Altraitalia novembre 13 2

Page 1

visto da

Sotto la lente Nella terra dei Tusci

l’altraitalia

numero 54 - novembre 2013

Fr. 5.20 Euro 5.00

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

PSICOLOGIA

ENOGASTONOMIA

La paura di volare

Garfagnana

www.laltraitalia.eu


Anti Infect Cistus / Echinacea Grazie al nuovo spray virus e batteri non riescono a sviluppare nessuna resistenza

La predisposizione ai raffreddori può causare malattie influenzali se il corpo non dispone di sufficienti difese. Un nuovo spray con un principio attivo naturale blocca la diffusione delle relative infezioni. L'estratto di cisto aiuta la capacità di difesa del sistema immunitario. La stessa azione dello spray si ottiene con Phytopharma Infectblocker. Phytopharma Anti Infect Cistus/Echinacea Spray e Phytopharma Infectblocker sono disponibili nelle farmacie, drogherie e nei negozi di prodotti naturali.

Phytopharma SA Chémin des Golettes 4a 1666 Grandvillard contact@phytopharma.ch


Occorre solo che vi sediate comodamente sulla poltrona di casa vostra con il nuovo numero di l'altraitalia (o davanti al vostro computer, visto che potete sfogliare la nostra rivista anche in rete - www.laltraitalia.eu) ed iniziare a far scorrere le pagine fino al “Sotto la lente”. Generoso D'Agnese, con la sua abilità descrittiva, vi accompagnerà in questo lembo di terra affascinante, a metà strada tra Roma e Siena per regalarvi una nuova emozione. In un mondo fatto di stress, qualche attimo di relax non guasta affatto. È bello fermarsi, dare libero sfogo alla fantasia attraversando territori che comprendono fittizie città incantante oppure fermarsi per mettersi in ascolto di se stessi che è poi il fulcro della nostra esistenza. Non è facile, mi rendo conto! C'è gente che fa fatica ad ascoltare gli altri, come può ascoltare se stesso? Che tormento, per alcuni, rimanere in silenzio mentre l'altro parla. Proprio non ce la fanno a lasciarlo finire. Sapranno sempre come giustificare il loro intervento, la loro interruzione. Una volta sarà inesatto ciò che l'altro afferma, a volte perchè non ricorda, altre volte potrebbe essere l'intonazione a non essere corretta ed altre volte ancora la mimica facciale. Insomma, pur di interrompere l'altro, qualsiasi cosa va bene. E così capita che il discorso diventa “a senso unico”. Uno parla, parla e l'altro ascolta. Oppure fa finta di ascoltare. Eh si, vi sarà sicuramente capitato di essere tempestati da fiumi di parole. Parole, parole, parole ... senza fine, senza alcuna pietà per le vostre povere orecchie. Per finire, per proteggervi, non vi resta altro da fare se non rivolgere il vostro pensiero a qualcosa di piacevole oppure pensare all'organizzazione della festa di compleanno di vostra figlia, facendo finta di mostrare interesse al soliloquio dell'altro, mormorando qualche si, ah, ecco di tanto in tanto (sempre che vi riesca!). E fin quando vi raccontano dei loro problemi ... può anche andare. Più difficile diventa quando incappate in qualcuno che vi costringe ad ascoltare fatti che non vi interessano, non vi riguardano e non dovrebbero riguardare nemmeno l'interlocutore (se così si può chiamare!). Pettegolezzi, giudizi sulle scelte degli altri, sul modo di vestirsi, sul modo di camminare, sul modo di gesticolare e, pensate, persino sul modo di esprimersi degli altri! E poi ci sono quelli che parlano per ore dei loro nipotini, altri che ti riempiono la testa parlandoti delle loro vacanze, altri ancora della suocera o della nuora ... per ore intere! Altra categoria è quella che io chiamo “del disco rotto”, quelli, cioè, che ritornano sempre sul medesimo discorso. Alcuni, qualsiasi sia l'argomento, fanno un continuo riferimento a un tema preciso che sta loro a cuore: “mio marito ha fatto ... mio marito ha detto ...”. Altri, per spiegare una cosa, la ripetono più e più volte, come se chi li ascolta fosse un ritardato mentale, non in grado di capire la spiegazione. Da non tralasciare una categoria che personalmente non reggo e non faccio neanche finta di ascoltare ma abbandono dopo pochi minuti. Sono quelli parlano solo di alcuni argomenti (lo sport, il lavoro, un hobby), infischiandosene altamente del fatto che possano non interessare a chi li sta ascoltando... In tutti i casi, comunque, il risultato è negativo e la comunicazione è impossibile. Alla fine ti ritrovi con il mal di testa e col pensiero fisso di andare a trovare un po' di silenzio nel deserto o in un eremo fuori dal mondo! Ci sono persone che parlano, parlano ... sinché finalmente trovano qualcosa da dire. Sacha Guitry, in Fernande Choiseul, Sacha Guitry intime, 1957


SOMMARIO

l’altraitalia

Sotto la lente Nella terra dei Tusci Un viaggio nella Tuscia De gustibus ... Tuscia La festa dei Pugnaloni Il parco dei Mostri

NOVEMBRE 2013

21 31 33 33


dalla Redazione

Ma l’avete letta l’autodifesa surreale del ministro Cancellieri? Una manciata di righe in cui non si capisce se sono di più le bugie o le omissioni. Tra queste ultime, è evidente, il fatto di essere da molti anni amica di famiglia del miliardario pregiudicato e pluri indagato Ligresti, nonché di avere avuto il figlio a libro paga (e che paga!) dal medesimo. Così come quella frase che rivela tutta la complicità tra potenti - “qualsiasi cosa io possa fare conta su di me” - e che testimonia una volta di più come questo Paese si divida in due: chi conosce qualcuno e chi non conosce nessuno. Ma quello che è ancora più incredibile è la faccia tosta nel sostenere di essersi comportata nello stesso modo per tutti i detenuti che nelle carceri compiono atti di autolesionismo o si suicidano: centinaia se non migliaia i primi, che non vengono nemmeno censiti; più di 40 i secondi solo quest’anno, e mancano ancora due mesi alla fine del 2013. Ancora più grottesco è cercare di far passare la propria azione ad personam come un dovere (“non intervenire sarebbe colpevole”), nella convinzione evidente che gli italiani siano tutti idioti con l’anello al naso, che non capiscono la differenza tra un dovere - che per definizione è erga omnes - e un privilegio, che è solo verso l’amico di famiglia, il miliardario potente, il proprietario di mass media. E poi: “Non c’è stata alcuna interferenza con gli organi giudiziari”, dice il ministro.

E poi: “Non c’è stata alcuna interferenza con gli organi giudiziari”, dice il ministro. Vedremo, si spera che un’inchiesta lo stabilisca, però curiosamente Giulia Ligresti pochi giorni dopo l’intervento di Cancellieri è uscita di galera (al contrario di altri per cui il ministro non si è attivata). E comunque - se pure fosse vero - sarebbe del tutto ininfluente nel giudizio sul comportamento del ministro: se anche il suo intervento fosse stato finalizzato a dare alla figlia di Ligresti una branda più comoda o una cella più ampia delle altre detenute - quelle figlie di un dio minore - già questo sarebbe abbastanza per far tracimare lo schifo. Il solo tentativo di privilegiare un detenuto sugli altri è di per sé più che sufficiente, per uno che fa il ministro della Giustizia, per togliere il disturbo. Non è che Cancellieri oggi dovrebbe dimettersi: si doveva dimettere già ieri, un minuto dopo che era uscita la verità sul suo comportamento familistico. Qualunque cosa con questo abbia ottenuto. Ha preferito aggiungere al suo pessimo agire una nota piena di omissioni e bugie, prendendoci per i fondelli. Pronto Letta? Renzi? Gli altri? Ci siete? Dite qualcosa? Il contenuto di questo articolo, pubblicato dal blog gilioli.blogautore.espressp.repubblica.it non necessariamente rappresenta la linea editoriale di “L'altraitalia”, che rimane autonoma e indipendente.

3


OPINIONI di Giovanni il Battista

Usque tandem, Boldrina, abutere patientia nostra?

Una macerata, pardon, maceratese, al soglio della presidenza della Camera italiana. Sin dalla sua prima uscita, mano nella mano con Pietro Grasso, Presidente del Senato, si è distinta per lo sforzo sovraumano messo in campo per interpretare il ruolo, a tutti i costi voluto, di prima della classe. Tutti i suoi interventi sono improntati soprattutto a dimostrare che il tono di voce è quello giusto, che l'ansimare per sottolineare i passaggi per lei più importanti è dovuto, che l'aggrottare la fronte accompagna una sua importante affermazione, che la pausa con sospiro “amplessale” prima di un affondo, per lei sostanziale, esce dal suo nasino ritoccato come il fumo di una locomotiva a vapore, che quel suo guardare gli spettatori (pardon il pubblico) con occhi spalancati pronunciando parole di rimprovero è giusto, è dovuto ed è perfetto. 4

Va in depressione quando alla fine dei suoi discorsi non scrosciano gli applausi. Si stizzisce quando qualche parlamentare, rimproverato, non le da subito ascolto e non va subito dietro la lavagna. Quassù, ad ogni suo intervento, Nilde Jotti (sua antica “precedessora”, pace all'anima comunista sua), recita due rosari e quattro Ave o Maria tutti d'un fiato. Povera Leonilde: tutti i giorni con il rosario in mano ... È sempre in autocontraddizione nel suo comportamento, combattuta fra essere per caso di sinistra per suoi personali calcoli avendo aderito al gruppo del poeta Vendola, il solo che le poteva dare spiragli di carriera e far esplodere le sue voglie represse di protagonismo, sanguigno, di categoria, da una parte di estrema sinistra, dall'altro bigotta repressa. D'altra parte, da tempo, ci sta provando con il suo compagno, di 11 anni più giovane di lei, a liberare le sue “repressioni”… Ma sembra non bastarle ... ahi ahi ahi ... tosta la tipa ... Sullo scranno di Montecitorio recita, si frena, si mette la cipra ogni quarto d'ora, serra le labbra di rosso infuocate. Si vocifera che entro le mura di casa sua o di altra, inosservata, si scateni come un'ossessa, senza ritegno, in


FRECCIATINE ogni sua manifestazione (il Bunga Bunga di Silvio sarebbe, si dice, ben poca cosa in confronto …). Nasce da una famiglia borghese. Ha vita facile fin dall'infanzia, prosegue il suo percorso, raccomandata di ferro, fino all'unico incarico della sua vita, come portaparola (… appunto …) dell'Alto Commissariato per i rifugiati per l'Europa meridionale. Borghese, appunto … ma di estrema sinistra. Di questi giorni ha voluto intervenire nella tragedia di Lampedusa, come se avesse scoperto questo fenomeno senza mai essersene occupata: ma dove era quando era Portavoce? Ah, è vero, lei era solo il portaparola di altri: per dire che cosa? Niente, solo interventi vuoti. Ma come sappiamo, per lei è importante, come descritto sopra, apparire, fare la parte, interpretare ed a quei tempi, sempre ripresa dai media , elegante, quasi sempre con la sua sahariana, i suoi immancabili orecchini, la sua chioma corvina, magari nel deserto, come se stesse lavorando per salvare il mondo. Invece era sempre lì come semplice portavoce, come in effetti lei è sempre stata. Poteva farsi riprendere in un qualsiasi ufficio con divano di velluto, aria condizionata ed una coppa di champagne; invece no: lo scenario doveva essere, per forza, il deserto, il caldo, la sete, il suo palcoscenico ... (Eleonora Duse era una vera dilettante a confronto …). Tutto il resto, per lei, è contorno: patatine e spinaci, marginale, non importante. Ed invece, per l'incarico che riveste, dovrebbero essere i temi precisi, mirati, di sostanza, che la dovrebbero interessare e far riflettere. Qualche esempio? Affermare di ridursi le indennità senza farlo al concreto. Rinunciare per qualche mese alla vettura bleu (circolava con una misera piccola cilindrata) per poi acquisire una potente BMW. Andare a Lampedusa a fare discorsi politici, che competono al Presidente del Governo, per esempio, e non ad una figura Istituzionale come la sua. Ripetendo sostanzialmente (e non poteva essere altrimenti) tutto quanto aveva già detto Letta, non tenendo conto di come era intervenuto, rispettando il suo ruolo, il Presidente Napolitano, ma andando a ruota libera dicendo cose ovvie e già dette da altri (appunto), appositamente preposti a queste incombenze. E la sua recita, sempre la stessa: tono di voce, ansimare, sospirare, occhi spalancati, il solito tailleur su misura, i soliti orecchini di pregio, dipinta di tutto punto, proprio lì davanti a persone disperate, a feriti gravi, a salme numerate ... E poi, anche per i sermoni, zeppi di frasi fatte e demagogiche: Lauretta, lasci fare a Papa Francesco molto più bravo, preparato e credibile di lei ... La sortita ancora una volta bigotta sulla manifestazione di Miss Italia dimenticando i suoi trascorsi televisivi ove contribuiva ad allestire programmi un po’“sculettanti”. La difesa d'ufficio di Battiato definito da lei “uomo di cultura”. Per quali idee o meriti? Per la famosa frase di Bruxelles (ci sono troie in Parlamento), malgrado tutti avessero visto e sentito la performance del cantautore … La sua grande battaglia contro gli spot pubblicitari ove la mamma serve a tavola il marito ed i suoi figli!!

L'occupare più poliziotti per ripulire le frasi o i commenti “irrispettose” o “irriguardose” nei suoi confronti, la “maestrina dalla penna rossa” … come viene sopranominata in Parlamento, non vuole macchie nella sua biografia. Le sue “verità” come “io non sono conformista”. “Sono credente ma non molto praticante”, disegnano lo spessore e la qualità delle sue riflessioni. Dopo il primo approccio, quale cittadino italiano può riconoscersi in lei? Gli intellettuali? Non penso, visto che è troppo agghindata e troppo poco erudita. Il ceto medio? Non penso: lei vuole togliere tutte le trasmissioni che a loro piacciono! Ai meno fortunati? Non penso proprio con quegli orecchini, con la BMW bleu e le labbra da “profondo rosso”! A quelli del SEL? Non penso proprio: quelli “veri” del SEL sono incavolati neri per essere rappresentanti da una cosa nerissima come lei che li ha usati per avere un posto alla ribalta dell'agone politico italiano! Lauretta, Lauretta, non ci siamo proprio. Attenta ai corvi che gracchiano proprio come te, che ti stanno attorno. Potrebbero calare sulla tua chioma corvina (appunto) e farci qualche bisognino sopra ... Quelle co lu nasu prinsù, una per casa e pui non più ... si dice in quel di Macerata….. 5


ATTUALITÀ

L'8 dicembre le Primarie del Partito democratico

Effetto Leopolda (30.10.2013): sale Renzi e cala Letta La fiducia in Matteo Renzi cresce e il sindaco di Firenze allunga le distanze rispetto al Presidente del Consiglio, suo rivale virtuale, nella lotta per il consenso: tra i due il distacco è di dieci punti percentuali e mentre il gradimento per il candidato alle primarie del Pd vola, quello per Enrico Letta cala assieme al suo esecutivo. Sono questi i dati del sondaggio dell’Istituto Datamedia Ricerche pubblicato il 30 ottobre sul quotidiano nazionale “Il Tempo”. LA FIDUCIA NEI LEADER Matteo Renzi è il leader più amato dagli italiani. Nella rilevazione aggiornata al mese di ottobre, ottiene il 52% (+4% rispetto al mese di settembre) e stacca nettamente il secondo leader più amato, Silvio Berlusconi, che otterrebbe il 22% (in calo di un punto percentuale) seguito a ruota da Beppe Grillo al 21%. A stretto giro anche Nichi Vendola (20%) e Angelino Alfano (18%) mentre Guglielmo Epifani e Mario Monti seguono leggermente staccati dal gruppo rispettivamente al 15 e all’11%. 6

FIDUCIA NEL GOVERNO In calo nella rilevazione Datamedia, sia il dato della fiducia nel presidente del Consiglio Enrico Letta che quella nel suo Governo. Per Letta la differenza rispetto a settembre è di quattro punti percentuali e la percentuale passa dal 46% al 42% (segnando una ulteriore distanza da Matteo Renzi). Il governo, invece, passa dal 35% al 33%, segnando un calo di 2 punti percentuali. MINISTRI Calo generalizzato anche nel gradimento dei Ministri. Solo Emma Bonino (esteri) e Mario Mauro (Difesa) rimangono stabili, mentre Graziano Delrio, ministro per gli Affari Regionali, e Zanonato (Sviluppo Economico) sono gli unici segni “più” in classifica con una crescita del 2%. Sul podio dei Ministri più apprezzati dagli italiani troviamo Emma Bonino (54%), Anna Maria Cancellieri (Giustizia) al 51% e in calo di 3 punti percentuali, e Maurizio Lupi (Infrastrutture) al 43% anche lui in calo, ma di ma di due punti percentuali. Chiude la classifica il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, al 20% in calo del 3%.


POLITICA

I candidati Pippo Civati Nato a Monza nel 1975, Civati ha iniziato a fare politica come consigliere comunale di Monza. Poi è stato membro della segreteria provinciale dei DS e, nel 2005, è stato eletto consigliere regionle in Lombardia per la lista dell'Ulivo. Nel 2007 entra a far parte del Pd e, dopo la sconfitta di Veltroni, sostiene la candidatura di Ignazio Marino. Nelle ultime elezioni è stato eletto alla Camera.

Gianni Cuperlo Nato nel 1961 a Trieste, Cuperlo è stato l'ultimo segretario della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), scioltasi nel 1990. È uno dei fondatori della Sinistra Giovanile e per anni è stato il responsabile della comunicazione dei DS. Nel 2006 è stato eletto alla Camera nelle liste dell'Ulivo. Nel 2007 entra a far parte del Pd e da subito sostiene la linea del ricambio generazionale.

Gianni Pittella Nato a Lauria nel 1958, Pittella è un medico. È entrato in politica molto giovane, come consigliere comunale di Lauria e poi come assessore della Regione Basilicata. Nel 1999 è stato eletto per la prima volta al Parlamento Europeo, dove è stato riconfermato nelle elezioni del 2004 e del 2009. Dal luglio del 2009 è vicepresidente vicario del Parlamento Europeo.

Matteo Renzi Nato a Firenze nel 1975, Renzi è il più celebre dei quattro candidati. Ha iniziato a fare politica ne La Margherita, diventando presto segretario provinciale del partito. Presidente della Provincia di Firenze dal 2004 al 2009, oggi è il sindaco della città. Nel 2010 ha iniziato a occuparsi del partito, lanciando l'idea della «rottamazione». Nel 2012 ha partecipato alle primarie del Pd per la scelta del candidato premier, ottenendo il 35,5% dei voti. 7


ATTUALITÀ di Dino Nardi

Comites: per risparmiare via il voto per corrispondenza Premesso che: 1) gli attuali Comites sono stati eletti nel 2004 con il voto per corrispondenza, introdotto dalla Legge del 2001 sul voto all’estero; 2) il mandato degli attuali Comites già scaduto nel 2009 è stato prorogato una prima volta dal 2009 al 2010 e poi ancora al 2012 ed infine entro la data del 31 dicembre 2014: un vero e proprio vulnus alla democrazia l’aver prorogato per ben tre volte il rinnovo di un organismo elettivo facendolo durare quasi il doppio del tempo previsto per il suo mandato dando, così, un colpo mortale alla credibilità sia dei Comites che del Cgie; 3) il Decreto Legge 30 maggio 2012 n. 67, concernente la proroga del rinnovo dei Comites entro la data del 31 dicembre 2014, e la successiva Legge 23 luglio 2012 n. 118 di conversione in legge del citato Decreto n. 67, hanno peraltro introdotto sostanziali modifiche nelle

8

modalità di elezione dei Comites, non tanto per migliorare il sistema vigente del voto per corrispondenza, bensì per il suo notevole costo individuato in ca. 21 milioni di euro e ritenuto insopportabile per la precaria situazione finanziaria attuale dello Stato italiano. Ciò premesso, le modifiche più significative possono identificarsi nelle seguenti: non più voto per corrispondenza come previsto dalla Legge 27 dicembre 2001 n.459 bensì in seggi da istituire nelle sedi della rete consolare, oppure, in alternativa, attraverso un così detto “voto da remoto” utilizzando internet con un personal computer. Ed il costo totale di questo nuovo sistema di voto è stato fissato e finanziato in 2 milioni di euro. Tutte novità importanti che, peraltro, meritano alcune considerazioni. Seggi nei consolati Poiché secondo l’Annuario del MAE del 2013 (dati relativi al 2012) nel mondo vi sono 92 Uffici consolari ai quali va


POLITICA aggiunto un numero imprecisato di Cancellerie consolari che potranno essere sede di seggi unitamente, ad eventuali Uffici consolari onorari presenti in una Circoscrizione consolare, è evidente che i seggi, vista la diffusa dislocazione delle comunità nel territorio delle varie circoscrizioni consolari, saranno comunque insufficienti e molto distanti fisicamente da gran parte dell’elettorato che vi si dovrà recare personalmente per poter votare con perdita di tempo e denaro. Ritengo che, praticamente, voteranno solo coloro che, se interessati, abiteranno molto vicino ai seggi (d’altra parte è immaginabile che in Italia un elettore sia disposto a raggiungere un seggio anche a solo decine di chilometri di distanza? Allora perché mai dovrebbe esserlo un emigrato a farsi addirittura centinaia se non migliaia di chilometri per espletare il suo diritto/dovere di voto?). Inoltre nel 2013 ed ancora nel 2014 hanno chiuso e chiuderanno ulteriori Uffici consolari rispetto al 2012 e quindi per molte comunità i seggi si allontaneranno ulteriormente. Da qui l’assoluta necessità di aumentare comunque i seggi nel territorio di una circoscrizione consolare laddove vivono comunità italiane numericamente importanti. La normativa prevede già la possibilità di costituire ulteriori seggi “ove possibile” e “previa autorizzazione”, nell’ambito di una stessa Circoscrizione consolare. Tuttavia questa possibilità è più teorica che pratica per le difficoltà che si creerebbero per la logistica e soprattutto per il costo tenendo conto del tetto di spesa dei due milioni di euro. Voto “da remoto” Qui incontriamo altri problemi. Innanzi tutto quello che il possesso di un Personal computer è, in generale, essenzialmente circoscritto alle generazioni più giovani. In emigrazione forse ancora di più. Quindi potranno avvalersi di questa modalità di voto, con tecnologia informatica, una minoranza degli aventi diritto al voto proprio tra quella parte di elettori che tradizionalmente sono i più sensibili alla partecipazione alle elezioni di una rappresentanza nei confronti dell’Italia, ovvero gli emigrati e non certamente i loro discendenti, sia pure con passaporto italiano ed scritti all’AIRE. Naturalmente, è immaginabile, che coloro che non possiedono un PC possano ugualmente avvalersi del voto “da remoto” utilizzando una postazione altrui, per esempio, di un figlio/a, di un amico o, magari, una delle diverse strutture di servizio degli italiani all’estero. Se questo fosse possibile potrebbe aumentare il numero dei votanti. In ogni caso con il voto “da remoto” si invertirà un fenomeno conosciuto finora con il voto per corrispondenza dove erano i genitori che sollecitavano o facevano votare i figli ed i nipoti mentre ora, forse, chissà, saranno i figli ed i nipoti a far votare i genitori o i nonni. Nel 2004 i votanti sfiorarono il 34%, vedremo se le sollecitazioni dei figli e nipoti ai genitori e nonni produrranno una maggiore partecipazione al voto o meno! Detto questo resta comunque un grande scetticismo sulla partecipazione al voto sia al seggio che “da remoto”, perché in entrambi i casi ci si dovrà sempre recare personalmente all’Ufficio consolare di riferimento almeno una volta: per votare al seggio gli uni e per il ritiro delle così dette

“credenziali” gli altri: una credenziale da ritirare personalmente allo sportello consolare ed una seconda che verrà poi inviata all’interessato per via telematica, entrambe consentiranno di poter votare attraverso un PC, avendo la garanzia della massima segretezza. Credenziali che, detto per inciso, saranno poi valide per altre successive analoghe votazioni. Ma pure in questo caso ci si deve porre ancora la stessa domanda: quanti saranno mai gli elettori disposti a perdere tempo e denaro per recarsi al consolato per questi adempimenti al fine di poter votare, oltretutto, un organismo che ha unicamente il potere di esprimere dei pareri sia pure su materie che li riguardano? Allora perché non inviare per posta in due diversi plichi le due credenziali come avviene per far recapitare le carte di credito da parte del sistema bancario a tutti coloro che ne facessero richiesta esplicita.

Finanziamento Due milioni di euro, questa è la somma disponibile in bilancio per far fronte al rinnovo dei Comites con questo nuovo sistema di voto. Il sottoscritto non ha alcuna esperienza di organizzazione di elezioni tradizionali con i seggi né tantomeno “da remoto”, tuttavia esperti del settore ci dicono che è impensabile organizzare ex novo un tale sistema elettorale duale con solo due milioni di euro e, sia pure da profani, non si fa fatica a credere a quest’ultimi. Altra novità riguarda l’apertura dei seggi per due giorni consecutivi compreso almeno un giorno festivo secondo le usanze locali (con possibilità di prolungare l’apertura dei seggi oltre i due giorni (sempre previa autorizzazione), mentre per le operazioni di voto con il sistema “da remoto” si disporrà di un giorno supplementare. Infine due ultime considerazioni. La prima. Mentre si sta sostituendo il voto per corrispondenza per l’elezione dei Comites (invece di correggerlo tenendo conto dell’esperienza passata come, per esempio, invertendo l’opzione di voto), proprio recentemente nella provincia di Bolzano, per gli Altoatesini non residenti in provincia, all’estero o meno, è stato introdotto proprio il voto per corrispondenza. La seconda. I Comites e quindi il Cgie, presto, potrebbero assumere una valenza ancor superiore se con la Riforma costituzionale, della quale si sta discutendo attualmente nel Paese, si rimetterà in discussione, come sembra, la Circoscrizione Estero. Se ciò avvenisse sarebbe ancora più assurdo voler indebolire la rappresentatività dei Comites e del Cgie con un nuovo sistema elettorale, escogitato unicamente per motivi di risparmio dal legislatore (e dall’Amministrazione del MAE?), che ridurrà ulteriormente la partecipazione al voto rispetto al passato. 9


ATTUALITÀ di Simona Esposito

La paura di volare

Questa fobia secondo molti studi, tra cui quello condotto dall’American Psychiatric Association, origina da esperienze negative di viaggio, come l’aver incontrato in viaggio vuoti d’aria particolarmente rilevanti o aver affrontato atterraggi di emergenza. Quel che si nota in questi soggetti è l’incapacità di abbandonarsi, di affidarsi e di lasciarsi andare; hanno difficoltà a farsi guidare da altre persone e si sentono in trappola poiché non possono influire sul corso degli eventi ma solo subirli. Si tratta di individui che hanno la necessità di controllare tutto e tutti in quanto sono abituati a contare sempre su se stessi. Per tale ragione hanno difficoltà a fidarsi e ad affidarsi agli altri. Volare dunque corrisponde al doversi affidare al personale di volo e ad un mezzo che non possono controllare. Chi ha paura di volare asserisce che il proprio disagio risiede nella paura di trovare turbolenze e guasti durante il volo fino a temere la caduta del aeromobile; quindi anche semplici inconvenienti come un ritardo del decollo, il maltempo ecc. possono scatenare una crisi d’ansia nel passeggero. A nulla servono le rassicurazioni e sapere che l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro al mondo. La paura è tale per cui chi non è proprio costretto a dover far uso 10

dell’aeromobile evita di prenderlo, mentre, chi per lavoro o impegni è costretto a doverne far uso, tende ad utilizzare dei metodi “caserecci” per superare la paura e per rilassarsi quali l’assunzione di bevande alcoliche o tranquillanti. L’alcool, però, se assunto in eccesso può aggravare la situazione di allerta; i tranquillanti, invece, devono essere assunti solo dopo una prescrizione medica per evitare effetti collaterali. Altri ancora cercano di controllare le proprie reazioni distraendosi, parlando con il passeggero accanto, prestando attenzione al personale di bordo, leggendo, ecc; ma queste distrazioni non hanno più alcun effetto appena inizia una piccola turbolenza. Allora cosa bisogna fare per scacciare via la paura e volare sereni? In genere alla base di un ansia molto forte, che può sfociare in crisi di attacchi di panico, vi è un disagio più profondo che deve essere esplorato, in quanto la paura di volare non è altro che un sintomo che l’individuo manifesta. Per tale ragione sarebbe opportuno intraprendere un percorso psicoterapeutico al fine di modificare e migliorare la propria vita. Partendo dal sintomo si può esplorare da cosa ha origine e di cosa effettivamente si ha paura, dando un nome all’emozione corrispondente, per poi trovare soluzioni e alternative possibili per far fronte alla problematica emersa. Nei casi in cui nella psicoterapia non siano previsti esercizi di respirazione, sarebbe opportuno frequentare un corso di training autogeno al fine di rieducare la respirazione che nei soggetti ansiogeni è superficiale (toracica) e accelerata; ciò consentirà di rilassare la mente ed il corpo durante il volo. L’uso dei tranquillanti può essere d’aiuto ma il tipo e le dosi devono essere prescritte dal medico di base o dallo psichiatra; altri farmaci considerati utili, ma che rientrano tra i rimedi naturali, sono i fiori di bach ed il larch. Al fine di superare la paura di volare, essendo un disagio molto diffuso, le compagnie aeree si sono mobilitate nell’organizzazione dei corsi e seminari per ridurre il senso di insicurezza legato al volo.


PSICOLOGIA Scegliere il sedile giusto E ora passiamo alle dritte pratiche. Volare su un MD-83 seduti all'ultimo posto, proprio sopra il frastuono dei motori non calmerà di certo la vostra fobia. Volando su un Airbus A320 le file in cui le manovre del pilota si sentono meno vanno dalla 6 alla 11. Date dunque importanza alla scelta del sedile. Su www.seatguru.com potrete controllare compagnia per compagnia quali sono i sedili dedicati alle uscite di emergenza, centrali e più larghi, dove si trovano i motori e altre informazioni per prenotare il posto in aereo più adatto alle vostre esigenze e soprattutto a tenere sotto controllo la paura di volare.

Dal sito dell'Enac si evince che si possono trasportare, all'interno del bagaglio a mano, possibilmente limitandoli a quanto necessario per il viaggio aereo, medicinali e prodotti dietetici, come gli alimenti per bambini. Potrebbe essere necessario fornire prova dell’effettiva necessità ed autenticità di tali articoli. Per questo motivo, e a scanso di equivoci, è bene farsi fare una prescrizione medica di accompagnamento. Prendete gli ansiolitici prima della partenza, ci mettono un po' a fare effetto. E quando si spengono le luci è il momento di distrarsi.

Il mio posto sicuro Prima di salire a bordo Qualche piccolo accorgimento prima di prendere l'aereo non è da sottovalutare. Buona norma, si sa, è quella di evitare bevande eccitanti, come il caffè, prima di affrontare situazioni di stress e ansia. Cercare di riposarsi a dovere prima di partire per evitare che la stanchezza amplifichi il malessere. Altrettanto scontato, ma di estrema importanza, quindi sempre meglio ribadirlo, è non alimentare le paure e fantasie nei modi più vari. Evitate di guardare il meteo prima di partire in cerca di turbolenze e resistete alla tentazione di una ricerca in rete dei disastri aerei più recenti, magari leggendo mille dettagli sulle tragedie in questione. Tecniche di rilassamento Ci sono svariate tecniche, mutuate dalle pratiche e filosofie orientali o sviluppati da psicologi e terapeuti. Le tecniche di rilassamento, come il training autogeno o il rilassamento progressivo di Jacobson, possono aiutare a controllare la paura o quantomeno a evitare condizioni di panico. La maggior parte di queste tecniche è basata sulla respirazione diaframmatica, una buona pratica utile in realtà nella vita di tutti i giorni. Informarsi su forum dedicati, a patto che siano seri e moderati da dottori e psicoterapeuti, potrebbe essere utile per conoscere altre pratiche e tecniche utili. www.ilvolo.it è moderato dal dott. Luca Evangelisti, psicoterapeuta esperto in aerofobie.

Distrarsi Tirate fuori il vostro libro, consigliamo non un thriller cruento o un noir, il pc o il lettore mp3. Della buona musica, la lettura o che ne so, i cruciverba o un bel fascicolo di schemi di sudoku, vi aiuteranno a dirottare la mente verso altri lidi e a distrarvi. Nel caso sia troppo faticoso concentrarsi su numeri o parole è allora il caso di sfruttare a pieno la socialità del passeggero seduto accanto a voi. Parlate, ma soprattutto fatelo parlare, evitando magari di enfatizzare la vostra fobia che finirebbe per monopolizzare la conversazione.

Cosa mettere nel bagaglio a mano Normalmente il bagaglio a mano va riposto negli appositi scomparti e specialmente durante la fase di decollo eventuali borse e oggetti non possono essere lasciati vagare sui sedili dei passeggeri. Portate con voi un libro, lettore mp3, il pc e qualsiasi cosa sia di vostro gradimento pro relax. Se la vostra fobia è abbastanza grave portate con voi ansiolitici in gocce o in pastiglie.

E se il panico prende il sopravvento? Non temete di fare domande al personale di bordo della serie: “cos'era quel rumore? È normale che l'ala si muova così?”. Vi spiegheranno che si tratta di normale amministrazione e ad esempio che le ali devono per necessità assecondare il vento. Parlare vi aiuterà a distrarvi e, avere delle risposte pronte, logiche e razionali, vi aiuterà a calmarvi senza rimanere soli con paranoie che potrebbero continuare a crescere. Il personale di bordo è addestrato a interagire con queste fobie e con altri disturbi legati al volo e saprà come aiutarvi.

Questi corsi consistono nel familiarizzare con l’aeromobile, conoscere i piloti e le ragioni per le quali un aereo è sicuro; i corsi terminano in genere con un vero volo, durante il quale l’individuo riceve la completa assistenza. Qualora non si è pronti o si pensa di non aver bisogno di questi rimedi, è possibile seguire dei piccoli accorgimenti, quali: arrivare al giorno della partenza aerea riposati,

evitando bevande eccitanti come thé e caffè, evitare di viaggiare da soli ma fare la tratta con qualcuno di cui ci si fida, non guardare fuori dal finestrino ma distrarsi parlando con il vicino di posto o leggere un libro, evitare lo stress di perdere il volo ma recarsi all’aeroporto in anticipo, non esitare di chiedere aiuto all’assistente di volo e infine fare viaggi brevi finché non si raggiunge maggiore sicurezza. 11


ATTUALITÀ di Giovanni Longu

È noto che l’INCA-CGIL sede svizzera chiude le attività per fallimento. È sempre triste leggere simili notizie quando riguardano istituzioni nate per la difesa dei lavoratori, ma lo è ancor di più quando la notizia del fallimento si aggiunge a quella del malaffare e della truffa accertata proprio nei confronti di lavoratori che cercavano assistenza. Evidentemente la sede svizzera dell’INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza) non era nata sotto una buona stella. In quanto emanazione del sindacato italiano CGIL, che la Polizia federale svizzera riteneva “comunista e molto potente”, il patronato era considerato anch’esso comunista, anzi una sorta di centrale di propaganda. Allora, il semplice sospetto che qualcuno e a maggior ragione un’associazione o un gruppo organizzato fosse “comunista” o di estrema sinistra era sufficiente per allertare la Polizia federale e avviare indagini. L’INCA, consapevole che sarebbe andato incontro a un netto rifiuto se avesse chiesto di aprire a Zurigo un proprio ufficio con una struttura propria, nell’immediato 12

dopoguerra agì attraverso un cartello sindacale locale che si occupava anche dei lavoratori italiani. Bastò tuttavia che un certo Regolini, delegato dell’Unione Sindacale Svizzera (USS), fosse intervenuto nel 1948 a un congresso organizzato a Milano dall’INCA-CGIL per insospettire la Legazione (ambasciata) di Svizzera in Italia. L’Ufficio federale delle arti e mestieri e del lavoro (UFIAML) chiese informazioni all’USS. Questa rispose affermando che il delegato svizzero aveva in effetti rappresentato la posizione dei sindacati svizzeri che consideravano la difesa dei lavoratori italiani nei confronti del padronato come “uno dei loro compiti principali”, anche nell’interesse dei lavoratori svizzeri. Se infatti i sindacati, con il sostegno delle autorità, erano riusciti ad ottenere che i lavoratori stranieri dovessero essere impiegati “alle stesse condizioni salariali e di lavoro degli svizzeri”, questo evitava che i lavoratori stranieri potessero venir usati, come era avvenuto spesso in passato, per comprimere i salari anche degli svizzeri. Solo nella seconda metà degli anni ’50 l’INCA poté aprire un proprio ufficio a Zurigo. Vi riuscì senza troppe difficoltà perché a dirigerlo venne chiamato un avvocato svizzero, tale Bernhard Weck, il quale si era cercato come collaboratore un altro svizzero, un ticinese. Sebbene il Weck fosse noto per le sue “opinioni di estrema sinistra”, non rischiava l’espulsione dalla Svizzera, come sarebbe stato il caso se si fosse trattato di un cittadino italiano.


SOCIETÀ All’ufficio INCA di Zurigo non riuscì invece, per diversi anni, di ottenere il permesso di far venire funzionari direttamente dall’Italia né di aprire nuovi uffici in altre città svizzere. La pregiudiziale anticomunista in quel periodo era molto forte, tanto che nel 1962 il Ministero pubblico della Confederazione incaricò la polizia zurighese di indagare sulle reali attività del patronato. Ne risultò che i responsabili dell’ufficio “non tentavano d’influenzare politicamente i lavoratori italiani e si occupavano correttamente della difesa dei loro interessi”. Dunque via libera alle sue attività e ai suoi funzionari? Niente affatto. Nel gennaio 1963 si tenne a Berna un incontro riservato fra rappresentanti della Polizia federale, della Polizia federale degli stranieri, dell’UFIAML e dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali riguardante “attività dei sindacati italiani in Svizzera” e in particolare del patronato INCA. Benché non risultasse “alcuna agitazione comunista tra i lavoratori italiani”, tutti i partecipanti concordarono che “l’attività in Svizzera dell’INCA (come pure quella degli altri due sindacati italiani) non era auspicabile” e che “la polizia federale dovesse continuare a sorvegliare gli uffici dei sindacati italiani”. Inoltre, il responsabile dell’UFIAML fu incaricato di invitare “discretamente” le associazioni padronali a non intrattenere alcun contatto con i sindacati italiani in Svizzera. Che tempi!

Ciononostante, da allora l’INCA-CGIL ha operato in Svizzera per cinquant’anni tutelando migliaia di lavoratori, fino al recente “caso Giacchetta”, il funzionario di Zurigo accusato e condannato per aver truffato numerosi

lavoratori italiani. È dunque triste apprendere che il primo ente di patronato italiano insediatosi in Svizzera nel dopoguerra sia costretto a chiudere definitivamente i battenti per “fallimento”, non solo sotto il peso dei debiti e della condanna dei tribunali, ma anche della vergogna per il danno arrecato alle decine di famiglie dei lavoratori truffati. E qui la cattiva stella non c’entra. 13


Il 22 settembre 2007 l’INCA/CGIL festeggiava il giubileo dei 50 anni in Svizzera. Grande festa al Casinò di Montbenon a Losanna. Corposo il programma di festeggiamenti in presenza di personalità della vita politica locale, del segretario generale del più importante sindacato italiano (CGIL), Guglielmo Epifani, e di numerosi rappresentanti del movimento sindacale svizzero ed italiano. Diversi gli avvenimenti culturali. Tra questi in programma un caffè letterario sul tema "Quando gli emigrati producono cultura", con la partecipazione di autori spiccati. Il dibattito era introdotto e moderato dal Forum svizzero sugli studi delle migrazioni. La “Salle des Fêtes”, invece, ospitò l’esposizione fotografica dal titolo “Emigrati di qui e d’altrove” in presenza dell’autore. Dopo la parte ufficiale, la “Salle Paderewsky” ospitò una serie di concerti, con le esibizioni di un gruppo locale e di cantautori italiani di primo piano. La serata era animata da un attore ed autore di spettacoli e show televisivi. Grande Festa! Ora il patronato chiude i battenti e lo fa in silenzio per la vergogna. Si sono spenti i riflettori dopo che centinaia di assistiti sono stati truffati dall’ INCA/CGIL a Zurigo. I protagonisti dell’esposizione fotografica “Emigrati di qui e d’altrove” della “Salle des Fêtes” si sono fatti sentire. Non hanno accettato che al Casinò di Montbenon a Losanna di cinque anni fa, si festeggiasse mentre nello stesso tempo si truffava, ci si abbuffasse mentre a loro veniva tolto il pane e ci si ubriacasse con il loro sudore e le loro lacrime. I partecipanti del caffè letterario ora sono muti. Gli elogi di allora si sono spenti. Dove è rimasta l’orazione funebre ? Dove sono le personalità della vita politica, il segretario generale della CGIL per svolgere il funerale dell’ INCA ? Grande Vergogna ! Quello che rimane è un comunicato dove la Presidenza dell’Associazione INCA Svizzera in presenza della sentenza del tribunale federale che li condanna nega ogni colpa. Nessun ripensamento, nessuna scusa, nessun pentimento. Rimane un vuoto immenso, una tristezza incolmabile e la certezza amara che gli organismi istituzionali italiani non sono all’ altezza del loro compito. I parlamentari della circoscrizione italiana, i Comites, il CGIE come se non esistessero. La chiusura del patronato INCA/CGIL in Svizzera è una sconfitta per tutti noi. Un giorno di lutto per la Repubblica Italiana e per tutta l’ emigrazione.

Comunicato Stampa Associazione Inca Svizzera L'Associazione Inca Svizzera rende noto che, in seguito alla richiesta di fallimento avanzata dai legali del signor Sassi (una delle vittime del raggiro di Antonio Giacchetta), non sarà più in grado di operare. Nelle settimane scorse sono state emesse sentenze sfavorevoli all'Associazione stessa in merito ad alcune richieste di risarcimento da parte di pensionati truffati da Antonio Giacchetta. Sono sentenze che rispettiamo, come sempre, ma che sinceramente non condividiamo né comprendiamo. In merito all'oggetto, altre sentenze civili hanno già attestato la piena estraneità dell'INCA Svizzera alle azioni criminali di Antonio Giacchetta; l'inchiesta penale – ancora in corso – comprova da quattro anni la nostra totale estraneità – come struttura e come singoli operatori – da ogni responsabilità per l'azione criminale di un singolo. Vale la pena ricordare che è stata la stessa Associazione INCA Svizzera a smascherare l'azione di Antonio Giacchetta e denunciarlo alle autorità elvetiche, nonché a provvedere immediatamente al suo allontanamento dall'INCA (nel gennaio 2009). È stata la stessa INCA Svizzera a denunciare il crimine, a darne notizia alle potenziali vittime, ad assisterle ed informarle fin dai primi giorni, mettendosi a disposizione non solo delle autorità giudiziarie, ma di tutti quei pensionati italiani caduti nel raggiro. Abbiamo sempre affermato, ed è stata ampiamente comprovata, la nostra totale estraneità ad ogni responsabilità rispetto al crimine. Le sentenze sfavorevoli, paradossalmente, riconoscono tale estraneità. Purtroppo si avvera ciò che era risaputo - anche ai truffati - fin dall'inizio di tutta la vicenda giudiziaria: l'INCA Svizzera non è in grado di corrispondere economicamente alle richieste avvalorate dalle sentenze di condanna. E di ciò ci rammarichiamo profondamente per il senso di responsabilità e di onestà che ha sempre contraddistinto la nostra Associazione. Ciò che abbiamo sostenuto fin dal primo giorno, e ribadiamo ancora oggi, è che cercare di rivalersi contro l'INCA Svizzera costituiva un triplice errore: perché l'INCA Svizzera è totalmente estranea ai fatti compiuti; perché l'associazione non avrebbe avuto comunque le risorse per risarcire i truffati da Antonio Giacchetta e dunque i pensionati non avrebbero riavuto il maltolto; perché, infine, eventuali sentenze di condanna avrebbero portato al fallimento inevitabile dell'associazione INCA Svizzera, con un danno evidente per l'assistenza e l'aiuto alla comunità italiana e, non ultimo, al personale dipendente. Personale che in tutti questi anni ha sempre svolto il proprio lavoro con generosità, impegno, professionalità e specchiata onestà. In questi anni alcuni hanno orchestrato un campagna mediatica con intenti palesemente politici di attacco al nostro patronato e al sindacato italiano a cui si ispira. Una campagna fatta spesso di accuse inconsistenti e di menzogne, e in nessun momento ha avuto a cuore gli interessi dei nostri concittadini.




POLITICA di Umberto Fantauzzo

Anche Johan Amedeus Mozart avrebbe potuto musicare un nuovo “Requiem ad maiorem biscionis gloriam” a coronamento del dramma Wagneriano e ulteriormente presentare i due “Meisterwerke” al prossimo festival musicale di Bayreuth nell’agosto 2014 per inoltrare a tutta la comunità umana mondiale il brioso messaggio storico concernente il funereo tramonto dell’intramontabile biscione. Ovviamente entrambe le due composizioni musicali sarebbero degne di gratificazione da Premio Nobel, in quanto riconosciute come le migliori produzione musicale della nostra era. Il Berlusconi, malgrado la condanna in terzo grado da parte della Corte Suprema di Cassazione, che conferma la sentenza di detenzione carceraria e la radiazione dai pubblici

uffici, con la sua solita faccia da posteriore recentemente ha osato emanare un nuovo “Diktat” per far cadere l’attuale governo di coalizione dopo appena sei mesi di vita. Infatti in data 26 settembre 2013 il grande capoccia della tribù pidiellina ordina autoritariamente ai suoi fedeli e servili sudditi parlamentari di togliere la spina al governo Letta. Una riedizione della pulcinellata politica che il medesimo aveva operato la scorso novembre 2012 per la caduta dell’esecutivo Monti, mandando per aria tutti i progetti politici e amministrativi indispensabili per la sopravvivenza economica dell’Italia dopo aver portato il paese al limite dell’abisso. Avendo il cialtrone cavaliere nel corso della sua ventennale incontrastata reggenza emanato numerose disposizioni normative “ad personam”, come il lodo Alfano ed il legittimo impedimento, ha curato unicamente i suoi personali “porci comodi”. In una fase molto delicata nella quale il nostro paese al momento si trova, come può un irresponsabile personaggio criminale mandare un’intera nazione dalla consistenza demografica di oltre sessanta milioni di cittadini al totale sfacelo economico, istituzionale e sociale? L’intera comunità dell’Europa occidentale si chiede come il berlusconismo sia stato possibile in una nazione storicamente civile, la cui tradizione culturale ed estetica le ha consentito di contribuire nella misura di oltre i due terzi (circa il 70%) al patrimonio artistico/figurativo mondiale. Eppure bisogna costatare con storica amarezza che, in piena dicotomia con la nostra sublime tradizione umanistica, il deleterio e nefasto fenomeno berlusconiano nel nostro paese, a differenza di altre nazioni con cultura democratica, è divenuto triste realtà politica per un intero ventennio. 17


ATTUALITÀ Il losco personaggio, essendo proprietario di tre emittenze televisive e numerose testate giornalistiche, si arroga il sovrano diritto di poter egoisticamente tiranneggiare per lungo tempo l’intero elettorato in una nazione di elevatissima tradizione culturale, nobile storia umanistica e sublime gloria artistica. Da oltre tre decenni il biscione, con le sue trasmissioni televisive di pessimo gusto morale, beceri contenuti adornati da sfrenata violenza, volgarità sulla base di turpiloquio e blasfemia, con operatori incolti, arroganti, di scarsa intellettualità e competenza comunicativa, conformemente all’ammaestramento del grande capo, hanno ottenebrato a guisa di “brainwash” (lavaggio del cervello) la mente dell’italiano medio. In virtù dell’immediato effetto diseducativo con conseguente inebriamento emozionale degli elettori è stato possibile per il berlusca ottenere il consenso politico facendo divenire Forza Italia in un primo momento ed in seguito con la denominazione Pdl partito di maggioranza. “I serial di mediaset”, storielle di infima qualità etica e culturale, con squallidi contenuti di triviale licenziosità e scurrilità lessicale, in cui coppie di coniugi e fidanzati, dilettandosi eroticamente in elegantissime camere da letto e in orge di gruppo con altri partner sessuali si scambiano reciprocamente le corna divenendo consapevoli cornuti. Tali indicibili spettacoli, offrendo possibilità di frivolo intrattenimento, lusinga in maniera particolare la fascia di età di spettatori oltre i trenta. Le turpi trasmissioni di canale 5, monitorati da personaggi ed interpreti di buffonate al vomitante gusto berlusconiano i quali, distinguendosi per ignoranza linguistica con pessimo uso della grammatica e sintassi italiana, per mediocrità cognitiva e incompetenza culturale, assurgendo a grandi educatori di “coniatura biscioniana”, costituiscono la paradigmatica figura di presentatori e moderatori di mediaset.

La “culturalmente???” tanto gettonata Maria De Filippi, inseritasi in Mediaset per merito del suo ex marito Maurizio Costanzo, abile e serio conduttore di “Costanzo show”, nelle sue comparse televisive ostentando con arroganza 18

la sua competenza di abile psicoterapeuta e sapientona consulente di moderna filosofia esistenziale induce i giovani partecipanti ai suoi spettacoli a comportamenti eticamente non opportuni. I nefandi “reality-shows” mediasettiani come “Il Grande Fratello”, caratterizzati da perversa comunicazione verbale sulla base di volgare lessico da turpiloquio, di selvaggia esaltazione individuale e inumano egoismo, rappresentano un genere di trasmissione che incanta un’ampia fascia di ascoltatori in età adolescenziale e giovanile.

Tutti i film frequentemente mandati in onda su rete quattro, canale 5 e Italia 1, acquistati in enorme quantità “lowcost” dal “medienkaiser” presso studi di produzione cinematografica hollywoodiana, dai contenuti da spazzatura civile e morale della selvaggia inciviltà americana le cui trainanti peculiarità della “action” sono inaudita violenza, codice di comportamento criminale e sollecitazioni criminogene, non sono pedagogicamente edificanti né per bambini, adolescenti, giovani, né per adulti e anziani. Tutte qualità strutturali che animano la “criminal mind” di genesi “yenkiana” ovvero della selvaggia realtà statunitense, in piena sintonia con la mentalità criminale del biscione. Questo genere di cinematografia mediasettiana affascina tanto un ampio pubblico di trasversale età. “Last but not least”, l’abominevole pubblicità biscioniana che per la sua massiccia e martellante insistenza, con effetto persuasivo e manipolativo, imprimendo il messaggio pubblicitario nel subconscio dello spettatore, violentandone crudelmente la psiche, potrebbe condizionare il destinatario del messaggio politicamente pro cavaliere. A seguito della precedente elencazione di diversi generi di intrattenimento mediasettiano, possiamo realmente annoverare le varie tipologie di “audience” totalmente mediaset/dipendenti i quali, essendo stati intenzionalmente intossicati nelle loro emozioni e ottenebrati nei cervelli dal medienkaiser, per processo di celestiale sublimazione del loro idolo, sono divenuti adoratori politici


POLITICA

fondazionemarinasinigaglia.it

del biscione. Essendo il cavaliere l’autentica icona sessuale della pseudocultura del “latin lover”, numerosi “fans” del Milan e sostenitori politici, conformemente alla psicoanalisi di Freud che ha scientificamente concepito la patologia della frustrazione sessuale maschile causata da pulsioni della libido non adeguatamente esaudite, si proiettano idealmente per il tramite di un processo di alienazione sul loro mitico eroe “femminafilo” a guisa d’identificazione simbiotica. Per effetto di tale processo di trasmigrazione libidinosa costoro verrebbero virtualmente appagati nelle loro esigenze di lussuria concedendo al biscione la loro fiducia politica. Purtroppo in Italia tale tipologia di fedeli politici berlusconiani costituiscono una consistente quantità elettorale di numerosi milioni. In data 19 ottobre 2013 la terza corte d’Appello di Milano, accogliendo la richiesta del procuratore generale Laura Bertolè Viale di rimodulare il calcolo della pena accessoria, ha stabilito di ridurre a due anni l’interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi. Con questa condanna definitiva sembra concludersi, dopo dodici anni, il processo Mediaset; una vicenda giudiziaria divenuta famosa per il suo iter impervio di “stop and go” a causa delle numerose leggi ad personam che il Biscione nella sua potente funzione di premier indulgentemente si è “autoconfezionato”. Intanto nell’incertezza della procedura di tempi e modalità di voto “palese o segreto”da adottare per la decadenza dal seggio senatoriale del condannato Berlusconi, la giunta del regolamento di Palazzo Madama ha fatto slittare al 29 ottobre la decisione sul merito. Ovviamente le posizioni dei vari partiti della costellazione parlamentare sono antitetiche: il Pdl in maniera autoritaria e massiccia pretende il voto segreto mentre la maggioranza del PD, il Sel e Movimento 5 stelle optano per il voto palese. Casini, il vecchio democristiano ex portaborse di Forlani, dopo aver litigato con Mario Monti, tentando ruffianamente di trovare rifugio politico all’ombra del biscione per garantirsi la certezza della sua futura carriera parlamentare, diversamente gli toccherebbe la medesima morte politica sulle tracce di Fini e Di Pietro, afferma ad alta voce: “Bisogna tutelare la persona”. Nell’attesa del fatale giorno in cui il biscione potrebbe essere espulso dal Senato, l’attività politica italiana

momentaneamente procede con la solita prassi caratterizzata da remora, esitazione e differimento. L’esecutivo di Letta prosegue i suoi lavori per la gestione degli affari governativi, come la legge di stabilità ed il finanziamento pubblico ai partiti, con la consueta tarantella di migliaia di emendamenti, dei si, dei ma e dei no; intanto la nazione procede a ritroso in virtù della litigiosità dei partiti col primato del Pdl per la vicenda storica del biscione. Durante un recente dibattito parlamentare alla camera dei deputati, dal sapore di commedia dell’arte di edizione goldoniana, sul tanto discusso finanziamento ai partiti, in cui la maggioranza sta tentando di negoziare un compromesso a proprio vantaggio facendo passare la proposta Forza Italia, in virtù della quale potranno beneficiare di tali finanziamenti anche le forze politiche che abbiano costituito un gruppo parlamentare autonomo di almeno venti deputati e dieci senatori, interviene un deputato del movimento 5stelle. Il parlamentare grillino Fraccaro nel corso della sua esibizione, iniziando con una severa critica sull’opacità della normativa da approvare, afferma testualmente: “Noi siamo saliti in alto per difendere la nostra carta costituzionale, ci avete chiamato moralisti e multati per questo, voi invece vi arroccate nel bunker per tenervi stretto il malloppo e noi continueremo ad opporci e a chiamarvi ladri!!!!!! ....”. Ovviamente la reazione in aula ha scatenato un violento putiferio; numerosi deputati del PD e Pdl, in atto di protesta, hanno abbandonato l’aula.

Alcuni manifestavano il loro dissenso urlando a voce alta con improperi, parolacce e pesanti invettive, altri addirittura si toglievano le scarpe che avrebbero voluto lanciare contro i rappresentanti grillini. La presidente Laura Boldrini, invitando il deputato Fraccaro ad un linguaggio non offensivo e più consono alla dignità del parlamento, ha tentato di ristabilire la calma ma per il crescente schiamazzo di protesta è stata costretta a sospendere la seduta. Da tale selvaggio comportamento si può evincere la mancanza di maturità civile e saggezza morale di numerosi cosiddetti “onorevoli”, tribuni del popolo italiano prevalentemente di emanazione leghista e biscioniana, essendo l’esimio cavaliere il caposcuola di inciviltà ed immoralità. In data 29 ottobre la giunta per il regolamento del Senato si è riunita per decidere se confermare la prassi di voto segreto del Senato voluto dal Pdl, dalla Lega Lombarda, da Scelta Civica e dal GAL (grandi autonomie e libertà) 19


ATTUALITÀ o modificare il regolamento introducendo il voto palese, ipotesi caldeggiata da PD, Movimento 5stelle e SEL per la decadenza del cavaliere dalla sua carica senatoriale. Intanto la Corte di Appello di Milano ha reso noto la sua decisione di aver disposto due anni d’interdizione dai pubblici uffici per il capo del Pdl, avendo costatato “la particolare intensità del dolo di Berlusconi”; inoltre i giudici sostengono che “la legge Severino ha un ambito distinto e certamente ben diverso e non sovrapponibile sul caso Mediaset”. A seguito della pubblicazione della sentenza il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma, interpretando il commento dei giudici sulla normativa Severino a favore del suo boss, chiede l’immediata interruzione della sessione. Ovviamente un’obiezione stupida e pretestuosa respinta dalla giunta che ha ripreso immediatamente i lavori, interrotti subito dopo per consentire priorità al dibattito in Aula senatoriale. Dopo due giorni di incalzanti sedute e aspri scontri tra i maggiori protagonisti del momento PD e PDL, la Giunta per il regolamento di Palazzo Madama presieduta da Piero Grasso, con sette voti a favore e sei contrari sceglie il voto palese per mandare a casa il condannato cavaliere. Alla notizia del voto palese con la seguente affermazione “Non accetterò più di stare al governo con i miei carnefici” il biscione infuriato minaccia dure rappresaglie contro l’esecutivo Letta, inoltre adirato e deluso per il presunto “tradimento” delle colombe del suo partito fa saltare il pranzo con i ministri pidiellini.

L’agrigentino vicepresidente del governo Angiolino Alfano, non interamente convinto di far cadere l’esecutivo Letta annuncia aspra battaglia in Parlamento; il pugnace duetto pidiellino Brunetta-Schifani aggredisce con dura critica il presidente del Senato, la biondona Daniela Santanché con la seguente considerazione afferma: “Oggi al Senato si è deciso di uccidere la democrazia”. Con la dura reazione dei sostenitori del cavaliere il Pdl, nel tentativo di allungare il brodo per guadagnare il maggior tempo possibile, ha intenzionalmente adottato una strategia di ostruzionismo parlamentare a totale nocumento delle istituzioni democratiche e della nazione per condurre un’assurda apologia di un personaggio responsabile della rovina del nostro paese. Nella perseveranza di rovistare nei reconditi anditi della criminogena interiorità mentale dello “psiconano” (appellativo conferito da Beppe Grillo al biscione) e nella tortuosità di condotta immorale del medesimo e del suo harem di subrettine, veline e meteorine nei festini da “Bunga Bunga”, sarebbe eticamente opportuno operare 20

in retrospettiva una speculazione analitica focalizzando la nostra critica attenzione sul caos culturale che il berlusca ha consciamente causato nel corso della sua ventennale deleteria reggenza politica riducendo la nazione in un puzzolente pantano immorale. Se per improbabile ipotesi il cavaliere con la sua decadenza senatoriale svanisse dalla scena politica del paese, con certezza non scomparirebbero la sua perversa “forma mentis”, il suo malefico “esprit” politico e il deleterio sistema di potere. La perenne sopravvivenza dell’incultura, inciviltà e personalistico stile di gestione di potere biscioniano verrebbe garantita dai suoi delfini e luogotenenti politici, dalle sue emittenze televisive e dai suoi organi di stampa. Perseverando con le sue ingannevoli strategie a “presa per i fondelli” con l’irrinunciabile intenzione di scardinare la costituzione, il sistema giudiziario e le istituzione democratiche del paese, il criminale cavaliere mirerà al compimento del suo progetto originale consistente nella distruzione del sistema democratico della nazione del periodo postbellico ottenuto con il sangue dei numerosi eroi deceduti per il nobile ideale di una patria libera e democratica durante la gloriosa resistenza contro la nefasta dittatura fascista mussoliniana, ma il megalomane condannato cavaliere, per amore dei personali interessi, se ne infischia altamente della memoria degli eroi della resistenza.



di Generoso D’Agnese

Suddivisa in epoca medioevale tra Tuscia romana, ducale e regale (l'attuale Toscana) con il passare dei secoli si è sempre più identificata con la provincia di Viterbo, divenendo di fatto un territorio peculiare del Lazio. “Alla ricerca della perduta Patria Celeste” tantissimi pellegrini percorsero l'Europa del Medioevo puntando verso la Terra Santa, Santiago di Compostela o Roma, luogo del martirio dei santi Pietro e Paolo. L'Europa divenne una grande rete di strade, la cui colonna vertebrale era formata dalla Via Francigena (o Romea) che da Canterbury portava a Roma e che accolse per almeno sette secoli sovrani, commercianti, religiosi e pellegrini. Punto di arrivo, Proceno. Di origine etrusca, secondo la tradizione è stata fondata da Porsenna nel VI secolo a.C. e conserva all'interno del suo territorio resti di sepolcreti. All'interno dell'abitato sorge anche il Palazzo degli Sforza, la Rocca medioevale e la Parrocchiale, di origine gotica. Quella di Proceno in realtà è solo la prima tappa di un percorso che puntando verso Sud permette di scoprire il tratto della via francigena racchiusa nei confini della Tuscia viterbese e che conduce verso la tappa finale, Calcata, borgo di straordinaria bellezza. Chiamata anticamente Etruria, questa terra comprendeva un vasto territorio della Toscana, del Lazio e dell'Umbria e nell'epoca romana iniziò a chiamarsi Tuscia. 22


SOTTO LA LENTE Il tratto viterbese partiva da Proceno, stazione di posta, per finire a Monterosi, prima dell'ultimo tratto verso Roma. Acquapendente rappresentava una tappa fondamentale per i pellegrini che si fermavano per venerare una preziosa reliquia portata dalla Terra Santa. Oggi vanta notevoli produzioni agricole e ottimo artigianato. Con il suo Ponte Gregoriano progettato dall'architetto Fontana nel 1580, la Cattedrale del Santo Sepolcro e la Chiesa di San Francesco, Acquapendente si propone come punta di diamante di questo percorso alla scoperta della Tuscia Viterbese. Il Carnevale, la festa della Madonne del Fiore, la processione dei Muratori e la Fiera dei Campanelli offrono spunti di visita in ogni periodo dell'anno e la possibilità di acquistare i prodotti tipici della zona: aglio rosso di Proceno, nocciole romane (che comprende i cultivar “Tonda Gentile Romana”, “Nocchione”, “Tonda di Giffoni” e “Barrettona”), “tozzetti di Viterbo”', olio d'oliva (tra i quali spiccano il Canino e il Dop Tuscia) e pecorino in grotta del viterbese (stagionato in grotte vulcaniche naturali). Prodotto strettamente legato al territorio è il “cece del solco dritto” di Valentano, coltivato in un'area ristretta all'interno dei comuni di Talentano e Acquapendente. Le caratteristiche organolettiche del cece (leguminosa destinata al consumo alimentare fresco, caratterizzato da semi lisci di colore bianchiccio) derivano dalle particolari caratteristiche del terreno di coltivazione, ricco di potassio ma povero di calcio. Il borgo settecentesco di San Lorenzo, nella conca del lago di Bolsena anticamente chiamata Val di lago, è stato progettato nell'età dell'illuminismo e si offre ai visitatori con la bella architettura cinquecentesca della Chiesa di San

Acquapendete, Torre Alfina

Giovanni in Val di Lago, progettata dall'architetto Pietro Tartarino. Tappa culinaria importante quella di San Lorenzo. Ad agosto, la Sagra degli Gnocchi permette di gustare uno dei piatti tipici della Tuscia Viterbese mentre una breve deviazione dal percorso romeo porta a conoscere il borgo di Onano, piccolo paese che vanta fin dal Cinquecento la coltivazione tipica di una cultivar di lenticchia. Negli statuti municipali del 1561 venivano comminate sanzioni per chi danneggiava o rubava queste piante che ai primi del 900 furono portate alle esposizioni internazionali. Detta anche “lenticchia dei Papi”, la varietà di Onano ha colore scuro e la superficie leggermente marmorizzata, di piccole dimensioni ( 3-6 millimetri) con una forma tondeggiante e appiattita.

23


Castello di Bolsena

La buccia quasi inesistente e la pasta vellutata, fine e cremosa permette di tenere molto bene la cottura ed è ottima nelle minestre o nelle zuppe, lessate, in umido, e come contorno a numerosi piatti di carne o salumi, come il tradizionale cotechino o nei piatti a base di selvaggina Riprendendo il cammino romeo si arriva a Bolsena, dove nel 1263 avvenne il miracolo che portò all'istituzione della festa del Corpus Domini. Ancora oggi, il 18 giugno di ogni anno, per festeggiare l'evento Bolsena organizza una straordinaria infiorata avente per tema l'Eucarestia. Sotto la collina adiacente il complesso costituito dalla Collegiata e dalla Cappella del Miracolo, si estendono le catacombe risalenti alla fine del II-III sec. d.C., fino al V sec. dell'era cristiana. L'estesa cinta muraria di concezione etrusca, La Rocca (eretta dagli Orvietani nel sec. XII XIV), il Tempio di San Francesco affiancano la bellezza naturale del lago omonimo e inducono sicuramente a fermarsi anche la notte per degustare, dopo la cena, un ottimo vino rupestre, invecchiato almeno 24 mesi, e particolarmente adatto abbinato ai primi piatti conditi con il classico ragù o con le castagne o i marroni arrostiti (ovviamente da preferire le castagne di Valleranno e i marroni di Latera). Montefiascone rappresenta il passo successivo del percorso e andrebbe visitata preferibilmente in agosto. In questo mese infatti si svolge annualmente la Fiera del vino, rievocata con un imponente corteo storico, che ricorda la leggenda del nobile tedesco Giovanni Defuk che, in viaggio per Roma, morì nel 1113 dopo un uso smodato del delizioso vino Est! Est!! Est!!! 24

Abbarbicata sull'alto di un colle, coronato dal Duomo, dominante il lago di Bolsena, Montefiascone si propone con la Chiesa di San Flaviano, singolare costruzione romanica eretta nel sec. XII, contenente notevoli affreschi del XIII secolo, tra cui si segnala l'inquietante “Incontro dei Tre Vivi e dei Tre Morti”. Nel Santuario della Madonna delle Grazie è custodita l'antichissima immagine della Vergine (XII-XIV secolo), mentre La Rocca dei Papi, probabilmente di origine etrusca e fortificata poi dai romani, ospitò papi e cardinali e oggi rappresenta un centro di cultura. Chiesa di San Flaviano


SOTTO LA LENTE

I resti della Rocca dei Papi dall’alto della torre 25


Viterbo, capoluogo storico Viterbo della Tuscia accoglie i visitatori con la sua imponente storia. Sede papale, racchiude molti monumenti e un centro storico medioevale quasi integro: Palazzo degli Alessandri (XIII secolo), la Chiesa di San Pellegrino (XI secolo), il Ponte del Duomo affiancano nella testimonianza storica il Palazzo Papale, ricco di tesori artistici e testimone di episodi di assoluta risonanza storica. L'edificio, completato nel 1266, ha accolto cinque conclavi, compreso quello durato trentatré mesi e dal quale uscì eletto nel 1271 Papa Gregorio X. In tale occasione i Cardinali, ormai riuniti da più tempo, non riuscivano a trovare un accordo per l'elezione del Pontefice, per cui i cittadini, stanchi di attendere, costrinsero Raniero Gatti a chiudere il portone “cum clave” (da ciò deriva la parola “conclave”), a ridurre il vitto ai Cardinali ed a scoperchiare il tetto. Rocca Albornoz, (attuale sede del Museo nazionale, la Chiesa di Santa Maria della Verità con l'adiacente Museo Civico, la Chiesa di Sant’Andrea, il complesso di Santa Maria in Gradi, la Fontana Grande completano un'offerta architettonica di grande rilievo e permettono di apprezzare anche la grande offerta termale della città tuscia, famosa fin dal tempo degli Etruschi.

Sotto il ponte detto Camillario sono ancora visibili imponenti ruderi di terme. Il ponte, composto da un unico arco a grossi blocchi montati ad incastro e non cementati, costruito intorno al I secolo a.C., portava alle Terme del Bacucco, probabilmente il centro termale più importante dell'epoca. Le sorgenti del Bagnaccio nei cui pressi si trovava l'importante stazione romana di Acquae Passeris e la sorgente del Bullicame, note sin dall'antichità per le loro proprietà terapeutiche (viene ricordata anche da Dante nella Divina Commedia), fanno di Viterbo l'epicentro del termalismo laziale, mentre la città il 3 settembre di ogni anno offre ai visitatori il famoso trasporto della Macchina di Santa Rosa, torre luminosa alta 30 metri e del peso di 5 tonnellate, che è trasportata a spalle lungo le vie cittadine da un centinaio di “Facchini”. Le sorgenti del Bagnaccio

Senza abbandonare il proposito di percorrere l'antica via dei pellegrini, vale la pena intraprendere brevi deviazioni per conoscere il ricchissimo circondario di Viterbo. Nella vicina San Martino al Cimino merita una visita l'Abbazia cistercense, mentre a Soriano troviamo Chiesa e Catacombe di Sant’Eutizio dedicato al martirio avvenuto sotto Diocleziano. Il trecentesco Duomo di Civita Castellana, il Santuario di Castel Sant'Elia, e le Catacombe di San Savinella a Nepi, arricchiscono ulteriormente la 26


SOTTO LA LENTE

La Macchina di Santa Rosa, 27


conoscenza di questo angolo d'Italia dalle ascendenze antichissime e che, riportando sulla via romea, permette di ritrovare il piccolo centro di San Martino al Cimino, immerso nel verde all'ombra dei Cimini. Il paese ospita l'Abbazia costruita alla fine del XIII secolo dai Cistercensi di Pontigny e accanto, il Palazzo Doria Pamphilij, oggi elegante centro congressuale dove si possono ammirare alcuni saloni con ricchi soffitti lignei, fregi in affresco e un camino monumentale. Lasciatosi alle spalle San Martino si giunge a Vetralla, adagiata tra due corsi d'acqua. Oltre alla Collegiata di Sant’Andrea Apostolo, la Chiesa campestre di Maria SS. Annunziata e il torrione merlato della Rocca dei Vico, il borgo accoglie ogni anno, nel bosco del Monte Fogliano e davanti all'Eremo di Sant’Angelo, lo Sposalizio dell'albe-ro, una festa di origine antichissima e legata ai riti propiziatori di fecondità. Ronciglione, situata nei pressi del Lago di Vico, rappresenta la tappa successiva dell'antico itinerario francigeno. Il caratteristico borgo medioevale accoglie il Castello della Rovere detto “I Torrioni”, la Fontana degli Unicorni (1581), l'antichissima Chiesa di Santa Maria della Provvidenza (secolo XI-XII), il Duomo di stile barocco, eretto su disegno di Pietro da Cortona, la Chiesa campestre di Sant’Eusebio (uno dei più importanti monumenti paleocristiani della zona, edificato da monaci Basiliani fuggiti dalla Palestina nel secolo VII - VIII e che contiene al suo interno graffiti lasciati dai pellegrini quale segno tangibile della loro devozione).

San Martino al Cimino Interni di Palazzo Doria

Inizialmente la chiamarono Capralica da Caprae ilex (Elce delle Capre), divenuta, in seguito, Capranica, sembra a causa di un capraro di nome Nica. Il borgo conserva un pregevole Duomo di origine cinquecentesca e la Chiesa della Madonna del Piano, eretta tra la fine del XII e l'inizio del XIV secolo nell'omonima località del Piano, appena fuori le mura cittadine, su disegno dell'architetto Vignola.

Capranica

Capranica si presenta ai visitatori con il suo profilo situato sull'alto sperone tufaceo. Secondo una leggenda gli abitanti di Vicus Matrini, intorno al VIII secolo cercarono scampo alla distruzione del loro paese scegliendo il sito per la sua bellezza, sicurezza e salubrità. 28

Sarà invece l'Anfiteatro ad accogliere il viaggiatore che arriva a Sutri, cittadina di antiche origini e di notevole importanza strategica. Scavato completamente nel tufo, l'Anfiteatro è conosciuto come uno dei più suggestivi monumenti antichi del Lazio databile tra il I secolo a.C. e rappresenta il simbolo della


SOTTO LA LENTE Porta Franceta o Porta Vecchia (XIV-XV secolo) si presenta come uno degli angoli più pittoreschi della città mentre a pochi metri si ergono le rovine del castello di Carlo Magno, così denominato per un presunto soggiorno dell'imperatore in questo luogo. Ricca di suggestione la Chiesa rupestre della Madonna del Parto, interamente scavata nel tufo, è ritenuta da alcuni una tomba etrusca, da altri un mitreo adattato al culto cristiano.

Sutri, Porta Franceta

cittadina della Tuscia che però offre ai visitatori altri spunti per una sosta. La Cattedrale fu consacrata da Innocenzo III nel 1207; il suo interno custodisce pregevoli opere oltre ad avere il pavimento della navata centrale, tutto a mosaico cosmatesco.

Sutri, l’Anfiteatro

Affascinante anche il circondario della città che ospita la necropoli urbana, costituita da 64 tombe romane di varie tipologie scavate completamente nel tufo. La Chiesa della Madonna del Tempio, già di proprietà dell'Ordine dei Templari, sorge nella zona degli ospedali e delle chiese che ospitavano i pellegrini. Ultima tappa dell'itinerario alla scoperta della via francigena è rappresentato da Monterosi, paese tenuto insieme da due contrade: Corso romano e Borgo Aldobrandino. Sulle rive del piccolo Lago di Monterosi (chiamato anticamente Janula) nel 1155 avvenne l'incontro fra papa Adriano IV e Federico Barbarossa, mentre le campagne che circondano il paese fecero da sfondo all'omicidio del messo del Papa Innocenzo X, - Monsignor Giarda - da parte dei sicari di Ranuccio Farnese. Vittima di numerosi assedi e saccheggi, Monterosi visse il passaggio di Romani, Goti e Longobardi ed è ospitata entro i confini del Parco naturale regionale del complesso lacuale di Bracciano Martignano. 29


La Via Cassia, dopo Monterosi, abbandona la terra della Tuscia per attraversare il restante territorio laziale sulla Via Trionfale fino a Roma.

Lago di Monterosi

Per chi però cerca il marchio dell'unicità nella scoperta dell'Italia, rimane ancora molto da scoprire in quella che è stata la culla degli etruschi. Dovendo però optare per una scelta, è preferibile puntare su Calcata, borgo medievale scelto per diversi film (da “Amici miei” a “La mazzetta”, da “Nostalghia” a “James Joyce”) e da artisti come l'architetto Paolo Portoghesi. Capace di affascinare il viaggiatore già da lontano, con la sua inconfondibile posizione Orografica, Calcata ha origine fallisca (popolazione coetanea dei Latini) ed è costruita su unosperone tufaceo. Inglobata nel Parco Regionale della Valle del Treja, la zona è abitata fin dalla metà del II Millennio a.C. ma il borgo, come si può ancora oggi vedere, ha una struttura di origine medievale. La famiglie Anguillara, Sinibaldi e Massimo la scelsero per i loro feudi ma il paese venne abbandonato per una legge che dopo il terremoto di Messina, per la sua posizione, lo riteneva tra i borghi a rischio. Calcata fu riscoperta negli anni '60 da pittori, scultori, fotografi, architetti e creativi. Nel 1993 una perizia geologica ha confermato la solidità della rupe permettendo di ottenere il via libera all'abitabilità. Nel borgo, visitabile solo a piedi e nel quale si entra attraverso una doppia porta ed una strada in salita, non vi sono edifici importanti o grandi opere d'arte ma l'insieme è unitario e armonico. Fino ad alcuni anni fa, Calcata custodiva una sconcertante reliquia del mondo cristiano: il “Prepuzio di Gesù”. Secondo le leggende, nel 1527 fu catturato un lanzichenecco che aveva preso parte al sacco di Roma, e depredato il Sancta sanctorum di San Giovanni in Laterano. Imprigionato nel paese, avrebbe nascosto il reliquiario contenente il Santo prepuzio nella sua cella, dove sarebbe stato scoperto nel 1557. Da allora la Chiesa iniziò a venerare la reliquia, concedendo ai pellegrini un'indulgenza di dieci anni. Molti personaggi famosi venivano a visitare la chiesa, al centro dell'abitato, dove essa era custodita, ma nelle vicinanze meritano una visita anche i resti del Tempio falisco di Monte Li Santi, il Parco Suburbano Valle del Treja, una zona protetta di rara bellezza e di grande valore storico/naturalistico, la Vecchia Molta presso la cascata di Monte Gelato (un angolo di rara suggestione), il Museo d'Arte nella Natura che offre al visitatore un percorso di interessantissime opere d'arte realizzate con il gusto e le tecniche dell'estetica naturalistica. 30

Calcata


SOTTO LA LENTE

De gustibus ... Tuscia La Tuscia è ricca di suggestioni enogastronomiche nella quale riveste un ruolo importante la produzione ortofrutticola ed enogastronomia. Tipico di quest'angolo d'italia e particolarmente apprezzato per realizzare ottimi piatti, è il fungo Ferlengo (pleurotus ferulae) che cresce spontaneamente nel terreno calcareo tarquiniese.

I piatti tipici che si possono gustare sono l'Acquacotta, conosciuta come La zuppa del buttero; le Frittelle di Riso della Tuscia (a base di riso, uova, latte, uva passa e cannella), piatti a base di carne o pesce e dolci tradizionali come la Pizza di Pasqua dal caratteristico profumo di cannella, i Panpepati e i Biscotti di Natale a base di frutta secca. 31


L'apicultura (miele di Monte Rumeno) la produzione di una pasta realizzata con grano duro maremmano, l'allevamento di lumache e la coltivazione della lavanda affiancano una produzione vinicola che trova nel famoso EST! EST! EST!, nell'Aleatico di Gradoli, Tarquinia, Orvieto (la cui zona di produzione si estende per gran parte nella provincia di Viterbo), nei Colli Etruschi Viterbesi, Vignanello, Cerveteri i riconoscimenti DOC, mentre Civitella d'Agliano, Colli Cimini e Lazio hanno ottenuto il riconoscimento IGT. Canino e Tuscia si contendono la palmanel settore dell'olio extra vergine d'oliva. Il Canino ha già ottenuto la DOP nel 1996 e viene ricavato dalle varietà di olivo Canino, Leccino, Pendolino, Maurino e Frantoio, macinate da sole o congiuntamente. Il DOP Tuscia è ricavato dalle olive di tre varietà (Frantoio, Canino e Leccino) presenti per almeno il 90%, da sole o congiuntamente a seconda dei singoli oliveti, con ammissione della presenza di altre varietà (Moraiolo e Pendolino) in percentuale massima del 10%.

Caciotta dolce della Tuscia, Pecorino della g, Pecorino romano DOP, Ricotta della Tuscia. Anguilla di Bolsena, Coregone del Lago di Bolsen, Agnello della Tuscia, Carne di bovino maremmano, Coniglio Verde, “Leprino di Viterbo”, Capocollo della Tuscia (o lonza), Coppa di testa della Tuscia, Guanciale della Tuscia, Porchetta arrotolata della Tuscia, Prosciutto della Tuscia, Salame cotto, Susianella di Viterbo,Aglio rosso di Proceno,Asparago di Canino, Carciofo di Tarquinia, Cece di Valentano, Fagiolo del Purgatorio di Gradoli, Farro di Acquapendente, Grano duro della Maremma Viterbese, Lenticchie di Onano, Patata Alto Viterbese, Marrone dei Monti Cimini, Nocciola dei Monti Cimini completano l'offerta della produzione tipica di un territorio che permette di entrare, passo dopo passo e piatto dopo piatto, nella storia della nostra Italia.

Alcune ricette Il Pangiallo Viterbese Ingredienti per 10 pangialli 350 gr di gherigli di noci, 800 gr di nocciole della Tuscia, 350 gr di mandorle sgusciate e pelate, 1 kg di cioccolato fondente, 800 gr di cioccolato fondente per guarnizione esterna, 500 gr di miele,150 gr di pinoli, 170 gr di scorzette d'arancia candite, 170 gr di scorzette di cedro candite, 350 gr di uva passa, 350 gr di farina bianca, 600 gr di zucchero, 80 gr di cacao amaro, 6 Uova. Tostare le nocciole, le noci e le mandorle passandole per qualche minuto nel forno e pelatele. Tritate la frutta secca con i pinoli, le scorze d'arancio e di cedro candite. Mescolate aggiungendo anche l'uva passa, la farina, il cacao e lo 32

zucchero. Dopo aver mescolato, grattugiate e aggiungete il cioccolato. In un pentolino a parte, fate fondere il miele. Versatelo nel recipiente e lavoratelo per qualche minuto. Aggiungete le 6 uova sbattute e dopo aver mescolato l'impasto, con le mani bagnate, create delle pagnottelle piuttosto piccole. Ponetele sulla teglia usando la carta forno e disponetele distanti l'una dall'altra, perché lievitano.

Cuocete a 180 gradi per 30 minuti. Sfornate le pagnottelle e fatele riposare in un luogo asciutto, dopo 6/7 ore circa, sciogliere la cioccolata a bagnomaria e ricopriteci i pangialli. Per finire guarnire con scaglie di cioccolata. Vanno mangiati freddi. Questo è un dolce tipico della Tuscia, viene preparato durante le feste utilizzando la frutta secca come la nocciola gentile romana, tipica di questa zona, le noci, anch'esse abbondanti e i pinoli che si possono trovare nella maremma viterbese. Maccheroni con le noci È una ricetta tipica della Tuscia che si prepara durante le feste di Natale. 4 chili di noci, 300 gr di cioccolato fondente, 300 gr di zucchero, una bustina di cannella, 400 gr di pasta maccheroni, 1 kg di pane di miele o ciambelle al vino La ricetta tradizionale prevede il pane di miele, che oggi viene sostituito dalle ciambelline al vino. Togliete la pellicina ai gherigli di noce dopo averli fatti sbollentare in acqua calda ed asciugati in forno. Triturate le noci e unite una quantità doppia di pane di ciambelline grattugiate e mettete il tutto in un piatto fondo. In un'altra terrina mescolate insieme la cioccolata grattugiata, lo zucchero e la bustina di cannella. Cuocete i maccheroni (fettuccine fatte in casa con uovo oppure linguine o reginelle) in acqua salata, cuocetele parecchio in modo che risultino un poco scotti, poi con un forchettone prendetene una parte e versateli in una terrina fonda e conditeli facendovi cadere a pioggia una parte del tritato di noci e ciambelline. Dopo averli mescolati con la forchetta, ricopriteli con un fine strato del miscuglio di cioccolato, zucchero e cannella, noci e pane di miele. Ripetete l'operazione fino ad esaurimento dei maccheroni, premendo bene. Questo dolce va consumato freddo, tagliandolo a spicchi come se fosse una torta. È il dolce di Natale caratteristico della Tuscia, viene servito al termine del cenone della vigilia.


SOTTO LA LENTE

La festa dei Pugnaloni L'origine della festa risale al 1166, e si rifà ad una leggenda popolare locale. Durante il dominio di Federico Barbarossa, due contadini avrebbero assistito ad un miracolo, la fioritura di un ciliegio secco: andarono a riferire del miracolo agli altri paesani, che considerarono l'evento un buon auspicio e insorsero, armati di pungoli e attrezzi da lavoro, cacciando il sovrano e distruggendone il castello. La festa di Acquapendente, celebra dunque la libertà riconquistata e vuole essere un ringraziamento alla figura cattolica della Madonna. La ricorrenza, che cade la terza domenica di maggio, è stata celebrata fino al 1929, per poi essere sospesa e ripresa solo nel 1958, grazie alla Pro Loco del paese. La Festa dei Pugnaloni raccoglie diversi eventi, tra cui fiere e mercati: il cuore della festa è rappresentato dalla sfilata dei cosiddetti Pugnaloni, mosaici realizzati con fiori e foglie, composti su pannelli in legno di 2,6 per 3,6 metri. Le foglie vengono tagliate ad arte ed incollate sul pannello disegnato, in modo da colorare il fondo l'opera; su di esse vengono poi applicati i fiori, disposti la notte prima della sfilata. La tradizione dei Pugnaloni deriva dall'usanza antica con cui i contadini celebravano la festa, sfilando dietro la statua

della Madonna con pungoli ornati di fiori (tipicamente ginestra) per commemorare le armi della battaglia contro il sovrano e la fioritura del ciliegio. I pungoli erano lunghi bastoni con una punta ferrata, che venivano usati per spingere i buoi a muoversi durante l'aratura.

Il parco dei Mostri

Il parco dei Mostri di Bomarzo fu ideato dall'architetto Pirro Ligorio (completò San Pietro dopo la morte di Michelangelo e realizzò Villa d'Este a Tivoli) su commissione del Principe Pier Francesco Orsini (1523-1585) detto Vicino "sol per sfogare il core" rotto per la morte della moglie Giulia Farnese (1560). Vinicio era figlio di Gian Corrado Orsini, Signore di Bomarzo e di Clarice degli Orsini di Monterotondo. Seguendo le orme del padre Vinicio venne iniziato alla carriera militare che, quasi misteriosamente, decise di abbandonare a poco più di trentacinque anni. Si ritirò a Bomarzo insieme alla moglie Giulia Farnese. Nel 1560 Giulia morì e Vinicio per i seguenti 25 anni praticamente null'altro fece che studiare i classici per trovare ispirazione nella creazione del "Suo" parco, la Sua”Villa delle meraviglie” ... quella che doveva diventare un'opera unica al mondo. Le sculture venivano scavate nei mastodontici blocchi di peperino che un po' dappertutto si trovano nella valle e probabilmente solo la morte gli impedì di usarli tutti. E dai massi prendono vita animali giganteschi, eroi omerici o semplici sirene o dee romane. Vengono costruite case pendenti come il mausoleo funebre di Giulia. Nel 1954 il Parco dei Mostri venne acquistato da Giovanni Bettini che, con amorevole cura, lo ha gestito. La visita al parco si snoda su una serie di tappe tra la mitologia ed il fantasy. 33


CULTURA di Armando Rotondi

Sebbene sia un festival giovane, con appena otto anni di vita, l'Anim'est - Festival Internazionale del Cinema d'Animazione di Bucarest è sicuramente una delle realtà più dinamiche e ricche nel panorama europeo delle kermesse sui film d'animazione. Ogni hanno, oltre a sezioni competitive di cortometraggio e lungometraggio (questo anno è stato in competizione anche Pinocchio di Enzo D'Alò), Anim'est dedica anche gustose retrospettive dedicate a scuole di cinema, a festival partner, ad artisti e maestri e, infine, a paesi ospiti. Per questa edizione 2013, andata in scena in diversi cinema della capitale rumena dal 4 al 13 ottobre, un focus speciale ha visto protagonista l'animazione svizzera con una ricca programmazione supportata dall'ambasciata elvetica a Bucarest e dalla Swiss Films Foundation con sede a Zurigo. In particolare, sono stati presentati, in un'apposita sotto sezione dal titolo “Upcoming Animators” cortometraggi e opere della nuova generazione di registi d'animazaione elvetici come L’homme sans ombre (2004) di Georges Schwizgebel, basata sulla storia di Adelbert von Chamisso, a sua volta ispirato dal mito di Faust, The Little Bird And The Leaf (2012) di Lena von Döhren, selezionato già all'Animafest di Zagabria e in lizza per lo Swiss Film Award 2013, o Not About Us (2012) di Michael Frei, vincitore al Melbourne InternationalAnimation Festival.

A questi si aggiungono lavori di qualche anno fa, firmati da grandi maestri, come Nosferatu Tango (2002) di Zoltan Horvath e Le Carré de Lumière (1992) di Claude Luyet. Da qui il nome della sottosezione, “Big Name in Swiss Animation”. Pezzo forte della retrospettiva la proiezione del lungometraggio 3D Max & Co. (2007) di Samuel e Frederic Guillaume, vincitore dell'Audience Award ad Annecy e probabilmente la più costosa produzione del cinema elvetico. 34

Quella dell'Anim'est è stato sicuramente un omaggio notevole che mette in risalto sia i pregi del festival, che diventerà sempre più grande, che di una tradizione svizzera di animazione che non ha nulla da invidiare a quella di altri paesi, europei e non, ben più famosi.


CINEMA

Una tragica fine è stata quella di Giuliano Gemma: un incidente frontale ha visto coinvolta la macchina dell'attore, in questo inizio ottobre, mentre percorreva la strada per Cerveteri. Con Gemma se ne va una vera icona di quel cinema italiano popolare e di genere che ha avuto enorme fortuna, anche all'estero, negli anni '60 e '70.

vuoto, dal terzo piano di un palazzo nel centro di Roma, il 5 ottobre scorso. Nel biglietto lasciato ai figli si legge: “Stacco la spina”. Regista e sceneggiatore tra i più grandi del cinema italiano, ha realizzato decine di opere dagli anni '50 ad oggi tra cui Achtung! Banditi! (1951), Cronache di poveri amanti (1954), Il processo di Verona (1963), Mussolini ultimo atto (1974), Celluloide (1995). Lizzani è stato un regista impegnato, politico che ha sempre fatto dell'impegno civile e dell'onestà storica e intellettuale il nucleo del suo cinema

Eroe di tanti “spaghetti western”, volto e anima del personaggio di “Ringo”, e interprete di tante altre pellicole, come ad esempio “Anche gli angeli mangiano fagioli” in coppia con Bud Spencer. Gemma è stato anche impiegato da grandi maestri per i loro capolavori (si pensi a “Il Gattopardo” di Luchino Visconti) e ha recitato insieme alle più grandi star internazionali quali, Kirk Douglas, Rita Hayworth, Henry Fonda, John Huston, Fernando Rey, Alain Delon, Liv Ullman, Van Johnson, Eli Wallach, Jack Palance, Max von Sydow, Jacques Perrin, Martin Balsam, Ernest Borgnine, Philippe Noiret, Catherine Deneuve e Claudia Cardinale. Senza mezzi termini, se ne va un'icona italiana.

La scomparsa di Carlo Lizzani è uno shock. Sia per le modalità che perché la memoria corre velocemente ad un'altra tragica fine, quella di un altro grande maestro: Mario Monicelli. Come Monicelli, Lizzani, a 91 anni, ha deciso di farla finita, lanciandosi nel

35



ARTE

Eleganza ed equilibrio 37


CULTURA “Ottimismo, dinamismo, creatività e gusto per il bello” queste le parole per descrivere la filosofia dei tre fratelli Christoph, Markus e Stefan Baumgartner che, dopo essere stati attivi per anni in altro settore ottenendo risultati eccellenti, decidono di rilevare una ditta che ha la sua sede nell'alto zurighese, l'allora Fritz Angst Ag, produttrice sin dal lontano 1946 di utensili da lavoro, ampiamente affermata sul mercato internazionale. Le conseguenze della crisi di mercato costringono però i vecchi proprietari a rinunciare alla fabbricazione. Nasce così la Batzberg Manufaktur AG. L'obiettivo è quello di proiettarsi nel futuro con un progetto che esprima valori superiori, alla ricerca dell'assoluta bellezza e della massima qualità per offrire un risultato d'eccellenza, fuori dalle mode e dal tempo. I tre fratelli Baumgartner trasformano completamente quella che fino a quel momento era stata l'area d'attività, iniziando, con una strategia mirata, nel rispetto della tradizione artigiana, a progettare e produrre oggetti d'arredamento ed accessori per la casa che rispondano alle esigenze di chi è alla ricerca del design esclusivo e prezioso. I nuovi proprietari sanno quanto incida il gioco d’allestimenti che si può generare con l’utilizzo di complementi d’arredo per conferire importanza alla casa in cui si accolgono gli ospiti. Ed è proprio su questa base che sono nati i preziosi complementi d'arredo adatti ad ambienti che sappiano coniugare eleganza, stile, calore ed equilibrio e che potranno dare un'impronta di raffinatezza alle stanze delle abitazioni. Inizia quindi con successo la distribuzione, tramite la ditta consorella Batzberg Ag di Wald (ZH), oltre che ai privati anche agli albergatori, architetti d'interni, boutique specializzate, così come alle imprese e ditte che intendono promuovere le loro attività omaggiando la clientela con oggetti di sicuro impatto qualitativo. Il successivo passo dei fratelli Baumgartner è stato quello di mettersi alla ricerca di un negozio dedicato alla vendita diretta al pubblico che potesse fungere al contempo anche da spazio d'esposizione per la clientela proveniente sia dalla Svizzera che dall'estero. Dopo una ricerca accurata, la scelta è caduta su un locale di un immobile del 13emo secolo, 38

sito nella città vecchia di Zurigo. La collocazione è a dir poco incantevole: niente di più adatto allo scopo delle suggestive viuzze, gli splendidi edifici dell’alto Medioevo, i negozi di antiquariato e le caratteristiche osterie e caffetterie del centro storico per aprire una vetrina alla clientela che dal 26 al 28 settembre scorso (apertura ufficiale della boutique) ha potuto soffermarsi alla Batzberg per ammirare, oltre che agli oggetti esposti, la bellezza e l'unicità del locale: un vero gioiello restaurato con squisita maestria da artigiani locali. Merita davvero una visita! La boutique Batzberg ed il Natale sono un connubio perfetto… e allora segnatevi la data del 21 novembre. Quel giorno, la città vecchia si illuminerà di calde luci natalizie e regnerà sovrana la straordinaria atmosfera natalizia. I negozianti offriranno ai passanti vin brulé e dolcetti. Soffermandovi davanti alla vetrina della boutique Batzberg non solo potrete ammirare gli splendidi oggetti esposti ma potrete addolcire il vostro palato gustando qualche cioccolatino fatto confezionare proprio per l'occasione. Entrando nel negozio vi renderete conto che niente è lasciato al caso; ogni particolare viene minuziosamente curato e rimarrete colpiti dall'attenzione, la gentilezza e la cordialità che i titolari sapranno dedicarvi. Una visita alla boutique Batzberg è un'occasione da non perdere!


ARTE

39


CULTURA di Simona Guidicelli

Il nocciolo

Corylus avellana

È un arbusto estremamente rustico e frugale, che alligna anche sui terreni più poveri, sassosi e superficiali. Riesce a rinsaldare le pendici scoscese e i terreni franosi in virtù dell'apparato radicale molto vigoroso ed esteso prevalentemente in superficie. La fioritura inizia in pieno inverno, tra gennaio e marzo, quando spiccano sui rametti ancora spogli i lunghi amenti maschili, gialli e penduli, che producono una gran quantità di polline.

Come si coltiva Il nocciolo è una pianta molto rustica e frugale che si adatta a crescere in natura anche in terreni poveri e superficiali, in posizione semi-ombreggiata; in coltivazione, però, conviene riservargli un terreno a pieno sole.Acquistate in vivaio gli arbusti di nocciolo, scegliendo piante di almeno due anni, già forti e ben radicate; mettetele a dimora nel tardo autunno, dopo aver ben concimato il terreno; annaffiate moderatamente per i primi tempi, quindi diradate gli interventi fino ad effettuarli soltanto come azione di soccorso nei mesi più caldi. Gli anni successivi, arricchite il terreno in primavera somministrando fertilizzanti fosfo-potassici. Potrete riprodurre il nocciolo per talea legnosa a fine inverno oppure per divisione dei polloni radicali; se volete allevarlo ad alberello, dovrete innestarlo sulla specie C. colurnia che, a differenza delle altre, non è pollonifera. Attenzione agli acari, al punteruolo e al rodilegno che in caso di attacco provocano gravi danni alla vegetazione. Quando si raccoglie Le foglie si recidono d'estate, le nocciole si colgono quando iniziano a cadere spontaneamente e la corteccia si stacca nella tarda stagione autunnale.

L'impollinazione è anemofila, ma l'effettiva fecondazione avviene più tardi, all'inizio della primavera, quando sbocciano i fiori femminili presenti all'ascella delle foglie ed evidenti per i pistilli rossi. Le nocciole maturano alla fine dell'estate. Sono costituite da un involucro legnoso, tondeggiante o ovoidale, che racchiude un grosso seme, la mandorla. Le foglie e la corteccia sono astringenti. I frutti si consumano direttamente e si utilizzano in pasticceria o per produzioni cosmetiche. 40


BENESSERE E SALUTE

COME SI PREPARA PER LA CONSERVAZIONE Si essiccano le parti all'aria e all'ombra, per poi conservarle in sacchetti di carta o tela. PER LE VARICI Versare un cucchiaio di foglie in 1/4 di litro di acqua calda e far bollire per 5 minuti. Filtrare e berne 3 tazze al giorno. UN BAGNO PER RIATTIVARE LA CIRCOLAZIONE In due litri di acqua fredda versare 100 g di foglie e far bollire per 10 minuti. Filtrare e versare nell'acqua della vasca, rimanendo immersi per una mezz'ora circa. CONTRO L'INFIAMMAZIONE DEGLI OCCHI In una tazzina da caffè di acqua calda versare un cucchiaino di foglie e coprire. Filtrare dopo 15 minuti con un telino. Applicare delle compresse imbevute nel liquido sugli occhi, tenendole per 10 minuti. CONTRO I CAPELLI GRIGI Versare 50 g di foglie in un litro di acqua calda e far bollire per 10 minuti. Filtrare e sciacquare i capelli dopo avere usato un normale shampoo.

PER COMBATTERE LA FEBBRE In una tazza da tè di acqua calda versare un cucchiaio di foglie e coprire. Filtrare, addolcire con miele e bere a sorsi durante tutto l'arco della giornata.

PER CURARE LA FLEBITE Versare in mezzo litro di acqua fredda un cucchiaio di rametti e far bollire per 10 minuti. Aggiungere due cucchiai di foglie e proseguire la bollitura per altri 10 minuti. Filtrare, addolcire con miele e bere durante la giornata. È bene continuare la cura per un periodo di 20, 30 giorni.


CULTURA di Gian Maria Bavestrello

Un viaggio in Garfagnana è un viaggio in un altrove a cui le più antiche tradizioni gastronomiche fanno da splendido corollario. Procedendo da Castelnuovo Garfagnana verso Gallicano, e da qui verso l'incantato Eremo di Calomini, dove sorge l'agriturismo “L'Antica Trattoria dell'Eremita”, si assapora già un piatto antico - altrove desueto - come la carne di trota, allevata in loco. Giudico sciocchi alcuni pregiudizi sulla qualità e il sapore di questa carne, che ben alimentata con farina di pesce, lasciata sguazzare in acque limpide e cucinata con sapiente accompagnamento di erbe aromatiche, non ha nulla da invidiare per tenerezza e sapore alle orate di mare, che vanno per la maggiore sulla costa e che vengono sovente vendute a prezzi esorbitanti. Uno degli accostamenti più semplici e suggestivi è certamente coi funghi: a rendere squisito l'abbinamento è sufficiente un pesto di prezzemolo, aglio, olio, sale e pepe

42


ENOGASTRONOMIA con cui cospargere entrambi gli ingredienti prima di infornarli in teglia a 200 gradi. Per molti, tuttavia, la vera “morte” della trota è l'affumicamento.

La trota affumicata è un ottimo complemento per la focaccia leva di Gallicano, vera e propria leccornia della Garfagnana e del paesello omonimo: si tratta di una focaccia di forma rotonda il cui impasto prevede l'uso di farina, lievito, sale e acqua. Ricorda l'impasto per la pizza, ammorbidito tuttavia da latte, patate bollite e olio di oliva.

Focaccia leva di Gallicano

La Garfagnana, prima di essere Toscana, è terra di confine, in particolare con l'Emilia, con la quale coltiva legami storici ben condensati nella biografia di Ludovico Ariosto. Questa duplice appartenenza trova la sua massima espressione nel magnifico borgo di San Pellegrino in Alpe, 1524 metri sul livello del mare, che sorge sull'esatta linea di confine tra il Comune di Castiglione Garfagnana e Frassinoro. Il che significa che il suo territorio è suddiviso non solo tra due province diverse, Lucca e Modena, ma anche tra la Regione Emilia Romagna e la Regione Toscana. I suoi abitanti sono particolarmente gelosi di quest'anomalia, che viene segnalata sia nel Santuario sia nel Bar del Paese, dove potete farvi fotografare sull'esatto “limes” tra le due comunità regionali. A San Pellegrino in Alpe sorge anche una curiosa taverna, detta del Pellegrino, la cui proposta è quanto di più tipico e godereccio si possa trovare in una località montana: bandite le paste e i risotti, il menù viene affidato a una rassegna di polente e ad alcuni piatti inediti, almeno per una trattoria dai prezzi concorrenziali, come la vellutata di funghi, un piatto corposo a base di porcini freschi, patate, aglio, cipollotto, prezzemolo, una noce di burro, una spruzzata di panna fresca e brodo vegetale. 43


CULTURA

AGENDA DI NOVEMBRE

Secondo piatto forte della Taverna è il carpaccio di manzo di Pozza con aceto balsamico e scaglie di parmigiano reggiano, a conferma dell'ambivalenza della cucina del borgo, che non a caso annovera tra gli antipasti le mitiche crescentine modenesi, tipo di pane caratteristico dell'appennino emiliano, note anche come “Tigelle” dal nome della pietra refrattaria in cui vengono cotte e da cui assumono la caratteristica forma di disco, servite con salumi locali toscani all'insegna di uno sposalizio colorito e scoppiettante.

Si diceva del manzo di Pozza della Valle del Serchio, una carne bovina dalla superficie lievemente ricoperta di grani di pepe nero, la cui tipicità è una consistenza di carne semi-stagionata al taglio e un colore rosso. Ottima in carpaccio, viene consigliata anche con scaglie di pecorino stagionato o con olio e funghi porcini, di cui la Garfagnana abbonda, finemente tagliati. Trota affumicata e funghi

Il breve viaggio gastronomico in Garfagnana cede di sé il ricordo non solo dei suoi sapori inebrianti, ma anche di un’atmosfera sospesa, senza storia e senza divenire, un “altro” dove l’ego non ha più ragione di esistere, ma solo di lasciarsi abbracciare dal vento denso e poroso che lo consegna a un’unità arcaica e primigenia. Quale altra terra saprebbe trasformare il viaggio di “ritorno” in un vero e proprio ritorno a una quotidianità che si era arenata, di colpo, ai confini sfumati di queste valli? 44


Chi ha testa previene anticipatamente la vulnerabilità alle malattie

www.bio-strath.ch Contro la forza della natura i virus e i batteri non hanno possibilità

Bio Strath AG Mühlebachstr. 38 8032 Zürich



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.