistema ambientale cioè con l’ambiente che ci circonda. Quando un prodotto è compatibile con entrambi allora è eco-dermocompatibile. Molto spesso i prodotti ecologici, parliamo di cosmetici, vengono studiati solo nella sua valenza ecologica cioè che sono fatti, appunto, con ingredienti tutti naturali però spesso anche gli ingredienti naturali, botanici, possono dare dei problemi alla pelle. È sempre opportuno valutare che un prodotto naturale sia anche amico della pelle. Quindi un prodotto ecologico non è detto che sia dermocompatibile? È proprio così, come non sempre i prodotti naturali fanno bene, se pensiamo solamente alla cicuta, alcuni funghi velenosi, quindi bisogna stare molto attenti; per arrivare al campo delle allergie, quando si è allergici si può essere allergici a tutto. Questo è un campo che, diciamo, con la dermocompatibilità e l’ecologia non c’entra un granché; certo è che noi, al giorno d’oggi, veniamo in contatto con talmente tante molecole diverse, anche tossiche, che magari al dosaggio con il quale veniamo a contatto non manifestano tossicità, però siccome ce n’è tantissime, usiamo tantissimi prodotti

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chimici anche non di chimica “amica”, che alle fine danno fastidio e possono rendere più suscettibile di accogliere allergie. Utilizzando dei prodotti eco-dermocompatibili c’è una riduzione delle allergie? Si certo, ad esempio gli oli essenziali, che di solito i dermatologi vedono come fumo negli occhi perché dicono che possono dare problemi, se purissimi vengono estratti in un certo modo, in corrente di vapore ecc., certamente danno meno allergie rispetto ad altri. Quindi anche la lavorazione è importante? Certo, è quella che definiamo eco-dermotecnologia. Eco-dermocompatibilità, eco-dermotecnologia, ma verso che direzione si sta andando? Quello che è interessante è proprio il discorso e la direzione dove stiamo andando, non è ecologia, nell’accezione più bucolica, è l’eco-tecnologia. Quando prima parlavo di chimica “amica” è proprio questo, perché la chimica è imprescindibile, anche le sostanze naturali sono fatte da molecole chimiche, e comunque qualsiasi prodotto cosmetico per stare insieme è tenuto insieme da molecole chimiche. Quando si estrae un principio attivo, si utilizzano delle sostanze chimiche, dei solventi chimici bisogna vedere che siamo veramente compatibili con l’ambiente. Il consumatore come può sapere se per la produzione di un prodotto si sono utilizzate tecniche eco-compatibili? Non può … innanzitutto deve cominciare a diventare un consumatore consapevole e imparare, farsi una conoscenza, una cultura perché dal momento che nessuno nasce imparato bisogna imparare a conoscere, a leggere quali sono gli ingredienti base del cosmetico, a provare i prodotti, a conoscere le aziende, a comprare da venditori seri … è un po’

così, quando si compra un cibo nessuno ti spiega come è stato fatto e non puoi sapere se ti farà bene o male, devi affidarti alla serietà di chi produce. Prendiamo una torta, tu puoi sapere che si tratta di una torta al cioccolato e sapere tutti gli ingredienti ma non sai come sono stati utilizzati se sono ingredienti di prima qualità o no. Bisogna anche cominciare ad aver fiducia in determinati produttori, avere dei venditori che siano “etici” dotti, colti che sappiano quello che vendono. Un po’ come avere dei consigli guidati; se io voglio un olio all’argan, faccio un esempio, io voglio che il venditore mi indichi il migliore olio, non che me ne venda uno che contiene essenzialmente siliconi e oli di paraffina e petrolati e una piccola quantità di argan. Entrambi sono oli, in questo mi aiuta il leggere l’etichetta, perché se voglio un olio di argan, guardo l’etichetta e leggo come primo ingrediente paraffinum liquidum vuol dire che il primo ingrediente è un petrolato, la paraffina; allora chi mi sta vendendo un olio d’argan, che alla prima voce negli ingredienti ha la paraffina, non è “etico”. Per conoscere, invece, la qualità dell’olio di argan nel prodotto, in questo caso mi devo fidare dall’azienda, del venditore. Cosa si potrebbe consigliare agli adolescenti che si avvicinano alla cosmesi per evitare errori che poi con il passare del tempo possono essere dannosi? I giovani per natura provano e provano sulla loro pelle, l’importante è che capiscano che la pelle è intelligente, che se molte volte la pelle ha delle reazioni non è la pelle che è sbagliata ma il prodotto. Si tende a dare la colpa alla pelle di determinate reazioni, ma non è così. Bisogna imparare ad ascoltare le reazioni della pelle e non esagerare mai con il numero dei prodotti… ma queste sono cose che non servono solo ai giovani ma anche agli adulti.

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www.skineco.org


Vademecum del consumatore: 10 semplici regole per scegliere, conservare e utilizzare in sicurezza i cosmetici Leggi sempre l’etichetta del prodotto che intendi acquistare. Puoi trovarvi informazioni utili per la scelta, soprattutto se hai necessità particolari (allergie a determinati ingredienti, ad esempio). Utilizza i cosmetici più adatti alle tue esigenze e in maniera appropriata. Ogni prodotto meglio si adatta a determinate caratteristiche del corpo (pelli grasse piuttosto che secche, ecc.) ed è per questo formulato. Non demonizzare i cosmetici a basso costo e non esaltare quelli “a marchio”. La qualità non è correlata al prezzo né alla presentazione (confezione, pubblicità, ecc.) ma alla composizione. Diffida da prodotti che promettono “effetti miracolosi”. I cosmetici non curano né prevengono malattie e non possono, in alcun caso, vantare tali proprietà. Conserva il prodotto in un ambiente adeguato prima di utilizzarlo e, a maggior ragione, una volta aperto. Non esporlo a fonti di calore diretto che possono accelerare i processi di proliferazione di microrganismi potenzialmente dannosi per l’organismo. In estate, conserva le tue creme in frigorifero. Annota sulla confezione la data di primo utilizzo. I prodotti cosmetici che durano più di 30 mesi, in confezione integra e correttamente conservati, devono riportare in etichetta il “periodo di post-apertura” (o PAO). Indica per quanto tempo il prodotto, dopo essere stato aperto, può essere utilizzato senza effetti nocivi per la salute. Acquista confezioni monodose, se disponibili. La proliferazione di microrganismi è connessa all’utilizzo ripetuto del prodotto (contatto con l’ambiente esterno, con le mani, ecc.). Puoi comunque limitare la contaminazione utilizzando spatole in plastica (ad esempio quelle del caffè) per prelevare il cosmetico. Se riscontri irritazioni o allergie rivolgiti al tuo medico o ad uno specialista. Si tratta di reazioni abbastanza diffuse. Tieni presente che il rischio é maggiore se applichi il prodotto sulla cute non perfettamente integra. Fai particolare attenzione ai prodotti da make-up (ombretti, fard, terre, fondotinta, rossetti) se sei allergico al cromo. È un ingrediente vietato come tale ma spesso presente perché derivante da impurezze delle materie prime, dai processi di lavorazione o contenuto in coloranti autorizzati (CI 77288 e CI 77289, ossidi di cromo). Se puoi, limita l’uso di prodotti che contengono profumi. Sono tra le sostanze maggiormente responsabili di allergie. Nella lista degli ingredienti li trovi indicati con la dicitura “parfum” o “profumo”. Solo 26 di essi, a cui è riconosciuto un forte potere sensibilizzante, vengono indicati singolarmente con il loro nome INCI (International Nomenclature Cosmetic Ingredients). però siccome ce n’è tantissime, usiamo tantissimi prodotti

Le allergie più strane del mondo Sono milioni in tutto il mondo le persone che soffrono di allergie ma la causa non sempre è da ricondurre al polline o al pelo di qualche animale; queste sono le più comuni ma ci sono persone allergiche all'acqua ed addirittura al sesso. - Un bambino di 6 anni che vive in Australia è allergico a tutti i cibi e le bevande eccetto acqua, ghiaccio e un certo tipo di limonata; se ingerisce qualcosa di diverso pare compaiano ulcere allo stomaco e dolori molto forti - Esiste poi l'allergia ai cellulari o meglio al nichel, un metallo sempre più diffuso proprio negli schermi dei telefonini; sono stati rilevati anche casi di persone allergiche alle emissioni elettromagnetiche. In tutto il mondo si calcola che l'allergia al nichel coinvolga il 17% degli uomini e il 3% delle donne - Ci sono poi persone allergiche al sesso anzi al liquido seminale; la soluzione migliore in questi casi è quella di usare sempre il preservativo. In alternativa ecco una soluzione alquanto bizzarra: esporre a piccole dosi la pelle al seme in modo che vi si abitui - C'è chi è allergico ai baci: non si tratta però di una reazione diretta al bacio ma di una reazione verso qualche residuo di prodotto (farmaci, cibo o cosmetici) che lasciano dei residui nella bocca - Una rara allergia ma che esiste è quella verso l'acqua e che prende il nome di orticaria acquagenica; i medici non sono certi delle cause ma pensano che livelli elevati di istamina giochino un ruolo determinante quando si parla di allergia all'acqua - Cosa dire poi dell'allergia alle temperature fredde? Le per-sone con questo tipo di allergia possono sviluppare un'orticaria molto fastidiosa; le cause non sono chiare ma si pensa alle cellule della pelle che sono particolarmente sensibili - Esiste anche l'allergia al caldo e come per quella relativa alla basse temperature, anche questa si sviluppa con l'orticaria - Alcuni individui possono soffrire di quella che è stata chiamata allergia fisica all'esercizio; pensate che può portare addirittura ad uno shock anafilattico del corpo (sono casi molto rari) - Infine, segnaliamo quelle allergie che derivano dal nostro stile di vita spesso sbagliato; ogni giorno veniamo a contatto con sostanze nocive, pericolose come vernici, detersivi che nel lungo periodo possono provocare reazioni allergiche

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ALLERGIE

dalla Redazione

Gli acari

Gli acari sono animaletti microscopici simili ai ragni, di dimensione di 200 micron (un quinto di millimetro) e quindi non visibili ad occhio nudo. Si trovano prevalentemente nei materassi, cuscini, coperte, trapunte, divani, poltrone e nei tappeti. in queste sedi infatti che trovano le condizioni ideali di sviluppo, cioè temperatura attorno ai 20°C, umidità relativa tra il 70% e l'80% ed assenza di raggi solari. Gli acari si annidano anche nei vestiti e negli animaletti di pelouche e possono essere presenti sulla nostra pelle e tra i capelli.

tando la comparsa di nuove allergie. La sensibilità a più allergeni di solito comporta una malattia più grave. Per di più le sostanze allergizzanti presenti nelle particelle fecali degli acari possono attivare direttamente i mastociti indipendentemente dalla presenza di lgE specifiche su queste cellule, ed indurre la liberazione di quelle sostanze che sono responsabili di infiammazione e sintomi.

Si nutrono prevalentemente di scaglie di cute: in uomo adulto perde in un giorno una quantità di detriti cutanei sufficienti per nutrire mille acari per un mese. Le femmine depongono durante la loro vita 60-100 uova. In 3 - 4 settimane l’animale diventa adulto e vive quindi per altre 6 settimane. Durante il suo ciclo vitale un acaro produce circa 2000 particelle fecali. Non si diventa allergici all'acaro di per sé, bensì ad alcune sostanze che l'acaro espelle con le feci. Quando le particelle fecali vengono a contatto con il nostro organismo per inalazione, ingestione o per contatto con la cute, nella persona allergica si scatena la reazione infiammatoria e compaiono i sintomi.

1. Materassi e cuscini Devono entrambi essere avvolti in involucri impermeabili agli allergeni, ma traspiranti. Se nella camera della persona allergica ci sono più letti è opportuno adottare per tutti analoghi accorgimenti. I bambini allergici dovrebbero evitare di andare a dormire nella camera dei genitori se in questa non si adottano gli stessi provvedimenti. Nessun materasso è privo di allergeni, anche quelli in lattice contengono acari al contrario di quanto comunemente ritenuto. I cuscini ed i materassi in materiale sintetico contengono una quantità di acari maggiore rispetto a quelli di piuma. La base del letto dovrebbe essere a doghe e quindi facile da pulire.

Responsabili dell'allergia sono proprio queste sostanze contenute nelle feci dell'acaro che sono anche in grado (azione enzimatica) di rompere i legami che ci sono tra cellula e cellula in modo da formare delle microfessure nella mucosa che riveste l'apparato respiratorio e favorire così il passaggio di altri allergeni (pollini, forfore animali) facili-

Dieci suggerimenti utili per chi è allergico agli acari

2. Copri cuscino e copri materasso Impermeabili agli acari devono essere passati ogni settimana con un panno umido o con aspirapolvere e lavati ogni 2 mesi alla temperatura di 60°C, (se non vengono lavati si possono accumulare acari anche nel copri cuscino/copri materasso.

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Le coperte o i piumini devono essere ricoperti con copri coperta/copri piumone in tessuto impermeabile agli acari e traspirante, lavabili a 60°C. In alternativa può essere utile l'impiego di piumoni e coperte realizzate in tessuto impermeabile agli acari e traspirante. Meglio utilizzare lenzuola e federe in cotone a trama fitta che non lasci passare i detriti cutanei e lasciare il letto sfatto per alcune ore per arieggiarlo, consentendo una riduzione di temperatura ed umidità. 3. Lenzuola e le federe Devono essere lavate ogni settimana a temperatura di 60°C. Poiché gli acari non vengono uccisi con lavaggi a temperature inferiori, tutti gli indumenti od oggetti (animaletti di pelouche) che non possono essere lavati a tali temperature possono essere messi nel freezer di casa per 12-24 ore e lasciati poi a temperatura ambiente per 30-60 minuti e quindi lavati delicatamente. In alternativa al congelamento è possibile uccidere gli acari facendo un lavaggio con benzil benzolato alla soluzione finale dello 0,03% pari a 3ml in 10 litri di acqua oppure 20 ml di olio di eucalipto in 10 litri di acqua. Si lascia in ammollo per 1 ora con l'aggiunta di detersivo per sciogliere l'olio e poi si lava. 4. Piccoli oggetti Oggetti che accumulano polvere come libri o giochi devono essere tenuti il più possibile in cassetti o armadi. I vestiti, chiusi negli armadi, dovrebbero essere contenuti in appositi sacchi di plastica. Non si dovrebbero tenere in camera da letto gli indumenti che non si usano. Sono da preferire giocattoli in gomma o in legno.

6. Le pulizie domestiche Dovrebbero essere fatte con un aspirapolvere ad alta tecnologia che elimina i sacchetti ed utilizza un pre filtro ad acqua ed un filtro ad alta efficienza lavabile che impedisce la dispersione nell'aria degli allergeni, possibilmente dotato di una caldaia che genera vapore a 150°C. L'impiego contemporaneo del vapore e dell'aspirazione consente di pulire a fondo e di igienizzare l'ambiente eliminando gli acari senza aumentare l'umidità. 7. La camera da letto Deve essere arredata con mobili semplici e facili da pulire. Le tende pesanti e le veneziane devono essere sostituite con tende a vetro di cotone o tessuto sintetico facilmente lavabile. Nella camera da letto i mobili imbottiti devono essere sostituiti con quelli in legno o laminato, facili da pulire con un panno umido. I divani e poltrone in stoffa possono essere rivestiti con tessuto impermeabile agli acari e traspirante e/o puliti con vapore a 150°C. 8. Non aumentare l'umidità L’umidità ambientale favorisce la crescita degli acari. È quindi controindicato l'uso dell'umidificatore. Durante o dopo un'attività domestica che produce umidità (cucinare, fare la doccia) è opportuno arieggiare le stanze (la presenza di condensa sui vetri delle finestre e sullo specchio del bagno è indice di inadeguata ventilazione). Evitare di dormire nelle stanze al pianterreno o seminterrato, molto più umide e con più acari di quelle ai piani superiori. In queste stanze andrebbe eventualmente utilizzato un deumidificatore.

5. Tappeti e moquette Devono essere eliminati, anche l'aspirapolvere più potente non riesce ad aspirare gli acari vivi dai tappeti e dalle moquette e da queste sedi reinfestano letto e vestiti. È consigliabile il pavimento in ceramica o marmo, è accettabile il legno o linoleum che devono essere passati con un panno umido tutti i giorni. Si è dimostrata molto efficace la pulizia con vapore (150°C) che uccide gli acari e distrugge le loro particelle fecali responsabili dell'allergia.

9. Smettere di fumare! Il fumo attivo e passivo è la fonte di inquinamento più pericoloso, molto più di quello provocato dalle attività industriali o dal traffico automobilistico. Chi è esposto al fumo passivo ha un rischio aumentato di 2-3 volte di sviluppare malattie allergiche rispetto a chi non è esposto. 10.Scegliere opportunamente le località di vacanza Chi è allergico agli acari dovrebbe evitare le zone marine umide e preferire l'alta montagna (al di sopra dei 1500 metri non si trovano acari). Chi sceglie il mare dovrebbe portare con sé il copri cuscino e il copri materasso o preferire alberghi che dispongono di stanze in cui viene attuata la profilassi ambientale.

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CULTURA

Letteratura di Umberto Fantauzzo

La mafia biasimata Nella sicilianità letteraria del XX secolo Mafia termine etimologicamente polisemico per la difficoltà di reperirne l’esatta definizione di tipologia , contenuto, argomento o evento che possa ottenere un’organica sistematicità scientifica da poter catalogare storicamente sotto la voce dell’anomalo fenomeno criminogeno che da secoli tormenta l’isola più grande d’Italia. Bibliograficamente il primo libro contenente la parola mafia, emerso alla luce storica nell’anno 1848 in una piccola libreria rionale della contrada Noce a Palermo, ne denota la sua genesi araba dagli etimi “ma-hjas” o “mu-afak” i quali, per una loro più attendibile determinazione semantica nell’idioma italofono, potrebbero conseguire il significato di “millanteria” o “spacconeria” conformemente al più autorevole dizionario italiano di Devoto-Oli. Un’ulteriore attendibile assunto, con affidabilità documentaria, procedendo a ritroso nel trascorso storico della Trinacria, potrebbe indurci a risalire ai moti insurrezionali dei “Vespri Siciliani” nel lontano 1282 quando i palermitani tentarono di cacciare gli invasori francesi dall’isola dal cui grido di “M”(orte) “A”(lla) “F”(rancia) “I”(talia) “A”(nela); mettendo insieme le lettere iniziali delle cinque parole enunciate si potrebbe evincere la composizione del termine “MAFIA”.

Luigi Capuana

nella seconda metà del XIX secolo con la collaborazione di Giuseppe Rizzotto, un dramma di teatro popolare ambientato nel carcere Vicaria di Palermo in cui il mafioso veniva identificato nel tipo bricconcello e spaccone che, con atteggiamento malandrinesco, unitamente agli altri, si contrapponeva alle istituzioni ostentando coraggio, superiorità e prepotenza. Il verismo, una corrente letteraria postrisorgimentale proveniente dalla Francia a seguito del positivismo, si diffuse in Italia nella seconda metà dell’800. La filosofia positivistica ha trasmesso a tutti gli scrittori del verismo letterario l’esigenza etica di evidenziare realisticamente la problematica sociale suggerendo di focalizzare il loro obiettivo speculativo sul disagio esistenziale delle classi subalterne e dell’evoluzione del selvaggio neo-capitalismo durante la seconda rivoluzione industriale del momento. I cultori siciliani Giovanni e Luigi Capuana, maggiori esponenti del verismo italiano, nelle loro creazioni letterarie ritraggono , con enfasi di sublimazione liricamente artistica, l’amara realtà sociale dell’ isola fermamente ancorata alla borbonica economia rurale. A Gaetano Mosca, (foto sopra) giurista storico e letterato siciliano, va ascritto il merito di aver contribuito alla coerente definizione di significato del vocabolo “mafia” nella sua creazione letteraria “I mafiosi de la Vicaria”, pubblicata

Nella sua colossale opera letteraria “Mastro don Gesualdo” Giovanni Verga esalta con tangibile vivacità narrativa la tragica figura del protagonista Don Gesualdo morbosamente

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legato alla sua “roba”, ossia proprietà, che il medesimo nella sua “forma mentis” padronalmente possessiva è determinato a difendere con ogni mezzo, anche con l’uso delle armi. La figura profondamente “sicula” di mastro don Gesualdo potrebbe essere equivocata e stigmatizzata come il tipico piccolo mafioso provinciale; l’autore inconsapevolmente traccia nella sua originale creatura letteraria alcune peculiarità portanti del mafioso con totale assenza di un critico atteggiamento verso il fenomeno “mafia”. Il poeta dialettale Ignazio Buttitta, nella lucida consapevolezza della finalità politica della sua produzione letteraria, traduce in versi un secolo di storia sociale della sua isola, poesia in cui la sua penna funge da deciso difensore dei diritti sociali e dei numerosi diseredati di Bagheria; la sua lirica poetica rappresenta una mordace critica contro i misfatti politici del governo dell’isola e l’insanabile piaga sociale “la mafia”.

Le precedenti quattro opere costituiscono le tappe cardinali dell’evoluzione sociale e politica della nostra giovane nazione che attualmente si snoda in una degenerazione del potere politico e dell’inquinamento culturale del paese, affiancati dall’ingenerare del deleterio fenomeno dell’espansione malavitosa in tutta la penisola e della conseguente corruzione generalizzata. In tale contesto il Pasolini definì il romanzo sciasciano Toto Modo come il capolavoro di tutte le creazioni letterarie del XX secolo avendo il poeta friulano profetizzato la negativa evoluzione culturale in Italia.

Dobbiamo risalire a Leonardo Sciascia (Racalmuto, Agrigento, 1921-1989) per poter identificare un autentico scrittore siciliano con la ferma intenzione di veder realizzata la sua missione letteraria, consistente nella permanente avversione contro la mafia; per tale motivo la poetica sciasciana ottiene legittimità letteraria, sorretta da uno stile narrativo violentemente realistico, caratteristiche che consentono alla scrittore siciliano di ascendere a dignità artistica a livello europeo. Il critico letterario Alberto Moravia considera lo stile narrativo di Sciascia come un procedere dalla verità e razionalità al mistero, all’inverso dei suoi maestri illuministi e veristi. La vivacità della narrativa dello scrittore siciliano possiede la virtù di illustrare “veristicamente” l’autentica realtà sociale, di tipo rurale e minerario, feudalmente gestita dal baronato locale. Tale virtù espositiva si esplicita nel genere narrativo di Leonardo Sciascia, il quale nel corso del suo tragitto letterario prende le mosse dall’abbagliante luminosità del sole siciliano e col suo “acetilene”, lampada del minatore di zolfo, illuminando la sua discesa, si cala nella crudele quotidianità della Sicilia, con l’intenzione di inoltrare al suo potenziale lettore l’inequivocabile messaggio della miseria sociale della sua terra con cromatica “plasticità” mediterranea tipica del paesaggio insulare. Il lasso di tempo compreso tra il 1961 ed il 1974 può essere considerato come la fase più creativa della produzione letteraria di Sciascia per la pubblicazione delle sue opere maggiori: Il Giorno della Civetta, A Ciascuno il Suo, Toto Modo ed Il Contesto; nei primi due l’autore descrive l’organizzazione storica della mafia rurale e gli ultimi due la formazione della mafia urbana nella corrotta società neocapitalista di Palermo. l’altraitalia 21

Leonardo Sciascia


Rubrica di Patrizia Gioia

“Fata volentes ducunt, nolentes trahunt” Tradurre e tradire i fatti della nostra vita oltre la razionalità, a tenere insieme le molte forze e le molte tensioni che in noi convivono, il simbolo non vuole che usiamo la sola ragione, vuole che la trascendiamo, andando oltre la pura razionalità, vuole farci perdere la strada per trovare qualcosa che ancora non conosciamo. La risposta che crediamo venga da fuori, arriva “anche” dalle nostre profondità, dall'ascolto del silenzio: “dentro di te è il regno dei cieli”, noi siamo relazione di un Io con un Tu, noi siamo il mediatore tra cielo e terra, “come sopra come sotto”... Delirare, significa uscire dalla “lira”, la linea che gli antichi segnavano per terra, oltre la quale finiva la protezione ed iniziava l'ignoto … a tuo rischio e pericolo.

Ed eccoci in autunno e al nostro terzo semino. Mi piacerebbe insieme a voi lasciarmi andare sulle ali dell'immaginazione ed entrarci dentro questo autunno, come se fosse una finestra aperta che ci invita al volo. Siete pronti? Dai che si parte. Che fantastico paesaggio da queste altezze! Ecco, siamo diventati vento, giochiamo con le foglie, che gioiose e lente cadono verso terra, se il tocco del vento, che siamo noi, sarà leggero. Dovremmo fare così nelle cose della nostra vita, seguire il vento dello Spirito, che soffia dove vuole e non volerlo sfidare, ma seguirlo in attenzione e cura, pronti a cambiare rotta se necessario e, leggeri come foglia, anche se cadremo non ci faremo male. Vi ricordate quel detto degli antichi: “Fata volentes ducunt, nolentes trahunt?” Il Fato conduce i volenti, trascina i nolenti. Significa proprio questo movimento di ascolto, dobbiamo aspirare a quel che ci piacerebbe, senza tendere la mano per volercene appropriare, ma respirare insieme al respiro del mondo. Nulla è separabile da noi, noi siamo amore amato amante, tutti siamo invitati al banchetto della Vita. La nostra realtà è anche e, direi io soprattutto, simbolica. L'immaginazione è l'amica che ci aiuta a rimanere in questo ascolto dove la somma delle parti non è l'intero. Per esempio, nelle carte dei Tarocchi, c'è la carta chiamata “carro”, dove l'auriga, colui che porta il carro, ha tra le mani le briglie per guidare il cavallo bianco e quello nero. Nella immagine, come nell'immaginazione, nel sogno, nell'arte oracolare (Tarocco, Astrologia, I Ching, ecc.) ogni cosa è simbolo che ci invita altrove, ci ispira a partecipare al simbolo stesso, senza separazione alcuna, ci aiuta ad andare

È qui l'inizio del cammino dell'eroe - ognuno di noi - dentro la selva oscura, senza bussola, senza certezza alcuna. La Vita è avventura radicale, è rischio nel provarci nel nuovo. Noi siamo co-creatori della Realtà. È in questa relazione tra Creatura e Creatore che si scoprirà, sulla nostra pelle, la differenza tra Fede e credenza. La prima è esperienza fatta dell'ineffabile e dell'indicibile, la seconda è credere a quel che ci viene detto, per ignavia, per comodità, per vigliaccheria. Sentire è capire, ma capire non è sentire. Noi siamo quell'auriga, siamo sopra il carro che va, dunque non tutto è nelle nostre mani, però noi abbiamo tra le mani le briglie per guidare i due cavalli, le nostre forze buone e le nostre forze cattive. Stiamo a fronte all'andare del carro, ma non lo subiamo. La Vita è un lavoro di traduzione e di tradimento. Ogni volta sta a noi tradurre le cose che ci accadono o tradirle, lasciandone inespresso il senso. Sia ben chiaro a volte è necessario anche tradire! “In ogni specie, i più intelligenti, sanno quando bisogna disobbedire” È questo che intendeva Gesù quando ci invitava a tradirla la legge, per ascoltare la nostra Etica, un movimento che viene più dal cuore che dalla mente, perchè parla con le parole dell'Amore. L'importante è non confondere la voce di Dio con quella dei nostri fantasmi.Aderire ad una legge ingiusta è uccidere, con la nostraAnima, la Verità e la Vita. Ed è anche perdere l'occasione che la Vita ci ha donato, buona o cattiva che sia, perché solo dando senso a quel che ci accade potremo via via aderire al nostro Destino e, alla fine della vita, potremo vederne il disegno e rallegrarcene o, e mi auguro non accada, vedere di averne sprecato il dono. Siamo noi il senso alla Vita, siamo noi il dono alla Vita, lei ha necessità di ognuno di noi per conoscersi e per migliorarsi, ogni attimo ci chiede aiuto, consiglio, attenzione, cura.

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“Ecco, faccio ogni giorno nuovo!” Possiamo ogni giorno guardare con occhi nuove le cose di sempre. Sentite quel che scrive Goethe: “Fino a che non ci impegniamo, c'è esitazione, la possibilità di tirarsi indietro. Il momento in cui ci si impegna in maniera assoluta, allora anche la Provvidenza si muove. Dalla decisione scaturisce una corrente di eventi. Qualsiasi cosa possiate, o sognate di poter fare, iniziatela. Nell'audacia ci sono genio, forza e magia.” Quel che conta è iniziare e provare, rischiare la Terra nuova, sempre una promessa che è dato a noi rendere fertile e viva,

fecondarla per quel momento, per quel passo e di nuovo ripartire per altra terra, altra promessa: lontano da dove? “Bisogna trovare il proprio sogno - scrive Hermann Hesse perché la strada diventi facile. Ma non esiste un sogno perpetuo. Ogni sogno cede il posto a un sogno nuovo, e non bisogna trattenerne alcuno”. Al prossimo sogno! Nuovo seme.!

Se volete approfondire l’argomento con Patrizia, potete scrivere a: patrizia.gioia@spaziostudio.net

MUSICA UN PO’ DI LAURYN, UN PO’ DI AMY A maggio è uscito il suo primo album preceduto dal singolo “Raggamuffin” e adesso è impegnata in una tournée che la porterà in giro per l’Europa. Selah Sue, all’anagrafe Sanne Putseys, belga ventunenne è arrivata alla ribalta grazie al web, con una storia dai contorni molto fiabeschi. Da piccola voleva diventare ballerina classica, dai 6 ai 12 anni la sua vita è sulle punte da ballo, negli anni del liceo si divide tra lo studiare di giorno e il suonare nei club di sera. Nata a Leuren, in Belgio, Selah Sue in soli due anni si è trasformata da adolescente che pubblicava le canzoni su MySpace a cantautrice notata persino da Prince. Ma come è successo? Adolescente Selah Sue inizia a scrivere le sue prime canzoni, ma non nascevano per diventare delle hit, volevano solamente racchiudere il suo mondo adolescenziale fatto di ansie, paure e depressione. Ispirandosi da sempre ai suoi idoli Lauryn Hill, Erika Badu e Bob Marley, si fa convincere da degli amici ad incidere le sue canzoni utilizzando il loro studio di registrazione (molto casalingo); alcuni stralci dei suoi pezzi vengono pubblicati su MySpace sempre con l’idea di far conoscere ai pochi visitatori, i suoi turbamenti adolescenziali. Le persone che la seguono sul sito aumentano di giorno in giorno, la voce si spande … fa il giro di tutti arrivando inevitabilmente all’orecchio di una casa discografica, la Because Music, che le fa firmare il suo primo contratto discografico e pubblica il suo primo album dal titolo: Selah Sue. Un album dalle sonorità funk, soul, raggae il tutto mescolato con un pizzico di elettronica … nell’album, oltre alla conosciuta Raggamuffin, si segnalano inoltre il bellissimo duetto con Cee-Lo Green co-prodotto da Salaam Remi (già produttore del primo album di Amy Winehouse) e l’avvolgente Mommy prodotta da Meshell Ndegeocello. In soli 24 mesi per la biondina belga è stato subito successo. Con il suo stile che ricorda Amy Winehouse, le sonorità funky e reggae che richiamano Lauryn Hill, il suo viso impertinente è destinata a diventare una star che dobbiamo assolutamente tenere sott’occhio. l’altraitalia 23


Alfa Romeo 4C Concept

presentata al 64° Salone Internazionale di Francoforte Stile essenziale capace di trasmettere forti emozioni, ricerca tecnica sempre all'avanguardia, tenuta di strada e piacere di guida ai massimi livelli, coniugati con la massima efficienza del veicolo: queste sono le caratteristiche che da sempre caratterizzano Alfa Romeo nel panorama automobilistico mondiale. Gli stessi valori che hanno dato vita ad Alfa Romeo 4C Concept, "supercar" compatta che rappresenta l'essenza della sportività secondo i valori del brand: prestazioni, stile italiano ed eccellenza tecnica finalizzata al massimo del piacere di guida in piena sicurezza. Non a caso, l'Alfa Romeo 4C Concept è "Ambassador DNA Technology", ovvero ambasciatrice del patrimonio tecnologico che contraddistingue le vetture Alfa Romeo, di oggi e di domani. La commercializzazione della 4C è prevista nel 2013.


CULTURA

Moda di Manuel Figliolini

Jasmine & Paolo Ore 12.00 Devo incontrare Jasmine e Paolo; un brand, una modella o un fotografo con loro hanno il successo assicurato; devo carpire il loro segreto, sapere cosa li rende dei “talent scout” sui generis. Lei, Jasmine Vispi, grinta, piglio, diretta e sincera, ha girato il mondo accrescendo la sua cultura sulla moda e allargando i suoi orizzonti. Lui, Paolo Sella, determinato, poche parole e grande fiuto, grazie alla sua esperienza all'estero ha consolidato il concetto di bellezza e di arte, dando a questi termini un grande respiro internazionale. Ore 12.10 Mi siedo nel loro ufficio e, con molta presunzione, penso di aver colto il segreto grazie alla luce che si è accesa nei loro occhi, alla sola idea di dover parlare della loro professione. Ma può essere solo passione per il lavoro? Mah, forse c'è di più. Ore 12.15 Grazie per avermi concesso questa intervista, come prima cosa vorrei sapere come vi siete conosciuti? Jasmine: Tramite un amico comune che ci ha presentato in occasione di un aperitivo; da lì è scattata una grandissima intesa. Io, ovviamente PR di Glamourama, lui, partner di Arteproduction photographer's, ci siamo conosciuti pian pianino, lui è molto più calmo di me che sia chiaro, io sono molto più impulsiva e aggressiva; ed è nata la nostra grande avventura che è come una storia d'amore, fatta di gioie, collaborazioni ma anche litigi. Paolo: la nostra sinergia nasce dal fatto che entrambi siamo cosmopoliti, una cultura che va oltre al nostro paese e si dirige nel mondo; ed è questo che bisogna fare: non fermarsi solamente alle proprie radici ma evolversi e andare oltre anche ai tuoi confini. Con Jasmine c'è stato questo che ci ha accomunato da subito e da lì abbiamo visto che c'è una possibilità di condividere sia pensieri, parole e opere. Jasmine: La cosa che ci accomuna sul lavoro è che le cose le vogliamo belle, che sia chiaro, in una bella produzione o in un bel vestito o in un bel pensiero … per noi la cosa importante è che alla fine della giornata andiamo a casa e diciamo “ok abbiamo fatto qualcosa di veramente bello”. La nostra prima esperienza lavorativa, dove lui mi ha messo duramente alla prova, è stato un redazionale per una nota rivista, ed è lì che abbiamo visto che le nostre sinergie si univano, io avevo bisogno di un capo e ci confrontavamo; diciamo che da allora quello che abbiamo fatto è mettere insieme le nostre conoscenze per vedere dove ci portano.

Elisa Sednaoui per il Calendario Pirelli

Precisamente qual è la vostra missione? Jasmine: Il nostro interesse è creare dei brand … perché i brand possono nascere, però come dice Paolo “ci deve essere il suo perché” … perché oggi puoi essere la novità , ma domani la tua avventura finisce. Ho visto che vi occupate anche del brand BACK LABEL? Paolo: Back Label è uno dei brand che ci ha consultato ultimamente per avere uno start-up sia dal punto di vista dell'immagine che del branding, è un prodotto che si integra esattamente in quelle che sono le necessità e anche l'evoluzione del nostro tempo. Basta cercare cose impossibili, ritornare all'essenziale e soprattutto alla materia e alla natura. Back Label è un prodotto che utilizza materiali che sono la proteina del latte, i mirtilli, le alghe … tutte cose naturali per creare dei vestiti solamente mettendo in risalto la semplicità e all'essenzialità di quella che è la materia. Stanno muovendo i primi passi con noi e cercheremo di

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singolo pezzo ma della sua ideologia , cioè il cuore della sua azienda, perché il tempo che noi investiamo non è poco, le idee che dobbiamo tirare fuori non sono poche … il nostro interesse è diventare vecchi con i brand e lasciarli andare per la loro strada che abbiamo costruito insieme … per dare la chance ad altri di nascere. Come dei bambini.

Back Label

Paolo: ci innamoriamo di quello che è il talento e l'essenza di una persona. Un giorno ero a Parigi e ho visto per strada una ragazzina di 14 anni, a questa ragazzina mai gli avrei chiesto di diventare modella perché era 14enne … fatalità è entrata in agenzia da me con la madre un ora dopo … ero completamente catturato dall'aura della ragazzina … lei 14enne e questa aura che andava al di là della sua bellezza … l’ho voluta a tutti i costi in agenzia per cominciare a diventare modella … nessuno ci credeva … tutti mi davano contro e io mi sono imposto per quello che era questa ragazzina … Lei adesso è Elisa Sednaoui ed è una delle muse di Karl Lagerfeld. Sono stato catturato dalla sua essenza … la stessa cosa mi è capitata con un fotografo di 22 anni che faceva delle foto stupende, un ragazzo che è cresciuto da solo, ha vissuto da solo ed ha imparato da solo, ma la sua anima usciva da quello che proiettava nelle foto. Ed è questo che cerchiamo anche in un brand. portarli a quello che è il loro successo meritato. Questa azienda esiste solo da 17 mesi ed è già ospite della Rinascente. Secondo noi è una delle cose vincenti per quanto riguarda il nuovo millennio. Quindi voi ricercate il nuovo, il mai visto che utilizza materiali ricercati? Paolo: Certo e anche le nuove potenzialità. Io da ex-agente di modelle ho sempre cercato delle modelle che potessero avere un futuro, la stessa cosa con i fotografi; ho preso dei giovanissimi che a 25 anni hanno già lavorato per le grandi riviste e grandi marchi, con i brand è uguale: sono delle cose nuove che possono avere del futuro e ne faranno la differenza. Noi selezioniamo artisti, fotografi, brand, che hanno la marcia in più che fa la differenza … devono avere talento, che sia materiale, che sia spirituale o che sia quel che sia ma ci deve essere quella cosa che li contraddistingue dagli altri … e ne fa la propria unicità.

Le potenzialità le hanno maggiormente chi studia o chi viene da back-ground particolari? Paolo: Studiare serve, ma le persone che hanno un background particolare alle volte posseggono più potenzialità di chi, magari, ha fatto degli studi specifici … perché è la vita che ti scolpisce e ti forma e non sempre le facilità ti aiutano, bisogna essere più forti del semplice capriccio … e tirare fuori l'essenza che ti accompagnerà per il resto della vita. Noi guardiamo le potenzialità non il giro economico che l'ingaggio di una determinata persona può portarci. Secondo voi al giorno d'oggi manca, quella che una volta si diceva, la gavetta? Paolo: Si molto. Jasmine: Tantissimo

Jasmine.: La nostra storia d'amore con queste persone nasce nel momento in cui ci fanno innamorare, non del l’altraitalia 26


tantissimo, tante persone che il lavoro lo sapevano fare hanno chiuso bottega. Paolo: La moda subirà una trasformazione, dovrà cominciare a riprendere in mano quello che era e non creare più “vestiti meteora” ma dei concept sui quali vivere. La moda riuscirà a sopravvivere solo se giocheranno nel campo della qualità. Jasmine: E ricorda se tu ami quello che fai … e andrai fino in fondo al tuo essere … allora avrai il successo. Filippa Lagerback www.planetfil.net

Ore 13.15 Adesso ho capito veramente il loro segreto, quello che all'inizio poteva essere passione, durante l'intervista si è trasformata in amore … per il talento, per l'essenza che ci contraddistingue, per il lavoro, per la moda … e Jasmine e Paolo la sanno cogliere alla perfezione Paolo: Molto perché quasi tutti i giovani nascono con il tutto fatto, tutto dato o con il master, molte persone escono dalle università e, forti del pezzo di carta, credono che la loro posizione sia ben definita e certo non è cominciando dal basso. In veneto, da dove vengo io, anche il figlio dell'industriale comincia a lavorare nell'azienda di famiglia come operaio. Jasmine: É giusto perché se vuoi lavorare in un'azienda devi capire come funziona tutto dal basso verso l'alto e viceversa … saper essere operaio, capo ufficio, direttore, presidente e proprietario. I fenomeni Zara e H&M come li vedete, sono dei concorrenti della moda? Jasmine: I marchi come Zara e H&M hanno reso la moda accessibile … hanno dato la possibilità a tutti di potersi vestire alla moda, è chiaro che se tu vai da uno stilista e ti compri una giacca ti dura 20anni … ma io non voglio indossare quella giacca per 20anni, voglio cambiarmi, voglio fare la Sex and the city dalla mattina alla sera … e non voglio spendere delle cifre spropositate per stare dietro ad una moda che cambia continuamente. La moda la devi sentire, è come la musica e deve essere per tutti. La moda che verrà? Jasmine: Secondo me nella moda ci saranno delle cose che spariranno, perché è il percorso che devono fare. Tutti i nomi, che sono nati dal nulla senza avere quel “quid” in più, chiuderanno e daranno così la possibilità ad altre persone di emergere … La problematica è che in Italia, abbiamo perso l’altraitalia 27

www.arteproduction.it


CULTURA

Cinema di Armando Rotondi

Terraferma

Candidato italiano nella corsa agli Oscar della Sicilia, si tratta di Linosa, si intrecciano i destini dei suoi abitanti, toccati dall’arrivo dei clandestini, provenienti dal Nord Africa. In particolare, durante una battuta di pesca con la loro imbarcazione, Filippo e Nonno Ernesto salvano una donna di colore e il suo bambino dall’annegamento. I due, insieme a Giulietta, madre di Filippo, decidono di prendersi cura dei due clandestini. Crialese ama la Sicilia e il mare, e lo si può notare anche in questa pellicola, dove, come nelle sue due fatiche precedenti, questi elementi hanno un ruolo fondamentale. Il regista si dimostra ancora una volta talentuoso nel costruire la sua opera sia dal punto di vista visivo, rigoroso, che contenutistico. Terraferma è tutta basato sulle contrapposizioni e antonimie, su contrasti voluti e metaforici che davvero permeano tutto il film. Si va infatti dall’etica del mare di Nonno Ernesto, pescatore di lungo corso, che si pone in conflitto con la legge e la burocrazia italiana. Vi è la contrapposizione tra l’isola (la Sicilia) e l’Italia continentale, luogo dove Madre Giulietta aspira ad andare per rifarsi una vita dopo essere rimasta vedova. Vi sono i valori della famiglia protagonista, basati sulla solidarietà, che cozzano con quelli di altri isolani e dei turisti che a frotte arrivano sull’isola per la villeggiatura. Si pensi al personaggio interpretato da Beppe Fiorello, in una delle sue poche prove da “antipatico”, che nega la presenza degli immigrati clandestini e organizza tour in barca per masse di turisti in costume da bagno che si dimenano sulle note di ritmi tropicali. Sarà Emanuele Crialese, con il suo Terraferma, il regista designato a rappresentare l’Italia nella corsa per entrare nella cinquina dell’Oscar per la miglior pellicola in lingua straniera. Un successo per Crialese, che batte opere come Habemus Papam di Nanni Moretti, Vallanzasca di Michele Placido e Noi credevamo di Mario Martone, sulle guerre risorgimentali. Il film, già Premio Speciale della Giuria alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, conferma il talento di Crialese, sia tecnicamente che dal punto di vista narrativo, dopo prove egregie quali Respiro (2002) con Valeria Golino e, soprattutto, il bellissimo Nuovomondo (2006), interpretato da Charlotte Gainsbourg, sulle migrazioni italiane verso gli Stati Uniti ad inizio del secolo scorso. Di migrazioni si parla anche nel suo nuovo Terraferma, dove mette in scena le vicissitudini di migranti africani in viaggio, illegalmente, verso l’Italia. Su una piccola isola l’altraitalia 28

Emanuele Crialese


Lo stesso arrivo dei turisti, ad orde su traghetti di linea, trova il suo contraltare nei barconi che portano i clandestini e che molte volte non riescono ad arrivare a destinazione.Filippo, ventenne orfano, figlio di Giulietta e nipote di Ernesto, rappresenta colui che è diviso tra questi due mondi e che cerca di maturare e crescere decidendo che strada intraprendere. Terraferma è fil semplice e complesso allo stesso tempo, superiore, a nostro avviso, a Quando sei nato non puoi più nasconderti (2005) di Marco Tullio Giordana, sullo stesso tema dell’immigrazione clandestina. L’Italia ha scelto Crialese nella corsa agli Oscar. Gli auguriamo davvero di entrare tra i cinque della nomination finale.

Cineturismo La Garfagnana e Campocatino

Agenda di Novembre Festival Internazionale del Film di Roma dal 27 ottobre al 4 novembre 2011 Roma, Auditorium ed altre sedi. www.romacinemafest.it Il film di apertura sarà The Lady di Luc Besson, dedicato alla figura del premio Nobel Aung San Suu Kyi, che è già costato all'attrice Michelle Yeoh il divieto di rimettere piede in patria. Cinque, invece, al momento sono i titoli italiani che avranno la loro prima proiezione: Il cuore grande delle ragazze di Pupi Avati, La kryptonite nella borsa di Ivan Cotroneo, Un giorno questo dolore ti sarà utile di Roberto Faenza, È stato il figlio di Daniele Ciprì e L'industriale di Giuliano Montaldo.

Festival del Film Italiano di Villerupt La Garfagnana, in provincia di Lucca, è un luogo spettacolare non ancora deturpato dal turismo di massa. Qui nel 1998 Giovanni Veronesi decide di dirigere Il mio West, ricostruendo scenari da Far West e realizzando un’opera costosissima per gli standard italiani, con ben 10 miliardi di lire come budget. La pellicola vede protagonisti Leonardo Pieraccioni come Doc Lowen, Harvey Keitel, nella parte di suo padre Johnny, famoso pistolero, e David Bowie, nei panni del cattivo di turno Jack Sikora. Al di là del risultato artistico generale de Il mio West, Veronesi è bravo a rendere l’Arizona di fine ‘800 e il fittizio villaggio di Basin Field con scenari tutti nostrani. Nello specifico, il regista ha effettuato le riprese a due passi da Vagli, piccola Atlantide sommersa della provincia di Lucca, a Campocatino, località suggestiva ai piedi dell’impervio monte Roccandagia.

dal 28 ottobre al 13 novembre 2011 Villerupt (Francia). Sedi varie. www.festival-villerupt.it Sarà la città di Napoli e la sua rappresentazione nel cinema il focus principale - dal titolo Vedi Napoli e poi ridi (?) - della 34a edizione del Festival del Film Italiano di Villerupt. Dal 1976, in questa cittadina operaia dell’est della Francia, alla frontiera con Belgio e Lussemburgo, il cinema italiano è protagonista, con la presentazione di oltre sessanta film tra novità della stagione e pellicole indipendenti, in versione originale con sottotitoli per un pubblico sempre più numeroso - 46mila presenze nel 2010 - proveniente da Francia, Belgio, Lussemburgo e Germania. Saranno presenti, tra gli altri, il regista Massimiliano Bruno per presentare Nessuno mi può giudicare e Giuseppe Gagliardi, regista di Tatanka, film tratto da un racconto di Roberto Saviano.

Panorama delle Alpi Apuane

52° Festival dei Popoli dal 12 al 19 novembre 2011 Firenze. Sedi varie. www.festivaldeipopoli.it

Non sarà il selvaggio Far West, ma Il mio West toscano offre un panorama mozzafiato dei monti Pisani e delle Alpi Apuane, dove si svolge la scena clou del duello tra Harvey Keitel e il perfido David Bowie.

L’idea guida è quella di pensare il festival come un laboratorio permanente: con un’attenzione rivolta in primis ai giovani autori e alle nuove scoperte. Pur mantenendo forte la sua specificità di appuntamento imprescindibile nel contesto internazionale del documentario, ampio spazio sarà dedicato alla sperimentazione dei nuovi territori in cui il cinema del reale - e non solo - sta ridefinendo il suo statuto. Al contempo saranno attivate collaborazioni con enti, istituzioni e soggetti che si occupano di arte contemporanea, fotografia, musica, letteratura, nuove tecnologie. Oltre all’organizzazione della 52a edizione, il nuovo corso prevede di dare maggior attenzione all’attività permanente dell’Istituto, che consentirà al Festival dei Popoli di valorizzare il suo preziosissimo archivio (oltre 16.000 titoli tra pellicole e video).

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CULTURA

Racconti di Luisa Mazzetti

Vittorina Vuoi una sigaretta? Perché ridi? È buono il lambrusco qui, eh? Non preoccuparti, ti riporto a casa io … Non dargli retta te, a tutti questi pifferi che ti mangiano con gli occhi, ti accompagno io. Tanto sei di qua, no? Ferrara? Ben, con la mia moto ci mettiamo un attimo … la Moto Guzzi, lì fuori … bella, eh? Quelli lì ti stanno tutti intorno come le api al fiore, ma ti ho vista che guardavi me … Sei curiosa, eh? Perché sai chi sono, o perché ti chiedi se sono un uomo o una donna? Sono la Vittorina … la Vittorina Sambri, campione di motociclismo, prima donna italiana ad avere quel titolo… mica balle! Adesso sono vecchia, ma ai miei tempi, sulla mia Borgo! 95 chilometri all’ora! Era una 500, monocilindrica … a volte avevo anche una bicilindrica … ma va be’… che ne sai te, patacca, di motori?! A te, cosa ti piace fare? I cappellacci di zucca … (poco convinta) Bene, sì… mi piacciono pure a me E quindi … vorresti aprire una trattoria o … Cosa c’è da ridere? Se ti va di passare la vita a tirare la sfoglia … perché no? Non ti vedo convinta. Scommetto che c’è qualcosa d’altro che ti piacerebbe … Come sarebbe a dire “tanto”? “Tanto” che? Non ti farai mica fregare, eh? Lo so che i tuoi ti dicono che devi pensare a trovare un buon marito e tirare su i figli … bella come sei, non farai fatica. Ma puoi guardare più lontano, sai? Una intelligente come te … si capisce dagli occhi che sei intelligente. Fa’ finta di essere un uomo: cosa vorresti per te? E poi, vattelo a prendere! Lo puoi decidere te, il tuo futuro, se solo ti fai vedere per quella che sei, senza paura … Se ti impunti un po’, se tieni duro … Le cose cambiano, se le fai cambiare … se guardi più avanti degli altri. L’avresti detto te, prima della guerra, che ci avrebbero fatto votare anche a noi? Eppure, ecco qua … anche se erano donne son partite partigiane e una volta che avevano il fucile in mano, come facevano a non farle votare? Io son vecchia, sono nata nell’altro secolo, 1891, e di guerre ne ho passate due, ma le mie battaglie le ho cominciate da ragazza … mi piaceva prender su la bici e correre, ma con la gonna come facevi?Allora ho fatto che mettere i pantaloni e ci stavo bene. Il mio babbo urlava: “Du et andar con quei bragh che sembri un putin?(1) A farti ridere dietro?” e io scappavo via per non prenderle e gli rispondevo: “Mei i bragh roti in t'al cul che al cul rot in t'i bragh!”. Com’è che si dice? L’abito non fa il monaco …

Ero brava nel ciclismo, sai? Le corse su pista per signorine me le facevo tutte. Son stata anche a Parigi, nel ’13. Arrivavano queste madame coi vestiti fino ai piedi, i cappelli, i guanti lunghi e gli ombrellini … e mi guardavano con la bocca spalancata, perché io me ne andavo in pantaloni e maglietta. Chissà quante di loro avrebbero voluto fare lo stesso e non osavano! Imbarazzata? Ma va’! A me non importava. Io correvo. E la bici non era abbastanza. Mi piacevano i motori. E non avrei dovuto cavalcare una moto solo perché sono nata femmina? Dicevano che le donne non ci sanno fare … eh, eh, eh! Si son dovuti ricredere, veh! Che vincevo io e loro, i maschi, non lo mandavano giù di essere battuti da una donna. Mi chiamavano Vittorio e dicevano che ero un ragazzo. Mi ricordo l’Ettore … il Perdicchi, quello di Rimini, il generale … hai presente? Va be’, era l’organizzatore della Coppa Adriatica … e ogni volta, appena arrivavo cercava di convincermi ad andare in spiaggia, a ciapar al sol … a fag al bagn (2) … per vedermi in costume, no? Perché così avrebbe finalmente visto se ero il Vittorio o la Vittorina. Ma a me non mi importava. Credessero quello che volevano. Io son chi sono, che importa il resto? Volevo correre in moto, e in moto correvo. E gli facevo anche mangiare la polvere a quelli. Una volta, sul mitico circuito di piazza d’Armi a Faenza … mitico, sì, è stato il primo in Romagna … una pista in terra battuta, che ne ha viste di sfide! Poi è venuta la Grande Guerra e … non è più stato come prima … Beh, comunque … Correvamo uno contro uno, io e l’An-toniazzi, di Padova … che non era mica uno qualunque. E allora … mi ricordo ancora a memoria quello che ha scritto il giornale … Eh? Certo che andavo sul giornale! Non è normale adesso vedere una donna sulla moto, figurati allora!

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Quelli di Ferrara mi chiamavano “intrepida donna” e dicevano che avevo un coraggio «non comune nel mondo femminile e forse neanche ... in quello maschile», che l’Antoniazzi si era illuso «di rimandare a far la calza in due e due quattro, quell'impenitente che non voleva stare al suo posto» … l’impenitente ero io… Comunque, quella volta, il giornale di Faenza aveva proprio fatto la cronaca … la so a memoria! Ma sì, certo che te la dico! «Antoniazzi si mantiene in testa per i primi dieci giri, la Sambri, sempre correttissima, tenta di sorpassarlo, specie nelle curve. Finalmente par riesca, rasentando lo steccato, a penetrare fra il medesimo e il motore dell'Antoniazzi. Questi non le lascia il tempo di proseguire e le si stringe addosso costringendola a passare la linea di demarcazione e a percorrere un breve tratto sull'erba. Causa tale irregolarità, la corsa viene annullata. Alla ripresa, nei primi giri l'Antoniazzi è in testa, ma non vi si mantiene molto, sorpassato dalla Sambri; questa si piazza tosto rasente allo steccato e non lo abbandona più. La vittoria è cena. Essa compie i dieci chilometri in minuti 7,31 e giunge prima con un buon vantaggio sull'Antoniazzi. È vivamente applaudita». Eh, grazie grazie. Erano bei tempi, sì. Noi corridori professionisti andavamo in giro per tutto il Nord Italia a far gare di qua e di là … A Cremona, nel ’14, sono stata testa a testa fino all’ultimo giro col grande Miro Maffei … poi sono arrivata seconda … ma lui era un vero campione, l’anno prima aveva vinto su una Douglas il Campionato Motociclistico Italiano, adesso si chiama Campionato Italiano di Velocità, sempre lì a Cremona … Insomma ne ho vinte sì. Anche una prova al Campionato Italiano su pista, classe ‘500 … Ma non ti voglio annoiare. Era solo per dire che il fatto di essere una donna ha reso le cose più difficili, sì, ma anche più divertenti. A parte quella volta. Quella volta me la sono vista brutta. Quella volta è stata dura. Non la dimentico. Ero qui vicino, fuori città, con la mia morosa … Non li ho sentiti arrivare … ma gli insulti, le botte, quelli sì che li ho sentiti! E il sapore del sangue in bocca … Poi l’ho vista lì, impietrita dalla paura … le ho urlato: “Corri, Angelina, corri! Scappa, te, che questi sono bestie!” Bestie … me ne han date tante … quelle bestie … Non lo sopportavano: gli portavo via il podio, e adesso anche le donne! È che non ci arrivavano, allora, non ci arrivavano proprio … che le donne con delle bestie così non ci sarebbero neanche andate… mentre io, io ero più avanti di loro. Vado più forte, arrivo prima. Cosa c’è? Ti sei scandalizzata? Perché mi hanno picchiato o perché mi piacciono le donne? Le donne sono così belle, hanno il futuro negli occhi! Cosa c’è di male, se ci si rispetta, se ci si vuole bene? Lo so che puoi capirlo, se solo guardi un po’più in là … E se una persona te la senti dentro e la desideri, che importa se è un uomo o una donna? Sono quelle bestie lì, che credono di avere tutti i diritti, solo perché sono uomini … Fra di noi invece c’intendiamo … Perciò non devi avere paura di me, non sono mica una bestia come loro. E poi… Sì, forse un tempo, quand’ero una ragazza, a trovare una vispa come te, con quella pelle che

sembri una nettarina … forse ti avrei fatto la corte … ma adesso … i miei anni sono già pesanti di loro … e ‘sta mano rugosa non … …invece te sei così giovane! Non avere paura di me, io sono … sempre correttissima! Volevo solo dirti … hai questa bella luce negli occhi e sei curiosa … non è mica da tutti, sai? Sarebbe un peccato. Come avere una Norton e tenerla in garage … Te lo immagini? C’hai lì tra le mani una Manx e invece di saltarle in groppa e lanciarla … Va be’, scusa: la Norton Manx è la moto che ha vinto il campionato del mondo … E poi, lo sai che i motori si rovinano di più a lasciarli fermi che a usarli? E secondo me, con il cervello è lo stesso. Non ascoltarli, te, quelli che ti dicono che devi stare al tuo posto. Qual è il tuo posto? Decidilo te, vai dove vuoi … Metti su le braghe e vai. Guarda avanti, che le cose cambiano. Lo vedi no? Adesso mica mi mettono più i bastoni tra le ruote …eh, eh, eh … Ades stegn achì (3), tutti insieme, all’ustariaza, a sghignazar (4) e a parlare di motori, con un bon bichier ad vin (5) … E anche con mio fratello … lui finalmente ha capito certe cose … perché ai tempi la mia famiglia si è vergognata di me, facevano finta di non conoscermi … non ero più loro figlia, insomma … perché ero uno scandalo … ma è solo che non capivano, poveretti … non potevano capire che siamo tutti diversi eppure tutti uguali e che, donna o uomo, siamo quel che siamo, e basta. Con mio fratello … - anche lui è un campione di moto, sai? con mio fratello pensiamo di aprire una concessionaria della Moto Guzzi … È un bel progetto, no? È bello fare progetti … Adesso si può. La guerra è finita e noi siamo ancora vivi! Dobbiamo pensare al futuro, immaginarcelo come ci piace … soprattutto te, che sei giovane. Ascolta… tal dig un bel quel … (6). Pensa a un giorno che non saremo più divisi per uomini e donne, ma saremo solo … persone, ecco, che scelgono come preferiscono. A un giorno che, se ti picchiano perché vai con qualcuno del tuo stesso sesso, non sei tu che ti devi vergognare, ma loro a esser trattati per le bestie che sono … Un giorno, forse… Ascolta… perché io sono convinta sai? Che mi pare di vederlo …un giorno… quel giorno, scoprirai che non sei sola, che ci sono altre donne vicino a te, che uniscono alla tua la loro voce … e insieme griderete più forte. Allora dovranno guardarvi negli occhi, come con le partigiane in montagna, e allora vedranno il futuro … Io forse no, ma tu magari quel giorno lo vedi… Eh? Io? Cosa sto dicendo? (ride) Mah! Non lo so mica … Anden, va’, che ti compagno a casa …

NOTE 1* Dove vai con quei pantaloni che sembri un ragazzo? 2*Aprendere il sole … a fare il bagno … 3*Adesso stiamo qui 4* all’osteria, a ridere 5* con un buon bicchiere di vino 6* ti dico una bella cosa …

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Eleganza e perfezione: queste le carte vincenti degli oggetti destinati ai pi첫 esigenti e raffinati clienti


Quello che più colpisce entrando nella Galleria De Giorgio, alla Waldstätterstrasse 14, nell'incantevole città di Lucerna, è il calore che emanano gli oggetti esposti. L'aura di magia che si respira intorno a questi speciali complementi d'arredo è sorprendente. Si, sorprendente, perchè si tratta di oggetti in metallo, materiale conosciuto da tutti come freddo, senz'anima. Invece, dalla genialità di Carmelo De Giorgio e dalle mani esperte ed abilissime degli artigiani di cui si avvale l'Officina De Giorgio, nascono pezzi di carattere, di grande classe, di inimitabile bellezza e perfezione destinati ad una clientela raffinata che ha innato il gusto del bello. La forte attrazione di Carmelo, oggi 40enne, per questo materiale ebbe inizio molti anni fa, quando, giovanissimo, iniziò la sua attività come fabbro. Le particolari tonalità che la luce riflessa dona al metallo hanno da sempre affascinato colui che oggi, dopo anni di operosità alla ricerca dell'eccellenza, esporta il suo marchio in tutto il mondo.

Signor De Giorgio, come e quando nasce la sua passione per il metallo e quando ha iniziato con la creazione di oggetti decorativi? Sono arrivato in Svizzera all'età di 16 anni e mi sono messo immediatamente alla ricerca di un lavoro. Ho avuto la fortuna di trovare un'occupazione come fabbro e mi sono specializzato in questo tipo di attività. Da subito ho provato una forte attrazione per il materiale che giornalmente maneggiavo ed al quale davo forme diverse. Il piacere, la soddisfazione nel dare vita ad un pezzo di metallo freddo e sterile è davvero grande, indescrivibile. Completamente ammaliato dalla trasformazione del prodotto grezzo in quello finito, mi dilettavo, anche dopo le ore di lavoro, a creare oggetti di forme diverse ad uso personale. Gli amici che venivano a trovarmi a casa rimanevano ammaliati davanti a ciò che avevo realizzato e mi chiedevano di creare qualcosa per loro. È così che ha avuto inizio la sua attività? Si, sostanzialmente ho iniziato così. A poco a poco le richieste aumentavano ed il mio laboratorio di casa era diventato troppo piccolo. Ho quindi cercato e trovato un locale dove poter dare spazio alle mie creazioni. Era un grande magazzino in disuso, molto mal ridotto. Con tanta buona volontà, con molto spirito d'immaginazione e con l'aiuto di alcuni amici, l'ho ristrutturato ed ho iniziato quella che ora è diventata la mia attività. Oggi il locale, che si trova pure a Lucerna, ospita una mia mostra permanente ed è utilizzato dall'Officina De Giorgio per l'organizzazione e la coordinazione di eventi. La lavorazione degli oggetti di sua creazione avvengono esclusivamente in Svizzera? Si, ogni pezzo viene lavorato a Lucerna. Gli artigiani di cui mi avvalgo per la produzione sono validissimi specialisti e conoscono bene la mia pignoleria; sanno che ogni singolo pezzo deve essere impeccabile, deve raggiungere la perfezione che è una mia inclinazione innata.

Bellissimi e molto richiesti, tra i numerosi splendidi complementi d'arredo esposti in Galleria, i meravigliosi candelabri che, con la loro forma rotonda o filiforme, cromati, argentati o dorati, di certo danno un tocco di classe, e al contempo d'incanto, ai migliori negozi di Design di tutto il mondo che li propongono alla loro clientela.

Dove trova l'ispirazione per progettare cose sempre diverse? L'ispirazione fa parte di noi, può essere dappertutto. Io riesco a trovarla nella quotidianità, nell'interno del mio essere, in uno stato d'animo particolare. Vedere trasformato un pezzo informe in un oggetto splendente e perfetto, sapere che una mia creazione da gioia e piacere a chi lo acquista è stimolante, mi procura tanta felicità e mi incoraggia a continuare con entusiasmo e dedizione nel mio lavoro facendomi dimenticare le piccole e grandi difficoltà che, inevitabilmente, non risparmiano nemmeno chi, per lavoro, usa la fantasia.

A rendere unico ogni singolo pezzo non è non soltanto l'innato talento del designer, ma è soprattutto l'amore che egli ha per la sua attività; amore che, se avrete l'occasione di conoscerlo, potrete immediatamente leggere nel suo sguardo. l’altraitalia 33


CULTURA

Enogastronomia di Gianmaria Bavestrello

Lo stracchino Tutti i segreti

La crisi economica che affligge l'Italia e di cui, probabilmente, stiamo solo vivendo i prodromi, è destinata a cambiare una parte delle nostre abitudini, non necessariamente in peggio. Se siamo onesti con noi stessi, dobbiamo ammettere che la sobrietà e la parsimonia sono valori che la nostra società aveva perso ma di cui non poteva a fare a meno, e non solo per una questione meramente economica. Gran parte dell'ingegno, della conoscenza popolare e della creatività dipendono sensibilmente da una povertà, naturalmente relativa, di risorse. È questa povertà che, costringendoci all'antico “fai da te”, ci permette di acquisire competenze artigianali fondamentali per la nostra autonomia e la nostra crescita personale, ad avere confidenza con le “cose” per sfruttarne al meglio le proprietà, e di liberare quella fantasia che permette a ciò che ci circonda di avere non un marchio omologato e standardizzato, ma il sigillo - e il valore incommensurabile - della nostra personalità. È questa la strada per ritrovare sintonia con le antiche generazioni da cui abbiamo ricevuto un Paese migliore di quello che stiamo lasciando ai nostri figli, e per uscire dalla

crisi. Come? Non certamente più ricchi, ma sicuramente più forti e consapevoli che il benessere non risiede solo nella capacità di acquistare beni o servizi, ma soprattutto in quella di valutarne la gerarchia e quindi, per quanto possibile, di produrli o di scambiarli attraverso “reti” di mutuo soccorso, di solidarietà, di scambio partitario. Questo incipit ha molto da spartire con l'arte culinaria, perché è in cucina che può avere inizio un sincero percorso di evoluzione personale basata su un rapporto maturo, riflessivo, meditato con le “cose” - cioè con gli ingredienti e di riflesso con l'eco-sistema da cui provengono - e con gli altri, cioè con i commensali. Quanti prodotti sotto-utilizziamo in cucina, per il fatto di non conoscerne i possibili utilizzi? Prodotti poveri, soprattutto, come lo stracchino, protagonista di questo excursus alla scoperta di storie, culture e ricette di prodotti comunissimi ma capaci di garantire laute soddisfazioni a chi compie lo sforzo di padroneggiarne i segreti. Dal lombardo stracch con il significato di stanco, lo stracchino è un formaggio italiano a pasta molle e di breve sta-

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gionatura prodotto con latte vaccino intero. Si presenta come un formaggio grasso e cremoso, privo di crosta, dal colore bianco.L'etimologia del nome richiama l'utilizzo del latte proveniente da mucche “stanche” per la transumanza al fondovalle dopo l'alpeggio estivo.

legate al Gorgonzola, fu proprio dalle forme di Stracchino accumulate in cantina e ricevute in pagamento dai mandriani, che un oste vide generare per l’azione delle muffe il celebre formaggio erborinato. Il gorgonzola

In Valtellina, nell'alto Verbano e nelle province di Pavia e Piacenza il nome di “stracchino” viene usato anche per indicare il gorgonzola. Secondo una delle tante leggende

AGENDA di Novembre Scacco al Re di cioccolato Stra - Riviera del Brenta (VE) - Villa Foscarini Rossi 5 - 6 Novembre Cioccolato e scacchi, l'insolito binomio per questa bella manifestazione giunta alla decima edizione, promossa dal Comune di Stra, ideata e organizzata da Veneto a Tavola, in collaborazione con il Circolo Scacchistico Padovano e l'associazione Conoscere, e patrocinio di Regione Veneto e Provincia di Venezia. Unica ed originale, si svolgerà nella splendida cornice della prestigiosa villa Foscarini - Rossi a Stra, lungo la Riviera del Brenta, tra Padova e Venezia. Il più goloso torneo di scacchi mai visto, dove tra sabato e domenica oltre 300 tra ragazzi e adulti si sfideranno “mangiandosi” le pedine in purissimo cioccolato Valhrona, realizzate dal cioccolatiere veneziano Alvaro Bido. Ma questo è solo l'evento clou. Per l'intero weekend saranno presenti cioccolatieri artigiani con le loro migliori produzioni in vendita, una cena a tema presso il ristorante Villa Fini.

Festa del Vino Novello e della Castagna 12-13 Novembre - a Miglianico (CH) A Miglianico dal 12 al 13 novembre la pro loco organizza la terza edizione della “Festa del novello e della castagna” con la partecipazione di ben sei cantine rinomate abruzzesi. Stand gastronomici, musica e un gran braciere realizzato dai soci della pro loco che cuoce quasi 30 kg di castagne in poco tempo. Il 13 sarà ospite l'Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino che degusterà i vini nuovi dei contadini decretando il miglior vino casereccio.

Per produrre lo stracchino, il latte di vacca viene prima cagliato a 30 gradi con caglio di vitello, quindi, dopo la spurgatura, riposto negli stampi quadrati dove rimane a maturare per 10-15 giorni. La salatura è a secco e dura per circa 6 giorni. La sua pasta è bianca o giallo pallido, omogenea, burrosa, senza occhiature; la crosta appena percettibile. La tecnica di produzione è solo simile a quella della crescenza, di cui lo stracchino non è un sinonimo. Esiste anche uno stracchino presidio slow food: lo stracchino all'antica delle Valli Orobiche, prodotto nelle Valli Brembana, Taleggio, Serina e Imagna con latte vaccino crudo intero appena munto. La sua fortuna in cucina, che ha assunto dimensioni nazionali, è dovuta alla sua economicità e alla sua cremosità che lo rende particolarmente piacevole al palato, al suo gusto equilibrato e delicatamente acidulo, ma non tutti ne maneggiano la versatilità che gli deriva dalla straordinaria solubilità e che lo rende adatto al condimento di paste e risotti, al ripieno di verdure e patate, all'arricchimento di minestre frittate, e fin'anche ai dolci. Sformato di stracchino

Festa del Torrone di Cremona dal 18 al 20 novembre - a Cremona (CR) Cremona torna a stuzzicare la curiosità e la voglia di divertimento di tutti i golosi e non solo. Le strade e le piazze della città torneranno infatti a riempirsi di spettacoli, ospiti illustri, eventi e prelibate degustazioni in occasione della Festa del Torrone, nota anche come “Torrone & Torroni” in onore al suo dolce tipico per eccellenza. Non una festa qualsiasi ma un vero e proprio unicum gastronomico-culturale che richiama assieme ed esalta tutti gli aspetti e le eccellenze di un intero territorio, valorizzandoli attorno ad un'atmosfera di grande entusiasmo, scoperta e divertimento.

Fiera del Tartufo Bianco Pregiato dal 25 al 27 novembre - a Muzzana del Turgnano (UD) Una golosa, preziosa e imperdibile tre giorni tra profumi e sapori del pregiato tartufo bianco di Muzzana del Turgnano. È quanto propone per il fine settimana l'associazione MAT (Muzzana Amatori Tartufi) che, forte del successo riscontrato nella prima edizione, rinnova l'invito ai turisti/gourmet, ma anche a tutti i curiosi e appassionati di funghi e tuberi, a scoprire i prodotti d'eccellenza dell'enogastronomia friulana.

Uno dei suoi utilizzi più soddisfacenti si ha certamente nei brunch, un pasto che consiste in una commissione, sia etimologica che sostanziale di prima colazione (breakfast) e pranzo (lunch), e che in italiano viene resa col brutto termine di “colpranzo”. Si propone, a questo riguardo, lo sformato di stracchino: in una pirofila da forno si dispongano, bagnate nel latte, fette di pancarrè su cui disporre un primo strato di prosciutto,

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uno strato di sottilette e un ulteriore strato di pancarrè imbevuto nel latte. Ancora prosciutto e quindi uno strato di zucchine trifolate, su cui finalmente poserete uno strato di stracchino in forma di fette generose. A coronamento del piatto spargete due uova sbattute, regolate di sale e infornate a temperatura media per 25 minuti questa pietanza ricca di energia, deliziosa, che ricostruisce fantasiosamente legami classici e consolidati. Esattamente quanto si deve fare in cucina.

La ricetta Cheesecake di stracchino alle pere Ingredienti: 200 gr. di formaggio stracchino 200 gr. di formaggio philadelphia 4 uova 200 gr. di zucchero liquore all'arancia pere fresche Si montino gli albumi delle uova, quindi lo zucchero con i tuorli, a cui aggiungere il formaggio. Unire i due composti e montare nuovamente. In una teglia sistemate uno strato di biscotti sbriciolati, posatevi fette sottili di pere e infine, colate il composto. Informate per 40 minuti a 180 gradi. A cottura ultimata fate raffreddare. Bagnate, infine, con liquore all'arancia.

Di moderna concezione, ma non meno gustoso, è l'abbinamento dello stracchino alle vongole, una salsa di condimento per gli spaghetti che ha una seconda variante nell'utilizzo del gorgonzola. Mera questione di gusti. Si aprano le vongole in un pentolino con olio, aglio ed acqua; si prelevino i frutti filtrando il brodo; sciogliere quindi 100 gr. di stracchino in una padella con latte (quanto basta per creare la salsa) e brodo vegetale; dopo aver cotto gli spaghetti, mantecarli con la crema di stracchino, unire le vongole e servire assieme a trito di basilico frullato con burro freddo, olio ed il restante brodo delle vongole.

DA ABBINARE CON ... Colli Piacentini Malvasia Passito DOC Il Colli Piacentini Malvasia passito è un vino DOC la cui produzione è consentita nella provincia di Piacenza. Di colore giallo paglierino dorato, è intenso, aromatico e caratteristico all'olfatto. Il suo sapore è dolce, morbido, armonico, intenso, aromatico e ricco di note di fico, d'ananas e camomilla. Prodotto con uvaggio Malvasia di Candia aromatica (min. 85%), lasciata appassire su appositi graticci, pigiata dopo almeno 6 mesi dalla raccolta e invecchiato in barricque di rovere per due anni, ha un titolo alcolometrico minimo di 14 gradi. I colli piacentini

Per gli amanti della semplicità più cristallina, si consiglia di rinnovare, anche nei primi piatti, un connubio ormai tipico nella pizza: stracchino e rucola. La base è la solita crema di stracchino ottenuta con l'aggiunta di latte o (poca) panna fresca (rapporto di 3 a 1). Anche in questo caso, si mantechi la pasta con la salsa e, prima di servire, si regoli di pepe e si aggiunga la rucola tritata. Buon appetito. l’altraitalia 36


CULTURA

Benessere e salute di Simona Guidicelli

L’ Anice verde Pimpinella anisum L'anice verde è una pianta originaria del Medio Oriente; è la varietà di anice più nota in occidente. Esistono altre due specie che rispondono al nome comune di anice: l'anice stellato e l'anice pepato. L'anice si è talmente diffuso nella nostra Penisola da potersi considerare una pianta spontanea. La Pimpinella Anisum, detta anche Anice verde o Anice vero, è una pianta erbacea annuale alta dai 30 ai 70 cm. Il fusto è cavo all’interno e piuttosto debole, di forma tondeggiante, striato, ramificato all’apice. I fiori sono piccoli, di colore bianco e riuniti in ombrelle. La corolla ha cinque petali smarginati con lacinia ripiegata. La fioritura si ha all'inizio dell'estate. Il frutto è un diachenio piccolo di forma ovale di colore verde tendente al giallo che diventa scuro quando maturo. I semi dell'anice verde vengono utilizzati nel settore alimentare come spezia e aromatizzante, e nell'industria liquoristica per la preparazione di alcolici come Sambuca e Pernod francese. L'olio essenziale di Anice Verde viene utilizzato nel campo cosmetico per l'aromatizzazione di sapone, creme e dentifrici.

Coltivazione

Raccolta e conservazione

Si riproduce per semina, verso aprile o maggio; poiché‚ i semi sono piccoli la copertura con terra deve essere leggera e il terreno di semina deve essere stato finemente lavorato. Per germogliare impiegano circa un mese, dopo di che la piantina d'anice cresce rapidamente.

Raccogliere le ombrelle mature in agosto-settembre nelle prime ore del mattino quando la rugiada impedisce ai frutti di cadere. Farli essiccare in luogo fresco ed arieggiato e, ad essiccazione avvenuta, batterli delicatamente e raccogliere gli acheni.

Se la semina é stata eseguita troppo fitta si dovrà procedere al diradamento sfoltendo le piantine quando raggiungono circa i dieci centimetri d'altezza; conviene cercare di evitare i trapianti perché non vengono ben tollerati. Contenere lo sviluppo delle infestanti mediante sarchiature e irrigare se necessario. Predilige i luoghi soleggiati e riparati dai venti.

Curiosità Plinio il Vecchio riteneva che l'Anice avesse il potere di far dormire e di salvaguardare la giovinezza del viso.

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La medicina popolare utilizza i semi di anice in tisane galattagoghe che stimolano la portata lattea. Tali tisane danno al latte materno un sapore gradevole ed esercitano una azione sedativa-antispamodica anche nel lattante. Dato che l'olio essenziale viene escreto parzialmente dai polmoni e che pertanto favorisce la secrezione bronchiale, i semi di Anice vengono aggiunti spesso alle tisane pettorali. Secondo Ledere possono essere impiegati con buoni risultati nelle forme pertussoidi e nell'asma. A conferma di ciò è stato recentemente dimostrato che la somministrazione nell'animale da laboratorio di estratti di Anice produce effetti bronco dilatatori che sembrano essere dovuti a un'attività antagonista nei confronti dei recettori muscarinici. Attività principali Azione antispasmodica; balsamica e secretolitica. Impiego terapeutico Dispepsia, spasmi gastrointestinali, meteorismo; catarri vie aeree.

Anice olio essenziale Dalla pianta si estrae perlopiù olio essenziale. L'olio essenziale viene ottenuto dal frutto per distillazione ed é molto ricco di flavonoidi e cumarine, ma la sostanza che ne determina la maggiore composizione chimica é trans-anetolo del quale é composto per il 70-90% circa.

Le preparazioni a base di anice, dal sapore gradevole, contribuiscono a migliorare i processi digestivi aumentando la secrezione salivare e gastrica. Le proprietà antispasmodiche si evidenziano con dosaggi sufficientemente elevati; tale azione è accompagnata da proprietà antisettiche che contribuiscono a inibire il formarsi di processi fermentativi a livello gastrointestinale (aerofagia e flatulenza). II miglioramento delle funzioni digestive, unitamente all'azione antispasmodica, si traduce in uno stato di benessere (assenza di sonnolenza postprandiale, migliorata assimilazione dei principi nutritivi ecc.) rende l'uso di preparati a base di Anice raccomandato per combattere l'astenia accompagnata da cefalea e affaticamento cerebrale. Le proprietà carminative dell'Anice sono meno potenti di quelle del Cumino e del Finocchio.

Note e avvertenze È sconsigliato in gravidanza e l'utilizzo diretto sulla pelle. Può dare reazioni allergiche. Per l'assunzione interna é consigliata la consultazione con uno specialista.

La ricetta Alberelli all’anice Ingredienti 320gr. farina 00, 180gr. zucchero, 6 gocce di colorante alimentare blu 2 uova, 2 cucchiai di liquore all'anice, 1 cucchiaio di semi di anice 100gr. burro, sale, zucchero a velo Inserire nel mixer la farina, lo zucchero, le uova, il colorante, il liquore, i semi d'anice, un pizzico di sale e il burro fuso e raffreddato; azionare l'apparechio fino al formarsi di una palla di impasto. Prelevare l'impasto, compattarlo, avvolgerlo in pellicola e metterlo in frigo per 20 minuti. Stendere la pasta tra due fogli di carta forno, dello spessore di ½ cm, e con uno stampo a forma di alberello, ricavare tanti biscotti, da disporre su una teglia, rivestita di carta forno. Far cuocere i biscotti in forno già caldo a 180° per 10 minuti; lasciarli raffreddare e cospargerli con un poco di zucchero a velo. l’altraitalia 38


Die schรถnsten Ecken Italiens

Perugia Padre Pio aus Pietrelcina


KULTUR

Die schönsten Ecken Italiens von Teresita Lenzo

Perugia Eine wunderschöne, lebenswerte Stadt Die Herkunft von Perugia ist in den umbrischen Völkern zu suchen. Später, zwischen dem VI und V Jahrhundert v. Chr. kamen die Etrusker, die sich in Richtung des Tyrrhenischen Meeres ausdehnten und sich an vielen strategischen Standorten der Region ansiedelten. Sie hinterliessen zahlreiche Zeugnisse, wie z.B. Gegenstände und Gräber, die die Bedeutung des Standortes unter verschiedenen Herrschern nachweisen. Als die Römer kamen, wurde das Gebiet besetzt und erobert und während der Kämpfe wurden Teile der Stadt zerstört. DieAkropolis war nicht aufgegeben, sondern wurde im Auftrag des Augustus wieder aufgebaut. Der Kaiser gab ihr die Größe wieder, die sie verdient hatte und wurde deshalb “Augusta Perusia” genannt. Noch immer, genau dort, wo die heutige Stadt liegt, gibt es zahlreiche etruskische Überreste von alten Stadtbefestigungen umgegeben. Hier gibt es viele Tore, wie z.B. den Triumphbogen des Augustus, Porta Sole, Porta della Mandorla, Porta Marzia, Porta Trasimeno und Cornea bzw die Porta di Sant'Ercolano. Ausgangspunkt für den Besuch von Perugia ist natürlich die Piazza IV Novembre, das zivile und religiöse Zentrum der Stadt. Auf dem Platz steht der Palazzo dei Priori, heutiger Sitz des Rathauses, der mit seinen grimmigen Figuren uns einzuschüchtern scheint und die Kathedrale von St. Lorenzo. Der Platz ist noch schöner durch die Fontana Maggiore von Nicola Giovanni Pisano (1275-1278) geworden, die sich in der Mitte befindet. Hier beginnt auch der Corso Vannucci, die eleganteste und lebhafteste Strasse von Perugia.

Die Rocca Paolina

Die wunderbare Rocca Paolina wurde im Jahre 1540 von Papst Paul III Farnese erbaut, nachdem er die Rivolta dei perugini, auch als “Guerra del Sale” bekannt, niedergeworfen hatte und die dort lebende Signoria dei Baglioni besiegt hatte. Sie wurde von dem jungen berühmten Festungsbaumeister Piazza IV Novembre Antonio da Sangallo projektiert und wurde zum Symbol der päpstlichen Macht in Perugia, die mehr als drei Jahrhunderte anhielt. Die sogenannte “Fortezza”, die Soldaten, Tiere, Waffenschmieden und Lagerhallen untergebracht hatte, wurde vom Papst- bzw. Schlosspalast überragt und ist voll beachtlicher Architektur und von Fresken bemalten und dekorierten Sälen. Heute ist Perugia ein wichtiges Zentrum des gesellschaftlichen und kulturellen Leben, und man kann sie durch ein modernes System von Rolltreppen oder durch Porta Marzia erreichen. Die Altstadt besteht aus charmanten mittelalterlichen sehr schönen Straßen, die uns faszinieren wissen. Der Palazzo dei Priori scheint uns einzuschüchtern, mit seinen grim-

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Via delle Prome

eine Osteria gerade für Familien bestimmt. Verpassen Sie nicht die Laboratorien der kleinen Schokoladen Handwerker in der Fabrik Perugina zu besuchen. Sehr schön sind auch einige Cafés und Gewürzgeschäfte, die sowohl in der Hauptstrasse, Corso Vannucci - als auch in Via Baglioni echte Verlockungen auslegen. Besonders die antike Cafeteria Sandri, mit ihren schönen -, mit Kunstwerken aus Schokolade verzierten Schaufenstern ist sehenswert. Das Wissenschaftsmuseum Das Wissenschaftsmuseum namens “Post” (Perugia Workshop für Wissenschaft und Technologie) liegt im Stadtzentrum, neben der Piazza Fortebraccio. Es ist ein Museum der Forschung und des Experimentierens durch Spiel und Beobachtung, in dem Kinder die Erfahrungen von Schall, Licht, Wellen und Energie erleben können. Es wird wohl ein spannendes Erlebnis für Kinder sein, in einer riesigen Seifenblase gefangen zu werden. Eine temporäre, im Museum veranstaltete Ausstellung ist bis Ende des Jahres der Telefonie gewidmet, von der Erfindung des Telefons bis zum heutigen Mobiltelefon. Das Haus der Schokolade: Perugina

migen Figuren und die umliegenden Gebäude symbolisieren ein lebendiges - virtuoses - und schönes Italien. Und um ein fantastisches Panorama auf den Dächern zu bewundern, gibt es nichts besseres als die Aussicht auf Via delle Prome oder auf der Markthalle, entlang dem Corso Baglioni. Perugia ist eine lebenswerte Stadt, die vielen Freizeitmöglichkeiten das ganze Jahr hindurch bietet. Perugia zu besuchen ist wie sich in der Grossartigkeit der etruskischen Mauern und Toren zu verlieren, durch die unterirdische Stadt zu spazieren und schliesslich in das Licht reizvoller Panoramen, auf den die Stadt umgebenen Hügeln zu treten.

Corso Vannucci

Perugia ist die Stadt der Schokolade, man sollte geniessen, indem man sich in elegante Lokale setzt oder spazieren geht und nach den Schaufenstern schielt. In Perugia gibt es auch interessante Strecken für Kinder, darunter das Wissenschaftsmuseum, die “Son-ntagsstadt”, ein Park im Park und

Der Protagonist der Stadt Perugias ist die Schokolade, deshalb kann man einen Besuch im Haus der Perugina Schokolade nicht verpassen: Eine lustige und lehrreiche Erfahrung der Welt der Schokolade, durch das Historische Museum, die Schule der Schokolade, die Fabrik und den anschliessenden Souvenirladen. Im Perugina Museum wird das faszinierende Geschaeft der Schokolade aus verschiedenen Blickwinkeln in 4 thematischen Abschnitten betrachtet: “Vom Kakao zur Schokolade”, die Entdeckung und die

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Geschichte mit vielen Legende, jener der Göttern die um 1520 dieses Nahrungsmittel nach Europa schickten; die Gründungsgeschichte Peruginas, von der Werkstatt 1907 zu dem modernen Unternehmensauftritt von heute; die Handelsgeschichte, vom Handels mit Produkten und das Vertriebsnetze und schließlich die Werbung, von den erstenAnzeigen zu modernen Werbespots.

In den Häuschen des Jahres 1900 spielen sich durch kleine Statuen aus Holz und originell gestalteten Figuren, mit typischer Ausstattung die Geschichten von Pinocchio, Schneewittchen und den sieben Zwergen ab. Kurz davon ab gibt es den Spielbereich mit Rutschen, Booten auf einem Teich, einer Cowboy Festung und - Feldlager, wo man ein WildWest Märchen spielen kann. Weiter in Richtung des zentralen Platzes bieten uns ein Clown und ein Jongleur ein nettes, kleines Schauspiel. Die Eintrittskarte schlisst auch einen Besuch des Reptilienhauses ein.

Events Fest der Toten von 1. bis 6. November

Im Museum gibt es einige Bildschirmplätze, wo es möglich ist, Archiv- und Werbematerial anzusehen. Je nach Wunsch kann man verschiedene Wege im Museum begehen: z.B. denjenigen mit Kinderfilmen oder freier Verkostung usw. Diese einzigartige Reise in die Welt der Schokolade geht ins Herz von Perugia und zwar in die Fabrik weiter. Der Park “Sonntagsstadt” Der “Sonntagsstadt”Park muss zumindest erwähnt werden. Es ist ein sehr großer Park, wo die Natur mit ihren typisch umbrischen Merkmale herrscht und Tiere wie die Damhirsche über große Grünflächen verfügen und frei auf den Weiden grasen können. Sie können entweder einen kleinen Zug nehmen, oder zu Fuß gehen, um die vier Bereiche zu erkunden. Zunächst den Bauernhof, wo Sie eine Eule in Anwesenheit des Dresseurs streicheln können, der Ihnen die Einzigartigkeiten des Tieres erklären wird. Dann alle in Reihe, um die Kuehe zu melken. Danach kann man in Richtung des Zoo-Bereichs spazieren, um sich den seltenen Tieren zu nähern, wie z.B. dem Weissbartpekari, das unserem Wildschwein ähnelt, und weiter zum Bereich der Märchen gehen.

Das ist ein großes Volksfest, das schon seit dem Mittelalter in der ersten Woche im November stattfindet. Im Altertum fand es im Zentrum statt, während seit den siebziger Jahren des zwanzigsten Jahrhunderts in dem riesigen Gebiet der Parkplätze von Piano di Massiano gefeiert wird. Heute ist dieses Event eine von der Bevölkerung tief empfundene Tradition: Jeder Einwohner muss zumindest die Messe besuchen und etwas kaufen.

Die Veranstaltung ist daher ein symbolisches Ritual der Gemeinschaft, das sich regelmäßig jedes Jahr wiederholt. In der kollektiven Vorstellung scheint es, den jahreszeitlichen Zyklus sowie den Übergang vom Sommer zum Winter, also das ständige Motiv der Identität mit dem Land und den Sitten darzustellen.

Autorenjahreszeit - Konzerte in Umbrien 16. November die legendäre Band der Negramaro im Konzert in Perugia- Palazzetto dello sport.

Umbrialibri von 8. bis 12. November Diese Veranstaltung umfasst Autorentreffen, künstlerische und musikalische Darbietungen, Debatten und Diskussionen, die in den prächtigen Palästen und Theatern der Altstadt Perugias stattfinden werden. Dann gibt es die unverpassbare Verabredung mit der Verkaufsausstellung der umbrischen Verleger, die in der malerischen Kulisse des vierzehnten-Jahrhunderts Rocca Paolina läuft. Freier Eintritt zu allen Veranstaltungen. l’altraitalia 42



Produkte und typische Gerichte von Perugia In Umbrien, ist das Öl ein wichtiges Lebensmittel, das verwendet wird, um die Bruschette(geröstete Weissbrotscheiben) schmackhaft zu machen, indem man sie mit Knoblauch und Olivenöl anmacht. Die Wälder von Perugia sind reich an Produkten des Unterholzes, wie u.a. vielen Sorten von Pilzen, Maronen oder Trüffeln. Der Trüffel vor allem ist eine wertvolle Knolle, der verschiedene Sorten, mehr oder weniger selten oder teuer hat. Je nach Sorte wird er von Herbst bis Frühjahr gesammelt. Ebenfalls aus den Wäldern, gibt es den wilden Spargel, mit unverwechselbarem Aroma. Ausgezeichnete Zutaten für Pasta, Risotto, Bruschetta und Omeletts. Unter den Pecorino-Käsen ist es notwendig den von Subasio bzw Giuncata, einen typischen Käse aus dem Valnerina Gebiet zu erwähnen. Zum Tisch ist der Protagonist der Wein, jener der Hoch-Tiberini Hügel und des Tiber-Tals, der Hügel von Perugia, des südwestlichen Gebietes von Perugia und der Trasimeno Hügel, von den Hügeln rund um den See. Unter den Hauptweinen erwähnen wir Merlot, Cabernet, Pinot Noir, Sangiovese, Trebbiano und Grechetto.

Typische Rezepte Brustengolo

Friccò

Zutaten: 400 g Maismehl, 100 g Rosinen ein halbes Tütchen Backpulver für Kuchen 150 g Zucker, 2 Äpfel, 100 g geschälte Walnüsse 30 g Pinienkerne, Schale einer halben Bio-Zitrone 3 EL Rum, 2 EL Olivenöl extra vergine, Salz

Zutaten für 6 Personen: 1500 g gemischtes Fleisch: Kaninchen, Huhn, Lamm oder Hähnchen geschnetzeltes 4 Schweinerippchen 4 Knoblauchzehen, ein Stück Speck 3 EL Öl; 3 Zweige Rosmarin, trockener Weißwein Brühe, ca. 400 g Tomaten nach Geschmack Salz, scharfer Paprika.

Die Rosinen in kaltes Wasser für 10 Minuten legen. Das Maismehl in einer Schüssel mit dem halben Tütchen Hefe vermischen. Warmes Wasser nach und nach unterrühren bis ein weicher und glatter Teig entsteht. Die Schüssel mit einem Tuch abdecken und für mindestens 4 Stunden ruhen lassen. Danach Zucker und eine Prise Salz zugeben. Die Äpfel schälen und in dünne Scheiben schneiden. Äpfel, gut drainierte Rosinen, geschälte Walnüsse in Stückchen, Pinienkerne und geriebene Schale der halben Zitrone dem Teig hinzufügen. Mit Rum parfümieren und gründlich vermischen.

Das Fleisch in einer Eisenpfanne mit Öl, Speck (optional), Rosmarin, Knoblauch und scharfer Paprika anbraten. Wenn gut gebräunt, ein wenig Weißwein hinzu giessen und verdampfen lassen. Mit Salz würzen und bei grosser Hitze für 30 Minuten kochen lassen. Brühe hinein giessen, und geschnitte Tomaten nach Geschmack hinzu fügen. Ein rundes Backblech (28cm Durchmesser) mit Öl einfetten und die Mischung hinzugiessen. Gut mit einem max. 2 cm dicken Messer nivellieren. 10 Minuten ruhen lassen. Inzwischen den Ofen auf 180 Grad heizen. Ca.50 Minuten in Ofen backen lassen. Herausnehmen und abkühlen lassen.

Eine Variante ist es, das Fleisch in Öl anbraten, Öl und Brühe zugeben. Wenn es gar ist, Jaeger Sauce (Knoblauch, Rosmarin, 1 Sardelle, halbes Glas Essig und halbes Glas Weißwein) hinzufuegen; verdampfen lassen und die Tomatensauce hinzufügen.


Mittwoch, 23.november 2011, 20.00 Uhr Neumünster Zürich

LUDOVICO EINAUDI piano

http://www.ludovicoeinaudi.com

EINZIGES KONZERT IN DER SCHWEIZ Italiens grosser Tastenzauberer Der Pianist Ludovico Einaudi entstammt einer berühmten, kulturell ausserordentlich fortschrittlichen italienischen Dynastie, die sich den schönen Seiten des Lebens nicht verschliesst - so verbringt Einaudi einen grossen Teil seiner Zeit auf einem Weingut (über das innige Verhältnis von Kunst und Wein liesse sich endlos philosophieren ...). Obwohl er beim legendären Avantgarde-Komponisten Luciano Berio studierte, entschloss sich Einaudi, in seiner eigenen Crossover-Musik auf eingängige Melodien und suggestiv schillernde Harmonien zu setzen - in Grossbritanien gelang ihm damit sogar der Sprung in die Pop-Charts. Das über weite Strecken geradezu meditative Solo-Spiel Einaudis spannt einen Bogen von Erik Satie und Philip Glass bis zu Radiohead und Björk. Dass bei Einaudis Auftritten bei vielen Zuhörern ein innerer Film abläuft, ist kein Zufall, begann der Italiener seine musikalische Karriere doch als mehrfach preisgekrönter Soundtrack-Magier.

PATRONAT: Stadt Zürich Kultur IN ZUSAMMENARBEIT MIT: Kirchgemeinde Neumünster MIT UNTERSTÜTZUNG VON: Yamaha

Neumünsterstrasse 10, 8008 Zürich


Un ponte tra culture diverse VENITE A SCOPRIRE GLI EVENTI, LE DEGUSTAZIONI ENOGASTRONOMICHE, I VIAGGI CULTURALI E TANTE ALTRE ATTIVITÀ CHE

“Il Ponte”

ORGANIZZA PER SCOPRIRE IL GUSTO E L'AMORE PER L'ITALIA APERTO DAL 27 OTTOBRE 2011 8632 Tann - Rüti

Kirchenrainstrasse 27 Tel. 056 535 31 30 oppure 079 821 19 01 info@ilponte.me - www.ilponte.me


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