L'Eco no. 24

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Anno 54 10 Giugno 2020 Fr. 3 numero

24 Settimanale d'informazione

CHE COS'È IL RECOVERY FUND ? VIVERE IN SVIZZERA DA PENSIONATI SERIE A IL 20 SI RIPARTE CON TORINO­ROMA


Dal 15.6.2020

NOVITÀ !! CONSULENZA LEGALE FISCALE ASSICURATIVA PRIMO PARERE GRATUITO (PER L'ITALIA E LA SVIZZERA)

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UNO DI FAMIGLIA !


SOMMARIO L'INTERVISTA 4

Il Cigno, un locale che riprende a vivere

RUBRICHE 6 7

La rubrica di Mauro Trentini La rubrica di Dino Nardi

CULTURA 8

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Storia Immigrazione italiana 1970­1990 La sfida per il Consiglio federale Arte e Spettacoli Addio a Christo, l'artista impacchettatore Addio a Christo, l'artista impacchettatore ...veloce, veloce... Cucina Sandwich di tomini e pancetta croccante ­ Pollo alla bellunese ­ Crema pasticcera al limone

ATTUALITÀ 10

Società Che cos'è il Recovery Fund

NOVELLE E ROMANZI 12

Apnea di Nunzio Campanelli

MOTORI E MOBILITÀ 14 Škoda Superb iV Sportline Plug­in SPORT 20 Il 20 giugno riparte il calcio COMUNICATI STAMPA 36 ­ 37 ­ 39 TEMPO LIBERO 38 BACHECA 39 .

Editoriale

Care lettrici, cari lettori, Conoscete il detto “tutto fumo e niente arrosto”? Io lo dico spesso quando incontro persone che parlano troppo e si vantano in modo borioso di ciò che hanno fatto o che vogliono fare. Credono di essere le migliori di tutti, di essere gli unici detentori della verità ma, in realtà, sono smisuratamente egoisti. Perché la verità è che l’atteggiamento di chi si dà arie di superiorità è tanto insopportabile quanto disprezzabile. Ad ascoltarli ho l'impressione che questo loro atteggiamento rifletta una loro mancanza, di vuoto o di insoddisfazione nella vita. Le persone che stanno bene con se stesse, non sentono il bisogno di competere con nessuno, nè pretendono di avere sempre ragione. Non hanno bisogno di vantarsi o di raccontare frottole, perchè dimostrano quanto valgono con le loro azioni, il loro comportamento ed il loro modo di fare. Purtroppo, però, ci sono persone che sono così vuote da generare molto rumore. Continuano a darsi arie da grand'uomini (o grandi donne), troppo concentrare nel cercare di dimostrare quanto valgono, utilizzando parole vuote e frasi fatte, senza senza tener conto minimamente delle necessità emotive altrui. Questi individui non conoscono la parola "umiltà" e, se per caso dovessero vederla scritta da qualche parte, penserebbero si tratti di una parola straniera. L'umiltà consiste nel tenere per noi le nostre eventuali virtù, senza parlarne, e permettere che siano gli altri a scoprirle. Mi si può obiettare: “ma tu, quando raggiungi un obiettivo molto importante per te, non sei orgogliosa? Certo che lo sono! Ma c'è una bella differenza tra l'orgoglio che nasce in noi dopo aver fatto tanti sforzi per ottenere qualcosa e l'arroganza ingiusticata. Per quanto siano grandi i nostri successi, niente ci autorizza a sentirci superiori agli altri. Solo la bontà e l’umiltà ci aiuteranno a migliorarci e diventeranno i pilastri della nostra felicità lungo il percorso della vita.

Maria Bernasconi

Settimanale d'informazione

Socio fondatore della Federazione Unitaria Redazione e collaboratori: Chiara Bernasconi, Flory Di Biagio, Peter Ferri, Graziano Stampa italiana all'estero (FUSIE) La testata riceve il contributo per la stampa italiana Guerra, Giovanni Longu, Dino Nardi, Andrea Pagnacco, Graziella Putrino, Egidio diffusa all’estero erogati dal Dipartimento editoria della Todeschini, Mauro Trentini Presidenza del Consiglio dei Ministri Agenzie Stampa: 9 Colonne, Adnkronos, Aise, Ansa, Inform, Swissinfo. Fotografie: Adnkronos, Ansa, Esther Landolt, Luigi Rizzo. Sede legale: Via Brocaggio 1, 6984 Pura ­ Pubblicità: Tel. 056 353 31 30 e­mail: redazione@leconews.ch Redazione: Rapperwilerstrasse 1, 8630 Rüti Orari: Martedì ­ Venerdì dalle 10.00 ­12.00 e Stampa: Nastro&Nastro Srl ­ 21010 Germignaga (VA) Italia Spedizione: Stisa SA ­ Zona Industriale 1 ­ 6593 Cadenazzo dalle 14.00 ­17.00 Tel. 056 535 31 30 Gli articoli e le foto impegnano solo la responsabilità degli autori. e­mail: redazione@leconews.ch Costo abbonamento annuale Fr. 98.­ Editore: Newsitalia sagl

mercoledì 10 giugno 2020/

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L'INTERVISTA

Il Cigno, un locale che riprende a vivere

a cura della Redazione

Dopo la chiusura dovuta al coronavirus riprendono le attività

I

l Bar­Bomboniere "IL CIGNO" a Rüti, è un luogo d'incontro molto apprezzato. È perfetto per ogni ora della giornata, iniziando dalla mattina con il profumo intenso del caffè espresso che si confonde con quello delle brioches calde. Uno spuntino veloce a mezzo­ giorno con un toast molto particolare o una pasua di metà pomeriggio con una squisita granita siciliana. All'interno l'ambiente è elegante ma coinvolgente e fa sentire subit­ o a proprio agio. Le belle giornate, invece, invo­ gliano a trattenersi sulla terrazza 4

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all'aperto che nei mesi estivi si riempie di fiori e di colori. La “nuova normalità”, dopo la chiusura forzata a causa del coronavirus, è stata accom­ pagnata da misure di protezione che hanno richiesto e richiedono attenzione da parte degli eser­ centi. Abbiamo chiesto alla signora Rosetta Togni, gestrice del Bar­Bomboniere il Cigno, se la ripresa dell'attività è stata difficile e come ha vissuto il periodo di quarantena. Quando ho appreso che il Consiglio di Stato aveva emanato il decreto con il quale disponeva la chiusura di bar e altre attività, mi è venuto un nodo

alla gola ed ho pensato che tutto era perduto. L'avvio della mia attività ha richiesto non poco impegno. Ci ho messo tutta la mia energia e tanta passione. Oltre al bar, nel mio locale vendo e confeziono bomboniere ed arrangiamenti per ogni evento. Il virus ha fatto si che tutto si bloccasse. Dopo il primo momento di “smar­ rimento” mi sono ripresa ed ho iniziato a pensare positivo. Ero sicura di poter presto riprendere. Quando ha riaperto e quali sono state le misure di protezione che ha adottato? Ho aperto il locale appena è stato possibile farlo. Nei giorni precedenti mi sono spesa per attrezzare il bar in


L'INTERVISTA maniera tale da rispettare le regole e, soprattutto, far sentire sicuri e protetti i miei clienti. Ho disposto i tavoli in maniera tale da garantire la distanza prevista, ho messo dei pannelli in plexiglass laddove era necessario, mi sono rifornita di disinfettante, mascherine e guanti. Sin dal primo momento, la clientela ha apprezzato ed ha capito che da me poteva stare tranquilla. Quindi, il bar è tornato a "vivere"? Le dirò, in questo periodo sto lavorando più di prima. Il bar è frequentatissimo e, con mia grande soddisfazione, vedo che le persone sono rilassate e serene. Ho introdotto alcune specialità, rigorosamente arti­ gianali, che la clientela apprezza mol­ tissimo.

La città di Rüti (ZH) Rüti è situata a un altitudine di circa 465 metri sul livello del mare. La città è attraversata dal fiume Jona. Il punto più alto è il monte Batzberg tra Rüti e Wald. Fu fondata tra l'VIII e IX secolo. L'ex chiesa della Badia di Rüti (ora Chiesa Riformata) è stata costruita tra il 1214 e il 1219. L'Amt Rüti ­ chiamato anche Rütiamt, Rüti­Amt o Hinteramt ­ amministrò la tenuta del monastero di Rüti, che fu chiuso nel 1525, presumibilmente dal 1525 al 1803. Nell'introduzione dell'accordo del 17 giugno 1525 tra la città di Zurigo e il monastero di Rüti, il consiglio comunale stabilì la sua posizione sui monasteri e quindi probabilmente gettò le basi per il successivo ufficio di Rüti.

L'antico monastero

Una di queste è la granita siciliana accompagnata dalla famosa “brioche col tuppo” che sta andando a ruba. Inoltre, sto pensando di organizzare degli eventi a tema che segneranno la

fine dell’orario di lavoro e l’inizio della serata libera della clientela; un modo per staccare la spina dalla routine quotidiana e dedicarsi del tempo con amici, colleghi o familiari. Ovviamente, sempre nel rispetto delle regole!

Chiesa protestante con la parte romanica mercoledì 10 giugno 2020/

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RUBRICHE

a cura di

Mauro Trentini

avvocato

mail: trentini­legal@bluewin.ch

C

ontinuiamo il sorvolo del diritto successorio in Svizzera e in Italia, parlando delle disposizioni a causa di morte. Trattasi di quegli atti che chiunque, maggiorenne e capace di discernimento, può concludere con l’intento di regolare la destinazione del proprio patrimonio una volta che avrà lasciato la vita terrena. La più conosciuta tra tutte queste disposizioni è il testamento. Il testamento, in Svizzera, sottostà a delle rigide disposizioni di natura formale. Il medesimo deve essere redatto di proprio pugno dal testatore,

Diritto successorio Seconda parte parte riservataria ammonta a ¾ della loro quota ereditaria ­ i genitori la cui legittima ammonta a ½ della loro quota ereditaria. La porzione legittima di fratelli e sorelle è stata invece abolita nel corso di una revisione legislativa negli anni 70. Conoscendo chi sono gli eredi di un defunto e chi di questi ha la qualità di erede riservatario è possibile deter­ minare quella che in gergo viene definita la quantità disponibile della successione, ossia quella parte di patrimonio che non deve per forza

ossia CHF 300'000.00, M, amico del De Cujus non rientra tra gli eredi legali e pertanto non erediterebbe nulla. Poiché A ha redatto un testamento e rinviato i propri eredi legali alle rispettive riserve o legittime, bisogna correggere la successione legale come segue: B, il coniuge superstite ha una legittima pari a ½ del diritto legale, ossia CHF 150'000.00, C e D che sono i figli hanno pure loro una legittima di ¾ del diritto legale, ossia CHF 225'000.00, M, l’amico a cui è stata attribuita la quota disponibile riceverà CHF 150'000.00 sulla parte del coniuge superstite B e 75.000.00 sulla parte dei discendenti diretti C e D, ossia un totale di CHF 225'000.00. Riassumendo la successione verrà cosi divisa: B, coniuge supersite: CHF 150'000.00 C e D, discendenti CHF 225'000.00 M amico CHF 225'000.00 CHF 600'000.00

datato con indicazione del luogo e firmato. Non sono pertanto ammessi dei testamenti battuti a macchina o stampati dal computer.

essere devoluta a degli eredi e che quindi può essere lasciata a chiunque, anche al di fuori dello stretto cerchio famigliare.

Un altro strumento è il contratto successorio, ossia un vero e proprio contratto che il disponente conclude con i propri eredi dinanzi ad un notaio.

Un esempio permette di capire il sistema: supponiamo che A (De Cujus) sia sposato con B e abbia generato 2 figli (Ce D). Supponiamo inoltre che A abbia anche un amico M. Il patrimonio di A, al momento della sua morte, ammonta a CHF 600'000.00. A ha redatto un testa­ mento nel quale rinvia i propri eredi legali alla loro riserva e destina la quota disponibile all’amico M. La prima operazione da fare in caso di successione è determinare la ripartizione legale come visto nella prima parte di questi articoli dedicati al diritto di successione. Ai sensi della ripartizione legale avremo: B, il coniuge superstite che eredita la metà, ossia CHF 300'000.00, C e D che sono i figli che ereditano la metà,

Un limite alla capacità di disporre del proprio patrimonio è rappresentato dagli eredi riservatari, ossia quegli eredi che per legge, devono comun­ que ricevere parte del patrimonio del defunto (la porzione legittima). Si tratta di eredi, per cosi dire privilegiati. Ai sensi dell’art. 471 A del Codice Civile questi eredi sono: ­ il coniuge superstite la cui legittima o parte riservataria ammonta ad ½ della quota ereditaria ­ i discendenti diretti la cui legittima o 6

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Come si vede le quote degli eredi legali, per il semplice rinvio alla loro riserva ereditaria o legittima, diminuiscono per rapporto a quelle quote che avrebbero ereditato senza la presenza del testamento. L’ammontare di ogni quota che si libera per effetto del testamento va pertanto a costituire la quota disponibile che il De Cujus può lasciare a chi lui meglio crede. Nell’esempio quindi anche ad un amico non parente. Per quanto riguarda la domanda posta della Signora Rosina di Wallisellen che chiedeva lumi sulla sua qualità di erede dopo la morte del fratello che, tramite testamento, l’ha esclusa dalla successione, appare conforme al diritto successorio quanto fatto dal fratello che poteva escluderla dalla propria successione e favorire chi, come l’amico M, formalmente non faceva parte della cerchia dei parenti.


RUBRICHE

Vivere in Svizzera da pensionati Primo e secondo pilastro

F

rancesca C. di Thun (BE) si dice indignata perché adesso, che si sta avvicinando alla pensione, si sta rendendo conto che vivere in Svizzera da pensionata, come sarebbe stata sua intenzione, è praticamente impossibile con il reddito che si ritroverà ad avere complessivamente tra AVS e Cassa pensione e questo nonostante abbia lavo­ rato tutta la sua vita fin da quando aveva sedici anni: prima in Italia, “sgobbando nei campi con la sua famiglia”, e poi senza interruzione in Svizzera dall’età di ventitre anni. Francesca ci domanda come sia possibile che non arrivi a ricevere neppure 3'000 franchi mensili com­ plessivamente con le due rendite. Questo è quanto, perlomeno, le è stato comuni­ cato dall’Ufficio del personale della sua ditta poiché, a loro dire, l’importo ridotto delle due rendite è la conseguenza che, da un lato, non ha mai guadagnato salari di importo elevato e, dall’altro, avendo iniziato a versare la Cassa pensione solo da 1985 e cioè da quando è entrata in vigore la legge che ha reso obbligatorio il Secondo Pilastro per i lavoratori dipendenti. Si, in effetti ­ pur non conoscendo tutti i dati di riferimento di Francesca indispensabili per calcolare, sia pure approssimativamente, l’ammontare delle sue rendite ­ possiamo ritenere che quanto comunicatole in ditta possa corrispondere alla realtà. D’altra parte, come sanno bene i nostri fedeli lettori, l’importo massimo di una rendita AVS per una persona sola, dallo scorso 1.1.2019, ammonta a 2'370 franchi mensili ed a condizione che si sia stati assicurati in Svizzera dal ventunesimo anno di età sino al momento del pensionamento e si possa, inoltre, far valere un salario medio annuo determinante quanto­ meno di livello medio alto. D’altra parte basti pensare che il sistema previdenziale elvetico prevede che,

quando sarà a regime (ovvero si pensioneranno le persone nate dal 1960 in poi, il primo ed il secondo pilastro potranno garantire insieme solo il 60% del reddito avuto durante l’ultimo periodo dell’attività lavorativa. Quindi, come si può benissimo capire,

Fr. 2.370.­

gli importi erogati dall’AVS­AI non sono assolutamente comparabili con i salari che si ricevono in questo Paese durante l’attività lavorativa. Se a questo si aggiunge che, nel caso della nostra lettrice, ella ha iniziato a versare i contributi all’AVS con due anni di ritardo ed alla Cassa pensione con l’obbligatorietà e quindi solo dal 1985, è facile comprendere come l’importo complessivo delle sue due rendite sia relativamente basso. In ogni caso ricordiamo alla signora Francesca (come a quanti altri pensionati AVS­AI dovessero trovarsi nella stessa situazione) che, conti­ nuando a risiedere in Svizzera, qualora le sue condizioni economiche non le garantissero il minimo vitale previsto dalla normativa elvetica, può richiedere le così dette prestazioni complementari all’AVS­AI che han­ no, appunto, lo scopo di garantire

a cura di

Dino Nardi

rubrica di politica e informazione sociale

mail: nardi.dino@bluewin.ch

il minimo vitale a tutti i residenti nella Confederazione. A questo proposito ricordiamo anche, sia a Francesca che a tutti i nostri lettori, che nel computo dei redditi e della sostanza posseduta per far

Fr. 3.000.­

valere l’eventuale diritto alle presta­ zioni complementari (e più in generale a qualsiasi prestazione sociale), gli uffici elvetici competenti terranno conto anche di eventuali redditi o sostanze detenute fuori della Confederazione: in poche parole, per gli italiani, anche del­ l’eventuale proprietà di un immo­ bile posseduto in Italia, come pure di eventuali capitali ivi depositati che, peraltro, come ormai dovrebbe essere noto a tutti, devono essere dichiarati al fisco svizzero con l’annuale dichiarazione dei redditi. Infine consigliamo a Francesca di verificare la sua posizione contributiva in Italia poiché avendoci lavorato prima di emigrare, qualora potesse farvi valere come minimo 52 setti­ mane nell’assicurazione generale obbligatoria, avrà diritto anche ad una pensione sia pure di importo molto ridotto da parte dell’INPS. mercoledì 10 giugno 2020/

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CULTURA Storia

a cura di Giovanni Longu

mail: glongu@sunrise.ch

Immigrazione italiana 1970­1990 16. La sfida per il Consiglio federale

S

uperata la crisi economica del 1974­76 e spazzate via tre nuove iniziative popolari antistranieri (1974: 65,8% di no, 1977a: 70,5% di no, 1977b: 66,2% di no), la Confederazione si trovò nella condizione di poter avviare finalmente una vera politica d’integrazione di una popolazione straniera ormai stabilizzata (quasi ¾ degli stranieri residenti in Svizzera erano titolari del permesso di domicilio) e ridotta dal 16,1% (1975) al 14,1% (1980). Anche la popolazione straniera che aveva deciso di restare non aveva altra scelta che integrarsi o mettersi in condi­ zione di poter vivere in questo Paese un po’ più serenamente. Si trattava, com’è facile capire, di due sfide che svizzeri e stranieri dovevano affrontare insieme. Oggi si sa che la collaborazione non fu sempre facile, ma fu positiva.

Primi passi verso l’integrazione Già nel 1909 la Commissione della gestione del Consiglio nazionale aveva suggerito al Consiglio federale di studiare la possibilità di ovviare al pericolo d'inforestierimento agevolan­

dell'assimilazione e lo snellimento della naturalizzazione», senza ricorrere a interventi restrittivi per arginare il fenomeno. Lo scoppio della guerra impedì alle Camere di legiferare al riguardo, ma la direzione della politica federale d’immigrazione era segnata. Dovettero tuttavia passare diversi decenni prima che il problema si ripresentasse con un’intensità simile a quella d’inizio secolo, ossia dopo la

do l’integrazione (assimilazione) e la naturalizzazione. Alla vigilia della prima guerra mondiale, quando l’afflusso di stranieri era particolarmente intenso, il Consiglio federale pensava che si potessero adottare «come misure adeguate a contenere il fenomeno, l'incremento

seconda guerra mondiale. Inizial­ mente alla Confederazione non occorsero misure speciali perché l’economia svizzera aveva urgente bisogno di molta manodopera straniera. Anzi fu relativamente facile accordarsi con l’Italia (1948) per «mantenere e sviluppare il movimento

termine maggiormente usato era «assimilazione»), come emerge da numerosi interventi del Consiglio federale dall’inizio del secolo.

Stabilizzazione e riduzione Le quattro sconfitte subite dai sostenitori delle tre principali iniziative antistranieri degli anni Sessanta e Settanta (1970, 1974, 1977) furono interpretate dalle forze politiche come un’approvazione popolare e dei Cantoni della politica federale di stabilizzazione e riduzione della manodopera estera. In effetti, alla vigilia della votazione del 1970, il Consiglio federale si era proposto di stabilizzare la popolazione straniera entro il 1980. Nel 1973 vi era già riuscito in parte, ma fu negli anni se­ guenti, complice la crisi del 1974­ 76, che riuscì a raggiungere anticipatamente quell’obiettivo. Sarebbe tuttavia un’interpre­ tazione parziale e troppo riduttiva della politica federale degli anni Settanta, se si pensasse che il Governo si proponesse solo obiettivi quantitativi, ossia limitare e ridurre il numero degli stranieri. È infatti una costante della politica svizzera verso gli stranieri l’obiettivo dell’integrazione (anche se fino agli anni Settanta il 8

/mercoledì 10 giugno 2020


CULTURA Storia emigratorio tradizionale dall'Italia in Svizzera». Segnali favorevoli e incoraggianti Alla fine degli anni Cinquanta, quando i flussi immigratori aumentarono considerevolmente e cominciarono a creare preoccupazione in alcuni ambienti della popolazione, il problema degli stranieri ridivenne attuale e la politica federale dovette rivedere la sua politica liberale in materia immigratoria. Il Consiglio federale finì per prendere in considerazione anche misure di contingentamento degli ingressi, ma non smise mai di ritenere irrinunciabile una seria politica d’integrazione. Quando nella prima metà degli anni Sessanta venne ridiscusso l’accordo d’immigrazione con l’Italia (concluso il 10 agosto 1964), la prospettiva dell’integrazione, soprattutto per la seconda generazione, fu sempre presente. Nel messaggio governativo all'Assemblea federale del 4 novembre 1964, in cui si chiedeva l'approvazione di quell'accordo, il Consiglio federale non aveva dubbi: i lavoratori stranieri stabilizzati vanno integrati perché «sono diventati ormai un fattore irrinunciabile della nostra vita economica. Conseguentemente, la nostra futura politica dell'immigrazione non potrà limitarsi alla funzione negativa di frenare l'entrata di nuovi lavoratori, ma dovrà assumersi anche la funzione positiva di facilitare il mantenimento e l'assimilazione della manodopera idonea. Il nuovo ordinamento migratorio con l'Italia va appunto in tale direzione». Di fronte alla pressione dei movimenti xenofobi e dei partiti dell’estrema destra, ma anche di alcuni ambienti sindacali, il Consiglio federale intervenne dapprima con misure di contingentamento e di controllo al fine di stabilizzare la manodopera straniera ritenuta utile e necessaria, rinviando ad una fase successiva la politica d’integrazione, che restava comunque un obiettivo irrinunciabile. L’esito delle quattro iniziative antistranieri (1970, 1974, 1977°, 1977b), ma anche la partecipazione calante degli elettori (1970: 74%, 1974: 70,3%, 1977: 45,2%) apparvero al Consiglio federale non solo come una seria indicazione del crescente disinteresse della popolazione alle discussioni sul numero degli stranieri, ma anche come un segnale di approvazione

della sua politica di stabilizzazione della popolazione straniera finalizzata all’integrazione soprattutto della seconda generazione. Ostacoli e superamento Il Consiglio federale si rendeva tuttavia conto che la strada non sarebbe stata esente da ostacoli. I movimenti xenofobi non perdevano occasione per evocare paure nella popolazione. Poiché nei primi anni Settanta si era registrato un forte aumento delle nascite di stranieri (nel 1973, su 86 mila nascite, 27 mila erano figli di stranieri, con un tasso del 79 per mille, contro appena il 31 per mille nelle case svizzere) e il numero delle naturalizzazioni tendeva vistosamente a salire, il 15 marzo 1974 fu depositata la quinta iniziativa antistranieri denominata «per una limitazione del numero annuale delle naturalizzazioni». Già l’iniziativa di Schwarzenbach, respinta nel 1970, voleva impedire che il Consiglio federale potesse adottare provvedimenti straordinari di naturalizzazione al fine di ridurre in questo modo il numero degli stranieri residenti. Con la nuova iniziativa del 1974 se ne voleva limitare il numero a 4000 l’anno «fintanto che la Svizzera conta una popolazione residente totale superiore a 5.500.000 persone…». Coerentemente con la sua nuova politica d’integrazione, il Consiglio federale, nel suo Messaggio all’Assemblea federale fece presente non solo il diritto dello Stato ad accogliere i richiedenti degni ma anche il dovere ad accogliere gli stranieri «assimilati»: «Come atto sovrano, la naturalizzazione concede allo Stato la possibilità di scegliere nuovi cittadini fra coloro che ne sono

degni, per mezzo di premesse legali minime e di un'inchiesta approfon­

dita. La concessione della nazionalità svizzera agli stranieri assimilati può essere considerata non solo come risposta alle loro oggettive aspirazioni, ma corrisponde ad un imperativo dettato dalla saggezza politica e dalla necessità». Anche questa iniziativa fu chiaramente respinta il 13 marzo 1977 dal 66,2% dei votanti e da tutti i Cantoni e si capì che ormai, per la maggioranza del popolo svizzero, non c’era alternativa all’integrazione degli stranieri e la via della naturaliz­ zazione andava incoraggiata. Di fatto il numero delle naturalizzazioni (ordinarie e agevolate), che negli anni Sessanta erano circa 4000 l’anno, negli anni Settanta sono state circa 9800 l’anno. In vent’anni la nazionalità svizzera è stata accordata a circa 140.000 stranieri. Integrazione, problema nazionale Il Consiglio federale era tuttavia ben consapevole che la paura dell’in­ forestierimento non sarebbe stata superata stabilizzando e riducendo il numero degli stranieri e che la loro integrazione non sarebbe avvenuta solo per mezzo della naturalizzazione. Anche in futuro ci sarebbero stati in Svizzera stranieri che avrebbero preferito continuare a restare tali e bisognava tenerne conto. Riteneva tuttavia che soprattutto coloro che erano nati in questo Paese o avevano trascorso qui la loro infanzia ed erano considerati integrati e ben accetti anche dagli svizzeri, dovessero poter usufruire facilmente della natura­ lizzazione. Per il Consiglio federale, «non dobbiamo accontentarci di una semplice coabitazione fra svizzeri e stranieri: deve essere risvegliata la comprensione reciproca, i malintesi vanno dissipati ed i pregiudizi eliminati; l'adattamento alle condizioni di vita del nostro Paese deve permettere agli stranieri di prendere contatto con la popo­ lazione svizzera e di partecipare alla nostra vita sociale» Restava aperto una vasto campo d’interventi e di sensibilizzazione che la Confederazione non avrebbe potuto assumersi da sola. Per questo, fin dagli anni Settanta furono coinvolti in una politica attiva d’integrazione tutte le principali istituzioni interessate, Confederazione, Cantoni, Comuni, Parti sociali, Chiese ed eviden­ temente anche associazioni e cittadini svizzeri e stranieri. La questione degli stranieri doveva diventare una questione nazionale e coinvolgere diret­ tamente anche loro. (Segue) mercoledì 10 giugno 2020/

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ATTUALITÀ Economia

Che cos’è il Recovery Fund

a cura di Peter

Ferri

La vera sfida per il nostro paese è quella di presentare piani di investimento credibili

L

a proposta avanzata dalla Commissione Europea il 27 maggio, relativa all’avvio di un Recovery Fund, rappresenta una occasione storica per l’Europa e per l’Italia. Non solo per la quantità di risorse messe sul tappeto, ma soprattutto per i suoi aspetti qualitativi. Il rischio principale per il nostro paese è che essa rappresenti un’ennesima occasione sprecata, a causa dei pregiudizi verso le istituzioni europee e della mancanza di visione della classe dirigente, nonché della storica inefficienza della nostra pubblica amministrazione. Naturalmente, si tratta per il momento solo di una proposta; per essere approvata richiederà certa­ mente una dura contrattazione con i 10

/mercoledì 10 giugno 2020

piccoli paesi “rigoristi” del Nord Europa, forti del fatto che il bilancio europeo richiede l’approvazione unanime dei membri. Tuttavia, alla luce dell’accordo franco­tedesco della settimana scorsa, è molto difficile che venga snaturata.

La proposta necessita ancora di una dura contrattazione con i paesi del Nord Europa Se il Recovery Fund andrà in porto nella versione proposta dalla Commissione, questa diventerà il maggiore emittente sovranazionale in Europa, con nuove emissioni di titoli di debito per 750 miliardi di euro. Si

tratterà di titoli a lungo termine, con scadenze previste fino a trent’anni. I soldi raccolti sui mercati finanziari serviranno in parte (250 miliardi) per finanziare prestiti ai paesi membri che li dovessero richiedere, ma in misura ancora maggiore (500 miliardi) per erogare contributi ai governi e ai cittadini europei, in linea con quello che da sempre fa il bilancio europeo. I 750 miliardi del Fondo si sommeranno ai circa 1.100 miliardi del finanziamento per le attività normali del bilancio europeo nel periodo 2021­27, che resteranno inalterati. Come farà la Commissione a pagare gli interessi e a restituire i soldi raccolti per il Fondo, quando i titoli emessi andranno a scadenza? Qui sta


ATTUALITÀ Economia Ciò consentirà di finanziare ingenti programmi di spesa senza appesantire ulteriormente il de­ bito pubblico nazio­ nale, già a livelli di guardia. Anche la parte di prestiti avrà scaden­ ze lunghe e tassi di interessi bassi, sicu­ ramente molto infe­ riori a quelli che potremmo spuntare da soli sul merca­ to.

forse la novità più importante della proposta della Commissione. Si punta, almeno in parte, sul fatto che il bilancio dell’Ue sarà dotato di maggiori risorse proprie, derivanti da imposte prelevate a livello europeo quali, per esempio, la plastic tax e il prezzo che le imprese inquinanti pagano per acquistare i diritti di emettere CO2 (che poi possono essere scambiati sul mercato). Al di là dei dettagli, che ancora non si conoscono, comincia a farsi concretamente strada un principio importante e da tempo invocato da molti: la costruzione di una “capacità fiscale” comune tra i paesi dell’Unione, cioè di un bilancio europeo finanziato con risorse proprie consistenti e non solo con contributi nazionali. Questo passaggio è fondamentale per completare la costruzione europea, rimasta a metà strada dopo la storica decisione di condividere la moneta tra la maggior parte dei paesi, i più rilevanti non solo in termini di popolazione ma anche di attività economica. Naturalmente, il fatto che alcuni paesi non abbiano ancora adottato l’euro – benché tutti (eccetto la Danimarca) abbiano preso impegni vincolanti in questo senso – complica la gestione del bilancio e richiederà comunque aggiustamenti. Il fatto di disporre di risorse proprie è importante per due ragioni. Primo, rende possibile impostare programmi di investimento comunitari e di assi­

stenza ai paesi europei, liberando queste decisioni dalle lunghe e faticose contrattazioni relative ai contributi nazionali al budget comunitario. Secondo, rende possibile l’emissione di titoli di debito veramente comuni, senza bisogno di fare affidamento sulla garanzia reciproca tra gli stati membri, tanto invisa ai paesi del Nord Europa (Germania compresa) perché li espone al rischio di “pagare i debiti degli altri”. Si comincia così a creare il tanto agognato safe asset europeo nella forma più solida e più

L'Italia potrebbe essere uno dei maggiori beneficiari del Recovery Fund semplice, evitando i bizantinismi e la fragilità di tante altre proposte circolate in questi anni nel dibattito sugli eurobonds. È molto probabile che l’Italia finisca con l’essere il maggiore beneficiario del Recovery Fund, sia per le sue dimensioni, sia per il fatto di essere stato uno dei paesi più devastati dalla reazione al virus. Sulla base delle tabelle provvisorie che circolano, nei prossimi anni il paese dovrebbe ricevere oltre 170 miliardi di euro, cioè circa il 10% del Pil, distribuiti più o meno equamente tra contributi e prestiti.

Ma qui cominciano i veri problemi. Saremo capaci di spendere bene tutti questi soldi, e come? La Commis­ sione ha già indica­ to alcune linee­ guida sulla destina­ zione di queste risorse, indicando alcuni capitoli di spesa prioritari, tra cui – oltre al supporto dei settori più colpiti dalla crisi (trasporti e turismo) – l’agenda digitale, l’istruzione, la sanità e la conversione dell’economia verso la sostenibilità ambientale (carbon free). La Commissione sorveglierà sulla destinazione dei contributi erogati, com’è naturale che sia. Questo spiacerà ai sovranisti nostrani, ma sarebbe difficile sostenere che quelli indicati dalla Commissione non siano i settori fondamentali su cui investire per riprendere un processo di sviluppo del paese. L’erogazione delle sovvenzioni avverrà a fronte della presentazione, da parte dei governi dei singoli paesi, di piani di investimento credibili, accompa­gnati dalla capacità di metterli in pratica. Questa sarà nell’immediato futuro la sfida maggiore per il nostro paese. Diamo atto al governo Conte di avere giocato bene il primo tempo della partita: quello in cui si chiedono i soldi. Ma il secondo tempo, quelli in cui si deciderà come spenderli, è ben più impegnativo. Occorre una visione strategica: quali sono i progetti prioritari? Quali soggetti coinvolgere? Chi vigilerà sul progresso delle attività di investimento? Se tutto finirà “all’italiana” con l’assegnazione di fondi “a pioggia”, per di più ostacolata dalle solite complicazioni burocratiche, il paese perderà un’occasione storica. Difficile che ce ne siano altre. mercoledì 10 giugno 2020/

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NOVELLE E ROMANZI

Apnea Nunzio Campanelli I racconti gialli

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ientrato a casa, Gabriele Borghesi staccò il telefono, spense il cellulare, si spogliò ed entrò immediatamente nella doccia. Restò una decina di minuti sotto il getto freddo, nella speranza che questo potesse servire a lavargli via l'orrore a cui aveva dovuto assistere. Poi si rivestì, uscì di casa e si recò presso il centro sportivo di cui era socio. Ci mise cinque minuti a cambiarsi e mettersi un costume, e si tuffò in piscina. Non era ancora arrivato nessuno, era solo. Il freddo contatto del liquido aveva il potere di rilassarlo più di ogni altra cosa. Fece una rapida serie di bracciate per calmarsi, si fermò, iniziò dei lunghi e profondi respiri, infine si immerse fino a toccare il fondo, dove si adagiò. Gli occhi chiusi, il silenzio assoluto che lo circondava, la totale assenza di contatti con il mondo gli consentivano di rigenerarsi, depurandosi di tutto il marcio con cui ogni giorno doveva entrare in contatto. ­ Signore, può venire qui un momento? ­ L'ispettore Gabriele Borghesi era intento ad osservare uno strano coltello, non ne aveva mai visti in circolazione se non nei film. L'agente lo chiamò una seconda volta. 12

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­ Sì, scusa, non ti avevo sentito. Senti Marini, ma coltelli come questi si trovano in commercio normalmente? ­ l'ispettore rispose con un'altra domanda, ma l'agente non ci fece caso. Quando Borghesi era concentrato su una cosa, era come se si richiudesse in una sfera di cristallo, impermeabile agli stimoli provenienti dall'esterno. Marini si avvicinò ed osservò con attenzione il coltello. Faceva impressione a vederlo. Lungo circa cinquanta centimetri, di cui quasi trenta di lama, aveva la parte terminale asimmetricamente più larga, era appuntito come uno stiletto e tagliente come un rasoio. La lama, inoltre, era seghettata nella parte superiore. ­ Certo, ispettore. Qualsiasi buona armeria glielo può vendere. ­ ­ Pensavo che certi aggeggi si vedessero solo sui film. ­ ­ Ispettore, questo è un coltello da caccia. Lo usano per i cinghiali. Vede, la conformazione della lama, nulla è casuale. La parte a sega, poi, serve per...­ ­ Va bene, va bene, ho capito. Servirà pure per i cinghiali, ma qui oggi l'hanno usata per scannare un uomo! Senti, visto che sai tutto sui coltelli, fa un giro delle armerie e dei negozi

specializzati, senti se qualche loro cliente... insomma hai capito no? ­ ­ Agli ordini ispettore! Senta, però è meglio che vada in borghese, come un cliente qualsiasi...­ ­ Fa come ti pare!­ tagliò corto l'ispettore. L'agente di polizia salutò e se ne andò via con solerzia. Borghesi tornò nell'altra stanza. Tanti anni di polizia non lo avevano ancora abituato a sopportare la vista di una simile efferatezza. Il corpo giaceva supino, in parte sotto una scrivania; la poltroncina su cui era seduto gli copriva parzialmente la faccia. Il ventre completamente squarciato, le viscere in mostra, sangue ovunque. L'arma del delitto, quel coltellaccio da caccia, si trovava nella stanza attigua, sopra un'altra scrivania. Non riusciva a comprenderne il motivo. La vittima, un noto usuraio, una persona che era già stato in carcere una ventina d'anni per tre omicidi accertati, ed altrettanti attribuibili a lui, aveva da poco aperto un locale, che in breve tempo era riuscito ad aumentare notevolmente il lavoro delle forze dell'ordine. Gioco d'azzardo, prostituzione, droga. "Paradise Lost" questo il nome del locale. ­ Il Paradiso Perduto. John Milton qui? Mah... ­ disse Borghesi ad alta voce, mentre da una finestra stava osservando l'insegna del locale. Questo suo modo di farsi le domande da solo, ad alta voce, aveva più volte generato degli equivoci. ­ Dice a me, ispettore? ­ rispose trasecolato un giovane agente, imbarazzato. Stava per rispondere a quello sbarbatello quando una serie di esclamazioni provenienti dalle scale richiamò la sua attenzione. ­ Dov'è l'ispettore? ­ disse un agente visibilmente emozionato, arrivando di corsa. ­ Sono qui. Che c'è? ­ ­ Deve venire di sotto. Abbiamo trovato, abbiamo scoperto...­ Borghesi non aveva mai visto in quelle condizioni Montini, uno degli agenti più esperti di cui disponeva. ­ Calma Montini, calma. Vengo subito.


NOVELLE E ROMANZI ­ disse seguendolo. Arrivarono al piano terra, attraversarono tutto il locale, giunsero al bar. A fianco del bancone una porta si immetteva in una saletta di modeste dimensioni, senza finestre e senza arredamento, se non due grossi armadi pieni di bottiglie di ogni genere di alcolici. Uno dei due armadi era spostato tutto su un lato, rivelando così la presenza di una porta. ­ Avete provato ad aprirla? ­ chiese Borghesi, per nulla impressionato da quella scoperta. ­ No, ispettore. Non c'è serratura, né maniglie, né altro. ­ la porta era costituita da un'unica lastra di ferro. Un calcio ben assestato ne rivelò anche una robusta costruzione. ­ Senti Montini, chi c'è del personale? ­ chiese l'ispettore. ­ C'è il barman, due cameriere ed un buttafuori. ­ rispose l'agente. ­ Portami il primo, e sorveglia bene gli altri tre. Non voglio che parlino con nessuno, chiaro? ­ Il barista era un uomo di giovane età, avrà avuto sui trenta anni; la faccia scialba, lo sguardo basso facevano supporre un carattere arrendevole. Borghesi lo attaccò direttamente. ­ Come si apre? ­ gli chiese ad alta voce, indicando la porta. Quello rimase in silenzio, senza parlare e con lo sguardo sempre basso. L'ispettore fece un cenno a Montini, che gli passò una busta. All'interno c'erano i documenti dell'uomo, un revolver 357 magnum carico, due coltelli e diversi sacchetti trasparenti di polvere bianca. Montini si avvicinò all'ispettore e gli sussurrò alcune parole. ­ Allora Ferrini, ti chiami così no? Con i tuoi precedenti, l'angioletto di sopra con il pancino aperto, la pistola, i coltelli e la polverina, se non collabori credo che dovrai smettere di preoccuparti di trovare un altro datore di lavoro! Guarda che la porta la faccio aprire comunque. Cerco solo di guadagnare tempo. ­ Borghesi si era concesso un discorso molto più lungo di quanto fosse solito. La storia non lo convinceva per niente, sapeva che doveva aprire quella porta, ma sinceramente non avrebbe voluto farlo. Quell'uomo, quell'ambiente, nei suoi pensieri assumevano un aspetto sordido, abominevole. Il barista rimase muto, continuando a guardare a terra. Poi con movimenti esasperatamente lenti cominciò a sollevare il volto in direzione dell'ispettore, finché non lo fissò, diritto negli occhi. Borghesi vide lo sguardo di un folle. ­ Sicuro di voler entrare, ispettore? È pronto a fare i conti con la sua coscienza?

Voglio dire, alla sera tornate a casa, dalle vostre donne, dai vostri bambini, e lasciate fuori tutti i problemi. Vi siete creati un'oasi di pace, che vi accoglie chiedendovi solo di non portare dentro il marcio che vedete durante il giorno. Crede che per noi sia così? Noi siamo dannati, ispettore, dei maledetti, bastardi dannati. Entri in quella porta, e lo sarà anche lei.­ Pronunciate queste parole, si avvicinò al bancone del bar, aprì uno sportello e tirò una leva situata sul fondo. ­ Benvenuto, ispettore, benvenuto all'inferno! Da quanto tempo si trovava li sotto, a meditare sull'umana malvagità? Non più di due o tre minuti, dato che ancora non avvertiva i caratteristici sintomi procurati dalla carenza di ossigeno. Quel giorno non riusciva a svuotare la propria coscienza, a ripulire la propria anima. Quel giorno Gabriele Borghesi pensava che non c'era più nessuna redenzione per il genere umano. La porta metallica si aprì con un

secco scatto, provocando una visibile scossa nei presenti. L'Ispettore Borghesi si avvicinò all'anta, la spinse fino ad aprirla completamente. Si scorgeva solo una scala di pietra che conduceva verso il basso. Nessuna luce, pareti e soffitti scuri. Borghesi si rivolse al barista. ­ Come si accendono le luci? ­ ottenendo come risposta il silenzio, mentre un dito dell'uomo indicava una nicchia sulla parete. L'ispettore si avvicinò per esplorarla con una mano; vi trovò un pulsante, che subito schiacciò. Una debole luce bianca illuminò un poco la scalinata. Borghesi si avviò deciso lungo quegli oscuri scalini, seguito da Montini. Di sopra, nel piccolo magazzino e nel bar rimasero tre agenti. Il barista ed

il resto del personale era stato rinchiuso in una stanza senza finestre, usata come spogliatoio. Mentre scendeva le scale, l'ispettore cominciava a rendersi conto di quale tipo di attività si occupassero in quella specie di antro: immagini demoniache dipinte sulle pareti della scala li accompagnavano lungo il percorso, immagini di inaudita violenza che, per quanto fosse avvezzo a tali situazioni, non lo tranquillizzavano affatto. Quello che più lo agitava, però, era il soffitto a volta, che qualcuno dotato di una chiara calligrafia aveva completamente riempito con una iscrizione. Per quanto si sforzasse di setacciare la propria memoria, l'ispettore non riusciva a capire di cosa trattasse quella specie di poema. Dei versi improvvisamente gli rischiararono i ricordi " L'onnipossente braccio tra incendio immenso e orribile ruina fuor lo scagliò dalle superne sedi giù capovolto e divampante in nero, privo di fondo disperato abisso ". Lo aveva anche visto, prima, alla finestra, il Paradiso Perduto di Milton. Era una delle sue letture preferite, in gioventù, trovandolo molto più vero ed attuale della Divina Commedia. Ne aveva tralasciato la lettura da quando, entrato in polizia, si era reso conto che era impossibile perdere il paradiso, visto che mai ci era appartenuto. I versi scritti su quella volta erano tratti dal primo libro, cioè la cacciata di Lucifero e dei suoi seguaci dal cielo e la loro caduta nel gran profondo. Da dietro l'agente Montini sentiva l'ispettore confabulare tra se, ed abituato a quel modo di fare, non si preoccupava. Si preoccupava invece di quello che stava vedendo, per esperienza personale sapeva che simili scenografie conducevano sempre ad una realtà sanguinosa. Arrivarono in fondo. L'ambiente non era molto cambiato, si trovavano in un corridoio, un po' meno stretto della scalinata, abbastanza lungo, con varie porte ai lati ed una sulla parete di fondo, l'unica aperta, l'unica che mostrasse una luce. Camminando provarono ad aprire le porte laterali, tutte chiuse a chiave. Al quarto tentativo sentirono un mugolio provenire da dentro. Cercarono di capire di chi fosse la voce, ma udivano solo dei gemiti, intervallati da mozziconi di frasi sconnesse, di cui non capivano il senso, né la lingua. L'unica cosa di cui erano certi, era della natura femminile della voce. Decisero di provare ad abbattere la porta. Ci riuscirono alla terza spallata. (segue) mercoledì 10 giugno 2020/

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MOTORI E MOBILITÀ

a cura di Graziano Guerra

Škoda Superb iV Sportline Plug­in Hybrid

Insospettabilmente sportiva tanto comoda quanto parsimoniosa La prima Škoda di serie con motorizzazione ibrida plug-in

S

uperb iV non è per niente una station wagon per andare a lumache, al contrario, se si pigia sull’acceleratore mostrerà grinta da vendere. Precisa e

leggera, anche quando è chiamata a scattare su percorsi tortuosi. La tenuta di strada è esemplare, come la frenata. È la prima Škoda di serie con motorizzazione ibrida plug­in che abbina un 4 cilindri 1.4 a benzina da 156 CV a un motore elettrico sincrono trifase a magneti permanenti da 85 kW. Può percorrere fino a 62 chilometri in autonomia puramente elettrica, in totale può raggiungerne 930. Abbina un 4 cilindri 1.4 a benzina da 156 CV a un motore elettrico da 85 kW. Dal punto di vista estetico si riconosce per la calandra interamente carenata, che cela la presa di ricarica per la batteria agli ioni di Litio da 13 kWh, e per il marchio “iV”, che caratterizza tutti i modelli elettrici o elettrificati della Casa. Il motore elettrico è abbinato al cambio DSG a 6 rapporti ­ di serie ­ che ha la particolarità di avere di tre frizioni. La terza frizione 14

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funziona come elemento di raccordo tra il motore elettrico e quello a combustione interna, permettendo l’avanzamento dell’auto con la sola spinta elettrica. Škoda Superb iV è

dotata di serie di Driving Mode Select specifico, che prevede tre modalità di utilizzo: Sport, e­Mode e Hybrid. Con la modalità Sport si dispone di 218 CV e 400 Nm coppia.


MOTORI E MOBILITÀ Dati tecnici della Škoda Superb iV Dimensioni (mm): lunghezza 4.862, larghezza 1.864, altezza 1.476, passo 2.841 Capacità bagagliaio: 510 / 1.800 lt Dimensioni interne (mm): spazio gomiti anteriore 1.507, spazio testa anteriore 1.042, spazio gomiti posteriore 1.519, spazio testa posteriore 1.000. Motore: 1.4 TSI 156 CV (115 kW) + motore elettrico 85 kW Cambio: DSG 6 marce. Potenza di sistema 218 CV (160 kW), coppia 400 Nm Capacità batteria agli ioni di Litio: 13 kWh (effettivi 10.4 kWh) Prestazioni: Vel. Max. 224 km/h ­ 140 km/h in modalità elettrica Autonomia elettrica: fino a 62 km, complessiva fino a 930 km (ciclo (WLTP)

Brevi Il nuovo concetto di garage dell’organizzazione Svizzera ESA, con sede a Burgdorf, si chiama sympacar. I concetti di garage svolgono un ruolo sempre più importante, consentendo ai gara­gisti di posizionarsi come aziende multimarca, riducendo la dipen­ denza. Sympacar si aggiunge ai già noti programmi ESA Le Garage, Checkbox e Bosch Car Service. Pronta per il lancio la nuova BMW Serie 4 Coupé. L'ultima generazione della sportiva a due posti nel segmento di gamma media premium evidenzia il pia­cere di guida dinamico, e la differenziazione della coupé dalla nuova BMW Serie 3. Sarà sul mercato da ottobre 2020. Mercoledì 3 giugno scorso Maserati ha lanciato la nuovissima Ghibli Hybrid. Con il suo primo motore ibrido il Marchio apre un nuovo capitolo incontro a un futuro più sostenibile, dove innovazione e tecnologia incontra­no l’eccellenza dell’ingegneria automobilistica. Tornerà l’anno prossimo la Chevrolet Corvette Stingray, l’icona delle supersportive USA avrà un motore centrale da 500 CV. Tutte le nuove Corvette avranno di serie il pacchetto prestazioni Z51 che comprende fra l’altro sospensioni regolabili manualmente, freni Brembo, differenziale elettronico.

In e­Mode si viaggia con la sola energia della batteria. In questa modalità l’autonomia per la Wagon è di 47,2­ 61,9 km (WLTP) con velocità massi­ ma di 140 km/h. In modalità Hybrid l’elettronica regola la cooperazione tra i due motori per l’efficienza migliore. Superb iV può essere ricaricata a una stazione di ricarica domestica con una potenza

fino a 3,6 kW. La ricerca di stazioni di ricarica intelligenti è supportata dai servizi online mobili di Škoda Connect, con i quali è possibile prenotare in anticipo la stazione di ricarica desiderata. La Škoda eCharge Card, che abbraccia tutti i paesi e i fornitori, consentirà in futuro di pagare senza complicazioni i processi di addebito con un'unica carta in tutta Europa. Škoda Superb iV Plug­in Hybrid è in listino da 46'470.­, nell’allestimento Ambition; la vettura in test – allestimento Sportline, che attualmente gode di un vantaggio di prezzo di 3'050 ­ è in listino da 58'420.­, passando per i 50'350 della Style e i 58'350 della L&K.

La nuovaJeep Compass "made in Melfi"

La gamma della Jeep fabbricata in Italia sarà proposta nei quattro allestimenti Longitude, Night Eagle, Limited e S. Previste efficienti motorizzazioni turbo benzina e diesel, oltre alla versione Plug­in Hybrid 4xe che arriverà nella seconda metà di quest’anno. Prodotta in Messico,

Brasile, Cina, India e ora anche in Italia, Jeep Compass, forte anche dalla nuova versione elettrificata 4xe, è davvero un modello globale e vanta un legame molto speciale con la regione EMEA e in particolare con l'Europa. Al lancio nel 2017, è stato il primo modello Jeep concepito per le strade del vecchio continente, ponendo le solide basi del successo della Jeep Compass: il SUV Jeep più venduto a livello globale nel 2019 è infatti protagonista della performance commerciale del Marchio in Europa dove lo scorso anno ha rappresentato il 40% dei volumi annuali confermandosi, insieme alla Renegade, modello più venduto della gamma europea. La Compass made in Melfi sarà in listino con esemplari equipaggiati di motore 1.3 benzina da 130 CV in allestimento Longitude, fino a raggiungere il top di gamma con la versione S con motorizzazione diesel. La Plug­in Hybrid 4xe arriverà nella seconda metà di quest’anno.

Mazda ­ dal 1920 all'era delle auto elettriche

Il 2020 è l’anno che segna un’occasione molto speciale per Mazda: quello in cui l’azienda è diventata una “shinise”. In Giappone, questo termine è riservato alle aziende dalla storia molto lunga e dalla tradizione orgogliosa. Entrata a gennaio nel club esclusivo delle Centenarie. E che cent’anni sono stati! Si è trasformata da produttore di sughero artificiale a costruttore automobilistico indipendente e ha conquistato il cuore di milioni di clienti fedeli in tutto il mondo ­ non ultimo qui in Europa ­ e venduto 1,5 milioni di auto nel 2019. Qualche settimana fa è stato annunciato l’inizio della produzione della prima Mazda elettrica, l’ultima nata MX­ 30 EV. mercoledì 10 giugno 2020/

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CULTURA Arte

Addio a Christo, l'artista impacchettatore

a cura di Andrea Pagnacco pittore

Christo con la sua strepitosa land art ci ha lasciati per sempre

The Floatng Piers, Lago d'Iseo (foto Wolfgang Volz)

C

hristo Vladimorov Java­ cheff, uno degli artisti più importanti e conosciuti vissuti a cavallo di due millenni, è mancato recentemente all'età di 84 anni. La morte del maestro bulgaro è una perdita molto sentita nella sfera dell'arte figurativa di molti paesi. E' stato nel lontano 1963 che ho conosciuto per la prima volta i lavori di Christo. Mi ricordo nitidamente una sua mostra allestita nella Galleria del Leone, situata a un passo da Piazza San Marco di Venezia. Una galleria diretta da due miei amici e considerata una delle più spinte e all'avanguardia dell'intero “Bel Paese”. Considerando che all'epoca ero molto giovane e perciò con una cultura artistica direi ristretta, quella mostra alquanto inconsueta con tanti mobili impacchettati con dei fogli di plastica 16

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trasparente, lo confesso, mi lasciò un che perplesso. Dopo alcuni anni la stessa Galleria fece una seconda mostra di Christo, mostra che a dire il vero cominciai ad apprezzare per la positiva caratura dei lavori esposti. Appiccicate alle pareti vi furono dei rifacimenti molto fedeli all'originale delle vetrine di alcuni negozi parigini, tutte vetrine coperte da grandi fogli di carta che proibivano la vista dei loro interni. La poetica che nascondevano quei lavori, da quanto ricordo, mi era in parte offuscata per colpa mia, mentre mi entusiasmò l'atmosfera rarefatta che circondava quella installazione. Si sa che Christo e la sua anima gemella, l'artista francese Jeanne­ Claude Denat, nata a Casablanca lo stesso giorno e lo stesso anno di lui e mancata nel 2009, fecero copia fissa in tutti i sensi, tanto che concepirono assieme moltissimi progetti che si

tramutarono in realtà. Non ci dimentichiamo che questo maestro è stato uno degli artisti fondanti della Land Art, cioè la vasta “Arte dei territori”, vedi il lago d'Iseo, dove ha coperto le sue acque con file di passerelle galleggianti color giallo. Passerelle percorse da un milione di visitatori. Io mi fermo qui anche perché a causa della morte di un artista di tale caratura sicuramente si sono buttati a pesce a scrivere su di lui il fior fiore della critica artistica internazionale e i tanti media che ci circondano. Chiudo il tutto con un aneddoto: Un amico veneziano di Christo, ossia un suo collezionista, sempre tanti anni fa, subì un furto in casa. I ladri portarono via tanti oggetti preziosi, ma una poltroncina “impacchettata” di Christo rimase lì al suo posto a fare bella mostra di se.


CULTURA Spettacoli Michele Hunziker Tricolore: sono l'unica svizzera che ha fatto il pieno in Italia

Il 2 giugno, per la Festa della Repubblica, Michelle Hunziker ha fatto una vera e propria dichiarazione d'amore per l'Italia, postando su Instagram un selfie che più eloquente non si poteva: la foto del suo volto completamente dipinto come il Tricolore. "Sono l’unica svizzera che ha fatto il 'pieno' in italia e sono fiera di essere a tutti gli effetti una cittadina italiana", ha scritto ironizzando sull'abitudine frontaliera di andare a mettere benzina in Svizzera. "Ho una mamma olandese, il papà francese e sono cresciuta in svizzera ­ ha scritto accanto alla foto, precisando che i colori della bandiera italiana risultavano invertiti per l'effetto specchio del selfie ­ parlando il tedesco a scuola. Mi hanno insegnato da subito tre lingue in

casa e due a scuola, sono stata fortunata! A casa mia però da sempre avevamo la passione della lingua italiana, tant’è vero che mio padre preferiva parlare con me e mio fratello in italiano! Adoravamo la domenica perché mia mamma cucinava italiano e guardavamo Rai1 tutti riuniti quando c’era Sanremo!"Il tenore Andrea Bocelli si è ammalato di coronavirus ma è ben presto guari "Poi all’improvviso ­ ha raccontato ai suoi oltre 4,6 milioni di follower ­ il destino (mia mamma) mi portò in Italia... a Trebbo di Reno per la precisione, un piccolo paesello fuori Bologna. Da lì il mio primo vero colpo di fulmine a 16 anni, ma non per un uomo, bensì per questo Paese. Mi sono follemente innamorata e giurai di imparare bene questa lingua e la cultura per diventare un giorno a tutti gli effetti italiana! La mia anima e il mio cuore erano già di questo Paese da sempre. Sono la dimostrazione che con impegno e dedizione da parte mia, l’integrazione è stata possibile eccome!""Sono l’unica svizzera che ha fatto il 'pieno' in italia e sono fiera di essere a tutti gli effetti una cittadina italiana. L’Italia la vedo ancora oggi con gli occhi innamorati di una straniera apprezzandone tutte le meraviglie, ma il mio cuore e nei sogni ormai parlo da tanti anni l’italiano. Buona festa della repubblica amore mio e paese del nostro cuore!! Evviva l’Italia", ha concluso.

Domani esce 'Faccio la brava' di Dj Matrix, Cristina D'Avena e Amedeo Preziosi. La macchina sforna tormentoni è tornata. Dopo l’uscita della hit invernale 'Courmayeur' con Carolina Marquez e Ludwig (prodotta da Gabry Ponte), è in radio e sulle piattaforme digitali il nuovo singolo Sony Music Italy. Il brano, disponibile in presave su Spotify (https:// bit.ly/presave_facciolabrava) sarà contenuto all’interno della compilation 'Musica da Giostra Vol. 7' di Dj Matrix in uscita il 19 giugno.

a cura della

Redazione

Domenica dalle 7 alle 12

(FM97,5), DAB+ mercoledì 10 giugno 2020/

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CULTURA Spettacoli

a cura di Graziella Putrino

...veloce, veloce...

Care lettrici, Cari lettori, Essi, certe frasi entrano nel vocabolario di una comunità. Con un sorriso. Frasi di attori. Locuzioni di attrici. Vi ricordate in quale serie avete sentito „veloce, veloce“ e chi lo diceva? 18

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Trattasi di Lunetta Savino, l’insostituibile tata Cettina di casa Martini nell’indimenticabile „Un medico in famiglia“. Una serie diventata culto per noi italiani. Da diversi anni, la carismatica Savino, alterna televisione, cinema e teatro.

Fra le sue interpretationi „Mi manda Picone“ di Nanni Loy del 1983. Grazie a „Matrimoni“ nel 1998 e „Liberate i pesci“ nel 1999 di Cristina Comencini, ottiene la candidatura ai Nastri d’Argento e al David di Donatello, come migliore attrice non


CULTURA Spettacoli protagonista. Ultimamente, abbiamo visto la Savino sullo schermo diverse volte in prima serata, interpretare ruoli molto importanti come ultimamente in „Il figlio della Luna“. Una storia toccante, sofferta, di coraggio, di grande insegnamento di vita. Di pedagogia applicata. Di sfida neurologica. La Rai scommette a una settimana di distanza, tra un film impegnativo e un altro, con trame diverse, sulla Savino. Di nuovo con una storia vera. Quella di Fulvio Frisone. Un bambino affetto da tetraplegia spastica dalla nascita. Il film del 2007, diretto da Gianfranco Albano, in replica il 29 maggio, aveva già riscosso un enorme successo nelle messe in onda precedenti. Il film racconta l’instancabile lotta di un genitore, di una mamma, che fa di tutto per fare abbattere una barriera dopo l’altra. Barriere, non solo architettoniche. Limiti culturali e politici. Una lotta che dura anni.

momenti di grande sconforto e solitudine. Lunetta Savino travolge come donna,

interpersonali e sociali, affrontando la realtà di un’altra persona­spesso incominciando dalla realtà propria­, confrontandoci con altri modi di

I genitori di Fulvio, Carmelo e Lucia Frisone, sono entrambi di Catania. Hanno due figlie Palmira e Pinella. A seguito di un parto complicato, Fulvio, il terzo figlio, nasce con una gravissima patologia. Una, che limita le sue capacità di movimento e di linguaggio. Questa patologia si chiama tetraplegia spastica distonica. Nonostante le sapienti prognosi dei medici che lo seguono, Fulvio trova in sè una indescrivibile forza per imparare a leggere e ad articolare. L’impegno e le lotti soprattutto della mamma e dei suoi metodi intuitivi, portano il figlio alla frequentazione delle scuole pubbliche. A crescere, cosi, come tutti I suoi coetanei. E convivere con i limiti. Queste lotte continue, questo combattere contro sé stessi e gli altri, portano Fulvio, aiutato da un casco con un braccio meccanico, ad imparare a disegnare. Si appassiona alla poesia. Alla fisica. Riesce a diventare un ricercatori e affermato fisico nucleare. Lunetta Savino incanta. Le sue interpretazioni lasciano la scia incolore della speranza. Di quella che non muore mai, neanche nei

come attrice e come protagonista di ruoli vissuti al quotidiano. Regala emozioni profonde e invita alle grand riflessioni di vita individuale e sociale. Forse, nel nostro piccolo, possiamo abbattere quelle frontiere

superare delle difficoltà interumane che distruggono di portare alla luce potenziali talenti. Usciamo da queste paure. Veloce, veloce… mercoledì 10 giugno 2020/

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SPORT

Serie A: ll 20 si riparte con Torino­Parma

a cura di della Redazione

Il big match Juventus­Lazio si giocherä il 20 luglio

L

a Lega di Serie A ha ufficializzato le date e gli orari dei 4 recuperi della 25/ a giornata con i quali ripartirà il campionato dopo l'emergenza coronavirus. Il primo match sarà Torino­Parma in programma sabato 20 giugno alle 19.30, a seguire alle 21.45 si giocherà Verona­Cagliari, il giorno seguente sarà la volta di Atalanta­Sassuolo alle 19.30 e Inter­ Sampdoria alle 21.45. La prima giornata integrale della ripartenza della Serie A dopo lo stop per il coronavirus sarà l'8a di ritorno e andrà in scena il 24 giugno. Poi si giocherà fino al 2 agosto quando è prevista l'ultima giornata del campionato, come reso noto oggi dalla Lega Serie A. Sono tre gli orari scelti: 17.15, 19.30 e 21.30. Le gare della 9a, 11a, 13a, 15a e 17a giornata di ritorno si disputeranno nei seguenti giorni e orari: venerdì ore 21.45 (1 eventuale 20

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anticipo), sabato ore 17.15 (1 anti­ cipo), sabato ore 19.30 (1 anticipo), sabato ore 21.45 (1 anticipo), dome­ nica ore 17.15 (1 anticipo), domenica ore 19.30 (4 o 5 gare), domenica ore 21.45 (1 posticipo), lunedì ore 21.45 (1 eventuale posticipo). L'ultima giornata si disputa domenica 2 agosto, con inizio alle ore 21.45 (10 gare in contemporanea). Tuttavia, in conformità alle previsioni regolamen­ tari interne, le 10 gare potranno essere disputate in blocchi differenti, nel caso in cui non si renda necessaria la contestualità di tutte le gare. Il turno infrasettimanale della 8a giornata di ritorno si disputerà nei seguenti giorni e orari: lunedì ore 19.30 (2 anticipi), lunedì ore 21.45 (1 anticipo), martedì ore 19.30 (2 anticipi), martedì ore 21.45 (2 anticipi), mercoledì ore 19.30 (1 anticipo). I turni infrasettimanali relativi alla 10a, 12a, 14a, 16a e 18a

giornata di ritorno si disputeranno nei seguenti giorni e orari: martedì ore 19.30 (fino a 2 anticipi), martedì ore 21.45 (fino a 2 anticipi), mercoledì ore 19.30 (fino a 3 anticipi), giovedì ore 19.30 (1 posticipo), giovedì ore 21.45 (1 posticipo). Tra le gare che saranno disputate alle 17.15 in questa particolare ripartenza del campionato di Serie A, ci sono i big match Milan­Roma in programma domenica 28 giugno, e il derby della Mole, Juventus­Torino sabato 4 luglio. Si giocherà invece lunedì 20 luglio alle 21.45 all'Allianz Stadium di Torino il big match tra Juventus e Lazio valido per la 34esima giornata di Serie A. Al momento dell'interruzione per l'emergenza coronavirus dello scorso 9 marzo i bianconeri erano al comando della classifica con un solo punto di vantaggio sui biancocelesti. (Adnkronos)


CULTURA Cucina

Sandwich di tomini e pancetta croccante Ingredienti per 4 persone 50 g pistacchi pelati 16 pz fette di pancetta affumicata stesa 6 pz mini tomini 1 pz cespo di radicchio di Treviso 1 pz porro salvia sale olio extravergine di oliva

Per la ricetta del sandwich di tomini e pancetta croccante, mondate il porro e tagliatelo in rondelle di circa un cm di spessore; rosolatele in padella con un filo di olio e un pizzico di sale per 2 minuti per lato. Pulite il radicchio e tagliatelo in 4 spicchi; rosolate anch’essi in padella, con un filo di olio e un pizzico di sale, per un minuto per lato. Stendete le fettine di pancetta in una teglietta foderata con carta da forno e infornatele a 180°C per 5 minuti circa, finché non saranno croccanti e ben abbrustolite. Tagliate a metà i tomini, ottenendo 12 dischi di formaggio: sovrapponeteli a tre a tre, inframmezzandoli con le fettine di pancetta abbrustolite: otterrete 4 sandwich a tre strati. Poneteli in una placca coperta con carta da forno, con 2 foglioline di salvia, e infornateli a 180°C finché il formaggio non comincerà ad ammorbidirsi. Servite i sandwich con il porro e il radicchio scottati e i pistacchi sminuzzati.

Pollo alla bellunese Ingredienti per 4 persone 1 pz pollo 300 g farina di mais 200 g funghi champignon 50 g burro 40 g salame 8 pz fettine di funghi porcini secchi 1 pz cipolla bionda 1 pz spicchio di aglio prezzemolo tritato brodo vegetale vino bianco secco olio extravergine di oliva sale pepe

Ingredienti per 4 persone 500 g latte 100 g zucchero 30 g farina 6 tuorli limone Per la ricetta della crema pasticciera, portate a bollore il latte con 2 scorzette di limone, per profumare. Sbattete i tuorli con lo zucchero e la farina. Versate il latte caldo, filtrandolo, sopra i tuorli, quindi rimettete tutto nella casseruola e fate cuocere per 2 minuti, mescolando. Spegnete e lasciate raffreddare, coprendo con un foglio di pellicola alimentare o con carta da forno appoggiata a contatto. Servite la crema semplice oppure completandola a piacere: con biscottini sbriciolati, amaretti, cornflakes, frutta secca, mirtilli o altra frutta fresca.

con un goccio di vino bianco e lasciate evaporare per 3­4 minuti; aggiungete anche le rigaglie e il salame tritati, i funghi secchi e 1 mestolo di brodo e proseguite la cottura per 45 minuti. Unite, infine, gli champignon, cuocete ancora per 5 minuti, spegnete la fiamma e condite con 2 cucchiai di prezzemolo tritato. Per la polenta: portate a bollore 1,5 litri di acqua con un filo di olio e un pizzico di sale. Versatevi la farina di mais, mescolando con una frusta. polloCuocete la polenta per 40­45

Per la ricetta del pollo alla bellunese, ammollate i funghi secchi in acqua tiepida. Mondate gli champignon e tagliateli a fette. Lavate il pollo e dividetelo in 8 pezzi; pulite bene le rigaglie e tritatele. Rosolatelo in una casseruola con il burro per 6­7 minuti, regolando di sale e di pepe. Liberate la casseruola e nella stessa soffriggete per un paio di minuti la cipolla tagliata a fette, lo spicchio di aglio, schiacciato con la buccia, e un cucchiaio di prezzemolo tritato; quindi unite di nuovo il pollo, sfumate

Crema pasticcera al limone

minuti, mescolando di tanto in tanto. Versatela infine in un piatto di portata. Accomodate i pezzi di pollo sulla polenta, completate con il sughetto e servite subito.

La crema pasticcera della nostra ricetta, è preparata in una versione semplice che prevede il solo uso di bucce di limone. Se volete rispettare la preparazione della pasticceria classica invece, vi consigliamo di aggiungere anche i semi di un baccello di vaniglia che scalderete sul fuoco con il latte e il limone. Vi ricordiamo che è importante utilizzare un baccello di vaniglia e non cedere alla tentazione della vanillina: questa infatti potrebbe risultare più comoda da utilizzare e semplice da reperire, ma non garantisce lo stesso risultato.

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COMUNICATI STAMPA

Dal 2009 il trofeo GLOBO TRICOLORE è dedicato a progetti e talenti italiani che hanno dato lustro all'Italia nel mondo. Già ripreso e trasmesso dalla RAI, ha ricevuto l'onoreficenza del Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Italian Women in the World, per questa sesta edizione 2020, vuole rendere onore alla forza e all'ingegno degli italiani nel mondo contro la pandemia. Un tributo alla RINASCITA del Paese con testimonianze, storie e progetti per il primo Festival del docufilm italiano nel mondo. Storie di chi è sopravvissuto,di chi ha aiutato gli altri. Le testimonianze di chi ha avuto il coraggio di convertire la propria attività, l'azienda, la professione. Ma anche i progetti di chi ha insegnato a studiare in modo nuovo o di chi ha inventato come divertirsi a distanza e a passare il tempo con gli amici on line. Tutto questo in un docufilm. Tutto questo in 120 secondi. Filma e racconta la tua storia in due minuti. Potrai essere selezionato per il Festival ITALIA IN THE WORLD. Invia il link del tuo docufilm inedito (entro il 15 Giugno) a: globotricolore6@gmail.com

Sardegna, obbligo di registrazione per chi arriva Obbligo di registrazione per chi arriva in Sardegna: è quanto prevede l'ordinanza firmata dal governatore Christian Solinas. "Tutti i soggetti che intendono imbarcarsi su linee aeree o marittime dirette in Sardegna, a prescindere dai luoghi di provenienza e al solo fine di monitorare gli ingressi e le permanenze su tutto il territorio regionale, sono tenuti a registrarsi prima dell’imbarco utilizzando l’apposito modello da compilare ed inviare esclusivamente per via telematica nell’ambito dei procedimenti digitali dello sportello unico dei servizi della Regione Autonoma della Sardegna, in conformità a quanto indicato nella sezione “Nuovo Coronavirus” della homepage del sito istituzionale della regione Sardegna (www.regione.sardegna.it) o mediante l’applicazione “Sardegna Sicura”, scaricabile dagli app­store per sistemi operativi iOS e Android progettata con funzionalità di contact tracing su base volontaria" si legge. "Ciascun passeggero ­ si legge nell'ordinanza ­ dovrà presentare copia della ricevuta di avvenuta registrazione unitamente alla carta d’imbarco e ad un documento d’identità in corso di validità. 36

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Quali misure economiche sono state previste dal Governo italiano per gli iscritti AIRE (anagrafe dei residenti all’estero) che rientrano Per gli italiani iscritti AIRE che rientrano ­ Il reddito di cittadinanza, come sappiamo, prevede per l’accesso il requisito di residenza in Italia da almeno cinque anni – di cui gli ultimi due consecutivi. Questa misura esclude quindi i cittadini italiani, iscritti nei registri consolari, che rientrano dall’estero. Al reddito di emergenza (REM), pensato come una misura straordinaria di sostegno al reddito per i nuclei familiari in conseguenza dell’emergenza Covid­19, potranno accedere invece anche gli italiani all’estero che rientrano riprendendo la residenza in Italia entro giugno. Per avere diritto al reddito di emergenza (REM), previsto nel Decreto Rilancio, firmato dal Presidente della Repubblica il 19 maggio 2020, si dovranno naturalmente soddisfare i requisiti richiesti dalla legge. Le domande per accedervi devono essere presentate all‘INPS entro la fine del mese di giugno 2020 tramite i CAF (centri di assistenza fiscale) e i Patronati.


COMUNICATI STAMPA Frontiere aperte dal 15 giugno, Italia inclusa La misura solleverà tutte le restrizioni d’entrata vigenti per gli Stati UE/AAELS e Regno Unito Nella seduta del 5 giugno 2020, la consigliera federale Karin Keller­ Sutter ha informato il Consiglio federale che il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) intende revocare le vigenti restrizioni d’entrata nei confronti di tutti gli Stati UE/AELS e il Regno Unito a partire dal 15 giugno.

conferenza.

Già a metà maggio il DFGP aveva annunciato che le frontiere con l’Austria, la Germania e la Francia sarebbero state completamente aperte il 15 giugno d’intesa con le autorità di detti Paesi. Considerata l’attuale situazione epidemiologica, il 15 giugno sarà possibile revocare le vigenti restrizioni d’entrata anche nei confronti degli altri Stati UE/AELS e del Regno Unito a partire dal 15 giugno.

Tra la Svizzera, l’Austria e la Germania le restrizioni d’entrata sono state allentate già il 16 maggio 2020. Per tutti gli altri Stati UE/AELS, fino al 15 giugno l’ingresso in Svizzera è permesso soltanto in casi eccezionali.

La strategia del Consiglio federale è in linea con quella di molti Paesi europei. In occasione della teleconferenza informale dei ministri degli interni degli Stati Schengen di venerdì, numerosi ministri hanno auspicato un ritorno alla normalità e la revoca dei controlli alle frontiere interne in Europa dal 15 giugno. Il segretario di Stato Mario Gattiker ha rappresentato la Svizzera alla

Il DFGP chiederà al Consiglio federale di apportare le necessarie modifiche all’ordinanza 2 COVID­19 d’intesa con il Dipartimento federale dell’interno (DFI), il Dipartimento federale delle finanze (DFF) e il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE).

UE: verso la chiusura dei confini esterni fino al primo luglio Nel frattempo, l’agenzia Keystone­ATS comunica che i ministri dell’interno europei hanno raggiunto “un accordo globale” sulla richiesta di estendere fino a fine giugno la chiusura delle frontiere esterne dell’Ue, misura che altrimenti scadrebbe il 15 giugno. Lo ha annunciato la presidenza croata al termine della videoconferenza dei ministri dell’interni europei. “Stiamo lavorando a una comunicazione che verrà approvata la prossima settimana”, ha detto la commissaria Ue Ylva Johansson.

Cercansi volontari per aiutare gli alpigiani svizzeri I contadini delle Alpi svizzere stanno soffrendo per la mancanza di manodopera dall'UE dovuta alla chiusura delle frontiere. L'organizzazione Caritas Link esternoha lanciato un appello affinché 1'000 volontari diano loro una mano in questo difficile periodo. C'è molto da fare – mungere le vacche, fare il fieno, rastrellare, tagliare la legna e riparare i recinti. I contadini offrono una ricca esperienza didattica sullo sfondo di un panorama alpino incontaminato. Caritas interviene frequentemente per aiutare i contadini in difficoltà. I volontari, spesso provenienti dall'estero, danno ogni anno il loro contributo soprattutto alle piccole fattorie che guadagnano poco. A causa del covid­19, solo un terzo della potenziale manodopera è disponibile quest'anno. Le frontiere dovrebbero riaprire in giugno, ma non è chiaro quanti stranieri potranno venire in Svizzera ad aiutare. Beatrice Klaus, che di solito lavora come assistente ai passeggeri all'aeroporto di Zurigo, ha dato la propria disponibilità poiché in questo periodo non ha comunque molto da fare. È andata dunque all'alpe Ruodsperri sopra Melchtal nel cantone Obvaldo per dare man forte ai contadini Res e Karin Gesser. È un'esperienza faticosa, dice, ma molto gratificante.

Lidi in Ticino per il rilancio del turismo, c’è chi apre e chi posticipa Sarà una stagione balneare sicuramente diversa dal solito. Nonostante Alain Berset abbia annunciato l’apertura di lidi e piscine per il 6 giugno, poche strutture ticinesi hanno deciso di inaugurare la stagione già questo sabato. Per tutti vale una regola di base da rispettare: uno spazio di 10 metri quadrati a persona. Una novità che fa crollare vertiginosamente il numero massimo di bagnanti consentiti: 50, 60 fino al 70% in meno in alcuni casi. È anche a causa di queste restrizioni che alcuni lidi hanno deciso di non aprire del tutto. Tra questi Tesserete, confrontato anche con importanti lavori di risana­ mento, e la piscina comunale di Bignasco, la cui gestione è considerata troppo onerosa dal­ le autorità municipali. Molti posticipano la data al 20 giugno. Gli altri invece? Pur con forti limitazioni, pratica­ mente tutti apriranno il 20 giugno. Tra questi Lugano, Men­ drisio, Chiasso e Bissone. Bellin­ zona invece, a causa di lavori strutturali, riaprirà il proprio ba­ gno pubblico solo il 27 giugno. Locarno in controtendenza: “Siamo pronti ad aprire” Il Lido di Locarno ha deciso di ripartire il primo giorno di allentamenti. “Ci tenevamo per essere presenti per le famiglie, per la popolazione e per il rilancio del turismo. Per noi l’apertura prima di tutti è legata soprattutto a una questione di servizio pubblico”, spiega il direttore Christophe Pellandini. A controllare le distanze saranno i bagnini, ma anche del personale assunto ad hoc. “Ma non vogliamo essere cani poliziotto, ci affidiamo al buon senso delle persone. Lo spazio c’è per rispettare le distanze”. Anche in acqua ci saranno dei limiti, ogni vasca avrà il suo regolamento. L’olimpionica da 50 metri, per esempio, ospiterà un massimo di dieci persone per corsia. Niente da fare, almeno fino a luglio, per le piscine interne e i corsi di nuoto.

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TEMPO LIBERO

CRUCIVERBA

I segni zodiacali Per rispetto a tutti voi ed in particolar modo a tutti coloro che stanno attraversando un periodo particolare e per tutte le persone che si stanno prendendo cura di loro, abbiamo deciso di sospendere per qualche tempo l'elaborazione dell'oroscopo settimanale. Più di altri momenti storici, oggi, il destino è nelle nostre mani. Iniziamo con la rubrica dedicata ad ogni singolo segno zodiacale.

Scorpione Personalità e caratteristiche Il sole transita nel segno dello Scorpione tra il 23 ottobre e il 22 novembre. Con lo Scorpione inizia novembre, freddo e piovoso, e si festeggiano i Santi e i Morti. In questo segno i valori notturni hanno la meglio su quelli diurni, il suo è il regno dell’incoscio. Occhi magnetici e penetranti che vi fissano tra la gente dall'altra parte della stanza? Attenti, per vostra fortuna o sfortuna, è sicuramente uno Scorpione! Affascinante, misterioso, è forse il segno più intenso e contraddittorio dello Zodiaco.

ORIZZONTALI 1 Contadineschi (9) 10 Lo redige il vigile (7) 12 Iniziali dell' attrice Stone (2) 14 Iniziali del poeta Alfani (2) 15 Simbolo chimico del Titanio (2) 16 Como (2) 17 Famoso paesaggista inglese (9) 21 Hanno incarico di dirigere i riti (11) 23 Suffisso che diminuisce (3) 24 L'attrice Ryan (3) 25 Pirata in aereo (11) 29 Così sono detti i grilli (9) 30 Sondrio per l'ACI (2) 31 Escursionisti esteri (2) 32 Il centro del seme (2) 33 Iniziali dello scrittore Zola (2) 35 Gli ipocriti del Vangelo (7) 38 Combatte... utilizzando la penna (9)

Intuitivo, sensibile, determinato e pronto a resistere a qualunque avversità: senza ostacoli uno Scorpione s'annoia da morire! Apparentemente freddo e riservato, è agitato da grandi passioni pronte a prendere il sopravvento all'improvviso. Nel bene e nel male, non passa inosservato e non si lascia scappare niente. Vendetta inclusa. Punti di forza: Forte e dominante Qualità: Intelligente e determinato Difetti: Ostinato e intollerante Pietra: Agata

VERTICALI

Pianeta: Plutone

2 La Ullmann attrice (2) 3 Cenni d'intesa (5) 4 Mandare in onda (11) 5 Inizio di Ibiza (2) 6 Gli abitanti d'una grande città calabrese (11) 7 Scagiona l'imputato (5) 8 Iniziali dell' attrice Estrada (2) 9 Taglia extrapiccola (2) 11 Può senza la prima (2) 13 Relativo alla rappresentazione teatrale (7) 16 Fabbriche di candele (7) 18 In questo momento (5) 19 Fine del racconto (2) 20 Jack ­ noto attore (5) 21 Celebre romanzo Kipling (3) 22 Sigla di una vecchia imposta (3) 26 Il Ryan di "Love story" (5) 27 Bevanda ambrata (2) 28 Ora inglese (5) 30 Parolina di incitamento (2) 34 Estremi dello zodiaco (2) 35 Dario Nobel italiano (2) 36 Imperia (2) 37 Al centro del rito (2)

Elemento: Acqua Colore: Rosso e granito Metallo: Ferro Parte del corpo: Organi genitali

Compatibilità Amorosa dello Scorpione Il segno dello Scorpione è compatibile con i Pesci. il Cancro e la Vergine.

VIP del segno dello Scorpione La soluzione a pag. 22

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Roberto Benigni Margaret Mazzantini Enio Morricone Hillary Clinton Marie Curie


COMINICATI STAMPA

Coronavirus: rogo spento in Europa, ma attenti ai "tizzoni"

Un fuocherello che si sta spegnendo dopo un incendio enorme. Così il virologo Fabrizio Pregliasco ha efficacemente definito la situazione attuale dell’epidemia da Covid­19 in Italia. Il paragone dello specialista potrebbe venire esteso all’intera Europa, dove l’attenzione sembra essersi spostata più sulla ripresa delle attività sociali ed economiche che sullo stato dell’emergenza sanitaria. Emergenza che, è inutile negarlo, è più che mai presente in altre parti del mondo ma che soprattutto potrebbe ripresentarsi anche nel vecchio continente se le condizioni ambientali (leggi: comportamenti della collettività) favorissero una nuova diffusione del contagiosissimo virus SARS­CoV­2. È comunque evidente che la normalizzazione degli ultimi giorni si stia svolgendo sotto gli auspici di bollettini che segnalano la recessione della malattia nelle nazioni finora più colpite. A confermarlo sono state le parole del direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, che incontrando i giornalisti ha riferito che i casi accertati di contagi in Europa “continuano a diminuire” e che all’inizio di questa settimana è stato rilevato il minor numero di nuove

positività dal 22 marzo. Ghebreyesus ha voluto però mettere in chiaro una volta per tutte che al momento non si ha alcuna evidenza di una eventuale mutazione del virus. “Nessuno dei cambiamenti finora avvenuti nel coronavirus indicano che sia diventato più violento – ha detto il direttore dell’Oms –. Il virus in sé è stabile, non ci sono stati cambiamenti che lo hanno reso più trasmissibile o più pericoloso”. Parole, quelle di Ghebreyesus, pronunciate nell’ambito di un’analisi della situazione sudamericana, ovvero dell’area del pianeta divenuta il nuovo focolaio della pandemia, ma che – in ottica capovolta – possono venire applicate anche al dibattito che ha tenuto bando negli ultimi giorni nel nostro Paese, dove una parte della comunità scientifica ha ipotizzato una perdita di carica virale, una specie di “depotenziamento” della malattia, evento che sarebbe comprovato dall’importante calo dei pazienti gravi registrato nelle ultime settimane. A questa analisi si contrappongono quanti sostengono che la diminuzione dei casi severi da Covid­19 sia stata prodotta non da un cambiamento dell’agente patogeno in sé, quanto piuttosto dal fatto che la stragrande maggioranza della

popolazione abbia imparato a “convivere” con l’infezione applicando le regole di distanziamento sociale e i cosiddetti gesti barriera. Oltre a ciò, una migliore capacità di risposta sanitaria all’infezione – pur ancora in assenza di una terapia specifica – avrebbe favorito il netto miglioramento della situazione. Allo stesso modo, è innegabile che dei “tizzoni” provenienti da ciò che resta del violento rogo epidemico che negli ultimi mesi ha imperversato dall’Italia alla Gran Bretagna, dalla Spagna alla Russia (dove peraltro il trend dei contagi non è ancora in netto calo) possano creare più di un problema. È il caso della Germania, paese che ha segnato la strada in Europa sulla via della normalizzazione, dove un nuovo focolaio di coronavirus si è registrato a Gottinga, in Bassa Sassonia, dove le autorità sono state costrette a chiudere le scuole della città almeno per la settimana in corso, una prima assoluta in Germania dopo l’uscita dal lockdown. La drastica risoluzione si è resa necessaria dopo la diagnosi di 80 positività al Covid in seguito ad una festa privata tra famiglie numerose dove non si sono rispettate regole e distanze. Un episodio, quello tedesco, che ha confermato drammaticamente l’importanza delle parole di una delle specialiste dell’Oms, la dottoressa Maria Kherkova, la quale è tornata ad appellarsi alla responsabilità individuale, sottolineando al contempo che però “le mascherine da sole non bastano. Devono essere usate nell’ambito di una strategia complessiva contro il coronavirus. Non sono un’alternativa” ad altre misure di sicurezza, anche se “la maschera è fondamentale in situazioni in cui la distanza sociale non può essere rispettata”. A breve, sull’argomento, l’Onu pubblicherà una serie di nuove linee guida. (9colonne)



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