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Dada e Neo-Dada
La Fondazione Marguerite Arp
l’arte non è una cosa seria
storia di una collezione 08
Giovanni Serodine
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L’agenda
ritratto d ’artista 25 11
Christo l’incontro 14
Da non perdere carsten höller heinz mack petrini ritrovati
Mirabilia
Dada e Neo-Dada L’arte non è una cosa seria Testo: Alice Nicotra
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In Ticino non si poteva che celebrare il glorioso centenario del movimento attraverso un omaggio al suo sommo maestro e all’eredità che ci ha lasciato. Marcel Duchamp, inventore del ready made, dell’oggetto “già fatto”, di tutta una serie di divertenti moti di spirito e tranelli, è il protagonista della piccola ma delicata mostra presente al Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, realizzata in collaborazione con lo Staatliches Museum di Schwerin che, dal 25 marzo al 26 giugno 2016, ospita un raccolto ensemble delle sue opere più note messe in dialogo con quelle dei protagonisti Fluxus che ben ne hanno mietuto le innovazioni. Grazie a Marcel Duchamp. Dada e Neo-Dada, si ha l’occasione di ammirare L.H.O.O.Q. (1917), opera nella quale gli umori bassi della Gioconda leonardesca, addobbata di baffi, si evincono da una veloce lettura del titolo alla francese. Oppure ci si può meravigliare di fronte alla sua capacità di riprodurre in piccolo formato i lavori più amati con lo scopo di farne un museo portatile (Boîte-en-valise, 1941), al centro della quale capeggia quel Grande Vetro che si ruppe durante il trasporto dall’Europa all’America per intervento del caso, aspetto molto ama-
ico sul serio. Al grido di queste provocatorie parole, lo studente rumeno Samuel Rosenstock, meglio noto come Tristan Tzara, incarnò appieno lo spirito che pervase i giovani e infiammati animi del Dadaismo, ilare aggregazione che vide la sua nascita nel retrobottega del celeberrimo Cabaret Voltaire di Zurigo. Correva l’anno 1916 e, da allora, cento anni sono trascorsi senza aver lasciato dietro di sé i semi di quella che fu una delle esperienze più radicali di tutta l’arte contemporanea, della quale si è piuttosto raccolta l’eredità. Oggetto, materia, parola, musica, teatro e performance diventarono un tutt’uno, trasponendo l’idea di un virus tentacolare permeato da un atteggiamento di disgusto nei confronti dei fatti storici contemporanei, di cui la Grande Guerra rappresentava il prodotto più riuscito. La Svizzera sembrò il luogo ideale, vista la sua storica neutralità, per mettere a punto una serie di dilettevoli accorgimenti in grado di fondere l’arte con qualcosa di ben più interessante, come la vita, giudicata l’unico elemento in grado di sanare le violente follie dell’epoca.
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A sinistra Marcel Duchamp, Tabliers de la blanchisseuse, 1959 Staatliches Museum Schwerin / Ludwigslust / Güstrow © Succession Marcel Duchamp / 2015, ProLitteris, Zurich In basso Robert Filliou Optimistic Box No. 4/5, 1968 Staatliches Museum Schwerin / Ludwigslust / Güstrow © Marianne Filliou
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A pagina 8 Marcel Duchamp L.H.O.O.Q., 1919/64 Staatliches Museum Schwerin / Ludwigslust / Güstrow © Succession Marcel Duchamp / 2015, ProLitteris, Zurich Ben Vautier, Buy me fast (but pay the price Filliou decides), 1971 Staatliches Museum Schwerin / Ludwigslust / Güstrow © 2015, ProLitteris, Zurich
che tutta l’arte di Duchamp, fino ad arrivare agli assemblaggi di piccoli oggetti come, per esempio, gli animali di plastica utilizzati da Al Hansen negli anni Novanta per narrare delle forme di donna. Veri gioielli la scatoletta A trois di Robert Fillou, purtroppo in questa occasione censurata, il grembiule Stomach Anatomy Apron realizzato dal gaudente genio di George Maciunas, mente di Fluxus, e uno squisito disegno di Nam June Paik.
to dal nostro, tanto da individuarlo come il fattore determinante per il completamento dell’opera. Non potevano mancare anche i suoi inizi cubisti che ricordiamo grazie a Nu descendent un escalier (1911), qui in una stampa. Un sentito omaggio al “Trasformatore Del Campo”, parafrasando Lyotard, ci viene dato dal Ritratto di M. Duchamp composto nel 1992 da Emmett Williams, in cui sono presenti una serie di piccoli oggetti d’affezione a lui facilmente collegabili. Completano il discorso i lavori dei rappresentanti di Fluxus, corrente che coglie e accoglie in pieno lo spirito ironico del Dadaismo normalizzandolo in tempi ormai maturi, gli anni Sessanta, dove tutto era concesso e dove l’arte più concettuale coesisteva con quella più fisica, uscite finalmente dallo spazio ristretto della tela bidimensionale. Troviamo così Fallenbild aus Fluxuskoffer, una delle tavole apparecchiate di Daniel Spoerri oppure le tele parlanti di Ben Vautier, vero maestro nello sfruttare l’arma dell’ironia che aveva permeato an-
MARCEL DUCHAMP DADA E NEO-DADA 25.03.2016 – 26.06.2016 Museo Comunale d'Arte Moderna Ascona Via Borgo 34 6612 Ascona +41 91 759 81 40 www.museoascona.ch
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Giovanni Serodine Ritratto d’ARTISTA
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on sappiamo dove nacque Giovanni Serodine, originario di Ascona. Questa località sul Lago Maggiore, famosa per le predicazioni di Carlo Borromeo, era oggetto di emigrazioni verso Roma e proprio nell’Urbe si era stabilita la famiglia del pittore. Ulteriori incertezze ne complicano gli studi: la confusione d’identità col fratello Battista (scultore della facciata di Casa Serodine ad Ascona, la più bella del Cantone) e l’imprecisione circa gli estremi della vita (1600-1630) sono nodi sciolti solo nel Novecento; variazioni onomastiche lo rendono difficilmente rintracciabile nelle fonti e le poche opere note non mettono d’accordo la critica.
Serodine è attivo dal 1623, anno a cui risalgono il Cristo rimprovera i figli di Zebedeo e l’Arrivo alla locanda di Emmaus della Parrocchiale di Ascona, opere probabilmente rifiutate da una cappella romana, e la Santa Marta che resuscita un ragazzo annegato del Prado, già creduta di Caravaggio. Ad accomunarle è appunto l’adesione al caravaggismo oltre a una non convenzionale iconografia: elementi che mal s’abbinano ai più tradizionali affreschi del palazzo romano di Marcantonio Borghese (perduti?) e dell’abside di Santa Maria della Piaggia a Spoleto (ridipinti). Nel 1624 muore Battista, che aveva introdotto Giovanni all’arte; gli è dedicato un ritratto esposto a Lucca. Coevi sono il San Giovanni Evangelista della Pinacoteca Sabauda e un Santo della Galleria Estense di Modena, riconosciuti da Longhi così come il Distacco dei Santi Pietro e Paolo del 1625, commissionato da Asdrubale Mattei assieme al Tributo e al Gesù fra i dottori, oggi in musei diversi. Fu questo un anno tragico: morirono anche la mamma Caterina e il fratello Bartolomeo, ma Serodine dipinse le due pale di San Lorenzo fuori le mura, superstiti al bombardamento del 1943. Entro due anni eseguirà: la Minerva dell’Ambrosiana, curiosa perché la dea si allatta da sé, la Sacra Famiglia del Patriziato di Ascona, che ha in San Giuseppe un criptoritratto del padre dell’ar-
Testo Stefano Menichini
tista, il contestato Cristo deriso della Pinacoteca Züst di Rancate, dove compare l’antico gesto delle fiche, e la Pala dei Mercedari di Berna, dipinta per una ignota chiesa dell’ordine spagnolo. Gli studiosi Agosti e Stoppa datano inoltre al 1626 una Testa di ragazzo, attribuzione convincente per la sprezzatura esecutiva. Molte sono le opere non pervenute, ma citate nelle fonti. Spiace soprattutto perché in pochi anni lo stile del pittore è cambiato: distaccatosi dal Caravaggio, Serodine sperimenta una pennellata più libera che anticipa e persino supera Rembrandt. Estremi sono il Ritratto del padre Cristoforo di Lugano, ripreso con tocco informale all’interno di uno spazio distorto, il San Gerolamo di Torino scoperto da Giovanni Testori, e la meravigliosa Incoronazione della Vergine della Parrocchiale di Ascona. Quest’ultima è tesa fra debiti vandyckiani e preludi a Velazquez, e reca nel paesaggio il delta della Maggia. Capolavoro da stanza dell’artista è il San Pietro leggente Züst, definito «una capsula di dinamite gettata in un fornello»: la materia grassa con cui è dipinto è disfatta dalla luce che sprigiona, come nei dipinti di Van Gogh. Non conosciamo nemmeno le cause della morte di Serodine, occorsa a Roma appena trentenne. In sette anni il maggior pittore svizzero, dalla vita triste e breve, non aveva ricevuto commissioni importanti perché arrivato troppo in anticipo rispetto ai suoi tempi. Come consolazione gli sono oggi dedicate più mostre di qualsiasi altro caravaggesco.
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Giovanni Serodine, San Pietro che legge, 1628-1630 circa Tela, cm 91 x 133,5, Rancate (Mendrisio), Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, inv. PZ 25 Fotografia: Roberto Pellegrini
Christo L’incontro
Dal 18 giugno al 3 luglio sarà aperta al pubblico l’installazione “The Floating Piers” degli artisti Christo e Jeanne-Claude, una passerella che parte dalle sponde del Lago d’Iseo e si snoda per tre chilometri. Il pubblico potrà percorrere 24 ore su 24 – meglio se a piedi nudi – quest’opera galleggiante, facendo esperienza di una sensazione del tutto particolare: camminare sull’acqua. Abbiamo incontrato Christo in occasione della mostra dal titolo “Water Projects” a lui dedicata dal Museo di Santa Giulia di Brescia, che permette di seguire i momenti principali della carriera dell’artista, mentre ci si prepara a sperimentare l’installazione. Negli ultimi mesi ha tenuto numerose conferenze per presentare “The Floating Piers” alla popolazione dei territori coinvolti e, in queste occasioni, si è riferito alle sue opere definendole dei viaggi. Può spiegarci cosa intende? Ognuno dei nostri progetti è unico. Nasce l’idea per un progetto, ma a quel punto non abbiamo ancora nessuna idea su come realizzarlo. È un po’ folle da parte nostra partire con progetti che non sappiamo ancora come mettere in pratica, come è successo per “The Gates” (New York, 2005) o per “Wrapped Coast” (Little Bay, Australia, 1969). Ma ogni opera corrisponde ad un viaggio, all’intero viaggio. Per farvi capire cosa intendo, Jeanne-Claude e io eravamo soliti riferirci ai nostri lavori individuando un periodo software e un periodo hardware. Nel periodo software l’opera esiste solo negli schizzi e nei disegni. Cerchiamo allora di afferrare l’idea e di “bloccarla” nella mente delle persone. In questa fase l’opera rivela la sua identità. Una parentesi: questo è il motivo per cui non facciamo lavori su commissione. Abbiamo bisogno di un periodo di tempo per scoprire il lavoro e questo non avviene a comando o perché si è obbligati a farlo. È imprevedibile. Non si può dire quanti mesi, quanti anni ci vorranno. Dopo questo momento – breve o lungo che sia – l’opera si sviluppa.
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A cura di Ada Cattaneo
A sinistra Christo, The Floating Piers (Project for Lake Iseo, Italy), Collage 2015
È a questo punto che il lavoro viene condiviso? Sì, diventa partecipativo, diventa del pubblico, che viene coinvolto per visualizzare l’opera, come si presenterà, se sarà brutta o bella. In sostanza questo coinvolgimento crea una dinamica nella mente delle persone, anche tramite i testi che vengono scritti e pubblicati. A volte sono scritte anche migliaia di pagine su qualcosa che in effetti non esiste. Tutto ciò fa parte della storia del “[...] lavoro. E noi amiamo avere questo tipo di energia, che è il non facciamo sangue stesso del progetto. Qual è il passaggio successivo? Una volta ottenuti i permessi per la realizzazione dell’opera, come si diceva prima, siamo già nel periodo hardware. Proprio come accade ora per “Floating Piers”. Siamo nel momento di corporeità dell’opera. Si considera se essa misurerà un chilometro, due chilometri, se avrà a che fare con acqua, vento, bagnato o asciutto. Aspetti reali e assolutamente concreti. Tutto ciò è molto fisico, molto tangibile. Io provo sempre a spiegarlo, ma non so se venga davvero capito da chi mi ascolta. E non è così tanto per dire, ma perché a me piace moltissimo la fisicità. Qualcuno non ama tutto questo: preferisce stare a casa e non confrontarsi con gli elementi naturali, con il vento, con il secco, non amano bagnarsi e non amano i disagi che tutto ciò può comportare. Ma io mi ci diverto ed è una cosa del tutto personale. Capisco che non sia così per tutti.
lavori su commissione. Abbiamo bisogno di un periodo di tempo per scoprire il lavoro e questo non avviene a comando o perché si è obbligati a farlo. È imprevedibile.”
Nelle sue opere la bellezza è un’aspetto che caratterizza ogni fase del percorso artistico. Si tratta di un elemento importante per lei? Assolutamente essenziale. Ci piace avere un’area di lavoro pulita, in ordine, con un team favoloso che si occupa di organizzare e di dare un ordine a tutto. Non ci si crede, ma basta dare uno sguardo a cosa abbiamo allestito al cantiere di Montecolino, sul Lago d’Iseo. Mentre lavoriamo è possibile sentire quest’energia. Nella realizzazione dell’opera sono coinvolti moltissimi collaboratori. Tutti appaiono molto motivati. Sì, e posso dire anche cosa facciamo per fare in modo che le cose vadano così: la maggior parte dei nostri lavoratori viene da una scuola sportiva in Bulgaria. Frequentano una vera e propria acca-
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demia, perché lo sport ha una grande importanza nei paesi di tradizione comunista. Si tratta di ragazzi giovani che, nel resto dell’anno, frequentano i corsi a cui sono stati ammessi per diventare boxeur o tennisti o altro. Ma sono qui a rotazione per periodi di due settimane. Naturalmente sappiamo che è necessario per loro mantenere la preparazione sportiva. Quindi abbiamo installato degli attrezzi in una palestra dove possono allenarsi quando hanno del tempo libero. Mentre per il resto del tempo è possibile vedere questi ragazzi che lavorano su quello che fra poco sarà “The Floating Piers”. Osservandola lavorare colpisce vedere come, pur avendo con sé uno straordinario team, lei abbia sempre la situazione sotto controllo e non si distragga neppure per un attimo dall’opera che state realizzando. Non potrei essere così concentrato se non avessi, a lavorare con me, dei professionisti di grande, grande valore. Non si tratta di cose semplici: impieghiamo specialisti per attività molto delicate per cui non è in nessun modo possibile improvvisarsi. È tutto molto complesso. E devo dire che dà una grande energia percepire la comprensione, la dedizione del gruppo di persone impegnate. Ci sono dei collaboratori incredibili. Non si tratta di lavori normali. E poi è molto stimolante perché ogni progetto coinvolge persone diverse. Si tratta di un enorme sforzo, per realizzare strutture che sono temporanee, effimere. Non provate mai nostalgia una volta terminato il progetto? No, assolutamente. Niente nostalgia. Anzi, siamo sollevati. Perché è estremamente impegnativo quando i progetti sono esposti. È uno sforzo immenso. Mi piace esserci, per tutto il tempo possibile. È chiaro. Ma è un impegno enorme, di presenza fisica e mentale, difficile da immaginare. E dopo due settimane è un vero sollievo quando tutto è finito.
The Floating Piers Lago d’Iseo
Christo e Jeanne Claude. Water Projects Museo di Santa Giulia, Brescia
18.06.2016–03.07.2016
07.04.2016–18.09.2016
www.thefloatingpiers.com
www.mostrachristo.bresciamusei.com
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Da non perdere
Carsten Höller, Doubt, veduta dell’installazione in Pirelli HangarBicocca, Milano Courtesy dell’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Fotografia: © Attilio Maranzano
Heinz Mack, Relief mit seriellen Reflektoren, 1961 Anodised aluminium / alluminio anodizzato, 103 x 103 x 15 cm
Carsten Höller Doubt
HEINZ MACK THE VISIBLE REMINDER OF INVISIBLE LIGHT
Doubt, “dubbio”, è ciò che il visitatore prova letteralmente interagendo in prima persona con le oltre venti opere dell’artista tedesco, in grado di suscitare smarrimento e sorpresa. Doubt è un viaggio sensoriale, dove l’aspetto ludico di opere fra cui Double Carousel (2011), una giostra per adulti, si alterna a quello paranoico di Upside-Down Goggles (1994 – in corso), in cui l’artista invita il pubblico a vedere il mondo capovolto.
Cortesi Gallery dedica una mostra a Heinz Mack, fra i fondatori del movimento ZERO, che promuove un’estetica minimalista e vicina alla luce, prediligendo materiali industriali quali metallo, vetro, plastica, energia elettrica. In particolare i lavori di Mack giocano sul rapporto fra luce, spazio e interazione del pubblico con l’opera d’arte. 11.05.2016 – 22.07.2016 Cortesi Gallery Via Frasca 5 6900 Lugano
07.04.2016 – 31.07.2016
+41 91 921 40 00 www.cortesigallery.com
Pirelli HangarBicocca Via Chiese 2 20126 Milano +39 02 66 11 15 73 www.hangarbicocca.org
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PETRINI RITROVATI La mostra alla Galleria Canesso di Lugano svela un nuovo capitolo nella carriera del pittore ticinese Giuseppe Antonio Petrini (Carona, 1677 – 1755/1759). Grazie infatti al ritrovamento di un corpus di opere inedite, fra cui gli unici due bozzetti ad olio su carta finora noti del pittore, proveniente dal Castello di StLégier-La Chiésaz, si indaga l’attività del pittore in Canton Vaud. La mostra è accompagnata da un minuzioso catalogo scientifico.
22.04.2016 – 25.06-2016 Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano +41 91 682 89 80 www.galleriacanesso.ch Giuseppe Antonio Petrini (Carona, 1677-1755/59), Allegoria femminile, Olio su carta, 55,5 x 32,5 cm
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La Fondazione Marguerite Arp Fotografia: Roberto Pellegrini
La Fondazione Marguerite Arp Storia di una Collezione Testo: Nicholas Costa Fotografie: Muriel Hediger
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ulie Marguerite Hagenbach nasce a Basilea il 22 agosto 1902. Di famiglia agiata, il destino della giovane subisce una svolta quando nel 1932 i vicini di casa, una coppia di collezionisti, le presenta Jean Arp e Sophie Taeuber-Arp. Negli anni Trenta Marguerite, visita con regolarità Ascona, dove il padre possiede una piccola villa, spesso in compagnia della coppia di artisti. È proprio in questi anni che Marguerite eredita dai genitori una piccola fortuna; la collezione oggi conservata nella Fondazione Arp nasce in questo momento. Marguerite è indirizzata verso l’arte concreta e costruttivista, tra i suoi primi acquisti possiamo contare, oltre alla produzione dei due amici, le opere di Moholy-Nagy e Vantongerloo. Nel 1943 Sophie muore accidentalmente, il lutto di Jean è deleterio per la salute e la creatività dell’artista che solo grazie all’intervento volitivo di Marguerite, riprende a creare arrivando a realizzare le prime sculture in bronzo. Passano sedici anni prima che i due, appena arrivati a Locarno, deci-
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dano di sposarsi; nonostante Jean abbia imboccato il viale del tramonto, il periodo è florido. Nel 1966 alla morte di Arp Marguerite continua a lavorare per mantenere viva la memoria del marito e dell’amica Sophie, sostenendo la ricerca artistica e letteraria sulla loro opera. Nel 1988 nasce la Fondazione Marguerite Arp-Hagenbach che trova spazio nella verdeggiante periferia residenziale di Locarno, all’interno della proprietà denominata Ronco dei Fiori, composta da un grande giardino – disseminato dalle sculture di Arp – e dalla casa che dal 1959 è stata la dimora di Jean e Marguerite. Nel 2014 l’area è stata arricchita dal progetto del duo composto da Annette Gigon e Mike Guyer, già autori della nuova ala del museo di Winterthur. Specializzato nell’architettura museale, lo studio dei due architetti ha creato per la Collezione un deposito d’arte e uno spazio espositivo, il tutto con linee limpide che si prestano perfettamente a contenere la for-
In alto Jean Arp, Forme primaverili sistemate secondo le leggi del caso, 1948, Rilievo, legno dipinto In basso Sophie Taeuber-Arp, Composizione schematico, 1933, Gouache
A pagina 18 Una veduta dell’allestimento con al centro Jean Arp, Foglia in riposo, 1959/1965, Gesso A pagina 19 In primo piano: Jean Arp, Frutto con tre ombelichi, 1960, Bronzo Alla parete: Jean Arp, Senza titolo, 1935/1942, China su carta A destra Una veduta dell’esposizione
za delle sculture di Jean Arp. Arrivando alla Fondazione è impossibile non rimanere ammaliati da questa struttura di cemento, che nelle giornate di sole sembra irradiare luce propria. La collezione conta oltre 1’600 pezzi, più della metà sono lavori di Jean Arp, cui segue la produzione della prima moglie, Sophie Taeuber-Arp, mentre il resto del corpus è costituito dalle opere di artisti quali Josef Albers, Robert Delaunay, Marcel Duchamp, Max Ernst, Alberto Giacometti, Hanna Höch.Tra i tesori della Fondazione si conta anche la biblioteca ricca di volumi rari e delle poesie inedite di Jean. L’esposizione in corso, non solo ha il vanto di illuminarci riguardo alcuni aspetti della ricca produzione di Jean e Sophie ma, insieme ai lavori di molti altri artisti, ci restituisce in modo cristallino il gusto di una collezionista misurata. Arrivando alla Fondazione sarà chiaro a chiunque che le scelte compiute in cinquant’anni da Mar-
guerite Arp-Hagenbach, sono scelte di una coerenza sconcertante. Il visitatore, accolto in entrata da Alexander Calder, non può che immergersi nell’atmosfera generata dai lavori di Theo van Doesburg e Jean Hélion, prodotti del medesimo brodo primordiale da cui sono emersi Man Ray, Hans Richter e Kurt Schwitters. La Collezione va incensata quindi non solo per la sua ampiezza, ma soprattutto per la sua capacità di restituirci la pluralità di fenomeni di uno dei periodi fondanti della storia dell’arte contemporanea.
Fondazione Marguerite Arp Via alle Vigne 44 CH-6600 Locarno-Solduno Aperta fino al 30.10.2016, domenica dalle 14.00 alle 18.00 e su appuntamento +41 91 751 25 43 www.fondazionearp.ch
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L’agenda
MARCEL DUCHAMP DADA E NEO-DADA 25.03.2016 – 26.06.2016 Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona Via Borgo 34 6612 Ascona +41 91 759 81 40 www.museoascona.ch
SIMONETTA FERRANTE (1930) LA MEMORIA DEL VISIBILE: SEGNO, COLORE, RITMO E CALLIGRAFIE 21.05.2016 – 25.09.2016 m.a.x.museo Via Dante Alighieri 6 6830 Chiasso +41 91 695 08 88 www.centroculturalechiasso.ch
DIMENSIONI DISEGNO POSIZIONI CONTEMPORANEE 23.04.2016 – 07.08.2016 Museo Civico Villa dei Cedri Piazza San Biagio 9 6500 Bellinzona
Con la luce di Roma. Fotografie dal 1840 al 1870 nella Collezione Marco Antonetto 22.11.2015 – 19.06.2016 Museo Vincenzo Vela Largo Vela 6853 Ligornetto +41 58 481 30 40 www.museo-vela.ch
AUTORI DELLA GALLERIA
ROTELLA E IL CINEMA
17.05.2016 – 18.06.2016
13.03.2016 – 14.08.2016
CONS ARC / GALLERIA Via Gruetli 1 6830 Chiasso
Pinacoteca comunale Casa Rusca Piazza S. Antonio 6600 Locarno
+41 91 683 79 49 www.consarc.ch
+ 41 91 821 85 20 www.villacedri.ch
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+41 91 756 31 85 www.museocasarusca.ch
Per gli orari di apertura si prega di contattare i musei e le gallerie o di consultare il loro sito.
MARTIN DISLER 20.02.2016 – 16.07.2016 Buchmann Galerie Via Gamee 6927 Agra +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com
UN TRITTICO MARTIN DISLER 20.05.2016 – 16.07.2016 Buchmann Lugano Via Della Posta 2 6900 Lugano +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com
CHRISTIAN MEGERT ATTRAVERSO LA SCULTURA 25.05.2016 – 29.07.2016 Galleria Allegra Ravizza Via Nassa 3A 6900 Lugano +41 91 224 31 87 www.allegraravizza.com
HEINZ MACK THE VISIBLE REMINDER OF INVISIBLE LIGHT 11.05.2016 – 22.07.2016 Cortesi Gallery Via Frasca 5 6900 Lugano +41 91 921 40 00 www.cortesigallery.com
PETRINI RITROVATI
Craigie Horsfield
22.04.2016 – 25.06.2016
10.09.2015 – 30.07.2016
Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano
Galleria Monica De Cardenas Via Coremmo 11 6900 Lugano
+41 91 682 89 80 www.galleriacanesso.ch
Apertura solo su appuntamento
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+41 79 620 99 91 www.monicadecardenas.com
SCOTT CONARROE, VITTORIO SELLA Frontière, Frontiera, Grenze 19.05.2016 – 29.07.2016 Photographica Fine Art Via Cantonale 9 6900 Lugano +41 91 923 96 57 www.photographicafineart.com
ARMAND SCHULTHESS 19.03.2016 – 19.06.2016 CHE C’È DI NUOVO? 19.03.2016 – 19.06.2016
Gillo Dorfles colori e segni indagatori 14.05.2016 – 30.07.2016 Studio Dabbeni Corso Pestalozzi 1 6900 Lugano +41 91 923 29 80 www.studiodabbeni.ch
And now the good news Opere dalla collezione Annette e Peter Nobel 28.05.2016 – 15.08.2016
MASILugano, Palazzo Reali Via Canova 10 6900 Lugano
MASILugano, LAC Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano
+41 91 815 79 71 www.masilugano.ch
+41 58 866 42 00 www.masilugano.ch
BRUNO MONGUZZI LA MOSCA E LA RAGNATELA 24.04.2016 – 16.10.2016 Museo di Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza +41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org
ARTE. ANTICHITÀ. ARGENTI. LE COLLEZIONI DI GIOVANNI ZÜST NEI MUSEI DI RANCATE, BASILEA E SAN GALLO 20.03.2016 – 28.08.2016 Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Piazza Santo Stefano 6862 Rancate +41 91 816 47 91 www.ti.ch/zuest
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Mirabilia Fiere LISTE
ART BASEL
14-19.06.2016
16-19.06.2016
Mostre PIERO DELLA FRANCESCA INDAGINE SU UN MITO 13.02.2016 – 26.06.2016
GEORGES DE LA TOUR 23.02.2016 – 12.06.2016 Museo del Prado, Madrid
Musei San Domenico, Forlì
CORREGGIO E PARMIGIANINO ARTE A PARMA NEL CINQUECENTO 12.03.2016 – 26.06.2016 Scuderie del Quirinale, Roma
SEVERINI L’EMOZIONE E LA REGOLA
UMBERTO BOCCIONI GENIO E MEMORIA
19.03.2016 – 03-07.2016
25.03.2016 – 03.07.2016
Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo
Palazzo Reale, Milano
WILLIAM KENTRIDGE TRIUMPHS AND LAMENTS: A PROJECT FOR ROME
MONA HATOUM
NOT VITAL
04.05.2016 – 21.08.2016
21.05.2016 – 02.01.2017
Tate Modern, Londra
Yorkshire Sculpture Park, Wakefield
17.04.2016 – 02.10.2016
CHRISTO AND JEANNE-CLAUDE WATER PROJECTS 07.04.2016 – 18.09.2016 Museo di Santa Giulia, Brescia
MACRO, Roma
MOHOLY-NAGY: FUTURE PRESENT 27.05.2016 – 07.09.2016 Solomon R. Guggenheim Museum, New York
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Im pres sum Rivista bimestrale cartacea fondata a Lugano nel 2014, d’Arte è diffusa gratuitamente in una selezione di gallerie d’arte e di musei ticinesi e all’Istituto Svizzero di Milano. è uno strumento di turismo culturale legato alle arti visive. darte.ch facebook.com/darterivista
Direttore & Editore Daniele Agostini daniele@darte.ch
Pubblicità & Advertorial Daniele Agostini daniele@darte.ch
Direzione Artistica & Grafica Ennes Bentaïba
In copertina Sophie Taeuber-Arp, Composizione verticale di rettangoli, cerchi e barre, 1930 Olio su tela In mostra alla Fondazione Marguerite Arp, Locarno-Solduno Fotografia: Muriel Hediger
Progetto grafico Ennes Bentaïba Contributi Daniele Agostini Ada Cattaneo Nicholas Costa Stefano Menichini Alice Nicotra
Scriveteci! Per contattarci o semplicemente dirci Ciao! hello@darte.ch
© 2014-2016 d’Arte, Tutti i diritti riservati.
Fondazione Museo Mecrì
Diego Bianconi
25.4—14.8.2016
Via Mondacce 207 6648 Minusio
T +41(0)91 745 20 88 museo@mecri.ch www.mecri.ch
Ma-Me 14.00 —17.00 Do 10.00 —12.00 14.00 — 17.00
Ingresso gratuito
Chiusura estiva 19.06 — 3. 07. 2016