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numero 14 -novembre 09

Fr. 2.80 Euro 1.80

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

SOCIETÀ

Vietato il crocifisso? BENESSERE E SALUTE

CINEMA

L’influenza suina

Festival di Roma

www.laltraitalia.eu


Con l'apertura del 1° e 2° tronco del Carosello 3000.

Anticipato il via alla stagione invernale

Ma le sorprese non finiscono qui perché per la prima settimana, fino a venerdì 20 novembre compreso, l'accesso a tali impianti sarà libero e senza utilizzo dello skipass!


l’altraitalia SOMMARIO

ITALIANI NEL MONDO

EVENTI

Preoccupazione per i corsi di lingue e cultura italiana 3

BENESSERE & SALUTE Influenza suina Podologia L’arancia

4 24 40

CULTURA Intervista a Paola Carcano Ada Merini

6 32

8 10

26 Porto Azzurro

11 29

30 La rabbia

12

34 Mettiamoci a tavola 38 Il cinghiale

PSICOLOGIA

SOCIETÀ Vietato il crocifisso? Messina, una calamità annunciata

22 Stile italiano a Zurigo

TURISMO

RACCONTI La scatola dal fiocco rosa Nulla

CHIARAMENTE NO 21 Romantica?

MOTORI

CINEMA Festa del film di Roma Cineturismo

15 Napoli a Zurigo 36 SiciliaScherma

ENOGASTRONOMIA 18

MUSICA Andrea Bocelli “My Christmas” “Hearts” di Elisa 14

ASTROLOGIA 42 Oroscopo 44 Il segno del mese


l’altraitalia Editore l'altraitalia Postfach CH 8965 Wald (ZH) info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi Co-Direttore Gianni Lorenzo Lercari

di Maria C. Bernasconi

Etica e morale in politica

Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi

Collaboratori Paola Carcano Umberto Fantauzzo Simona Guidicelli Gianni L. Lercari Christian Lombardi Marco Minoletti Chiara Morassut Chiara Panzera Myriam Ramelli Armando Rotondi Fiorella Stringhini Christian Testori Luisella Zanino Foto rsp futura sagl

Redazione grafica e stampa VisualFB - Magliaso

Webmaster Alfredo Panzera

Contatti redazione@laltraitalia.eu

La politica è quell'attività umana che consiste nell'assumere decisioni in forza di un potere sovrano nell'interesse di qualcuno o della collettività. Ma ho l'impressione che negli ultimi anni si stia sempre più dimenticando, e non solo in Italia, quella che dovrebbe essere l'unica vera missione della politica: guidare il popolo, tracciare una rotta, avere una visione d'insieme di quelli che sono i reali problemi da affrontare nell'interesse della collettività. Questa gravissima “malattia” provoca, inevitabilmente, gravi conseguenze. Gli italiani non ce la fanno più! Non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese, non ce la fanno più per strada, sui luoghi di lavoro, negli uffici pubblici; insomma dappertutto. I disonesti e i furbi hanno sempre la meglio e, talvolta, passano pure per modelli e punti di riferimento. Il voto sembra il “mercato” di chi compra e di chi vende. Si spendono energie per ore ed ore discutendo di transessuali e di escort, si dedicano interminabili trasmissioni televisive a questioni poco rilevanti al solo scopo di sviare l'attenzione da quelli che sono i veri, angoscianti problemi che toccano la popolazione. L'Italia assomiglia sempre più ad un grande castello di sabbia che rischia di sgretolarsi alla prima ventata. Le malattie che affliggono il nostro paese sembrano avere la caratteristica della cronicità, dell'inguaribilità. La situazione risulta essere così ingarbugliata che non si sa da dove iniziare per porvi rimedio. A denunciare le ingiustizie e i soprusi sono però, molto spesso, le stesse “facce da schiaffi” di coloro che, quando beneficiano di un posizione di potere trattano senza alcuna considerazione chi ha la sfortuna di avere a che fare con loro. Forse lo Stato dovrebbe cominciare da se stesso, dovrebbe fare attenzione a tutte quelle violazioni, piccole e grandi, perpetrate dai suoi uomini e dalla sua classe dirigente nell'esercizio delle alte funzioni loro attribuite dal popolo sovrano e dovrebbe smetterla di comportarsi come quel vecchio prete dalla cattiva coscienza che incita i fedeli a fare “come predico io, ma non come faccio io”. Comincino le Istituzioni, quelle grandi e quelle piccole, a dare l'esempio! Si cominci a rispettare quelle “sacre” regole, che si chiamano leggi, che devono essere la base della convivenza civile di un grande popolo e di una grande nazione. Credo che, nel labirinto di problemi che stiamo affrontando in Italia (e non solo!), chi governa, a tutti i livelli, debba davvero cominciare a porsi, seriamente, a fatti e non a parole, il problema del rispetto delle leggi e delle regole, assieme a quelli dell'etica e della moralità.

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dalla Redazione

ITALIANI NEL MONDO

per i corsi di lingua e cultura italiana in Svizzera

Far valere il principio del mantenimento delle risorse dell'anno in corso

Ridotti gli effetti del taglio della Finanziaria 2009. Chiusi o accorpati tuttavia quasi 200 corsi. Preoccupazione invariata per il 2010. Il Coordinamento Enti Gestori in Svizzera si è riunito sabato 7 novembre 2009 alla Casa d’Italia di Berna. Durante la seduta gli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana hanno espresso apprezzamento per i tempi rapidi con i quali il MAE ha risposto alle richieste integrative inoltrate durante la scorsa estate in seguito allo stanziamento supplementare di quattro milioni di EURO per le attività sul cap. 3153 e per la tempestività con la quale gli uffici competenti hanno disposto l'erogazione dei contributi suppletivi. Per l'anno solare 2009 il taglio dei fondi subito dagli enti in Svizzera diminuisce dal 39% al 18%, al quale va aggiunto l'effetto negativo del tasso di cambio. In valuta locale la diminuzione di contributo ammonta mediamente a oltre il 20%. Un taglio che resta significativo e che non ha consentito di garantire la prosecuzione del servizio in tutte le sedi. Nell'anno scolastico 2009/2010 gli enti gestiscono quasi 200 corsi in meno rispetto all'anno precedente: 459 corsi a fronte di 649 gestiti all'avvio dell'anno scolastico 2008/2009. Ancor più dolorosa la riduzione dell'orario settimanale delle lezioni. Sono quasi 500 le ore di insegnamento settimanale dell'italiano soppresse in Svizzera. I corsi cancellati sono stati assorbiti solo in

minima parte dai docenti di ruolo supplementari assegnati alle Circoscrizioni di Losanna, Basilea e Berna. Inevitabili quindi i disagi per molte famiglie che si sono viste privare di un importante strumento didattico-formativo. Con preoccupazione gli enti seguono il dibattito parlamentare sulla Legge finanziaria 2010. Per l'anno prossimo il bilancio dello Stato sul Cap. 3153 prevede una dotazione di soli 16,5 milioni, invariati rispetto alla Legge finanziaria 2009 che aveva determinato il taglio del 40% ai contributi. Si rammenta che i contributi integrativi concessi per il 2009 sono validi solo sino al 31.12.2009. A partire dal 01.01.2010, quindi a metà anno scolastico, gli enti avranno a disposizione nuovamente una cifra sensibilmente inferiore. Queste continue "scosse di assestamento" non consentono una pianificazione adeguata ed efficace e incidono negativamente sull'andamento dei corsi, la loro utenza e la loro qualità. Gli Enti gestori auspicano pertanto che durante l'esame parlamentare della Legge finanziaria si riescano a recuperare anche per il 2010 almeno i quattro milioni aggiuntivi reperiti per l'anno 2009, facendo valere il principio del mantenimento delle risorse per l'anno in corso. Risorse indispensabili per continuare a garantire il numero dei corsi attualmente operanti.

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BENESSERE E SALUTE

di Luisella Zanino

maledizione degli dei? Influenza (le prime epidemie sono descritte dai Greci nel V sec. A.C.) deriva dal latino influentiae: per gli antichi romani l'epidemia derivava dall'influenza sfavorevole di congiunzioni astrali. Mentre negli Stati Uniti il presidente Obama dichiara uno stato di emergenza e tutti gli operatori sanitari sono di fatto costretti alla vaccinazione e ben volentieri pare se ne sottopongano, in Italia si lanciano parimenti allarmi mediatici sull'influenza Suina (alias A/H1N1) ma i medici in primis disertano la campagna vaccinale per le persone a rischio sociale, quelle che per ragioni professionali non dovrebbero correre il rischio di ammalarsi (personale sanitario e socio-sanitario; personale delle forze di pubblica sicurezza e della protezione civile, personale del corpo nazionale dei Vigili del Fuoco del Ministero dell'Interno, personale delle Forze Armate). Con grande disappunto del Ministro Ferruccio Fazio. Come mai la massa, e in primis gli operatori, non si ferma alla prima bancarella e non si vaccina come ci si attendeva Che succede, nel Bel Paese? Siamo diffidenti o superficiali? Oppure, dubbio tremendo, non abbiamo il senso dello stato?

(fase due) a disposizione per soggetti a rischio, successivamente (fase tre) per chi vorrà, forse a dicembre. Ma chi vorrà una vaccinazione postuma? Già non la volevano preventiva, figuriamoci postuma. Paese ingrato! Milioni di euro in vaccini destinati a scadere nei frigoriferi.

Siamo oramai nel pieno della pandemia, e come pediatra di famiglia lo confermo. Classi decimate, insegnanti comprese, bimbi e giovani adulti in preda alla febbre e a dolori articolari, tosse, nausea, cefalea. Tre o quattro giorni di calvario, poi la resurrezione.

Facciamo un passo indietro. Il primo isolamento del virus influenzale risale al 1933 in Inghilterra. Da allora sono stati identificati tre tipi di virus influenzale, costituenti il genere Orthomixovirus: i tipi A e B, responsabili dell'influenza classica, e il tipo C, generalmente asintomatico o in causa nel raffreddore comune. Tutti questi virus mutano rapidamente,da lì la necessità di vaccinarsi (eventualmente) ogni anno per l'influenza cosiddetta stagionale, da virus A o più frequentemente B. Quelle bestie mutano!

E il vaccino salvifico é a disposizione finora (fase uno) per personale sanitario e socialmente utile, peraltro recalcitrante all'inoculazione, finalmente dal 9 novembre. Il Ministro della Sanità Ferruccio Fazio

Il virus A è quello capace di causare le pandemie, il più contagioso. I virus influenzali di tipo A colpiscono in prevalenza l'uomo ma sono capaci di infettare anche altre specie animali e di "saltare" da una specie all'altra, attraverso ricombinazioni o mutazioni. Lo spostamento antigenico o antigenic shift, è un fenomeno tipico del virus di tipo A dell'influenza e si verifica tra virus umani ed animali o per la trasmissione di virus non umani all'uomo. Quindi i nuovi sottotipi di virus A derivano sempre dagli animali. Da qui il termine suina, per l'attuale, in quello precedente dagli uccelli (aviaria). I vari gruppi di popolazione in tutto il mondo abitato, non possono conoscere questi virus strani e nuovi, pertanto non hanno capacità di risposta immunitaria verso queste infezioni. A meno che non siano vecchi e non le abbiano ... l’altraitalia 4


(forse) già incontrate , come in questo caso. Le malattie che se ne scatenano sono improvvise ed invasive, coinvolgono tutti i gruppi di età e tutte le popolazioni del mondo. Al giorno d'oggi i viaggi ne facilitano molto la diffusione, sempre più ampia e più rapida nel villaggio globale. In pratica provocano una "pandemia", la cui pericolosità viene stabilita dall'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) , in base ai casi mortali che ne derivano.

E gli aeroporti? Le fabbriche? La borsa? Una paralisi economica. Un disastro. Nella realtà la maggior parte dei pazienti cui è stata posta la diagnosi di influenza suina sono guariti completamente dalla malattia senza richiedere cure mediche particolari e senza il ricorso a farmaci antivirali. Sino al giugno 2009 sono stati confermati in tutto il mondo 51.702 casi con 230 decessi dovuti a complicanze: una mortalità del 4.45 per 1000, molto più bassa rispetto a quella di una normale influenza stagionale. La pandemia continua dunque a sollevare discussioni fra gli esperti sulla gravità della forma e sulle misure di contenimento (vaccino?). Ad oggi in Italia quasi la totalità delle vittime del virus A/H1N1 presentavano problemi cardiaci, polmonari, metabolici o gravi malattie croniche pregresse. E la mortalità è ben inferiore a quella di una influenza stagionale, che ogni anno miete ben più vittime fra le persone già malate. Oggi però, per la suina o pandemica, ogni morto viene sbattuto come un mostro in prima pagina (senza pietà, nel senso di pietas, per il morto e i suoi parenti), creando allarme e confusione fra la gente. Intanto il telefono della pediatra di famiglia squilla ogni minuto, per fare un esempio(il mio). Contagiosità confusa con virulenza, ed ogni paziente con una banale sindrome influenzale e con scarsi strumenti culturali e critici si sente sul letto di morte.

L'H1N1, che nel 1918 causò la pandemia più letale della storia moderna, la famigerata Spagnola,è un virus che circola nell'uomo da 91 anni, da allora ha subito mutazioni che hanno originato sottotipi virali che ogni anno inducono l'influenza stagionale e ceppi geneticamente ibridi.

Quale la responsabilità dei mass media? Quale la responsabilità delle informazioni frullate, contraddittorie e discordanti tra loro? Ma qui vado fuori tema. O forse no.

Oggi: la pandemia da influenza suina Il ceppo A/H1N1 che sta provocando la pandemia è un sottotipo altamente contagioso ( ha schiftato col maiale e quindi è nuovissimo o quasi) ma scarsamente pericoloso: la mortalità dell'attuale virus A è bassa e ben lontana dal 2-3% registrato con la Spagnola nel 1918. Ciò nonostante, cortocircuitando i parametri di mortalità legati alla definizione di pandemia, l'OMS ha dichiarato un allerta mondiale. I criteri attuali registrano il numero elevato di casi nei diversi paesi, piuttosto che la virulenza del virus. Questo virus, per spiegarmi, è meno virulento di quello della comune influenza stagionale: è semplicemente più contagioso e diffusivo. Al contrario le informazioni dei mezzi di comunicazione tendono a dare alla popolazione l'idea che la rapida diffusione dell' influenza sia la conseguenza della virulenza del virus, non della sua capacità di trasmissione. Come mai? Il problema è sociale: un intero paese sotto le coperte con la febbre. Contemporaneamente. Immaginatevi il quadro. Treni fermi, poste chiuse, per non parlare delle scuole, della protezione civile e dei ministeri. ... l’altraitalia 5


di Marco Minoletti

CULTURA

Intervista a Paola Carcano, autrice del libro Italiani all'estero. Autobiografia ed emigrazione Il 7 dicembre 2008, a Roma, nella Sala Corallo del Palazzo dei Congressi dell'EUR, nel corso della fiera della piccola editoria, è stato presentato il libro di Paola Carcano Italiani all'estero. Autobiografia ed emigrazione. Alla presentazione del testo sono intervenuti, oltre all'autrice, Norberto Lombardi, direttore editoriale della Cosmo Iannone Editore e Franca Sinopoli, ricercatrice di Critica letteraria e letterature comparate all'Università La Sapienza di Roma. La ricerca dell'autrice costituisce l'ennesima conferma della complessità e della validità del variegato universo degli scrittori in lingua italiana che operano oltre i confini nazionali. Autori i cui testi letterari, poetici, autobiografici o di altro genere sono rivolti non solo alla ristretta cerchia degli italiani emigrati o nati in emigrazione, ma a tutti coloro che sono in grado di leggere la lingua italiana. Paola Carcano, è nata a Novara nel 1973. Dopo aver conseguito le lauree in Filosofia presso l'Università Cattolica ed in Storia presso l'Università Statale di Milano, si è trasferita a Zuchwil, un paesino nei pressi di Soletta, dove vive dal 1998. Nel 2006 ha discusso, presso l'Università di Losanna, la tesi di dottorato di ricerca. Da dieci anni insegna nei corsi di lingua e cultura italiana gestiti dalla Fondazione ECAP nella circoscrizione consolare di Basilea. Come è nata l'idea del libro e perché, tra i tanti generi letterari, la tua scelta è caduta sul filone autobiografico? Ho iniziato la mia ricerca un po' per caso, ma poco alla volta mi sono sentita sempre più partecipe e coinvolta, dal momento che, come gli autori presi in considerazione, io stessa mi sono trasferita all'estero e so di persona quanto possa essere lacerante il distacco dalla propria patria e dai propri affetti. Per chi emigra, infatti, si crea una frattura insanabile tra un “prima” e un “dopo”, tanto è vero che la biografia viene “spezzata”, mutata da questo cambiamento così radicale di abitudini e di modi di vita.

Quali sono gli autori che, nel corso della tua ricerca, ti hanno maggiormente ispirato? Molti, ma se dovessi sceglierne uno direi sicuramente Marisa Fenoglio. Questa autrice ha saputo bene correlare ai propri sentimenti un'efficace struttura morfologicosintattica di supporto. Ad esempio per sottolineare meglio il proprio senso di smarrimento i capitoli si presentano tutti senza titolo, e vengono semplicemente evidenziati con i numeri latini, come se anche il loro inesorabile susseguirsi, privo di specificità, amplificasse la condizione della protagonista, costretta a vivere sempre in una condizione di non identità. Inoltre questa autobiografia si apre con un viaggio, quello dell'espatrio appunto, e si chiude con un analogo spostamento in macchina dalla residenza della protagonista verso l'ignoto, come se in qualche modo si volesse riproporre la situazione iniziale e dilatarla al di là della pagina scritta verso un generico punto X. Ma proprio questa apertura evidenzia, fino all'ultimo, anche lo scacco dell'esistenza della Fenoglio in quanto emigrata: il domani deve sempre e comunque fare i conti con "il buio totale dietro si sé" poiché l'adattamento ad una nuova realtà non potrà mai cancellare il senso di smarrimento e la ricerca mai appagata di appartenenza. Non solo. Il viaggio oltre ad esser parte narrativa integrante di questo

Quindi egoisticamente, proprio attraverso le altrui esperienze, ho cercato di ricomporre in qualche modo la mia identità, messa in totalmente in discussione proprio dall'espatrio. Ci sono riuscita? Non so. omunque resta il fatto che questi scritti presi da me in considerazione hanno in sé un paradosso: da un lato emerge in essi, essendo appunto autobiografie, il sentimento (anche se a volte inespresso) dell'unicità delle varie esperienze. Proprio perché uniche, esse sono di inestimabile valore e degne di essere trasmesse. Dall'altro, riferendosi tutte all'esperienza migratoria, travalicano i confini dell'unicità per assolvere alla funzione di trasmettere una comune memoria storica. ... l’altraitalia 6


testo autobiografico, lo è anche dal punto di vista strutturale: infatti lo stesso racconto, privo di analessi e prolessi, è esso stesso metafora di un lento, ma inesorabile percorso, quello dell'emigrazione. Fino all'ultimo perciò riecheggiano le parole della stessa autrice"l'emigrazione non finisce mai", perché il viaggio, appunto, è l'unica condizione vera ed inalienabile di ogni emigrato. Come ha fatto notare lo studioso Graziano Tassello nella sua articolata recensione al tuo saggio, nella campionatura che fai degli scrittori la componente temporale è fondamentale, mentre quella geografica è secondaria. Perché? Innanzitutto voglio ringraziare di cuore padre Tassello per il suo interessamento. Inoltre confermo che per la mia ricerca, data la specificità dell'argomento, ho ritenuto più opportuno avvalermi di una campionatura più ampia, inglobando qualsiasi scritto autobiografico in mio possesso, indipendentemente dalla sua origine europea o extraeuropea. La mia attenzione si è quindi rivolta alle duecento opere presenti presso la Facoltà di lettere dell'Università di Losanna e a quelle reperibili nelle varie biblioteche elvetiche ed è avvenuta secondo un criterio contenutistico, prescindendo totalmente da quello geografico. La provenienza degli scritti non entra così nella ricerca come fattore discriminante, anche se tuttavia, a volte, è presente come fattore distintivo nelle mie considerazioni critiche. Questo sia perché molti autori dei testi presi in considerazione fanno riferimento al paese di emigrazione e quindi alle sue specifiche strutture politiche e sociali, sia perché gli stessi scritti autobiografici risentono, più o meno fortemente, delle varie influenze lessicali, linguistiche e culturali del paese di adozione. La componente temporale, contrariamente a quella spaziale, è invece, a mio avviso, un criterio assai importante, dal momento che si è constatato che, soprattutto nell'ultimo quarantennio, le opere scritte dalla prima generazione di emigranti residenti sono numericamente di novanta volte superiori a quelle delle generazioni seguenti; ed inoltre le prime, molto più che le seconde, presentano delle caratteristiche comuni, indipendentemente dalla loro gestazione culturale e dalle specificità linguistiche, stilistiche e formali del singolo autore. Infatti le opere della prima generazione, pur risentendo degli influssi dei vari paesi di adozione europei o extra - europei, richiamano, tuttavia, forme linguistiche, substrati dialettali e modelli narrativi mai del tutto eliminati, propri del paese di provenienza. Un'altra specifica caratteristica di questi scritti ci è data dalla commistione di pagine incentrate sull'infanzia, sui luoghi propri della giovinezza e dei tempi passati, e di pagine di risentita protesta nei confronti delle istituzioni amministrative e politiche o del paese d'origine, l'Italia, o di quello di adozione. Camus, che citi nel tuo libro, ha scritto che “ciò che dà valore al viaggio è la paura”. Concordi? Il viaggio, in quanto tale, comporta sempre e comunque per il viaggiatore una separazione e una perdita, sia pure temporaneamente, di persone, rapporti sociali e luoghi che

gli sono consueti: esperienza particolarmente acuta nel caso di trasferimenti lunghi e in quelli intrapresi per necessità o per obbligo piuttosto che per libera scelta. Inoltre, soprattutto per chi ha la prospettiva del non-ritorno, il viaggio reca con sé una sorta di timore, forse perché il distacco comporta in modo esemplare e paradigmatico l'incontro con ciò che non è definito e programmato a priori, con l'avventura, con la diversità di un'alterità che può esprimersi in una lingua diversa o in abitudini differenti, ma che manifesta comunque il suo carattere di potente condizionamento al vissuto dell'attore. Anche il viaggio di ritorno tuttavia ha un carattere inquietante perché lo iato spaziale, recuperabile in qualche modo con il percorso a ritroso appunto, non consente di sublimare anche lo iato temporale. Il passare degli anni, la diversa mentalità e prospettiva di vita, fanno sì che molti testi, come quelli di Gioseffini, Strano, Maretta, Patruno, Glorioso, abbondino di paragoni, quasi sempre a discapito della realtà italiana, considerata sempre più arretrata e decadente. Dunque solo gli affetti per la famiglia e la rievocazione dei giorni trascorsi nella madrepatria riescono a perdurare e scintillare nell'imperturbabile immutabilità temporale e spaziale del ricordo. Durante la presentazione del tuo lavoro si è parlato dell'importanza dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero e non si sono nascoste le preoccupazioni per i pesantissimi tagli ai finanziamenti destinati a questo importante settore. Potresti riassumere, per i nostri lettori, le linee salienti di questo intervento? Durante la presentazione del mio libro alla Fiera di Roma, il mio editore, il signor Lombardi, ha voluto porre l'accento sulla drammatica situazione dei Corsi di Lingua e Cultura italiana, in cui io peraltro insegno. Concordo con lui nel sostenere che gli italiani all'estero non debbano essere scaricati come un "peso", ma valorizzati come una risorsa non solo importante, ma indispensabile. Dopotutto la loro "italianità" si tramuta in propaganda linguistica e culturale, non fine a se stessa, ma fautrice di un parallelo impulso sociale ed economico. Questo perché, ad esempio, moltissimi di loro, sentendosi ancora legati alla madre patria, passano la maggior parte (per non dire esclusivamente) le proprie ferie in Italia, portando non solo la propria ricchezza multietnica, ma anche quella monetaria. A tal conferma basti constare il pullulare di agenzie viaggi, preposte a tale scopo. Voglio dire, insomma, che il valore ed il diritto all'istruzione non si esauriscono in se stessi (ed anche se così fosse sarebbero comunque ingiustificabili questi tagli così drastici ed indiscriminati), ma valorizzano scambi culturali, sociali ed economici. Ed anche laddove la politica non è mai saputa arrivare, la lingua ci è riuscita. Noi insomma dobbiamo continuare a suscitare interesse verso l'Italia a partire proprio dall'insegnamento linguistico, che diffonde e veicola l'aspetto culturale ed economico. Certo, sono cosciente delle difficoltà attuali e sono altresì convinta che bisogna ridurre gli sprechi. Per questo credo che sia doverosa una sana ristrutturazione, ma non servono certo tagli indiscriminati che rovinano realtà efficienti ed utili alla comunità.

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CINEMA

di Armando Rotondi

Festival di Roma vincitori e bilanci Un film difficile, senza dubbio. Una pellicola di grande impegno, questo Broderskab/Brotherhood del danese Nicolo Donato, che sembra raccontare quasi una storia impossibile e paradossale: l'amore omosessuale tra due ragazzi che sono membri, ed è qui ciò che sembra un paradosso, di un gruppo neonazista. Broderskab (nella foto una scena del film) è un film di qualità, che si è imposto tra i membri di una giuria attenta, capitanata da un maestro come Milos Forman, e che si è fatto largo tra altri lavori, in effetti, maggiormente quotati, riuscendo a vincere il “Marc'Aurelio d'Oro” per la migliore pellicola. Sulla carta vi erano infatti Vision - Aus dem Leben der Hildegard von Binge di Margarethe von Trotta, tra le più grandi registe donna di sempre, e Up in Tthe Air di Jason Reitman, pronto a fare il bis dopo il trionfo di due anni fa con Juno, ma anche Danis Tanovic con Triage. Un successo meritato quello di Donato, che con Broderskab è al suo esordio nel lungometraggio, a tratti soprendente. Sulla carta vi erano infatti Vision - Aus dem Leben der Hildegard von Binge di Margarethe von Trotta, tra le più grandi registe

donna di sempre, e Up in Tthe Air di Jason Reitman, pronto a fare il bis dopo il trionfo di due anni fa con Juno, ma anche Danis Tanovic con Triage. Un successo meritato quello di Donato, che con Broderskab è al suo esordio nel lungometraggio, a tratti soprendente. Una grande del cinema e del teatro, Helen Mirren (nella foto), già premio Oscar per la sua magnifica intepretazione della regina Elisabetta II in The Queen (2007) di Stephen Frears vince il premio come migliore attrice per il film The Last Station, diretta dal veterano Michael Hoffman. Qui la Mirren dà prova di grande bravura interpretando la Contessa Sofa, moglie di Lev Tolstoj, dal momento in cui il marito rinuncia a tutti i suoi titoli nobiliari. Il cinema italiano deve sorridere, invece, per il riconoscimento attribuito a Sergio Castellitto e alla sua performance in Alza la testa di Alessandro Angelini, che proprio alla prima edizione della kermesse di Roma deve il suo battesimo cinematografico con L'aria salata. Un premio, questo, che Castellitto ha voluto fortemente dedicare alla grande tradizione italiana, ai grandi attori sia del cinema che del teatro che per lui sono stati veri e propri maestri, da Mastroianni a Sordi, da Gasmann e Tognazzi fino a Romolo Valli. E il cinema italiano sorride ancora se si pensa anche a Giorgio Diritti e al suo film storico sulla strage nazista di Marzabotto, L'uomo che verrà, che si aggiudica il “Gran Premio della Giuria Marc'Aurelio d'argento”.

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Questi i principali riconoscimenti di un festival che, a detta di molti, è stato privo di grandi star, anche se questo non è del tutto vero. Presenze notevoli ce ne sono state, prima fra tutte quella di Meryl Streep, cui è stato assegnato il “Premio Marc'Aurelio d'Oro alla Carriera” e che vede il suo nome aggiungersi a quello di Sean Connery, Sophia Loren e Al Pacino. Ma anche George Clooney, i fratelli Cohen con il loro nuovo A Serious Man, la prima opera da regista della nostra Stefania Sandrelli, Christine Cristina, e l'ulitmo film interpretato da Heath Ledger, quel The Imaginarium of Doctor Parnassus del geniale Terry Gilliam, inserito tra gli eventi speciali. Ma anche, sempre fuori concorso, le ultime fatiche di maestri come James Ivory, The City of Your Final Destination, prima opera del regista senza il fedele partner Isamil Merchant alla produzione (Merchant è morto all'indomani della realizzazione de La Contessa Bianca), e Carlos Saura, che presenta il suo Io, Don Giovanni, un film che dovrebbe essere nelle corse del presidente di giuria Milos Forman, autore di Amadeus, visto che Io, Don Giovanni focalizza la sua attenzione su Lorenzo Da Ponte, che di Wolfgang Amadeus Mozart fu grande librettista.

Sons of Cuba di Andrew Lang vince invece come miglior documentario nella sezione “L'altro cinema”, premiato da una giuria guidata dal pricnipale regista documentaristico italiano, Folco Quilici. Giuria che ha asseganto anche due mezioni speciali all'americano Sever Clear di Kristian Farga e al davvero notevole Fratelli d'Italia del romano Claudio Giovannesi, film che mostra le periferie della capitale italiana, seguendo la storia di tre adolescenti veri di seconda generazione, provenienti da Romania, Biellorussia e Egitto, tutti studenti nello stesso istituto tecnico di Ostia.

Un festival tutto somamto riuscito, che ha dalla sua buoni numeri e qualche difettuccio, in primo luogo il non avere ancora un nome definitivo (nel corso di quattro edizioni lo si è chiamato Fest, Festival, Festa). Ma, come detto, i numeri sono buoni e questi sono i dati ufficiali: 85 film di 43 nazionalità proiettati su 25 schermi, 594 artisti presenti, tra italiani e stranieri, 600mila visitatori, 102mila biglietti emessi per un incasso di 380mila euro, 2.656 giornalisti accreditati. Non male per il più giovane tra i grandi festival italiani. Riconoscendo, ovviamente, il grande prestigio che kermesse come quelle di Venezia, Torino e Taormina hanno e continueranno ad avere.

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Cineturismo:

Agenda

Reggio Calabria e dintorni Reggio Calabria e provincia è sicuramente tra le zone della Calabria maggiormente sfruttate dal cinema. In città si svolge, ad esempio, il film del maestro Luigi Comencini Un ragazzo di Calabria (1987). Qui Comencini, avvalendosi di un cast che conta Gian Maria Volonté e Diego Abatantuono, narra la storia del piccolo Mimì, tredicenne con la passione per la corsa che si deve scontrare con la volontà paterna di studiare. Il tutto con lo sfondo di Reggio Calabria durante la ricostruzione degli anni '60. Incredibile, poi, l'utilizzo della campagna vicino Riace per Private (2004) di Saverio Costanzo, vincitore del Pardo d'Oro a Locarno. Costanzo adatta la campagna calabrese per ricreare perfettamente l'atmosfera che regna nei territori occupati in Palestina, creando un film di grande suggestione, interpretato in arabo ed ebraico. Recentissimi sono i casi di Bova e Pentadattilo dove Robert Englud, icona del cinema horror americano, ha deciso di ambientare il suo film da regista, The Vij (2009). Le zone in provincia di Reggio si prestano così a ricreare l'ambiente fantastico della novella di Gogol, che già aveva ispirato il capolavoro di Mario Bava La maschera del demonio (1960). Un film con un cast notevole, che vede tra gli interpreti Raoul Bova e, soprattutto, Christopher Lee, altro mito del cinema mondiale.

Festival Internazionale del Cinema di Salerno 23 - 28 novembre 2009. Salerno. Teatro Verdi, Cinema Augusteo. www.festivaldelcinema.it Edizione numero 63 della storica manifestazione cinematografica, tra le più antiche del mondo, dove concorrono: lungometraggi a soggetto (cinema religioso, cinema latino-americano, cinema dell'area mediterranea), fiction televisive, cortometraggi, cartoni animati, audiovisivi industriali, turistici, didattici, scientifici e sportivi. La sezione “Riflessione” intende recuperare i film che hanno avuto una distribuzione limitata.

Plus Camerimage - Interantional Film Festival of the Art of Cinematography. 28 novembre - 5 dicembre 2009. Lòdz (Polonia). Grand Theatre. XVII edizione del festival internazionale, competitivo, che promuove l'arte della fotografia cinematografica. In programma opere professionali e studentesche, retrospettive e seminari. Il tutto nella più importante città polacca per la settima arte, sede di una delle più prestigiose scuole di cinema del mondo. Nel corso della manifestazione verrà assegnato il “Golden Frog”, il principale premio per la fotografia cinematografica.

Courmayeur Noir in Festival 7 - 13 dicembre 2009. Courmayeur. Centro congressi, Palanoir. www.noirfest.com Sotto l'ala protettrice della montagna più alta d'Europa, il Monte Bianco, Noir in Festival celebra, da quasi vent'anni, i suoi riti mondano-cinematografici all'insegna del brivido. A Courmayeur, il Noir ha trovato la sua casa più bella. Pubblico variegato si ritrovano tutti all'inizio di dicembre per un'iniziativa all'insegna del divertimento e dello spettacolo. I 12 film in gara sono selezionati tra le migliori novità nel genere dell'anno in corso, e vengono visionati da una prestigiosa giuria che conferisce il Mystery Award. Il festival ospita anche una sezione di retrospettive che esplorano la storia di questo genere. Conferenze e i seminari indagano sugli sviluppi artistici del genere e sui loro stretti legami con la realtà.

River to River - Florence Indian Film Festival 4 - 10 dicembre 2009. Firenze. Cinema Odeon. www.rivertoriver.it River to River - Florence Indian Film Festival, con il Patrocinio dell'Ambasciata dell'India di Roma, è il primo festival nel mondo interamente dedicato al cinema indiano e a film sull'India.Il film preferito dal pubblico del Festival vincerà il River to River DigiChannel Audience Award. Il premio (uno per ogni categoria tra i lungometraggi, i corti e i documentari) consiste nella Distribuzione Digitale Internazionale del DVD del film sul nuovo DigiChannel.net. ... l’altraitalia 10


di Gianni Lercari

RACCONTI

Il burattinaio folle tirò i fili d'argento sul fondo buio della notte. Dispensò di doni marionette fragili nel grande teatro: bellezza, fascino, intelligenza; forza, astuzia, scaltrezza. Gettò le scelte come biglie di vetro: i dubbi, l'odio, la gelosia, l'invidia; la debolezza, il libero arbitrio, la crudeltà. I fili andavano su e giù e migliaia di figure si incontravano, si urtavano, si agitavano scoprendo emozioni, sentimenti, paure. Le fece ritornare ai loro posti, consapevoli del loro potere, illuse di averlo. Inventò l'Oggi, giocò al Domani gettando qualche figura della scatola dei rifiuti, con il filo attorno al collo.

Lo trovammo assetato ai bordi di un ruscello secco. Ci raccontò la favola delirante di un uomo che non era uomo, di un Dio che non era Dio. Ci disse di come finì appeso ad una croce, vessato e deriso per le sue storie insulse; di come chiamò senza essere ascoltato, di come soffrì senza essere aiutato, incoronato re di un roveto. Noi gli credemmo. Eravamo stanchi. La notte senza luna era rinchiusa in una scatola di cartone legata con un fiocco rosa; era un dono del nostro tempo quella scritta che brillava sul coperchio: "Fragile - Non aprire". O l'oscurità si sarebbe nuovamente impadronita di tutto. Quella scatola era l'unico lasciapassare per la luce. Gli demmo da bere acqua piovana raccolta in una cunetta dell'asfalto e cercammo di medicargli le ferite; quelle alle mani erano profonde e nere di sangue raggrumato. Gli togliemmo la corona di filo spinato e inavvertitamente lo ferimmo ancora. Si lamentò chiamando il suo Dio, confondendolo con suo padre. Gli spruzzammo antibiotico sul taglio nel costato. Ci disse che la sua vita era segnata da un solco infinito e che gli anni del perdono sarebbero stati sovrastati da quelli dell'odio. Ci guardammo attoniti toccandogli la fronte. Scottava e noi non avevamo aspirina. Aprì gli occhi e ci fissò; tentò di parlare ancora, ma non riuscì ad articolare alcun suono. Si riassopì. Stavamo in tre su di una strada grigia piena di lampioni spenti, di fronte ad una collina tagliata ed arsa dalla siccità. Statue pietrificate fissavano con gli occhi sbarrati le rovine di una Gomorra di vetro e di una Sodoma di acciaio, nei riflessi monocromatici di un cielo di piombo. Giù verso il mare si udiva clamore di voci, urla e rumori. Il Barabba prosciolto per insufficienza di prove, il presunto assassino barattato nelle aule dei tribunali da avvocati compiacenti e giudici ciechi teneva una pubblica conferenza declamando la propria rettitudine. Gli applausi di quel concerto senza musica frusciavano come gatti a nove code e l'aria si intorbidiva. Si lamentò farfugliando suoni ed agitando il corpo scarno. Un'auto gialla ci sfrecciò accanto lampeggiando e venne inghiottita dalla folla che, minacciosa, si agitava verso di noi Chiamammo la verità e ci rispose l'eco di una menzogna. Aprimmo la scatola dal fiocco rosa.

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di Chiara Morassut

SOCIETÀ

Vietato il crocifisso? «La presenza del crocefisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche - si legge nella ormai famosa sentenza dei giudici della corte europea dei diritto dell'uomo Strasburgo potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione». Tutto questo, proseguono, «potrebbe essere incoraggiante per gli studenti religiosi, ma fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei». Ancora, la Corte «non è in grado di comprendere come l'esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto dalla Corte costituzionale italiana». Ha il sapore della polemica sotto l'ombrellone, non fosse che siamo a novembre, la recente disputa che, prevedibilmente ancora per non molto, infiamma parti politiche, rappresentanti della Chiesa, educatori e in generale opinione pubblica italiana.

Pier Luigi Bersani

Togliete il crocefisso dalle aule scolastiche, questo, in due parole il messaggio dei giudici europei. Toglietelo perché, se mi si concede un riassunto estremo, lo stato è laico, così la scuola, e un simbolo religioso va contro questo principio. Tanto più che se in Italia non c'è una religione di Stato, esporre il simbolo di una sola fede è una prevaricazione nei confronti delle altre, una consuetudine certo, ma sempre una prevaricazione. Non voglio soffermarmi qui sul problema in sé, su cui è stato detto già fin troppo e che cadrà presto nell'oblio come spesso accade ai temi della discussione pubblica italiana. Giusto, ingiusto, ha poca importanza. A questo punto iniziano a essere più interessanti dell'argomento le reazioni che ha suscitato nei meno o (sempre) più coinvolti. E quindi ecco, solo per fare qualche esempio, la controcrociata di un sindaco veneto dell'Udc che brandisce un'ordinanza con la quale punisce chiunque non esporrà il crocifisso nei luoghi pubblici; ecco, dall'altra parte un legittimo principio di laicità che va a cadere nel laicismo e in posizioni ideologiche; ecco ancora quelli che invocano un'astratta quanto improponibile idea di pluralismo delle


religioni, come se avesse a che fare con lo Stato; ecco il Governo italiano che annuncia ricorsi o il premier che si affretta a sottolineare come la sentenza di Strasburgo non sia in realtà “coercitiva”, tipica reazione degli europeisti della domenica, quelli che “l'Europa va bene se ne ho dei vantaggi, ma appena pretende di impormi qualcosa, questa è casa mia, qui comando io”; ecco i gruppi su Facebook per la difesa delle nostre tradizioni cristiane o i cortei di protesta di giovani annoiati che a quella croce probabilmente non credono nemmeno.

su cui la società occidentale non sentiva il bisogno di porsi domande. La conseguenza di tutto ciò è spesso il formarsi di una dinamica difensiva che tende a cogliere l'alterità culturale in forme rigide e stereotipate, quando non addirittura come alterità naturale, razziale; generando continue reazioni di rigetto, superficiali, epidermiche, banali: il colore della pelle, la differenza di religione ecc. La conseguenza di tutto ciò sono simboli che acquistano importanza solo nel momento della polemica, dei quali prima non si ricordava nessuno, simboli che non vanno più ad affermare qualcosa, ma a negare il suo contrario. Un'icona pop, la rappresentazione dell'estremo sacrificio in nome dell'amore per il prossimo, nient'altro che la marionetta di inique ingerenze clericali che si mascherano da tradizioni. Sono tanti i punti di vista che da opinioni più o meno convinte si stanno trasformando in prese di posizione rumorose. Fino a ieri quel pezzetto di legno era buono anche nel cassetto, oggi è già diventato, in questa nostra Italia piccola e confusa, un simbolo di identità. Che serve poi a fomentare lo scontro tra chi lo vuole e chi no. Ci sono stati i dibattiti sul velo, quelli sui dialetti, oggi è il crocifisso, ma a fare la guerra sui simboli si perde sempre e la non discussione per una volta avrebbe giovato di più della discussione stessa.

La molto contestata opera di Martin Kippenberger, la “rana in croce“, esposta qualche mese fa nel nuovo Museo di Bolzano.

Sembra a volte, questa Italietta, un Paese che si nasconde dietro ai simboli per non accettare il cambiamento, che prende le tradizioni come comodo alibi per evitare il confronto. E il confronto e il cambiamento sono ormai, volenti o nolenti, parte della nostra esperienza quotidiana in quanto immersi in una cultura che è sempre più variegata, multietnica ed è sempre più caratterizzata da una convivenza con l'altro, lo straniero. La crescente mobilità, le massicce migrazioni, il configurarsi di nuove realtà nazionali e sopranazionali comportano infatti una profonda trasformazione delle appartenenze culturali, territoriali e politiche, e portano in concreto a una convivenza fra culture nella quale si creano, per forza di cose incomprensioni e scontri di vedute, che solo però un impegno concreto da entrambe le parti potrebbe risolvere. L'altro, il diverso ha sempre avuto per definizione convinzioni, valori, modi di vedere e di vivere diversi dai nostri, che spesso noi, nel senso di europei o occidentali, non riuscivamo ad accettare o nemmeno a comprendere. La differenza sostanziale oggi è che questa diversità non è più un fenomeno lontano e bizzarro, ma è diventata parte della nostra quotidianità e “minaccia” dall'interno, a parere di alcuni, un sistema di valori e pratiche

Quello che viene da chiedersi è comunque, quanto ha influito su di voi quella statuetta appesa al muro nelle ore dell'infanzia passate a imparare le divisioni, la grammatica, la geografia? Poco, vero? E cosa sarebbe cambiato se non ci fosse stata? Pensate davvero che sarebbe cambiato qualcosa? Ve ne sareste minimamente accorti se un giorno qualcuno l'avesse tirata giù? Lasciatela dov'è. Toglietela. Poco importava prima del dibattito, poco importerà, speriamo, fra qualche settimana, dedichiamogli una puntata di Porta a Porta, e che sia finita lì. Certo, il Cristo in croce è una figura importante anche per i non credenti, in virtù però della sua provocazione rivoluzionaria, e soprattutto del suo essere continuo “scandalo” in una società che con una voce ipocritamente lo prega e con altre mille continua a crocifiggerlo, anche con questa stupida polemica che non fa bene a nessuno. E se potesse parlare quell'omino inchiodato a una croce di plastica, che normalmente non nota mai nessuno, forse direbbe lo stesso.

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di Chiara Panzera

MUSICA

Pubblicato il 13 novembre 2009 da Pippo Augliera Successo per l'uscita di “My Christmas”, il nuovo album di Natale di Andrea Bocelli, nei negozi americani dal 3 novembre scorso; è gia' al terzo posto in classifica generale nella prestigiosa top 200 di Billboard. Il CD, che uscirà in Italia il 20 novembre prossimo su etichetta Sugar, è secondo solo alla star del country Carrie Underwood e al nuovo CD di Michael Jackson “This is it” uscito però una settimana prima di Bocelli! Centocinquantamila copie vendute in meno di una settimana e subito il terzo posto nella classifica americana dei CD più venduti. E' già un successo strepitoso l'uscita di “My Christmas”, un exploit, quello dell'artista toscano, che non ha paragoni nella musica italiana ottenuto nel mercato più difficile e tuttora inaccessibile per gli altri cantanti del nostro Paese. Uno dei brani contenuti “Silent Night” è stato cantato a Londra con un coro da quattordicimila voci, per l’enorme e sfarzosa première mondiale (un evento da Guinness) dell'atteso film di Natale della Disney, “A Christmas Carol” di Robert Zemeckis. All'interno del disco, oltre ai soliti classici “White Christmas”, “Adeste fideles”, “Tu scendi dalle stelle”, vi è anche un duetto con i Muppets, i mitici pupazzi pasticcioni creati da Jim Henson negli anni '70, in una versione sfiziosa e divertente di “Jingle Bells”.

Pubblicato il 13 novembre, “Heart”, il nuovo album di inediti di Elisa che esce a cinque anni dal precedente. 14 le canzoni che compongono l'ultima fatica dell'artista, più una 15a riservata a chi comprerà il disco su iTunes. È un gran bel periodo per l’artista di Monfalcone. E' diventata mamma ed ha anche programmato una serie di concerti a partire da aprile in giro per l'Italia. Ci sarà la band che da oltre 10 anni l’accompagna dal vivo: Max Gelsi al basso, Andrea Rigonat alle chitarre, Andrea Fontana alla batteria e Gianluca Ballarin alle tastiere. Il singolo che fa da apripista “Ti vorrei sollevare”, interpretato insieme a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, è in testa nella classifica dei download. Elisa ha dichiarato che quando ha composto la canzone ha pensato subito all’interprete salentino, alla sua timbrica vocale che si sposa perfettamente con la melodia del brano. “Nel brano - ha rivelato Sangiorgi - si sentono due voci che necessitano una dell'altra, è l'incontro tra istinto e ragione, sentimenti che riflettono le nostre personalità e il nostro modo di avvicinarci alla musica”. ... l’altraitalia 14


EVENTI

dalla Redazione

Napoli torna a Zurigo 4° Festival della canzone napoletana Un susseguirsi di sensazioni e di forti emozioni è ciò che hanno saputo trasmettere i quattordici cantanti che si sono esibiti sabato, 25 ottobre 2009, davanti ad un foltissimo pubblico ospitato nella grande sala, addobbata con particolare cura, del Ristorante Bocciodromo Letzi “da Cono”, sito alla Badenerstrasse 526 a Zurigo.

Giuseppe Gautieri, Vincenzo Fontana e l’Onorevole Samuele Ciambriello

Per dare continuità al loro impegno sociale, il Presidente della F.A.C.S. (Federazione delle Associazioni Campane in Svizzera), Vincenzo Fontana ed il Consultore dei Campani per la Svizzera, Giuseppe Gautieri, due protagonisti nel mondo dell'associazionismo italiano, hanno organizzato con grande impegno e passione, in collaborazione con l'Assessorato Politiche Sociali e d'Emigrazione della Regione Campania e coadiuvati da un équipe di volontari, la quarta edizione del Festival della canzone napoletana. Con l'ormai nota abilità, il conduttore della serata, Giancarlo Marini, ha introdotto sul palco i partecipanti al concorso che si sono cimentati nella loro performance canora accompagnati, in maniera eccellente, dal complesso “Amici di Balera”.

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La vincitrice Ilaria Vitiello

Angelo Migliore 2° classificato

I partecipanti Ambrosecchia Veronica - Frauenfeld “Tu sì na cosa grande” di D. Modugno

Azzato Antonio - Faruenfeld “O’ surdato nammurato” di M. Ranieri

Congiu Faretra Lucia - Adliswil “Io te vurria vasà” di Roberto Murolo

De`Cicco Antonietta - Bronschhofen “Core n’grato” di Claudio Villa

Ferreri Alberto - Zurigo “Illusione” di Nino D’Angelo

Fontana Jean Daniele - Zurigo “Casa mia” di Nino D’Angelo

Gautieri Vincenzo - Flawil “Nu jeans e na maglietta” di N. D’Angelo

Martucci Sabatino - Steinhausen “Na sera ‘e maggio” di Sergio Bruni

Marzoli Anna - Uzwil “Marì” di Nino D’Angelo

Meccariello Giuseppe - Eschlikon TG “Cient`anni” di Mario Merola

Migliore Angelo - Winterthur “Torna a Surriento” di Enrico Caruso

Prisco Nando - Oftringen “Fra cinquant’anni” di N. D’Angelo

Vitiello Ilaria - Lichtensteig “Mare” di Angela Fiore

Vitiello Gianni - Lichtensteig “Pecché sì bella” di Gianni Celeste

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Antonio Azzato 3° classificato


Ospite d'onore della serata, particolarmente gradito dal pubblico in sala, il gruppo teatrale dal Teatro Troisi di Napoli, Ciro Villano, Ciro Ceruti e Lucio Pierri che, con la loro spontaneità e con una bravura davvero inaspettata, hanno saputo coinvolgere gli spettatori divertendo anche le personalità presenti quali l'Assessore Prof.ssa Alfonsina De Felice, la dirigente Dott.ssa Antonia Stefania Gualtieri, il segretario della Consulta Gianni Fansini, l’onorevole Samuele Ciambriello, il console Generale di Zurigo, Ministro Mario Fridegotto, il Presidente del Comites locale, Paolo Da Costa ed il Professor Luigi Terracciano Basilea. Alla giuria, presieduta da Livio Zanolari, noto ed apprezzato giornalista, il compito più difficile e cioè quello di decretare i primi tre classificati. Il terzo posto è stato assegnato ad Antonio Azzato con la canzone O’ surdato nammurato. Angelo Migliore con la canzone Torna a Surriento si è aggiudicato il secondo premio, mentre al primo posto si è classificata Ilaria Vitiello con la canzone “Mare” di Angela Fiore.

Il conduttore della serataGiancarlo Marini

Da sinistra Antonia Stefania, Giuseppe Gautieri, Alfonsina De Felice La Giuria

La tradizionale musica melodica napoletana, mai passata di moda, interpretata dai bravi partecipanti al concorso, ha saputo, ancora una volta, creare un importante e al contempo lieto momento di incontro per la comunità italiana che induce gli organizzatori a dichiararsi pronti per la quinta edizione. Un plauso a tutti da parte di L'altraitalia!

Console Generale d'Italia a Zurigo, Mario Fridegotto e il Presidente Comites Paolo Da Costa La Giuria


di Umberto Fantauzzo

SOCIETÀ

Calamità apocalittica in Sicilia una cronaca annunciata, ma ignorata

La “Trinacria”, sinonimo melodico di un lembo di terra paradisiaca a forma triangolare nel Mediterraneo, ubicata in posizione meridionale nel contesto geografico della penisola italiana a coronamento delle bellezze paesaggistiche della medesima, che nel corso millenario della sua storicità ha saputo evocare la curiosa attenzione di letterati, filosofi ed imperatori stranieri per la sua esclusiva magnificenza bucolica. Il celebre letterato di Weimar, Germania centrale, Johan Wolfgang von Goethe durante il suo soggiorno nei pressi di Taormina, contemplandone la romanticità della natura paesaggistica, in un frangente di ispirazione poetica, nei seguenti versi lirici: “Kennst du das Land wo die Zitronen bluehen? Dorthin moechte ich mit dir reisen, meine Gelibte…”, inneggiando in tal modo al incanto del bellezze naturali della costa “peloritana-ionica”, comunicava, in un forte messaggio di affetto, alla sua diletta gentildonna l'inesprimibile vibrazione di melodia estetica che consapevolmente recepiva nell'istante in cui la genuinità della natura romantica dell'isola si rivelava ai suoi occhi. La “zagara”, il tipico fiore degli agrumeti, i quali offrono la peculiarità ornamentale della sequenza di costa compresa

tra Messina e Catania, con il suo bianco candore e seducente olezzo, nel secolo XIII motivò persino l'imperatore Federico II, della real-casa “Sveva von Staufen”, a sostare con tutto il suo seguito in quei luoghi per poterne ammirare e godere da vicino l'intero suo splendore. Durante tale intermezzo il predetto imperatore fu particolarmente affascinato dai variopinti riflessi dei dorati raggi del sole al tramonto, risplendenti sui limoni ed arance con varietà cromatica di giallo-verde degli agrumeti, da indurlo a trasferire la sede del suo impero dalla capitale storica Aquisgrana in Sicilia ed esattamente a Palermo, nella cui cattedrale è tuttora sepolto. Quell'angolo nord-orientale della Trinacria, che per il suo incanto paesaggistico, risultante dalla armonica simbiosi delle placide acque dell'Ionio e il verde perenne della macchia mediterranea sui dolci clivi delle colline peloritane, splendore paesaggistico che per la sua soavità climatica convinse il filosofo mitteleuropeo F. Nietzsche alla lunga permanenza sull’isola durante la stagione primaveraautunno del 1882, che oltre a lenire la sofferenza per la sua cagionevole salute ebbe anche effetto benefico sulla sua intellettualità speculativa.

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La medesima località è stata recentemente aggredita da un improvviso violento nubifragio nei suoi più importanti centri: Giampilieri, Molino, Alì e Scaletta-Zanchlea, posizionati a ridosso del gruppo montuoso dei Peloritani. Le forti precipitazioni alluvionali hanno causato smottamenti e frane di costoni collinari delle retrostanti alture da determinare “torrentoni” di terriccio argilloso, che scorrendo a valle hanno coperto di un manto di fango dello spessore di diversi metri in altezza, la piana del tratto summenzionato. Le conseguenze, in termini di perdite umane, sono state ingenti: oltre trenta morti, alcuni dispersi, diverse centinaia di feriti gravi e circa settecento sfollati; in termini di danni materiali, causato dall'infausto evento, non ancora quantificabili, si può semplicemente costatare che la situazione attuale di natura logistica e abitativa è molto critica, sia sul versante infrastrutturale per l'enorme inagibilità, quanto sul versante immobiliare per il cedimento di interi palazzi e case. I centri colpiti hanno assunto una tetra sembianza di morte, di distruzione materiale, e di un elevato disagio esistenziale per tutti i residenti colpiti. Indubbiamente, a livello umano, per il tramite della compassione, comprensione, elevato senso di altruismo e sensibilità umana possiamo condividere in parte le enormi sofferenze per le perdite di affetti umani e di famiglia, per la distruzione totale dei loro averi e per l'enorme disagio; situazione catastrofica che per noi tutti osservatori sarebbe impossibile realizzarne l'enorme entità di dolore che effettivamente affligge le vittime diseredate.

A livello etico-sociale tutti i cittadini siciliani hanno il diritto di porsi il quesito: Quale sia stata la causa reale determinante una tale devastazione? Trattasi di un mero fenomeno naturale o per interferenza distruttiva di natura umana? Non solo le vittime, ma tutti gli onesti cittadini siciliani reclamano a voce alta il legittimo diritto di ricevere una chiara ed inequivocabile risposta in merito. A tal uopo, il chiarimento causale giuridicamente sarebbe di esclusiva competenza della locale magistratura. Le autorità giudiziarie del messinese, conformemente alle più recenti informazioni, hanno già iniziato a impartire disposizioni di rito con finalità di indagine e periziale per la ricerca dei

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fattori determinanti il disastro e gli accertamenti di responsabilità di rilevanza civile e penale sia per in numerosi decessi di esistenze umane “in primis” e secondariamente per l'immane devastazione paesaggistica, infrastrutturale ed immobiliare. Per una giusta individuazione di ipotetici colpevoli sarebbe opportuno prendere in adeguata considerazione gli antecedenti avvertimenti di una potenziale situazione a rischio dovuto al dissesto geologico dei luoghi di interesse tematico.

In tal senso l'associazione di geologi siciliani sostiene di aver fornito, a chi di competenza, informazioni inerenti all'eventualità di cedimento del suolo argilloso su cui “menefreghisticamente” si costruiva a ritmo di rapida espansione edilizia, ufficialmente autorizzata dalle autorità locali. Altri gruppi d'interesse pubblico che avevano espresso perplessità sulla stabilità del suole edificabile nel timore di cedimenti franose per effetto di disboscamento a seguito di incendi per opera di piromani su istigazione dei palazzinari interessati, ed inoltre per la morfologia delle superfici edificabili, la quale presenta una friabilità argillosa.

abruzzese promette ai poveri disastrati l’immediata costruzione e consegna di nuove abitazioni. Ovviamente il Cavaliere “tornacontista” elargisce promesse incoraggianti non per generosità versi il prossimo ma per narcisista amor proprio, e velleità di potere. Gli interessi egoistici degli speculatori causalmente responsabili della catastrofe “annunciata” ma scientemente ignorata, costituiscono vilipendio alla dialettica storicità della Sicilia che vanta ridondanza di civiltà antiche e recenti: culture di matrice fenicia, greca, romana, arabo-normanna, gallica, iberica e malauguratamente per ultimo l'ineffabile amministrazione borbonica, la quale molto verosimilmente, per aver condizionato la mentalità meridionale in forma di abulia e indifferenza passiva, sembra aver dato adito al disagio sociale e malavitoso che ancora oggi affliggono la realtà civile del isola mediterranea. Ma la Sicilia non presenta unicamente aspetti culturalmente deleteri come l'omertà, corruzione ed indifferenza civile, bensì nella sua pur flagellata realtà attuale emerge con tangibile evidenza una potente energia rinnovatrice di “catarsi” culturale, che manifestandosi in una genuinità antropologica, la quale si estrinseca in generosità umana, spontaneità altruistica, elevato senso amicizia ed onesta morale, come attestano Pio La Torre, Falcone, Borsellino ed una ulteriore pleiade di “eroi” trucidati per essere rimasti coerenti e fedeli al loro idealismo etico, sacrificatisi per amore della loro amata terra. La Sicilia nuova reperisce la sua nuova realizzazione ideale nelle forti coscienze rinnovatrici delle giovani generazioni, che auspicano una loro terra più bella, più giusta, più onesta e più umana per una elevata civile cultura, purificata dall'inquinamento della prepotenza malavitosa conformemente alla sua tradizionalità ed attualità letteraria di dimensione europea con i suoi più rappresentativi

La costa nord-ocidentale del isola mediterranea godendo una naturale bellezza paesaggisticamente variegata tra mare, collina e monti, arricchita sullo sfondo di un azzurro perenne da una visione piramidale del vulcano Etna di oltre 3320 metri, ornamentalmente innevata, da cui cratere centrale fuoriesce il famigerato eterno pennacchio, quasi a voler inneggiare al “grande celestiale divino”, ricopre un enorme rilevanza turistica da indurre gli insaziabili avvoltoi palazzinari “per cagion di lucro” alla feroce speculazione edilizia con visibili tracce di selvaggio abusivismo. La recente strage umana e materiale, antecedentemente, profetizzata, è stata indubbiamente conseguenza dell'indifferenza politica e di incompetenza amministrativa per non avere escogitato strategie di monitoraggio tecnico. La presenza del Cavaliere d'Italia nonché Premier, sotto forma di sopraluogo esplorativo nelle località colpite e di pseudo-compassione manifestata con la sua presenza ai solenni funerali delle numerose vittime; occasione in cui costui in atto di simulato dolore in un cinico atteggiamento ingannevole si trova perennemente alla ricerca di consensi politici, in barba alle povere vittime e al dolore dei sopravvissuti. In virtù della sua formula magica, di genesi

Il famigerato eterno pennacchio dell’Etna

esponenti come Verga, Capuana, Pirandello, Tomasi di Lampedusa, Ignazio Buttita i quali nel loro impegno civile che sostanzia le loro opere letterarie, auspicano in forma di consapevole contemplazione una futura Sicilia libera e morale che trovi un adeguata collocazione culturale nella nuova realtà di una moderna Europa unificata.

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Romantica? Non io. Ma figuriamoci. Sarete voi quelli romantici. Quelli dei post-it coi cuoricini, lo squillino della buonanotte, i vezzeggiativi zuccherosi, i per sempre. Romantica io? Macchè, io sono razionale, io guardo avanti, io mica ci credevo. Che c'è da guadagnare a essere romantici, buttarsi a capofitto, sbatterci il muso poi. Io al massimo ho accorciato un po' le distanze, ho lavato i piatti dopo le nostre cene, sono stata sempre presente e disponibile dalla mattina presto e fino a notte fonda e fino al momento in cui te ne sei dovuto andare. Innamorata? Che dite. E' l'amore degli altri che ci innamora. Io ti ho solo accompagnato all'aeroporto un giorno che pioveva per dirti un arrivederci che sapeva di addio, ricordandoti che avevo perso una scommessa e ti dovevo una pizza, e sperando che un giorno quella pizza la mangeremo insieme. Romantica io? No, a me non interessa, le lascio a voi le rubriche della posta del cuore, lo struggersi aspettando un sms, li lascio a voi donnette senza polso i “chissà lui ora che farà?”. Io lo so lui che fa, lui pensa a quando ci rivedremo, non sempre, non costantemente, ma ogni tanto. La consapevolezza di un progetto in sospeso, senza una data precisa, una promessa è sufficiente. Che poi semmai ci vado io da lui, non è mica un problema. Lasciata sola? Io? Non lo siamo tutti in fondo da soli, non è solo un'illusione questo percorrere ogni tanto un tratto di strada insieme, che quando finisce ti sembra di non poter più andare avanti. Lasciata sola, io, che dite? Io sono, semplicemente, in attesa. In attesa di andarmene e lasciarmi alle spalle l'estate fuori tempo di una città nella quale non riesco a leggere i cartelli stradali, e l'ombra sbiadita di cose che prima facevamo insieme, che prima, neanche me ne rendevo conto, facevo per farle con te; e ora che senso ha farle ancora. Tu che la prima volta che siamo usciti in gruppo criticavi le donne emancipate e che per almeno un mese non ti ho potuto sopportare, tu che mi rinfacci ancora oggi, in interminabili chiamate serali, discussioni che non ti avevo lasciato vincere, tu che ti ho confinato a volte nella tua isola, ma ora vorrei essere lì con te. Ho detto interminabili chiamate serali? Ho detto: vorrei essere lì con te? Devo essermi confusa. “Le storie d'amore finiscono e basta, chissà come accade che ci si rassegni a questo svanire di corpi e di sogni”, cantava qualcuno. Non ci si rassegna secondo me, si finge, e si scappa possibilmente. Si scappa dalle cose piccole, dalle fermate d'autobus, dal bar dove mi hai offerto il caffè, dal divano dei film alla sera, si scappa dalla spiaggia che era la nostra e spero di non andarci più, dalle abitudini viziate che non ci accorgevamo di amare così tanto, dai ricordi delle sensazioni. Ma se non si scappa. Se, almeno per qualche mese ancora, non si potesse scappare, che cosa rimane qui? Ben poco. Rimangono le cene a cui non ho voglia di andare, le gite che non ho voglia di fare, e il tempo libero a rimpiangere che sia andata così. E rimango io, già a guardare le foto di te che non contavi niente, ma che ora non ci sei più, tu che non leggerai mai questa rubrica, e se mai dovessi leggere mi diresti melensa. ... l’altraitalia 21

Chiaramente ... no

di Chiara Morassut


Die italienischen Neuheiten an der Auto Z체rich

Die italienischen Marken Fiat, Alfa Romeo, Lancia und Abarth pr채sentieren die folgenden Highlights: Fiat Qubo Natural Power, Fiat Punto Evo, Alfa MiTo MultiAir, Alfa 8C Spider, Lancia Delta und Abarth Grande Punto SuperSport


Die grösste Automobilmesse der Deutschschweiz Auto Zürich öffnete dieses Jahr ihre Türen vom 05.- 08.11.2009. Die italienischen Marken Fiat, Alfa Romeo, Lancia und Abarth wurden mit jeweils einem Stand vertreten und zeigten ihre Produktepalette und einige ausgewählte Highlights.


di Myriam Ramelli e Fiorella Stringhini

BENESSERE E SALUTE

Cos'è la podologia? E' una branca della scienza medica che si occupa del piede e di tutto ciò che è atto ad eliminare problematiche dolorose e di disturbo. Quindi rivolta alla fisiologia, alle patologie ed ai relativi trattamenti che servono a raggiungere tali obiettivi, siano essi mirati o conservativi

Al termine della formazione si consegue il diploma cantonale di podologia che permette di operare come professionista indipendente all'interno del cantone Ticino; passati due anni di attività continuativa c'è la possibilità di far riconoscere il diploma cantonale a livello federale. Il podologo è un operatore sanitario e come tale, per legge è tenuto al segreto professionale e ad interagire con l' accordo del paziente. Grazie alla formazione SSMT la figura del podologo sta crescendo anche in Ticino, malgrado si riscontrino ancora difficoltà, sta riscuotendo fiducia nei pazienti poiché attraverso la cura del piede, con piccoli accorgimenti e con una buona prevenzione è in grado di assicurare ai suoi pazienti una condizione di vita sociale e lavorativa positiva la dove ve ne siano i presupposti.

Il podologo è un Professionista nel settore medicoterapeutico specializzato nella cura del piede sopra descritta. La sua funzione fondamentale è la cura del piede tramite ausili come ortonixie, rieducazione ungueale, ortesi in silicone, ricostruzione ungueale, feltraggi di protezione o scarico e quant'altro; dispositivi su misura realizzati per aiutare a ritrovare il giusto assetto fisiologico facendo scomparire o ridurre il dolore. Così come ha una funzione di consulenza e di prevenzione spesso in collaborazione col medico di famiglia.

La figura del podologo permetterebbe di ridurre i costi sanitari e sociali legati a delle patologie invalidanti, ma al momento non vi è nessun accordo di copertura delle cure con le casse malattia. Attualmente un gruppo di podologi attivi nel settore sta affrontando un percorso per far si che anche in Ticino si possa comprendere la validità di questa professione cercando innanzitutto di formare una società dei podologi che possa curare gli interessi di questa categoria e conseguentemente del paziente.

Grazie alla sua preparazione il podologo ha la capacità di comprendere situazioni gravi e, qualora non siano di sua competenza, indirizzarle al medico, soprattutto grazie all' anamnesi clinica del paziente e all'esame obiettivo del piede. Il podologo può operare in maniera diretta sui casi che alterano la funzionalità del piede, in alcuni casi su prescrizione medica, senza però far ricorso alla chirurgia. La formazione è composta da tre semestri di preparazione come terapista complementare al termine dei quali si accede alla seconda tranche previo il superamento dell'esame cantonale (non necessario se in possesso di diploma sanitario terziario riconosciuto). In seguito vengono frequentati tre semestri di interesse specifico podologico presso la scuola medico tecnica superiore (SSMT) di Lugano in collaborazione con l' IRCCS Galeazzi di Milano. ... l’altraitalia 24


La cura del piede a livello sanitario viene ancora e, troppo spesso, sottovalutato mentre non è ancora compreso che può essere sede di alterazioni rappresentative di sintomi di patologie diverse che, se trascurate nella fase preventiva, possono poi richiedere una cura più grave e dolorosa presso medici specializzati, e per ribadire, con un aumento dei costi della sanità. Maggior rilievo, per la tutela della salute del piede, va dato soprattutto nei confronti dell'anziano,dei diabetici e dei pazienti affetti da patologie circolatorie. Vista la gravità delle complicanze su un piede diabetico , è importante porre l'accento sul fatto che quando prevenzione e cura vengono a mancare, a lungo termine, possono insorgere problematiche assai più importanti. Nei diabetici, lo sviluppo di lesioni, causate da complicanze vascolari o per aver trascurato una “semplice” callosità, è molto alto. Queste ferite stentano a cicatrizzare e aumentano il rischio di infezioni e di amputazioni parziali. Un aiuto alla PREVENZIONE del piede diabetico da parte del paziente stesso sono i punti descritti qui di seguito: 1. esaminare tutti i giorni i propri piedi dando importanza a tagli, ferite o abrasioni 2. tenere sotto controllo con l'aiuto di un medico o di un podologo la sensibilità del piede 3. richiedere al proprio medico curante il controllo anche dei piedi ad ogni visita 4. scarpe appropriate: forma e misure adatte, no a tacchi alti, appuntite o aperte in punte 5. prima di indossare le scarpe controllare che non i sia niente all'interno che possa creare problemi. 6. niente bagni troppo caldi o borse d'acqua calda per scaldare i piedi, se avete perso la sensibilità potreste crearvi delle ustioni senza neanche rendervene conto 7. non camminare a piedi scalzi 8. asciugare molto bene i piedi soprattutto tra le dita 9. attenzione al taglio unghie, meglio chiedere aiuto ad una mano esperta. Taglio corretto = QUADRATO e non arrotondato come proposto dal taglio estetico. 10. utilizzare crema idratante tutti i giorni ma facendo attenzione a non lasciare depositi tra le dita per evitare la macerazione della pelle a livello interdigitale

Il vostro podologo può aiutarvi in caso: a. notate arrossamenti o gonfiori a piedi e caviglie b. avvertite dolore alla gambe durante la marcia o a riposo c. scoprite ferite aperte o ferite che non rimarginano d. unghie incarnite (onicocriptosi) e. tilomi, duroni e macchie sulla pelle

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di Umberto Fantauzzo

TURISMO

Isola d’Elba Una bella vacanza a Porto Azzurro

Veduta panoramica di Porto Azzurro e del suo golfo dalla fortezza Focardo su un'estremità dell'insenatura

La sublime concrezione del romantico idealismo estetico di Schelling, filosofo mitteleuropeo del XIX secolo, è possibile reperirla in quella meravigliosa peculiarità geografica del Mar Tir reno alla quale “l’Antica Grecia” ha consapevolmente conferito la denominazione “Aithalia”, la fumogena Elba, che per vastità estensiva costituisce la terza isola maggiore della penisola italiana e degnamente merita di essere considerata la più bella “Perla del Tirreno” per la sua esclusività paesaggistica. Bertrand Russell, matematico-filosofo inglese del XX secolo decantava la sua amata terra, una estesa penisola nell'Inghilterra sud-occidentale: la Cornovaglia la cui incantevole posizione nelle tiepide acque oceaniche lo sollecitava alle più profonde riflessioni filosofiche; il letterato di Weimar, Goethe, nel suo diario di viaggio in Italia esaltava la “Trinacria” per il verde perenne della macchia mediterranea e degli agrumeti lungo tutta la costa

siciliana, che lo ispiravano nella composizione delle sue migliori creazioni poetiche; l'intellettuale basilese Friederich Nietzsche, nella sua corrispondenza epistolare con il compositore-musicista Wagner inneggiava alla liricità metafisica dell'Engadina, un tratto montano delle Alpi Retiche, che il medesimo in virtù della loro bellezza considerava fattore d'ispirazione spirituale nella produzione delle sue migliori opere filologiche. Le tre entità paesaggistiche poeticamente enfatizzate dai rispettivi cultori europei, costituiscono il “nuce” virtuale della triade estetica del paesaggio elbano che ulteriormente ne legittimano la sua reputazione di “Perla del Mediterraneo”. Sul versante orientale dell'Isola d'Elba, al limite di una ristretta e allung ata insenatura in posizione topograficamente favorita, si erge un antico borgo di pescatori che estendendosi in lungo ed in largo la sua costa per circa 13 km quadrati prende il nome di “Lungone” e

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Il sindaco di Porto Azzurro Dr. Maurizio Papi in piazza con prospettiva sul porticciolo e golfo del paese

immediatamente dopo Longone per l'estensione in lunghezza del suo caratteristico golfo perennemente azzurro. Tale piccola realtà costiera che, per la sua posizione strategicamente privilegiata sul mare, divenne storicamente rilevante in quanto gli spagnoli nel 1602, con la costruzione della possente fortezza San Giacomo per opera di Filippo III re di Spagna ed ulteriormente con una seconda postazione militare sull'opposta estremità del golfo Forte Focardo, dal nome del suo costruttore Fernando Focardo, viceré a Napoli, colonizzarono l'intero golfo, divenendo in tal modo un importante riferimento militare nel contesto del traffico marittimo nell'intero Tirreno, sul quale la potenza colonizzatrice spagnola riponeva enorme interesse commerciale. All'uopo di enfatizzare politicamente la sovranità spagnola sulle coste orientali dell'isola, il governatore della piazzaforte di Longone Don Josè Pono de Leon, oltretutto per nostalgia religiosa della sua terra d'origine la Catalogna, fece costruire sull'apice di un frangente di roccia al centro della vallata a ridosso del Monte della Croce una replica fedele del celebre santuario dedicato alla Madonna di Monserat nei pressi di Barcelona di Spagna, quasi con funzione di referente metafisico, che potrebbe inequivocabilmente sublimare a livello religioso la legittimità militare della colonizzazione di questo versante dell'isola da parte della Spagna. La fortezza San Giacomo

multifattoriale: limpide acque marine, soave altura con la storica cittadella spagnola, magnifico panorama delineato da una virtuale cornice di dolci climi collinari adornata da una perenne verdeggiante macchia mediterranea in un angolo paradisiaco le cui acque del golfo dall'azzurro abbagliante le conferiscono il nome di Porto Azzurro. Il vecchio borgo Longonese, sin dalla sua più remota storicità spicca per la sua “Agorà” prospiciente il mare, la cui esposizione verso l'oriente ne esalta simbolicamente l'apertura culturale verso il mondo intero, annoverandola in tal modo tra le più belle piazze d'Italia, possibilmente seconda o terza a quella di Trieste che gode della reputazione di più grande piazza d'Italia sul mare. Retoricamente la piazza portazzurina costituisce una metafora monumentale, celebrando nella memoria dei posteri l'umiltà esistenziale dei pescatori del borgo, nell'affrontare enormi sacrifici e sofferenze per ricavare dalle splendide acque circostanti risorse per una misera sopravvivenza a rischio della propria vita. In tal modo il significante metaforico della summenzionata piazza non si pone in senso antitetico con la storicità dell'attuale titolazione: Piazza Matteotti.

Con regio decreto dell'otto giugno 1873 il re d'Italia Vittorio Emanuele II autorizzò il comune di Longone ad acquisire il nuovo titolo di Porto Longone, fino all'immediato periodo postbellico nel 1947, momento delicato di transizione politica in Italia, in cui venne istituita per la prima volta la Repubblica Italiana, il paese elbano ottenne la denominazione di Porto Azzurro. L'interessato ipotetico turista lungo il suo itinerario esplorativo da Portoferraio, punto principale di approdo, in direzione Est dopo avere superato la baia di Mola ed iniziando la discesa collinare all'altezza del faro costeggiando il mare, verrà fulmineamente sorpreso, con effetto mozzafiato, dall'apparizione improvvisa di una magica sequenza paesaggistica che forzatamente, in un crescendo di incantevole curiosità magnetica, lo indurrà a procedere in avanti per immergersi interamente in quell'angolo di suprema spettacolarità; realtà melodica consistente in una simbiosi paesaggisticamente

Il primo cittadino di Porto Azzurro, Dr. Maurizio Papi, al suo quarto mandato sin dal lontano 1985, conformemente alla sua lungimirante e chiara filosofia di politica turistica ha saputo imprimere alla sua “terra natia” una progettualità pluriennale per un profondo rinnovamento della medesima con riferimento alla Costa Azzurra francofona, nel pieno rispetto delle tradizionali peculiarità da “sight-seeings” turistiche del luogo. L'opera faraonica di ristrutturazione della piazza, recentemente ultimata, consentendo alla medesima una tipologia di estetica, che armonicamente riesce a coniugare il nuovo col tradizionale, ha concesso all'intero paese un'inesauribile dinamica sociale trasformando in tal modo la sua “Agorà” in un centro di dialettica comunicativa, nel cui processo evolutivo autoctoni e turisti interloquendo armonizzano culturalmente, rendendo così possibile all'ospite turista una consapevolezza di essere protagonista diretto in tale momento di reciproca drammatizzazione interculturale. La progettualità futura nell'intenzione del sindaco auspica uno snellimento del traffico serale, durante

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il periodo estivo, con la creazione di nuove infrastrutture con parcheggi e collegamenti pedonali per rendere al possibile visitatore un più veloce raggiungimento del centro in funzione di una più serena sociabilità del paese e principalmente nel suo punto d'incontro comunicativo: la ristrutturata piazza. In tale contesto Porto Azzurro si distingue da altre realtà municipali elbane per la costruzione di un camminamento costa-costa sospeso sull'acqua di circa un chilometro che congiungendo la baia di mola con la spiaggia “La Rossa” consentirà agli utenti pedoni un pieno godimento di un'amena passeggiata serale sull'acqua. In fase di allargamento, il porticciolo del paese ospiterà in futuro circa 250 imbarcazioni, un porticciolo di eccellente qualità per gli utenti delle imbarcazioni che approdando possono raggiungere in pochi minuti il centro con tutti i suoi “conforts”, caratteristica distintiva da tutti i rimanenti porticcioli della Toscana. Sotto l'aspetto di progettualità culturale si prevede l'istituzione di un museo che sarà denominate del “Polluce”, in reminiscenza alla moderna nave mercantile che nel XIX secolo transitando nel mediterraneo collegava Napoli con Marsiglia, affondando il 17 giugno 1841 nel canale di Piombino a circa 5 miglia marine da Porto Azzurro. Imbarcazione che trasportava tonnellate di metallo prezioso in monete d'oro da Napoli con destinazione Genova per finanziare lo strumento stampa “La Giovane Italia” fondato dal patriota del Risorgimento Giuseppe Mazzini, che nella sua teoria politica concepiva un'Italia unita a forma repubblicana. L'ospitalità portazzurrina per il turista si estende ulteriormente al settore ristorativo nel cui vasto novero di ristoranti, trattorie e pizzerie eccelle storicamente il “Delfino Verde” da Paride, una struttura in legno sul mare costruito negli anni sessanta dal famoso poeta longonese Paride ed attualmente gestito dall'esperto ristoratore Emiliano Roma, la cui perizia culinaria consiste nel porgere

alla sua gentile clientela la possibilità di degustazione di sapori ed aromi di mare in una vasta offerta di antipasti, primi e secondi piatti a base di pesce in un ambiente di diletto gustativo nella consapevole certezza di godimento di un fastoso pasto sull'acqua. Un caratteristico ritrovo notturno, non mondano, dal nome “L'Anfora” wine bar e bottiglieria, che si distingue nella panoramica ristorativa del posto non solo per le eccellenti offerte di una vasta gamma di vini ma soprattutto per l'originalità del suo gestore Andy Pichler di provenienza bavarese, il quale attratto dalla bellezza delle acque del posto ha lasciato la sua bella città culturale Monaco di Baviera per risiedere stabilmente all'Elba sin dal 2003. Nella primavera del 2005 ha inaugurato il suo locale, iniziativa geniale che ha riscosso pieno successo perché il suo operatore ha saputo abilmente gestire un esercizio, che fungendo da punto d'incontro e confronto comunicativo tra due diverse culture, al di là della convenienza commerciale ha contribuito recentemente alla interculturalità sociale, la quale è divenuta recentemente fenomeno ordinario nella consuetudine quotidiana del paese. Un abile operatore turistico dal nome Dino Lazzarini offre un valido apporto all'ospitalità del posto arricchendo in tal modo la vasta panoramica di competenze e strutture d'accoglienza a Porto Azzurro, avendo il medesimo gestito per oltre un ventennio l'agenzia turistica “Arrighi” offrendo agli ospiti un servizio turistico ad angolo giro: come locazione di appartamenti estivi, escursioni in barca, biglietteria e ulteriormente una consulenza efficace informando costantemente i propri clienti sulle risorse balneari, ristorative e ludiche di tempo libero da trascorrere sul territorio. Per tutti i potenziali interessati curiosi dell'Elba si consiglia una lunga permanenza sull'isola per un garantito g odimento di una vacanza paradisiacamente indimenticabile.

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RACCONTI

di Paola Carcano

Nulla Seduto con gli occhi gonfi, lo sguardo senza meta, e le gambe a penzoloni che non sapevano se emettere l'ultimo salto nel vuoto o correre frementi verso un riparo sicuro. Sicuro da che cosa poi non lo sapeva nemmeno lui. Sicuro forse da Daria. Ma c'era un posto sicuro da lei? Lei gli era entrata nel cuore, nell'anima e soprattutto nella testa. Lui non riusciva a pensare ad altro che a Daria, come un chiodo fisso che martellava, martellava , semplicemente ed incessantemente martellava. La vedeva lì avvinghiata a lui, avida e feroce, mentre si graffiavano e si amavano facendosi del male contorcendosi prendendosi senza veramente darsi cercando di ferirsi il più possibile fino a sanguinare con i gesti di piacere, scavandosi con le mani le bocche le lingue le parole. Lei si nascondeva, come sempre, in ogni anfratto, in ogni piega del corpo e della mente che poteva raggiungere pur di non appartenergli. Allora senza riguardi né tenerezza la invadeva ancora ed ancora muovendosi muovendosi e muovendosi dentro di lei, finché la sentiva contrarsi e l'aria uscire come un sibilo dalla sua bocca, per poi emettere un grido soffocato. Lei lo guardava e con voce increspata gli stava domandando qualcosa. Ma lui non aveva detto niente, le aveva appoggiato semplicemente la mano sul suo seno, l'aveva palpato e l'aveva baciato aspettando che si alzasse e si abbassasse con il respiro e l'aveva girata e l'aveva spinta giù con la testa sul materasso. E l'aveva presa un'altra volta senza più guardarla, perché lei non si poteva più guardare. Sentiva solo il suo respiro roco diventare un grido di piacere o forse di agonia. Ma a questo lui non importava. Lui le aveva dato tutto e lei in cambio aveva risposto con un niente. Ora era lì. Distesa, nuda forse per l'ultima volta. L'aveva lasciata così, immobile nel sonno. L'aveva guardata come si guarda l'orizzonte per l'ultimo saluto e se ne era andato. Aveva camminato alla cieca pensando a quella donna che non era mai stata sua, che non aveva mai voluto esserlo. Si era poi trovato su un ponte ad un abisso dal nulla, dove tutto riaffiora alla memoria per sprofondare

vorticosamente nella nebbia proprio essere. Si era sentito per la prima volta libero, libero dalle sue mani, dai suoi baci, da lei. Vedeva il suo viso ridotto ad una caricatura, con la bocca piena di rossetto , tristemente inarcuata e le orbite degli occhi vuote. Vuote della sua immagine, del suo riflesso. Daria non l'aveva mai guardato, si era semplicemente impossessata di lui. E lui ora doveva cancellarla, ucciderla perché lei aveva a poco a poco ucciso lui. Mentre la sua mente immaginava un delitto che non avrebbe mai saputo compiere, il suo corpo fece un sobbalzo e si mosse a scatto negli ultimi mortali fotogrammi di quel supplizio. Le sue gambe ore si muovevano nel vuoto e non pensava a niente, non pensava più finalmente neanche a lei.


di Christian Lombardi

PSICOLOGIA

Che cos'è la rabbia? La rabbia è una emozione tipica, considerata fondamentale da tutte le teorie psicologiche poiché per essa è possibile identificare una specifica origine funzionale, degli antecedenti caratteristici, delle manifestazioni espressive e delle modificazioni fisiologiche costanti, delle prevedibili tendenze all'azione. Essendo un'emozione primitiva, essa può essere osservata sia in bambini molto piccoli che in specie animali diverse dell'uomo. Quindi, insieme alla gioia e al dolore, la rabbia è una tra le emozioni più precoci. Essendo l'emozione la cui manifestazione viene maggiormente inibita dalla cultura e dalle società attuali, molto interessanti risultano gli studi evolutivi, in grado di analizzare le pure espressioni della rabbia, prima cioè che vengano apprese quelle regole che ne controllano l'esibizione. Inoltre, la rabbia fa parte della triade dell'ostilità insieme al disgusto e al disprezzo, e ne rappresenta il fulcro e l'emozione di base. Tali sentimenti si presentano spesso in combinazione e pur avendo origini, vissuti e conseguenze diverse risulta difficile identificare l'emozione che predomina sulle altre. Moltissimi risultano essere i termini linguistici che si riferiscono a questa reazione emotiva: collera, esasperazione, furore ed ira rappresentano lo stato emotivo intenso della rabbia; altri invece esprimono lo stesso sentimento ma di intensità minore, come: irritazione, fastidio, impazienza.

Da dove nasce la rabbia? Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Pur rappresentandone i denominatori comuni, la costrizione e la frustrazione non costituiscono in sé le condizioni sufficienti e neppure necessarie perché si origini il sentimento della rabbia. La relazione causale che lega la frustrazione alla rabbia non è affatto semplice. Altri fattori sembrano infatti implicati affinché origini l'emozione della rabbia. La responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce alla persona che induce frustrazione o costrizione sembrano essere altri importanti fattori. Ancor più delle circostanze concrete del danno, quello che più pesa nell'attivare una emozione di rabbia sembra cioè essere la volontà che si attribuisce all'altro di ferire e l'eventuale possibilità di evitare l'evento o situazione frustrante. Insomma ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno, soprattutto quando viene percepita l'intenzionalità di ostacolare l'appagamento. Contro chi ci si arrabbia? L'emozione della rabbia può essere quindi definita come la reazione che consegue ad una precisa sequenza di eventi

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1. stato di bisogno 2. oggetto (vivente o non vivente) che si oppone alla realizzazione di tale bisogno 3. a t t r i b u z i o n e a t a l e o g g e t t o dell'intenzionalità di opporsi 4. assenza di paura verso l'oggetto frustrante 5. forte intenzione di attaccare, aggredire l'oggetto frustrante 6. azione di aggressione che si realizza mediante l'attacco

Le sensazioni soggettive più frequenti possono essere: la paura di perdere il controllo, l'irrigidimento della muscolatura, l'irrequietezza ed il calore. La voce si fa più intensa, il tono sibilante, stridulo e minaccioso. L'organismo si prepara all'azione, all'attacco e all'aggressione. Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di una forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico, ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa e dell'irrorazione dei vasi sanguigni periferici, aumento della tensione muscolare e della sudorazione. Gli studi sugli effetti dell'inibizione delle manifestazioni aggressive sembrano indicare che chi non esprime in alcun modo i propri sentimenti di rabbia tende a viverli per un tempo più lungo .

Questo è quello che avviene in natura, anche se l'evoluzione sembra aver plasmato forti segnali che inducono la paura e di conseguenza la fuga, impedendo cosi l'aggressione dell'avversario. Nella specie umana, di solito, si assiste non solo ad una inibizione della tendenza all'azione di aggressione e attacco ma addirittura al mascheramento dei segnali della rabbia verso l'oggetto frustrante. Nella specie umana, la cultura e le regole sociali a volte impediscono di dirigere la manifestazione e l'azione direttamente verso l'agente che scatena la rabbia. Tre possono quindi essere i fondamentali destinatari finali della nostra rabbia: . oggetto che provoca la frustrazione . un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la fr ustrazione (spostamento dall'obiettivo originale)

. la rabbia può infine essere diretta verso se stessi, trasformandosi in autolesionismo ed auto aggressione. Come il corpo manifesta la rabbia? Per quanto siano estremamente forti le pressioni contro la manifestazione della rabbia, essa possiede una tipica espressione facciale, ben riconoscibile in tutte le culture studiate. L'aggrottare violento della fronte e delle sopracciglia e lo scoprire e digrignare i denti, rappresentano le modificazioni sintomatiche del viso che meglio esprimono l'emozione della rabbia. Tutta la muscolatura del corpo può estendersi fino all'immobilità.

Quali sono le funzioni della rabbia? Le modificazioni psicofisiologiche che si manifestano attraverso la potente impulsività e la forte propensione all'agire con modalità aggressive sono funzionali alla rimozione dell'oggetto frustrante. La rabbia è sicuramente uno stato emotivo che aumenta nell'organismo il propellente energetico utilizzabile per passare alle vie di fatto, siano queste azioni oppure solo espressioni verbali. La rimozione dell'ostacolo che si oppone alla realizzazione del bisogno può avvenire sia attraverso l'induzione della paura e la conseguente fuga sia mediante un violento attacco.

Le numerose ricerche compiute sui comportamenti di specie diverse dall'uomo, hanno dimostrato che l'ira e le conseguenti manifestazioni aggressive sono determinate da motivi direttamente o indirettamente legati alla sopravvivenza dell'individuo e delle specie. Gli animali spesso attaccano perché qualcosa li spaventa oppure perché vengono aggrediti da predatori, per avere la meglio sul rivale sessuale, per cacciare un intruso dal territorio o per difendere la propria prole. Negli uomini invece, i motivi alla base di un attacco di rabbia riguardano maggiormente la frustrazione di attività che erano connesse con l'immagine e la realizzazione di sé. Lo scopo in questo caso sembra più rivolto a modificare un comportamento che non si ritiene adeguato. L'arrabbiarsi, motivando chiaramente le motivazioni dello scontento, sembra infatti essere una procedura per ottenere un utile cambiamento. ... l’altraitalia 31


di Paola Carcano

CULTURA

“I poeti sopravvivono alla morte; si eternano così, con leggerezza, nell'anima del mondo …” è la frase che poeti ed artisti della web community Anforah dedicano alla grande poetessa scomparsa Alda Merini, con cui hanno condiviso la partecipazione al XII Festival Internazionale della Poesia.

Alda Merini è morta, all'età di 78 anni, Domenica 1° novembre alle 17.30 al San Paolo di Milano, nel reparto di oncologia, lo stesso ospedale che, come si può leggere dalla nota ufficiale della struttura sanitaria, «da anni l'ha avuta in cura e a cui ha dedicato profonde riflessioni poetiche oltre ad una scultura di forte richiamo ad un periodo travagliato della sua vita. Il suo atteggiamento e la sua sensibilità hanno lasciato un profondo ricordo negli operatori sanitari del reparto di cura di Oncologia e cure palliative al quale si è rivolta nella consapevolezza di un supporto al disagio fisico e psicologico che la malattia le ha riservato nell'ultimo periodo della sua esistenza». Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha messo a disposizione la sede del Comune, Palazzo Marino, per la camera adente e ha fatto in modo che la salma fosse sepolta

al Famedio del Cimitero monumentale, tra i grandi di Milano. All''indomani dei funerali di Stato, lo stesso Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale di Milano, l'ha voluta ricordare come «figlia di Milano, voce dei “suoi” Navigli. Colei ha fuso nelle proprie opere vita ed arte, luce e ombra, eros e misticismo, memoria e dolore». La sua opera, e del resto la sua vita, è infatti caratterizzata non solo dal cercare di mettere insieme regole borghesi e trasgressione (la sua personalità originale, audace ed irriverente fa sì che nel 2004 come regalo per il suo compleanno, chiese «un uomo caldo» e le regalarono uno show dello spogliarellista Gilby), ma è anche segnata dall'esperienza della follia e del disagio fisico ed economico, in un ventennale entrare ed uscire da ospedali psichiatrici tra gli anni Sessanta e Settanta.

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La poesia “Terra Santa” (che dà il nome all'omonima raccolta pubblicata nel 1993, e che le è valso il premio Librex-Guggenheim “Eugenio Montale” per la Poesia) è il primo scritto dopo la sua uscita dal manicomio, ma in essa, pur sprofondando in una inesorabile sofferenza, ci sono già i germi di un altrettanto straordinario ritorno alla vita.

Ho conosciuto Gerico, ho avuto anch'io la mia Palestina, le mura del manicomio erano le mura di Gerico e una pozza di acqua infettata ci ha battezzati tutti. Lì dentro eravamo ebrei e i Farisei erano in alto e c'era anche il Messia confuso dentro la folla: un pazzo che urlava al Cielo tutto il suo amore in Dio. Noi tutti, branco di asceti eravamo come gli uccelli e ogni tanto una rete oscura ci imprigionava ma andavamo verso le messe, le messe di nostro Signore e Cristo il Salvatore.

Questa è solo una delle innumerevoli testimonianze che questa autrice, che ha esordito a soli sedici anni sotto la giuda di Angelo Romanò e Giacinto Spagnoletti, ci ha lasciato. Dalla prima raccolta di poesie “La presenza di Orfeo”, si sono succedute innumerevoli pubblicazioni, tutte apprezzate a tal punto che nel 1996 fu proposta per il Premio Nobel per la letteratura dall'Accademie Française e ha vinto il premio Viareggio. Nel 1997 le è stato assegnato il Premio Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri- settore Poesia. Il 16 ottobre del 2007 le venne concessa dalla facoltà di Scienze della formazione di Messina, la laurea magistrale honoris causa, in “Teorie della comunicazione e dei linguaggi”. Il 1 giugno del 2002 il presidente Carlo Azeglio Ciampi la insignì dell'onorificenza di Commendatore al merito della repubblica Italiana. Nonostante ciò aveva scelto per la homepage del suo sito ufficiale questa semplice autodefinizione: «Sono una piccola ape furibonda. Mi piace cambiare di colore. Mi piace cambiare di misura», accanto ad un'immagine molto intensa , in bianco e nero, con l'immancabile sigaretta in mano e la altrettanto inseparabile collana di perle al collo. Così la vogliamo ricordare, come una qualsiasi donna che ha però saputo fare della poesia una ragione di vita e della vita una poesia, anche nei momenti più tormentati della propria esistenza.

Fummo lavati e sepolti, odoravamo di incenso. E, dopo, quando amavamo, ci facevano gli elettrochoc perché, dicevano, un pazzo non può amare nessuno. Ma un giorno da dentro l'avello anch'io mi sono ridestata e anch'io come Gesù ho avuto la mia resurrezione, ma non sono salita ai cieli sono discesa all'inferno da dove riguardo stupita le mura di Gerico antica. ... l’altraitalia 33


Fagiolini alle acciughe Ingredienti (per 4 persone) 1 kg. di fagiolini 7 filetti d´acciuga 1 cipolla media 1 spicchio d´aglio sale olio extra vergine d´oliva 2 mestoli d´acqua di cottura dei fagiolini, una manciata di prezzemolo e un ciuffo di basilico Preparazione Pulire i fagiolini togliendo le estremità e il filo laterale. Porre sul fuoco una pentola con dell'acqua salata. Portare ad ebollizione e calarvi i fagiolini mondati e puliti. Cuocere per quindici minuti. Nel frattempo porre sul fuoco una padella con l'olio, la cipolla e l'aglio finemente tritati, i filetti di acciuga sminuzzati. Lasciar imbiondire per qualche minuto. Aggiungervi i fagiolini scolati, girare delicatamente e lasciar insaporire a fuoco medio unendo un paio di mestoli dell'acqua di cottura dei fagiolini. Asciugatasi l'acqua, quindi a cottura quasi ultimata, unire il prezzemolo e il basilico finemente tritati. Il piatto va servito caldo, ma è molto buono anche freddo.

Pasta ai peperoni Ingredienti (per 4 persone) - 400 gr di pasta - 1 grosso peperone rosso - 100 gr di carne macinata (maiale/tacchino/vitello) - 1 peperoncino - 1 spicchio d'aglio - una tazzina da caffè di vino bianco - 1 bicchiere scarso di pelato di pomodoro - pepe nero, olio Preparazione Prendere il peperone rosso, pulirlo. Tagliare il peperone a striscioline. Versare un po' di olio in una padella e tritare lo spicchio d'aglio. Far soffriggere l'olio, l'aglio e il peperone a striscioline fino a mezza cottura del peperone. Girare di tanto in tanto... Aggiungere il tritato e amalgamare. Aggiungere il vino bianco. Quando il vino bianco si è asciugato aggiungere il pelato, un po' d'acqua, sale, il peperoncino tritato e il pepe nero. Far cuocere fino a cottura ottimale.

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Seppioline e peperoni tricolori Ingredienti seppioline giĂ pulite g 500 peperoni rossi, verdi e gialli g 300 in totale una cipolla prezzemolo olio d'oliva sale pepe Preparazione: Sbucciate e tritate finemente la cipolla. Mettetela nella pentola a pressione con 3 cucchiaiate d'olio e fatela appassire. Unitevi i peperoni misti, a pezzetti, e fateli rosolare a fuoco vivace per 5 cinque minuti. Rosolate brevemente in questo fondo le seppioline. Salate e pepate. Chiudete la pentola a pressione e fate cuocere il tutto per 20 minuti da quando va sotto pressione. Aprite la pentola, completate con un trito di prezzemolo tritato finemente e servite le seppioline con il loro intingolo, calde oppure tiepide.

Salame al cioccolato Ingredienti (per 4 persone) 50 gr. burro (o margarina) 50 gr. di zucchero 60 gr. di cacao amaro 200 biscotti secchi, frollini 1 uovo 1 cucchiaio di Strega o Marsala una manciata di noci 1 bustina di vanillina latte scorza grattugiata di limone Preparazione Spezzettare i biscotti mettendoli in una bustina (per congelatore) facendo pressione. E' un metodo comodo che vi permetterà di ottenere un ottimo risultato senza sporcare. Separare il tuorlo dall'albume. In una terrina sbattere il rosso e lo zucchero, unire il burro a temperatura ambiente. Incorporare il cacao amaro, i biscotti e le noci finemente spezzettati, il liquore, la vanillina e la scorza grattugiata di limone.Se l'impasto risulta duro aggiungere un po’ di latte. Montare a neve il bianco d'uovo e unirlo in ultimo. Adagiare il composto su di un foglio di pellicola o carta oleata, avendo cura di distribuirlo uniformemente. Aiutarsi con le mani in modo da formare un dolce dalla forma di un salame. Avvolgerlo nella stessa carta oleata e riporlo in fresco per un paio d'ore.Toglierlo dal freezer mezzora prima di gustarlo.

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EVENTI

dalla Redazione

SiciliaScherma e la candidatura di Catania ai mondiali 2011 L'impegno della Regione Siciliana è stato rafforzato dall'intervento dell'assessore al Turismo e Sport della Regione Siciliana, Nino Strano: “La città di Catania ha tutte le carte in regola per ospitare un evento di tale portata - ha dichiarato Strano. - E' dotata, infatti, di ottimi impianti sportivi e di una rete di strutture ricettive in grado di garantire la massina accoglienza e di promuovere il territorio. Siamo certi del successo di questa iniziativa che è stata fortemente sostenuta dalla Regione e dal Comune di Catania. Con l'eventuale vittoria di Catania è l'intera regione ad essere scelta”.

Catania 2011: “Un'opportunità per la Sicilia” Presentato a Palermo il Progetto “SiciliaScherma” 2009/2010 e la candidatura di Catania ai Campionati Mondiali Assoluti 2011 (Palermo, 9 novembre) - Si è svolta oggi a Palermo, presso la sede della Presidenza della Regione Siciliana a Palazzo d'Orléans, la conferenza stampa di presentazione di “SiciliaScherma 2009-2010” e di Catania 2011. Il progetto che coniuga sport, cultura e turismo, prevede la realizzazione di importanti eventi schermistici di rilievo nazionale e internazionale: il Congresso Mondiale della FIE (Federazione Internazionale Scherma) in programma a Palermo il 21 e 22 novembre; il Memorial “Wladimiro Calarese”, in scena al Teatro Politeama di Palermo il 21 novembre alle 21,30; i Campionati Italiani Assoluti 2010 in programma a Siracusa dal 24 al 27 giugno e la Candidatura di Catania ad ospitare i Campionati Mondiali Assoluti nel 2011. “La candidatura di Catania ai Mondiali di scherma - ha detto il presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo - è per la nostra regione una grande opportunità. Questo sport ha nella nostra Isola una lunga tradizione, con testimoni doc come l'indimenticabile Angelo Arcidiacono e Mino Ferro, campioni olimpici di Catania e che prosegue oggi con tanti atleti emergenti, tra i quali spiccano gli iridati Enrico e Daniele Garozzo e Rossella Fiamingo. L'augurio è che il 21 e 22 novembre prossimi questo progetto possa andare in porto, vincendo così questa scommessa che sosterremo fino in fondo”.

La parola è passata alla massima istituzione della scherma italiana Giorgio Scarso: “ Questa giornata è una delle tappe di avvicinamento all'appuntamento del 2011 - ha detto Scarso, presidente della Federazione Italiana Scherma. - Dopo quarant'anni, siamo riusciti a portare in Italia un congresso sportivo mondiale e per la prima volta la Sicilia è chiamata ad ospitare, a Palermo, un evento che riunisce i vertici delle 134 Federazioni schermistiche internazionali. La corsa all'assegnazione di Catania è frutto di una costante e continua serie di contatti con le federazioni straniere e di un lavoro capillare per portare in Italia i Mondiali. La scherma rappresenta un'eccellenza dello sport italiano: la nostra è una federazione con un grande passato, un presente di successi ma anche con un roseo futuro”. In rappresentanza del Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli, è intervenuto l'assessore allo Sport e Turismo del Comune, Antonio Scalia, che ha dichiarato: “L'opportunità di ospitare i Mondiali a Catania rappresenterebbe la naturale prosecuzione di un percorso iniziato con il successo dei Campionati Mondiali Juniors e Cadetti. La nostra città è la più sportiva del Meridione: dei 59 scudetti nazionali, 39 sono stati vinti da squadre locali, così come 8su 9 coppe dei campioni. Sono, infine, 17 su 34 le squadre etnee che militano in serie A. I Mondiali possono costituire un volano di sviluppo per la nostra città che può, così, assurgere a livello di eccellenza turistica e sportiva”. A chiudere gli interventi il presidente del Comitato Organizzatore Progetto “SiciliaScherma” e presidente della Federazione Italiana Scherma - Comitato Regionale Sicilia, Sebastiano Manzoni che ha affermato: “Abbiamo messo in campo un importante impegno organizzativo affinchè il Mondiale, se ci sarà assegnato, possa diventare un grande evento sportivo, condiviso e vissuto da tutta l'Isola. Se Acireale 2008 è stato definito dall'allora presidente della Federazione internazionale Scherma René Roch “il miglior Mondiale di Scherma mai organizzato”, il nostro obiettivo è di riuscire a ripeterci e migliorarci nella massima competizione iridata. Il congresso della Federazione Internazionale di Scherma e il Memorial Calarese saranno già un esempio di grande capacità organizzativa e di accoglienza”.

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ENOGASTRONOMIA

di Christian Testori

Cinghiale Quando il cibo racconta l’Europa Poche carni, ma forse anche pochi alimenti, accendono l'immaginario dell'uomo europeo più del cinghiale. Ripercorrere storia in cui l'uomo incontra l'ungulato, lo teme e lo caccia, lo combatte e ne vuole dominare la forza e l'impetuosità, facendone oggetto di ricchi banchetti, significa ritornare all'era mesolitica, quando i cambiamenti climatici portarono all'estinzione di animali di grossa taglia e indussero alla caccia di chi aveva preso il loro posto nelle foreste europee. Su tutti proprio lui, il cinghiale, che ancora oggi è alla base di simposi e banchetti tra cacciatori o semplici amanti della cacciagione, e che davvero non può essere apprezzato se visto come ciò che non è né può essere: un sostituto delle carni che tradizionalmente mettiamo in tavola. E' qualcosa di più e di diverso, uno degli ultimi alimenti che rappresentano un'eccezione e non una regola, l'occasione di un consumo che sfugge ai riti e ai gesti della quotidianità. Vediamo perché. Benché sia impossibile regionalizzarne o nazionalizzarne i consumi val la pena, nell'incipit di un excursus storico, notare come una delle regioni italiane dove lo si apprezzi di più sia la Toscana. Tra i popoli che veneravano di più il cinghiale, non a caso, spiccano gli etruschi, abilissimi cacciatori. Insieme a loro, ca va sans dire, i celti, altresì noti come Galli. Non è strano che, nella celebre saga di Asterix, la gente del villaggio gallo restio alla

Ricetta

conquista romana ne fosse ghiottissima. Presso i celti il cinghiale, prima ancora di essere un alimento, era una dimensione dell'anima collettiva che simboleggiava le più alte virtù sociali e spirituali. Un apprezzamento, questo, che i celti condividevano con i loro nemici. In epoca romana spettava al maiale il ruolo di vittima più diffusa nei diversi tipi di sacrifici. Non sorprende, pertanto, che la sua carne appaia nella maggior parte dei banchetti. Ora, gli antichi pensavano che a ogni specie domestica corrispondesse una specie selvatica. Il cinghiale, maiale selvatico, era quindi il tipo di selvaggina destinato per eccellenza a onorare i banchetti più sontuosi.

Tagliatelle al ragù di cinghiale

Ingredienti: 500 grammi di tagliatelle all'uovo, 300 grammi di polpa di cinghiale, 1 carota, 1 cipolla bianca, 1 costa di sedano, 3 foglie di salvia, 12 pomodorini freschi, 1/2 bicchiere di vino rosso, olio extra vergine d'oliva, sale e pepe, noce moscata quanto basta. Preparazione: Dopo aver preparato il trito di carota, sedano e cipolla, riponete il tutto in un tegame ben oliato e date avvio alla rosolatura. Aggiungete dopo qualche minuto sale e pepe, quindi aggiungete la polpa di cinghiale tagliata a pezzetti, unendovi la salvia. Quando il cinghiale sarà rosolato a modo, aggiungete il vino facendole sfumare, unite i pomodorini tagliati in due e, dopo cinque minuti, coprite la carne con acqua tiepida. Aggiungete una spolverata di noce moscata e cuocete a fuoco lento per circa un'ora e mezza. Bollite le tagliatelle in acqua salata, una volta cotte scolatele direttamente nel tegame con il sugo; fate saltare e servite dopo un'abbondante spolverata di parmigiano grattugiato.

Abbinatelo con ... Vino Nobile di Montepulciano Il Vino Nobile di Montepulciano è un vino rosso a Denominazione di Origine Controllata e Garantita prodotto nel territorio di Montepulciano, in provincia di Siena. E' è uno dei vini più antichi d'Italia e può essere ottenuto utilizzando i seguenti vitigni: Sangiovese, denominato a Montepulciano Prugnolo gentile, per un minimo del 70%; Canaiolo nero fino ad un massimo del 20% . Il Vino Nobile di Montepulciano deve essere sottoposto ad un periodo di maturazione di almeno due anni, a partire dal 1º gennaio successivo alla vendemmia. Dal colore rubino tendente al granato con l'invecchiamento e dal profumo intenso, etereo, floreale, presenta un sapore asciutto, equilibrato e persistente, con possibile sentore di legno. Il titolo alcolometrico minimo è 12,5 %. Dà il meglio di sé se abbinato alla carne di cinghiale. ... l’altraitalia 38


Da Apicio apprendiamo gli ingredienti della salsa con cui lo si accompagnava, indice del gusto dell'epoca: pepe, levistico, origano, bacche di mirto, corindolo, cipolle, bagnato con miele, vino, garum olio, amido. Una straordinaria combinazione di dolce con salato, un contrasto di sapori che caratterizzerà fino ai nostri giorni l'interpretazione gastronomica di questa carne. La sua immagine, pertanto, lungi dal perdere smalto penetrò anche nel Medioevo. I motivi si intuiscono facilmente: per l'aristocrazia medievale il gusto forte della carne arrostita era una predilezione legata all'immaginario e a simboli culinari parzialmente in voga ancora oggi, che vogliono il maschio contrapposto alla nozione di domesticità e più legato a quella della foresta, dove le operazioni di cottura sono brutalmente semplici e presuppongono un dominio immediato sulle forze naturali. Sulla forza del cinghiale, soprattutto. Ma l'arrosto è solo uno dei tanti modi in cui si può cucinarlo. Ciò che non si deve dimenticare è che, per rendere palatabile una carne altrimenti troppo selvatica, va obbligatoriamente messo a marinare per una dozzina di ore in acqua e aceto, con tre scalogni trinciati, una o due foglie di alloro, un mazzetto di prezzemolo, un pochino di sale e un pizzico di pepe. La ricetta più interessante, perché al contempo tradizionale e sorprendente, è quella che il Pellegrino Artusi riporta nel suo celebre libro “La Scienza in cucina e l'arte di mangiar bene”. "A me pare sia bene - scrive l'Artusi - che il cignale da fare dolceforte debba avere la sua cotenna con un dito di grasso, perché il grasso di questo porco selvatico, quando è cotto, resta duro, non nausea ed ha un sapore di callo piacevolissimo". Supposto che il pezzo sia di un chilogrammo all'incirca, ecco le proporzioni del condimento. Fate un battuto con mezza cipolla, la metà di una grossa carota, due costole di sedano bianco, un pizzico di prezzemolo e 30 grammi di prosciutto. Tritatelo finemente e ponetelo in una casseruola con olio, sale e pepe, cuocendo in pari tempo il cinghiale. Quando il pezzo ha preso colore, scolate la maggior parte dell'unto, spargetegli sopra una spruzzata di farina, e proseguite la cottura versando di tanto in tanto acqua calda.

Agenda Eventi di Dicembre Festa della Cicerchia dal 27 al 29 novembre 2009 - Serra de' Conti (AN) Tredicesima edizione della "Festa della Cicerchia", occasione di riscoperta dei sapori della memoria. La protagonista della festa è la cicerchia, un legume povero originario del Medio Oriente. La coltura è continuata attraverso i secoli nelle aree collinari dell'Italia centromeridionale fino a qualche decennio fa. La festa si svolge nel Centro Storico, all'interno delle mura medievali, e si snoda lungo tutte le vie del paese. Su queste vie aprono le porte venti cantine ove è possibile gustare la cicerchia in varie ricette. Tutte e tre le serate saranno allietate dalla presenza di cantastorie, artisti di strada, sbandieratori e gruppi folkloristici.

Sagra di Suvereto dal 29 novembre all’8 dicembre 2009 - Suvereto (LI) Sagra del Cinghiale, arte e folklore. Ma anche mostre, convegni, vendita di prodotti tipici, corteo storico in costume del '200, con la tradizionale giostra degli arcieri e la rievocazione storica della concessione della Carta Libertatis.

La Terra Trema al Leoncavallo - Vini e vignaioli autentici, agricoltori periurbani, gastronomie autonome dal 4 al 6 dicembre 2009 - Leoncavallo Via Watteau 7 Milano (MI) 3° edizione de “La terra trema”, una delle manifestazioni enogastronomiche italiane più importanti, che riunisce ogni anno contadini resistenti e agricoltura di qualità per una tre giorni di degustazioni individuali e guidate; dibattiti e confronti pubblici con scrittori, giornalisti, ricercatori; incontri informali con i produttori; acquisti diretti da vignaioli e piccoli agricoltori provenienti da tutta Italia e, ancora, concerti, proiezioni, cene a filiera zero.

Preparate intanto il dolce-forte in un bicchiere coi seguenti ingredienti: 40 grammi di uva passita, 30 grammi di cioccolata, 30 grammi di pinoli, 20 grammi di canditi, 50 grammi di zucchero. Il tutto deve essere amalgamato in aceto, e l'Artusi a tal proposito suggerisce di versarne quanto basta, perché “avete tempo di aggiungerlo dopo”. Prima di servire dovete assicurarvi che il condimento sia incorporato. Nello stesso modo, suggerisce ancora l'Artusi, potete cucinare la lepre. ...Ma questa è un'altra storia.

Frantoi Aperti dal 5 all’8 dicembre 2009 Campello sul Clitunno (PG) Quattro giorni di eventi nel caratteristico borgo umbro. Olio ed enogastronomia ma non solo: ad allietare gli astanti mostre, performance artistiche, mercatini, concorsi fotografici.

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di Simona Guidicelli

BENESSERE & SALUTE

Arancia Trattasi di un frutto diffuso in tante varietà in diverse regioni del pianeta, ove il clima lo consente. L'arancio appartiene alla grande famiglia degli agrumi, che include generi come Citrus, Poncirus e Fortunella. Gli agrumi sono utilizzati sia come alberi da frutto per il consumo e l'industria, che come piante ornamentali, e non mancano gli ibridi naturali ed artificiali. L'albero di arance viene comunemente definito arancio, al maschile, mentre l'arancia (femminile) è il suo frutto. Il pericarpo, ovvero la scorza del frutto, assume un colore arancio-rossastro durante la maturazione. L'interno, ovvero la polpa, è diviso in spicchi, o logge. L'arancio appartiene al genere Citrus, di cui la specie più comune è il cosiddetto "citrus sinensis", ovvero l'arancio

dolce. Esiste poi l'arancio amaro, meno commestibile ma utilizzato soprattutto per realizzare oli essenziali, canditi o prodotti per l'industria. L'arancia è un frutto polposo, che cresce generalmente su alberi non troppo alti, che superano di poco i 10 metri ricoprendosi di numerosi frutti nel periodo opportuno. La raccolta delle arance è solitamente effettuata tra novembre e giugno. L'arancio è giunto nel nostro Paese attraverso gli arabi, che han contribuito alla diffusione di alcune varietà in Sicilia. Dopo un periodo di scarsa popolarità e diffusione del frutto, il ritorno in Italia sarebbe avvenuto attraverso le spedizioni dei marinai portoghesi. L'etimologia del termine "arancio" ci riporta all'arabo, anche se non esistono dati certi. Gli arabi distinguevano tra l'arancia dolce e quella amara, chiamandole rispettivamente burtuqāl e nāranğ. Il primo termine è ancora in voga in alcuni dialetti italiani (in campania l'arancia è definita spesso "purtuallo"), mentre il secondo avrebbe dato origine al termine "arancio". Ci sono due qualità di arance: la dulcis, detta arancia dolce, melarancia o anche portogallo, e l'amara, chiamata anche arancia forte, melangolo, cetrangolo o cedrangolo. Alla qualità dolce appartengono tutte le principali varietà italiane, sia quelle sanguigne, come il tarocco, il sanguinello e il moro, sia quelle bionde, come la belladonna, il biondo comune, il biondo maltese e il calabrese. Il più grande produttore mondiale di arance è il Brasile, seguito dagli Stati Uniti, dalla Cina, dalla Spagna e dal Messico. Le regioni italiane che producono più arance sono la Sicilia, la Calabria e la Campania, seguite dalla Sardegna e dalla Basilicata.

Buccia d’arancia candita Ingredienti La buccia di 4 arance, senza la parte bianca e tagliata in striscioline lunghe 5 cm. 1 tazza di zucchero 1 tazza di acqua 3 tazze di zucchero per candirle Nota: 1 tazza americana è equivalente a 250 ml Portare la tazza di zucchero e l'acqua al bollore. Aggiungere le bucce e far stufare finché sono trasparenti per circa 12 minuti. Lo sciroppo deve essere denso. Toglierle dallo sciroppo e rivoltolarle nello zucchero, poi lasciarle asciugare. Conservarle in una scatola ben chiusa. ... l’altraitalia 40


COME SCEGLIERLA E CONSERVARLA Le arance più mature e saporite sono quelle non troppo dure, con la buccia lucida e senza ammaccature. Si conservano abbastanza bene anche fuori dal frigo, ma è meglio mangiarle prima possibile, perché la vitamina C si deteriora in fretta. Non vanno tenute in ambienti troppo caldi e secchi poiché si disidratano, perdendo in succo e morbidezza della polpa.

FA BENE ALLA SALUTE Perché è ricchissima di vitamina C, che favorisce la salute di tutto l'organismo grazie anche alla sua azione antiossidante.

È possibile indovinare il numero di spicchi presenti nell'arancia senza sbucciarla né tagliarla! Basta rimuovere, quando ancora presente, la parte verde che unisce il frutto al picciolo e contare le "alette" chiare che si trovano disposte in circolo vicino al bordo della cavità che rimane scoperta. Il numero di spicchi coincide esattamente con il numero di alette ... stupite i vostri amici senza rivelare loro il trucco!

Proprietà Tante e molto apprezzate sono le proprietà delle arance, il frutto per antonomasia per chi vuole ricaricarsi naturalmente. Anzitutto il contenuto di vitamine, in particolare di vitamina A (particolarmente indicata per la crescita e la vista), B1 e vitamina C, ma anche vitamina P. La vitamina C è molto importante per il nostro sistema immunitario. Essendo le vitamine poco diffuse nei prodotti cotti o a lunga conservazione, è particolarmente importante assumerne quotidianamente, magari attraverso una buona dose di succo d'arancia, una certa percentuale per coprire il fabbisogno giornaliero. La vitamina C è inoltre efficace per protezione delle vie respiratorie e di denti ed ossa. Le arance contengono inoltre sali minerali (nello specifico zolfo, magnesio, calcio, bromo, zinco, rame, ferro e fosforo) ed acido citrico. Sostanze come i flavonoidi e i terpeni contenute nel frutto possiedono elevate proprietà terapeutiche ed anticancerogene. L'arancia è quindi tra i frutti "eletti" per rafforzare il sistema immunitario (non a caso esistono "perle di saggezza"

popolari che suggeriscono di bere molta aranciata per non ammalarsi). La piccola quantità di zuccheri contenuta dal frutto rende inoltre il suo consumo alla portata anche di coloro che soffrono di diabete. Persino la buccia ha la sua valenza: utilizzata per crearne canditi per l'industria dolciaria ma non solo, nella sua parte interna ospita la cosiddetta fibra, una parte molto importante per la nostra salute. Dall'arancia possiamo anche ricavare decotti digestivi utilizzando la scorza, o utilizzarne la polpa sul viso contro l'invecchiamento. E' risaputo, infatti, che l'arancia aiuti a combattere i radicali liberi, particelle che causano l'invecchiamento dei tessuti. La spremuta d'arancia è tra i migliori alleati della nostra salute, perchè non soltanto fornisce un elevato apporto di vitamina C e sali minerali, ma può essere piacevolmente gustata come bevanda, zuccherando a piacere o allungando il tutto con dell'acqua. Le migliori spremute d'arancia son quelle con la polpa (che contiene flavonoidi), realizzate in casa con uno spremiagrumi. Per via della sua deteriorabilità, è bene consumare fresco il succo appena spremuto.

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di Simona Guidicelli

ASTROLOGIA

SAGITTARIO: il segno del mese Il Sole, entrato in Sagittario il 22 novembre, vi rimarrà fino al 22 dicembre. Mercurio esce dallo Scorpione il primo dicembre e entra in Sagittario dove rimane fino al 22. Venere è in Bilancia fino al 5 dicembre e poi si sposta nello Scorpione fino alla fine del mese. Marte continua a rimanere nel Cancro. Giove percorre gli ultimi gradi del Sagittario fino al 18 dicembre. Plutone è ancora agli ultimi gradi del Sagittario fino al metà gennaio 2008. Saturno continua la sua permanenza in Vergine. Urano è sempre a metà dei Pesci e Chirone alla fine della prima decade dell'Acquario. Il compleanno è un momento significativo per tutti: dipende dalla posizione del Sole di nascita se sarà un momento in cui le energie si ricaricano o se, al contrario, l'energia solare accentuerà le nostre debolezze. I Sagittari nati nella prima decade avvertono da tempo un senso di frustrazione, un freno al loro bisogno di espandersi portato dalla quadratura di Saturno. Il tempo, forse, di riuscire a ritirarsi a riflettere. È del resto, come vedremo, un bisogno riposto della loro natura e i transiti di un pianeta lento come Saturno - se assecondato - possono essere di grande aiuto ad organizzare realisticamente le decisioni da prendere in futuro. I nati nella seconda decade sono invece alle prese con il quadrato di Urano che, al contrario di Saturno, mette addosso un gran bisogno di cambiamenti immediati e, a volte, avventati. Sono accompagnati anche dal sestile con Nettuno dall'amico segno dell'Acquario, ma non è detto che aiuti: l'immaginazione di un mondo bellissimo ma irreale unita alla fretta uraniana potrebbe sortire solo confusione. I nati nella terza decade sono ancora beneficiati dalla presenza di Giove, il pianeta che comanda il Sagittario. Questo pianeta, che è entrato in Sagittario a fine novembre 2006, vi rimarrà fino al 18 di questo mese. Molti sagittari nell'anno che sta per concludersi avranno ottenuto delle piccole o grandi vittorie nei settori indicati dalla posizione che Giove occupa nella loro carta natale. C'è infine Plutone che sta per uscire dal Sagittario. Ma il suo spostamento non riguarda i sagittari come individui bensì tutti coloro che dal 1995 ad oggi sono nati con Plutone in Sagittario e di questo segno hanno alcuni tratti che li caratterizzano come generazione. Buon Compleanno! Ariete Amore: Il dialogo nei rapporti di lunga data ritorna ad essere positivo. In particolar modo sarà dal giorno 16 in poi che vedrete un netto miglioramento dell'umore e della situazione esterna. Gli incontri sono favoriti nell'ultima settimana del mese. Attenzione a chi frequenta rapporti extraconiugali. Salute: Marte amico vi permette ancora di affrontare in maniera del tutto energica la quotidianità. Ci sarà un recupero netto ora rispetto al calo di forze che avete percepito nei mesi scorsi. Siate sempre prudenti nel non oberarvi nel fare. È possibile qualche fastidio agli arti per disturbi stagionali. Tutto bene! Lavoro: C'è un qualche miglioramento rispetto a Settembre. Non sembrano presentarsi incidenti di percorso. Dunque, la situazione pare ottimale soprattutto dal giorno 17 in poi. La fortuna ritorna nella vostra vita e, intorno agli ultimi giorni di Novembre, potreste ricevere quella notizia che attendevate da tempo.

Toro Amore: Novembre è un mese altalenante per la vostra situazione sentimentale. Molto probabilmente sarete frustrati circa la vostra realtà professionale, in particolar modo intorno al giorno 2 con Luna Piena. Cercate di non farne una malattia e di credere un po' di più all'amore, senza la necessaria presenza del vil danaro. Un maggiore romanticismo potrebbe esservi di aiuto! Salute: L'energia psichica intorno al giorno 2 è pregna di stress. Siete troppo nervosi per stare dietro alla vostra salute, ma la trascuratezza sarebbe un grave errore. Riposo deve essere il vostro motto del periodo, perché avete un'aggressività che non vi giova assolutamente. Fate un po' di sport leggero per sfogare l'energia implosiva che, viceversa, esplode! Lavoro: È un periodo di attesa, ma anche di trasformazione. L'importante ora è che non diate peso alle questioni ancora in sospeso, cercando il più possibile di essere ottimisti. Cattivi sostenitori nella professione o persone troppo competitive possono remare contro, ma sarà solo un percorso temporaneo. Compromessi, sì, ma solo per il quieto vivere. Gemelli Amore: Sole e Venere, positivi per quasi l'intero mese, facilitano gli incontri fortuiti per chi è single, esprimendo un dialogo profondo anche nelle coppie di lunga data. Scorre tutto serenamente. Solo intorno al giorno 25 si potrebbe presentarsi un vostro malcontento che riverserete nella coppia. Non mandare tutto all'aria per questioni di lana caprina. Passerà! Salute: La salute, in questo novembre, è da tenere sotto controllo soprattutto psicologicamente. C'è molta insoddisfazione in merito a qualche dinamica della professione. Così, è raccomandabile abbracciare quel che si dice essere un distacco zen. Siete troppo nervosi e rischiate di somatizzare il tutto in disturbi psicosomatici. Placatevi! Lavoro: Un Saturno, non più appesantito, vi fa pensare in maniera ottimistica, riuscendo a portare al meglio a termine gli impegni presi. Presto riuscirete a capire che siete sulla via del successo. I giovani e chi cerca un lavoro lo troveranno facilmente. Voi tutti, però, non dovrete farvi prendere dalla solita smania di arrivare prima del tempo opportuno. Cancro Amore: Fino al giorno 7 avrete momenti altalenanti nella sfera affettiva. Siete in una fase neutra più che altro, dunque. Subito dopo potrete vivere un bel periodo di romanticismo ed eros con Venere sexy in Scorpione. Il vostro fascino salirà vertiginosamente e sarete più disposti a mettervi in gioco. Per chi è in coppia da tempo sono possibili cambiamenti decisivi, nel bene e nel male. Salute: È possibile qualche disturbo nel fisico, che potrebbe riguardare la gola e polmoni. Inoltre, sarebbe bene curare l'alimentazione, che risulta essere non regolare o carente di vitamine. Venere comunque vada, vi sostiene, donandovi bellezza oppure una sensualità che colpisce anche gli sguardi più severi. Lavoro: Sono possibili delle novità nei cambiamenti e nella gestione del vostro ruolo professionale. Venere positiva consiglia sempre di non accogliere le provocazioni dall'ambiente, che saranno possibili attraverso forse delle persone non troppo sincere. Non parlate troppo dei vostri progetti, evitando di fidarvi per un qualche moto di entusiasmo.

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Leone Amore: È un periodo difficile per i rapporti d'amore, sia per le coppie di lunga data che per i single. Siete in un momento di confusione con Venere, Giove e Nettuno avversi e ne risente proprio il dialogo con Marte sempre nel segno. Comunque l'amore, se pur battagliero, non è in pericolo di chiusure definitive. I single del segno non vadano avanti come Bull dog! Salute: Novembre non è un periodo adatto per dedicarvi a interventi estetici. Fate attenzione in tal senso, perché potreste avere delle problematiche non indifferenti. È un buon momento per intraprendere terapie dietetiche mirate. Riposate il più possibile e fate attenzione alla guida di automezzi come nello sport con Marte nel segno. Lavoro: Marte nel segno fa aumentare le vostre attività, che saranno davvero molteplici e difficili da gestire, in particolar modo nei rapporti con l'ambiente.Evitate di esprimere eccessiva aggressività e intolleranza visibile, perché potreste perdere buone occasioni e soldi. Muovetevi dopo il giorno 16 con Mercurio in trigono. che aiuta nelle questioni importanti. Vergine Amore: Saturno non più avverso apre una fase di rinnovamento nel rapporto a due, in particolare per quanto concerne il lato sensuale, che si farà più intenso dal giorno 8 con Venere in Scorpione. Avete sempre la forte necessità di costruire qualcosa di duraturo, ma ora sarebbe meglio cogliere l'attimo e non pensare al futuro. Farete spostamenti e viaggi che portano occasioni intriganti. Salute: La vostra bellezza si fa più visibile grazie alla dolcezza di Venere. Ora non siete più nervosi rispetto a non poco tempo fa, ma non dovrete esagerare con le energie. Dal giorno 16 Mercurio ostico potrebbe apportare qualche disturbo psicosomatico, ma di poco conto. Bene! Lavoro: Mercurio fino al giorno 15 vi dona una grande abilità per dimostrare che valete. Sono probabili affari e colloqui del tutto propizi. Avrete contatti fortuiti attraverso i viaggi. La fortuna è con voi; Venere vi dona fascino. Opportunità possono arrivare anche mediante l'attività virtuale mediatica. Comunque, organizzatevi al meglio a partire dal giorno 16 con Mercurio negativo. Bilancia Amore: C'è un po' di confusione nella sfera sentimentale. Saturno in Bilancia per alcuni di voi potrebbe coincidere con una qualche separazione o crisi di coppia. Per altri, invece, potrebbe essere un momento di sensualità accesa. Così per altri di voi potrebbe essere un vero e proprio periodo d'innamoramenti e cicogne all'orizzonte. A ciascuno la sua! Salute: La vostra bellezza sarà al massimo, ma forse potrebbe essere penalizzata da una qualche insicurezza in più. Provate a prendervi anche solo per un giorno una pausa di relax e fate subito un controllo medico. Non esagerate con le energie, anche se ora ci sono. Equilibrio? Forza! Lavoro: È un momento variato a seconda del soggetto bilancino e in relazione con le richieste del vostro ambiente. È sempre d'uopo contemplare la massima prudenza nei rapporti professionali. C'è il fatto che ci saranno dei cambiamenti da vagliare con Saturno nel segno. Temporeggiate per decidere per il meglio, ma agite. Scorpione Amore: Venere porta emozioni straordinarie. Dovete solo lasciarvi andare con Marte avverso, perché potreste essere un po’ prevenuti o sull’egressivo. L'amore vi è vicinissimo, se solo avrete la facoltà di riconoscerlo. Però, Mercurio nel segno potrebbe aiutarvi a utilizzare i comportamenti giusti per impreziosire l'amore. Salute: Venere, nel segno dal giorno 8, permette di godere di una

forma fisica invidiabile. Ora riuscirete a trovare terapie adeguate alle vostre esigenze. L'umore, con Marte avverso, potrebbe essere traballante, così come l'attenzione dettata dalla fretta del fare. Evitate strapazzi e fate attenzione a come vi muovete. Lavoro: Tutto scorre nel vostro settore lavorativo, sia per coloro che sono ancora in aspettativa di trovare lavoro, sia per coloro che stanno aspettando conferme positive nei contatti professionali. Con Marte ostico potrebbe esserci un qualche ostacolo da superare o solo un po' di tensione da controllare! Venere, Mercurio e Urano positivi proteggono l'attività. Capricorno Amore: Venere, in aspetto attivante, metterà in luce la vostra vita affettiva, che potrebbe darei molto ad alcuni di voi in fatto di nuove conoscenze e di passionalità. Siete sexy e desiderosi di esprimere voi stessi, ma potreste anche avere qualche ostacolo familiare. Tutto sta a vedere a causa degli accadimenti portati da Saturno in aspetto difficile. Salute: Novembre apporta una salute in generale altalenante. Qualche disturbo potrebbe essere dovuto a Saturno in aspetto di quadratura. Qualche disturbo potrebbe esserci anche ai vostri punti delicati quali ossa e pelle. Non siate superficiali e guardate soprattutto al vostro benessere. Fate dei controlli medici. Lavoro: È un periodo propizio per effettuare strategie e cambiamenti. Ora le cose avranno un cambiamento effettivo, proprio come molte situazioni di questo periodo. Dovete organizzare al meglio le vostre mosse, perché Saturno difficile vi mette alla prova. Con ogni probabilità potrebbe arrivare una validissima opportunità di lavoro attraverso amicizie e conoscenze importanti. Acquario Amore: Marte e Venere, in aspetti ostici, rendono ostili anche voi rispetto agli accadimenti del cuore. Anche Mercurio, in aspetto di quadratura fino al giorno 15, non riesce a placare il vostro dialogo interiore, che potrebbe portare paure irreali, vere e proprie paranoie. I nuovi incontri possono risultare illusori. Insomma, il romanticismo deve essere rimandato a poi! Salute: Novembre apporta qualche momento di scarsa energia con Marte avverso. Evitate di strafare, dunque, poiché vi sentite con le forze alquanto penalizzati, anche solo dal freddo, ed è il fisico che vi comunica di riposare di più. Dovrete sempre considerare un giusto riposo. I raffreddori sono possibili. Lavoro: Saturno sollecita positivamente il campo professionale. Cercate solo di comunicare al meglio i vostri progetti e le idee che avete in mente da un po' di tempo a questa parte, senza le paure e le tensioni dettate dai Pianeti avversi. Le strategie devono essere mirate. Dovrete anche cercare di organizzarvi al meglio. Domandate supporto a collaboratori esperti e fidati. Pesci Amore: Novembre parte subito bene con Venere sexy in Scorpione, apportando emozioni davvero positive, romantiche e davvero sensuali, proprio come è nella vostra natura. Il fine mese sarà pieno pathos. L'eros è al massimo. Vivrete finalmente le sensazioni che desideravate vivere da tempo. Si prospettano incontri intriganti per i single del segno. Salute: Marte consiglia di non strafare con le energie. È un buon momento per esprimere in modo cauto il surplus di energie, magari attraverso discipline orientali, come lo yoga. È probabile qualche disturbo generico nella seconda parte del mese con Mercurio difficile. Curatevi da eventuali reumatismi e raffreddori. Lavoro: C'è una fase altalenante nella vostra vita professionale. Sono possibili contrasti con collaboratori, con Marte che tocca la vostra sesta casa. Qualcuno di voi cercherà di trovare una ulteriore nuova situazione, che sia più ottimale. È sempre consigliabile temporeggiare nelle scelte. Comunque, Venere amica dallo Scorpione protegge l'energia creativa.

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di Simona Guidicelli

IL SEGNO DEL MESE

Il Sole occupa, nello Zodiaco Tropicale, i gradi del Sagittario, per approssimazione, dal 22 Novembre al 21 Dicembre. È il nono segno dello Zodiaco. Governato da Giove. È un segno Maschile. Il suo elemento è il Fuoco, la qualità è Mutevole. Il colore è l'azzurro, la pietra portafortuna è il turchese. Il giorno fortunato è il Giovedì. Pietre e Cristalli Visto che Giove è il signore del Sagittario, per questo segno sono particolarmente benefiche le pietre di colore indaco o, genericamente, azzurro.

Sagittario: Andare. Il segno del Sagittario è quello, nello Zodiaco, che ha maggiore propensione all'esplorazione del diverso o del lontano da sé. Affinché questo viaggio di scoperta gli sembri fattibile, è dotato di un ottimismo che non ha pari. Ha una fortissima volontà di conquista, che lo porta a raggiungere mete che, forse, non interessano ad altri, ma che sono molto esclusive. La grande predisposizione del Sagittario alla scoperta è però accompagnata da una certa mancanza d'attenzione. Difatti, nella sua foga di viaggiare, di scoprire, questo segno perde di concentrazione e ha una sottovalutazione dei pericoli. Il Sagittario, che conosce tante diverse realtà, si considera, a suo modo, depositario di molti aspetti della verità umana e può risultare un po' superbo. Non a caso, il segno del Sagittario è stato a volte accostato alla figura del missionario, ovvero di colui che si allontana dall'ambiente casalingo per insegnare agli altri o addirittura convertirli. C'è da dire che non ha un atteggiamento di superiorità di tipo antipatico: il Sagittario è generoso e buono e non sottovaluta mai gli altri, se non per distrazione. Nei sentimenti, il rapporto con un Sagittario non è semplicissimo, vista la natura mobile di questo segno. Essendo uno sportivo, vede l'atto amoroso quasi come un confronto fisico, rispetto al quale bisogna essere sempre all'altezza! Anzi: affinché il Sagittario rimanga fedele al partner, quest'ultimo deve sempre offrirgli mete più difficili da raggiungere, cosicché il focoso Sagittario si senta stimolato e non volga la propria attenzione altrove. Anatomicamente, il Sagittario corrisponde alla gamba, dalla caviglia alla coscia. Ciò è perfettamente in linea con la caratteristica principale del segno, quella di camminare, correre e scoprire.

La pietra rappresentativa del segno è, difatti, il Turchese. Essa protegge la salute e l'integrità del corpo tutto, che, con un segno così attivo e sportivo, può essere messa talvolta a sportivo, può essere messa talvolta a rischio. Il Turchese ha avuto importanza come pietra ornamentale già presso gli Egizi, che lo ricavavano dalle miniere della Penisola del Sinai. Per migliorare la propria situazione sentimentale e per accrescere la già sviluppata curiosità verso gli altri, è utile, per il Sagittario, portare invece con sé l'Azzurrite. E' un minerale cristallino tetragonale, azzurro o blu, che si forma per depositi di solfuri di rame in ambiente carbonato. Alimentazione e cucina Da persone sportive quali sono, gli individui del Sagittario sono molto attenti all'alimentazione e raramente deviano dalla regola che si sono imposti. Non amano i pasti luculliani e, in genere, preferiscono la varietà alla quantità. Sono consci che, per mantenere il proprio fisico in forma e scattante, devono mangiare di tutto. Sanno però quando fermarsi e, se ritengono di essersi alimentati a sufficienza, sapranno dire di no al dessert, per quanto possa apparire gradevole. La persona che invita a cena un Sagittario, dunque, non deve offendersi, se costui o costei rifiuta l'ultimo piatto in lista: mangiare troppo sarebbe per questo segno una forzatura imperdonabile. I gusti del Sagittario sono piuttosto classici, perché sa che la cucina mediterranea è quella che lo manterrà meglio in forma. Tuttavia, essendo una persona che ama i viaggi, non disdegna i gusti esotici e, di conseguenza, alcuni piatti etnici. È consigliabile, per questo segno, non assumere soltanto gli alimenti che diano le energie che è abituato a profondere, ma anche nutrienti dall'effetto meno immediato ma ugualmente importanti, come le proteine derivanti da frutta e verdura.

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Panasonic annuncia che l'associazione DIWA (Digital Imaging Websites Association) ha conferito il Gold Award DIWA alla fotocamera LUMIX DMC-GF1. I prestigiosi DIWA Award sono assegnati in base ai risultati dei test scientifici effettuati dai laboratori DIWA, che tengono conto degli oltre 200 criteri previsti dall'associazione stessa.


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