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In di ce 05

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Lawrence Carroll

Villa Della Porta Bozzolo

“i have longed to move away”

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Alan Bogana

in conversazione

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Rosella e Philip Rolla l’incontro

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Da non perdere boetti/salvo miroslaw balka la terra inquieta

storia di una domus magna 22

L’agenda 25

Mirabilia



Lawrence Carroll “I Have Longed To Move Away” Testo: Diego Stephani

I

tempo frequenta con assiduità, sospinto da un’insaziabile curiosità, le mostre in gallerie e nei musei newyorkesi. Si interessa, per ragioni di varia natura, alle opere di Mondrian, Johns, Judd, Nauman, Andre, Pollock, de Kooning e altri ancora. Nel 1984 - forse sulle orme di Rauschenberg - realizza il suo primo quadro bianco con l’intenzione di creare una nuova superficie su cui dipingere e al tempo stesso una nuova dimensione pittorica; un bianco per poter iniziare qualcosa di nuovo. Oggi, a quasi trent’anni dalla sua prima esposizione personale, la dimora dello scultore Vincenzo Vela ospita un nutrito gruppo di opere del pittore Lawrence Carroll, in parte realizzate appositamente per la mostra di Ligornetto. Il progetto nasce all’incirca quattro anni fa. Come per il processo di creazione e realizzazione dei suoi dipinti, così l’artista necessita di tempo, al fine di stabilire una relazione e interiorizzare sia il lavoro scultoreo e la vita di Vincenzo Vela che gli spazi del museo, dove, per l’appunto, vi soggiorna più volte. È così che le opere di Carroll hanno trovato una nuova casa in terra ticinese. La mostra, con le

have longed to move away, è il titolo di una poesia relativamente poco nota del gallese Dylan Thomas scomparso all’età di soli 39 anni. Una frase che spinge a fermarsi e riflettere, pensare al passato, forse sofferto, ma rivolta al futuro, a un desiderio di cambiamento. Parole semplici e intense che si addicono meravigliosamente all’opera di Lawrence Carroll. L’artista americano di origini australiane, titola infatti così la mostra presentata negli spazi del Museo Vincenzo Vela di Ligornetto. Nato a Melbourne nel 1954, si trasferisce in tenera età a Santa Monica in California. Lawrence cresce in una famiglia di umili origini, in una condizione di dignitosa povertà, dove ogni cosa, oggetto o vestito che fosse, era essenziale. Sin da giovane dimostra una predilezione per le attività creative, e, seguendo questa spinta interiore, dopo non pochi sforzi, nel 1980 si diploma presso l’Art Center College of Design di Los Angeles. A quattro anni dalla fine degli studi decide di spostarsi a New York, dove lavora come illustratore per il New York Times e insegna per guadagnarsi da vivere e mantenere la moglie e le figlie. A quel

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il colore è per Carroll l’essenza stessa della pittura e, insieme, il punto di partenza da cui prendono vita i suoi lavori. Quel colore che si fa luce sta alla base della sua indagine pittorica, in cui tonalità pastello e superfici sgranate e “polverose”, memori delle bottiglie di Morandi, paiono simili ma sono in realtà diverse, a testimonianza di una continua e ostinata ricerca nel tentativo di comprendere cosa sia la pittura. Se i lavori di Carroll da un lato tendono a trascendere la tela, portando i dipinti a un livello meditativo, quasi spirituale, dall’altro sono pure ben radicati nella concretezza e materialità degli oggetti della nostra quotidianità. Questo

sue opere fortemente poetiche, trasforma le sale in luoghi dell’anima e gli conferisce una nuova misteriosa indentità. Lenzuola o tavole dipinte adagiate sul pavimento e quadri che fuoriescono dalle pareti al limite tra pittura, scultura e installazione, sapientemente allestiti, accompagnano silenziosamente il visitatore lungo il percorso espositivo e lo obbligano a uno sguardo lento e riflessivo. Le maggior parte delle tele monocrome, di una monocromia però ricca di sfumature e delicate variazioni cromatiche, sono usate, graffate, bucate, tagliate, rattoppate e ricucite. È evidente quindi che

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Museo Vincenzo Vela, Sala XIX bis © Lawrence Carroll, photo Antonio Maniscalco

Museo Vincenzo Vela, Sala XV © Lawrence Carroll, photo Antonio Maniscalco A pagina 4 Museo Vincenzo Vela, Sala VII © Lawrence Carroll, photo Antonio Maniscalco

complesso dualismo, distinitivo dell’essere umano, nelle sue opere si fonde armoniosamente e offre, a chi ne vorrà approfittare, un intenso e profondo viaggio visivo e emotivo. La pittura viene qui intesa quale metafora della vita. Le opere di Lawrence Carroll vogliono semplicemente regalare del tempo, quanto mai prezioso soprattutto oggi dove tutto scorre velocemente senza quasi lasciar traccia. Un tempo per desiderare ardentemente di allontanarsi dalla frenesia del quotidiano o dalle abituali preoccupazioni che costantemente ci affliggono, almeno per un istante, per poi ricominciare.

«I Have Longed To Move Away» Lawrence Carroll Opere/Works 1985-2017 14.05.2017 – 15.10.2017 Museo Vincenzo Vela Largo Vela 6853 Ligornetto +41 58 481 30 40 www.museo-vela.ch

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Alan Bogana In conversazione

Lavori con tecnologie complesse, come ti sei avvicinato a questi media? Ci sono state diverse piste di lavoro, nel caso di procedimenti particolarmente complessi delego l’esecuzione a terzi, anche perché i macchinari impiegati sono spesso molto sofisticati per cui entrarne in possesso è difficile. Per quanto riguarda gli ologrammi invece ho costruito il laboratorio in cui sviluppo questa mia ricerca che si concentra sul rapporto tra luce e materia. Parallelamente, ho sviluppato una curiosità per le forme complesse e per i pattern ricorrenti in natura come le spirali, le ramificazioni e le fratture. Così il mio obbiettivo è diventato quello di trovare delle correlazioni intuitive tra forme simili create in situazioni completamente diverse. Per dare vita a queste correlazioni - che non esistono di per sé in natura - l’uso di tecnologie come software di simulazione è diventato un elemento chiave. Spesso integri natura e artificio come in Persisting Swimmer Automaton, dove vuoi condurre il fruitore con questa ricerca? Ho presentato quest’opera durante una mia personale. L’idea era nata da un aneddoto legato alla mia infanzia: un pomeriggio, seduto sul divano, per un attimo avevo avuto la sensazione che la mia mano fosse connessa al contrario rispetto all’avambraccio. Da qui la mia ricerca per questo lavoro che esplora in modo distopico il rapporto tra corpo e tecnologia. In mostra, c’era anche Ulfire, un ready-made composto da una serie di impianti intraoculari, dei cristallini artificiali impiantati in caso di cataratta, che, nei primi modelli in commercio, non filtravano i raggi ultravioletti normalmente bloccati dal cristallino naturale. Anche qui la mia riflessione si è concentrata su come l’innovazione tecnologica possa modificare il nostro modo di percepire

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a cura di Nicholas Costa


ciò che ci circonda. In questo caso, quindi, speculo sulla possibilità di vedere altri colori normalmente invisibili. Ho trovato esemplare della tua produzione The Cave Caustics Project. Il punto di partenza di questo progetto è stato scoprire che i software di simulazione in computer grafica, usati dall’industria cinematografica e dei videogiochi, possono riprodurre le caustiche (dal greco kaustikos che significa bruciare), un effetto effimero di luce naturale visibile per esempio sui fondi delle piscine o sotto i ponti dove ci son dei corsi d’acqua. Con questi software è possibile rallentare, ingrandire e riprodurre questi fenomeni sfuggenti, e simularne altri che in natura non esistono, il tutto in maniera molto realistica. Mi interessava molto quest’ idea di utilizzare la simulazione informatica come un medium per esplorare un reale esteso, scoprendo delle forme familiari in queste situazioni aliene. Le tue ricerche sono molto personali. Ci sono artisti a cui ti ispiri, o che semplicemente hanno condotto una ricerca affine alla tua, anche in merito ai supporti utilizzati? Tra i tanti artisti che mi hanno ispirato menzionerei György Kepes, artista di origini ungheresi che ha fondato la facoltà di arti visive al MIT di Boston, e Frank Malina, artista e ingegnere, fondatore, fra l’altro, della piattaforma Leonardo, dedicata alle collaborazioni tra arte, scienza e tecnologia. Sicuramente anche James Turrell che negli ultimi anni ha ripreso a fare ologrammi, e Anthony McCall per la sua esplorazione del rapporto tra luce, volume, spazio. Tra gli artisti più contemporanei menzionerei Rafael Lozano-Hemmer e Ian Cheng. Per gli ologrammi, invece, mi sto interessando a tutta una generazione di artisti legati a questo medium e in particolare al lavoro di Dieter Jung. Molto interessante è stata la tua collaborazione con il Musée de Minéralogie des Mines di Parigi. Come è nato questo progetto? Dopo aver realizzato il lavoro Diamond Mountain Drift un paesaggio composto da caustiche generate da una montagna in

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diamante - e grazie a una visita al Museo di mineralogia di Roma, mi sono reso conto che le forme cristalline dei minerali offrivano un enorme potenziale da esplorare rispetto all’interazione tra luce e materia. Durante una residenza di sei mesi a Parigi, ho potuto così iniziare una collaborazione con il museo di Mineralogia della città, istituzione nata nel 1794. La direzione mi ha quindi permesso di realizzare uno scanning 3D di trenta minerali della collezione. Da questo processo è nata una serie di lavori che ho esposto alla mia prima personale, nel 2015, al Kunsthaus di Langenthal, una serie di minerali iperrealistici e fittizi, degli ibridi digitali che fluttuavano in un’immaginaria fascia di asteroidi. Il video era proiettato nello spazio espositivo.Al momento sto lavorando ad una nuova serie di lavori sempre legati a questa ricerca, per una mostra che si terrà nel Museo di Mineralogia stesso nel 2018. Al Museo d’Arte di Mendrisio presenti Stimmfarben una serie di vetri acrilici che hai caricato elettricamente per poi sparargli. Ti va di raccontarci la genesi di quest’opera? Ho iniziato questa serie di lavori nel 2010. Il punto di partenza sono state le figure di Lichtenberg, delle ramificazioni simili a radici, tracce del passaggio di un fulmine che convergono tutte verso il punto di scarico. Così ho contattato un gruppo di radiologi della Svizzera tedesca che aveva “customizzato” uno scanner IRM destinato alla rottamazione per poter creare le figure di Lichtenberg in blocchi di vetro acrilico. Ho approfondito successivamente la ricerca su queste forme e il loro rapporto con il supporto; così è nata l’idea di sparare verso il punto di scarico dei vetri elettrificati e osservare il risultato per capire come il processo avesse indebolito il materiale. Il lavoro si è progressivamente cristallizzato attorno all’indagine sull’interazione che questi due attacchi alla materia costituiscono, generando forme organiche che ricordano minerali e montagne. Nel corso degli anni ho realizzato diverse serie di “Stimmen”, ogni volta cambio il tipo e l’intensità di elettrificazione, le misure del vetro acrilico e la potenza dell’arma da fuoco. La radice comune del titolo di questa serie di opere significa “voci” in tedesco; il suono è qualcosa di lontano dalla morale, così come l’elettrificazione e il colpo d’arma da fuoco, possiedono connotazioni etiche molto diverse.

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Rosella e Philip Rolla L’incontro

Qual è stata la prima opera che avete acquistato insieme? Rosella La prima opera importante che abbiamo acquistato insieme è un lavoro di Robert Rauschenberg del 1980, acquistato nel 1997 a New York durante la retrospettiva a lui dedicata al Guggenheim. Si tratta di un’opera particolare perchè è come un libro da aprire e sfogliare. Rauschenberg diceva che ognuno doveva interpretare la sua arte e farsela sua. Philip Io la interpreto come fosse un Vangelo; ha a che vedere con l’evoluzione dell’uomo: dalla nascita alla morte. Come scegliete l’opera da acquistare? Siete sempre in sintonia? R + P Non sempre siamo in sintonia ma spesso. P L’arte è come il matrimonio, nel momento in cui decidiamo di acquistare qualcosa ci poniamo una riflessione: posso viverci assieme? L’opera diventa infatti parte di noi, ci accompagna. Dal minimalismo al focus sulla fotografia a cui vi siete avvicinati negli ultimi anni. Quando e cosa ha innescato questo coup de foudre? R Le fotografie di Bernd e Hilla Becher, siamo rimasti folgorati dalla loro mostra a Kassel in occasione di dOCUMENTA11 del 2002. Dai Becher poi ci siamo avvicinati a fotografi quali Thomas Ruff, Christof Klute e altri, tutti eredi della scuola becheriana. P La fotografia non toglie l’amore per il minimalismo, che però, oggigiorno, è abbastanza inavvicinabile; invece, grazie alla fotografia, puoi diventare un esperto di un piccolo campo e puoi approfondirlo. L’interesse per la fotografia tedesca degli anni Venti legata al prodotto industriale, che rappresenta un nucleo importante

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a cura di Daniele Agostini


“Quando allestiamo una mostra, trasferiamo momentaneamente le opere in uno spazio altro e qui le riscopriamo, le studiamo e le condividiamo.”

della nostra collezione, si lega da sempre alla mia passione per la fotografia oggettuale: io stesso, per la mia attività, fotografavo oggetti in maniera documentaristica; tale amore è rimasto e si è rafforzato nel tempo.

Collezionare è per voi sinonimo di condivisione, infatti le mostre che organizzate nella vostra fondazione - Rolla.info - sono sempre realizzate con opere provenienti dalla vostra collezione personale R + P Sì, un aspetto peculiare delle mostre che organizziamo nella fondazione è che tutte le opere provengono da casa nostra. Il desiderio di condivisione, accompagnato dalla nostra curiosità verso le opere della collezione, è nato quando abbiamo iniziato a costituire l’archivio: ci siamo accorti allora di avere dei singoli nuclei. È dunque un lavoro che compiamo su quanto accumulato durante gli anni. Quando allestiamo una mostra, trasferiamo momentaneamente le opere in uno spazio altro e qui le riscopriamo, le studiamo e le condividiamo. In questo processo, le opere si completano di informazioni e di esperienze. Dal 2010, con l’apertura dello spazio presso l’ex asilo di Bruzella [dopo l’esperienza Borgovico 33 a Como], presentate due mostre all’anno, accompagnate da un catalogo. Il 22 aprile ha aperto It, ce ne volete parlare? R Ci siamo ispirati al testo L’occhio del fotografo di John Szarkowski. Si tratta di un’indagine sul soggetto e sull’oggetto legati al quotidiano. I tredici fotografi selezionati, rappresentano frammenti di realtà in modo non puramente descrittivo, dando a soggetti inanimati una nuova visione, tutt’altro che banale, anzi,

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Una veduta della mostra It con opere di Irving Penn

conferendogli una sorta di aura sacrale, come nelle immagini di Irving Penn, che raccoglie oggetti per strada fotografandoli e dando loro la stessa importanza rispetto ai suoi celebri ritratti, o Franco Vimercati, con gli scatti legati ai suoi oggetti domestici. P Sono molto legato a due lavori di un autore esposto, Charles Jones, un botanico inglese della fine Ottocento. Rimasto sconosciuto al suo tempo, è stato riscoperto successivamente; è interessante in relazione al fatto che la fotografia nasca proprio dall’interesse verso la botanica.

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Fondazione Rolla Rolla.info la Stráda Végia CH-6837 Bruzella +41 77 474 05 49 www.rolla.info


Da non perdere

Salvo, 57 pittori italiani, 1975, olio e matita su tavola, 95,4 x 79 cm Eredi Colnaghi Fotografia: Agostino Osio, Milano

Miroslaw Balka, Common Ground, 2013/2016 veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2017. Courtesy dell’artista; Juana de Aizpuru Gallery e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: © Attilio Maranzano

BOETTI/SALVO “VIVERE LAVORANDO GIOCANDO”

MIROSLAW BALKA CROSSOVER/S

L’esposizione conduce il visitatore, attraverso sezioni che dialogano vicendevolmente, alla scoperta di due artisti che condivisero parte del loro percorso umano ed artistico, sapendo “vivere lavorando giocando” in una Torino industriale in cui si sovvertivano i principi tradizionali dell’arte. A questa prima stretta comunanza d’intenti, segue la rottura nel 1972: mentre Boetti si allontanerà dall’atto creativo, delegando, Salvo si volgerà verso la solidità della pittura.

Attraverso quindici lavori realizzati dagli anni Novanta a oggi, la mostra CROSSOVER/S, la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista polacco Miroslaw Balka, propone un’immersione sensoriale caratterizzata da incroci fisici, simbolici e temporali sperimentati nell’interazione con monumentali installazioni, inserite nel suggestivo spazio, invitando lo spettatore a riflettere sulla memoria storica passata e presente.

09.04.2017 – 27.08.2017

16.03.2017 – 30.07.2017

MASILugano, LAC Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano

Pirelli HangarBicocca Via Chiese 2 20126 Milano

+41 58 866 42 00 www.masilugano.ch

+39 02 66 11 15 73 www.hangarbicocca.org

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FRANCIS ALŸS In collaborazione con Julien Devauz, Felix Blume, Ivan Boccara, Abbas Benheim, Fundaciéon Montenmedio Arte, and children of Tanger and Tarifa, Don’t Cross the Bridge Before You Get to the River Strait of Gibraltar, 2008, Video e documentazione fotografica di un’azione, Courtesy Francis Alÿs and David Zwirner, New York/London

LA TERRA INQUIETA Con opere di sessantacinque artisti internazionali, per lo più sconosciuti, La Terra Inquieta racconta le epocali trasformazioni che rendono instabile il presente. Incentrata sulla crisi globale dei migranti, questa polifonia di voci cerca un dialogo fra persone e culture, ponendo le basi per un panorama d’integrazione oltre qualsiasi confine. Il nobile tema e la consapevolezza civile che l’arte possa abbracciare la complessità del mondo rendono la rassegna, curata da Massimiliano Gioni e promossa da Fondazione Trussardi e Triennale di Milano, ben più di una semplice mostra: è un necessario esercizio di empatia, in tempi di splendida tragedia.

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28.04.2017 – 20.08.2017 La Triennale di Milano Viale Alemagna 6 20121 Milano +39 02 724341 www.triennale.org


Villa della Porta Bozzolo storia di una domus magna Testo: Daniele Agostini

L

a Villa Della Porta Bozzolo si insinua dolcemente nel paesaggio prealpino della Valcuvia, catalizzando con la sua bellezza e la sua storia tutto il paese di Casalzuigno. Nel 1500 Giroldino Della Porta, di famiglia nobile milanese, acquista una porzione estesa di terreno e vi fa costruire una signorile residenza che nel corso di lustri, grazie alla propria discendenza, si amplia diventando il gioiello della valle. Residenza di campagna, e successivamente di villeggiatura, la villa ha una chiara vocazione agricola: qui si allevava il baco da seta e si produceva il vino, inoltre si possono ancora ammirare stalle, scuderie e abitazioni rurali disseminate nella proprietà. Fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, il raffinato e colto Gian Angelo

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III Della Porta, fresco di matrimonio con Isabella, figlia del conte Giorgio Giulini, imprime alla villa un carattere scenografico, emulando i grandi esempi italiani e francesi barocchi, trasformando l’intero giardino: fa progettare, oltre al nuovo viale d’accesso, quattro terrazze arricchite da statue, fontane e balaustre in pietra di Viggiù, collegate a una grandiosa scalinata e un declivio denominato “il teatro”, chiuso da una grande fontana a cui fa seguito un viale di cipressi che raggiunge il culmine del colle. I successori di Gian Angelo III, coltivano il carattere di grandeur da lui impresso, e nel corso del Settecento commissionano cicli decorativi pittorici ad affresco e tempera sia per gli interni, sia per gli esterni.Tali decorazioni, realizzate da più artisti, come una pellicola avvolgono pareti, soffit-


ti, porte, armadi e finestre. Nel cortile d’onore, cornici, frontoni spezzati e conchiglie in trompe-l’oeil, circondano le grandi finestre, anche se l’elemento dominante risulta essere un ingresso sfarzoso in stile rococò, con la porta socchiusa, realizzato anch’esso in trompe-l’oeil. Anche l’interno è un tripudio di architetture illusionistiche, popolate da putti, figure allegoriche e ghirlande di fiori. Quello del visitatore è un occhio continuamente ingannato, che, seguendo un percorso unitario e armonico, viene guidato dal cortile esterno al salone d’onore del pianterreno, fino al piano superiore dove vi è la galleria: qui il dialogo fra l’interno e il giardino si concretizza, con la presenza di piante, erbe, fiori, illusioni prospettiche e scorci paesag-

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gistici arcadici dipinti a rievocare un luogo di delizie abitato dalle Virtù teologali e cardinali poste entro nicchie. Percorrendo i vari ambienti della villa, sembra di immergersi in un’atmosfera settecentesca. Le stanze, infatti, dalla cucina alla biblioteca, sono arredate con interessanti quadri e mobilio antico donato nel corso degli anni, conferendo alla splendida dimora un aspetto di autenticità. La villa, per via ereditaria, passa dai Della Porta alla famiglia Carpani, successivamente ai Richini e infine ai Bozzolo che, con grande generosità e lungimiranza, l’hanno donata al FAI nel 1989, salvandola dal degrado.




Un dettaglio del soffitto del salone d’onore con un angelo e un putto che reggono un medaglione raffigurante una figura allegorica Foto © Mario Govino Fotografo

Un’anticamera con decorazioni ad affresco e a tempera Foto © Mario Govino A pagina 17 Una veduta del giardino Foto di Davide Niglia 2013 © Fondo Ambiente Italiano A pagina 18-19 La galleria con le Muse Foto © Paolo Barcucci

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Villa Della Porta Bozzolo aperta da martedĂŹ a domenica Viale Camillo Bozzolo 5 21030 Casalzuigno (Varese) +39 0332 24136 www.visitfai.it/villadellaportabozzolo

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L’agenda

NOUVEAU RÉALISME GLI ANNI CLASSICI 1960-1970

CRONOFOTOGRAFIE EADWEARD MUYBRIDGE E HAROLD E. EDGERTON

25.05.2017 – 03.09.2017

12.06.2017 – 10.09.2017

Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona Via Borgo 34 6612 Ascona

CONS ARC / GALLERIA Via Gruetli 1 6830 Chiasso

+41 91 759 81 40 www.museoascona.ch

IT 22.04.2017 – 13.08.2017 Fondazione Rolla Rolla.info la Stráda Végia (ex via Municipio) 6837 Bruzella +41 77 474 05 49 www.rolla.info

+41 91 683 79 49 www.consarc.ch

La Rinascente 100 anni di creatività d’impresa attraverso la grafica 20.05.2017 – 24.09.2017 m.a.x.museo Via Dante Alighieri 6 6830 Chiasso +41 91 695 08 88 www.centroculturalechiasso.ch

«I Have Longed To Move Away» Lawrence Carroll Opere/Works 1985-2017 14.05.2017 – 15.10.2017 Museo Vincenzo Vela Largo Vela 6853 Ligornetto +41 58 481 30 40 www.museo-vela.ch

LOUIS DORIGNY UN FRANCESE NELLA SERENISSIMA 06.03.2017 – 30.06.2017 Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano +41 91 682 89 80 www.galleriacanesso.ch


Per gli orari di apertura si prega di contattare i musei e le gallerie o di consultare il loro sito.

CERAMICA / CÉRAMIQUE / KERAMIK dal 19.02.2017 Buchmann Galerie Via Gamee 6927 Agra +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com

LAWRENCE CARROLL “I WANT TO GO HOME” 18.02.2017 – 20.05.2017 TATSUO MIYAJIMA “C.T.C.S. Flower Dance” no. 12 dal 02.06.2017 Buchmann Lugano Via Della Posta 2 6900 Lugano +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com

ASHELY PEIFER

CRAIGIE HORSFIELD

19.05.2017 – 07.07.2017

fino al 15.07.2017

Galleria Daniele Agostini Via Cattedrale 11 6900 Lugano

Galleria Monica De Cardenas Via Coremmo 11 6900 Lugano apertura solo su appuntamento

+41 76 452 81 87 www.danieleagostini.ch

TRACES Amélie Grözinger feat. Christiane Möbus in collaboration with DIEHL 08.04.2017 – 23.06.2017 Galleria Allegra Ravizza Via Nassa 3A 6900 Lugano +41 91 224 31 87 www.allegraravizza.com

+41 79 620 99 91 www.monicadecardenas.com

Spazio 1 LUCIANO BARTOLINI RESPIRO 20.05.2017 – 29.07.2017 Spazio 2 OPERE DI SOL LEWITT Fino al 30.06.2017 Studio Dabbeni Corso Pestalozzi 1 6900 Lugano +41 91 923 29 80 www.studiodabbeni.ch


SILVIA CAMPORESI MIRABILIA 13.05.2017 – 28.07.2017 Photographica Fine Art Via Cantonale 9 6900 Lugano +41 91 923 96 57 www.photographicafineart.com

CRAIGIE HORSFIELD OF THE DEEP PRESENT 12.03.2017 – 02.07.2017 MASILugano, LAC Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano +41 58 866 42 00 www.masilugano.ch

BOETTI/SALVO “VIVERE LAVORANDO GIOCANDO” 09.04.2017 – 27.08.2017 MASILugano, LAC Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano +41 58 866 42 00 www.masilugano.ch

METAMORFOSI UNO SGUARDO ALLA SCULTURA CONTEMPORANEA 09.04.2017 – 25.06.2017 Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio +41 58 688 33 50 www.museo.mendrisio.ch

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OFFF 29.04.2017 – 03.06.2017 CSIA 01 Grafica ‫مكنطو يف مكنإ اورعشت نا دون‬ 10.06.2017 – 15.07.2017 OnArte Via San Gottardo 139 6648 Minusio +41 91 735 89 39 www.onarte.ch

Alex Dorici #9 Rooms 07.05.2017 – 08.10.2017 Fondazione d’Arte Erich Lindenberg Museo Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza +41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org


Mirabilia Fiere Art Basel

SCOPE BASEL

VOLTA, Basilea

15-18.06.2017

13-18.06.2017

12-17.06.2017

WILLIAM KENTRIDGE THICK TIME

KEITH HARING. ABOUT ART

16.02.2017 – 18.06.2017

21.02.2017 – 18.06.2017

TONY CRAGG: A RARE CATEGORY OF OBJECTS

Lousiana Museum of Modern Art, Humlebæk

Palazzo Reale, Milano

BILL VIOLA RINASCIMENTO ELETTRONICO

MIROSLAW BALKA CROSSOVER/S

Mostre

10.03-2017 – 23.07.2017

04.03.2017 – 03.09.2017 Yorkshire Sculpture Park, Wakefield

16.03.2017 – 30.07.2017

GIACOMETTI 10.05.2017 – 10.09.2017 Tate Modern, Londra

Hangar Bicocca, Milano

Palazzo Strozzi, Firenze

TOMÁS SARACENO AEROSOLAR JOURNEYS 01.06.2017 – 03.09.2017

DAVID HOCKNEY

CHRISTIAN BOLTANSKI

21.06.2017 – 23.10.2017

25.06-2017 – 12.11.2017

Centre Pompidou, Parigi

MAMbo, Bologna

Museum Haus Kontruktiv, Zurigo

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Im pres sum Rivista bimestrale cartacea fondata a Lugano nel 2014, d’Arte è diffusa gratuitamente in una selezione di gallerie d’arte e di musei ticinesi e all’Istituto Svizzero di Milano. è uno strumento di turismo culturale legato alle arti visive. darte.ch facebook.com/darterivista

Direttore & Editore Daniele Agostini daniele@darte.ch

Pubblicità & Advertorial Daniele Agostini daniele@darte.ch

Direzione Artistica & Grafica Muriel Hediger

In copertina Alan Bogana Stimmfarben, 2014 (dettaglio) vetro acrilico Fotografia: Stefano Spinelli

Progetto grafico Ennes Bentaïba Contributi Daniele Agostini Nicholas Costa Diego Stephani

Scriveteci! Per contattarci o semplicemente dirci Ciao! hello@darte.ch

hanno collaborato Chiara Gubiotti Stefano Menichini

© 2014-2017 d’Arte, Tutti i diritti riservati.


Con il Patrocinio di:

Fiera del disegno, delle opere su carta e fotografia

LUGANO 14/17 SETT.‘17 centro esposizioni

www.wopart.ue



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