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Sotto la lente Adolescenza

l’altraitalia

numero 38 - marzo 2012

Fr. 5.20 Euro 5.00

la voce e l’immagine degli italiani nel mondo

POLITICA

Di battuta in battuta LETTERATURA MUSICALE

SOCIETÀ

La lingua italiana

Bugarach

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EDITORIALE di Maria C. Bernasconi

Non esiste il genitore perfetto. Ognuno fa errori e cose buone, chi più e chi meno. L'importante è amare i propri figli e interrogarsi sempre sulla buona riuscita del proprio operato, senza dare nulla per scontato. E soprattutto non pensare mai che sia troppo tardi per modificare un comportamento sbagliato! I ripetuti tentativi di stanare mia figlia sedicenne dalla sua stanza sono vani. La sua storia d'amore é finita. A nulla servono gli sforzi delle amiche che, volendola sostenere, la invitano ad uscire. Niente, lei sta chiusa in camera sua e continua a piangere. Reazione eccessiva? Non penso! Forse siamo noi adulti che vogliamo negare la sofferenza, dietro una maschera, facendo finta, per orgoglio o per eccesso di razionalità, di non stare male. I ragazzi, invece, sanno tuffarsi nel dolore senza vergogna, senza sconti, come se per un attimo non esistesse altro. Sono del parere che solo così possono imparare che una volta toccato il fondo ci si rialza, che il “lui” o la “lei” non erano affatto indispensabili e, come per magia, si può essere pronti a vivere un nuovo amore! Ho lasciato che mia figlia vivesse il suo dolore, vigilando, senza essere invadente, perchè non volevo si calasse nel personaggio dell'abbandonata, perchè so che il tempo del dolore non è infinito. C'è stanto anche il periodo dell'emulazione. L'amica si iscriveva a danza? Anche lei! L'amica smetteva di andare a danza? Anche lei! L'amica diventa vegetariana? Anche lei! Bene, lasciamola fare, mi son detta, non sono comportamenti pericolosi o che la possono in qualche modo danneggiare. In fondo, mi son detta, è naturale imitare l'amica del cuore: è un modo con cui tua figlia tenta di costruire un legame simbiotico al di fuori della famiglia, che la rassicura, non la fa sentire sola, tappa fondamentale per staccarsi da quel famoso “cordone ombelicale” che vi lega ed avviare relazioni equilibrate con i coetanei. Ma c'è stato un momento che per me è stato particolarmente “tosto” (come direbbe la mia figliola). Alla ricerca della sua identità, mia figlia aveva iniziato ad indossare abiti che nulla avevano in comune con la sobrietà. Quando mi capitava di incontrarla per strada allentavo volutamente il passo in attesa che si allontanasse. E, lo confesso, quando mi accompagnava nelle uscite, mi è capitato di far finta di non conoscerla: grande era l'imbarazzo. Fortunatamente per me, questa fase si è conclusa rapidamente. Una ricerca americana pubblicata su Nature Neuroscienze ha scoperto che cosa scatena la tempesta ormonale adolescenziale: l'ormone Thp. L'effetto di quest'ormone non è lo stesso durante tutto l'arco della vita, ma sembra comportarsi in modo diverso a seconda dell'età. Pare che negli adulti agisca da calmante. Sicuro?! Guardatavi intorno, non vi viene qualche piccolo dubbio? L'adolescenza, nella sua complessità, è il tema che L'altraitalia ha deciso di trattare nel sotto la lente di questo mese: periodo difficile da definire, che assume significati differenti a seconda dei ragazzi. Per quasi tutti i fanciulli, l'adolescenza significa soprattutto una cosa: dimostrare che non si è più “piccoli”. mettendo a dura prova la stragrande maggioranza dei genitori. Bene, vi posso assicurare che un po' di esperienza ce l'ho! Quattro figli, tre ragazze ed un maschio, mi hanno ampiamente offerto, negli anni, la possibilità di farmi le ossa. Due di loro hanno ormai superato quella fase difficile della vita, chiamata adolescenza, diventando persone in grado di assumersi le responsabilità di adulte. Uno è ad un passo dal trovare il suo equilibrio personale, mentre la più piccola è ancora alle prese con la sua tempesta adolescenziale, con il mettere in discussione alcune certezze consolidate, anche perché immaginare il proprio futuro, soprattutto al giorno d'oggi, e prepararsi ad affrontarlo può risultare particolarmente difficile. Conoscerli i ragazzi, educarli, responsabilizzarli, aiutarli a crearsi un'identità positiva ... è veramente compito arduo. Sappiamo tutti quanto è difficile fare il genitore; forse potrebbe aiutarci ricordare più spesso quante volte, molti anni fa, era difficile per noi essere figli.

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l’altraitalia Editore l'altraitalia Kirchenrainstrasse 27 CH - 8632 Tann-Rüti 0041 (0)56 535 31 30 info@laltraitalia.eu www.laltraitalia.eu Direttore Responsabile Maria Bernasconi

SOMMARIO Sotto la lente ADOLESCENZA L’età delle grandi trasformazioni

12

Alla ricerca dell’autonomia

13

Adolescenti aggressivi

15

Adolescenza e amore

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Adolescenti e genitori

18

Ascoltare i figli adolescenti

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L’INTRUSO

Vice direttore Manuel Figliolini

Liberateci! Liberateci!

3

OPINIONI

Direttore di Redazione Rossana Paola Seghezzi Collaboratori Giovanni il Battista Gianmaria Bavestrello Rosalia Cipollina Raffaele Crescenzo Umberto Fantauzzo Patrizia Gioia Simona Guidicelli Marco Minoletti Maria Agostina Pagliaroli Armando Rotondi Cristina Rubano Paola Zorzi

Frecciatine

4

ATTUALITÀ SOCIETÀ Richiedenti asilo

6

Bugarach

8

POLITICA Di battuta in battuta

10

CULTURA LETTERATURA MUSICALE La lingua italiana

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FILOSOFIA Il rituale bunga bunga e ...

26

I SEMI DELLA GIOIA

Foto rsp futura sagl Redazione grafica e stampa isualFB - Magliaso V visual.fb@bluewin.ch Webmaster Alfredo Panzera

Il bisogno di certezze

28

CINEMA Benvenuti al Nord, L’era legale e ACAB

30

MUSICA Whitney Houston: the voice

32

Festival di Sanremo 2012

34

TRADIZIONI San Giuseppe

37

ENOGASTRONOMIA

Contatti redazione@laltraitalia.eu

La zucca

40

BENESSERE E SALUTE La primula

Pubblicità info@laltraitalia.eu

42

ASTROLOGIA Oroscopo

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ATTUALITÀ

L’intruso dalla Redazione

Liberateci! Liberateci! In Italia, il Presidente del Consiglio Mario Monti ha utilizzato una parola che è sempre stata difficile da pronunciare: liberalizzazioni, ed è stato un po' come gridare una bestemmia vedendo le reazioni di certe categorie come tassisti (in primis), farmacisti e via dicendo. Tutto ciò che vi racconto adesso è stato raccolto da fonti popolari e solo per quello che riguarda le categorie in oggetto, in grandi comuni italiani. I tassisti, con le liberalizzazioni, vedrebbero aumentare la concorrenza e vedrebbero azzerarsi il valore delle proprie licenze pagate (anche 300 mila euro) per praticare la loro professione. Bisogna fare un passo indietro: innanzitutto il taxi è un servizio pubblico e in origine, come tutte le cose pubbliche, il diritto ad esercitare tale professione veniva rilasciato dal comune ... Ma il comune dava le licenze gratuitamente? Nel sito del Comune di Milano vi è una lista di requisiti soggettivi e tecnico professionali che vengono richiesti a chi vuole intraprendere la professione di tassista, ma in tutto ciò non si nomina la possibilità di un costo per acquisire la licenza ... Mi convinco sempre più che la licenza venga data gratis. Per questioni pratiche e di sovraffollamento, il comune ha smesso di elargire tali licenze ma solo per evitare una inutile concorrenza e per rendere il mestiere di tassista più remunerativo e incentivante. Ma cosa è successo invece? I detentori di tali licenze a numero chiuso si sono arrogati il diritto di vendere una cosa ricevuta gratuitamente creando una lobby. Ecco l'inghippo! La cessione della licenza non avveniva gratuitamente (come la si era ricevuta) ma viene corrisposto un valore pecuniario tra il vecchio ed il nuovo tassista. Tale valore, o licenza, veniva deciso come si decidevano i valori delle licenze di tante altre attività. Adesso la liberalizzazione non porterebbe altro che a far perdere ai tassisti i soldi che hanno speso per comprarsi la licenza (cifre come quella precedentemente annunciata). Ma tale pagamento non avrebbe forse mai dovuto verificarsi? La loro licenza non è una licenza comune come altri esercizi di altre categorie. Mi spiego meglio: quando un negozio di abbigliamento vende la sua licenza, vende un nome che si è fatto nel tempo, vende una clientela che ha scelto il suo negozio a discapito di altri; invece noi non scegliamo il tassista ma siamo costretti a prendere chi ci capita, cioè quello che nasce dall'incontro del nostro bisogno con la sua inattività. Quindi il tassista, che si comporta come un servizio pubblico, incrementa il valore della sua licenza non sulla base di una sua capacità o particolari investimenti sui materiali, ma sulle necessità e obbligo dei cittadini di utilizzare un servizio pubblico. Non sarebbe più sensato parlare di licenza se io potessi scegliere un tassista piuttosto che un altro perché mi offre dei servizi diversi o perché prediligo un’auto elettrica piuttosto che una vecchia Punto? La licenza comprata non diventa più la sicurezza di un determinato guadagno futuro ma l'accesso (puro) al diritto di fare il tassista, che visto l'elenco di requisiti comunali, non si limita alla capacità economica. È chiaro che tutto ciò deve finire, e qualcuno purtroppo deve pagare, ma era qualcosa che già dall'inizio non doveva esistere. La lobby ha trovato il modo di guadagnare per tanti anni su di un servizio pubblico, erogato per soddisfare un bisogno collettivo. Le altre categorie, avvocati, notai, farmacisti e giornalisti, invece si aggrappano a dei diritti e vantaggi che andrebbero persi con le liberalizzazioni. Ma se il farmacista difende a spron battuto il suo diritto inalienabile di vendere farmaci, allo stesso modo i negozianti o i supermercati dovrebbero lottare per vietare, nelle farmacie, la vendita di prodotti che esulano dal mercato della sanità (pannolini, ciucci, dentifrici, alimentari, ecc). Prima o poi tutte queste situazioni di comodo, o meglio privilegi, stanno diventando un ascesso della società pronto a scoppiare ... Tutto deve finire e, purtroppo, qualcuno ne pagherà lo scotto. Ma quanti altri ne hanno tratto benefici in passato? Dopotutto per ricominciare bisogna azzerare i contatori ... E solo allora inizierà una nuova era.

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OPINIONI

Frecciatine di Giovanni il Battista

Finlandese o prediletto della grande Ang(h)ela Sono aperte le scommesse! Chi sarà il primo ministro italiano nel 2013? Sicuramente l'attuale compagine governativa, anche perchè alternative non ce ne sono, dovrebbe farcela ad arrivare a fine legislatura. Ma poi ? Cosa ne pensate della posizione dei partiti italiani che si sono auto-commissariati per ossequiare (per fortuna) al diktat della GrandeAng(h)ela? Qualche tempo fa, un mio amico Quassù, ariano tedesco, mi diceva che tutte le donne della ex-Germania dell’est ingurgitano ogni giorno, in media, due litri di vino bianco o di birra come aperitivo! Toste queste femmine teutoniche, sopratutto se forgiate nelle ex-alcove sovietiche! Bionde, capaci di tutto. Donne (si fa per dire), che governano a bacchetta i loro malcapitati mariti: figuriamoci l'impatto che possono avere sui dolci poeti e navigatori italici!

Torniamo a bomba (si fa per dire): resisteranno gli schieramenti partitici ante-commissariamento, la “love story” fra Bossi ed il Berlusca, il “trio Lescano” Fini-Rutelli-Casini, “l'armata brancaleone” Bersani - Di Pietro - Vendola? Vi sarà un rimescolamento delle carte per non far capire agli

L’attuale governo Monti con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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italiani che qualche nome di Leader (si fa per dire) cambierà ma che in effetti, nella sostanza, niente cambierà? Chi se la sentirà più di fare qualche cosa di diverso da Monti (nei metodi, nell'approcio, nello stile, nel linguaggio)? Quale potrebbe essere la Personalità (si fa per dire) che potrebbe assomigliargli e che potrebbe mettersi a disposizione del partito vincente alla prossia tornata elettorale (se però nella coalizione ci fosse Bersani, sarebbe meglio non delegare a lui il compito di scegliere il candidato, altrimenti, viste le figuracce passate, si potrebbe facilmente scommettere sul vincitore)? Premessa: scommettiamo che un anno dopo (forse meno) l'insediamento del nuovo Governo (ammesso di riuscire in questa ardua impresa) gli italiani ed i loro governanti ritorneranno, finalmente si dirà, a vivere come prima dell'era Monti dimenticando o dismettendo tutti i decreti ed i buoni propositi realizzati dal figlio putativo di Napolitano?

Otto: come potrà Napolitano, che con un colpo di mano mise in quarantena i politici del prima-Monti, guardare negli occhi i valorosi candidati (ammesso di trovarne qualcuno ) e tentare con loro di fare un discorso minimamente, politicamente costruttivo? Avrà sempre negli occhi e nella mente la Marilyn Monroe della quale é follemente innamorato trovandosi di fronte, presumibilmente, ad una Clarabella qualsiasi? Nove: come potrà Napolitano giustificarsi nei cofronti dell'Europa e del Mondo? “Ho cercato dappertutto, in ogni angolo della Penisola, ma di simil-Mario non ce ne sono più! Finito l'articolo!” ... Dieci: prima di questo terremoto (si fa per dire), su questa rivista, avevo tentato di citare (e non sono il solo) qualche nome: Montezemolo, Marchionne? Ma con quale coalizione? Quali le loro relazioni con An(g)hela (loro, per esempio, che con il Gruppo Fiat le volevano “fregare” la Volkswagen)?

Uno: Monti sicuramente non si metterà più a disposizione; penso che ne avrà avuto abbastanza, oltre al fatto che lo ha sempre affermato. “Faccio il pompiere e poi basta: nella vita ci sono altre cose più interessanti!” Due: quale sarà la reazione dei votanti italiani di fronte a qualche cosa di diverso dell'immagine santa di Monti? Tre: quali saranno gli attuali ex leaders degli attuali ex partiti che vorranno candidarsi e/o “subire” un Capo-politico terzo proclamato della sua stessa coalizione? Quattro: chi potrebbe essere il Capo-politico (si fa sempre per dire) se non un clone di Monti affinché possa piacere alla Grande Ang(h)ela, al piccolo Nicolas e “all'abbronzato” (come disse qualcuno) Obama? Cinque: quali profili verranno proposti come Ministri del Governo? Politici, tecnici, professori , disoccupati? Sei: come si farà a dire educatamente agli attuali ministri (quelli che fanno da corollario a Re Mario) di ritirarsi in buon ordine a vita, diciamo, privata o a ritornare alla normale professione ante (ammesso e non concesso che possano facilmente trovare un regolare posto di lavoro, non a tempo determinato, come prima delle chiamata dell'amico Monti)? Qualcuno verrà “riciclato”, “ripreso” dagli opposti schieramenti (Passera, Fornero, Cancellieri, Terzi)? Sette: dopo questo “periodo di riflessione” (si fa per dire) gli esponenti politici, ritornati liberi (nel 2013) sapranno ancora che senso ha essere rappresentante del popolo,essere di destra o sinistra, quali interessi di chi difendere?

Ma, questa volta, malgrado le mie fonti che ho privilegiatamente a disposizione Quassù, non trovo il sistema di sbrogliare questa matassa: i miei amici italiani sono gli unici nella storia del Mondo, mi dicono qui, che hanno mandato in tilt il sistema delle lineari programmazioni dei Celesti Destini (hanno in pratica “sparigliato le carte” anche nostro Signore!)! Ma quali candidati? Il Berlusca, Bersani, Fini, Vendola, la Camusso? ... che tristezza ... Con una decisione del tutto eccezionale e che tutto stravolge, Napolitano potrebbe chiedere al Papa di candidarsi (almeno ad interim)! Forse avrebbe un effetto coagulante, aggregante, coinvolgente, lui che come Monti è al di fuori della mischia (si fa per dire): almeno come Re Mario sa parlare per ore, in maniera diplomatica e teologicamente forbita senza dire niente, ma venendo miracolosamente creduto! Così, con un uomo (si fa per dire) della grande Ang(h)ela a tempo determinato, da co-co-co, come ora Monti, la favola tricolore potrebbe dignitosamente continuare. O buon Dio, ascolta la mia preghiera, io che ho battezzato tuo figlio, che detto fra Noi, un po' teutonico lo fu!

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ATTUALITÀ

Società di Paola Zorzi

Richiedenti asilo Recente manifestazione a Torino a sostegno di oltre 25.000 richiedenti asilo ospitati in Italia e provenienti dalla Libia.

ingaggiati dalle truppe di Gheddafi, hanno rischiato di essere oggetto di ritorsioni ed esecuzioni sommarie. Una vera emergenza, oltre che una terribile esperienza che non andrebbe dimenticata, a suo tempo portata all'attenzione dei media anche da Laura Boldrini, portavoce dell’Italia per l’UNHCR. Ma in Italia qual'è la situazione? Senza volere qui scendere nei particolari di un passato prossimo caratterizzato da un trattato stipulato e finanziato dal Governo Berlusconi con la Libia di Gheddafi che se da un lato tranquillizzava la Lega e tutti i terrorizzati dai flussi migratori, dall'altro apriva uno dei più tristi capitoli legati ai centri di detenzione libici (non a caso denominati “campi di concentramento”) accusati di intollerabili abusi, torture, stupri. Ma anche in Italia i “CIE” Centri di Identificazione ed Espulsione hanno sollevato molte critiche.

Sabato 21 gennaio 2012 a Torino tra una certa indifferenza generale si è svolta una manifestazione a sostegno degli oltre 25.000 richiedenti asilo ospitati in Italia e provenienti dalla Libia. In molti casi si tratta di immigrati o profughi giunti in Libia o transitati attraverso quel Paese durante il recente conflitto ma provenienti da diverse zone dell'Africa, dal Bangladesh, Ciad, Pakistan. La Libia infatti, nonostante i gravi problemi accusati dalle contestazioni e che hanno portato al rovesciamento del regime di Gheddafi, era un paese con un' economia in grado di assorbire un certo numero di immigrati per lo più impiegati nei lavori meno attrattivi.

In effetti giuridicamente, sia in Italia che in quasi tutti i Paesi dell'Unione Europea, in precedenza non era mai stata prevista la detenzione di individui se non a seguito di violazioni di norme penali. Oggi mentre i soggetti presenti in queste strutture non sono considerati detenuti di fatto sono trattenuti prigionieri spesso in aperta violazione di norme umanitarie come denunciato da MSF (Medici Senza Frontiere) e Amnesty International. Una critica che è poi estesa alla grande pratica di illegalità e lavoro nero i cui esiti più pesanti e tragici finiscono per ricadere proprio sugli immigrati, bersaglio di facili ricatti in quanto, una volta licenziati o non assunti regolarmente, rientrano automaticamente e loro malgrado tra le file degli irregolari passibili di estradizione via CEI.

Giunti in Italia i 25.000 richiedenti asilo sono ora ospitati all'interno del Piano di Accoglienza affidato dal Governo alla Protezione Civile. In una petizione per il rilascio di un “Titolo di Soggiorno” nei loro confronti si legge: “Centinaia di enti in tutta Italia e standard disomogenei, stanno provvedendo alla loro ospitalità al di fuori del circuito del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Ma ogni sforzo, ogni risorsa messa a disposizione, ogni percorso di inserimento rischiano di risultare vani senza la garanzia di un futuro, senza la prospettiva di un titolo di soggiorno che permetta loro di scegliere se stare o ripartire. Se tornare in lLibia o al proprio paese d'origine” (1) In particolare gli immigrati provenienti da Paesi dell'Africa subsahariana, il cui inconfondibile colore della pelle durante il conflitto libico li associava tout court ai mercenari l’altraitalia 6


In Italia in particolare le “direttive europee sui rimpatri” continuano ad essere interpretate nel senso più restrittivo mentre i tempi di detenzione di persone che non hanno commesso alcun crimine ma che sono semplicemente sprovvisti di tutta la documentazione burocratica necessaria per restare in Italia è stato innalzato a 18 mesi di reclusione ... con le conseguenze psicologiche, etiche ed economiche che si possono immaginare.

ciazioni, persone comuni. Una realtà e supplenza che ha connotato il nostro territorio in modo del tutto diverso da quella che negli ultimi anni è stata la sua rappresentazione all'estero. (1) vedi anche www.meltingpt.org

La vergognosa recente tassa sugli immigrati, oltre a non risolvere il problema, su di un piano morale e concreto (per gli immigrati costretti a pagare) aggrava ulteriormente la già difficile situazione. Non va meglio sul fronte della concessione della cittadinanza italiana. Anche qui i tempi sono tra i più lunghi d'Europa e, nonostante l'appello del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sembra che in questo Paese non si riesca proprio ad interpretare il problema in senso emancipatorio come invece avviene in Francia dove lo “ius soli” (diritto di suolo) è da secoli preferito allo “ius sanguinis” (diritto di sangue) e dove ad ogni neonato nato in Francia viene riconosciuto il diritto di cittadinanza ... ma evidentemente la Francia è stata teatro di una rivoluzione che ha lasciato un qualche segno. Detto questo non vanno sminuiti i grandi e piccoli gesti che hanno contraddistinto l'ospitalità dimostrata in Italia nei confronti di questi 25.000 richiedenti asilo provenienti dalla Libia. Si tratta di una rete formata da piccoli gruppi, assol’altraitalia 7


ATTUALITÀ

Società di Maria Bernasconi

Bugarach Il paese che si salverà dall’Apocalisse Secondo la profezia dei Maya, che prevede la fine del mondo dopo la prima metà di dicembre 2012, solo un piccolo paese, situato ai piedi del Pic de Bugarach, a 1.231 metri sopra il livello del mare, che conta meno di 200 anime, riuscirà a salvarsi. Le credenze esoteriche, ovviamente, stanno facendo la fortuna di Bugarach. Si tratta di un paesino di pastori e contadini, situato tra Perpignan e Carcassonne nel sud ovest della Francia, al confine dei Pirenei, da più di un secolo patria di fantasmi e oggetto di credenze sovrannaturali. Ebbene, secondo i gruppi new age, che credono all'apocalisse, dalla montagna che sovrasta l'amena località, usciranno gli alieni che salveranno il mondo. I seguaci delle dottrine esoteriche credono che proprio nel massiccio di Bugarach si trovi la porta che permetterà la salvezza quando si scatenerà il giudizio universale.

Le religioni new age sostengono che la montagna ospita da tempo alieni che usciranno al momento dell’apocalisse per indicare la via della salvezza, attraverso una porta spazio/tempo. Così alla vigilia del 2012 il turismo subisce un'impennata imprevista e il paesino ed i suoi pochi abitanti rimpinguano le loro tasche con i turisti dell'apocalisse. Le leggende non si contano. Alcuni pensano che in questa regione di castelli vanno ricercati il santo Graal ed il tesoro dei Templari. Diversi grandi scrittori, come Jules Verne e Victor Hugo, vi si sarebbero recati in cerca di ispirazione. Persino l'indovino Nostradamus, che visse qui, entrerà prima o poi nella storia. In effetti, il massiccio del Bugarach è una montagna del tutto particolare, di tipo geologico. I sedimenti più antichi sovrastano quelli più recenti, tanto da essere chiamato “montagna sottosopra”, il che in qualche modo attira leggende esoteriche.


Il calendario maya è il calendario che veniva utilizzato dai Maya e da altri popoli dell'America centrale (Aztechi e Toltechi).

Sulla base di interpretazioni di impronta prevalentemente New Age, sono stati formulati due diversi scenari sulla corrispondenza di questa data: o con eventi quali la fine del mondo oppure con trasformazioni radicali del mondo stesso come l'inizio dell'Era dell'Aquario, un periodo di pace globale e profonda evoluzione spirituale. Entrambi gli scenari profetizzati possono definirsi apocalittici tenendo conto del duplice significato del termine: o in senso figurato come devastazione totale, cataclisma rovinoso, disastrosa sciagura, o nel suo senso etimologico di rivelazione. Analogo distinguo è previsto dal termine “catastrofe”, che infatti richiede una disambiguazione. Da un'iscrizione sul Monumento 6 del sito archeologico di Tortuguero si ricava la data del 2012, in cui accadrebbe qualcosa che coinvolgerebbe una misteriosa divinità Maya, Bolon Yokte, associata in genere alla guerra e alla creazione. Da qui se ne è ricavata l'eventuale profezia Maya data al 2012. Risultano tuttavia diverse altre tavolette che riportano date anche molto successive al 2012, cosa che fa ritenere che i Maya non pensassero a questo giorno come all'ultimo.

Il villaggio, negli anni Settanta, fu meta molto rinomata degli hippies. Ora, la credenza apocalittica rinfocola gli spiriti esoterici, attirando turisti e compratori di seconde case in cerca della salvezza. Il sindaco si chiama Jean-Pierre Delord, è un allevatore in pensione, fa il primo cittadino da 34 anni, non ha partito ma è “un po’ di sinistra” e soprattutto è un saggio: «Noi siamo la dimostrazione che con Internet il mondo è più connesso ma meno informato. I prezzi di case e terreni sono triplicati. Hanno comprato molti stranieri, anche un giornalista finlandese. Sono preoccupato. Per il dicembre del '12 potrebbero arrivare 10 mila persone. Ma qui ci sono in tutto 30 posti letto. Per i giorni cruciali, è tutto fin d’ora prenotato, per lo più dall’estero: inglesi, americani, tedeschi, spagnoli, finlandesi (i finlandesi, chissà perché, sono particolarmente ansiosi); italiani, per fortuna, per ora non se ne segnalano. Ben vengano i turisti esoterici o i cercatori di tesori. Siamo abituati, negli Anni Settanta c’erano processioni di hippies vestiti di bianco che attraversavano il paese diretti alla montagna salmodiando in lingue sconosciute. Ma non vorrei vedere qui le sette apocalittiche. Già due anni fa, sul Pech, un tale tentò di suicidarsi con una spada da samurai dopo una strana cerimonia di purificazione». Ma Bugarach lega il suo nome anche a presunti avvistamenti extraterrestri. Una leggenda dice che il celebre picco ospiterebbe basi sotterranee degli Ufo.«Queste storie risalgono ad una quarantina di anni fa -racconta sempre il sindaco, - All'origine ci sarebbe un visionario che diceva di

sentire il rombo dei motori dei vascelli interstellari proveniente dalle profondità del Bugarach ... Se ne era persino parlato su una rivista di ufologia». La storia più curiosa legata al picco però è piuttosto recente e descrive le grotte della montagna come un garage alieno; secondo un gruppo di stranieri esoterici, all'interno del picco si nasconde un gruppo di extraterrestri in attesa della fine del mondo, prevista per il 21 dicembre del 2012 (anche se alcuni spostano la data dell'apocalisse al 12 dicembre). A quel punto, gli alieni abbandoneranno il nostro pianeta, portando con sé alcuni umani. Altra storia è quella del magnetismo, tale da far fondere le batterie. In base a questo si sono installate in zona truppe di guaritori e di medici alternativi. Si scrivono anche libri dai titoli: “il richiamo di Bugarch: il vortice della terra”. Si organizzano dunque “stage di energia”. Prenotati fino all’agosto 2013. Segno che, ancora per poco, e malgrado le previsioni, il vecchio pianeta è destinato a sopravvivere, malgrado l’attenzione e la cura che sta mettendo tutta l’umanità a distruggerlo. Il sindaco di Bugarach si prepara ad un vero e proprio piano d'emergenza in previsione dell'arrivo di numerosi gruppi di “visionari”. Anche se molti abitanti del luogo, che non credono affatto alle storie sugli alieni, sono comunque contenti che il mondo possa finalmente apprezzare il loro piccolo paesino, da essi considerato un posto bellissimo, con “una forza magnetica, nell'eccezione scientifica del termine”. Se volete salvarvi, quindi, non è detto che Bugarach sarà disposto ad ospitarvi, ma per le vacanze il paese francese è molto lieto di aprire i battenti.

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ATTUALITÀ

Politica di Maria Agostina Pagliaroli

Di battuta in battuta Nuovi attori, vecchie “gaffes”

Sembra di assistere a un film già visto, senza il piacere di ritrovare scene e battute che ce lo avevano fatto amare. Il Senatore Monti e la schiera di “professori”, prestati temporaneamente alla dura fatica di governare un paese sull'orlo del baratro, sembrano perseguitati da un curioso destino: la necessità di fare marcia indietro per rimediare al disastro di qualche improvvisa esternazione.

da tutti gli altri, è convinto di avere ben chiare le questioni, i dati che le caratterizzano, le possibilità e i percorsi da seguire. Non è questo il vantaggio di essere “professori”? Anoi non resta che accettarne le analisi e le indicazioni: liberarsi dei lacci e degli impedimenti di una normativa ormai superata, ripulire la strada dalle rovine di costruzioni vecchie e cadenti, fare spazio al nuovo che, per definizione, è efficace ed efficiente. Il gioco è fatto. Proprio al “buonismo” dei governi passati va imputata la responsabilità di aver contribuito alla situazione ormai al collasso che conosciamo. Da qui l'insistenza quasi maniacale sull' “articolo 18” del Contratto Nazionale dei Lavoratori. Troppe tutele per i già occupati impedirebbero l'entrata dei più giovani nel mondo del lavoro. Così, la battaglia si conduce su due fronti diversi, ma con lo stesso strumento: modificare e spazzar via “pregiudizi” di natura psicologica e normativa. Le battute, le “gaffes” sono solo l'aspetto comunicativo da cui traspare la sostanza di fondo: una scelta consapevole in nome di una costruzione sociale “razionale”, capace di includere tutti nella produzione e nel godimento di un benessere possibile.

Frasi in libertà, tanto imbarazzanti da costringere l'autore a ritrattare con spiegazioni, appena venate di reticente fastidio. La cantilena è ancora una volta la stessa: “non intendevo dire …”, “sono stato mal interpretato”. Eravamo abituati alle battute grevi e salaci dei predecessori, degne più di frequentatori di osteria, che di chi ricopriva incarichi istituzionali, che suscitavano reazioni ironiche o indignate, per giorni sulle prime pagine dei quotidiani non solo nazionali. Non è di questo che abbiamo bisogno, soprattutto non ne hanno bisogno quei giovani che aspettano di sentire parlare di misure concrete, che sblocchino situazioni insostenibili, non certo di essere valutati, per di più con il ricorso a pregiudizi e stereotipi stantii e pericolosi. È come spargere sale su ferite aperte che faticano a rimarginarsi. Un leggerezza che sembra contagiare diversi componenti della squadra di governo. Se per il prof. Monti il lavoro fisso è “monotono e noioso” e chi non si è laureato a 28 anni è uno “sfigato”, parola del giovane viceministro del lavoro Martone, i giovani non riescono a trovare occupazione perché, sostiene il ministro Cancellieri, la cercano troppo vicino alle gonnelle di mammà. Problema risolto: individuate le cause, trovate le soluzioni. Non di gaffes si tratta. Esse tradiscono il vero sentire degli autori, che in quelle occasioni trova il modo di sottrarsi al controllo freddo dell'eloquio professionale, del portamento serio, dell'espressione “algida”, del tono incolore e monotono, questo sì, dei messaggi delle persone “perbene” che ci governano. Tradiscono l'insofferenza di chi, diversamente

La società italiana ingessata e immobile va dinamizzata con l'apertura a forme diverse di organizzazione, flessibili, aperte ai cambiamenti continui e, perciò, messa in grado di adattarvisi senza troppi sconvolgimenti e con ricadute produttive di ricchezza e progresso. Ma, in una visione siffatta sono andati perduti punti di riferimento imprescindibili: le reali condizioni di quel lavoro e il livello retributivo dei cosiddetti “tutelati”, quando la tutela garantisce una sopravvivenza priva di possibilità progettuale e di vera capacità di promozione. Quando si è allargato a dismisura lo spazio dell'indigenza dei più e della ricchezza scandalosa di pochi. Quando ai giovani, che tali spesso non sono più, è stata negata la più elementare possibilità di inserimento, riservata ai “garantiti” da legami familistici o di appartenenza sociale. Si maschera la realtà dietro un discorso pseudo scientifico e storico. Chi non ha avuto successo, o magari solo un lavoro dignitoso, deve cercarne le ragioni in comportamenti e in convinzioni politiche e sociali vecchie. E se il mondo è duro, se la concorrenza è spietata, basta darsi da fare: la vita può essere controllata e diretta. Gli italiani avevano apprezzato gli atteggiamenti misurati e i toni pacati, che nulla avevano in comune con la protervia sguaiata di altri. E continuano ad aver fiducia in questo governo. Auguriamoci che essa non venga delusa dalla scoperta di una continuità, non solo sotterranea, con quello che ormai era diventato intollerabile e che hanno dovuto pagare a prezzo altissimo.

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Adolescenza Ragazzi in viaggio verso se stessi. Ragazzi che sanno stupire, ferire, perdersi e ritrovarsi a modo loro, che vogliono amore ed essere amati, che sanno pretendere, abbandonare e ricriminare. Ragazzi e ragazze insoddisfatti, curiosi, irriverenti, testardi e diffidenti, vogliosi e timorosi di provare, magari di sbagliare o di farsi abbagliare. Ragazzi, a volte, tristi e disperati, che, quasi sempre, sanno crescere e cambiare.


ADOLESCENZA

dalla Redazione

L’età delle grandi trasformazioni L’adolescenza è un’età di Grandi Trasformazioni soprattutto fisiche: è il momento dello sviluppo sia per i ragazzi che per le ragazze; alcuni ingrassano fino a sfiorare l’obesità, altri diventano secchi come chiodi, alcuni diventano molto alti, altri rimangono bassi; insomma l’organismo assume in questo momento la sua forma definitiva. Certe ragazze presentano una rapidissima comparsa di seni prosperosi su un fisico che è ancora infantile, altre, invece non svilupperanno affatto il seno; alcune avranno gambe magrissime e legnose, altre gambe simili a colonne. Per quanto riguarda i ragazzi alcuni sviluppano una voce profonda e altri continuano a parlare un canarino. Ad alcuni ragazzi nel giro di pochi mesi si riempie la faccia con una folta ed ispida barba, mentre altri possono rimanere lisci come la buccia di una mela. Nel periodo dell'adolescenza può veramente succedere di tutto: spesso i genitori si preoccupano di questo terremoto evolutivo nel quale non riconoscono più i propri figli a causa soprattutto degli sbalzi umorali, ma i primi ad essere preoccupati dei loro cambiamenti sono gli stessi ragazzi: le femmine in genere per ragioni estetiche, i maschi per la loro virilità. Un altro problema gravissimo che coinvolge in questo periodo è quello dell'accettazione fisica che può degenerare nella bulimia e nell'anoressia, che devono essere considerate, e sono oggi considerate dagli studiosi, come delle vere e proprie malattie. Certi adolescenti sembra che vivano solamente in funzione di un costante riempimento dello stomaco. Si buttano in ogni momento su ogni vivanda o bevanda con voracità irrefrenabile. Sono i cosiddetti bulimici. La bulimia è, infatti, caratterizzata da episodi di iperalimentazione esagerata. E’ una forma che riguarda soprattutto le ragazze e che insorge più spesso nella tarda adolescenza. Un disturbo non sempre individuabile perché la persona che ne soffre cerca di appagare i propri impulsi divoratori in segreto, e dopo si dedica spesso all’espiazione vomitando e riducendo la propria dieta . Solo raramente la bulimia porta all’obesità. Ma quali sono i motivi che spingono l’adolescente verso le crisi di voracità? La causa principale della bulimia è probabilmente quella di attenuare le ansie e di compensare la depressione. Certi ragazzi denunciano esplicitamente il loro senso di solitudine e di vuoto. Ecco pertanto l’importanza determinante degli affetti, quindi dei genitori, per l’adolescente. L’introduzione forsennata di alimenti nel corpo non è altro che una fuga, una ricerca di rifugio. C’è chi mangia troppo e in qualunque momento, e c’è chi non vuol mangiare nulla, mai, specialmente fra le ragazze. In effetti quel rifiuto categorico di ogni alimento, che viene chiamato anoressia mentale. È un comportamento che si manifesta e si consolida in un periodo di tempo che va dai tre ai sei mesi circa.

Le ragazze anoressiche giunte a una fase di malattia evidente presentano un aspetto ovviamente deperito, sono magrissime a volte addirittura scheletriche. Non solo l’aspetto ma anche il funzionamento dell’organismo presenta alterazioni, la temperatura del corpo si mantiene su livelli molto bassi, il cuore presenta un ritmo molto rallentato delle pulsazioni. La passione che prevale rimane sempre quella dell’odio per il cibo. Secondo gli esperti l’anoressia potrebbe nascere, almeno in parte, da una insufficiente fiducia nei genitori, ma sono solo ipotesi fatte dagli psichiatri e dagli psicologi e come ipotesi non sempre sono dimostrabili, fermo restando che le figure di madre e padre esercitano e continuano ad esercitare nella società un’influenza molto incisiva sui comportamenti della ragazza.

Una rapida lettura ai vari quotidiani è sufficiente per rilevare la drammatica realtà della società attuale, basti pensare a quegli articoli che raccontano di una neonata trovata in una discarica, o quelli che parlano di immigrati clandestini che annegano sognando l’Italia, o di quei ragazzi uccisi in discoteca per uno sguardo concesso ad una ragazza con un fidanzato troppo violento. Oggi purtroppo non esiste alcun valore solido: la società, la famiglia, la scuola, la politica non riescono ad offrire modelli di riferimento sicuri. Certo, per fortuna ci sono giovani che sentono il bisogno di uscire allo scoperto di impegnarsi socialmente, invece molti altri giovani trascinano la loro vita inutilmente segnati dalla noia, dalla mancanza di interessi reali, pertanto l’unica uscita è quella di darsi all’alcol, alla droga o a una folle corsa in auto, proprio per placare ansie e paure quotidiane. La crisi della famiglia, l’assenza di ideali e di valori, la ricerca del benessere ad ogni costo hanno contribuito a creare un certo malessere, i giovani si sentono amareggiati, privi di prospettive. Alcuni si avvicinano alla droga cercando di sfuggire alla realtà, altri invece si avviano sulla strada della delinquenza pur di raggiungere rapidamente la ricchezza. Il fenomeno della criminalità giovanile è favorita dalla crisi occupazionale, ma la responsabilità di ciò che accade è causa di una società che esalta il denaro e il successo.

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ADOLESCENZA

di Rosalia Cipollina

Alla ricerca dell’autonomia Per sintetizzare la condizione adolescenziale usiamo come metafora un bellissimo proverbio irlandese: “Nella nostra terra tutte le stagioni si susseguono in un giorno solo: puoi bagnarti di pioggia al mattino e, la sera vedere il più limpido dei tramonti”. Proprio come questo proverbio gli adolescenti sperimentano nell'arco di breve tempo l'alternarsi di diversi stati d'animo, che hanno origini anche biologiche, visti i grandi cambiamenti ormonali che intervengono in questa fase della vita, che spesso i genitori non comprendono o giustificano. Ma è proprio questo alternarsi di stati d'animo che permette all'adolescente di sperimentarsi e trovare la condizione finale. Sperimentarsi che coinvolge per l'adolescente tutte le dimensioni affettive, relazionali, culturali. E nelle loro scelte gli adolescenti, alla ricerca di una loro autonomia, compongono spesso scelte in antitesi a quelle dei genitori. Se il padre ama la musica jazz, l'adolescente sceglie la musica rock. A volte, purtroppo, per scegliere in antitesi ai genitori, e per una ricerca eccessiva di autonomia e d'indipendenza che si compiono scelte sbagliate (queste scelte sbagliate saranno oggetto di successivi approfondimenti).

Ma entriamo nel dettaglio di quello che sperimentano gli adolescenti. Innanzi tutto essi si vogliono sentire liberi di correre dietro alla vita e di provare ogni esperienza. È come se sentissero, anche in conseguenza di modificazioni cerebrali, una voce dentro, che li invita a provare tutte le esperienze che la vita offre loro, a verificare tutte le possibilità che i genitori finora non gli hanno permesso. Le forti emozioni che provano fanno loro avvertire il desiderio di esprimerle anche attraverso atteggiamenti ribelli, senza la ragionevolezza, a volte ipocrita, degli adulti. Le modificazioni sessuali che subiscono in quest'età li portano anche ad avvertire per la prima volta, il nascere della tenerezza verso l'altro sesso. E hanno bisogno della vicinanza dei loro amici, senza i quali si sentono fragili e smarriti. Ed hanno bisogno di essere accettati ed amati, non solo dai propri genitori, ma anche dal gruppo adolescenziale di riferimento. Ecco perchè le amicizie che frequentano a questa età sono fondamentali per una loro crescita sana, forse più degli stessi genitori. In loro è imperioso un desiderio di cambiare tutto e subito, senza compromessi. E vogliono che la loro vita sia piena di speranza. I genitori da parte loro debbono cercare di adottare nei loro confronti una serie di comportamenti che vado a suggerire di seguito. Dare la propria disponibilità a parlare in qualsiasi momento in cui il figlio lo voglia, lasciandogli la libertà, così facendo, di decidere lui quando comunicare senza subire imposizioni. Fargli capire che per certe situazioni adolescenziali ci si è passati anche noi genitori. Ad esempio, raccontargli che certe delusioni d'amore le abbiamo subite anche noi da ragazzi, loro si sentiranno sicuramente più capiti. Dare loro fiducia, responsabilizzandoli, in qualche modo del loro operato. Loro capiranno questa fiducia che i genitori ripongono in loro, potranno sbagliare lo stesso, ma servirà loro come lezione. In conclusione non bisogna, con loro, essere assolutamente autoritari o permissivi, ma autorevoli attraverso un dialogo continuo e costante che all'inizio potrà non essere facile o dare i frutti sperati ma che alla lunga sicuramente ripaga e premia lo stesso adolescente.

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Suggerimenti per i genitori - fate in modo che in famiglia si instauri un clima di onestà, rispetto reciproco e mutua collaborazione tra voi e vostro figlio; - favorite l'autonomia e l'affermazione di sentimenti ed aspirazioni (nei limiti consentiti dall'età) da parte di vostro figlio; - incoraggiatelo a parlare con voi quando è giù di morale o scoraggiato; - insegnategli la responsabilità per le proprie cose e per quelle di casa; - insegnategli ad occuparsi delle faccende di casa; - insegnategli che ogni situazione ha dei limiti e che questi vanno accettati; - mostrare sempre un buon accordo con l’altro genitore; - stabilire sempre regole chiare, non troppo restrittive, da concordare in anticipo con i ragazzi e che prevedano sanzioni realmente applicabili; - avere flessibilità nei comportamenti, adattandoli all’umore dei figli; - fornire consigli utili nei momenti di difficoltà, anche se i figli non sembrano propensi ad accettarli; - avere un atteggiamento comprensivo e consolatorio nei confronti dei ragazzi. Di seguito una tabella che suddivide l'adolescenza in tre fasi distinte: una coincidente con gli anni della scuola media (fase iniziale) e due coincidenti con gli anni delle superiori (fase intermedia e finale).

Fase iniziale: (12 - 14 anni) è alla ricerca di una propria identità; ha un umore variabile; ha una migliore capacità di esprimersi attraverso le parole; esprime i propri sentimenti attraverso le azioni più che con le parole; dà molta importanza all'amicizia; dà poca attenzione ai genitori e talvolta è sgarbato nei loro confronti; riconosce i difetti dei genitori e capisce che non sono perfetti; cerca persone nuove da amare, oltre ai genitori; tende a mostrare comportamenti infantili, soprattutto quando è stressato; i suoi interessi ed il suo modo di vestire sono influenzati profondamente dal gruppo dei coetanei; è "immerso" nel presente e pensa poco al futuro; migliora l'efficienza lavorativa; le ragazze sviluppano più rapidamente dei ragazzi; si dedica ad attività di gruppo prevalentemente con amici dello stesso sesso; mostra una certa timidezza e modestia, ed arrossisce facilmente; cerca di mettere in mostra le proprie qualità; si accresce la riservatezza; fa esperienze con il proprio corpo (masturbazione); si preoccupa se alcuni particolari del suo aspetto fisico o un determinato comportamento non sembrano nella norma; sfida le regole e si mette alla prova per misurare i suoi limiti; fa esperienze occasionali con sigarette, alcol e marijuana; si sviluppa notevolmente la capacità di pensiero astratto.

Fase intermedia (15 - 16 anni) alterna momenti in cui nutre grandi e, spesso, irrealistiche aspettative verso sé stesso, a momenti in cui ha una bassa auto stima; lamenta che i genitori interferiscono con la sua ricerca d'indipendenza; dà una grande attenzione al modo di apparire ed al proprio corpo; si riduce la stima nei confronti dei genitori e dal punto di vista emozionale è più distaccato da loro; ricerca nuove amicizie e le cambia frequentemente; dà una grande importanza al gruppo di amici, con alcuni dei quali s'identifica, mentre con altri si mette in competizione; il distacco psicologico dai genitori può generare periodi di tristezza; tipico di quest'età è avere un diario, che è un aiuto ad analizzarsi interiormente; gli interessi intellettuali hanno un'importanza crescente; una buona parte delle energie vengono rivolte verso attività creative e lavorative. si preoccupa di non essere attraente dal punto di vista sessuale; tende a stabilire relazioni eterosessuali, mentre nutre una certa paura per quelle omosessuali; mostra sentimenti ambivalenti di tenerezza e paura verso il sesso opposto; mostra sentimenti di amore e passione; sviluppa ideali e seleziona modelli a cui ispirarsi; maggiore presa di coscienza di sè stesso; aumenta la capacità di fissare obiettivi personali da raggiungere; è interessato a ragionamenti che hanno a che fare con la morale.

Fase finale (17 e i 19 anni) si rafforza la propria identità; è capace di ritardare le gratificazioni; è capace di ragionare più autonomamente; è capace di esprimere adeguatamente le proprie idee attraverso le parole; ha un senso dell'umorismo più sviluppato; ha interessi più stabili; è più stabile dal punto di vista emozionale; è capace di prendere decisioni in completa autonomia; è capace di raggiungere compromessi; è orgoglioso delle attività che svolge; ha maggiore fiducia in sé stesso; si preoccupa degli altri; le propensioni lavorative diventano più definite; cresce l'attenzione per il futuro; comincia a pensare quale sarà il proprio ruolo nella vita; è coinvolto in relazioni importanti; si fa più ferma l'identità sessuale; è capace di amare in maniera più affettuosa e sensuale; aumentano le capacità intuitive; dà maggior peso alla dignità personale e all'autostima; ha la capacità di fissare obiettivi personali e di raggiungerli; c'è una maggiore accettazione delle tradizioni socioculturali e delle istituzioni; l'autostima è più legata al giudizio personale e meno a quello degli altri.

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ADOLESCENZA

dalla Redazione

Adolescenti aggressivi e figli padroni senza idea sul futuro Educare i propri figli non è un compito facile, soprattutto al giorno d’oggi. In questi ultimi tempi, infatti, questi ultimi rivelano una “sofferenza di vivere” che era sconosciuta agli adolescenti di 30 o 40 anni fa, che non possedevano quasi nulla, vivevano in un ambiente familiare e sociale povero, autoritario e fortemente impositivo e non avevano certo di fronte a loro grandi prospettive di lavoro e di successo. Viene allora il sospetto che i giovani siano, in realtà, più poveri oggi di allora, senza voglia di fare, senza un’idea del futuro, senza nessun rapporto con il passato, incapaci di comprendere e di accettare il mondo degli adulti. La nuova generazione è quella del tutto e subito, che porta con sé due aspetti, uno positivo e l'altro negativo. Se da un lato, infatti, è un bene che la conoscenza, contrariamente al passato, passi da figlio a padre, vista l'abilità dei ragazzi a utilizzare le nuove tecnologie, dall'altro, merita attenzione il fenomeno della sempre più crescente intolleranza dei figli nei confronti dei pari, dei professori e dei genitori stessi. L’idea di rispetto verso una persona più grande va ormai via via perdendosi ed è quindi un dilagare di maleducazione ovunque. Tuttavia anche l’uso della tecnologia, che può essere visto come un punto positivo, può diventare negativo nel caso in cui non se ne faccia un buon uso. Negli ultimi tempi abbiamo visto come gli adolescenti abbiano usato i cellulari e internet per divulgare su youtube video di vita scolastica, spogliarelli nei bagni, bullismo, e altre situazioni che di certo non ci fanno onore Inoltre hanno più facilità a parlare in chat che guardando negli occhi una persona, e hanno un rapporto quasi ‘morboso’ con le nuove tecnologie. L’unico modo per affrontare il problema è restituire importanza ai valori che da sempre erano alla base di una buona educazione, valori trasmessi da padre in figlio. Rilevante poi l’importanza del dialogo tra genitori e figli, ormai del tutto assente. Spesso i genitori pensano di poter colmare la loro assenza riempiendo il proprio figlio di regali inutili, accontentando ogni suo capriccio ovvero viziandolo ma delle volte vale molto di più una buona chiacchierata di qualsiasi altro desideratissimo regalo, che porta solo l’adolescente a

credere che tutto gli sia dovuto, invece di imparare a guadagnarsi da solo ciò che chiede. Fortunatamente il rapporto con i miei genitori non ha mai attraversato momenti di crisi, in quanto basato su stima e fiducia reciproca. Loro sono sempre stati presenti, consigliandomi in molte scelte e aiutandomi nei momenti difficili. Se ho un problema prima di chiedere consiglio a qualsiasi altra persona so di poter contare su mia madre ,sempre molto paziente nell’ascoltarmi e soprattutto cosciente che ciò che ai suoi occhi può apparire un problema futile per me può non essere così quindi non sottovaluta ciò che mi rattrista ma anzi cerca di darmi conforto e di trovare una soluzione insieme a me. Sicuramente non è confortante pensare che i giovani di oggi sono il futuro del nostro paese in quanto se continuano così, mancheranno senso di responsabilità e capacità decisionali. È il caso quindi di rendersene conto e di prendere in tempo provvedimenti.

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ADOLESCENZA

di Cristina Rubano

Adolescenza e amore

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L’adolescenza è un’età di passaggio in cui ragazzi e ragazze sono alla continua ricerca di modelli di riferimento per costruire e definire una propria identità, in questo “work in progress” sta il valore dell’amicizia e dell’amore che, almeno in questa fase, condividono spesso caratteristiche comuni là dove gli adolescenti cercano nei rapporti affettivi coi loro pari soprattutto conferme e sostegno identitari, insicurezze affettive. Amicizia e amore nei rapporti coi pari Amicizia e amore, nei ragazzi di quest’età, nascono spesso dall’ambito di una cerchia di amicizie già note quale contesto “protetto” entro cui si sperimentano le prime relazioni di intimità e vicinanza affettiva coi propri pari sia dello stesso che dell’altro sesso. In tale contesto amicizia e amore in adolescenza possono a volte quasi assomigliarsi là dove un’amicizia a due può esser vissuta con un’intensità prossima a quella dell’ “innamoramento” o l’amore venir vissuto in maniera più rassicurante in una relazione che condivida anche gli aspetti di confidenza e cameratismo propri del legame con i propri compagni. In entrambi i casi comunque, amicizia e amore, svolgono una funzione di sostegno identitario e di compensazione affettiva per l’adolescente che vive questi rapporti esclusivi e affettivamente coinvolgenti anche nel tentativo di compensare le proprie insicurezze affettive.

Come i giovani vivono l'amore (Tema di un'adolescente) Quando un giovane è innamorato, è come se vivesse in un mondo tutto suo. Un mondo dove non esiste nient’altro che amore. Perché soprattutto noi ragazze, quando siamo innamorate, non capiamo più nulla; ci passa la voglia di studiare, la sera, ci giriamo e rigiriamo nel letto, pensando al nostro “lui”. L’amore è una cosa meravigliosa, che però, soprattutto alla mia età, ti fa soffrire moltissimo. Come spesso capita, e a me è capitato, può succedere che vivi un amore non corrisposto. Cioè tu sei innamorata di un ragazzo, ma questo, non sa neppure che esisti. Quando lo vedi, ti senti 3 metri sopra il cielo, ma quando non c’è, 3 metri sotto terra. Sapere che un ragazzo non ti degna neanche di uno sguardo, per noi non è una cosa facile da accettare. Però, esiste anche l’amore, nel vero senso della parola. Quello che , anche quando c’è la pioggia, basta che pensi a lui, e sembra che risplende il sole. Purtroppo però, queste favole un giorno finiscono, e sei costretta a tornare alla monotonia di sempre, ma con una tristezza dentro, che non si può immaginare. I ragazzi si lasciano per svariati motivi, troppi, per essere elencati. L’amore è come il titolo di un film “l’amore è bello finche dura” ma quando finisce è veramente difficile ricominciare da capo. Noi ci aspettiamo che quest’ultimo non finisca mai perché è bellissimo vivere in un sogno da cui non vorresti svegliarti più.

Amicizia e amore in adolescenza: il ruolo delle amicizie Amicizia e amore in adolescenza hanno comunque irrinunciabili diversità. Il ruolo dell’amicizia diviene cruciale in adolescenza poiché il gruppo dei pari fornisce modelli di riferimento e di comportamento alternativi a quelli familiari consentendo ai ragazzi di sperimentare un senso di identità e di appartenenza nuovi. È per tale motivo che in alcune circostanze certi ragazzi possono farsi “trascinare” da amici e compagni apparentemente più sicuri di sé in attività che non condividono realmente; in altre l’amico del cuore o la comitiva offrono possibilità di ascolto o di confronto importanti per rielaborare episodi problematici: si tratta di un processo per “prove ed errori” che, non a caso, porterà spesso con la fine dell’adolescenza anche ad una ridefinizione delle proprie amicizie. Amicizia e amore in adolescenza: il ruolo dei primi amori L’amore in adolescenza viene vissuto non di rado in maniera esclusiva e fusionale e, proprio per questo, non si esimerà dal riservare delusioni e rotture vissute in maniera altrettanto assolutizzante. Altre volte si ha l’impressione, invece, che un ragazzo o una ragazza “brucino” alcune tappe affrettandosi a fare esperienze con apparente superficialità allo scopo di uniformarsi alle aspettative del gruppo o di contrapporsi a i valori familiari. Solo la graduale maturazione della propria identità e della sicurezza in sé stessi consentirà a ragazzi e ragazze di vivere amicizia e amore in modo differenziato e come occasioni di reale scambio e arricchimento per entrambe le parti. Amicizia e amore in adolescenza sono tappe che costellano a più riprese un cammino tortuoso e non lineare lungo il quale ci si rispecchia nell’altro per imparare man mano a riconoscersi.

Cos’altro dire dell’amore, tutti, chi prima chi dopo ci siamo innamorati, abbiamo sofferto e poi, col tempo abbiamo ricominciato a sorridere, si perché il tempo guarisce ogni ferita. L’amore è anche gelosia, poiché noi ragazze siamo gelosissime (anche i ragazzi lo sono) non si sa il perché ma è una cosa che ci viene naturale, se vediamo il nostro lui che parla con un’altra , andiamo in escandescenza , anche se non sta facendo nulla di male. Questo perché siamo molto possessive. Per me l’amore è una cosa indescrivibile, è come una bellissima e infinita favola, la quale ,si spera , sia destinata a durare per sempre. Se una persona non sa cos’è l’amore, basta che passeggia per i corridoi della mia scuola durante l’intervallo, e non solo, per notare l’affollamento che si crea vicino ai caloriferi di coppie innamorate che se ne fregano di ciò che potrebbero pensare gli altri e stanno insieme perché lo vogliono. Molte volte noi, ragazze innamorate, sogniamo ad occhi aperti, ci immaginiamo come sarebbe la nostra vita accanto alla persona di cui siamo innamorate. È come guardare un film, sdraiate sul letto, stringendo il cuscino e magari con le cuffie alle orecchie, ad ascoltare la canzone più romantica che ci sia, ma basta aprire gli occhi per accorgersi che si tratta solo di un sogno e che forse un giorno, ci auguriamo, diventerà realtà.

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ADOLESCENZA

di Raffaele Crescenzo

Adolescenti e genitori motivazioni, esperienze personali, valori, ecc. che ci permette di parlare del proprio mondo interiore, di proferire la parola io, di parlare di se stessi e della propria realtà interna ed esterna; un “campo” che in lungo e largo abbraccia l’insieme di emotività, sentimenti ed esperienze vissute in prima persona. Anche i tanti Danilo e Vivì, percepiscono ed interpretano il mondo circostante in modo soggettivo, secondo una logica prettamente personale, secondo un modello percettivo che può essere in contrasto con il senso comune, con la nostra logica e con quella di altre persone. Non potremo, forse, mai sapere cosa avvertono, pensano e vogliono i figli adolescenti con i quali desideriamo relazionarci, rapportarci se non si comprende quanto sia importante la considerazione del loro punto di vista soggettivo e percettivo, se non si abbandona la convinzione dell’aspettativa che essi devono vivere in funzione dei nostri obiettivi e finalità, anziché che per quelli che appartengono loro.

Da più parti viene sottolineato che è molto difficoltoso trattare con gli adolescenti. Questo perché? Le ragioni sono tante. Diverse di natura sociologica, altre dal punto di vista psicologico e, nondimeno, di natura educativa. La difficoltà, comunque, è palpabile e reale. Penso di poter individuare tali difficoltà attorno ai seguenti problemi: - il più delle volte, è bene evidenziarlo, gli obiettivi, le aspettative dei genitori non sempre stimolano ed influenzano in modo gratificante ed ottimale il rapporto con i ragazzi. Da Vivì e Danilo, ci si aspetta che si comportino e si atteggino secondo i nostri schemi ed i nostri criteri. Ognuno di noi ha un suo mondo interiore, che possiamo definire “campo percettivo”, un “campo” composto da emozioni, sentimenti,

- I nostri scopi, gli obiettivi e quel “cosa attendersi” dai propri figli, innalzano muri che minano il rapporto con i giovani adolescenti. Il perché? Perché non solo si inizia a fare progetti, idee ed ipotesi su quello che dovrebbero fare, pensare, essere e diventare, ma anche su come essere genitori, su come comportarsi per fortificare e concretizzare le proprie idee ed ipotesi future che, il più delle volte, sono distanti dalla soggettività di pensiero dei propri figli. Raffaele, genitore, spera fortemente che suo figlio diventi un chimico, magari famoso, purtroppo nell’apprendere la notizia che Danilo preferisce fare teatro, si sente moralmente giù e disorientato. Antonella, rimugina continuamente sul fatto di aver rinunciato agli studi per sposarsi con grande pentimento e frustrazione: è ritiene importante, dal suo punto di vista, che sua figlia Vivì diventi una grande manager, ma sua figlia desidera avere una famiglia ed occuparsene a tempo pieno. Spesso e volentieri, si crede di “utilizzare” i propri figli per essere al top come genitori, di indurli, per sopperire alle proprie carenze adolescenziali, dando il massimo in questo

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o in quel settore, sentendosi fieri e felici se riescono, ma pronti, se non lo fanno, a criticarli. Accettare i propri figli non significa considerarli attraverso la propria convinzione, modificare la sua soggettività e realtà solo perchè sia in perfetta sintonia con le nostre idee ed aspettative. - Per i genitori, oltre ad imparare a rapportasi con i figli, diventa indispensabile confrontarsi con l’ambiente esterno in continua mutazione, crescita tecnologica e nuove idee, lavoro, economia, violenza, devianza e disagio, ecc., ma anche ed inevitabilmente con il gruppo dei coetanei; con una generazione che inventa, quotidianamente, il modo di vestire, i capelli lunghi, corti e non, modelli, musica e tanto altro ancora. I nostri adolescenti sono portati a sperimentare, provare, cambiare mode, idee, attività prima di arrivare ad una conclusione, decisione e ad una scelta che possa diventare duratura. Dobbiamo permettere loro di fare delle scoperte per comprendere cosa chiedono alla vita e cosa vogliono dalla vita, quali principi da inseguire e sostenere. Le cose che destano più preoccupazioni in noi genitori sono i repentini cambiamenti di idee, le altalenanti prospettive per il futuro, le incostanti scelte professionali, mentre ci aspetteremmo già un comportamento da adulto; vorremmo aiutarli, proteggerli, farli decidere per il meglio. Invece? La risposta è quella che, pur volendo, non possiamo. Ognuno deve commettere errori ed apprendere da essi. Le nostre reazioni, per svariati motivi comportamentali e non, sono le critiche e giudizi negativi nei loro confronti, con il raggiungimento di un risultato in perdita e di un conseguente aumento della distanza fra noi e loro. Approvazione completa? No, sforzandoci, almeno, di evitare i commenti. Non possiamo farci travolgere emotivamente da episodi non importanti, ma dobbiamo invece riuscire a separare questi dagli aspetti più importanti, entrare nel loro mondo in punta di piedi per essere più presenti ed influenti nei casi di una certa entità e per poterne circoscrivere il danno.

- Altro aspetto, non meno importante, è la conquista da parte dell’adolescente del “pensiero ipotetico”, con il quale ogni genitore deve confrontarsi. Attraverso tale “pensiero” i nostri figli non percepiscono soltanto l’aspetto immediato delle cose, della realtà, ma anche quello che ipoteticamente possono assumere. Ed è proprio attraverso questa nuova capacità che, noi genitori una volta idealizzati, ora veniamo visti come “colossi di Rodi con i piedi di argilla”, veniamo messi in discussione, confrontati con altri genitori “migliori”, più permissivi e più aperti alle loro idee, veniamo criti-

cati per il nostro “predicar bene e razzolare male” a mezzo di incoerenza ed ipocrisia. Dobbiamo confrontarci continuamente su questioni più svariate, più formali che sostanziali, sollevate ed intellettualizzate dai nostri figli; con un continuo giocare di idee, di convinzioni e di elaborazioni oggettive e filosofiche. In conclusione, se desideriamo aiutare a crescere i nostri figli, tra l’altro quale genitore non vorrebbe aiutarli e desiderare il meglio per loro, dobbiamo acquisire la capacità di aiutarli a rendersi indipendenti da noi, dai nostri schemi. Accettare i loro errori, in quanto è giusto che li facciano, avere la forza di comprendere che, il più delle volte, il sostegno più efficace è quello di non aiutarli affatto. Non solo un giusto e traboccante amore genitoriale, ma la costruzione di un rapporto di amicizia con una persona, individuo che cresce e matura, un’amicizia da alimentare, da conservare per un soddisfacente, continuo e duraturo successo. Incoraggiamento all’indipendenza, all’autonomia significa infondergli fiducia in se stessi, farli sentire capaci, rispettati e considerati. Questo e tanto altro, può migliorare i rapporti con i figli adolescenti e la sua vita dinamica, esplodente… nè da bambino nè da adulto.

L'adolescenza (Tema di un adolescente) Oggi, non si dice più adolescente, ma si dice teenager, perché è più cool, alla moda. Comunque sia, questo è un brutto periodo per i ragazzi, sia maschi, che femmine. Mio padre infatti mi dice sempre, che prima di diventare una persona “fatta e finita”, si devono attraversare periodi della propria vita, sia belli che brutti, come l’adolescenza. In questo periodo si hanno una serie di metamorfosi molto importanti per la crescita dei ragazzi e tra queste ricordiamo: tempeste ormonali, cambiamenti fisici improvvisi, sbalzi d’umore, nuovi stati d’animo, come: ottimismo, amore, pessimismo, ecc… Queste trasformazioni, però, fanno anche cambiare i rapporti con i propri genitori e i propri coetanei, in bene o in male. Alcuni ragazzi di questa evoluzione ne sono contenti, ma altri invece si sentono i ragazzi più infelici e tristi del mondo. Si conoscono anche nuove persone, con le quali si vuole stringere amicizia a tutti i costi. Poi, siccome l’adolescenza è l’età intermediaria tra l’infanzia e la giovinezza a qualcuno vengono i rimpianti dell’infanzia, sempre per chi ne ha avuta una bella, perché secondo me, ricordare un’infanzia che non è stata felice non mi sembra giusto. In questo periodo poi, si diventa più timidi e per conquistare gli amici si inventano cose indescrivibili. Mio padre, dice anche che le esperienze dell’adolescenza ti segnano la vita, a tal punto che determineranno chi sarai da grande.

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ADOLESCENZA

di Raffaele Crescenzo

Ascoltare i figli adolescenti La signora Antonella venne a parlarmi di sua figlia Vivì di 14 anni, perché non riusciva più a “comprenderla”, la trovava nervosa, irritabile e poco disponibile al colloquio, sempre sul “sentiero di guerra”, pronta a “polemizzare ed attaccare”. Dopo qualche incontro, chiesi alla madre di poter incontrare sua figlia. Vivì, ai primi incontri manifestava chiusura netta e diffidenza. Ascoltando le sue lunghe pause di silenzio, riuscii a far breccia ed a comprendere che la sua difficoltà maggiore era quella di non riuscire a parlare di sé ( “anche perché nessuno era disposta ad ascoltarla!”). Seconda di due figli, era l’unica rimasta a casa con i genitori. La madre aveva una sola preoccupazione: il suo rendimento scolastico. Il padre, tra impegni ed interessi vari, risultava essere distante, se non addirittura assente, e non voleva “scocciature”, le sue risposte, ai tanti interrogativi di Vivì, si limitavano a “si”, “va bene ...”, “forse”. Una situazione che acuiva il senso di solitudine nella ragazza ed inaspriva i rapporti, gli atteggiamenti di collera e chiusura verso se stessa e tutti. Tanto è che, la giovane usciva di rado ed altrettanto poco si incontrava con i coetanei anche perché, a suo dire, riteneva che non avesse nulla da dire e da raccontare.

Ma, il problema di fondo era la difficoltà ad esprimere con il linguaggio le sue emozioni, paure, sentimenti, per comprendersi e per essere capita. Ed ogni volta che incontrava e si “scontrava” con la contrarietà, con il non ascolto, con la non considerazione ed accettazione si chiudeva in se stessa o urlava per dar sfogo a uno stato d’animo da interpretare come richiesta d’aiuto. Dopo diversi incontri, iniziò insieme a me ad analizzare i suoi vari comportamenti, l’ambiente familiare e le relazioni che desiderava intessere con gli altri. Rimaneva, il suo cruccio maggiore, il fatto di non essere compresa dai genitori e di non riuscire a farsi capire, ma si tranquillizzava quando appieno comprendeva che il suo “sentiero di guerra”, il suo “polemizzare ed attaccare” erano reazioni, atteggiamenti legati all’età della ricerca di una identità, dello sviluppo di una personalità, del distacco e non certamente di eventi a “carattere patologico ...” Diversi i genitori incontrati e da continuare ad incontrare In tanti evidenziano il trovare strano e non comprensibile alcuni comportamenti del figlio: la scuola lo ha annoiato, non ha voglia di studiare, non parla, è continuamente nervoso, desidera solo uscire oppure rimanere chiuso nella sua stanza con gli occhi rivolti al soffitto, frequenta amicizie e coetanei che a noi (sottolineo “a noi”) non vanno giù, ecc.

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Altri, non sono pochi, con scarse o sommarie conoscenze su quanto lo sviluppo adolescenziale coincida con il momento di mutazioni profonde di molteplici aspetti (fisici, psicologici, cognitivi, ecc.), non riconoscendo più dal punto di vista affettivo il loro “ eterno bambino”, diventano ansiosi nel pensare che questi cambiamenti possano essere il segnale di qualche patologia ed, il più delle volte, trasmettono tale stato ansioso ai propri figli che, inevitabilmente, alimenta in loro il dubbio di una anormalità che li porta, spesso, a chiudersi in sé e, di tanto in tanto, ad esplodere e manifestare la propria rabbia verso tutti e tutto. In ogni caso l’adolescente ha un grande bisogno di essere ascoltato, considerato ed accettato. I giovani sono gli “esperti del proprio vissuto” e devono essere al centro dello svolgimento del dialogo. Un dialogo nel quale i genitori devono poter aiutare il proprio figlio a riflettere sui molteplici aspetti delle situazioni, a saper valutare i significati dei suoi comportamenti, ad assumersi responsabilità. Una relazione educativa dialogante che faccia emergere un’accettazione della persona cosi come è, che permetta di immergersi nel mondo interiore e soggettivo del giovane, che faccia comprendere appieno che si è lì, a loro vicini, senza passività ed eccessivo interventismo, per ascoltare e ristabilire una comunicazione interrotta. Ma, se continuiamo a ritenerci gli unici esperti nel comprendere e dare questa o quella soluzione, se deviamo discorsi che ci annoiano o disturbano, se vogliamo imporre il nostro pensiero, proibire ed esortare; se vogliamo, attraverso un monologo, rivelare tutto il nostro egocentrismo, il nostro essere al centro dei pensieri, delle emozioni, sentimenti dell’altro senza mai pensare a metterci dal punto di vista dei figli; se alimentiamo una ste-

rilità dialogica che denota scarso interesse per il giovane, che non favorisce l’indispensabile presa di coscienza dell’adolescente di cosa sta succedendo, di essere responsabile del proprio dire e fare e di quelle convinzioni, giuste o sbagliate, utili ad iniziare un cammino di crescita; se continuiamo a giudicare, a classificare in categorie dei “bravi” e “cattivi” ragazzi a seconda del comportamento,

senza soffermarci per un momento sulla completa accettazione del personale mondo interiore dell’adolescente che sicuramente produrrebbe fiducia, distacco da quelle difese e timori che bloccano la comunicazione; se pensiamo che la relazione educativa non si configura come Io-Tu, dove il Tu soggetto, figlio, persona deve significare che “Tu esisti”, “Tu sei importante”, “Tu sei Tu”, allora il tutto diventerà “una cosa difficile da concepire” da parte di chi “non ha mai ascoltato, parlato ed agito partendo da uno schema di riferimento diverso dal suo” (C. Rogers, G. Kinget, 1970).

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CULTURA

Letteratura musicale di Umberto Fantauzzo

La lingua italiana Dolce idioma della musica

Le colline del Chianti, peculiarità esclusiva di quell’ampio lembo di bucolica realtà naturale nella Toscana centrale, costellato da una miriade di soavi bellezze, che per effetto fiabesco conferiscono alla medievale cittadina senese una armoniosa configurazione paesaggistica che funge da coronamento alla melodia dell’intero territorio del Granducato. L’icona paesaggistica di Siena sin dai primi albori della sua esistenza ha dato origine, per esigenze di comunicatività, ad un soave idioma che per musicalità costituisce storicamente una positiva variante al volgare fiorentino adottato magistralmente da Dante Alighieri per la composizione poetica del suo poema “La divina commedia”. La soavità melodiosa dell’idioma senese viene attestata poeticamente dall’Alfieri nel suo sonetto “l’idioma gentil sonante e puro”, in tal modo il medesimo contribuisce ad elevare tale entità culturale senese a dignità musicale.

Nell’antica Grecia la musica veniva considerata come l’espressione esteticamente spontanea della psiche umana nell’intento di comunicatività melodiosa su ispirazione delle muse, ossia attività da diletto relativa alle muse da cui scaturisce la denominazione “mousikos”. Nel corso della storia della cultura occidentale, l’arte delle muse si è gradualmente ingentilita sui versanti strumentale e canoro generando gradevoli effetti acustici che esprimendo la profonda interiorità affettiva dell’artista proiettava l’ascoltatore in uno spazio etereo di soavità melodica con percezione di diletto spirituale. Storicamente le primordiali premesse culturali per la costituzione del soave idioma senese possono essere reperibili nella prima corrente letteraria presso la corte dell’imperatore Federico II di Svevia a Palermo nel lasso di tempo 1230 - 1250 in cui il medesimo imperatore nella sua perizia

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culturale enfatizzava il volgare siciliano nell’auspicio che ciò divenisse l’idioma poetico nell’intero territorio peninsulare. Un secondo movimento filosofico-culturale “lo stilnovismo” si sviluppò nella tarda seconda metà del XIII secolo in Toscana il cui maggior esponente Dante Alighieri col seguente versetto “Donne ch’avete intelletto d’amor” per il tramite interpretativo di Bongiunta degli Orbiccioni di Lucca coniava l’espressione “il dolce stil nuovo” che costituisce essenzialmente il “nuce” stilistico dell’intera produzione letteraria dantesca, concezione estetica in cui il genio fiorentino considerava l’amore per la gentil donna, idealmente anelata, come energia spirituale che sollecita la mente umana ad una elevazione verso il trascendente.

conferisce motivazione esistenziale all’artista il cui compimento nella declamatoria poetica per la gentil donna amata si concretizza nell’interiorità dell’io estetico del medesimo in una serenità spirituale. Il poeta aretino, consapevole del suo privilegio naturale di possedere il talento di una bella voce canora e per la sua abilità di suonar con destrezza diversi strumenti musicali, ha aprioristicamente concepito la sua imponente opera letteraria strutturalmente lirica edificandola su fondamenti di armoniosa melodia per consentire un’ipotetica declinazione musicale del suo canzoniere consistente di trecentosessanta sonetti.

L’estetica metafisica dantesca con il suo stilnovismo reperisce conferma nella teleologia (finalismo o teoria degli obiettivi in ordine prioritario di una disciplina accademica) musicale del compositore tedesco Sebastian Bach il quale nel suo capolavoro concertistico “die brandenburger Konzerte” enfatizza l’aspirazione della creatura umana verso le somme vette della catarsi spirituale come precipua virtù della sua melodiosa arte. Petrarca, ulteriore esponente della triade letteraria del “dolce stil nuovo” con Dante e Boccaccio, nel suo genere compositivo introdusse un nuova variante nella dialettica letteraria di emanazione toscana: la liricità nel poema in versi dal tono melodiosamente ispirato ai più sublimi sentimenti d’amore verso la gentil donna. La creazione poetica del Petrarca è capillarmente intrisa di armonia lirica caratterizzante la peculiarità musicale nella quale con trasparenza si rispecchia l’io lirico del compositore che consente un rilievo di raffigurazione letteraria inedita fino a quel momento. Franz Liszt

La purezza lirica della poetica petrarchesca, intesa come rappresentazione immediata della comunicazione umana profondamente passionale nella prospettiva metafisica, Johann Sebastian Bach

Nel XIX secolo il compositore ungherese Franz Liszt, avendo intuito durante una sua lunga permanenza in Italia l’elevata efficacia musicalmente espressiva dell’idioma toscano, costatando la consistente rilevanza lirica del poema in versi del letterato aretino, decise di tradurre in linguaggio musicale un trittico di sonetti: pace non trova; benedetto sia il giorno, il mese e l’anno; l’vidi in terra angelici costumi; per enfatizzare melodicamente la ricchezza espressiva delle raffinate forme melodiche della poetica dell’autore. Il musicista ungherese ebbe il merito di aver elevato a universale dignità musicale l’idioma italofono dopo la sua esperienza di traduzione armonica dei tre sonetti del Petrarca. Il genere barocco della cultura concertistica tedesca si orientava fondamentalmente verso la riforma del melodramma italiano effettuata nel XVIII secolo dal poeta Pietro Metastasio. La riforma del drammaturgo italiano ebbe effetto immediato con radicali ripercussioni innovative nell’ambito musicale sia sul versante canoro, rendendo il codice linguistico del bel canto, sulla base fonetico-sillabica, più armoniosamente flessibile in virtù di un vocalismo più articolato, sia sulla base metrica per maggior armonia poetica melodiosamente più equilibrata, quanto sulla struttura della trama operistica più duttile e coerente conformemente alla teoria teatrale aristotelica sulle tre unità di azione, di luogo e di tempo.

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Il geniale compositore germanofono Wolfgang Amedeus Mozart nelle sue produzioni italiane fa stilisticamente prevalere l’ascendenza tematica di emanazione goldoniana del dramma operistico di natura gaia, in un contesto linguistico di matrice senese.

strumenti le cui sonorità propedeutiche soavemente fanno spazio all’invadenza degli archi in tremolo con sullo sfondo un ornamento di clarinetti e flauti e di un lessico aulico che durante l’audizione mette in vibrazione l’interiorità dell’uditore in tutta la sua interezza emotiva cagionando in lui l’insorgenza di nobili sentimenti umani.

Nell’alterco polemico nella Francia del diciottesimo secolo concernente la superiorità artistica dell’opera buffa italiana, sia di stile poetico quanto di ordine idiomatico, nei confronti dell’opera francofona, i medesimi enciclopedisti francesi ed il ginevrino pedagogista Jean-Jacques Rousseau si schierarono a favore dell’opera italiana a motivo della sua preziosità musicale e linguistica. Giuseppe Verdi, il più noto musicista del diciannovesimo secolo, è stato autore di numerosi melodrammi divenuti patrimonio musicale dell’intera cultura umana. Ingente è la produzione della melodia verdiana nel suo genere di stile operistico che si afferma in posizione di antinomia all’opera francofona segnando enorme successo per il primato in assoluto del melodramma italiano nella sua duplice valenza musicale e linguistica.

Giuseppe Verdi dirige l’orchestra dell’Operá di Parigi

Al compositore Giuseppe Verdi bisogna ascrivere il merito storico per aver definitivamente posto il suggello sul primato dell’idioma italiano nell’ambito della cultura musicale, primato universalmente riconosciuto.

Francesco Petrarca Canzoniere (Rerum vulgarium fragmenta) (XIV secolo) Quando giugne per gli occhi al cor profondo l’imagin donna, ogni altra indi si parte, et le vertú che l’anima comparte lascian le menbra, quasi immobil pondo. Et del primo miracolo il secondo nasce talor, che la scacciata parte da se stessa fuggendo arriva in parte che fa vendetta e ’l suo exilio giocondo.

La linea ascendente dell’iter musicale verdiana inizia con la sua eccelsa rappresentazione operistica del Nabucco inserendovi l’unisono corale di “Va pensiero” che diversi musicisti del tempo definirono con ammirazione “una grande aria cantata da soprani e bassi”; tale canto corale del Nabucco si svolge in un contesto polifonico dei più svariati l’altraitalia 25

Quinci in duo volti un color morto appare, perché ’l vigor che vivi gli mostrava da nessun lato è piú là dove stava. Et di questo in quel dí mi ricordava, ch’i’ vidi duo amanti trasformare, et far qual io mi soglio in vista fare.


CULTURA

Filosofia di Marco Minoletti

Il rituale bunga bunga e il naufragio del desiderio Vi è qualcosa di “folle”, “infernale”,”insostenibile” nel discorso del capitalista. Si tratta di un discorso destinato a “scoppiare”. Sono queste le parole usate una quarantina d'anni or sono, nel corso di una celebre conferenza tenutasi a Milano, da un conservatore liberale, lo psicanalista Jacques Lacan (foto sotto), che di quell'economia centrata sul feticismo delle merci e sulle false promesse di godimento illimitato, di pace perpetua e redenzione mirava a cogliere la dimensione pulsionale.

Il baricentro dell'indagine si sposta così dall'Io ai recessi dell'anima, del desiderio, delle emozioni. L'Io perde il suo statuto di unico costruttore di senso. D'ora innanzi, secondo la celebre formula freudiana “dove era l'Es dovrà diventare l'Io” (Wo Es war soll Ich werden). Ciò non significa che all'Es deve subentrare l'Io, come molti interpreti del pensiero freudiano hanno pensato, bensì che a fondamento del soggetto, oltre l'Io c'è l'Inconscio, il soggetto del desiderio per Lacan. Lo psicanalista francese, con il suo “ritorno a Freud”, intendeva far avanzare la ricerca teorica e clinica in questo singolare campo d'indagine dell'ininvestigabile, richiamandosi al metodo e allo spirito analitico frueudiano. L'uso metaforico, surrealista, oscuro e tortuoso che fa della parola, corrisponde all'oggettoDal trattato, caratterizzandone film “Le vite degli altri” l’originalità del suo approccio. In un brillante saggio, appena stampato per i tipi della Raffaello Cortina, Massimo Recalcati, tra i più noti specialisti lacaniani in Italia, si confronta con uno dei pilastri dell'edificio concettuale lacaniano, il desiderio. L’epoca in cui viviamo, contrassegnata dal tramonto dei grandi ideali politici, sociali e religiosi, ha visto “evaporare” la figura paterna, l'unica - psicanaliticamente parlando - in grado di porre un argine alla deriva sadiana del godimento, all'eccesso fine a sé stesso, al dispendio nichilista.

Accostarsi all'opera di un personaggio come Lacan - che ha dato voce al proprio corpo, che argomenta per metafore, che ha posto l'immagine al centro delle sue de-costruzioni sintattiche, che si rivolge ad una schiera di “eletti” con una scrittura a suo stesso dire illeggibile, ermetica, oscura ed eccentrica, né definitiva né definitoria - implica una passione particolare per quell'oggetto insidioso, fluttuante e al contempo abissale, ingovernabile, invisibile, atopico, asemantico che sovraintende ai nostri moti sociali, intellettuali, affettivi, emozionali, passionali: l'Inconscio.

Paradigmatico di questa tragica deriva (o dovremmo dire naufragio?) del desiderio è il caso di Silvio Berlusconi. L'ex premier, ancorato a vita alla fase dello specchio, si sforza vanamente di esorcizzare l'inevitabile trascorrere del tempo e l'angoscia della morte attaccandosi ad un'immagine giovanile di sé, gaudente e perennemente eccitata, che non corrisponde né ai suoi dati anagrafici, né alle dinamiche dell'erotismo e della passione. Come fa notare l'autore, se si vuole capire il rituale del “bunga bunga”, occorre metterlo in rapporto con il mausoleo tombale edificato nella villa di Arcore, il vero luogo “dove viene preparato illusoriamente un posto nell'eternità”. (1)

Freud, con i suoi lavori di scavo in questi territori abbandonati all'arte, alla letteratura, alla poesia e negletti dalla filosofia (tranne rare eccezioni almeno fino a Nietzsche), ci ha fornito le chiavi di accesso a questo universo enigmatico, sconosciuto a noi stessi. Un universo in grado di determinarci individualmente e socialmente. Si tratta di una scoperta rivoluzionaria: il vero soggetto agente dell'essere (das Sein) non è l'Io (Ich), bensì il ciò (Es), l'Inconscio, appunto. l’altraitalia 26


Dunque, cade il mito del padre anche in politica: laddove la nazione russa non poteva accettare che fosse morto il padre della Rivoluzione, e gli dedicava un sarcofago-ventre, dove Lenin giacesse per sempre, imbalsamato e imbambolato, il nostro ex-premier si erge da solo un mausoleo dove possa rimanere in vita non il valore etico, ma quello del desiderio via via gradito sempre meno dalla controparte femminile, e quindi comprato attraverso un processo di mercificazione sempre più regressiva. Una fase dello specchio dove lo specchio è lo schermo del televisore, se ci viene permessa la continuità della metafora (o meglio, dato che parliamo di Lacan, del simbolo). E se il crollo di una politica italiana sempre più insolente e sempre meno desiderata ha un suo contraltare in un periodo di governo tecnico, dove una figura “neutra” come quella del “tecnico” Monti ci sembra tanto più sana quanto più si stacca dal premier precedente, forse avremo anche un “governo tecnico del desiderio” in psicanalisi. Una fase cioè di ripulitura dalla saturazione. Mentre il telespettatore italiano (ché la politica ormai passa dal tubo catodico) si aspetta di sapere se il passaggio da Tremonti a Monti rappresenterà il tramonto del desiderio di montare e tramortire l'oggetto d'amore nell'orgia del bungabunga gheddafiano, gli psicanalisti ci additeranno la possibilità di una rinascita del “desiderio politico” che potremo ritrovare ancora alla fine di una fase intermedia di sospensione della pratica politica in senso stretto. Insomma: quante volte siamo stati sazi di realtà, e sazi di soddisfazione? Quello che sembra suggerirci il saggio di Recalcati - dovendo riportare il discorso del desiderio alla sua portata più “popolare” - se ci è consentita l'espressione, è che siamo al punto di ritorno, politico e libidinoso. Un giorno dunque, apprezzeremo di nuovo il fare politica come un giorno apprezzeremo di nuovo il nostro oggetto d'amore. O no? Il libro di Recalcati, in realtà, più che un omaggio al Maestro, a trent'anni dalla sua scomparsa, pare infatti scritto sotto l'urgenza di proseguire il discorso avviato in L'uomo senza inconscio, dove vengono prese in esame le principali patologie che caratterizzano la nuova malattia epocale dell'estinzione del desiderio. Nell'epoca della società dello spettacolo, del dominio del capitale, del consumo sfrenato di merci, del godimento illimitato, l'uomo ipermoderno appare privo di centro, senza riferimenti simbolici, soffocato e appiattito nei gadget. Si assiste al progressivo venir meno del fondamento stesso del desiderio: la mancanza a essere. La falsa promessa del discorso capitalista di unire “il soggetto diviso all'oggetto del godimento, finisce per annullare anche il desiderio che da quella mancanza scaturisce” (2), generando con ciò angosce e depressioni che, diversamente da quelle classiche, non si rapportano all'esperienza del vuoto, della mancanza di fondamento, del nulla, del venir meno dell'oggetto d'amore, bensì a quella del “troppo pieno”, dell'eccedenza dell'oggetto di godimento separato dall'Altro. Il discorso del capitalista dando valore esclusivamente alla merce e a ciò che è mercificabile (Consumo dunque sono!) contribuisce alle forme della psicopatologia ipermoderna che, come Recalcati lucidamente sottolinea, ripensando le

più diffuse psicopatologie del disagio contemporaneo (anoressia, bulimia, obesità, tossicomania, depressione, ecc.), sono ormai altre da quelle della clinica “classica”.

Massimo Recalcati

L'imperativo categorico sotteso tra le righe del discorso del capitalista, “godi qui e ora!”, produce una transcrescenza dell'Io, un eccesso di Io che finisce con l'appiattire il soggetto all'oggetto di consumo, sganciando il godimento dalla mediazione del Padre edipico, della Legge, del principio di castrazione, dell'Altro simbolico e a dar corso a patologie da eccesso di Io. Viene meno l'Inconscio, si fa terra bruciata intorno al processo di individuazione e sviluppo della soggettività basato sull'articolarsi dei tre registri “classici”: simbolico, immaginario e reale. L'individuo ipermoderno pare dunque ingabbiato in un sistema appiattente che non concede spazi nemmeno alla fantasia di un discorso altro rispetto a quello del capitalista. Siamo dunque condannati all'eterno dominio totalizzante del discorso del capitale e alla omologazione seriale delle forme del desiderio? Come ci ricorda la citazione di Lacan posta a fronte del nuovo saggio di Recalcati, la resistenza a qualunque forma di suggestione totalitaria parte proprio dal desiderio stesso, dal “desiderio di avere il proprio desiderio”. L'ottimismo - forse eccessivo - di Recalcati si basa sulla considerazione che la crisi globale dell'economia capitalista, che è principalmente etica e non solo finanziaria, ha aperto una breccia nel discorso del capitalista dando la stura al suo probabile declino e lasciando intravedere nuove possibilità di vita e di desiderio. Un'invertita polarità è già ravvisabile nel naufragio italiano, dove il simbolo fallico per eccellenza, il fallo, appunto, ha già cambiato sesso: mentre il “padre” abbandona la nave, si fa sempre più grande e visibile la falla. Che sia il segnale di quanto ci costa una nuova concordia, di come l'italiano abbia bisogno di declinare i suoi oggetti per risorgere più bello e più glande che prima?

Note: Massimo Recalcati, Ritratti del desiderio, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2012, p. 87. (2) Massimo Recalcati, L'uomo senza inconscio, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2010, p. 225. (1)

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Rubrica di Patrizia Gioia

Il bisogno di certezze è diventato patologia di sicurezza Ci assicuriamo sulla vita, invece di viverla

delle religioni, è ritenuto fra i fondatori degli studi moderni della mitologia greca): “Prima di agire l'uomo antico avrebbe sempre fatto un passo indietro, alla maniera del toro che si prepara al colpo mortale. Egli avrebbe cercato nel passato un modello in cui immergersi, come in una campana da palombaro, per affrontare, così protetto e in pari tempo trasfigurato, il problema del presente. La mitologia del suo popolo non soltanto era per lui convincente, aveva cioè senso, ma era anche chiarificatrice, vale a dire dava senso”. Ma noi abbiamo dimenticato il valore della memoria, che non è, come non lo è il mito, pettegolezzo invecchiato, ma forza salvifica a cui poter attingere, non per copiare dal passato, ma per fare nuovo il presente. La memoria non deve essere alienazione dal presente, ma spinta vivificante, quel passo indietro è quel movimento che tutti abbiamo fatto da bambini e che chiamavamo “rincorsa”, una spinta per rendere più vigoroso il passo da compiere.

“Dottore, come sto?”, questa è l'incredibile domanda che poniamo al medico, chiediamo a qualcun altro di dirci come stiamo, invece d'essere noi a sentire di che cosa necessitiamo. Viviamo di paure, senza sapere di cosa abbiamo paura. Temiamo di dare nome alle cose, preferiamo che sia qualcun altro a dirci che nome dare. Obbediamo ciecamente, senza renderci conto della mortifera trappola in cui quotidianamente cadiamo, crediamo d'essere uomini e donne liberi e invece siamo schiavi di un padrone virtuale. Non c'è più bisogno infatti di un dittatore con nome e cognome, la tecnologia con la sua globale colonizzazione fa benissimo lo stesso compito. WoodyAllen, con il suo spiazzante humor, spinta che ci mette sempre a fronte della realtà, già molto tempo fa diceva : “Freud è morto, Dio è morto e anche io non mi sento tanto bene”. E noi? Come ci sentiamo? Proviamo a fermarci e a guardarci. Paura? Si, paura. Ma proviamo a dare nome a questa paura. Cosa temiamo? Cosa ci spaventa? Spente le luci e abbassati tutti i suoni della infinita festa, che Festa non è, rimaniamo noi e la vita, ma la Vita, quella con la iniziale maiuscola l'abbiamo mai davvero conosciuta? Abbiamo conosciuto lo stordimento, l'infantile entusiasmo, l'ardita spinta dell'innamoramento, l'avidità di un guadagno, la prepotenza della competizione, la lotta del più forte con la voce più alta. Ma non è questa la Vita in pienezza. Sentite cosa scrive Kàroly Kerényi,(nato a Temesvàr nel 1897 e morto a Zurigo nel 1987, è stato un filologo e storico

È in questa memoria che vive l'eternità degli avi, nulla muore se rinnoviamo in noi quel che è stato, è questa per me “la sacralità” della vita, dare onore ad ogni cosa, ogni essere, ogni fatto che ci “relega”, nel bene e nel male all'avventura della Vita, tra immanenza e trascendenza. Dice una Upanisad: Ciò da cui gli esseri sono nati, ciò per cui, quando sono nati, essi vivono, ciò in cui, morendo, essi entrano, quello devi desiderare di conoscere: quello e Brahman. E Raimon Panikkar scrive per aiutarci nella comprensione: “Questo Brahman, sorgente e fine di ogni cosa, non è “essere” separato, non è solo all'inizio e alla fine del pellegrinaggio ontico: Brahman è coscienza. Noi siamo solo in quanto siamo in Brahman e veniamo da Brahman. Egli è l'unità ultima della realtà. È il centro profondo della nostra esistenza, cioè la coscienza e anche la gioia, la beatitudine. Facciamoci contaminare dal virus del diverso, l'Oriente è l'altra parte di noi che può oggi aiutarci in questo passo metanoico a cui siamo tutti chiamati. Se davvero prendessimo atto della continua colonizzazione occidentale, mai finita, una serie di violenze perpetrate in altre culture, in altre terre, in altre lingue, in altre religioni, potremmo fermarci e chiedere perdono. Se smettessimo di fare caricature dell'Al-tro per iniziare a vedere come l'Altro ci vede, quanto potremmo imparare di noi e , cambiando, trovare quella gioia che vive in ognuno, ma che non siamo più capaci di fare fiorire. Metto a dimora il nostro sesto semino, innaffiandolo con le parole di Rilke sulla gioia, che davvero possa fiorire con noi: “Della vera forza vitale, non esiste in realtà prova più bella che il riconoscere e l'afferrare la gioia: afferrare

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la pienezza e l'amabilità di alcuni giorni senza nulla di troppo, senza esagerazioni, con la forza e la misura della gioia stessa: un bambino, in fondo non fa che questo, e noi, sempre ci troviamo nella massima vicinanza al centro della vita là dove, con i nostri mezzi, siamo simili al bambino. Questa è la “dimostrazione”; saper gioire così, saper comprendere la gioia. La felicità ha il suo contrario nell'infelicità, la gioia non ha contrario, per questo è il più puro dei sentimenti, la pietra di paragone dell'animo. Saper gioire, com'è immensamente diverso dall'esser felici, com'è irrevocabile, sottratto a ogni pericolo e addirittura all'invidia degli dei. Com'è ininvidiabile! Ed è una dimostrazione, perché qui avviene la vera prova di forza; qui nella gioia, si mostra il

vero stato, la vera portata del cuore. Se il cuore sopporta un peso, un peso gravissimo e resiste e tace: tutto questo non dice nulla sul suo vero essere vivo; può essersi sovraffaticato, molti “resistono” perché si sono irrigiditi, altri perché muoiono dietro un volto ancora intero, altri perché per resistere, pagano un prezzo misterioso e tremendo a una qualche potenza, fanno un patto col loro demone e poi sono suoi schiavi, anziché schiavi del destino. sicché non si può mai dire chi sia ancora vivo. Ma lì, nella gioia, lì si dimostra! lì non è possibile inganno; chi non vive per intero, chi non è integro, ha certamente ancora piccoli slanci di gioia, ma non nel momento giusto, si rallegra nel vuoto. non riconosce più la gioia, la imita là dove essa non è, e in quel sorriso che la cerca, tradisce invece la sua assenza.”

Se volete approfondire l’argomento con Patrizia, potete scrivere a: patrizia.gioia@spaziostudio.net

GREENPEACE: OLTRE 15 MILA FIRME IN 24 ORE PER CHIEDERE DECRETO SU ROTTE A RISCHIO Roma, 01.02.2012 - Nelle scorse ventiquattro ore oltre quindicimila cittadini hanno chiesto al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Corrado Passera di definire regole precise per la navigazione ed evitare un’altra tragedia come quella della Costa Concordia al Giglio. Attraverso una petizione online attiva sul sito www.greenpeace.it, migliaia di cittadini stanno chiedendo al ministro Passera di emanare al più presto, in accordo con il ministero dell’Ambiente, un decreto interministeriale [1] che regoli il traffico marittimo nelle zone a rischio ambientale, come il Santuario dei Cetacei, vietando gli avvicinamenti pericolosi alle coste. Dal Ministero però non arriva ancora nessuna risposta. “Vogliamo subito un decreto per tutelare le aree marine a rischio e prevenire disastri come quello della Costa Concordia” - dichiara Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace. Mentre il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si è già espresso a favore di una regolamentazione severa in proposito, il ministro dei Trasporti, Corrado Passera, continua a ignorare il problema. Venerdì scorso Greenpeace ha protestato davanti al ministero dei Trasporti a Roma, consegnando al ministro Passera una lettera [2] in cui chiede di non perdere altro tempo prezioso e di emanare con urgenza disposizioni per evitare altri disastri. Adesso migliaia di cittadini si stanno unendo a questa richiesta: “Sbrigati Ministro il ritardo Costa”. Oltre alla perdita di decine di vite umane, il naufragio della Concordia rischia di provocare un grave disastro ambientale nel bel mezzo del Santuario dei Cetacei, un'area che dovrebbe essere protetta dal 2001. Se oggi la priorità è la rimozione del carburante, non bisogna dimenticare l’impatto che potrebbero avere le tonnellate di altre sostanze inquinanti presenti nel relitto: centinaia di litri di vernici, smalti, insetticidi, detergenti, circa 1300 metri cubi di acque nere e grigie, oltre a decine di quintali di cibo e bevande. Da anni Greenpeace denuncia la totale mancanza di tutela del Santuario dei Cetacei. Mentre gli incidenti si ripetono, i rischi e il degrado sono in aumento. Non vogliamo attendere il prossimo disastro. “E ora che tutti gli attori politici coinvolti si assumano le proprie responsabilità, a cominciare dal ministro dei Trasporti” conclude Monti. Regione Liguria e Toscana si sono impegnate a convocare entro fine mese [3] un tavolo tecnico per la salvaguardia del Santuario. Visto il crescente degrado ambientale e l’urgenza di porvi rimedio, Greenpeace chiede che a questo tavolo partecipino anche i ministri dell’Ambiente e dei Trasporti, per decidere finalmente reali e vincolanti misure di protezione. Note: [1]

La Legge n.51 del 2001 dà la possibilità al Ministro dei trasporti di “limitare o vietare il transito e la sosta di navi mercantili nel mare territoriale, per motivi di ordine pubblico, di sicurezza della navigazione e, di concerto con il Ministro dell’ambiente, per motivi di protezione dell’ambiente marino, determinando le zone alle quali il divieto si estende”.

[2]

www.greenpeace.org/italy/Global/italy/file/2012/lettera-passera.pdf

[3]

Il tavolo è stato convocato a settembre a seguito delle proteste di Greenpeace http://www.greenpeace.org/italy/it/News1/blog/santuario-dei-cetacei-a-febbraio-un-tavolo-te/blog/38510/

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CULTURA

Cinema di Armando Rotondi

Benvenuti al Nord, L’era legale e ACAB Tre interessanti film italiani e divertita provocazione. Siamo nel 2020, a Napoli, una Napoli tuttavia diventata la città più bella e vivibile del mondo, dove alcuni provvedimenti, tra cui la legalizzazione delle droghe leggere che hanno levato affari al mondo criminale, hanno sconfitto la camorra. Merito di questo successo è il sindaco Nicolino Amore, interpretato da Patrizio Rispo, un “omaggio” al grande sindaco del Risanamento, Nicola Amore, in carica a fine ‘800 e anche senatore della Repubblica. Un film, questo di Caria, piccolo e davvero intelligente, che meriterebbe una maggiore distribuzione, rispetto alle poche copie attuali.

Non recensire un unico film, ma far conoscere tre interessanti pellicole italiane che in questo periodo sono sugli schermi e che speriamo possano avere una distribuzione al di là dei confini nazionali. Questo è lo scopo che ci si prefigge in questo articolo, anche se brevemente. Il primo film in questione è Benvenuti al Nord di Luca Miniero con Claudio Bisio e Alessandro Siani. Si tratta del seguito di Benvenuti al Sud, pellicola di enorme successo e remake del francese Giù al Nord di Dany Boon. Come il primo episodio, anche qui il regista Miniero fa un’operazione interessante, quella di mettere prima in evidenza i pregiudizi e gli stereotipi che parte della popolazione ha dell’altra, per poi capovolgere la situazione e sfatare quei “falsi miti”. Se in passato era il milanese Claudio Bisio a trasferirsi a Castellabate, in Campania, ora è il napoletano Alessando Siani che trasloca a Milano, e, così, in questo caso viene chiamata in causa l’idea che i meridionali hanno dei settentrionali. La formula della pellicola è nota e il risultato è effettivamente inferiore a Benvenuti al Sud, ma, ciononostante, il prodotto è godibile, divertente e rappresenta un nuovo tassello di quella rinascita della commedia italiana, che non sia il monotono cinepanettone. Con 20 milioni di incasso, Benvenuti al Nord ha letteralmente stracciato la concorrenza e ha donato, come il precedente capitolo di Miniero, nuova linfa al cinema italiano di intrattenimento. Interessante e godibile è anche L’era legale di Enrico Caria con Patrizio Rispo e, fra gli altri, Renzo Arbore e Isabella Rossellini. Girato come un “mockumentary”, ovvero un finto documentario, L’era legale risulta essere una riuscita

Di diverso stampo è ACAB di Stefano Sollima, anche autore della serie televisiva Romanzo Criminale, e tratto dall’omonimo libro di Carlo Bonini. ACAB è un’espressione nata negli anni ’80 e significa “All the Cops Are Bastards”, ovvero “Tutti i poliziotti sono bastardi”. Basta il titolo per comprendere quanto controversa e dura sia la pellicola, che mette in scena le vicende di tre celerini che ripuliscono gli stadi dagli Ultras e devono affrontare i loro problemi familiari.

Una scena del film ACAB

Un film tecnicamente ineccepibile e magistralmente interpretato da Pierfrancesco Favino, probabilmente il più completo attore italiano attualmente in circolazione, eccezion fatta per Giancarlo Giannini e Sergio Castellitto, al cinema anche con L’industriale di Giuliano Montaldo, altra pellicola notevole. Tre pellicole queste degne di nota, per motivi diversi, e sicuramente consigliabili.

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Agenda Your Film Festival 2012

Claudio Bisio e Alessandro Siani, protagonisti di “Benvenuti al Nord”

Cineturismo Castellabate

dal 2 febbraio al 31 marzo 2012. Online. www.youtube.com/yourfilmfestival YouTube lancia Your Film Festival 2012, concorso organizzato in collaborazione con la Mostra Internazionale del Cinema Biennale di Venezia e la Scott Free Productions di Ridley Scott. I 10 migliori filmati, parteciperanno alla 69ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Per partecipare gli utenti dovranno girare un corto di 15 minuti dal tema e dal format libero e pubblicarlo su www.youtube.com/yourfilmfestival a partire dal 2 febbraio. All’inizio dell’estate verranno resi pubblici i 50 cortometraggi semifinalisti selezionati da YouTube, tra i quali saranno gli utenti stessi a scegliere i 10 migliori finalisti. I 10 corti votati dal pubblico, verranno poi valutati da una giuria che eleggerà il vincitore finale, il quale si aggiudicherà un contratto cinematografico di 500.000 dollari con la Scott Free Productions.

Bergamo Film Meeting

L’uscita nelle sale di Benvenuti al Nord di Luca Miniero con Claudio Bisio e Alessandro Siani rappresenta una bella occasione per andare a rivedere i luoghi del primo episodio: Benvenuti al Sud (2010). Qui il milanese Claudio Bisio si ritrova trasferito a dirigere l’ufficio postale di un paesino campano, prima con suo grande sconforto, poi totalmente innamorato della sua nuova casa. Si tratta di Castellabate, con la sua frazione Marina di Castellabate (nella foto), nel cuore incontaminato del Cilento.

dal 10 al 18 marzo 2012 a Bergamo. Sedi varie. www.bergamofilmmeeting.it Sono passati trent'anni ricchi di cinema e di emozioni, durante i quali Bergamo Film Meeting ha definito la sua identità e ha conquistato un ruolo importante tra i festival italiani ed europei. Dal 10 al 18 marzo 2012, quindi, 120 giorni di grandi passioni con oltre 80 film, un concorso internazionale di lungometraggi, opere inedite, omaggi e retrospettive, documentari, anteprime e cult movies, arricchiti da incontri con gli autori, workshop, mostre, arte, musica e feste.

Cortoons dal 14 al 18 marzo 2012 a Roma. Teatro Palladium. www.cortoons.it Festival Internazionale di Cortometraggi d’Animazione. L’evento, organizzato dall’associazione culturale Cortitalia e diretto da Alessandro d’Urso, si divide in quattro sezioni: proiezioni di film in concorso provenienti da oltre 30 Paesi; seminari e workshop; retrospettive; eventi speciali. Lo scopo del Festival, unico nel suo genere in Italia, è ancora una volta quello di promuovere il talento dei giovani video maker e in generale tutto il cinema indipendente.

Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina Ben evidenti nel film di Miniero, che pure descrive le difficoltà dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, sono le bellezze di Castellabate, comune di circa 8.000 abitanti, non lontano da Agropoli, altra perla.Le bellezze della città e della zona sono giustamente sottolineate da Miniero, che ne mostra il centro storico, la spiaggia e il mare. Bellezze che travalicano la pellicola. Non si dimentichi come il borgo cilentano sia inserito nel patrimonio dell’umanità UNESCO, nella lista dei “Borghi più belli d’Italia”, sia detentore della Bandiera Blu e vi sia uno dei primi parchi marini d’Europa.

dal 19 al 25 marzo 2012 a Milano. Sedi varie. www.festivalcinemaafricano.org Oltre 50 nazioni rappresentate, circa 80 tra film e video proiettati. Il programma del 22° Festival del CinemaAfricano, d’Asia e America Latina prevede le ormai consuete due sezioni competitive Concorsi Finestre sul mondo aperte ai lungometraggi di fiction e ai documentari di Africa, Asia e America Latina - e due concorsi riservati esclusivamente all’Africa: il Concorso per il Miglior FilmAfricano e il Concorso per il Miglior Cortometraggi Africano (aperto a fiction e documentari).

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CULTURA

Musica di Manuel Figliolini

Whitney Houston: the voice L’anima soul degli anni ‘80-’90

È scomparsa la più grande voce degli ultimi 50 anni Il 12 febbraio 2012 è venuta a mancare Whitney Houston. La Houston è stata trovata senza vita in una camera dell'hotel Beverly Hilton di LosAngeles dove alloggiava in vista della serata inaugurale dei GrammyAwards, la cantante e attrice aveva 48 anni ... Ma da tempo questa corsa in discesa era stata annunciata dai gravi problemi di dipendenza da alcool e droga. l’altraitalia 32


La dipendenza e la depressione erano state le sue compagne di vita degli ultimi anni; compagne alle quali la stessa Houston ha sempre cercato di allontanarsi senza grandi successi.

Dal 2004 la carriera di Whitney subisce un arresto a causa di gravi problemi familiari che terminarono nel 2006 con il divorzio da suo marito, il rapper Bobby Brown.

Whitney Houston è stata la regina della pop soul music degli anni '80 -'90; soprannominata “The Voice” per le sue straordinarie capacità vocali, è entrata nel Guinness dei Primati con le vendite del suo album d'esordio intitolato “Whitney Houston” (vendendo 29 milioni di copie, un'enormità, basti pensare che Britney Spears con “Baby One more Time” di copie ne vendette 25 milioni nel 1999). Gli anni '80 e '90 sono stati per la Houston gli anni di maggior splendore artistico che l'hanno consacrata star mondiale; nel 1992 debutta nel mondo della celluloide al fianco di Kevin Costner nel film “Guardia del Corpo”; il brano portante della colonna sonora “I Will always love you” diventa la colonna sonora più venduta al mondo con 42 milioni di copie. Nel '98 esce il suo quarto album “My love is your love”, nell'album vi è una canzone “When you believe” in duetto L’ultimo concerto con Mariah Carey, che fu utilizzata per il film d'animazione “Il principe d'Egitto” e vinse il premio Oscar come miglior canzone originale. Nel 2000 il suo “Greatest Hits” vende 8 milioni di copie e risulta essere uno dei 20 album più venduto nelle classifiche inglesi.

Discografia 1985 - Whitney Houston 1987 - Whitney 1990 - I'm your baby tonight 1992 - The Bodyguard (soundtrack) 1995 - Waiting to Exhale (soundtrack) 1996 - The preacher's wife (soundtrack) 1998 - My love is your love 2000 - Whitney : The Greatest Hits 2001 - Love, Whitney 2002 - Just Whitney 2003 - One wish the Holiday Album 2007 - The ultimate collection 2009 - I look to you

Filmografia 1984 - La piccola grande Nell - Episodio 3 1985 - Silver spoon - Episodio 4 1992 - La guardia del corpo 1995 - Donne 1996 - Uno sguardo dal cielo 1997 - Cenerentola - film TV 2002 - Boston Public

Il 31 agosto 2009 esce il suo settimo album “I look to you”, un album molto bello che per i fans rappresentava il nuovo punto di partenza di una grande voce e beniamina, invece l'album è sotto tono rispetto ai precedenti lavori della Houston. I sui problemi di dipendenza avevano intaccato in maniera irreversibile una delle più belle voci del mondo; le attese disilluse dei fans si confermarono durante il “Nothing But Love World Tour” a seguito dell'ultima fatica del 2009, le capacità della grande artista non si dimostrarono all'altezza delle tanto ricordate doti. Whitney Houston è stata la cantante più premiata nel mondo dagli addetti del settore con: 412 premi, 6 Grammy, 2 Emmy, 22American MusicAwards, 16 Billboard MusicAwards ... Ma il più grande riconoscimento lo ricevette dal pubblico portando le vendite dei suoi dischi a 170 milioni di copie vendute nel mondo. Ma questi sono dati che rendono merito ad una grande voce mondiale ma che non fanno tornare indietro il tempo e che ci confermano che in quella domenica di febbraio abbiamo perso una grande Diva.

CURIOSITÀ Whitney Houston è nata con la musica nel sangue, nel vero senso della parola: la madre Cissy era una cantante gospel, la zia è la famosissima Dionne Warwick ... Ma se tutto ciò non bastasse possiamo aggiungere che la sua madrina era niente meno che Aretha Franklin ... Questo si che era un destino segnato. l’altraitalia 33


CULTURA

Musica dalla Redazione

Festival di Sanremo 2012 Speciale Critiche de l’Intruso Dopo le varie polemiche, la lentezza e la lunghezza delle 5 serate, anche quest’anno il Festival di Sanremo 2012 è giunto a conclusione, proclamando vincitrice Emma con la canzone “Non è l’inferno”. Come tutti gli anni il Festival di Sanremo è un grande evento nel panorama musicale e televisivo che aspettiamo con ansia, critichiamo ma guardiamo dalla prima all’ultima puntata. Con il senno di poi, ricordando le serate sanremesi, ci rendiamo conto di come quest’anno la kermesse sia stata debole dal lato spettacolare e ovvia dal lato artistico-musicale. Tutto è cominciato nel gennaio di quest’anno, quando la direzione artistica aveva annunciato i nomi dei 14 cantanti in gara, nomi giovani avevano soppiantato i soliti noti … e questo sembrava essere di buon auspicio, rimaneva un unico dubbio: le canzoni. Le canzoni, tutto sommato, erano interessanti nella loro diversità, a tal punto di riuscir a sorprendere i pronostici annunciati, anche se non totalmente. La vincitrice del Festival, Emma con la canzone “Non è l’inferno” ha sovvertito il canone della canzone d’amore per centrare l’attenzione su di un tema sociale, a mio avviso troppo palesemente annunciato nella canzone (che è piaciuto, non lo metto in dubbio) ma molto lontana dalla poesia del precedente vincitore

Roberto Vecchioni. È vero che bisogna parlare della condizione giovanile ma è vero anche che una canzone deve essere poeticamente costruita, soprattutto in ambito sanremese. All’interno di questa edizione c’era un’altra canzone che parlava della condizione giovanile: “Ci vediamo a casa” di Dolcenera, che nella sua costruzione poetica amorosa mette l’ascoltatore di fronte ad un altro problema: l’impossibilità dei giovani di acquistare la prima casa. Ma la società è cambiata. Siamo diventati tutti più veloci, oggi se vogliamo sapere qualcosa consultiamo internet. E ne abbiamo la risposta; l’immediatezza delle parole di Emma sono il simbolo di questa facilità in cui stiamo affondando. Insieme ad Emma, sul podio sono salite Arisa e Noemi che nel momento finale davano l’immagine da Charlie’s Angel moderne … la bionda (pettinatura anni ’30 rasato sul lato), la mora (caschetto irriverente) e la rossa (e che rosso, da far impallidire Gilda). La cosa che mi ha colpito di più, e forse dobbiamo iniziare a farci l’abitudine, è che due dei cantanti sul podio arrivano dai talent show … Che X-factor e Amici siano le nuove gavette per i cantanti di domani? Mah, staremo a vedere nel futuro. Perché poi, come si sa, il Festival di Sanremo è una vetrina La vincitrice Emma, tra Arisa e Noemi

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per le canzoni ma alle case discografiche interessano le vendite … che quasi sempre non coincidono. Comunque, anche quest’anno delle belle canzoni, che non dureranno lo spazio di una stagione … almeno alcune … molto bella l’accoppiata Bertè-D’Alessio con una canzone che è cresciuta durante questo Festival soprattutto nella serata di venerdì … notevole anche la canzone di Nina Zilli “Per Sempre” che ci ha riportato allo splendore dei Sanremo anni ’60 … da non sottovalutare la canzone di Chiara Civello … e poi tante altre, e come detto prima, che non dureranno un battito di ciglia ma che sentiremo spesso in attesa dell’estate. E questo per il lato artistico della kermesse. Per quanto riguarda lo spettacolo tutto è stato lento, improvvisato e, dopo l’apparizione di Celentano la prima sera, ogni sketch era troppo lungo e senza nessuna novità.

Il povero Gianni Morandi, che quest’anno era molto appannato, si è ritrovato a condurre il Festival da solo, praticamente. La valletta Ivana Mrazova (con Morandi nella foto sopra), dopo i vari acciacchi, non ha portato niente a questo Festival; lei, debole come personaggio (meno come figura), non è riuscita a sorreggere un debole Morandi. Tutta questa debolezza è stata accentuata dalla presenza del comico Papaleo, da Luca e Paolo, da i Soliti Idioti … unica luce di speranza è stata l’ultima sera la comica Geppy Cucciari che ha divertito con sagacia ed intelligenza, senza mai dire una parolaccia, senza mai uscire dal contesto sanremese rifugiandosi in facili battute politiche. Ma l’affondo più grosso questo Festival l’ha avuto la prima serata con l’intervento di Adriano Celentano; un intervento seguitissimo, che ha affossato il significato di Sanremo. Un’ora intera di discorsi, per alcuni interessanti, per altri dei vaneggiamenti, che hanno distolto l’attenzione dal festival della musica italiana.

Curiosando nel Festival di Sanremo Dati provenienti da fonte Internet

1951 Primo anno del Festival di Sanremo presentato da Nunzio Filogamo in radio. Vince Nilla Pizzi con “Grazie dei Fiori”. 1952 Presenta sempre Nunzio Filogamo … e vince sempre Nilla Pizzi ma non solo si classifica 1a ma anche 2a e 3a . Nasce la prima polemica sul testo della canzone “Papaveri e papere”, la censura rivede nei papaveri i governatori democristiani e nelle papere il popolo. Gli autori spiegheranno che la canzone ironizza invece la tematica della condizione femminile. 1958 Presentano GianniAgus e Fulvia Colombo. L’edizione è vinta dalla conosciutissima “Nel blu dipinto di blu”. Nell’interpreta-zione Modugno spalanca le braccia, questo era un gesto mai fatto da nessuno prima, il cantare fino ad allora richiedeva compostezza. 1964 Presentano Mike Bongiorno e Giuliana Lojodice. La vincitrice è la prima concorrente minorenne della storia del Festival: Gigliola Cinquetti che cantava “Non ho l’età”. In concorso c’erano, per la prima volta, i cantanti famosi internazionali. 1966 Presentano Mike Bongiorno, Carla Puccini e Paola Penni. A far scalpore, in questa edizione, sono le eliminazioni di:Adriano Celentano “I ragazzi della via Gluck”, Gino Paoli e Lucio Dalla. 1967 Un edizione ricordata solamente per la morte di Luigi Tenco che la notte dopo la prima serata, dove è stata eliminata la sua canzone “Ciao amore, ciao”, si è tolto la vita. 1971 In un edizione alquanto insignificante Adriano Celentano e Claudia Mori cantano “Chi non lavora non fa l’amore”. Testo reazionario che durante la prima serata Celentano dimentica. 1972 Presentano Mike Bongiorno, Sylva Koscina e Paolo Villaggio. Vince Nicola di Bari con “I giorni dell’arcobaleno”. Debutta l’esordiente Marcella Bella con una capigliatura a “cespuglio” che diventerà il must delle ragazze italiane. 1980 Dopo un decennio sottotono, il Festival di Sanremo torna a splendere e lo fa con uno scatenato Roberto Benigni che bacia, per 45 secondi in diretta, l’attrice Olimpia Carlisi. Oltre a loro vi era anche un altro presentatore: Claudio Cecchetto. Vince Toto Cutugno con “Solo noi”. 1982 Presentano Claudio Cecchetto, Nilla Pizzi e Eleonora Vallone. VinceAlice con “Per Elisa”, quell’anno la sigla di Sanremo diventerà un tormentone per molti anni, infatti è la famosissima “GiocaJouer” di Claudio Cecchetto. 1993 Presentano Pippo Baudo e Lorella Cuccarini. Vince Enrico Ruggeri con “Mistero” ma è anche l’anno delle giovani proposte che vedono vincere una giovane Laura Pausini con “La Solitudine”contro degli artisti del calibro di Nek e Geraldina Trovato (anche loro giovani proposte). 1994 Presentano Pippo Baudo, Anna Oxa e Cannelle. In questa edizione molto importante era la categoria giovani da dove uscirono cantanti del calibro di: Giorgia, Irene Grandi eAndrea Bocelli. 1997 Presentano Mike Bongiorno, Piero Chiambretti e Valeria Marini. In questa edizione pur non vincendo, anzi piazzandosi parecchio male, “Laura non c’è” di Nek diventa campione di vendite.

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Celentano durante la sua “performance”

Curiosando nel Festival di Sanremo 2001 Presentato da Raffaella Carrà e Megan Gale è un flop. Vince Elisa con “Luce”, la prima canzone in italiano per la cantante triestina. 2003 Presentano Pippo Baudo, Claudia Gerini e Serena Autieri. Le due attrici italiane mostrano di essere delle showgirl a 360°, vince Alexia con “Per dire no”. Sarà l’ultimo Festival della cantante Giuni Russo che morirà l’anno seguente. 2005 Presentano Paolo Bonolis, Antonella Clerici e Federica Felini. Grande discussione per l’esclusione di Povia che aveva già cantato in pubblico la sua canzone “I bambini fanno oh!”. Bonolis fa rientrare Povia dalla finestra invitandolo come ospite; la sua canzone sarà un successo clamoroso in termini di vendite. 2009 Presentano Paolo Bonolis e Luca Laurenti. L’edizione è preceduta da una querelle di varie associazioni per la canzone di Povia “Luca era gay”. Durante l’esibizione del cantante Povia due attori si baceranno superando il record di “bacio più lungo in diretta” di Benigni con Olimpia Carlisi. 2010 Presenta Antonella Clerici. Vince Valerio Scanu con “Per tutte le volte che”. L’edizione inizia a portare alla ribalta i partecipanti dei vari reality, come Amici e XFactor. Clamorosa l’esclusione di Morgan dovuta ad una sua intervista rilasciata per un giornale dove dichiarava di fare uso di droghe. 2011 / 2012 Presenta Gianni Morandi e in tutte le due edizioni, avvenute nei periodi economici più neri dell’Italia, si alzano delle polemiche per gli alti cachet di ospiti del calibro di Benigni e Celentano.

Forse alcune trasmissioni non si apprezzano (tipo Ballando con le Stelle) è vero ma è anche vero, che se guardo una gara canora, come deve essere il festival, non mi interessa sentir parlare per un’ora di Chiesa, Consulta, legge elettorale, chiudere i giornali, Avvenire e Famiglia Cristiana. Un’ora intera a sistemare una diatriba forse interna tra il Molleggiato e i giornali cattolici. Se poi aggiungiamo le interviste inutili fatte da Gianni Morandi ai Cranberries o a Martin Solveig … o la continua ripetizione a tutti gli intervistati “se sono emozionati di essere lì” … ci fa capire che la cornice alle belle canzoni in gara assopiva gli spettatori. Talmente assopiti che per ridestarsi rapidamente si sono aggrappati ad una farfalla tatuata sull’inguine di Belen … che avrebbe potuto stupire o far discutere negli anni ’80 (e ancora) ma non nel 2012.

E comunque anche quest’anno è finito … ed aspettiamo già il prossimo che sarà forse migliore o peggiore di quest’anno, che sarà sicuramente criticato … critiche che sicuramente non ricorderemo l’anno successivo … perché Sanremo è Sanremo … e non c’è niente da fare, rimane la più grande kermesse per gli italiani, in Italia e nel mondo.

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CULTURA

Tradizioni dalla Redazione

San Giuseppe La festa del papà alcune regioni del Sud di invitare i poveri il 19 Marzo al banchetto di San Giuseppe. Il padrone di casa serviva i poveri, che sedevano alla tavola benedetta da un sacerdote. È per questo che un elemento importante legato alla festa di San Giuseppe è il pane, che ricorre spesso soprattutto nel contesto siciliano, soprattutto deposto sugli altari. I falò e le tavole imbandite si ritrovano anche nel Salento, dove la festa è celebrata all’insegna degli elementi fondamentali del pellegrinaggio e dell’ospitalità. La festa del papà, come la intendiamo oggi, nasce nei primi decenni del XX secolo , complementare alla festa della mamma per festeggiare la paternità e i babbi in generale. La festa è celebrata in varie date in tutto il mondo, spesso è accompagnata dalla consegna di un regalo al proprio padre. La documentazione dice che fu festeggiata, per la prima volta, il 5 luglio 1908 a Fairmont in West Viriginia, presso la chiesa metodista locale. Fu la signora Sonora Smart Dodd la prima persona a sollecitare l'ufficializzazione della festa; senza essere a conoscenza dei festeggiamenti di Fairmont, ispirata dal sermone ascoltato in chiesa durante la festa della mamma del 1909, ella organizzò la festa una prima volta il 19 giugno del 1910 a Spokane, Washington.

La festa di San Giuseppe che si celebra il 19 Marzo ha origini molto antiche, che risalgono alla tradizione pagana. Il 19 Marzo è a tutti gli effetti la vigilia dell’equinozio di primavera, quando si svolgevano i baccanali, i riti dionisiaci volti alla propiziazione della fertilità, caratterizzati da una estrema licenziosità. Nel mese di Marzo venivano svolti anche i riti di purificazione agraria. Tracce del legame con questo tipo di culti si ritrovano nella tradizione dei falò dei residui del raccolto dell’anno precedente ancora diffusi in molte regioni. Secondo la tradizione San Giuseppe, oltre ad essere il patrono dei falegnami e degli artigiani, è anche il protettore dei poveri, perchè a Giuseppe e Maria fu negato un riparo per il parto da poveri in fuga. Da ciò l’usanza presente in

La festa fu organizzata proprio nel mese di giugno perché in tale mese cadeva il compleanno del padre della signora Dodd, veterano della guerra di secessione americana. La data in generale varia da Paese a Paese. Nei Paesi che seguono la tradizione statunitense, la festa si tiene la terza domenica di giugno. In molti Paesi di tradizione cattolica, la festa del papà viene festeggiata il giorno di San Giuseppe padre putativo di Gesù, ovvero in corrispondenza con la Festa di San Giuseppe. In alcuni Paesi la festa è associata ai padri nel loro ruolo nazionale, come in Russia dove è celebrata come la festa dei difensori della patria. Tradizioni Nella tradizione popolare, San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, è il santo protettore dei poveri e dei derelitti, poiché i più indifesi hanno diritto al più potente dei Santi. In questo giorno, si ricorda la sacra coppia di giovani sposi, in un paese straniero ed in attesa del loro Bambino, che si videro rifiutata

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la richiesta di un riparo per il parto. Questo atto, che viola due sacri sentimenti: l'ospitalità e l'amore familiare, viene ricordato in molte regioni con l'allestimento di un banchetto speciale. Così in alcuni paesi della Sicilia, il 19 marzo di ogni anno, si usava invitare i poveri al banchetto di San Giuseppe. In questa occasione, un sacerdote benediva la tavola, ed i poveri erano serviti dal padrone di casa. In alcune città, il banchetto veniva allestito in chiesa, e, mentre due sacerdoti servivano i poveri, un terzo predicava per nove volte, tante quante le pietanze che venivano servite.

Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni li scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe. Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa. A Roma la preparazione delle zeppole, affiancate dai bignè di San Giuseppe, ha un fervore particolare. Nel passato, ad ogni angolo di strada era possibile trovare un banco di frittelle, e tutta la città era addobbata da decorazioni festive.

San Giuseppe è anche il simbolo della castità, e quindi tutore delle ragazze da marito. Molti proverbi e poesie popolari contengono raccomandazioni a San Giuseppe, per trovare marito. Questo santo è una delle figure più care alle famiglie, ed è uno dei beati ritenuti più potenti per la concessione delle grazie. Oltre a proteggere i poveri e le ragazze, San Giuseppe, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa. La festa del 19 marzo è anche associata a due manifestazioni specifiche, che si ritrovano un po' in tutte le regioni d'Italia: i falò e le zeppole . Abitudini Poiché la celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell'inverno, si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano. In questa occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze.

Le “zeppole” di San Giuseppe

È infatti con la festa di San Giuseppe che si saluta definitivamente l'inverno e si comincia a sentire il profumo della primavera, così le vicende stagionali e gli antichi riti si uniscono con la festosità e la devozione dei cristiani.

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Una delle usanze più diffuse in varie regioni del nostro paese è quella cosiddetta «della vecchia», dal nome con cui si indica il fantoccio che viene adornato di collane fatte con arance e salsicce e riempito di frutta secca. A un certo punto qualcuno sega la «vecchia» e la frutta che cade dall'interno del pupazzo viene distribuita ai bambini presenti.

Ricetta delle frittelle di San Giuseppe Preparazione 30 minuti, più 5h e ½ di riposo

Se la festività della Pasqua cade in marzo, gli abitanti di Savona, in Liguria, celebrano l'avvenimento con una processione. Tutti coloro che partecipano al corteo devono recare in mano rami fioriti, mentre le varie confraternite indossano, per l'occasione, tipici costumi di fattura medievale.

Ingredienti per 12 frittelle 225 gr di farina 10 gr di lievito di birra olio per frittura sale zucchero

In molti paesi dell'Alto Adige, il 21 marzo, giorno di San Benedetto e data d'inizio della primavera, in ogni casa si procede alla benedizione di un ramo di ulivo, di un tralcio di lauro e di un mazzetto di steli coperti di bacche. Essi dovranno servire ad adornare il Crocifisso, che in ogni abitazione di campagna è collocato sotto il portico oppure nella stalla, a protezione degli animali domestici che vi sono ricoverati. Gli abitanti delle valli trentine sono soliti far germogliare rami di pesco o di melo che sono stati raccolti in autunno e tenuti al buio per tutta la durata della stagione invernale. Portati alla luce e trattati in modo particolare, i rami finiscono per fiorire e se la schiusura delle gemme coincide con l'inizio della primavera, si è autorizzati a trarne buoni auspici per i futuri raccolti. In qualche località delle valli vicino al lago di Garda, in un giorno del mese che deve cadere nell'ultima decade ha luogo la «festa del fuoco». Questa consiste in una processione nella quale tizzoni ardenti vengono portati lungo stradine e sentieri di campagna. Lo scopo dei partecipanti è quello di scongiurare le malattie che potrebbero colpire le piante e il terribile flagello della grandine che rovina i raccolti.

Disporre a fontana 75 gr di farina, su una spianatoia, versare nel mezzo il lievito di birra sciolto in due dita di acqua tiepida. Impastare, in modo da ottenere una pasta con una buona consistenza, farne una palla e metterla in una terrina. Coprire e tenere in un luogo tiepido per circa un'ora e mezza. Quando la pasta sarà lievitata, metterla in una terrina più grande, con 150 gr di farina e un pizzico di sale. Con un bicchiere scarso d'acqua tiepida, a poco a poco, sciogliere la pasta e la farina, e lavorare con le mani per circa venti minuti, sempre sbattendo con forza, fino a che diventi vellutata, elastica e che si stacchi in un pezzo solo dalla terrina e dalle mani. Coprire la terrina e lasciare in riposo la pasta per 4 ore, tenendola in un luogo tiepido per farla lievitare ancora.

Anche a Corzano, un paese della Romagna, nell'ultima domenica di marzo (e con ancora maggiore solennità se la data coincide con la settimana successiva a quella in cui cade la Pasqua) si celebra il rito del fuoco. Durante i festeggiamenti la gente accende enormi falò sulle colline circostanti e brucia mannelli di frumento e pannocchie di granoturco che sono stati appositamente conservati dall'anno precedente, nella speranza - dalle radici remotissime - che le fiamme riescano a bruciare tutti i pericolosi nemici delle piante e a purificare dal male la terra e l'acqua.

Una volta ben lievitata la pasta, mettere sul fuoco una padella con olio abbondante e scaldare bene. Con le dita leggermente umide prendere, lungo la parete della terrina, dei pezzi di pasta grossi come noci. Perforare le palline di pasta premendo con i due pollici e spingendo sotto con i due indici, e con i due medi allargare la pasta con gentilezza, in modo da ottenere una ciambella del diametro di un piattino (perché poi quando si cuociono, le ciambelle si restringono). Poi gettarle nell'olio bollente. Una volta fritte tutte le ciambelle, in modo che siano ben dorate e croccanti, sistemarle nel piatto di servizio e spolverare con lo zucchero. Servire le frittelle ben calde.

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CULTURA

Enogastronomia di Gianmaria Bavestrello

La zucca Davvero insignificate e insipida? gustoso e nutriente, che col tempo ha saputo divenire simbolo di un territorio dalle profonde origini contadine. Questi tortelli sono ravioli di grosse dimensioni, preparati con una sfoglia all'uovo, farciti con un impasto di zucca bollita, amaretti, mostarda, formaggio grana e noce moscata. La caratteristica più interessante e affascinante di questo piatto è la combinazione del sapore dolce della zucca con il salato del formaggio grana, con il dolceamaro degli amaretti e la piacevole nota piccante della mostarda.

La ricetta La storia della cucina è attraversata in lungo e in largo da ingredienti poco eclatanti, che nei libri e nella letteratura gastronomica si ritagliano a malapena qualche citazione, ma che con la loro presenza costante e assidua dimostrano come, in loro assenza, le nostre abitudini alimentari potrebbero essere di gran lunga diverse. È il caso della zucca, uno degli innumerevoli prodotti “poveri” che, invece di finire col tempo dal piatto dei ceti più abbienti a quello dei ceti più poveri, ha compiuto il percorso inverso. Diventando, tra l'altro, anche un banco di prova per gli chef. L'origine di questo strano ortaggio è incerta, ma possiamo presumere che provenga dall'Asia meridionale. Di sicuro sappiamo che era coltivato già nell'antichità: in Egitto, dai romani (che la utilizzavano anche come contenitore per sale, latte e cereali e per ricavarne vettovaglie e utensili), dagli arabi e dai greci. Sorprende, quindi, che la storia della zucca nell'era moderna inizi, così come quella dei pomodori e delle patate, solo dopo la scoperta delle Americhe, quando Cristoforo Colombo ne trasportò in Italia diverse cultivar. Come tutti i prodotti “americani”, salvo il cacao, ebbe vita grama, almeno per un po', condividendo le sorti delle classi sociali meno abbienti. Nella fiaba di Cenerentola, la carrozza reale che conduce la povera ragazza al ballo è tratta da una zucca, quasi a suggerire come bellezza e nobiltà vadano ricercate tra ciò che giudichiamo povero e indegno. Niente di più vero: la zucca, che mangiata al naturale appare insignificante e insipida, con i condimenti e gli aromi giusti si trasforma in un piatto prelibato e in un ingrediente versatile, adatto a primi, secondi e dolci. Si consuma cucinata al forno, al vapore, nel risotto o nelle minestre, fritta nella pastella. Dai semi si ottiene un olio usato in cosmesi e anche in cucina. È la versatilità la vera chiave del successo di un alimento, il significato più profondo e recondito dell'aggettivo “buono”. In Italia l'uso della zucca è particolarmente radicato nella Pianura padana, in particolare tra l'Emilia e la Lombardia. Celebri, a questo proposito, i tortelli di zucca, la cui variante principale è quella “mantovana”: un piatto povero, ma

Risotto alla zucca Ingredienti: 400 gr di riso , 400 gr di polpa di zucca , 100 gr si burro, 100 gr di parmigiano, una cipolla, 1 lt di brodo vegetale, prezzemolo, vino, sale e pepe

Preparare il brodo Vegetale, quindi pulire la zucca asportandone buccia e filamenti e tagliandola a piccoli dadi. In una padella antiaderente versare il burro e far rosolare la cipolla tritata, poi riversarvi la zucca precedentemente tagliata. Bagnando con un po' di brodo cuocere per circa 10 minuti, durante i quali schiacciare la zucca in modo da ottenerne una sorta di purea. Una volta evaporato il brodo, versare il riso facendolo sfumare a fuoco vivo con del vino. Portare il riso a cottura aggiungendo in modo graduale il brodo, quindi salare. Infine, condite il tutto con parmigiano, prezzemolo tritato e pepe.

DA ABBINARE CON ... Lugana DOC Il Lugana è un vino DOC la cui produzione è consentita nelle province di Brescia e Verona. Di colore paglierino o verdolino con tendenza al giallo leggermente dorato con l'affinamento, è delicato, gradevole e caratteristico all'olfatto. Il suo sapore, tipico di un vino dalla forte personalità, è fresco, morbido, armonico, con eventuale leggera percezione di legno. Ha un titolo alcolometrico minimo di 11 gradi.

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Un cocktail di sensazioni complesse sul quale stendere un condimento che, per contrappasso, è quanto di più semplice si possa immaginare: burro fuso in tegame ed aromatizzato con salvia, versato direttamente nel piatto insieme a una cospicua dose di formaggio grana grattugiato.

AGENDA di Marzo 10a Festa del Formaggio

Tortelli di zuca alla mantovana

Nelle province mantovana, piacentina e reggiana sopravvive l'antica tradizione di preparare i tortelli di zucca per la Vigilia di Natale, usanza sorta in virtù del precetto cattolico di evitare, in quel giorno, pietanze a base di carne. Il legame tra la zucca e le feste comandante non è forte solo in Italia. Nel Nord America, ad esempio, è d'uso consumare per il giorno del ringraziamento e al termine dello stesso pranzo di Natale la celebre torta di zucca, formata da uno strato di crema alla zucca su di un guscio di pasta frolla, senza crosta superiore. Il dolce viene aromatizzato con noce moscata, cannella, chiodi di garofano e zenzero, ed è tradizionalmente servito con la panna montata. Un'altra nota caratteristica della zucca è che, un po' come avviene col maiale, non se ne butta via quasi nulla. La parte esterna può infatti essere utilizzata come splendido ed elegante contenitore per zuppe e spezzatini. Anche i fiori di zucca, per i quali esistono diverse ricette, possono essere deliziosi e ottimi da servire come antipasto o come secondo, preparati nelle più svariate maniere: fritti, gratinati, oppure usati per i condimenti per paste e risotti. Sono molto fragili, perciò bisogna fare attenzione quando si lavano e si aggiunge il ripieno.

dal 09 all' 11 marzo 2012 a Campo Tures (BZ) www.kaesefestival.com Decima edizione di una manifestazione, diventata uno dei più importanti eventi caseari dell'arco alpino. Oltre 100 produttori provenienti da tutta Europa presenteranno quasi 1000 tipi di formaggi diversi per un vero e proprio trionfo di sapori artigianali. La vasta scelta di espositori e prodotti è arricchita da un intenso programma di intrattenimento, adatto a tutte le generazioni: chef d'eccezione delizieranno i visitatori con pietanze creative e degustazioni, e i bambini potranno imparare moltissimo su latte e derivati con attività ludiche pensate per l'occasione. L'apertura è fissata per venerdì 9 marzo alle ore 18.00 nel Piazzale delle Feste della musica. A completare il panorama della manifestazione, la presentazione di Mondo “Slow Food”, un movimento planetario per la cultura del cibo, i Laboratori del Gusto e i piatti tipici dell'Osteria Gambero Rosso.

Terre di Toscana all'Una Hotel di Lido di Camaiore dall'11 al al 12 marzo 2012 Via Sergio Bernardini (ex Viale Colombo), 335/337 Lido di Camaiore - Camaiore (LU) www.terreditoscana.info - www.acquabuona.it Torna, per la sua quinta edizione Terre di Toscana, la più importante degustazione aperta al pubblico dedicata ai vini di una regione protagonista assoluta della vitivinicoltura italiana. Gli ambienti dell'Una Hotel di Lido di Camaiore, nel cuore della Versilia, vedranno ancora una volta riunite 120 fra le migliori cantine, selezionate per rappresentare un affresco di territori, stili e tendenze. Le oltre 500 etichette in assaggio rappresenteranno il meglio del Chianti Classico e di Montalcino, di Bolgheri, Montepulciano e la Maremma, ma anche di territori emergenti che hanno colpito per la loro personalità come la Val d'Orcia ed il Montecucco, o autentiche curiosità enologiche che hanno di recente fatto parlare di sé come la Garfagnana o il Mugello. Terre di Toscana è da cinque anni una imperdibile occasione per gli appassionati e per i numerosi operatori, che da tutta Italia e ormai anche dall'estero scelgono questo appuntamento per avere un quadro delle nuove annate in commercio in anticipo su Vinitaly e alla vigilia di una nuova stagione turistica.

Love Chocolate - Il salotto del cioccolato Fiori di zucca

Una ricetta tipica e particolarmente gustosa, anche per l'uso di erbe aromatiche che “rinfrescano” il piatto e sollecitano fortemente il palato, è quella dei fiori ripieni alla ligure, a base di fori ripieni di purè di patate, uova, parmigiano grattugiato, sale, pepe e, a piacere, menta tritata oppure, secondo dettami ancora più rigorosi, prezzemolo tritato e maggiorana. I fiori devono essere cotti in forno, irrorati con un filo d'olio di oliva, a 180 gradi per 15 minuti.

dal 24 al 25 marzo 2012 Viale Secondo Moretti - San Benedetto del Tronto (AP) www.bouquetegourmet.com Sabato 24 e domenica 25 marzo si svolgerà l'evento più dolce e gustoso della riviera Adriatica, la sesta edizione di Love Chocolate. Nel magnifico scenario della città di San Benedetto del Tronto più di 20 espositori provenienti da tutta Italia delizieranno i visitatori con le loro specialità artigianali. A rendere l'evento ancora più appetitoso sarà il programma ricco di eventi come degustazioni, circoli letterari e cene a tema rigorosamente ispirate al cibo degli dei!

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CULTURA

Benessere e salute di Simona Guidicelli

La primula Veris o Vulgaris La Primula è presente in quasi tutte le zone a clima temperato, dalla pianura fino alla montagna. Il substrato ideale è erboso o boschivo, in presenza di quercete, faggete in posizione di mezz’ombra.

QUANDO SI RACCOGLIE La primavera è il momento giusto per cogliere tutti i benefici di questa piantina di stagione dalle eccezionali doti mediche, ma soprattutto al 100% naturali.

COME SI UTILIZZA Della primula si utilizzano le foglie raccolte in primavera prima della fioritura. I rizomi raccolti d'inverno che si fanno essiccare in un luogo buio e ben ventilato. I fiori interi raccolti prima che si schiudano ed anche loro essiccati in un luogo buio e ben ventilato.

PROPRIETÀ TERAPEUTICHE Uso interno Decotti di primula 1) Si prepara con 30-50 g di radice e/o di rizoma tritato in 1 litro d'acqua e cotto per 15 minuti; se ne prendono 3 o 4 tazze al giorno, calde e dolcificate a piacere con miele. In caso di emicranie e cefalee, gotta e litiasi urinaria.

Primula Veris

Il genere Primula appartiene alla famiglia delle Primulacee ed è sicuramente una delle piante più conosciute e diffuse. Pur esistendo circa 500 specie di primule, a scopi terapeutici si utilizzano solo la Primula veris ed in minor misura la Primula vulgaris. La Primula veris è una specie spontanea, erbacea, perenne e rizomatosa molto conosciuta che si ritrova un po' ovunque e fiorisce alla fine dell'inverno formando dei deliziosi fiori disposti ad ombrella e campanulati, molto profumati, di colore giallo/dorato o spesso bianchi con delle macchie arancioni. Le foglie sono disposte a rosetta, leggermente dentate e ricoperte da una fitta peluria nella parte inferiore. Alla fine della fioritura viene prodotto il frutto, una piccola capsula ovoidale contenente i semi.

2) Bollite per 5 minuti 1 cucchiaio di primula (rizoma essiccato e spezzettato) in 2,5 dl d’acqua. Trascorso questo periodo lasciate riposare 10 minuti, quindi filtrate.Consumatene 2 tazze al giorno lontano dai pasti per curare le malattie che colpiscono l’apparato respiratorio e in modo particolare bronchiti e asme bronchiali.

Infusi di primula 1) Mettete 30 g di primula (rizoma essiccato e contuso) in 1l di acqua bollente e lasciate riposare per mezz’ora. Prendetene 2-3 tazze al giorno come rimedio contro i dolori reumatici. 2) Ponete 5 g di primula (foglie e fiori essiccati) a riposare per 15 minuti in 2,5 dl di acqua bollente, quindi filtrate. Bevetene 1 tazza la sera prima di coricarvi per combattere il mal di testa. 3) Ponete a riposare 20 g di primula (fiori e foglie) in 1l d’acqua bollente per 10 minuti. Trascorso questo periodo filtrate. Consumatene 2 tazze al giorno lontano dai pasti in caso di raffreddore.

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Tisana di primula Mettete in infusione 1-2 cucchiaini di foglie di primula sminuzzate in una tazza d'acqua calda. Deve essere dolcificata, preferibilmente con miele. È un infuso dal gusto lieve e ben gradito ed è la classica bevanda da sorbire nelle ore tarde della giornata.

Primula Vulgaris

PROPRIETÀ TERAPEUTICHE Uso esterno Come antinfiammatorio in caso di contusioni, distorsioni e dolori muscolari. Decotto di primula Bollite 50 g di primula (rizoma contuso) in 1 litro d’acqua fino a ridurre il liquido a 1/3. Applicatelo quindi con delle compresse sulle parti che presentano contusioni. Impacchi Si fanno con lo stesso decotto preparato per uso interno, ma più concentrato, e si applicano sulla parte colpita.

CURIOSITÀ

LA PRIMULA IN CUCINA Le foglie della primula si usano sole o assieme ad altri tipi di verdura, in insalata. Classica commistione è quella di lattuga e primula che, mangiata la sera, procurerà un sonno piacevole e naturale. Vengono anche usate in gran quantità nelle minestre. I fiori e le foglie seccate servono per la preparazione di una gradevole tisana calmante.

La ricetta

Un'antica leggenda narra che San Pietro buttò le chiavi del paradiso e che nel luogo dove caddero nacquero le prime primule; per questo motivo queste piante in Inghilterra sono chiamate “bunch of keys”, cioè “mazzo di chiavi”.

Risotto alle primule Ingredienti per 2 persone 160 gr. di riso, primule (fiori e foglie), una cipolla 1 spicchio d’aglio, dado vegetale, sale e olio evo Mettete in un tegame dai bordi alti un po’ d’olio, lo spicchio d’aglio pulito e tagliato a metà e alcuni anelli di cipolla (pochi affinché il sapore della cipolla non prevalga sul resto). Quando la cipolla comincia ad imbiondire aggiungete le primule lavate e sminuzzate; dovrete mettere una quantità di primule sufficienti per condire il riso mettendo soprattutto i fiori e pochissime foglie (le più tenere).

Aggiungete quindi il riso e il dado vegetale (io, come al solito, ho usato un cucchiaino del dado che preparo con il Bimby, è possibile usare altro dado vegetale o direttamente il brodo vegetale) e fatelo cuocere aggiungendo via via la quantità di acqua bollente necessaria e aggiustando di sale (il dado che uso io è già molto salato e quindi non c’è bisogno di aggiungere sale, se usate un dado senza sale vi regolerete di conseguenza). l’altraitalia 43




C.da Santa Croce, 86 - 62026 San Ginesio (MC) Tel. e Fax.: 0733 656 315 www.agriturismosilvia.it - info@agriturismosilvia.it


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