l’altraitalia numero 21 - giugno 2010 Fr. 2.80 Euro 1.80
l’altraitalia Editore l'altraitalia Postfach CH 8965 Wald (ZH) info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi Co-Direttore Gianni Lorenzo Lercari Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi
Collaboratori Giovanni il Battista Paola Carcano Giovanna Chiarilli Bernadette Costa-Prades Vania Crippa Umberto Fantauzzo Mabel Giraldo Simona Guidicelli Silvio Mignano Marco Minoletti Chiara Morassut Armando Rotondi Christian Testori Carmelo Vaccaro Paola Zorzi Foto rsp futura sagl Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso visual.fb@bluewin.ch
di Maria C. Bernasconi
La rivoluzione Tra una festa e l'altra, una commemorazione e l'altra, una manifestazione e l'altra ... mi convinco sempre più che la vera rivoluzione debba iniziare da noi cittadini italiani residenti all'estero. E per rivoluzione non intendo la discesa in campo con armi e cartucce o spade affilate ma, semplicemente, penso alla rivoluzione dei comportamenti e del pensiero. Ammettiamolo: siamo tutti un po troppo fermi sulle nostre posizioni e un po' ... troppo critici spettatori di una fase storica di profondi cambiamenti, immersi in un acqua non più cheta che incoraggia alla critica, che porta ad alimentare solo le negatività, che impedisce di essere lungimiranti nel cercare le soluzioni per rendere migliore il contesto di vita che ci circonda, a non essere interessati al benessere del nostro prossimo così come fosse il nostro! Ammettiamolo: siamo tutti presi a voler difendere, senza che questo implichi però troppi sforzi al di là di lunghi, ripetitivi ed inutili soliloqui, quei ruoli che abbiamo conquistati, occupati a pensare unicamente a noi stessi dimenticandoci di quelli che sono i reali problemi, o meglio le necessità, della collettività, a rivendicare diritti che hanno tutti i crismi dell'essere al limite dell'obsoleto. Continuiamo a lamentarci sempre, tanto, troppo, esageratamente! Eppure ci sarebbero le potenzialità per aprirsi a nuova vita attivando finalmente quei processi di vera maturazione che potrebbero cambiare significativamente il nostro mondo di italiani residenti all'estero ; ma ... ci sono troppi ma!
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E così, iniziative che meriterebbero di essere guardate con un occhio di riguardo per il grande impegno e coraggio con cui si tenta di realizzarle, per l'utilità che queste potrebbero avere, per il prestigio che ne potrebbe derivare, sono, invece, immediatamente oggetto di facili critiche, di prese di posizione incomprensibili circa le incompatibilità dei ruoli di coloro che si sono resi disponibili a, finalmente, realizzare un progetto, investendo molto del loro tempo, senza chiedere niente a nessuno e, soprattutto, senza piangersi addosso , pur nella consapevolezza, fondata (e come!), di poter divenire oggetto di polemiche e rimproveri.
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Così è stato per il progetto Casa d Italia a Zurigo! Si contano sulle dita coloro che hanno manifestato la propria solidarietà, che hanno garantito il
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loro appoggio, che si sono resi disponibili e collaborativi, che hanno fornito suggerimenti utili finalizzati alla concretizzazione di un'idea, forse ambiziosa ma fattibile, che potrebbe essere un modello applicabile ad altre realtà similari. Questo strano, inspiegabile modo di vivere l'italianità rischia di renderci completamente miopi, di farci apparire sempre meno credibili, di farci perdere, in maniera definitiva, quanto ancora sembra esserci di buono e, a questo punto, direi, molto prezioso. Smettiamola di rimanere tutti saldamente aggrappati ai nostri ruoli del passato, a situazioni che hanno visto, negli anni, cambiamenti sostanziali e dimostriamo di essere capaci di grandi rinnovamenti, moderni e rivoluzionari. Mettiamo in atto quella rivoluzione del comportamento e del pensiero per ritrovare i nostri valori, per dimostrare di essere capaci, noi che viviamo fuori dall'Italia, di saper fare meglio di una parte dei nostri connazionali in Patria.
di Gianni Lorenzo Lercari
Si ha l`impressione di ritrovare Stockhausen tradotto e riadattato in parole, cercando affannosamente di sintetizzare alla sua maniera il detto e ridetto, peraltro talmente infarcito di creme e cremine da fargli completamente perdere l essenza. Mi riferisco alle svariate riunioni più o meno organizzate e più o meno improvvisate che si tengono con una certa regolarità e vengono chiamate in vita dai partiti. Lo sparuto pubblico presente, spesso motivato a partecipare nella speranza che il tema all ordine del giorno venga trattato con personalità, coerenza, critica costruttiva dai responsabili e che le soluzioni ventilate a priori trovino spazio per dibattiti costruttivi, si trova spettatore suo malgrado di telenovelas alla cinquecentesima puntata. Lun onorevole dice quello che tutti hanno già letto nei giornali o ascoltato in televisione e poi scappa per un altro impellente impegno, l altro va fuori tematica non rinunciando nè a demagogia nè a teatralità ed i calibri meno importanti si dilungano negli arzigogoli barocchi di elucubrazioni pindariche - per i voli ci vogliono le ali - come gatti che si stiracchiano al sole.
Dopo le due ore di rito tutti a casa fino alla prossima tornata, ancora una volta convinti ricordo che il Parini asseriva: Noi pauperi, noi tapini - che alla prossima le cose cambieranno.
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POLITICA
di Umberto Fantauzzo
Nella sua icona storico-letteraria F ontamara lo scrittore abruzzese Ignazio Silone ci presenta un toccante episodio di amara realtà sociale, nella quale i suoi cafoni, espressione lessicale di ordine metaforico non dispregiativa in riferimento ai poveri contadini della sua terra natia, che, perennemente, dovendosi confrontare con un'aspra quotidianità di miseria agricola, lottavano in una estenuante contesa per la propria sopravvivenza e dei loro cari congiunti contro l'abuso e la prepotenza dittatoriale del locale potestàimpresario, il quale aveva arbitrariamente deviato l'amara acqua di un ruscello verso le terre di sua appartenenza, impossessandosi così della maggior quantità di acqua a scapito dei miseri cafoni , che non potevano più sufficientemente irrigare i loro campi coltivati. Il furbo sindaco del villaggio Don Circostanza raggirando astutamente l'ingenuità dei miseri cafoni, caratterizzata da una profonda ignoranza di complessità giuridico-sociale, ha voluto mediare tra le parti contendenti spiegando ai miseri contadini siloniani che bisognava cedere de jure al potestà tre quarti dell'acqua e la quantità rimanente nella misura di tre quarti spettava ai fontamaresi: in tal modo ambedue le parti, conformemente al ragionamento opportunistico del sindaco, avrebbero ottenuto un po' più della metà sulla base di un ipotetico criterio di apparente uguaglianza.
democratica del paese, per il tramite dei suoi messaggeri mediatici e adepti politici, vendendo fumo, tenta di incantare costantemente gli italiani. Purtroppo la prevalente maggioranza dell'elettorato credulonamente abbocca concedendogli la fiducia politica. Dopo un biennio di crisi economica, dall'inizio dell'anno solare 2008, il Cavaliere, da abile illusionista con il suo taumaturgico ottimismo, ha ipnotizzato gli italiani ingannandoli sulla precaria situazione finanziaria, fingendo di ignorare che il nostro paese, a livello mondiale posizionato al quarto posto di nazioni più indebitate, si trovasse ad alto rischio dopo la Grecia, al pari della Spagna Portogallo ed Irlanda.
In maniera affine il Berlusconi da oltre sedici anni della sua ascesa al potere politico, giocando sull'ingenuità di un'ingente porzione dell'elettorato, poco critico e quindi ignaro della gravità economica e
Improvvisamente, come per incanto!!!, l'improcrastinabile esigenza una dura finanziaria, di nominalmente ventiquattro miliardi di Euro, realmente di ottanta. A tale provvedimento di
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risanamento a fortiori seguiranno prossimamente finanziarie più cruente a detrimento di tutti i cittadini italiani, i quali, conformemente al ben noto detto del famigerato comico partenopeo TOTÒ ed io pago!!!!! dovranno ulteriolmente svuotare le loro tasche. In quale ruolo di commedia carnascialesca si presenterà il Premier al cospetto degli elettori italiani per leggittimare la necessità di un'inclemente finanziaria? Con la sua consueta parvenza ammaliatrice, da elegante bellimbusto dal doppio petto ed il suo eterno smagliante sorriso Durbans , con stile autocelebrativo, disegnando in un'intervista un quadro catastrofico innescato da un attacco improvviso dichiara testualmente: da parte del governo italiano non c'è stato neanche un attimo di esitazione, abbiamo rimesso la barca sulla giusta rotta e senza mettere le mani in tasca agli italiani e proseguendo, con insistente enfasi autoreferenziale, rivendica il merito personale per essere stato tra i primi PREMIER ad intuire la gravità della crisi e a reagire tempestivamente in maniera adeguata . Dunque una manovra inevitabile che non ha fatto macelleria sociale . (La Repubblica 29 Maggio 2010). Complimenti! agli elettori del PDL per avere intelligentemente indivuato ed elevato al potere supremo dell'esecutivo italiano il più intelligente e miglior premier d'Europa, o forse anche del mondo?. Però il superintelligente Premier ignora il particolare della atipica peculiarità fenomenologica di esclusiva matrice italiana da descrivere come di seguito: il totale delle seicentoventiquattromila (dicasi 624000)
AUTOBLU destinate alla privilegiata casta politica, sociale e militare italiana (la più previlegiata nel contesto europeo e forse mondiale), che costano, al pubblico erario nazionale ovvero a tutti i cittadini italiani l'importo lunare di ventuno miliardi di Euro annualmente. Se l'Italia, con maggiore modestia di rappresentanza protocollare, su questo versante, si fosse allineata alle nazioni più industrializzate del mondo come Stati Uniti settantaduemila auto blu, Inghilterra cinquantaseimila, Germania cinquantacinquemila
Francia cinquantaquattromila, la famigerata recente finanziaria di lacrime e sangue per gli italiani sarebbe stata superflua. Felicitazioni cordiali a tutti gli elettori berlusconiani non solo per l'intelliggente tempestività del premier ma essenzialmente per il suo elevato senso di opportunità protocollare in quanto costui in occasione della presidenza di turno dell'Italia presso L'OCSE, il giorno 27 maggio in funzione di presidente della medesima istituzione, durante una conferenza stampa, dal suo elevato podio presidenziale, in una delle sue consuete inveraconde gaffe, afferma testualmente Dicono che ho potere ma quello ce l'anno i miei gerarchi (La Repubblica 28/ 05 /2010), riferensosi probabilmente ad un discorso mussoliniano. Con una tale inopportuna (a)storica citazione in presenza del presidente israeliano Netanjahu in prima fila, Berlusconi rivela una totale assenza di empatia umana unitamente ad una radicale ignoranza storica. In tale contesto, in virtù dell'affinità tra le due ideologie: fascismo mussoliniano e nazismo hitleriano, sarebbe opportuno evidenziare per obiettività storico-comparativa in forma di breve inciso: - se ipoteticamente la cancelliera tedesca Angela Merkel o uno dei suoi ministri e deputati parlamentari giammai osassero proferire un analogo vergognoso riferimento con Hitler verrebbero automaticamente estromessi dalla carica parlamentare-governativa e immediatamente espulsi dal loro partito di appartenenza con conseguenti provvedimenti penali, in quanto la costituzione tedesca sotto forma di imperativo categorico non consente alcun tipo di apologia di regime hitleriano o comunque alcun tipo di riferimento sul merito; tanto meno che un nipote del medesimo dittatore austriaco portatore di tale indegno nome divenisse membro del parlamento federale -. In Italia cosa accade sul merito? È stato possibile aver una diretta discendente parentale del duce: di cui possiamo essere enormemente fieri; ed inoltre il cavaliere, nella sua permanentemente sfacciata consapevolezza di impunità si può permettere un tale grave ciarpame umano e culturale, esclusivamente all'uopo di destare scalpore ed efficacemente distrarre l'attenzione degli italiani dalla gravità della situazione economica, politica e sociale della nazione. In un ulteriore tentativo di palese manipolazione dei cittadini il PREMIER insistentemente evidenzia l'esigenza giuridica di procedere solertemente all'approvazione del ddl sulle intercettazioni nonché LEGGE BAVAGLIO con le seguenti frasi: Chiudiamo subito l'accordo, stiamo cadendo nel ridicolo e prosegue Sto conducendo una guerra Santa contro questa impudica faccenda della intercettazioni.
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In questo senso il cavaliere mira ad una ulteriore restrizione del diritto basilare di libertà di opinione e di espressione: una conquista culturale dell'illumunismo e politica della rivoluzione francese; diritto inalienabile, inequivocabilmente recepito dai padri della costituzione italiana, i quali con enorme consapevolezza democratica maturata dalla dura esperienza del regime fascista, da un'atroce guerra mondiale e da una cruente resistenza alla dittatura, hanno saputo inserirla nell'articolo 21 della costituzione della Repubblica Italiana che come di seguito recita: Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s';intende revocato e privo di ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. Possibilmente il Cavaliere non avrà mai letto la costituzione italiana e tanto meno l'articolo 21, nonostante ciò il medesimo, ben consapevole della sua esatta intenzione, sollecitando il ministro della giustizia Angelino Alfano suo emerito accolito politico, ad andare avanti con il ddl sulle intercettazioni, pretende di imbavagliare la stampa libera e democratica del paese, principalmente quella d'opposizione e di limitare gli spazi di azione inquisitiva della indipendente magistratura onde garantire per sé, i suoi familiari e la sua intera corte di parenti, amici, imprenditori e vassalli politici (come il sottosegretario alla protezione civile Bertolaso e il traffichino finanziario Anemone) un'assoluta immunità e perpetuamente incontestabile impunità
per il loro operato sia lecito che illecito, ed inoltre con la munificenza garantista elargisce un gradito regalo a tutte le associazioni malavitose e criminali d'Italia. Nel quadro delle celebrazioni del XVIII anniversario della strage di Capaci (Palermo), doloroso evento in cui il magistrato Falcone unitamente alla consorte e diversi uomini della scorta armata vennero trucidati per vile mano della malavita mafiosa siciliana nel lontano 22 maggio 1992, è stato organizzato simbolicamente nell' Aula magna del famigerato penitenziario palermitano l'Ucciardone un forumdibattito con la partecipazione di diversi magistrati impegnati sul fronte di lotta alla mafia con il giudice Grasso, il procuratore capo di Palermo Messineo e la presenza straordinaria dello Assistent Attorn General Lanny Antony Brauer, sottosegretario del Dipartimento di Giustizia nel governo Obama. Il medesimo nel suo intervento di rito afferma non vorrei che venisse impedito ai magistrati italiani di svolgere ulteriormente il loro ottimo lavoro antimafia, le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini. La vostra legislazione come è stata fin'ora, risulta molto efficace nella lotta contro criminalità organizzata e non vogliamo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati di continuare l'ottimo lavoro svolto; perchè il rapporto di cooperazione tra Italia e USA è stato ottimo . Messaggio preciso ed inequivocabile da parte di L .A. Breuer che certamente non costituirà una melodia musicale all'insensibile orecchio berlusconiano.
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Anche l'ex presidente della FIAT Luca di Montezemolo promette solennemente di avere la ferma intenzione di ricorrere alla Corte Europea di Strasburgo in caso di approvazione della a priori incostituzionale LEGGE BAVAGLIO.
di partito il più generoso e capriccioso spendaccione nella storia della Repubblca Italiana per soddisfare le loro velleitarie esigenze di pomposa grandezza e privilegi, come precedentemente menzionato con la magnanimità di gestione delle 624 000 AUTOBLU.
Magistrati, giornalisti, diverse categorie professionali e potenziali vittime di questa strana modifica di normativa costituzionale, implicante pesanti sanzioni penali e pesanti ammende pecuniarie per eventuali trasgressori, solidarizzano in un massiccio coro di contestazione. A costoro si affiancheranno possibilmente i più disparati intellettuali e numerosi cittadini che dispongono di una critica consapevolezza civica e politica. L'Onorevole Di Pietro IDV, dal canto suo promette strenua battaglia con il ricorso ad un Referendum.
In tale contesto sarebbe opportuno porre il quesito: con quale immorale sfacciataggine il Kaiser mediatico e tutti i suoi cortigiani pretendono ingannevolmente ulteriori sacrifici dai lavoratori, dalle lavoratrici e dai pensionati italiani?
Il Premier più intelligente d'Europa, per la sua precipua virtù di abile visionario per aver profetizzato anzitempo una galoppante calamità finanziaria nel vecchio continente e dunque con il suo fine e creativo intuito recepito l'esigenza di una tale finanziaria taglia-spese o per maggiore esattezza SVUOTATASCHE per i cittadini, ingenuamente o scientemente, ignora che negli ultimi dieci anni (2000-2010) nel corso di due legislature gestite dal magnate mediatico (pur considerando i tre brevi periodi esecutivi di centro sinistra D'Alema, Amato due e Prodi per un lasso di tempo di tre anni e mezzo), il volume della spesa pubblica è aumentato del 45%, totalizzando un costo statale complessivo di oltre duecentoquarantaquattro miliardi di Euro, con un'incidenza sul PIL nazionale del 51% nell'anno solare 2009, essendo stato il CAVALIERE medesimo unitamente ai suoi vassalli governativi, parlamentari e
L'incantatore populista Berlusconi, nel corso del suo itinerario imprenditoriale, nella creazione delle sue aziende, si è continuamente allenato ad esercitare il potere assoluto padronale da cui scaturisce la peculiarità portante della sua personalità: l'indole autoritaria ed assolutistica. Tali caratteristiche strutturali della sua patogena psiche lo inducono ad esercitare il potere esecutivo, nel ruolo di responsabile supremo dell'attuale governo, con atteggiamento dispotico, causando in costui una rovente brama di s v u o t a m e n t o d e m o c r a t i c o d e l l a C A RTA FONDAMENTALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA con la vergognosa proposta di NORMATIVA BAVAGLIO , attualmente nel suo iter parlamentare per raggiungere la sua più ambita mira di esautorare la Magistratura subordinandola alla sua autorità e sminuire il ruolo di organismi democratici per ottenere la possibilità, da lui tanto agognata e poter così gestire l'Italia con stile padronale come un'azienda di sua eslusiva appartenenza. L A N A Z I O N E I TA L I A N A S I T R O VA AT T UA L M E N T E I N U N A I N S O L I TA EMERGENZA DEMOCRATICA Forse la recente ricorrenza del sessantaquattresimo anniversario della Repubblica Italiana del due giugno duemiladieci costituirebbe l'ultima celebrazione svoltasi nella piena consapevolezza di libertà democratica; se malauguratamnete, il tentativo d'introduzione della DEMOCRATICIDA LEGGE BAVAGLIO ottenesse l'Imprimatur parlamentare tranquillamente potremmo dire DEMOCRAZIA ITALIANA ADDIO ; critici cittadini Italiani è giunto il momento di lasciare il Paese!!!.
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Foto © di Simona Aru
RITRATTI
di Paola Carcano
Clint Eastwood: 80 anni e non sentirli Questo sarà dedicato appunto a Edgar Hoover, il primo direttore dell FBI, dal 1935, quando ufficio fu Die Sassilvon Matera creato, fino alla sua morte, avvenuta nel 1972. Il film sarà interpretato da Leonardo di Caprio e parlerà del despota Hoover del quale si dice usasse conservare i file dei personaggi politici per poterli ricattare, che avesse legami con la mafia e che fosse un gay represso. Insomma Eastwood non torva spazio per rilassarsi: Ogni volta che faccio un film mi dico che poi prenderò un po di vacanza. Invece mi capita sempre un nuovo progetto interessante. No, non ho intenzione di ritirarmi o forse non lo so ancora. Magari sto solo aspettando che qualcuno mi faccia ritirare con la forza . Insomma quest uomo dalla vita intensa (sette figli, avuti da cinque mogli diverse) e dalla carriera inarrestabile, sembra avere la chiave del suo successo nella costante voglia di guardare al futuro. Infatti come dice lui stesso: Se fai tanti film quanti ne ho fatti io devi smettere di guardarti indietro ed iniziare a proiettarti sempre avanti. Se mi capita di guardare qualche mio vecchio film le sensazioni sono strane .
Clint Eastwood si è sempre caratterizzato per la sua schiettezza ed ironia.
Di smettere non ne ha proprio voglia, anzi, più invecchia più ci stupisce con i suoi capolavori. Clint Eastwood il 31 maggio ha compito 80 anni, ma non mostra segni di stanchezza né nessuna voglia di andare in pensione. Dopotutto ha detto recentemente: Guardo a Sidney Lumet, che ha più di 80 anni. E penso: sono un bambino. Ho ancora molto da fare .
Resta il fatto che il background cinematografico di Clint Eastwood è sorprendente. Pare che Sergio Leone dicesse di lui: Ha soltanto due espressioni, con il sigaro e senza . Eppure è stato proprio lui a toglierlo dal giro delle comparsate e dei serial tv e a farne un divo. Infatti dopo una trilogia di film western diretti da Leone, appunto, , Per un pugno di dollari , Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo (nella foto), diventa una delle icone del macho dello star system grazie al suo essere distaccato ed impenetrabile. A proposito di Dove osano le aquile ha commentato: Abbiamo ammazzato talmente tanti nazisti, in due ore, io e Richard Burton, che mi chiedo perché la guerra sia durata tanto .
Attore, regista, produttore (e perfino compositore), più di cinquant anni nel cinema, tante nomination e 4 Oscar vinti, due con Gli spietati ed altri due con Million Dollar Baby . Lultimo film in ordine di uscita è stato il toccante Invictus , sul Sudafrica e Nelson Mandela (con Morgan Freeman e Matt Damon). Ma lui non solo sta già girando il suo prossimo film, Hereafter , un thriller soprannaturale ambientato tra Parigi, Londra, le Hawai e San Francisco, e interpretato da Matt Damon e Bryce Dallas Howard (la figlia di Ron Howard), ma sta già progettando il suo prossimo film: Hoover . l’altraitalia 8
Oltre a Leone, a consacrarlo è stato un altro regista, l'americano Don Siegel, che ha immortalato la sua smorfia da duro e lo sguardo tagliente da cowboy metropolitano ne L'uomo dalla cravatta di cuoio , La notte brava del soldato Jonathan , Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! e Fuga da Alcatraz . Ormai lanciato, Eastwood ha continuato a interpretare western e film d'azione come Una calibro 20 per lo specialista di Michael Cimino, polizieschi come Una 44 magnum per l'Ispettore Callaghan , Cielo di piombo, ispettore Callaghan , per poi intraprendere anche l'avventura della regia, dirigendo film in modo essenziale, semplice e istintivo, uno stile per cui è stato lungamente criticato. Dai Novanta Clint Eastwood decide di non essere diretto più da alcun regista, fuorché se stesso. I primi, comunque, a scoprire e ad apprezzare la sua filmografia come regista sono gli europei che lo consacrano ufficialmente come uno dei più formidabili registi americani. LAmerica ha così un brusco sobbalzo e, dopo averlo criticato fino a disintegrarlo, passa a tesserne le lodi. Palpitante e commovente nelle inquadrature, spicca sempre qualcosa di spiritualmente denso nei suoi lungometraggi anche grazie alle sceneggiature perfette e alla particolare importanza data alla musica che accompagna le immagini riprese sempre nitidamente. Anche, e forse soprattutto da regista,
E non si salva nemmeno il film romantico I ponti di Madison Country interpretato con la Streep: Durante le riprese, mi dicevo: <questa baracca romantica mi asfissia. Non vedo l ora di ricominciare a sparare e ad uccidere> .
dunque Eastwood, dimostra la capacità di catturare l attimo fuggente, quasi senza far capacitare lo spettatore del fatto che è quasi sempre una inquadratura quella che si sta guardando. Non è insomma nella pellicola che si registrano suoni ed immagini, ma è nel nostro cuore. Sono le nostre viscere che fuoriescono dopo uno sparo o dopo un ciak dell uomo dagli occhi di ghiaccio e dai lineamenti che sembrano scolpiti nella pietra. La pietra dell arte. Infine di fronte agli innumerevoli complimenti per la sua ultima fatica Invictus , lui ha tagliato corto dicendo: Sono solo un tipo che fa film .
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ARTE
di Paola Zorzi
Le festività del 2 Giugno sono sempre stimolo di orgoglio per le comunità italiane all'Estero Come ogni anno, le Rappresentanze italiane all'estero festeggiano la nascita dell'Italia repubblicana. S. E. l'Ambasciatore Giuseppe Deodato e l'Addetto Militare Colonnello Luciano Repetto (nella foto di Carmelo Vaccaro) hanno ricevuto, nei giardini dell'Ambasciata d'Italia a Berna, più di 800 ospiti quali rappresentanti diplomatici di tanti paesi amici, alcuni parlamentari italiani eletti nella Circoscrizione estera, rappresentati militari, rappresentanze della comunità italiana, dell'imprenditoria, ecc
dinanzi al mausoleo del Milite Ignoto, il mio primo deferente pensiero va ai militari di ogni arma, grado e specialità che hanno perso la vita nell'adempimento del dovere al servizio della Patria. Il 2 giugno del 1946 ha avuto inizio un periodo nuovo e straordinario nella storia dello stato nazionale unitario. Abbiamo vissuto anni non sempre facili, anni di duro lavoro resi però fecondi dalla forza propulsiva dei valori della nostra Carta Costituzionale: democrazia, libertà, eguaglianza, giustizia. Su quei valori fondanti abbiamo costruito l'Italia di oggi, soggetto protagonista della comunità internazionale e di un'Europa che è chiamata a rafforzare la sua unità". Perché si festeggia la Festa della Repubblica ? Il 2 e il 3 giugno 1946 si tenne il Referendum istituzionale, indetto a suffragio universale ed al quale partecipavano per la prima volta le donne, con cui gli italiani venivano chiamati alle urne per esprimersi su quale forma di governo, monarchia o repubblica, dare al Paese, in seguito alla caduta del fascismo. Dopo 85 anni di regno, con 12.718.641 voti favorevoli, contro 10.718.502, l'Italia diventava repubblica e i regnanti di casa Savoia venivano esiliati.
Un sontuoso ricevimento ha visto festeggiare l'Italia deliziando il palato degli ospiti con le prelibatezze culinarie della nostra terra. A Ginevra, la Festa della Repubblica si è svolta il 3 giugno nella Residenza dell'Ambasciatore presso l'ONU e le Organizzazioni Internazionali, S.E. Laura Mirachian che, insieme all'Ambasciatore Giovanni Manfredi, al Min. Pasquale D'Avino e al Console Generale d'Italia Alberto Colella, hanno accolto le centinaia di invitati, tra i cui colleghi di altri paesi e rappresentanti della collettività italiana del Cantone.
Da tutto il mondo arrivano al Presidente della Repubblica italiana gli auguri degli altri capi di Stato e speciali cerimonie ufficiali si tengono in Italia. Nel 1977, a causa della congiuntura economica sfavorevole, la Festa della Repubblica venne spostata alla prima domenica di giugno. Solamente nel 2001, su impulso dell'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, con la Legge n. 336 del 20 novembre 2000, riportò le celebrazioni al 2 giugno che divenne nuovamente giorno festivo. I festeggiamenti a Ginevra (foto di Carmelo Vaccaro)
Partecipare alla Festa del 2 Giugno, specialmente all'estero, si rivela sempre un momento d'orgoglio ed i nostri rappresentanti diplomatici e consolari, anche in questa occasione, non sono venuti meno alla grande tradizione italiana della buona ospitalità, conservando integra l'immagine culturale e gastronomica della nostra Italia all'estero. Il 2 Giugno viene accompagnato dal discorso del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Vi proponiamo le frasi più toccanti: "Nel celebrare il sessantaquattresimo anniversario della Repubblica Italiana - si legge nel messaggio - raccolto l’altraitalia 10
CULTURA
di Silvio Mignano
Nihil sub sole novi ¿Cómo convencer a la gente que hasta para plagiar uno necesita ser original, no es cuestión de robar y listo? Ciertos plagios son más originales que muchas historias que se precian de serlo , Come convincere la gente che perfino per plagiare è necesario essere originali, che non è solo questione di rubare e basta? Certi plagi sono più originali di tante storie che si vantano di esserlo : sono parole di Roberto alias Marito, protagonista e voce narrante del romanzo Río Fugitivo dello scrittore boliviano Edmundo Paz Soldán: un ragazzo che frequenta l ultimo anno delle superiori e che si allena per essere un giorno uno scrittore, dedicandosi per il momento a produrre parafrasi di romanzi gialli scritti da altri, Agatha Christie, Arthur Conan Doyle o anche Jorge Luis Borges: Plagiando le storie di altri si arriverà da qualche parte, o almeno questo è quello che uno 1 spera . Stavo rileggendo in questi giorni il romanzo di Paz Soldán, che sto traducendo per la prima edizione italiana, e mi sono sorpreso a riflettere su questo peculiare aspetto. Sono almeno tremila anni che l umanità scrive sistematicamente, producendo poesia, narrativa, filosofia, storia e altri saggi (in un altra occasione sarebbe magari il caso di soffermarsi sui confini, o sull assenza di confini, tra le diverse categorie della letteratura e dell arte in generale).
Lasciando da parte il plagio stricto sensu, che ovviamente nel romanzo che ho citato in apertura è al tempo stesso un esagerazione paradossale e la descrizione di una tappa della formazione di un aspirante letterato, il dibattito può ruotare piuttosto attorno a due assi: fino a che punto sia possibile scrivere oggi qualcosa di completamente nuovo e che ruolo abbiano nella letteratura contemporanea le citazioni, i commentari, le parodie, le repliche, le parafrasi, ovvero, in una sola parola, la metaletteratura. Che poi entrambe le cose a loro volta sono tutt altro che un esclusiva dei nostri giorni (una volta ancora, nihil sub sole novi). Le storie tornano sempre. Menziono due esempi tra i più conosciuti. Il tema di Ulisse, del viaggio, della sfida dell intelligenza, della scoperta di nuovi mondi e nuove genti e del difficile ritorno, ricorre ovviamente nell Odissea, modello originale, ma anche nell Eneide di Virgilio, nel Milione di Marco Polo, nel Canto XXVI dell Inferno di Dante e nelle sue molteplici parafrasi di Borges, nei viaggi di Simbad il Marinaio nelle Mille e una notte, nei Viaggi di Gulliver di Swift, fino all Ulysses di Joyce: anche se Ricardo Piglia sostiene che nell Ulysses, l Odissea è un riferimento importante per chi scrive il libro, più che per chi 3 lo legge . Raffigurazione dell Odissea di Ulisse
È difficile pensare che in un periodo di tempo così lungo non siano già stati affrontati tutti i possibili anfratti dell animo umano, tutte le possibili modalità di declinarne le relazioni, dall amore all odio, dalla guerra al tradimento, dalle alleanze più complesse e intricate ai più profondi abissi della solitudine. Nihil sub sole novi, si leggeva già nel Qoelét, uno dei libri più affascinanti del Vecchio Testamento. En este universo saturado de libros, donde todo está escrito, sólo se puede releer, leer de otro modo , dice Ricardo Piglia nel suo bellissimo Último lector: In quest universo saturo di libri, dove tutto è già scritto, si può solo rileggere, 2 leggere in un altro modo . È perciò inevitabile arrivare a discutere il tema dell originalità nella letteratura di oggi - ed è altrettanto ovvio che analoghe riflessioni varrebbero per tutti gli altri campi della creatività umana. l’altraitalia 11
Se poi guardiamo bene, lo stesso Pinocchio segue lo schema narrativo dell Odissea: il burattino scappa di casa, affronta un lungo viaggio, sfidando volontà superiori - che non sono già più quelle di Giove o Giunone, ma del padre, del Grillo Parlante e della Fata Turchina -, incontra ciclopi come Mangiafuoco, sirene ingannatrici come il Gatto e la Volpe, Lestrigoni travestiti da banditi e maghe Circi nei panni di cocchieri e mercanti di bambini trasformati in ciuchi. Poi Pinocchio naufraga in mare, viene inghiottito dal Pescecane, nel cui ventre in fondo trova l accogliente atmosfera di un isola di Calipso, e finalmente riesce a tornare a casa, dopo aver superato tutte le prove che lo separavano dal definitivo ingresso nella famiglia.
Romeo e Giulietta in un dipinto di Francesco Hayez
Romeo e Giulietta hanno un antecedente in un testo bizantino, Habrócomes y Antía di Senofonte di Efeso.
Insomma, abbiamo perseguito sempre alcuni schemi narrativi che inevitabilmente si ripetono nel tempo, senza che tuttavia la loro reiterazione togliesse valore a ogni nuova opera costruita su un modello preesistente. E quanto alla metaletteratura - che nel Ventesimo secolo ha contato su esponenti imprescindibili come Jorge Luis Borges, Italo Calvino, Raymond Queneau, Vladimir Nabokov, Julio Cortázar, Lewis Carroll e anche in certo modo il James Joyce di Finnegan s Wakeesempi più antichi si ritrovano già nella letteratura latina: basti pensare a Le metamorfosi o l Asino d Oro di Apuleio, che è un complesso pastiche, un gioco a incastri che contiene citazioni e parafrasi di altre opere, dalla stessa Odissea alle Metamorfosi di Ovidio o alla favola greca di Amore e Psiche, il tutto con un continuo cambio di tonalità, dall umorismo al moralismo, dal paradosso alla parodia. Secoli dopo, l Orlando Furioso di Ariosto, il Gargantua e Pantagruele di Rabelais e il Don Chisciotte di Cervantes sono forse gli esempi più grandi e celebri di recupero di modelli e stilemi classici -soprattutto del romanzo cavallerescocon finzioni, inversioni, trasformazioni del materiale originario in qualcosa di completamente nuovo e rivoluzionario. Umberto Eco fa notare come in Cervantes e Borges si ripetano le biblioteche quali metafore dell universo: quella dalla quale esce Don Chisciotte per cercare di vivere le avventure che ha letto, e la Biblioteca di Babele borgesiana al cui interno si resta rinchiusi, perché è infinita, non ha inizio né conclusione. In queste opere si anticipa quello che oggi definiamo il postmoderno, che ha tra le sue caratteristiche l ipertesualità, la metanarratività e la capacità di un testo di dialogare con se stesso: sempre secondo Eco, simili connotati esistevano già nell incipit del primo grande poema occidentale, l Iliade di Omero: 4 "Cantami, o Diva, del Pelide Achille l ira funesta . Lautore dialoga con il suo testo, o è il testo che dialoga con l autore e con la divina ispiratrice. Il che si può leggere anche con un altro significato: Omero scrive storie che già si raccontavano e cantavano. Uno degli aspetti più affascinanti dell Odissea è che mentre Ulisse compie il suo periglioso viaggio di
Poi, nel Canto V dell Inferno, quello fin troppo noto di Paolo e Francesca e dell amor, ch a null amato amar perdona. E storie simili alla futura tragedia di Shakespeare si ritrovano nei racconti quattrocenteschi del salernitano Masuccio, e i quelli di Matteo Bandello, che per primo, nel XVI secolo, riporta i nomi di Romeo e Giulietta: ma il modulo narrativo ricorre anche in certe novelle del Decamerone di Boccaccio o delle stesse Mille e una notte, fino ad atterrare secoli dopo sullo scenario del West Side Story di Leonard Bernstein. l’altraitalia 12
LOdissea in un dipinto di John W. Waterhouse (1891)
ritorno, da un lato affronta l ignoto e vive avventure che né lui, né gli altri personaggi, né i lettori dovrebbero sapere come andranno a finire, se l esito sarà benigno o malevolo, se e quanti suoi compagni periranno e soprattutto se Ulisse stesso riuscirà a tornare a Itaca: dall altro, man mano che l Eroe avanza in un Mediterraneo sconosciuto e frequentato al tempo stesso, scopre che la sua storia, mentre ancora la sta vivendo, è già nota e cantata dagli aedi. Nel Libro VII Alcinoo si rivolge ai Feaci, suoi sudditi, invitandoli a onorare l ospite approdato presso i loro lidi e raccolto da Nausicaa: Indi con quale scorta al suol patrio, per lontan che giaccia, possa, non pur senza fatica o noia, ma lieto e rapidissimo condursi, diviseremo. Esser dee nostra cura che danno non l incolga, in sin ch ei tocco non abbia il suol natio. Colà poi giunto, quel che soffrirà, che le severe Parche 5 nel dì del suo natale a lui filâro . Il re dei Feaci sa benissimo chi sia Ulisse, sa attraverso quali peripezie sia passato, sa che deve aiutarlo a raggiungere finalmente Itaca perché possa affrontarvi l ulteriore destino che le Parche hanno predisposto per lui. Già all inizio della storia della letteratura europea, nihil sub sole novi. Esiste dunque un criterio per definire un opera originale oggi, quando sembra quasi impossibile scrivere qualcosa di completamente nuovo? Secondo me, il fattore più affidabile è l onestà dell autore: questi deve rispettare il patto implicito con i lettori: i lettori sanno che l autore non gli sta proponendo una storia copiata facendo loro credere che sia originale (come fa invece con i suoi compagni di classe Roby alias Marito in Río Fuggitivo). Al contrario, l autore dichiara, o allude, strizza l occhio, semina sufficienti indizi per far capire che sta parafrasando, riutilizzando, reinterpretando una storia che è già stata raccontata da altri, del tutto o in parte. Esiste un eguale coscienza in chi legge e in chi scrive che la materia del nostro narrare non è mai del tutto inedita.
di noi. Alla fin fine l Ulisse di Joyce e El lado de acá, la seconda parte di Rayuela di Cortázar, sono entrambi il racconto di una giornata di un personaggio nella città dove vive, ma nessuno potrà mai confondere le due opere, né possono avere lo stesso sapore l Odissea scritta da un poeta greco tremila anni fa e quella riproposta da Derek Walcott, sommo cantore del meticciato caraibico contemporaneo. Un annotazione finale sul ripetersi - sul carattere, direi, quasi inevitabile - di citazioni, riferimenti, parafrasi nella scrittura: si tratta anche della dimostrazione che certe storie, certi sentimenti, certi personaggi sono patrimonio comune dell umanità. Se la trama dell Odissea si riproduce, con ovvie varianti, in paesi diversi e differenti epoche storiche, vuol dire che stiamo parlando di istanze che non sono esclusive di nessuno e di nessun luogo e che sorgono dalle profondità dell essere umano. Giulietta e Romeo continuano a cercarsi e a soffrire per il loro amore nella Verona medievale e nei quartieri latini del West Side di New York. Perciò, non temiamo di scrivere: sebbene possiamo incappare in storie che già qualcuno ha narrato secoli fa o da pochi minuti all altro capo del mondo, vuol dire che stiamo toccando le corde più autentiche dell animo umano. E il modo in cui le raccontiamo, le parole che sceglieremo, saranno la nostra firma originale.
Senza contare che resta ancora un aspetto importante da affrontare: come si scrivono le storie che altri hanno già raccontato. Perché, se è quasi impossibile creare combinazioni inedite di personaggi, relazioni tra gli stessi, situazioni o sentimenti, per fortuna continuano ad essere quasi infinite le possibilità di manipolazione del linguaggio, di sperimentazione, introduzione di nuove prospettive e punti di vista. Come si racconta è importante: la voce che usiamo, le sue tonalità, saranno uniche e immediatamente riconoscibili, insieme al bagaglio di esperienze personali, di cultura di origine o di altre culture che sono entrate nella mescola irripetibile che è ciascuno l’altraitalia 13
Don Chisciotte in un dipinto di Honoré Daumier
RECENSIONI
di Paola Carcano
Colloqui / Gespräche /Colloques: l’ultima fatica di Remo Fasani È stato pubblicato poche settimane fa Colloqui / Gespräche /Colloques. Poesie tradotte dal tedesco al francese Remo Fasani, nella nuova L ora d oro , diretta da Andrea Paganini. Il libro risulta essere il terzo di questa collana, come del resto lo fu nel 1945 la prima raccolta di questo autore, Senso dell esilio, pubblicata appunto come terzo volume dell omonima collana di Felice Menghini. Il testo presenta cinquanta poesie tradotte sia dal tedesco, la lingua che Fasani, dopo il primo approccio all istituto magistrale di Coira, ha approfondito ed arricchito soprattutto all Università di Zurigo seguendo le lezioni magistrali in un tedesco 1 straordinario di Steiger, sia dal francese. Il maggior numero di testi è comunque fornito da Rainer Maria Rilke (ben 20 su 50), mentre gli altri sono di Eduard Mörike (9), Johann Wolfgang Goethe (7), Elfriede Philipp (6), Charles Baudelaire (2), Stéphane Mallarmé (2), Paul Eluard (2), Clemens Brentano (1) e Hans Canossa (1). Le traduzioni sono in bilico, come nella precedente raccolta di poesie , pubblicata nel 1990, Da Goethe a Nietzsche, tra fedeltà formale al testo originale ed impronta del tutto personale del traduttore. Resta il fatto, comunque molto rilevante, che la scelta stilistica messa in campo di volta in volta per ogni singola trasposizione, viene ampiamente giustificata e spiegata nelle dettagliatissime note in fondo al testo. Infatti, come dice giustamente Antonio Stäuble, nell esauriente prefazione allo stesso scritto, le note stampate in calce al volume non soltanto offrono informazioni sulle circostanze in cui sono nate le traduzioni, ma vanno ben al di là di questi dati concreti proponendo una specie di auto commento, in cui il confronto con altri traduttori o con precedenti stesure dello stesso Fasani permette di rivivere il divenire di una poesia, di aprire uno spiraglio sull officina di un poeta-traduttore (p.7). Si deve tuttavia rilevare che, contrariamente a quanto avviene in molte poesie originali del volume, il traduttore fa un utilizzo molto scarso della rima e la sostituisce molto spesso con altre procedure, come l enjambement o lo scambio tra verbo e sostantivo. Certo l ampia cultura di Fasani che spazia dalla critica letteraria alla personale opera poetica, gli permette, anche nelle traduzioni, di avvalersi di un notevole
repertorio stilistico, linguistico e formale e di adattarlo ad ogni singolo componimento poetico. Contrariamente invece agli originali tedeschi e francesi, le versioni in italiano si avvalgono maggiormente dell uso della punteggiatura (soprattutto di virgole e due punti), come se si volesse supplire al benché minimo sfasamento ritmico, che ogni traduzione per sua stessa natura comporta, con un ben ragionato cadenzamento strutturale. Il risultato è insomma un piacevole e naturale fluire della poesia anche versione italiana, così come avviene nell originale.Non resta dunque, come dice Stäuble alla fine della sua prefazione, lasciare che il lettore passi lui stesso alla fruizione del testo, scoprendo di volta in volta i vari gioielli delle pagine seguenti.
REMO FASANI Fasani Remo poeta, saggista, critico ed artista di rilevante influenza per la Campo che ne apprezzava la straordinaria cultura e ne condivideva gli interessi, come è documentabile dall epistolario intrattenuto dalla stessa tra il 1951 ed il 1954. Sono stati uniti inizialmente dall esperienza comune della Posta Letteraria del Corriere dell Adda fondata da Gianfranco Draghi e dalla Campo che affidò allo scrittore alcuni dei suoi manoscritti. È nato a Mesocco (Grigioni), nel 1922; dal 1962 al 1985 è stato docente di lingua e di letteratura italiana all Università di Neuchâtel. Cresce culturalmente alla scuola dei grandi toscani (Dante in primo luogo), quindi dei tedeschi (Holderlin in particolare), per poi dedicarsi allo studio delle filosofie orientali. Lopera poetica, dal 1943 fino ai primi anni sessanta, appare contrassegnata da una disposizione idilliaca con tendenza al mistico. La seconda fase segna una svolta nettissima e rientra a pieno titolo in una tradizione di poesia saggistica modellata su esempi classici, Parini in primo luogo, poi Leopardi, Manzoni, Dante e i lirici cinesi. Remo Fasani ha scritto diversi saggi critici, soprattutto su Dante, ma anche sulla metrica, sui Promessi Sposi, su questioni linguistiche. Attualmente vive in Svizzera ed è ancora straordinariamente attivo. Conserva molte delle lettere inviategli dalla Campo.
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CINEMA
di Armando Rotondi
Ritratto di Elio Germano, trionfatore a Cannes
La vittoria all'ultimo Festival di Cannes per Elio Germano, interprete del film La nostra vita di Daniele Lucchetti, è arrivata inaspettata e meritata, seppur condivisa con l'ormai mostro sacro del cinema internazionale Javier Bardem, protagonista di Biutiful di Alexandro González Iñáritu. Il premio per la migliore interpretazione maschile consacra all'estero l'attore italiano come una delle principali risorse recitative della cinematografia italiana. Nonostante l'età ancora ancora giovane, classe 1980, Germano ha già una sua filmografia notevole, composta da numerosi titoli, che mostrano un'evoluzione nel suo percorso dai film semplici di Castellano e Pipolo sino alle produzioni autoriali. Egli inizia infatti la sua carriera in tenera età quando, appena dodicenne, è tra i protagonisti di Ci ha rotto papà (1993) di Castellano e Pipolo, per l'appunto, che realizzano, con la pellicola in questione, la loro ultima fatica. Segue a distanza di ben sei anni, in cui Germano
si dedica al teatro, l'esperienza con Carlo Vanzina che lo dirige ne Il cielo in una stanza (1999): un film che si discosta, con il suo descrivere gli anni '60 con grande malinconia, dalla normale produzione vanziniana stile cine-panettone. Castellano, Pipolo e Carlo Vanzina non sono certo da considerarsi autori o registi intellettuali nel panorama cinematografico italiano e il rischio per Germano, dopo la collaborazione con Vanzina, è di ritrovarsi come interprete di commediole, molto spesso senza spessore. È da questo momento, invece, che inizia la sua ascesa. Passa, infatti, da regista in regista, lavorando con i principali e i più quotati tra gli italiani, prima in ruoli secondari, come ne caso di Ettore Scola e del suo Concorrenza sleale (2001), successivamente come protagonista. Si pensi ai suoi lavori con Gabriele Salvatores (Quo vadis, baby? e Come Dio comanda), Emanuele Crialese (Respiro), Giovanni Veronesi (Che ne sarà di noi), Michele Placido (Romanzo criminale) e Paolo Virzì (N - Io e Napoleone,
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dove fiancheggia un grande Daniel Auteuil), ma anche le collaborazioni internazionale con registi di culto quali Abel Ferrara, che lo dirige in Mary (2005), o affermati e premiati, quali Rob Marshall con il suo Nine (2009).
operaio edile che vive nella periferia romana, la sua vita con i due bambini e la moglie Elena, incinta di un terzo. La sua vita, semplice, con difficoltà, eppure felice, ha un brusco cambiamento per la morte della donna, al momento di dare la luce al terzogenito.
Me è soprattutto con Daniele Lucchetti che Germano si trova più a suo agio. Il primo lavoro insieme risale al 2007 con Mio fratello è figlio unico, dal romanzo di Antonio Pennacchi il cui titolo è ispirato alla celeberrima canzone di Rino Gaetano. Ci troviamo a Latina negli anni '60 e seguiamo la storia di due fratelli, provenienti da una famiglia operaia: Accio (Elio Germano) e Manrico (Riccardo Scamarcio).
Claudio si ritrova così solo e impreparato, con un senso di colpa nei confronti dei suoi bambini, a cui decide di dare materialmente tutto e in qualsiasi modo, come se si trattasse di un risarcimento. Lucchetti descrive le nuove borgate romane, quelle che sarebbero state elemento di interesse per Pier Paolo Pasolini, ma contemporaneamente ritrae la condizione dell'Italia attuale, sia politica che sociale. E lo fa con grande rigore, freddezza e sguardo critico. Non si dimentica, però, dell'intimo dei personaggi che ritrae e, in tal modo, La nostra vita è anche una pellicola sull'elaborazione del lutto. Germano, nella parte di Claudio, è perfetto nel dare complessità al personaggio, regalando un'interpretazione di grande impatto realistico e psicologico che potrebbe correre il rischio di essere sopra le righe, rischio che Germano evita abilmente. Dopo la consacrazione italiana, ormai arrivata dopo numerosi titoli di alto livello, l'attore italiano raggiunge quella estera con la vittoria a Cannes. Ed è un premio davvero meritato.
Il primo è un seminarista mancato, un ribelle, che agisce volutamente da fascista per contrapporsi al secondo, comunista bello, affascinante e ben voluto da tutti. Germano e Scamarcio formano qui una coppia attoriale perfetta sia per intesa che per singoli meriti (Germano vince il David come miglior attore) e Lucchetti realizza uno dei suoi migliori lavori, che si inserisce perfettamente nella sua filmografia e nella sua poetica: un cinema che si occupa in egual misura dell'intimo dei suoi personaggi, ma anche della politica e del contesto che sono loro attorno. La collaborazione Germano-Lucchetti si rinnova quest'anno con La nostra vita. Non siamo più nel passato, negli anni '60, ma ai giorni nostri. Claudio l’altraitalia 16
AGENDA 46° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema Dal 20 al 28 giugno 2010 a Pesaro, sedi varie. www.pesarofilmfest.it Fin dalle origini l’obiettivo del festival, tra i più importanti italiani, è stato quello di realizzare una rassegna non agonistica di ‘opere prime’, nel senso non anagrafico della definizione ma in quello di nuove scelte e nuove strade capaci di avviare processi di rinnovamento, di crescita, di maturazione, di evoluzione del cinema. Si è insomma inteso da sempre non solo registrare ciò che di nuovo fanno soprattutto i giovani registi, ma contribuire a renderlo conoscibile e meglio comprensibile a tutti coloro che condividono patrimoni ideali, esigenze culturali, tensione a rompere equilibri cristallizzati dalla consuetudine, dal conformismo e dall’interesse: una mostra, dunque, più ‘per’ che ‘del’ nuovo cinema. Evento speciale la serata dedicata al maestro Carlo Lizzani.
Vittorio Veneto Vittorio Veneto, nell'immaginario collettivo italiano, è legata senza dubbio alle vicende della Prima Guerra Mondiale. La battaglia che qui ebbe luogo nel 1918, infatti, segnò la disfatta delle forze austro-ungariche e la fine del conflitto sul fronte italiano. La trincea austro-ungarica sul colle delle Perdonanze
Flaiano Film Festival Dal 14 giugno al 4 luglio 2010. Pescara. Mediamuseum, Cinema Massimo, Teatro D'Annunzio. - www.premiflaiano.it Alla 37° edizione, appuntamento il 14 giugno al Mediamuseum per la prima settimana del Flaiano Film Festival e dal 21 giugno al 3 luglio al Cinema Massimo. Il 4 luglio al Teatro d'Annunzio consegna dei prestigiosi Premi Flaiano ai vincitori per letteratura, cinema, teatro, televisione e radio.
Karlovy Vary International Film Festival Dal 2 al 10 luglio 2010 a Karlovy Vary (Rep. Ceca). www.kviff.com Nella bellissima cittadina di Karlovy Vary, celebre per le sue terme, si svolge ogni anno una delle principali manifestazioni cinematografiche mondiali, ormai alla sua 45° edizione. Ospite d'onore l'attore Jude Law che riceverà il premio speciale della giuria.
Ischia Film Festival Dal 4 al 10 luglio 2010 a Ischia (NA). Castello Aragonese. www.ischiafilmfestival.it L’Ischia Film Festival, ideato e diretto da Michelangelo Messina, nasce con l’intento di conferire un riconoscimento artistico alle opere, ai registi, ai direttori della fotografia ed agli scenografi che hanno valorizzato “location” italiane o straniere nelle opere audiovisive. All'interno del festival anche il convegno nazionale sul cineturismo il 9 luglio.
Giffoni Film Festival Dal 18 al 31 luglio 2010. Giffoni Valle Piana (Salerno). Cittadella del Cinema. www.giffoniff.it Alla sua 40° edizione, il Giffoni Film Festival si conferma la manifestazione più imporatnte al mondo per il cinema per ragazzi. Serata d'onore con Shrek 4 e ospiti d'eccezione quali Susan Sarandon, Elijah Wood, Samuel L. Jackson, Giuseppe Tornatore e Pupi Avati. I film in concorso sono giudicati da una giuria composta da duemila ragazzi provenienti da tutto il mondo.
Normale quindi che Vittorio Veneto si presti ad essere location ideale per una pellicola che si svolge in piena Grande Guerra. Proprio nella cittadina veneta è girato gran parte di Amare per sempre (1996), grande produzione americana per la regia di Richard Attenborough, lo stesso di Gandhi (1982), e Chris O'Donnell e Sandra Bullock come protagonisti. La pellicola, tratta dalle memorie di Henry S. Villard, segue le vicende di un giovane Ernest Hemingway (O'Donnell) sul fronte italiano, volontario per la Croce Rossa durante la guerra, proprio nel fatidico 1918. Egli viene colpito da un proiettile alla gamba mentre cerca di mettere in salvo un soldato italiano ferito e portato in ospedale a Vittorio Veneto dove viene curato dalla crocerossina Agnes Von Kuorovsky (Bullock), più anziana di lui di otto anni. Nasce un amore passionale, che sarà per il futuro scrittore essenziale per la creazione di una delle sue opere più celebri Addio alle armi (1929) e per il personaggio di Catherine Barkley. Vittorio Veneto si presta benissimo come location per raccontare una storia d'amore ai tempi della Grande Guerra sia per le scene urbane, molto accurate, che per quelle di battaglia che Attenborough filma prontamente nei dintorni della Marca trevigiana.
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FRECCIATINE
di Giovanni il Battista
Fumi danteschi Le spalle si alzano, gli occhiali scendono lungo il naso, l'indice della mano destra tenta di riportarli al loro canonico posto, il capo oscilla leggermente, prima da destra a sinistra, poi dal basso verso l'alto, la parola non viene subito, chiede una pausa quasi impercettibile di propulsione, gli occhi neri si fanno grandi, le pupille si dilatano, le sopracciglia paglia e fieno, di concerto, pure loro, si alzano: i baffi oramai grigi hanno un movimento in verticale seguendo necessariamente il labbro superiore fine, come un coltello da scout diligente, le rughe della fronte e al lato degli occhi si scavano, le orecchie si muovono all'unisono con la mascella che annaspa, un leggero sorriso, di solito nascente da un lato solo della bocca, le narici si allargano, dalla bocca semi-aperta esce prima un sibilo e poi un rantolo ...
Vada a farsi Fottere !!!!!!! Questa volta la sua perenne impazienza, arroganza, violenza ha finalmente, per una volta, preso il sopravvento sulla apparente, abitudinaria calma, maschera questa, frutto di un grande lavoro di selfcontrol, da primo della classe, di allenata disciplina per reprimere sistematicamente, volutamente, a tutti i costi, la primitiva impulsività fisiologica di sempre, mirata a scatenare l'inferno, a perforare il mondo che gli sta davanti con fulmini, strali, lingue di fuoco, fumi danteschi. Malgrado lui sia convinto del contrario (e come potrebbe essere altrimenti!), la sua attitudine e la sua natura luciferesca emerge evidente in tutte le sue manifestazioni, sopratutto pubbliche: i suoi interlocutori in qualche modo tollerano questa sua congenita voglia di aggressività malcelata per poter dare un senso alla necessità di dialogo: segno distintivo di questa imbarazzante, perenne situazione è la schermatura che la sua natura intollerante da al suo interloquire con battute acidulosamente sarcastiche, ripetute, bollenti, offensive.
Con tutta l'onestà della quale sono capace lo preferisco in questa sua ultima edizione: almeno si sa come la pensa e si sa con chi si ha veramente a che fare; è stata anche un'occasione, per lui, come poi puntualmente verificatasi, di fare ammenda, di chiedere scusa, di farsi per una volta umile, almeno nella forma, anche se oramai tragicamente tardiva, invece del solito comportamento che comunque lui vuol far passare per straordinario e che invece è fisiologicamente, in lui, perfettamente normale e che solo, come detto, fra mille difficoltà e conflitti interni, lui dolorosamente sempre reprime. Quel suo sparare diretto sull'interlocutore con il suo scontato sarcasmo (o humor diavolesco), quel suo ad ogni incedere premettere che comunque non ha più nessun incarico, che lui è fuori, che più nessuno lo convoca, che lui ora ha, con un gruppo elittario, creato e presiede la Fondazione italianieuropei e che quindi niente più del mondo della semplice politichetta italica lo tocca, viste le alte vette che ora è abituato a conquistare e sulle quali perennemente veleggia, che lo qualificano. A lui comunque par di esser davvero il profeta: nessun dubbio lo sfiora per mettere, per una volta, umilmente, quanto meno in dubbio questa, per lui, assoluta verità. Nessun ravvedimento negli anni, nemmeno la pazienza persa dai suoi vari compagni di strada nel Partito che recentemente lo hanno emarginato, anche perché le sue strategie e previsioni oramai, più di una volta, si sono rivelate errate,lo hanno fatto riflettere! Cosa fa il delirio d'onnipotenza, la stupidità, l'arroganza! È una storia triste, di un uomo solo, piccolo, grigio, appesantito dai ricordi del tempo che fu, dove perfino Berlusconi gli aveva creduto: ora anche i compagni lo ignorano e non hanno nemmeno più... paura di lui... Lo benedico e gli auguro nella sua stagione matura di trovare, prendendone finalmente coscienza, la sua reale dimensione e di viverla senza recitare un ruolo, senza interpretare un personaggio, del resto, mai riuscito appieno. Dalla mia poca esperienza, se si convertirà, potrebbe ancora riuscire a trovare, infine, la giusta tranquillità spirituale, morale ed umana ... Si deve assolutamente sempre avere Fede! A te Vergine Maria, nel tuo immenso Amore di Madre, lo affidiamo!
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SOCIETÀ
di Paola Zorzi
Paesaggi contemporanei Migrazione – Alta velocità – Fabbriche occupate: il caso Novaceta Salone del mobile: Brera accoglie il design. Lavori in corso Dai finestrini del treno della linea Torino-Milano, man mano che ci si avvicina alla stazione centrale di Milano, da alcuni anni a questa parte è possibile assistere a molteplici attività. Da un lato cantieri e spezzoni dell'alta velocità si alternano a stazioni di nuova generazione mentre a Rho i padiglioni avveniristici della nuova sede fieristica campeggiano in tutto il loro maestoso gigantismo.
Ma allora, forse, meglio non fotografare se l'unico risultato è quello di far naufragare anche la zattera su cui queste persone sono transitoriamente abbarbicate? Quando le ragioni sanitarie - nonché serie - appaiono essere quasi sempre, solo, le ragioni degli altri, non certo di chi vive quelle condizioni di precaria transizione. Questo era uno degli interrogativi che, con un'amica medico spesso incontrata in questa tratta, ci ponevamo.
Zone di frontiera È come se la ferrovia avesse tracciato una linea di demarcazione: da un lato la fiera, i cantieri, i depositi dove si intravedono treni di nuova generazione dai finestrini di quelli di tutt'altro registro dei pendolari; dall'altro, tra la riva ferroviaria e una staccionata, tra il muro di un cimitero o di una fabbrica, le pieghe di un'altra società parallela che si ritaglia precari margini di spazio esistenziale. Interspazi di sopravvivenza a metà tra un ritorno alla vita selvaggia e la merce che con i suoi involucri usa e getta arriva anche in questi interstizi sociali ... come è possibile dedurre dai cumuli di immondizia che periodicamente vengono rimossi dai servizi locali.
Presidi e operai sui tetti di una fabbrica Sempre sulla stessa sponda transitando lungo questa linea ferroviaria a Magenta un'altra situazione: già da mesi era infatti possibile intravedere in lontananza persone sui tetti di un grande complesso. Figure animate che inaspettatamente si stagliavano nel cielo e che al confronto con i grandi volumi industriali apparivano allo stesso tempo piccole e inserite in un contesto straniante. Si trattava degli operai in cassintegrazione della Novaceta, circa duecento, in lotta per il loro posto di lavoro contro la chiusura dello stabilimento.
Luoghi provvisori, di transizione verso altri migliori approdi e tempi (almeno si spera). Luoghi percorsi e abitati dall'emigrazione e contrassegnati dall'emarginazione di questi anni, sovente interpretata da giovani persone piene di speranze e con tutta una vita di fronte. Rimozioni, quasi a voler cancellare un problema vissuto come irrisolvibile ... l’altraitalia 19
Oggi sul tetto due sedie vuote mentre una serie di bandiere mi invitano comunque a scendere alla stazione di Magenta. Mi trovo quindi di fronte a numerosi striscioni e ad un presidio. Dagli operai presenti apprendo che la prossima settimana si dovrebbe tenere un incontro decisivo per le sorti di questa unità produttiva e naturalmente dei suoi lavoratori. Il termine speculazione che campeggia in vari striscioni, in realtà investe più sfaccettature dell'attuale panorama economico. Inutile sottolineare come tutta l'area limitrofa milanese abbia ormai da tempo acquisito un valore immobiliare notevole. Sempre più persone infatti, inclusi molti stranieri, studenti, professionisti che lavorano o studiano a Milano, hanno trovato in queste zone a poche decine di minuti di treno dal centro, una soluzione relativamente economica (per ora) ad un problema abitativo che, come in molte altre metropoli, anche qui è molto sentito. È in questa situazione che un ulteriore tipo di speculazione prende piede investendo aree industriali in odore di dismissione e che gli operai in agitazione, proprio durante i lunghi mesi di occupazione, sono riusciti, almeno in un'occasione, a smascherare e scalzare.
da automatismi che a quel punto appaiono, o tali vengono rappresentati, come ingestibili. Una ingestibilità in parte pilotata che, guarda caso, finisce però per favorire alcuni a svantaggio di altri. Questo vale anche per le famose ''eccellenze'' in Italia tanto decantate e per il significato che viene spesso loro attribuito. Una parola ''eccellenze'' già di per sé ''di barocca memoria'' che rimanda a prodotti d'élite o falsa élite, attraverso i quali ci dovremmo illudere di conquistare le cosiddette fette ''più avanzate'' (''!?'') di mercato. Un'etichetta sotto la quale le realtà davvero più avanzate si sentono spesso a disagio. Questo avviene mentre una prospettiva moderna di economia, e soprattutto di socialità, vede nel rapporto tra tecnologia, ecologia e una produzionedistribuzione legata alla sensibilità di necessità diffuse, il vero sbocco contemporaneo. Questo infatti dovrebbe essere il vero trend attuale piuttosto che l'alimentazione di mitologie ormai decotte. Tanto per chiarire il concetto diciamo che, con tutte le semplificazioni del caso, uno stile creativo e funzionale risulta spesso più adeguato ai gusti e alle necessità attuali piuttosto che una ulteriore, sovente kitsch, esibizione di lusso.
La ditta infatti è occupata da dicembre! Come accennato stiamo parlando della Novaceta S.p.A.: ''Naturally Intelligent Acetates'' (!), fino a non molto tempo fa il principale produttore europeo di filo continuo di acetato, nata dalla joint venture tra l'inglese Courtaulds Filament Yarns e l'italiana SNIA ampliatasi poi nel 1992 con l'acquisizione di ulteriori unità produttive. Gli errori e le scelte del mercato Interessante rilevare come, anche in questo caso, i programmi industriali e le rassicurazioni in materia di delocalizzazione da parte delle aziende interessate a questo fenomeno macroeconomico siano stati disattesi o almeno abbiano presentato tutte le contraddizioni che da anni molti di noi accusano. L'economia infatti, accettati determinati assiomi e portate le azioni alle estreme conseguenze spesso si trasforma in un ingranaggio infernale caratterizzato
Naturalmente questa nuova prospettiva economica più attenta all'ambiente non esclude nicchie di creatività ed un sistema dal quale poter attingere nuove idee. Ma queste dovrebbero essere in grado di rispondere più adeguatamente alle necessità diffuse di una società moderna piuttosto che alimentare ulteriori discriminazioni, frustrazioni e superfluità. A questo proposito mi sembra davvero interessante riportare le parole esatte con le quali nel dépliant informativo dell'azienda in questione si parlava di delocalizzazione in un periodo non sospetto ed evidentemente ante-crisi : '' grande attenzione è dedicata a nuovi potenziali mercati che si aprono in seguito alla delocalizzazione del tessile in aree a più basso costo di manodopera, fermo restando l'impegno di Novaceta a fornire i paesi a tradizione tessile, più vicini, fili cosiddetti ''speciali'' destinati ad una fascia di mercato più alta.'' Le cose evidentemente sembrano però essere andate in altro modo ... (''!?'').
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Un prodotto ecologico La chiusura dell'impresa è l'epilogo contro il quale gli operai si battono da mesi anche in considerazione di due fattori: che questa realtà produttiva altamente competitiva era in grado di sfornare ogni giorno 60 tonnellate di filato equivalenti a ben il 50% del filo di acetato di cellulosa utilizzato in Europa. Secondo, che il filato in acetato è una fibra tessile sana con alte qualità igroscopiche, biodegradabile al 100% in quanto ricavata da un materiale naturale come la cellulosa. Inutile ripetere che questi, insieme al rispetto dei diritti dei lavoratori, dovrebbero essere i ''reali'' paramentri in grado di conferire ad un prodotto l'attributo di ''fascia alta'' !
Ed è proprio a partire da questa considerazione che mi avvio nuovamente verso la stazione. Presto si saprà se sarà trovata una soluzione alternativa alla chiusura
definitiva dell'impianto che ponga dei limiti alla tendenza speculativa di delocalizzazione selvaggia a cui abbiamo assistito in questi anni. Brera e il design A Brera nel frattempo, lo stesso giorno, in occasione del Salone Internazionale del Mobile, la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un'utopia che si vorrebbe realizzata: una fantasia che se non si schiera apertamente contro il potere di sicuro se ne sta ritagliando alcuni spazi. Si tratta del ''Brera design district'', un ''Fuorisalone'' forse un po' tra l'artificile e il folcloristico che però con showrooms ed eventi interessa l'intero quartiere di Brera fin nei più riposti angoli e cortili permettendo di riscoprire, oltre al suo fascino e patrimonio storico, le sue innumerevoli attività. Un design che a Milano d'altronde è sempre stato avanguardia: intelligente, funzionale, sensibile ai problemi ambientali e alle materie prime, di forme e soluzioni originali ed economiche. Per questo apprezzato in tutto il mondo. Per l'occasione, al di là dell'enfatizzazione commerciale, era possibile immergersi in una folla inconsueta e internazionale che si snodava variopinta, allegra e curiosa tra le vie e i vari punti dislocati nel quartiere dove, come da materiale informativo, era dato trovare ''The best of design''. Una giovane creatività che sembra dunque doversi affermare tra le più stridenti contraddizioni di questo momento, contraddistinto da una crisi e trasformazioni dai risvolti epocali.
di Chiara Morassut
Perché aspettiamo la persona perfetta, che tutto un immaginario di fiabe prima e commediole hollywoodiane poi ci hanno costruito. Se ne discuteva l'altra sera con il possibile uomo della mia vita che si autodefiniva principe azzurro. Ma due sono le ipotesi: o ai principi azzurri bisogna dar fiducia sotto forma di ranocchi o noi, papabili principesse, dobbiamo ritrovarci immerse in un lungo sonno aspettando il Lui (con la L maiuscola) che ci risveglierà. In entrambi i casi la retorica da fiaba sbaglia e non di poco: la crocerossina che abbiamo dentro ci ha provato più volte a salvare da loro stessi ranocchi della peggior specie ottenendo, nel migliore dei casi, neanche un CRA di gratitudine, e sulla prospettiva, pur metaforica, che l'uomo perfetto bussi alla nostra porta senza che noi si debba fare niente e venga anche a salvarci da una vita di noia e faccende domestiche per i sette nani, beh non serve nemmeno che commento. Alla fine però, incredibilmente, in qualche modo le cose capitano e arriva una persona che sembra non ti debba deludere e questa rubrica che fino allo scorso mese piangeva sulle ceneri di una storia tormentata e non concepiva neanche lontanamente il “dimentica e vai avanti” dei tanti buoni intenzionati, bene, questa rubrica, ok la sua tenutaria, ha dimenticato ed è andata avanti. E sarebbe bello dire che l'ha fatto da sola perché si è resa conto che non valeva la pena stare male per chi non ci merita, o perché basta a se stessa, o anche solo per il più banale dei chissenefrega (ma poi esiste in amore il chissenefrega?). Sarebbe bello, ma non sarebbe vero. In realtà, come dicevo, è solo che le cose capitano e forse la persona perfetta è arrivata, il principe azzurro quando non lo stavo aspettando, quando nemmeno lo volevo. Se fossi una da colpo di fulmine e cuoricini sarebbe il momento adatto per una dichiarazione, come nei telegiornali americani quando il presentatore se ne esce all'improvviso con una proposta di matrimonio in diretta, ma non sono una da colpo di fulmine e cuoricini e comunque l'uomo della mia vita ancora non sa di questa rubrica. A voi donnicciole e omuncoli (che lo so, ce l'avete anche voi un cuore) in difficoltà, lascio un messaggio di speranza che mi farà odiare dai cuori spezzati e detestare dai perenni single non per loro scelta. Il principe azzurro prima o poi arriva, lo dicevano le favole e le commediole di Hollywood, non può non essere vero. E se invece non arriva o arriva e se ne va, pazienza, l'importante è provarci e stare male dopo. Che tanto abbiamo tutti una teoria sull'amore e non ci serve a niente. l’altraitalia 22
Chiaramente ... no
Parliamone: le relazioni. Legittime o clandestine, perenni o di poche settimane, la storia della nostra vita o la più stupida delle avventure hanno una cosa in comune: è tutta una questione di azione e reazione, o meglio di aspettative. Ci aspettiamo che alle nostre azioni o anche solo ai nostri propositi o peggio al nostro coinvolgimento corrisponda una reazione uguale e contraria, ma la reazione, certo contraria, non è mai uguale e il coinvolgimento non è mai tanto profondo e disperato come il nostro, almeno non lo sembra. E così, donnicciole e omuncoli, passiamo preziosi stralci di vita potenzialmente produttiva a rimpiangere prospettive che non ci sono mai state, rivivere bei momenti che l'altro/a nemmeno si ricorda, chiederci, inconsolabili, perché sia andata così. Che le persone ci deludono e ci deludono tanto più quante più erano le speranze che ci avevamo riposto, è un assioma. Piccola rivincita il fatto che anche noi deludiamo le persone, anche noi viviamo a volte l'ebbrezza del potere che solo una relazione sbilanciata a nostro favore può dare, e ce la godiamo, finché non decidiamo di darci un taglio. Se siamo brave persone lo facciamo con tatto, comunque sfoderiamo tutti i cliché da “la vita continua” che tante volte sono stati sfoderati con noi, e che non funzionano mai. Gli altri ci deludono e noi deludiamo gli altri, ma continuiamo a fidarci a vicenda perché non c'è alternativa o perché ne abbiamo bisogno.
CULTURA
di Marco Minoletti
I sentieri degli angeli Henry Corbin, cenni introduttivi sul pensiero e l’opera Conclusione: L’Oriente della luce
Dovrà intendersi per filosofia o teosofia orientale una dottrina basata sulla presenza del filosofo all'apparizione mattutina delle Luci intellegibili, al loro effondersi aurorale sulle anime, isolate dai corpi. (1) Così Corbin a proposito di Sorhawardi, un pò il personaggio centrale, il simbolo della ricerca corbiniana. Riscattare l'Occidente dalle tenebre in cui versa, rinnovare la spiritualità attingendo alle fonti di modalità conoscitive perdute o dimenticate, ritualizzare il problema del divino, preparare la Rinascita degli dei... questo in fondo il visionario e suggestivo programma di Corbin. Tramite l'immaginazione la via del mondo immaginale potrebbe di nuovo essere percorsa ed essa finirebbe per condurre inevitabilmente ad una situazione di rinascita spirituale.
In anni di paziente lavoro e sotto la guida dei suoi amati filosofi iraniani Corbin si è sforzato di restaurare, sia logicamente che gnoseologicamente, un mondo intermedio e mediatore, il mondo immaginale, appunto. Questo mondo, definito da Corbin mundus imaginalis (in arabo: alam al-mithal), non deve e non può essere confuso col mondo immaginario. Esso è indispensabile per localizzare le visioni dei profeti e dei mistici perché, come fa notare l'autore, "è lì che esse hanno luogo". E in questo "luogo" rinascono non solo gli dei della teogonia greca, ma anche quelli della teogonia celtica, la più vicina alla nostra coscienza insieme a quella greca e iraniana. Questa speranza, che a volte è aperto auspicio della conclusione di un'epoca di secolarizzazione, è costantemente viva e operante nell'opera dell'autore. Anzi, ci pare che sia proprio essa
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a reggere le fila della serrata e passionale critica sviluppata da Corbin nei confronti della situazione spirituale e filosofica del mondo occidentale. La polemica di Corbin, così ricorrente nelle sue pagine, contro le scelte dei concili - attraverso cui venne strutturandosi la chiesa come istituzione - le scelte teologiche fatte a partire dalla codificazione dei dogmi riguardanti la natura del Cristo, la teologia della croce - prodromi della morte di Dio - assume così il senso di una battaglia che non vuole essere anacronistica, ma attuale. Corbin guarda all'oggi, alla possibilità non soltanto nostalgica di riannodare il filo interrotto del ta ' wil. L'Occidente è stato la terra dell'esilio della divinità, potrebbe cessare di esserlo? Sì,... sembra voler rispondere il nostro, a patto però che la filosofia torni a svolgere la sua aurorale, dimenticata funzione. Il filosofo la illustra con un esempio di interpretazione esoteica di un brano coranico: "Fra la mia tomba ed il pulpito dal quale io predico si estende un giardino tra i giardini del paradiso.” Per i commentatori esoterici il pulpito rappresenta la religione positiva, l'aspetto letterale, con i suoi imperativi ed i suoi dogmi. La tomba, invece, rappresenta la filosofia [...] poiché è necessario che in questa tomba l'aspetto essoterico della religione positiva e dei suoi dogmi passi attraverso la decomposizione e la dissoluzione della morte. Il giardino è la verità gnostica, il campo della Resurrezione." Conclude Corbin: "Questa concezione fa della filosofia una fase iniziatica necessaria, [...] la filosofia si compie nella gnosi. (2) La filosofia quindi come strumento di distruzione del dogma, all'incrocio con angelologia e profetologia, sulla strada del vero sapere. Ma nel nostro Occidente, nichilista, laicizzato e teatro dei grandi sistemi ideologici (che secondo alcuni interpreti non sono altro che sistemi teologici secolarizzati), adoperarsi per una tale filosofia vuol dire lottare per l'abbattimento di quello che per Corbin è il più grande dei nostri dogmi: la credenza nella sola realtà del nostro mondo, l'esclusione dei mondi altri. La realtà in senso forte è il mondo della corporeità, il regno del quantificabile, dell'oggettivo e del misurabile. Le possibilità di "redenzione" dell'umanità passano attraverso quella filosofia che trova la sua verità al livello "immaginale", nell'oltrepassamento del dogma rivelato quale che esso sia. Il dramma dell'uomo contemporaneo è, infatti, per Corbin, prima di tutto il dramma di una mutilazione. Privato della propria sfera celeste, del proprio corrispettivo angelico, l'uomo vive angosciosamente il suo essere gettato nel mondo.
L'unico possibile antidoto al nichilismo - sembra suggerirci il pensatore francese - sta proprio nella riscoperta di quest'altro principio di realtà ad esso radicalmente opposto, la polarità celeste della persona. Questo principio noi lo troveremo proprio a partire dal dialogo che la doppia dimensione della persona integrale presuppone ed al tempo stesso istituisce tra il suo polo terrestre […] poiché è la rottura di questa bipolarità che rende possibile il ritorno in forza della nichilitudine del nihil, dobbiamo instaurare o restaurare un principio di realtà che renda impossibile questa inversione, inversione fatale, sia quando il Dio personale viene confuso con l'Assoluto Indeterminato, sia quando quest'ultimo viene secolarizzato al livello di un'incarnazione sociale. (3) Aggiunge ancora Corbin, con venature di profondo pessimismo: Si ha correlazione tra la nascita divina e la nascita dell'anima per la quale si produce questa nascita...si ha correlazione tra la morte di Dio e la morte dell'uomo. (4) Le manifestazioni dell'Absconditum erano dirette all'uomo. L'assoluto, manifestandosi, facendo nascere il primo Angelo - il Dio personale - provocava al contempo la promozione dell'individuo al grado di persona, rivelandosi ad esso come Dio personale. Sorge spontanea una domanda: ma è possibile oggi pensare nei termini di corpo spirituale, materia spirituale, rifiutando l'eredità cartesiana?
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Per quanto possa sembrarci inattuale, la suggestione che ci viene dai mistici e teosofi iranico-islamici è proprio questa. Secondo il loro punto di vista, il disincantamento del mondo si combatte solo ritrovando la piena forza dell'immaginazione, reincantando il mondo. Questo perché il materialismo, stando a Corbin, non è l'essenza dell'Occidente, non ne rappresenta l'inesorabile destino, ma è una colpa che [...]non deriva dall'essenza dell'Occidente, bensì da un tradimento nei confronti di ciò che costituirebbe più propriamente la sua essenza. (5) Questo tradimento può essere però riscattato. D'altra parte, soggiunge l'autore, anche termini come quelli di Oriente e Occidente, oggi, di fronte alla planetarizzazione di un tipo di civiltà e di visione del mondo, perdono ogni significato propriamente geografico, diventano soltanto elementi di riferimento simbolico, cifra di essenziali alternative cui si trova di fronte lo spirito, che si sono poste e continuano a porsi all'umanità. Corbin, al pari dei filosofi iranici, si riferisce più all'Oriente nel senso metafisico del termine. Il loro Oriente è il mondo spirituale, quel polo celeste da cui dipende come abbiamo detto l'integrità della persona umana. Coloro che smarriscono questo polo sono i vagabondi di un "Occidente" agli antipodi dell' "Oriente" metafisico: poco importa che siano geograficamente occidentali o orientali. (6) Ritrovare l'Oriente assume quindi il significato di ricercare, di ri-orientarsi verso questi orizzonti spirituali smarriti. Per ricorrere alla simbolica del Tempio, così cara a Corbin., se è vero che questa è la terra che è stata teatro della distruzione del Tempio, dell'abbattimento della porta che si affaccia sui mondi altri, è anche questo il mondo in cui l'uomo stesso è stato distrutto, in quanto esso stesso Tempio, siamo alla [...]desacralizzazione del mondo e del mondo dell'uomo [...]il Tempio è distrutto. Non c'è più legame tra cielo e terra. (7)
templi è allora quello di mostrare vie di ricerca, suggerire possibili avvicinamenti al Senso celato, invitare ad "esiliarsi dall'esilio" per indirizzarsi verso il vero conoscere. L'intera opera di Corbin ci sembra vada perciò letta in questa chiave. Comparando correnti spirituali apparentemente separate egli ha voluto mettere in luce i legami nascosti, gli echi di suggestioni e intuizioni comuni che avvicinano mondi e uomini così lontani tra loro per cultura e tempi; come possono esserlo un Sohrawardi, un Böhme o uno Swedemborg. L'ermeneutica delle religioni del libro rintraccia coraggiosamente uno schema comune, ricostruisce strutture dell'esperienza spirituale che Corbin chiamerebbe archetipo, attraverso una polifonia di voci e di esperienze insegue un unico motivo di fondo. In questo senso il programma con cui si erano aperti negli anni 30 i convegni asconesi di Eranos, quello cioè di far interagire diverse forme di spiritualità e di sapere filosofico, quelle dell'Occidente e quelle dell'Oriente, ha trovato nella ricerca corbiniana un momento esemplare di sintesi e al tempo stesso di superamento. Oggi, ad alcuni lustri dalle analisi di Corbin, in un Occidente ormai privo di valori e virtù che non siano quelli lla società spettacolare-mercantile, l'uomo si trova a vivere una fase epocale di transizione, che segna una cesura tra due visioni del mondo: quella ebraico-cristiana, che ci ha preceduti, e quella attuale segnata dalla morte di Dio. Tocca ora all'uomo, al di là delle proiezioni fantasmagoriche e dei favoleggiamenti teologico-terapeutici, tracciare le linee guida per un contratto con il mondo reale molto più impegnativo di una semplice sottomissione al Cielo.
NOTE
La speranza corbiniana, in questa realtà desertificata dal punto di vista spirituale, prende allora la forma dell' Immagine del Tempio che è inestirpabile, profondamente radicata nell'uomo, sopravvive e riaffiora dopo la stessa distruzione del Tempio. Questa Immagine è dunque imperitura. La nostalgia del passato, che caratterizza l'opera di Corbin, si stempera qui in fiducia nella possibilità di una riattualizzazione del legame celeste dell'uomo.
(1) H. Corbin, Storia della filosofia islamica, Milano, 1973, p. 211. Per una esposizione più dettagliata della vita e delle opere di Sohrawardi cfr. la stessa storia della filosofia islamica, cap. VII: Sorhawardi e la filosofia della luce, pp. 207-223.
Compito di coloro che, come il filosofo francese, si sono eretti a Guardiani del Tempio o perlomeno a conservatori della sua immagine è quindi quello di gettare luce sulla vera scommessa del nostro tempo, che è appunto quella sulla possibilità di un ritorno alla "vera spiritualità", che esclude facili formule e ricette preconfezionate. Il lavoro di chi perpetua l'Imago
(4) Ibidem, op.cit., p. 157.
(2) H. Corbin, Ibidem, op. cit., p. 89. (3) H. Corbin, Il paradosso del monoteismo, Casale Monferrato, 1986, op. cit., p. 157. (5) Ibidem, op. cit., p.160. (6) Ibidem, op. cit., p. 161. (7) H. Corbin, L'Immagine del Tempio, Torino, 1983, p. 226.
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ARTE
di Mabel Giraldo
Lei: grido di donna Lei: i capelli rosso fuoco, passione e tenacia in un percorso di ricerca accantonato, ma mai abbandonato. Lei ti rapisce quando ti racconta la sua arte, come se ancora, lì in quell'istante, si stesse perdendo insieme a te tra i movimenti cromatici delle sue pennellate. Lei: occhi vivi, color grido di donna.
Nelle sale a lei dedicate sembra ricrearsi quell'atmosfera impalpabile, ma allo stesso tempo percepibile perché è come se ti entrasse dentro e diventasse tua. Una densità leggera: leggera perché colorata delle stesse tonalità dell'anima; densa perché carica del bagaglio esperienziale di una donna che ha vissuto. Come scrive Marco Goldin nel catalogo della mostra, «vi si sente la gioia della pittura, la sua pienezza, il timbro di un suono e di più di un silenzio, l'argomento della luce, il suo navigare tra cuore e anima. [… ] tutto converge verso l'identità tra pittura e una non-immagine che si tramuta largamente in assenza, risuono, rintocco». Come se mediante un segno, che all'occhio non appare, si rendesse visibile l'invisibile, ovvero quel significato ultimo, profondo e scavato che si cela dietro ad ogni espressione artistica. Un senso che Mariangela De Maria lascia lì in sospeso, pronto per essere colto da un occhio attento. «Il colore si distende come un lampo a lungo trattenuto». Accordo chiaro no.1, tecnica mista - 150 x 100 - anno 2010
Lei è Mariangela De Maria e questo è il brivido che si assapora di fronte ai suoi lavori esposti nella mostra personale presso la galleria Scoglio di Quarto di Milano dal 20 Aprile al 7 Maggio 2010 (per ulteriori informazioni: www.arteprioritaria.it/demaria oppure www.galleriascogliodiquarto.com). l’altraitalia 26
Infatti, pensando a uno dei suoi lavori Dissonanza Rossa, non si può che essere colpiti dall'acuto di quel grido. Tuttavia, questo è un grido di donna, di una donna che tante volte avrebbe voluto urlare contro il mondo, di una donna che ogni giorno si trova a combattere.
Concerto rosso, tecnica mista - 200 x 145 - anno 2010 Dettaglio di Notturno in grigio, tecnica mista - 100 x 80 - anno 2009
Dissonanza rossa, tecnica mista - 100 x 80 - anno 2009
Ecco il rosso vivo emerge come uno squarcio in una dimensione eterea, quasi priva di genere, collocazione e forma, ma che, attraverso questo irrompere cromatico, percepito proprio come un taglio, si caratterizza. Come se finalmente quel grido di donna, a lungo soffocato, grazie alla pittura potesse animarsi. L'arte di Mariangela De Maria è proprio questa epifania di sensazioni, moti interiori e celati momenti di vita. Il tutto è lasciato lì in uno spazio sospeso, ma forse proprio perché sospeso, eterno. Un'eternità che nel suo dispiegarsi non usa il linguaggio della parola e del gesto, ma che mediante il colore e il suo movimento si fa parola e gesto. L'arte come veicolo per il linguaggio universale dell'anima e, paradossalmente, delle sue ragioni. Le tele della nostra artista appaiono come vortici di energia, bolle cariche di emozioni che colpiscono chi partecipa a questa estasi di sentimenti e di vita. l’altraitalia 27
ITALIANI NEL MONDO
di Giovanna Chiarilli
Mangiare la moda? Si può fare Massimo Gammacurta Fotografo e appassionato d’arte contemporanea, ama “esprimere un’emozione o un’idea con gli oggetti”. Come i lecca lecca di Chanel (sotto) e Gucci.
Tra i suoi ispiratori “l’artista, amico e maestro, Cosimo Cavallaro”, Francis Bacon ed i fotografi Irving Penn e Nick Knight, il Futurismo, Fellini e Pasolini. Ma sono state le opere del padre, Bruno Gammacurta, artista multimediale, insegnante di storia dell’arte a Roma, a far respirare a Massimo un’atmosfera di fantasia e creatività; opere che lo hanno stimolato “sin da piccolo visualmente. La passione per la foto, quindi, è naturale”. Nato a Roma nel 1968, si è specializzato in fotografia pubblicitaria. Appassionato di arte contemporanea, trova in questa una delle sue fonti di ispirazione e di ricerca in quanto “interessato alla costruzione di immagini scandite dal tempo di bergsoniana memoria, incessante sperimentatore e indagatore delle più insolite materie e texture e dei nuovi media. E nella luce trovo il mezzo ideale per realizzare le mie immagini”. Massimo Gammacurta definisce la sua professione “ Conceptual Still-life Photographer, che significa esprimere una emozione o un idea usando oggetti, per esempio per la mia Sweet Fashion storia ho creato dei veri lecca lecca nella forma di loghi di moda, YSL, Chanel, Gucci, per mostrare l enfatuazione che abbiamo per la moda e il cibo”. Sono proprio questi lecca lecca ad aver assicurato a Massimo Gammacurta un’attenzione mondiale. “Ho creato la possibilità di mangiare la moda
di metterla in circolo, nel nostro sangue, nel nostro corpo: è una idea che affascina molto perché così facendo questi status symbol diventano parte di noi. Almeno questa è l opinione della gente, io non parlo di cosa creo, creo e basta. Poi sta agli altri trarre le conclusioni, altrimenti sarei uno scrittore”. Oltre al marchio, si può scegliere anche il gusto: caramello, lampone, melone, ciliegia e persino melograno. Per esprimere al meglio la sua creatività, dopo Milano e Londra, Massimo Gammacurta vive ora a New York “il Colosseo dei nostri tempi, o uccidi o vieni ucciso, molto competitiva e speciale. Difficile da descrivere se non si conosce, c è una energia incredibile”. E per uscire vincitori da questa arena, è fondamentale dare innegabili prove di originalità e ricerca. Entrambe non mancano nella vita e nell’arte di Massimo. Le sue foto sono state pubblicate su Forbes, Surface Magazine, Style Montecarlo, e noti marchi sono ricorsi a lui per le campagne pubblicitarie.
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Inizia a collezionare premi dal 2006 aggiudicandosi primo e secondo posto all’International Color Awards categoria Still life. Tra il 2007 e il 2008 vince la decima competizione annuale di Surface Magazine Avant Guardian con una mostra collettiva itinerante tra New York, Los Angeles, San Francisco e Miami. Si aggiudica diversi premi e riconoscimenti nei prestigiosi PX3 Prix de la Photographie (Public Choice e Menzioni d’onore nel 2007 e 2008), e Pix Digital Contest per la categoria Fashion/Beauty. All’International Photography Awards vince con due serie di scatti Anorexia e Scary Movie Stories. “È proprio l IPA il riconoscimento al quale sono più legato, ottenuto con la mia storia sull anoressia, un tema molto difficile da rappresentare con oggetti”.
Immortalato anche nel libro di Renato Miracco, Direttore dell’Istituto di Cultura di New York “Instant Book-Artisti Italiani a New York”, la sua fama è arrivata anche in Italia, proprio grazie ai suoi lecca lecca di moda. Ora spera “di poter lavorare nel mio paese, sarebbe interessante”. Nel frattempo Massimo Gammacurta sta realizzando un libro suoi “suoi” lecca lecca ed una mostra a Parigi e New York. IL PUNTO
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BENESSERE E SALUTE
di Simona Guidicelli
Il ritorno alla natura Il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) Allo stato selvatico è presente sia nelle Alpi che sugli Appennini, mentre piantagioni coltivate di mirtillo si ritrovano anche in ambienti collinari e pianeggianti, purché caratterizzati da un clima ventilato e da terreni ricchi di humus. I vaccineti si distinguono secondo la collocazione in selvatici, di radura, e cacuminali. I primi si trovano in boschi di faggi, abeti, castagni e hanno una bassa produzione concentrata nelle piante che godono di un buon irraggiamento. I secondi hanno limitata estensione e sono caratterizzati da produzioni alterne negli anni e quindi non rappresentano un terreno di raccolta affidabile. I vaccineti per eccellenza sono quelli cacuminali. Si trovano in aree aperte e possono spingersi a quote elevate. Molto uniformi dal punto di vista botanico rappresentano le formazioni produttive di maggior pregio sia per l’aspetto qualitativo, sia per l’aspetto quantitativo.
Il mirtillo nero è un arbusto alto fino a 4 dm. con fusto sotterraneo allungato e corteccia rossastra; ha rami eretti più o meno contorti, verdi e angolosi. Le foglie, inserite alterne sui fusti, hanno un corto picciolo, sono ovali o ellittiche con la base arrotondata e l'apice acuto; il margine è chiaramente seghettato; la superficie, completamente glabra, è verde superiormente e verde chiara sotto, dove sono ben visibili le sottili nervature. I fiori, inseriti con un corto picciolo all'ascella delle foglie, sono penduli, normalmente solitari, il calice è diviso in quattro o cinque lobi, la corolla tubulare è allargata in basso e si restringe alla fauce. Il frutto è una bacca carnosa blu-violacea tendente al nerastro con la superficie esterna ricoperta da uno strato pruinoso; la parte interna, più chiara, contiene numerosi semi bruni.
Le proprietà del mirtillo nero Il mirtillo nero è quello maggiormente ricco di principi salutari. Infatti contiene zuccheri e molti acidi, in particolare l’acido citrico (che protegge le cellule) ma anche l’acido ossalico, l’idrocinnamico e il gamma-linolenico. L’acido ossalico è quello che conferisce il classico sapore asprigno del frutto; l’acido idrocinnamico è molto efficace perché è in grado di neutralizzare le nitrosammine cancerogene (prodotte nell’apparato digerente in conseguenza dell’ingestione di nitrati); l’acido gamma-linolenico invece è molto utile al sistema nervoso perché previene la nefropatia diabetica.
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Ma non è tutto: il mirtillo nero è particolarmente ricco di acido folico (una vitamina molto importante per le varie numerose funzioni che svolge) e contiene tannini e glucosidi antocianici, i quali oltre a dare al frutto il suo caratteristico colore, riducono la permeabilità dei capillari e ne rafforzano la struttura. Le antocianine infine, presenti in grandi quantità, rafforzano il tessuto connettivo che sostiene i vasi sanguigni e ne migliorano l’elasticità ed il tono. Riescono in tal modo a svolgere un’azione antiemorragica nonché contro i radicali liberi. Tutte questa sostanze poi favoriscono e aumentano la velocità di rigenerazione della porpora retinica, migliorando la vista specialmente la sera, quando c’è poca luce.
I CONSIGLI DELL’ERBORISTA Se volete prepararvi in casa un'ottimo succo a base di mirtillo ecco qui una ricetta molto semplice, utile in caso di diarrea e ottimo integratore sia di liquidi che di sostanza nutrienti. Procuratevi 100 grammi di mirtilli freschi, mezzo limone e 1 cucchiaino di miele. Lavate bene i mirtilli e poi frullateli aggiungendo un po' di acqua se volete un succo più diluito. Infine spremete il mezzo limone e versatene il succo nei mirtilli appena frullati; dolcificate con il miele. Contro le "febbri" sulle labbra (herpes) e come disinfettante intestinale: mettere in una bottiglia una parte di mirtilli schiacciati e 5 parti d'acqua; lasciar macerare in luogo tiepido per 15 giorni, filtrare e usare in queste dosi: 15 gocce al giorno per i bambini, 40 gocce per gli adulti. Contro diabete e cistite: decotto di foglie fresche o secche (bollirne 40 g, per 5 minuti, in 1 litro d'acqua e lasciare in infusione per 10 minuti; berne 1 litro al giorno)
AGENDA
Maschera contro la couperose: far bollire in un quarto di l di acqua calda un cucchiaio di bacche per 10'. Schiacciarle, aggiungervi 2 cucchiai di avena polverizzata e mescolare. Stendere sul viso tenendo per 15'. Sciacquare con acqua tiepida. Contro l'infiammazione alla bocca: versare un cucchiaio di foglie in una tazza da te' di acqua calda. Coprire e filtrare dopo 15'. Fare ripetuti sciacqui durante l'arco della giornata. Una merenda per i bambini: in un vasetto di yogurt aggiungere un cucchiaio di mirtilli e un cucchiaio di fiocchi d'avena con poco miele.
QUANDO SI RACCOGLIE Generalmente il mirtillo nero si raccoglie dalla metà di luglio alla metà di settembre. I mirtilli si raccolgono con il 'pettine' che viene utilizzato per staccare il frutto senza danneggiare foglie e rami. In alcune zone però l'uso del pettine è vietato e la raccolta può essere fatta soltanto a mano. Ci sono poi aree protette dove la raccolta è vietata.
COME SI UTILIZZA Si utilizzano i frutti ma anche le foglie e le radici del mirtillo che hanno proprietà terapeutiche. Le prime vanno raccolte in primavera, le seconde in autunno.
CURIOSITÀ Secondo la mitologia, il mirtillo è legato al nome di Venere, dea dell'amore, il Mirto compare infatti in numerose leggende. Alcuni ritengono che la dea, dopo il giudizio di Paride, si cinse di una corona fatta con questa pianta.
Crostata di mirtilli Ingredienti 500 gr di farina - 250 g di burro - 250 g di zucchero 3 uova - 1 limone non trattato 1 bustina di lievito in polvere per dolci mirtilli neri 500 g - 300 g di gelatina di albicocche 1 bicchiere di liquore secco - sale Mettete la farina a fontana sulla spianatoia, ponete al centro il burro a pezzetti, lo zucchero, il lievito, la scorza di limone, un pizzico di sale, le uova e impastate quel tanto che basta per unire gli ingredienti. Macerate i mirtilli in un po' di liquore. Stendete la pasta in un disco del diametro di circa 24 cm e mettetelo in uno stampo per crostate imburrato. Cuocetela in forno caldo per una ventina di minuti circa. Sciogliete la gelatina a bagnomaria sul fuoco e, usando un pennello, stendetene un po' sui bordi della pasta frolla. Unite la rimanente gelatina ai mirtilli scolati dal liquore. Collocate al centro del disco di pasta i mirtilli e spolverizzare la pasta intorno con un leggero strato di zucchero a velo.
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TURISMO
dalla Redazione
Ein Muss für jeden Italienliebhaber Die Sassi von Matera
Das Erste, was einem bei der Ankunft in Matera überrascht, sind die Farben sowie das Licht, und das waren auch Eindrücke, die bereits in der Antike und den darauf folgenden Jahrtausenden die Besucher begeistert haben. Diese Stadt ist ein Kreuzweg von Völkern, von Spiritualität und Menschlichkeit.
vielen anderen Dingen verbunden: mit Kunst, Gastronomie, Traditionen, Gastfreundschaft, kulturellen Aktivitäten und einer herrlichen Umgebung.
Überall verspürt man eine besondere Atmosphäre, die so ganz anders ist als an allen anderen Orten, die ebenso reich an Kunst und Geschichte sind und wofür Italien ja in der gesamten Welt berühmt ist.
Ein Aufenthalt in Matera bietet die Gelegenheit zum Besuch eines Ortes, um den uns viele beneiden und der von der UNESCO zum Weltkulturerbe erklärt worden ist. Eine verzauberte Welt, die man nicht müde wird zu erforschen und die man dann auch nicht so schnell wieder vergisst.
Ob man einfach nur die Winkel der Stadt durchstreift oder mit dem Fahrrad die wilde Natur und die wunderbaren Felsenkirchen entdeckt - Matera bezaubert aufgrund seiner Ursprünglichkeit und Unverfälschtheit. Die so genannten Sassi sind eine seiner Hauptattraktionen, sind aber sicherlich nicht der einzige Grund, um dieser Stadt einen Besuch abzustatten, denn der Name “Matera ” ist auch mit
Als wir in der Abenddämmerung in Matera ankamen, war mein erster Gedanke, dass ist ein Städtchen für verliebte Pärchen. Einfach romantisch: die verwinkelten Gässchen, die Häuser die wie Bienwaben am Berg kleben. Langsam schalteten sich die Lichter ein und es wurde wirklich noch romantischer. Es hörte einfach nicht auf, denn das Hotel wartete mit Zimmern auf, die komfortabel
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ausgebaute Höhlen waren. Der Abend konnte bei einem Besuch in einem örtlichen "Ristorante" mit leckeren und raffinierten Speisen sowie einem sehr guten Rotwein abgeschlossen werden.
lassen. Tatsächlich wurden die Menschenumgesiedelt und Matera verfiel. Heute gehört Matera zum Weltkulturerbe der UNESCO und wird langsam wieder aufgebaut. Dabei wird den damals vorhandenen Beziehungsstrukturen der Einwohner Matreras eine hohe soziale Bedeutung beigemessen.
Die Hotels bieten modern eingerichtete Hotelzimmer in den ehemaligen Höhlen an, die man garnicht verlassen möchte, aber draußen warten verwinkelte Gassen und Straßen, die beim Bummeln Zeit und Raum vergessen lassen. Wenn sich intensiv mit der Geschichte dieser Stadt beschäftigt, wird man sehr viel über die Geschichte Italiens erfahren. Deswegen unbedingt eine Führung machen.
Der Spaziergang in den "Sassi" war immer eine neue Entdeckung. Bis in die 50-iger Jahre des vergangenen Jahrhunderts haben hier über 20.000 Menschen in ärmlichen, bäuerlichen Verhältnissen gelebt. So gehörte die Kuh oder der Esel mit zu den Bewohnern der Höhlenwohnungen (in einem Museum kann man das sehr gut nachvollziehen, www.casagrotta.it).
Nachdem über einen Roman diese Verhältnisse publik wurde, beschloss der italienische Staat diesen “Schandfleck" von der Landkarte verschwinden zu
SOCIETÀ
di Chiara Morassut
La crisi greca misure drastiche, come il taglio di parte della tredicesima e della quattordicesima degli stipendi dei dipendenti pubblici, l'aumento dell'iva sui prodotti in commercio, una sovrattassa su sigarette ed alcolici, nonché un considerevole aumento della benzina, passata in breve tempo dal costo di 1,10 euro al litro a punte di 1,50 euro.
Questa è la crisi greca “secondo me” che ci sono dentro e non me ne curo, ma per capire questa crisi serve qualche accenno di economia e qualche accenno di storia. Poi seguirà forse qualche dettaglio sulla mia limitata esperienza, per chi da tempo mi chiede di scrivere della crisi greca, o magari solo per me stessa, perché me ne sto andando. Innanzitutto non ci vuole molto a capire che la minaccia del fallimento sta diventando un'ipotesi sempre più concreta per un paese, il parente povero della famiglia europea, che si è adagiato per anni, in pratica dalla sua entrata nella Comunità Europea nel 1981, sui sostegni che piovevano copiosi, sotto forma di sovvenzioni, per far raggiungere a quel parente povero lo status degli altri membri. E così fu, almeno apparentemente. Ma il tutto con patrimoni che non solo non riflettevano la reale ricchezza del paese, ma che invece che negli investimenti ai quali erano preposti venivano distribuiti nei diversi livelli di una scala gerarchica di potere ancora molto diffusa in Grecia, dove la politica di corruzione generale e il sistema di favori diffusi ad ogni livello è considerato socialmente accettabile, normale. Nel frattempo il debito pubblico è salito (nel 2009 era oltre il 13 % anche se la soglia massima prevista dal Trattato di Maastricht è del 3 %), i Governi non hanno saputo o non hanno voluto modificare una gestione dissennata che ha guidato una nazione al baratro, e la realtà si è fatta sentire, anche tragicamente. Nelle scorse settimane il governo greco, guidato da Yorgos Papandreou, ha imposto alla popolazione
Come conseguenza, la popolazione ha risposto e sta rispondendo con ondate di scioperi generali che hanno paralizzato il paese per diversi giorni nell'arco dell'ultimo mese e hanno avuto anche risvolti tragici (e un eco internazionale) con la morte di 3 persone durante gli scontri e la guerriglia che hanno caratterizzato la manifestazione dello scorso 5 maggio. Reazioni di un popolo ingiustamente vessato che non vuole pagare per le colpe di speculatori e governanti sconsiderati o ultimo tentativo di aggrapparsi a un welfare dorato e insostenibile fatto di bustarelle e regalie? Gli scontri del 5 maggio
C'è chi, per dare una risposta, riconduce la crisi sociale ed economica del paese al lontano passato, in particolare ad una prassi nata durante l'Impero Bizantino e destinata a caratterizzare l'organizzazione sociale greca fino ai giorni nostri, ovvero la pratica del “meson ”, il “tramite”. L'Impero Bizantino, centralista e burocratico, rendeva quasi impossibile agli abitanti delle province periferiche far giungere a Costantinopoli le loro richieste e lamentele. Era quindi abitudine diffusa da parte dei sudditi delegare a una persona autorevole della propria comunità il compito di recarsi nella
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capitale per farsi ascoltare a sua volta da personaggi influenti che avrebbero intercesso presso i consiglieri dell'Imperatore. Questo sistema di gerarchia è giunto simile fino ai giorni nostri, ed ha saputo adattarsi perfettamente ai meccanismi della democrazia rappresentativa moderna che è caratterizzata, nel caso della Grecia, da un contatto realmente diretto tra i parlamentari, eletti dalle singole province per formare il parlamento di Atene, con i loro elettori. Capita quindi che nel periodo pre-elettorale ogni greco entri in contatto con l'entourage del politico di turno intavolando trattative fatte di scambi di voti con favori di vario genere, e poiché la quasi totalità dei greci possiede almeno un conoscente che funge da meson, di alto o medio livello, tutti sono coinvolti nelle vicende politiche del paese in modo diretto. Al termine delle elezioni i parlamentari eletti del partito vincitore tengono fede alle promesse, si assiste così, fra le altre cose, alla creazione di posti pubblici dal nulla: in questo modo il numero degli impiegati pubblici in Grecia ha raggiunto una cifra totalmente slegata dalle reali necessità del paese. Va da sé che in un simile sistema la corruzione sia la norma, tanto da essere diventata prassi usuale ed accettata a tutti i livelli della società; pagare degli extra per ricevere servizi dalla pubblica amministrazione è ritenuto normale, dagli sportelli del fisco fino alle bustarelle ai medici degli ospedali pubblici. La Grecia di oggi è quindi un paese praticamente sprovvisto di un settore industriale e che basa la propria economia sull'agricoltura e sul turismo, e dove la maggioranza dei lavoratori è assunta in impieghi ottenuti tramite raccomandazioni, lavori spesso senza alcuna utilità creati appositamente per dare una occupazione alla popolazione. Non stupisce neanche, in questo senso, che l'attuale primo ministro Papandreou sia figlio di Andreas Papandreou, fondatore del partito socialista greco, a sua volta figlio di Yorgos Papandreou, altro storico protagonista della politica greca della prima metà del XX secolo, una sorta di accettata ereditarietà del potere. Storicamente si potrebbe ancora accennare alla crisi dell'Impero Bizantino e alla conquista ottomana fino alla guerra d'indipendenza greca del 1821 e al successivo formarsi di uno stato greco in cui la popolazione, da sempre abitante di una nazione sostanzialmente povera, aveva sviluppato un approccio alla vita fondato essenzialmente sul vivere alla giornata e sul godere dei pochi averi nel presente, in una dimensione temporale che lasciava poco spazio al futuro remoto. Insomma i greci l'hanno sempre “presa con filosofia” se mi si perdona la battuta.
Questa, è vero, non è la crisi greca “secondo me” che avevo promesso, ma devo dire che, forse perché straniera di passaggio, la crisi greca mi ha toccato molto poco. Il giorno dopo la manifestazione del 5 maggio io e miei colleghi del call center italiano delocalizzato ad Atene non abbiamo potuto ordinare il caffè nel bar di fronte perché qualche manifestante aveva rotto le vetrine, e questo è quando su di me hanno influito le disavventure del paese. Siamo tutti come piccole formiche, ho letto da qualche parte, col nostro sguardo che copre una piccola porzione del mondo che ci circonda, e cerchiamo di interpretare l'insieme partendo dalla nostra limitata esperienza. Ecco, la mia di limitata esperienza ha visto un paese dove il freddo espresso seduti al tavolino del bar è, più che un'idea di felicità, una sorta di stile di vita; dove in qualsiasi ufficio pubblico quattro persone fanno il lavoro che potrebbe fare uno solo di loro; nel quale i servizi non funzionano e le regole praticamente non esistono. Un paese che mi ha accolto da straniera e nel quale straniera sono rimasta, certamente anche per mia scelta, dove mi sono adeguata anch'io inevitabilmente a quel “sigà sigà” (piano piano) che sembra coinvolgere un po' tutti gli aspetti della vita. Da straniera, insomma, che ha visto in questo paese amplificate le contraddizioni e il malaffare di un'Italietta che prima pensavo non potesse insegnare niente a nessuno, non lo so se la Grecia uscirà dalla crisi. Di certo le spiagge rimarranno da sogno, il cibo rimarrà buonissimo, e la gente la gente rimarrà sempre la stessa. Quindi uscirà la Grecia dalla crisi? Dubito, o magari non mi interessa.
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TURISMO
di Rossana P. Seghezzi
Dove la vacanza assume altre forme Nuove tendenze alla ricerca della cura del corpo e della mente
I ritmi frenetici della vita quotidiana e lo stress del lavoro inducono sempre più gente a concedersi una breve vacanza all'insegna del benessere e della cura del corpo e della mente. Abbiamo cercato per voi i migliori hotel all'avanguardia con questa nuova tendenza. I loro programmi vanno oltre il classico centro spa: esercizi di yoga sulla spiaggia, alimentazione sana, programmi per il benessere spirituale, vinoterapia, ecc.
Questa moderna struttura si estende su 2300 m² ed è una vera e propria oasi del benessere psicofisico. Il centro dispone di piscine termali dotate di idromassaggi e getti e cascate d'acqua, sauna e bagno turco con zona relax, quattro sale fitness, palestra per
Italia, Sassuolo, Hotel Terme Salvarola**** In una località naturale, fra vigneti, colline e parchi verdi, si trova l'Hotel Terme Salvarola. L'hotel accoglie i suoi ospiti in un ambiente rilassante ed è il luogo ideale per fare il pieno di energie dopo una settimana di lavoro. A pochi passi dall'hotel sorge il centro benessere "Balnea", aperto 7 giorni su 7. l’altraitalia 36
turco con zona relax, quattro sale fitness, palestra per tecniche orientali, zona yoga e centro estetico. Per coloro che desiderano mantenersi in forma è possibile seguire numerosi corsi di ginnastica sotto alla guida di personale specializzato, come ad esempio: Spin-bike, Step, circuito brucia grassi, Pilates e Box. Punto forte del centro sono i sentieri della bellezza e del benessere che propongono trattamenti innovativi a base degli ingredienti della tradizione gastronomica di Modena. In particolare, il centro Balnea è stato uno dei primi in Italia a proporre la vinoterapia, trattamento che utilizza i benefici della vite, uva e mosto per prevenire l'invecchiamento cutaneo. Austria, Saalbach; Theresia Gartenhotel****
Messico, Tulum, Hotel Blue Tulum Resort & Spa**** Negli ultimi tempi Tulum sta diventando una meta sempre più ambita da star del calibro internazionale come Drew Barrymore, Anne Hathaway e Sienna Miller. Il motivo? Questa destinazione si trova sulle meravigliose coste incontaminate della Riviera Maya ed è il paradiso del relax e della "meditazione". Le spiaggie di Tulum, tra le più belle al mondo, sono infatti particolarmente rinomate per la pratica dello yoga all'aria aperta. All'Hotel Blue Tulum Resort & Spa, per esempio, vi ritroverete in un altro mondo, dove il benessere della persona si trova al centro di ogni preoccupazione. L'hotel dispone di oltre 15.000 m² di strutture termali, 10 stanze per trattamenti vari e un centro fitness climatizzato. Ogni giorno ci si può rilassare facendo corsi di yoga a pochi passi dal mare: una combinazione di movimenti e tecniche di respirazione che rilasserà la vostra mente, corpo e spirito e vi riempirà di energia. L'hotel Blue Tulum Resort & Spa è anche specializzato nella organizzazione di matrimoni ed è il luogo ideale dove passare una romantica luna di miele. Svizzera, Adelboden, Parkhotel Bellevue****
Il Theresia Gartenhotel ha un occhio di particolare riguardo al benessere sia fisico che spirituale dei propri clienti. L'hotel fa parte della "Schlank und schön in Österreich" ("Sani e snelli in Austria"), associazione dei migliori 53 hotel dell'Austria specializzati in relax ed equilibrio, alimentazione sana, movimento, fitness e cura del corpo. Oltre alla sala fitness e le classiche infrastrutture per il benessere (piscine, idromassaggi, sauna e massaggi) gli ospiti potranno approfittare dei consigli del mental trainer Erwin Doringer, specialista con oltre 20 anni di esperienza nel campo del benessere mentale. Il suo programma prevede sedute di ipnosi (per disintossicazione da nicotina, nervosismo e stress, ansia da esami, mancanza di fiducia in se stessi e perfino incremento del rendimento professionale e sportivo), esercizi per il benesserre psichico, training della personalità, magnetoterapia, ecc. Gli ospiti del Theresia Gartenhotel potranno anche approfittare di una gastronomia di alta qualità improntata su una dieta sana a base di prodotti esclusivamente biologici. L'hotel è in possesso di un certificato di garanzia "bio" ed ha vinto il premio "Grüne Haube" (cappello verde), riconoscimento che premia le migliori cucine biologiche.
Il Parkhotel Bellevue & Spa si trova nel cuore delle alpi Svizzere ad Adelboden, una splendida località turistica immersa nella natura. Oltre all'area spa dotata di sauna, piscine riscaldate sia all'aperto che al coperto, bagni termali, massaggi, trattamenti di bellezza, l'hotel dispone di moderne infrastrutture per la pratica sportiva. È infatti presente una sala fitness su una superficie di 1300 m², dove quotidianamente potrete partecipare ad un programma di esercizio fisico seguiti da un professionista. Il programma prevede esercizi di pilates, ginnastica, Chi yoga, Chi ball, acqua gym e body forming. Per coloro che desiderano visitare la regione mantenendosi allo stesso tempo in forma, l'hotel mette a disposizione un servizio di noleggio gratuito di mountain bike. Il Parkhotel Bellevue offre ai propri ospiti una gastronomia di alta qualità basata su un'alimentazione sana. La cucina dell'hotel non prevede infatti un menù standard, ma uno giornaliero preparato sul momento a base di cibi freschi e prodotti di alta qualità.
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PSICOLOGIA
di Bernadette Costa-Prades e Vania Crippa
Superare la gelosia del passato Il pensiero che il nostro partner sia stato felice con un’altra può rendere intrigante la relazione ma, allo stesso tempo, creare un profondo disagio. Fino, a volte, a rovinare il rapporto. Come gestire la gelosia di un vecchio amore? Come te nessuno mai. Non è solo il titolo di un famoso film di Gabriele Muccino, ma anche il mito che ogni nuova coppia di amanti insegue: l’idea che “prima di noi” non ci sia stato nulla... All’inizio, ogni storia d’amore poggia infatti sulla volontà di fare tabula rasa delle relazioni precedenti, di (re)inventare l’amore senza alcuna ombra del passato. “È il lato buono del periodo passionale, in cui gli amanti, soli al mondo, vorrebbero riscoprirsi vergini di ogni avventura”, spiega Francesca Santarelli, psicologa e psicoterapeuta a Milano. “Ma questo desiderio di adottare la politica del fare terra bruciata sui rispettivi vissuti non è destinato a durare, aldilà dei primi momenti di infatuazione”. Cosa succede quando, al risveglio che segue la passione, sopraggiunge la gelosia? Un sentimento basato sull’interesse eccessivo per la vita passata del partner, sulla caccia agli indizi, che si manifesta con ansia e tristezza a ogni minimo aneddoto ...
Il passato incombente “Non riesco a trattenermi dal chiedere a Gianni della sua vita prima di me, voglio sapere tutto, mi capita anche di svegliarlo la notte per chiarire dei dettagli ...”, confida Silvia, 35 anni, commessa a Mestre, fidanzata da otto. Francesca Santarelli vede in questa curiosità insaziabile un modo di ottenere rassicurazione: “Vogliamo sapere tutto per potere fare paragoni e comprendere quale posto occupiamo nella vita del nostro compagno. L'amore, del resto, disorienta e, per tenere il passo, abbiamo bisogno di indicatori. Il passato gioca un ruolo ideale. E, di solito, siamo noi a volerlo evocare, facendo domande, anche se sappiamo che suscitano
tormenti”. Pensiamo: “Se so come il mio partner ha vissuto, chi e come ha amato, so come vivrà e amerà domani”. Ma, precisa Santarelli, “è soltanto un fantasma di onnipotenza, perché non si scrive mai la stessa storia”. Una nuova relazione crea una diversa alchimia sulla quale non abbiamo alcun dominio e il passato spesso non dice nulla né del presente né del futuro. Il passato troppo felice “Quando parlo dei 10 anni che ho trascorso in Canada a lavorare, vedo mio marito scurirsi in volto, irritato per questa parte di vita che non ho condiviso con lui”, rivela Isa, 50 anni, manager a Monza, sposata da 13 anni con Luca. In che modo questa esperienza ormai lontana può interferire nella relazione presente? Commenta Santarelli: “Molti pensano, inconsciamente, che nella vita ciascuno ha la sua dose di felicità: se la prima parte dell esistenza è stata troppo serena, poi non resteranno che le briciole. Ma è esattamente il contrario di quello che accade nella realtà, perché il desiderio genera desiderio ...”. Questa gelosia è un pensiero abbastanza frequente, che non risparmia quasi nessuno. Sarebbe meglio ammetterla, per riuscire a gestirla quando si presenta. Spesso si tratta dell’impossibilità di accettare che l’altro abbia avuto delle esperienze piacevoli senza di noi, come se ci appartenesse, come se il suo passato fosse il nostro: “Si può ancora parlare di amore davanti a tanto desiderio di possesso?”, si chiede Claudio Lorenzetti, psicologo e psicoterapeuta a Milano. “Un simile atteggiamento è innanzitutto il sintomo di insicurezza affettiva”. Il passato rispettato C’è un tempo con cui non è possibile scendere a patti. Cosa dire di quelle donne che non vogliono sentire parlare dei figli del loro nuovo compagno? Di quegli uomini che esigono che la loro partner tagli i ponti con la famiglia d’origine? “Se la passione non vuole saperne del passato, la maturità di coppia si basa sulla sua accettazione e il suo rispetto”, precisa Lorenzetti. “Non potrei amare un uomo che parla male delle sue esperienze amorose prima di me”, afferma Maria, 46 anni, grafica a Siena. “A volte è difficile ascoltare mio marito che racconta dei momenti felici vissuti senza di me, soprattutto della complicità coi suoi figli, dato che non ne abbiamo di nostri ...”. Serve una certa grandezza d’animo per vivere una storia d’amore, e anche una buona dose di generosità...
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ENOGASTRONOMIA
di Christian Testori
La cucina milanese
Milano, capitale morale d'Italia. E capitale economica. Milano, forse l'unica città italiana sinceramente globalizzata e autenticamente allineata con le altre metropoli occidentali, nei confronti delle quali può tuttavia vantare una peculiarità. Anzi, un intero bagaglio di peculiarità, un portato di tipicità che nella gastronomia riesce ad esprimersi esemplarmente . Milano e la sua cucina, spesso timida nel rivendicarsi ma concreta nella sua capacità di penetrare i gusti degli italiani. Anzi, sia detto senza timore di smentita: nessuna cucina locale ha un così alto indice di diffusione nazionale. Da dove può allora prendere le mosse un viaggio nei segreti della cucina meneghina?
La seconda tappa è rappresentata necessariamente dalle carni, protagoniste della maggior parte delle ricette tradizionali. L'abbondanza di legno e di combustibili ha dato origine a pietanze dalla cottura lunga come gli stufati e gli stracotti. A recitare la parte del leone, come avviene in molte altre regioni padane che come la Lombardia hanno retaggi celtici, è la carne suina. Insieme alla verza, il maiale è ad esempio l'elemento cardine del piatto più celebre della cucina milanese: la casoela. E, così come accade nelle altre regioni del Nord Italia, guai a buttarne via qualcosa. Dal maiale si ricava naturalmente il famoso salame Milano,
Tutte le fonti concordano: dal burro, che viene usato persino per friggere. E quindi dal latte, dalla panna, dai formaggi grassi e molli tipici della zona, come il mascarpone e il gorgonzola, la robiola e la crescenza. Da una sostanziale assenza, anche. Da un vuoto che non lascia indifferenti: l'olio di oliva, che arriva a Milano insieme agli immigrati meridionali e che solo negli ultimi decenni ha preso il largo per le note valenze dietetiche e salutistiche ad esso associate. l’altraitalia 39
ma anche i cotechini e quella salsiccia lunga e sottile che si chiama 'luganega'. Se la carne suina sfoggia una netta supremazia, quella di vitello può, a giusto titolo, rivendicare un proprio ruolo peculiare nella costruzione dei piatti tipici. Ne è un chiaro esempio il midollo, ingrediente basilare nel celebre risotto 'giallo'. La vicinanza a terre fertili e rigogliose come la Lomellina non poteva non lasciare un segno, non solo con la diffusione dell'oca, abbondante riserva di grasso utile anche per ricavare condimenti, ma soprattutto per il riso, molto più diffuso della pasta.
Menzione speciale anche per la polenta, che rientra nei pani e nei dolci, mentre decisamente comprimari appaiono i pesci, per lo più di lago ad eccezione del baccalà e per lo più connessi ad esigenze legate ai precetti religiosi. Tra le verdure, oltre alle già citate verze, risultano diffusi cardi e asparagi. L'elenco dei piatti tipici è decisamente lungo e variegato, indice di una cucina ricca, o comunque molto più ricca di quella che non è dato riscontare in altre regioni pur vicine ma molto diverse in quanto a territorio. È il caso della Liguria. Oltre a rilevarne, come fatto, gli aspetti legati alla tipicità, vale la pena sottolineare la capacità di molti piatti milanesi di sfuggire ai tratti provinciali per
La ricetta Casoela Ingredienti per 4 persone 300 gr. di puntine di maiale, 200 gr di salsiccia 'luganega', 100 gr. di cotenne fresche, qualche salamino verzino, 800 gr. di verza, 200 gr. di sedano e carote tritati fini, 1 cipolla, 1 bicchiere di vino bianco secco, 50 gr. di burro, 1 mestolo di brodo, 1 cucchiaio di salsa di pomodoro, sale e pepe.
Scottare le cotenne dopo averle raschiate. Tagliare la cipolla, riporla in una casseruola (da cui il nome della ricetta) e farla imbiondire in una noce di burro, quindi aggiungere le puntine di maiale, i salamini e la salsiccia tagliata a pezzi di 15-20 centimetri circa. Versare il vino bianco, lasciarlo evaporare, poi togliere tutti gli ingredienti, che saranno messi da parte. Nella medesima casseruola versare le carote e il sedano tritati, la salsa di pomodoro diluita in poco brodo, il sale e il pepe. Mescolare, abbassare il fuoco, coprire e lasciar cuocere mescolando di tanto in tanto. In una pentola a parte far appassire la verza, lavata a puntino. Toglierla dalla pentola e metterla nella casseruola dove stanno cuocendo le altre verdure Aggiungere la prima parte della ricetta e mescolare in modo che il tutto venga coperto dal sugo di cottura. Cuocere per circa un'ora, asportando ma mano con la schiumarola il grasso che cola in superficie.
Abbinatela con ... Barbera del Monferrato DOC Vino rosso, fresco, giovane e di pronta beva che prende il nome dall'omonimo vitigno, utilizzato in una percentuale compresa tra l'85 e il 100 per cento. La sua produzione è consentita nelle province di Alessandria e Asti. Di colore rosso rubino, più o meno intenso, ha un odore vinoso e un sapore asciutto o leggermente abboccato, mediamente di corpo, talvolta vivace o frizzante. Il titolo alcolometrico è di 11,5 gradi. Servire a 16-18 gradi centigradi in calici allungati. Qualora sia ottenuto da uve con gradazione alcoolica complessiva minima di 12,5 gradi e sottoposto ad un periodo di invecchiamento non inferiore a 1 anno di cui almeno 6 mesi in botti di rovere, può portare la qualificazione superiore.
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espandersi e contaminare altre regioni. Un tratto molto affine, questo, con la vocazione di una città a orientare mode e tendenze senza chiudersi in sé stessa ma incamerando elementi allogeni con una spiccata naturalezza. La milanesità, nel costume così come in cucina, è tale a partire dal suo carattere aperto e proteso verso l'esterno. È questo l'humus socio-culturale che ha consentito la diffusione su scala nazionale di piatti come gli arancini di riso, l'insalata di pollo, gli involtini di verze, i nervetti in insalata, il sanguinaccio, gli gnocchi al gorgonzola, il minestrone classico, riso e latte, il risotto giallo alla milanese, gli strangolapreti, il cotechino con le lenticchie, la cotoletta alla milanese, gli involtini di vitello in spiedino con la pancetta, gli ossibuchi, il petto di tacchino con funghi, il pollo con i peperoni e alla cacciatora, le scaloppine al vino bianco e alla pizzaiola, lo stinco di maiale al forno, gli asparagi alla milanese, il budino al cioccolato, le chiacchiere, il panettone, il tiramisù e la torta paradiso.
Agenda Mostra Regionale della Toma di Lanzo e dei formaggi d'Alpeggio XIV edizione dal 09 al 18 luglio 2010 a Usseglio (TO) Per maggiori informazioni: www.sagradellatoma.it Un appuntamento ideato per conoscere da vicino tipicità locali come la Toma e i torcetti di Lanzo, i formaggi d'Alpeggio, i salami di Turgia, i grissini, le confetture, il miele e il pane artigianale di montagna. Nell'area espositiva di 5.000 mq di questo piccolo paese dell'alta Val di Viù, la grande Mostra-Mercato sarà arricchita dalla presenza di oltre 100 espositori provenienti dal centro e nord Italia, dalla Svizzera e dalla vicina Francia. Tanti gli appuntamenti: incontri, degustazioni guidate, presentazioni di libri, laboratori del gusto, visite agli alpeggi, menu ad hoc nei ristoranti della zona, spettacoli, giochi didattici per bambini e adulti.
Concorso Formaggio Asiago prodotto in Malga Il: 10 luglio 2010 ad Asiago (VI) Il tradizionale appuntamento con il concorso per il "Miglior Formaggio Asiago Vecchio e Stravecchio prodotto in Malga" del Consorzio Tutela Formaggio Asiago. Sarà l'occasione per andare alla scoperta delle bellezze di una terra dove si produce un formaggio di qualità straordinaria secondo una tradizione antichissima.
Barolo Night
È tutto originariamente e incontrovertibilmente milanese? Difficile pronunciarsi, difficile non pensare che in questi piatti Milano non subisca influenze di terre limitrofe. Di certo ha fatto proprie queste ricette e le ha incamerate in un sapere antico, popolare e diffuso, impossibile da dipanare. È per questo che in molti sostengono che Milano sia tra le città dove in assoluto si mangi meglio. E dove, forse, si sente anche meno nostalgia verso le osterie antiche e quegli antichi sapori che erano tutt'uno con la civiltà contadina che sorgeva ai suoi confini; una civiltà ora irrimediabilmente sostituita dalle colture intensive e da quella globalizzazione che qui non spiazza, non crea spaesamento, non angoscia. Tutto, a Milano, sembra diventare milanese anche se proviene da altri universi e anche se tende a sostituire prepotentemente l'esistente. Perfino il fast food assume quel senso che altrove non può rintracciare, trova quel significato che ne giustifica l'esistenza ed entra a far parte di un mondo che inghiottisce le differenze senza dileguarle. Come? Semplicemente facendole proprie.
Il: 24 luglio 2010 a La Morra (CN) Per maggiori informazioni: www.barolonight.com Torna il 24 luglio l'evento enogastronomico di Langa dell'anno. Barolo Night, appuntamento dedicato al re dei vini prodotto nel territorio di La Morra (CN), si terrà nel centro cittadino a partire dalle ore 19.30. Per voi, i migliori chef dei ristoranti lamorresi presenteranno piatti esclusivi abbinati a tre grandi annate di Barolo di La Morra. La cena itinerante, accompagnata da musica "live", si aprirà in Piazza Castello per proseguire presso la Cantina Comunale, dove verrà servito l'aperitivo. Si proseguirà presso lo storico cortile della Cantina Mascarello per l'antipasto, a cui saranno abbinati i Barolo 2006. Si raggiungerà il settecentesco palazzo dei Marchesi Falletti, ora Cordero di Montezemolo, nelle cui cantine fu prodotto il primo Barolo di La Morra. Qui sarà proposto il primo piatto, in abbinamento ai Barolo 2003. Presso la terrazza panoramica dell'azienda Rocche Costamagna, andrà in scena il secondo piatto, in abbinamento ai Barolo 1999. Gran finale in Piazza Castello con una degustazione di formaggi stagionati e selezionati, con la completa selezione dei Barolo proposti nel corso della serata. La festa si concluderà proprio in piazza con un concerto e con le dolci proposte del Laboratorio di Resistenza Dolciaria di Alba.
Griglie Roventi - 5° Campionato del Mondo di Barbeque Il: 29 luglio 2010 a Caorle (VE) Per maggiori informazioni: www. griglieroventi.com È il passatempo dell'estate, una passione per tanti, una vera vocazione per alcuni: il barbecue. Il migliore in quest'arte verrà decretato a Caorle (VE), dove il 29 luglio alle ore 21:00 si terrà come da tradizione "Griglie Roventi", il Campionato del Mondo di Barbecue promosso dalla Regione del Veneto che lo scorso anno ha portato oltre 20.000 ad assistere alla gara sul lungomare. La spiaggia si coprirà di una distesa di griglie dove 260 aspiranti re del barbecue si sfideranno per decretare il più forte. L'ingresso è aperto a chiunque si senta il re del barbecue (purché non sia un cuoco professionista).
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Mettiamoci a tavola Pasta con alici e pangrattato al limone Ingredienti per 2 persone
due manciate di alici un mazzo di prezzemolo uno spicchio d'aglio fresco pangrattato scorza di un limone bi sale e pepe olio extra vergine d'oliva Pulite le alici togliendo le lische e la testa, in un tegame mettete olio e prezzemolo tritato tutto molto abbondante e anche l'aglio tritato finemente. Fate soffriggere avendo cura di toglierlo un attimo pima che l'aglio cambi colore disponete le alici con cura, coprite e togliete dal fuoco. Cuoceranno con il calore dell'olio. sempre in un piccolo tegame antiaderente fare rosolare il pangrattato , non deve scurire perchè diventa amaro, scuotele spesso il tegame, una volta essicato sentite con le dita la consistenza spegnete la fiamma e unite la scorza del limone. Cuocere la pasta condire prima con l'olio e metà della quantità di alici poi con il pangrattatto, impiattare e versare su ogni piatto le alici tenute a parte.
Ravioli con ricotta, patate ed erbette Ingredienti
Per l’impasto: 220 g di semola rimacinata - 2 uova Per il ripieno (ad occhio): patate lesse ricotta aglio tritato prezzemolo un po’ di yogurt naturale sale, pepe, noce moscata Per il condimento: 3 cucchiai di burro - piccolo mazzo di erbe aromatiche (salvia, basilico, prezzemolo ecc.) Unire la farina setacciata e le uova. Lavorare gli ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo. Se è necessario, aggiungere dell'acqua in quantità sufficiente ad ottenere una pasta elastica. Far riposare l’impasto per 30 minuti. Nel frattempo preparare il ripieno: schiacciare le patate bollite, aggiungere l’aglio, il prezzemolo e lo yogurt. Insaporire con un pizzico di sale, pepe e noce moscata. Amalgamare bene. Stendere la pasta in due sfoglie sottili e uguali. Sulla prima sistemate dei mucchietti di ripieno a distanza regolare, coprite con la seconda sfoglia e premete con le dita intorno al ripieno. Tagliare i ravioli con la rotella. Cuocerli in acqua bollente salata e scolarli 2-3 minuti dopo essere venuti a galla. Mettere in un una padella il burro e le erbe tritate, cuocere a fiamma molto dolce per 2-3 minuti. Mettere dentro la padella i ravioli appena scolati, alzare la fiamma ed amalgamare tutto velocemente ma con delicatezza. Servire immediatamente. l’altraitalia 42
Insalata di mare Ingredienti 800 gr di seppie o polipo 1 kg di cozze 300 gr di gamberetti 1 barattolo di sott'oli circa 280 Marinata: 3 cucchiai di olio ex. 1 spicchio d'aglio sale e pepe prezzemolo per la bollitura: acqua sale (poco) 1 carota 1 costa di sedano 1 spicchio d'aglio ½ bicchiere di vino bianco Pulire bene le seppie, togliere gli occhi e la pelle, (se si tratta del polipo: battete bene il polipo con un bastone in modo da snervarlo, spellatelo, pulitelo e lavatelo), in una casseruola fate bollire dell'acqua con poco sale, 1 carota, 1 costa di sedano 1 spicchio d'aglio e 1/2 bicchiere di vino. A questo punto immergetevi la seppia e dal momento dell'ebollizione calcolate mezz'ora se si tratta del polipo 1 ora per la cottura. La forchetta dovrà entrare facilmente nella carne del mollusco. Gli ultimi 5 minuti di cottura aggiungere i gamberetti. Spegnete il fuoco, e lasciatelo raffreddare nell'acqua finché non sarà diventata tiepida. Nel frattempo pulite bene le cozze levate il ciuffetto laterale e le "barbe"apritele sul fuoco con un coperchio, pulite i gamberetti. Tritare finemente la seppia e unire con gli altri frutti di mare. Preparare la marinata su una ciotola: sminuzzate finemente lo spicchio d' aglio e mescolatelo con il prezzemolo tritato, il succo del limone e l' olio. Salate, pepate e condite l’insalata di mare. Tenere in frigo per circa due ore prima di servire, per far prendere maggior sapore! Decorate come meglio credete con limone a fettine, insalata, pomodorini o maionese.
Frittelle dolci di ricotta Ingredienti per 4 persone
200 gr. di zucchero olio per friggere 500 gr. di farina 00 1 bustina di lievito 4 uova 250 gr. di uva sultanina 2 arance 1 bicchierino di rum 200 gr. di ricotta In una ciotola mettete l'uvetta ricoperta con acqua tiepida. Grattugiate la buccia delle arance e spremetene il succo. Mescolate bene le uova con lo zucchero, il rum, la buccia e il succo d'arancia, la ricotta, la farina, il lievito e l'uvetta sgocciolata. Lasciate riposare per 1 ora. Con un cucchiaino formate delle frittelle che friggerete nell'olio e quando saranno dorate toglietele dal fuoco. Asciugatele su carta da cucina e spolverate con zucchero a velo.
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ASTROLOGIA
di Simona Guidicelli
Il segno del mese: Cancro Il pianeta dominante è la Luna. L'elemento è l'acqua, la qualità è cardinale. Il Sole transita nel Cancro approssimativamente tra il 22 Giugno e il 22 Luglio. Colore da portare: il bianco, che esprime idealismo e spiritualità. Pietra Portafortuna: la perla. Metallo: l'argento che richiama il colore dei raggi lunari. Giorno favorevole: il Lunedì, giorno della Luna. Questo è il segno della maternità, della tenacia, del sentimento profondo, della malinconia e della irascibilità. Le persone di questo segno sono molto emotive e munite di uno spiccato senso di protezione verso il proprio nucleo familiare. Tuttavia quando devono confrontarsi generalmente risultano schivi e si nascondono come il granchio sotto la roccia. Hanno una memoria ferrea e collezionano ogni genere di cose degne di importanza. Essendo un segno d'acqua, necessita di movimento perché tende a ritenere i liquidi. È il segno della vita. È un segno difficile ed a volte misterioso. Vive fra due mondi, quello esterno visto come pericoloso e temuto, e quello interno, pieno di memorie, di fantasia, di sentimenti. È in equilibrio stabile tra questi due mondi: quando la realtà si fa troppo sgradevole, si rifugia nel domani sperando che i suoi sogni possano divenire realtà. Il domani è la sua protezione. Fortissimo, per questo individuo, il legame con la madre. La famiglia (soprattutto d'origine) ed i figli saranno sempre la sua realtà. Così se si sposa lo fa più che altro per gettare le basi di un nucleo familiare. La famiglia sarà sempre più importante del partner, in particolare per la donna del Cancro, sarà sempre più madre che compagna. Anche quando non si sposa, la donna tende ad assumere un comportamento materno anche nei confronti della famiglia d'origine. Queste persone, sotto un'apparente flemma ed imperturbabilità, nascondono un carattere taciturno ma inquieto, riflessivo. Queste persone adorano viaggiare, soprattutto per mare. Il Cancro ha un grande amore per la sua casa, per il suo ambiente, per le sue pantofole, la sua musica. La sua sensibilità è estrema, teme sempre di essere messo in ridicolo e può diventare molto, molto permaloso. La sua timidezza lo può indurre a sfoderare un'inconsueta aggressività per difendersi. L'ambizione c'è ma è segreta, spesso raggiunge ciò cui aspira nella seconda metà della
vita. Caratteri distintivi del segno sono: una grande dolcezza, fedeltà (nei confronti degli amici per lo più), grandi doti intuitive, grande cultura ed eccezionale memoria. Il carattere mutevole è proverbiale, tipico per loro essere meteoropatici ed instabili come pochi altri.
La donna Cancro È una delle donne più femminili dello Zodiaco, sensibilissima e dalla sensualità carezzevole e avvolgente. Romantica e sognatrice, imposta la sua vita sulle realizzazioni affettive e anche se sceglie una carriera che valorizzi le sue doti di intuizione e di umanità i sentimenti sono sempre al centro del suo mondo. È portata a svolgere attività nell’ambito sociale e soprattutto a contatto con i bambini, poiché il suo senso materno le rende molto congeniale l’educazione e la cura dei piccoli. La famiglia è il suo terreno naturale di espansione, al punto da sacrificare, se necessario, le sue aspirazioni personali. Non è particolarmente attratta dalla vita mondana, ma si costruisce una rete solidissima di amicizie nelle quali prodiga tutta la sua capacità di dedizione e di sostegno affettivo e da cui si aspetta tutta la protezione che le necessita.
L'uomo Cancro Il tipo appartenente a questo segno d’Acqua è l’uomo conservatore, fondamentalmente tranquillo, amante della casa e della famiglia, piuttosto diffidente ad allargare la sua cerchia di conoscenze o il suo campo di esperienze. Ma esiste anche il cancro errabondo e inquieto come la Luna, sua governatrice, che alimenta le sue fantasie e lo spinge a inseguire traguardi spesso irraggiungibili, amori che gli sfuggono o successi che non lo soddisfano mai pienamente. Tutti i cancerini però hanno in comune l’attaccamento al passato, alle tradizioni di famiglia, agli amici d’infanzia e in qualsiasi frangente della vita trovano un solido ancoraggio nei loro affetti.
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