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ix-x 2017
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MASI Lugano (LAC)
IEMS/Nicolas Polli
In di ce 05
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Wolfgang Laib
L’Engadina
lo spirituale nell’arte
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Tommaso Donati
in conversazione
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Claudio Giorgione l’incontro
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Da non perdere christian boltanski jean fautrier eu: satoshi fujiwara
cultura e natura lungo l’Inn
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L’agenda 25
Mirabilia
Wolfgang Laib Lo spirituale nell’arte Testo: Nicholas Costa
P
davanti a una documentazione oggettiva, ma piuttosto alla massima soggettivazione dello sguardo, che viene successivamente trasposto nelle stilizzate forme dei disegni a matita e pastello. Creare ponti tra le fotografie e le installazioni è una piacevole possibilità che l’allestimento della mostra ci consente. Il filo teso tra il modello originale e l’opera d’arte può farsi flebile o intenso, ma resta comunque affascinante vedere come immensi complessi architettonici, o piccoli prodotti di culture lontane nel tempo e nello spazio, possano trasformarsi agli occhi e tra le mani dell’artista. Le forme non sono però l’unico aspetto della poetica di Laib. Nella cura quotidiana che spetta un’opera come Milkstone - una lastra di marmo bianco tracimante latte - emerge l’aspetto più liturgico della ricerca dell’artista, fin dai suoi esordi grande appassionato di religioni e filosofie orientali. Su questa linea è anche l’installazione Rice Meals, realizzata con i piatti d’ottone indiani, solitamente utilizzati per
er coloro che sono attenti e di buona memoria, il nome Wolfgang Laib non sarà di certo una novità, ma sia per questi che per gli amici più distratti, la mostra, inaugurata agli inizi di settembre nella sala ipogea del MASI di Lugano, non può che essere l’occasione di vivere in prima persona un’esperienza trascendentale. La mostra esordisce con uno dei Brahmanda dell’artista, un’uovo di pietra che rimanda alla cosmogenesi hindu. La prima di questa serie di opere è datata 1972, la sua creazione coincide con il ritorno di Laib da un lungo soggiorno in India che segna la fine della sua carriera di medico e l’inizio del suo percorso artistico. Laib è un grande viaggiatore, e l’esposizione non manca di sottolineare questo aspetto con una serie di straordinarie fotografie scattate dall’artista in Europa e in Asia, immagini che restituiscono il complesso sistema iconografico da cui sin dagli esordi attinge. Non è un caso che il linguaggio fotografico dell’artista sia in una qualche maniera sgrammaticato, non siamo
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Wolfgang Laib Senza titolo, 2003 Pastello a olio e matita su carta Collezione privata © 2017, ProLitteris, Zürich
Wolfgang Laib durante l’allestimento dell’opera Polline di pino © 2017 Hartmut Nägele A pagina 4 The Rice Meals,1983 Piatti di ottone indiani, riso Ø 25 cm ciascuno Collezione privata © 2017 Hartmut Nägele
portare doni al tempio. Il sacro permea tutta la produzione di Wolfgang Laib, così non possiamo stupirci se di fronte a opere come la scala in lacca birmana e la ziggurat in cera d’api - strutture imponenti e immobili - l’aspirazione alla trascendenza si riflette su di noi. Il significato simbolico di cui l’artista ammanta i suoi lavori non è artificiale: la creazione minuziosa delle montagne di riso, la raccolta del
polline, l’importanza data al gesto, imprime un valore superiore all’opera. La mostra si conclude con i nove disegni intitolati Where the Land and Water End (Dove finiscono la Terra e l’Acqua), pigmenti bianchi su carta bianca. Su alcuni di questi fogli Laib ha vergato alcuni versi tratti dalle Upanisad, un insieme di testi religiosi e filosofici sacri a diverse religioni indiane.
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Wolfgang Laib 03.09.2017 – 07.01.2018 MASI Lugano (LAC) Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano +41 58 866 42 00 www.masilugano.ch
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Tommaso Donati in conversazione
Tommaso Donati (Lugano, 1988) è un giovane fotografo e cineasta diplomatosi all’École Internationale de Création Audiovisuelle et de Réalisation di Parigi. Il tema ricorrente nei tuoi lavori, siano essi fotografici o filmici, è la relazione tra l’uomo, l’animale e lo spazio-natura, permeato da una simbologia estremamente potente. All’inizio del mio percorso artistico ho compreso che volevo fotografare la realtà infusa di un tocco di astrazione e realizzare dei film che fondessero il documentario con la finzione. Quello che più mi interessa sono le figure, i corpi e gesti umani posti all’interno di un determinato spazio, sia esso interno sia esso ambiente naturale esterno. Nel tempo, sviluppando i miei progetti sia fotografici che video, mi sono avvicinato alla creazione di un universo oscuro dove persone emarginate o luoghi periferici sono i protagonisti. Nei miei lavori cerco anche di rappresentare l’uomo in uno stato quasi primitivo, che si avvicina quindi al mondo animale. Vedo il corpo come oggetto che si deve costruire, elaborare nel suo spazio sociale e psicologico, progetto dopo progetto. I riferimenti alla storia dell’arte nei tuoi lavori fotografici sono molteplici: Zurbarán, Rembrandt, Bacon, solo per citarne alcuni. Qual è il tuo rapporto con i grandi maestri? La mia più grande fonte di ispirazione viene proprio dalla pittura: la tecnica della luce e dei colori in artisti come Rembrandt, la simbologia religiosa elementare e l’uso di colori spenti in Zurbarán e l’aspetto macabro di un’artista più moderno come Bacon. C’è un’altro artista spagnolo che ammiro molto, Jusepe de Ribera, per il suo magnifico uso del chiaroscuro e anche per la scelta dei suoi soggetti, per lo più persone umili e ordinarie.
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a cura di Daniele Agostini
SENZA MEMORIA #3 2016
Un fotografo che invece ammiri? Il primo artista che mi viene in mente è David Claerbout, artista in grado di andare oltre il semplice essere fotografo o videasta. Per lui la ricerca di nuove immagini da fotografare e i mezzi utilizzati nel modificarle e nel rappresentarle sono un’ ossessione che lo portano a cambiare le leggi dello spazio e del tempo per mettere alla prova Ia percezione dello spettatore. Numerosi tuoi scatti sembrano essere collegati fra loro come fossero tasselli di un’unica trama noir che si sviluppa grazie alla partecipazione emotiva dello spettatore: tributo alla Narrative art degli anni Settanta? Nella mia opera inconsciamente ho creato una serie di immagini che riproducono un mondo quasi fantastico, dove, come
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dici tu, tutto si collega e tutto è circondato da un’aura di mistero. Potrebbe sembrare che ogni immagine o sequenza suggerisca un indizio per risolvere qualcosa che non è visibile. Quello che mi affascina della Narrative Art è proprio il concetto di unire più immagini per cercare di creare una storia e un senso. Paragono le serie fotografiche a un montaggio di un film e un film a una serie di fotografie. Il mio obiettivo per il futuro è quello di allargare questo immaginario. Nel lavoro Senza memoria hai tessuto una relazione attraverso la camera con un rifugiato somalo in Ticino, protagonista anche del corto Dormiente selezionato al Festival di Locarno nel 2016 per I Pardi di domani. Cosa hai voluto raccontare in questo progetto? Cumar, un rifugiato somalo che risiedeva a Chiasso, mi ha dato la possibilità di conoscere e vivere l’esperienza di un migrante in Ticino. Insieme a lui ho realizzato un ampio lavoro fotografico e due cortometraggi sperimentali: Dormiente e A Song from the Future. In questi lavori il suo stato di rifugiato e la sua vita quotidiana è stata rimessa in scena per simboleggaire le preoccupazioni, le difficoltà di integrazione e la solitudine da lui vissute. In questo momento sto preparando un nuovo video dal titolo Di notte, le tenebre avevano abbassato le cortine, che indaga di nuovo, attraverso altri protagonisti, la comunità somala in Ticino. Il lavoro verrà presentato alla mostra “Si vis pacem, para bellum” curata da Simon David e Riccardo Lisi e organizzata da Visarte Ticino.
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www.tommasodonati.com
Claudio Giorgione l’incontro
Claudio Giorgione, storico dell’arte, è curatore del dipartimento Leonardo Arte&Scienza del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Lavori al Museo della Scienza di Milano da molto tempo, qual è stato il tuo percorso? Lavoro al museo da circa vent’anni. Inizialmente, come molti altri colleghi e mentre ancora studiavo, facevo la guida nei servizi educativi del museo, poi sono stato a lungo responsabile del laboratorio didattico su Leonardo. Curo il dipartimento Leonardo Arte&Scienza da dieci anni e mi occupo dello studio, conservazione e valorizzazione delle collezioni d’arte. In cosa consiste Leonardo Arte&Scienza? È singolare per un museo scientifico disporre di così numerose collezioni d’arte. Il dipartimento ha questo nome proprio perché assomma due importanti anime del museo. La prima è la collezione di modelli leonardeschi, che nasce nel 1952 in occasione del cinquecentenario della nascita del maestro e che è alla base della mostra inaugurale del museo nel 1953. Leonardo venne scelto dal nostro fondatore come icona della possibilità di combinare cultura scientifica e umanistica, e ancora oggi questa declinazione particolare della nostra identità è più forte che mai. Perciò la collezione leonardesca non è distante dalle altre collezioni d’arte di cui mi occupo: si tratta di più di tremila beni fra dipinti, sculture, oggetti d’arte applicata e decorativa di più tipologie.
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a cura di Stefano Menichini
La storia di queste collezioni è inscindibilmente legata al fondatore del Museo, Guido Ucelli, un “industriale umanista”. È così, Ucelli fu un personaggio chiave della Milano politecnica e non solo. Egli era il direttore della Riva Calzoni, industria milanese di pompe e turbine, e durante la carriera di ingegnere diventa un fine conoscitore e collezionista d’arte. Negli anni Venti collabora in maniera decisiva al recupero delle navi imperiali romane di Nemi grazie alle “Uno degli aspetti più idrovore fornite dalla sua ditta, che prosciuinteressanti del mio gano parte del lago in cui erano affondate lavoro, nonché di come rendendo finalmente possibile un’impresa che già aveva impegnato, senza successo, il museo è cresciuto nel Leon Battista Alberti. In questo modo Ucelli tempo, riguarda la guadagna altissimo credito nel mondo culconservazione e il turale, arrivando a partecipare alle coeve riflessioni sul ruolo della nascente museorestauro di manufatti logia e alla mostra italiana dell’Esposizione artistici e tecnologici, Universale di Chicago. Infine, l’idea di fone per questo collabodare un museo industriale innovativo che coniughi arte e scienza, idea che il fondatoriamo con Strati, un re mette in opera ancor prima che il museo gruppo di restauratori inauguri. Infatti, un accordo con Fernanda con laboratorio interno Wittgens, all’epoca soprintendente a Brera, porta nei locali dell’ex monastero di San al museo.” Vittore, dove il museo avrà sede, un nucleo di cinquanta affreschi di maestri lombardi del Rinascimento (fra cui molti leonardeschi) che non avevano trovato posto nell’allestimento postbellico della Pinacoteca. Successivamente, grazie agli amici intellettuali, industriali e artisti, Ucelli riesce a ottenere importanti donazioni d’arte: a partire da Francesco Mauro, professore di organizzazione del lavoro e collezionista, che lasciò un nucleo di bizzarri gioielli di Alfredo Ravasco, poi Guido Rossi, industriale tessile che possedeva dipinti e sculture del secondo Ottocento italiano, e molti altri ancora… fra i pezzi forti potrei menzionare Pellizza da Volpedo, Silvestro Lega, Arrigo Minerbi, Adolfo Wildt.
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Recentemente il Museo della Scienza si è reso protagonista del restauro di una curiosa scultura di Marino Marini, la Donnina di Milano. Uno degli aspetti più interessanti del mio lavoro, nonché di come il museo è cresciuto nel tempo, riguarda la conservazione e il restauro di manufatti artistici e tecnologici, e per questo collaboriamo con Strati, un gruppo di restauratori con laboratorio interno al museo. Frutto di questa sinergia e del supporto della Fondazione Atlante è il lavoro sulla scultura di Marino Marini, di proprietà del Museo del Novecento di Milano. L’opera è molto interessante per la storia della città: probabilmente realizzata da Marino per la V Triennale del 1933, nel contesto di un concorso per sculture da giardino a cui parteciparono anche Arturo Martini e Leone Lodi, fu successivamente destinata al deposito della Triennale stessa. Ritrovata da Piero Bottoni nel secondo dopoguerra, fu utilizzata come arredo per il nuovo quartiere QT8, in particolare per la collina realizzata con le macerie della città bombardata, da lui chiamata Monte Stella in onore della moglie. All’epoca, però, la paternità della scultura era andata perduta: conosciuta col solo nome di Donnina di Milano, è fotografata nel corso degli anni da Mario De Biasi, affascinato da come questa vittoria alata, dallo stile arcaizzante, interagiva col quartiere, divenuta gioco per bambini e, dopo una caduta, panchina per innamorati. Ora stiamo esponendo l’opera entro una mostra-focus che ne racconta la storia e il restauro; rimarrà nelle nostre collezioni per nove anni. Nel 2019 ricorrerà il cinquecentenario della morte di Leonardo, cos’hai in mente? Sarà un avvenimento importante, il museo è in fermento. Posso dirti che stiamo lavorando al progetto di riallestimento di una selezione delle nostre collezioni d’arte, che guarderà soprattutto al periodo in cui esse si sono formate, ai collezionisti che le hanno costituite, ai loro rapporti con Guido Ucelli, con il mondo dell’industria e con quello dell’arte fra le due guerre… insomma, al rapporto con quella Milano politecnica di cui il nostro museo è espressione.
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www.museoscienza.org
Da non perdere
Christian Boltanski, Anime. Di luogo in luogo, veduta di allestimento presso MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, 2017. Photo credit Matteo Monti
Jean Fautrier, Tête d’otage no. 20, 1944, olio su carta intelata, 33x24 cm, Collezione privata Köln
Anime. Di luogo in luogo. Christian Boltanski
Jean Fautrier
Boltanski, insieme al curatore Danilo Eccher, ripensa il complesso museale dell’ex-Forno come una chiesa, luogo caro all’artista. Il culto della vita e della morte è richiamato dal percorso della visita che ricalca la suddivisione in navate, centrale e laterali, cappelle e abside. Sguardi sgranati, velati, fiori recisi, monumentali ammassi di coperte isotermiche e il più caloroso e agghiacciante dei benvenuti: un giro turistico all’interno del cuore pulsante dell’artista stesso.
Il Kunstmuseum dedica al capostipite dell’Informale europeo, Jean Fautrier (Parigi, 16 maggio 1898 – Châtenay-Malabry, 21 luglio 1964), un’importante retrospettiva che annovera dipinti, disegni e sculture. Dagli esordi realistici degli anni Venti, con la serie Otages (Ostaggi) degli anni Quaranta, inizia la propensione alla defigurazione dell’artista, e l’interesse verso una matericità pittorica nuova, aprendo la strada allo sviluppo dell’Informale materico.
26.06.2017 - 12.11.2017
26.08.2017 - 12.11.2017
MAMbo (e varie sedi) Via Don Giovanni Minzoni, 14 40121 Bologna
Kunstmuseum Winterthur Museumstr. 52 8400 Winterthur
+39 051 6496611 www.mambo-bologna.org
+41 52 267 51 62 www.kmw.ch
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Exhibition view. Photo: Delfino Sisto Legnani. Courtesy: Fondazione Prada
EU: SATOSHI FUJIWARA Determinate da rigidi standard estetici e qualitativi, le pervasive fotografie destinate alla documentazione di eventi politici e sociali appartengono a una realtà altra da quella che dovrebbero divulgare. EU, la mostra di Satoshi Fujiwara all’Osservatorio di Fondazione Prada, spiega come tali immagini siano mere membrane sul reale. Selezionati da videocamere di sorveglianza e sottoposti a close-up, questi scatti ad alta definizione sono stampati su tele in PVC fissate a elementi industriali e lasciate penzolare a terra, sovrapposte fra loro come nei tazibao. Ne risultano degli ensemble immersivi, percettivamente opachi e inquietanti.
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07.06.2017 - 16.10.2017 Fondazione Prada Milano Osservatorio Galleria Vittorio Emanuele II 20121 Milano +39 02 5666 2611 www.fondazioneprada.org
L’Engadina Cultura e natura lungo l’Inn Testo: Daniele Agostini
L
’Engadina, definita il Giardino dell’Inn, dal nome del fiume che si dipana dolcemente con le sue acque sulfuree nel bucolico paesaggio, è una delle valli abitate più alte d’Europa, oltre a essere una meta culturale sorprendente. Maloja, anello di congiunzione fra l’Alta Engadina e la Val Bregaglia, è la prima tappa di questo percorso artistico, che ha inizio con l’Atelier Segantini, dove il celebre pittore lavorò dal 1894 fino alla sua morte. La struttura circolare che affianca lo chalet di famiglia, è una riproduzione in legno e in scala ridotta di quello che doveva essere il padiglione engadinese all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, da lui progettato ma mai compiuto. Qui, vengono organizzate due mostre all’anno, accompagnate da materiale d’archivio, mettendo soprattutto in luce i rapporti fra l’artista e il proprio milieu. Pochi chilometri separano Maloja da Sils Maria, luogo di soggiorno di scrittori quali Hermann Hesse e Thomas Mann, oltre
a essere stato eletto come buen retiro da Friedrich Nietzsche, che vi abitò per sette anni in una dimora oggi sede di un piccolo museo-gioiello a lui dedicato. Dopo una tappa d’obbligo a St. Moritz, dove è possibile visitare il Museo Segantini, contenitore del Trittico della Natura, l’opera-testamento del pittore, e numerose gallerie d’arte internazionali - che si irradiano fino a Zuoz e S-chanf - continuiamo sulla strada che conduce verso il confine con l’Austria e raggiungiamo Samedan, dove nel 1988 è stato fondato l’archivio dell’Alta Engadina in una dimora nobile, la Chesa Planta, una casa patrizia del 1595, caratterizzata dagli interni borghesi engadinesi. Fra i preziosi documenti conservati, diversi lasciti di personalità legate al territorio. Dopo Samedan, giungiamo a Susch: qui, in una vecchia birreria, un grande cantiere avvolge il futuro Muzeum Susch, ideato dalla mecenate e collezionista d’arte polacca Grazyna Kulczyk. Il museo, che aprirà le proprie porte il prossimo inverno, presenterà mostre di artisti internazionali, ol-
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La facciata di una casa di Ardez con Adamo ed Eva, 1647
Il Castello di Tarasp A pagina 16 La sala da pranzo del Castello di Tarasp con da sinistra: un disegno di Joseph Beuys e l’opera Tamangur di Not Vital; sull’architrave una piccola scultura di Saint Clair Cemin, una maschera africana e un pavone indiano
tre a contemplare residenze per artisti. Da Susch ad Ardez, il nostro percorso è intramezzato da una visita a Lavin, la cui chiesa è scrigno di pregevoli affreschi tardogotici di scuola italiana. Ardez, invece, è un idilliaco villaggio fatto di casette attigue dalle facciate affrescate e dipinte a sgraffito (una tecnica antica che consiste nello scalfire l’intonaco fresco per realizzare simboli, animali, architetture, motti, emblemi e stemmi). La facciata più maestosa è quella raffigurante Adamo ed Eva e una vite carica di grappoli d’uva maturi, datata 1647, completata da un bovindo interamente decorato con motivi floreali, cornici barocche in trompe-l’oeil e
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stemmi araldici.Ardez è anche sinonimo di contemporaneità, infatti, lungo la via principale svetta la fundaziun Not Vital, in una casa nobile del Seicento appartenente un tempo ai von Planta, che ogni estate organizza una mostra, oltre a conservare una biblioteca con libri sacri in romancio datati dalla seconda metà del Cinquecento fino all’Ottocento. Prima di raggiungere il Castello di Tarasp, merita una visita il centro per l’arte contemporanea NAIRS, dove, oltre alla programmazione di mostre interessanti - fino al 29 ottobre è possibile visitare interval in space, dove si confrontano dieci artisti fra svizzeri, austriaci e cinesi -,
vengono attivate residenze per artisti. Proprio sopra il centro d’arte contemporanea, un enorme ponte di calcestruzzo conduce, lungo una via inerpicata, al Castello di Tarasp, che svetta su di una collina dominante tutta la valle. Di origine asburgica, il castello, passato alla fine dell’Ottocento in mano all’imprenditore Karl August Lingner, fondatore dell’impero di igiene dentale Odol, e successivamente ai principi tedeschi von Hessen, è oggi di proprietà dell’artista grigionese Not Vital, che qui ha traslato parte della propria collezione privata - che spazia dall’arte povera a autori quali Andy Warhol, Keith Haring, Richard Long, Bethan Huws,
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solo per citarne alcuni - amalgamandosi armoniosamente insieme al mobilio antico, alle opere dello stesso e alle numerose opere antiche, soprattutto sacre, della precedente proprietà - notevole la meravigliosa pietà rinascimentale tedesca attribuita a Tilman Riemenschneider. Terminiamo il nostro viaggio a Sent, con il parco delle sculture di Not Vital. Ponti realizzati con teste d’asino, torri, una casa che sprofonda nel terreno, una fontana-cammello in bronzo, sono disseminati lungo un sentiero affacciato sul granitico Piz Ajüz, degno finale di questo fiabesco e incantevole viaggio.
Una scultura di Monika Sonowska al Muzeum Susch
www.segantini.org www.segantini-museum.ch www.nietzschehaus.ch www.kulturarchiv.ch www.schloss-tarasp.ch
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www.biennaleimmagine.ch
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L’agenda
DAUMIER: Attualità e Varietà 16.09.2017 - 07.01.2018 Museo Civico Villa dei Cedri Piazza San Biagio 9 6500 Bellinzona + 41 91 821 85 20 www.villacedri.ch
AMERICAN DREAM 07.10.2017 - 10.12.2017 Fondazione Rolla Rolla.info la Stráda Végia (ex Via Municipio) 6837 Bruzella +41 77 474 05 49 www.rolla.info
FILIPPO BRANCOLI PANTERA Fotografie 07.10.2017 - 23.11.2017 CONS ARC / GALLERIA Via Gruetli 1 6830 Chiasso +41 91 683 79 49 www.consarc.ch
FIONA RAE 26.08.2017 - 25.11.2017 Buchmann Lugano Via Della Posta 2 6900 Lugano +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com Nella sede di Agra su appuntamento presentazione dei lavori degli artisti della galleria
OLIVIERO TOSCANI. IMMAGINARE
THE BOUNTY KILLART LET’S GYPSY DANCE!
08.10.2017 - 21.01.2018
15.09.2017 - 07.10.2017
m.a.x.museo Via Dante Alighieri 6 6830 Chiasso
Galleria Allegra Ravizza Via Nassa 3A 6900 Lugano
+41 91 695 08 88 www.centroculturalechiasso.ch
+41 91 224 31 87 www.allegraravizza.com
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Per gli orari di apertura si prega di contattare i musei e le gallerie o di consultare il loro sito.
Photographica Fine Art per il programma espositivo di settembre-ottobre siete pregati di consultare il sito Via Cantonale 9 6900 Lugano +41 91 923 96 57 www.photographicafineart.com
Ugo La Pietra. Campo Tissurato. I segni e l’urbano. 1964/1972 10.10.2017 - 09.12.2017 Studio Dabbeni Corso Pestalozzi 1 6900 Lugano +41 91 923 29 80 www.studiodabbeni.ch
Moda dipinta, arte indossata dipinti antichi e abiti contemporanei 27.09.2017 - 30.12.2017 Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano
GIANLUCA DI PASQUALE 15.09.2017 - 25.11.2017 Galleria Monica De Cardenas Via Coremmo 11 6900 Lugano apertura solo su appuntamento +41 79 620 99 91 www.monicadecardenas.com
BELLUM MUNDI
WOLFGANG LAIB
15.09.2017 - 04.11.2017
03.09.2017 - 07.01.2018
Galleria Daniele Agostini Via Cattedrale 11 6900 Lugano
MASI Lugano (LAC) Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano
+41 76 452 81 87 www.danieleagostini.ch
+41 58 866 42 00 www.masilugano.ch
+41 91 682 89 80 www.galleriacanesso.ch
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SULLE VIE DELL’ILLUMINAZIONE IL MITO DELL’INDIA NELLA CULTURA OCCIDENTALE 1808-2017 24.09.2017 - 21.01.2018 MASI Lugano (LAC) Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano
Oscillazioni 02.09.2017 - 07.10.2017 On/Photography 2 21.10.217 - 02.12.2017 OnArte Via San Gottardo 139 6648 Minusio +41 91 735 89 39 www.onarte.ch
+41 58 866 42 00 www.masilugano.ch
IL PARADISO DI CUNO AMIET DA GAUGUIN A HODLER, DA KIRCHNER A MATISSE
13.10.2017 - 17.11.2017 La Saletta Fondazione d’Arte Erich Lindenberg Museo Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza +41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org
Alex Dorici #9 Rooms 07.05.2017 - 08.10.2017
Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio
Fondazione d’Arte Erich Lindenberg Museo Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza
+41 58 688 33 50 www.museo.mendrisio.ch
+41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org
22.10.2017 - 28.01.2018
Giuseppe Moccia Vedute da un margine incerto - Roma rovesciata
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Mirabilia Fiere wopart fair, Lugano 14-17.09.2017
BIENNALE INTERNAZIONALE DELL’ANTIQUARIATO DI FIRENZE
FIAC, Parigi 19-22.10.2017
23.09.-01.10.2017
Mostre MARINA ABRAMOVIc THE CLEANER
DAVID HOCKNEY
CHRISTIAN BOLTANSKI
17.06.2017 – 22.10.2017
21.06.2017 - 23.10.2017
25.06-2017 - 12.11.2017
Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk
Centre Pompidou, Parigi
MAMbo, Bologna
JEAN FAUTRIER
NOT VITAL. univers privat
LUCIO FONTANA AMBIENTI/ENVIRONMENTS
26.08.2017 - 12.11.2017
09.09.2017 - 19.11.2017
21.09.2017 - 25.02.2018
Kunstmuseum Winterthur
Bündner Kunstmuseum Chur
HangarBicocca, Milano
PICASSO TRA CUBISMO E CLASSICISMO: 1915-1925
DENTRO CARAVAGGIO
22.09.2017 - 21.01.2018
29.09.2017 - 28.01.2018 Palazzo Reale, Milano
Scuderie del Quirinale, Roma
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Im pres sum Rivista bimestrale cartacea fondata a Lugano nel 2014, d’Arte è diffusa gratuitamente in una selezione di gallerie d’arte e di musei ticinesi e all’Istituto Svizzero di Milano. è uno strumento di turismo culturale legato alle arti visive. darte.ch facebook.com/darterivista
Direttore & Editore Daniele Agostini daniele@darte.ch Direzione Artistica & Grafica Muriel Hediger Progetto grafico Ennes Bentaïba Contributi Daniele Agostini Nicholas Costa Stefano Menichini Pubblicità & Advertorial Daniele Agostini daniele@darte.ch
In copertina Wolfgang Laib Rice House A sinistra: 2000-2001 Marmo bianco e riso 47 x 57 x 156 cm Collezione privata A destra: 2011 Marmo bianco e riso 45 x 55 x 215 cm Collezione privata © 2017 Hartmut Nägele Scriveteci! Per contattarci o semplicemente dirci Ciao! hello@darte.ch
© 2014-2017 d’Arte, Tutti i diritti riservati.
Con il Patrocinio di:
LUGANO 14/17 SETT.‘17 Centro Esposizioni www.wopart.eu
UN VIAGGIO NEL MONDO DELLE OPERE SU CARTA, DAI CAPOLAVORI DEI GRANDI MAESTRI, ALLE AVANGUARDIE DEL CONTEMPORANEO, DAGLI ARTISTI DEL 900, ALLA FOTOGRAFIA; OLTRE 5000 OPERE SU CARTA PER LE VOSTRE COLLEZIONI
Vincenzo Gemito, Autoritratto / Self-portrait, 1917 | Courtesy Pandora OM & Salaxa sa
Roy Lichtenstein, Shipboard girl, 1965 | Courtesy AICA | Andrea Ingenito Contemporary Art