16 minute read
etnobotanica La pianta sacra degli Incas
28. Klaric M, Kosalec J, Masteilic E et al (2006): Antifungal activity of thyme (Thymus vulgaris L.) essential oil and thymol against moulds from damp dwellings - Leters in Appl Microbiol 44(1): 36-42. 29. Lambert R, Skandamis P, Coote P et al (2001): A study of the minimum inhibitory concentration and mode of action of oregano essential oil, thymol and carvacrol - J Appl Microbiol 91: 453–462. 30. Sagdic O, Yasar S, Kisioglu A (2005): Antibacterial efects of single or combined plant extracts - Annals Microbiol 55: 67-71. 31. Horne D, Holm M, Oberg C et al (2001): Antimicrobial efects of essential oils on Streptococcus pneumoniae - J of Ess Oil Res 13(5): 387-392. 32. De Oliveira J, Viegas D,Martins A et al (2017): Thymus vulgaris L. extract has antimicrobial and antinfammatory efect in the absence of cytotoxicity and genotoxicity - Arch Oral Biol 82: 271-279. 33. Manou L, Bouillard M, Barel A et al (1998): Evaluation of the preservative properties of Thymus vulgaris essential oil in topically applied formulations under a challenge test - J Appl Microbiol 84(3): 368-373. 34. Alzoreky N, Nakahara K (2003): Antibacterial activity of extracts from some edible plants commonly consumed in Asia - Int J Food Microbiol 80: 223–230. 35. Carrasco A, Tomas V, Tudela J et al (2016) Comparative study of GC-MS characterization, antioxidant activity and hyaluronidase inhibition of diferent species of Lavandula and Thymus essential oils - Flavour & Fragr J 31(1): 57-59. 36. Sokovic M, Vukojevic J, Marin P et al (2009): Chemical composition of ess oils of Thymus and Mentha species and their fungal activities - Molecules 14(1): 238-249. 37. Bomianova S, Taskeva S, Stoyanova A (2008): Investigation of extacts from Thymus vulgaris L, for application in cosmetics - J Ess Oil Bearing Plants 5: 443-450. 38. Nolkemper S, Reichling J, Florien C et al (2006): Antiviral efect of aqueous extrcts from species of the Lamiaceae family against HSV – Planta Med 72: 1378-382. 39. Méndez-Tovar I, Sponza S, Asensio-S-Manzanera M et al (2015): Contribution of the main polyphenols of Thymus mastichina subsp: mastichina to its antioxidant properties - Ind Crops Prod 66: 291–298. 40. Chohan M, Naughton D, Jones L et al (2012): An investigation of the relationship between the anti-infammatory activity, polyphenolic content, and antioxidant activities of cooked and in vitro digested culinary herbs - Oxid Med Cell Longev 2012: art 627843. 41. Xia N, Chen G, Liu M et al (2016): Anti-infammatory efects of luteolin on experimental autoimmune thyroiditis in mice - Exp Ther Med 12: 4049-4054.
42. Charalabopoulos A, Davakis S, Lambropoulou M et al (2019): Apigenin Exerts Anti-infammatory Efects in an Experimental Model of Acute Pancreatitis by Down-regulating TNF-α - In Vivo 33: 1133–1141. 43. Mila J, Oliveira P, Mladen M et al (2007): In vitro AChE inhibitory properties of linalol, thymol, carvacrol and their derivatives thymoquinone and thymohydroxiquinone – Phytother Res 21(3): 259-261. 44. De Oliveira JR, de Jesus Viegas D, Martins A et al (2017): Thymus vulgaris L. extract has antimicrobial and anti-inflammatory effects in the absence of cytotoxicity and genotoxicity - Arch Oral Biol 82: 271–279. 45. Afonso A, Pereira O, Cardoso S (2020): Health-promoting efects of thymus phenolic-rich extacts: antioxidant, antinfammatory and antimicobial properties – Antioxidants 9(9): art 814. 46. Kensara O, Elsawy N, El-Shemi A et al (2013): Thymus vulgaris supplementation atenuates blood pressure and aorta damage in hypertensive rats - J Medic Plants Res 7: 669–676. 47. Opara E, Chohan M (2014): Culinary Herbs and Spices: Their Bioactive Properties, the Contribution of Polyphenols and the Challenges in Deducing Their True Health Benefts - Int J Mol Sci 15: 19183–19202. 48. Liang D, Li F, Fu Y et al (2013): Thymol Inhibits LPS-Stimulated Infammatory Response via Down-Regulation of NF-κB and MAPK Signaling Pathways in Mouse Mammary Epithelial Cells - Infammation 37: 214–222. 49. El Haltabi L, El Nadani N, Charrouf Z et al (2016) Studies on chemical composition, phenolic contents and antioxidant activities of three Thymus essential oil from Morocco - Der Pharma Chem 8(7): 7-15. e inoltre:
Advertisement
Tepe B, Sökmen M, Akpulat HA et al (2005): Antioxidative activity of the essential oils of Thymus sipyleus subsp. sipyleus var. sipyleus and Thymus sipyleus subsp. sipyleus var. rosulans - J Food Eng 66, 447–454.
Burt S (2004): Essential oils: their antibacterial properties and potential applications in foods: a review - Int J Food Microbiol 94, 223–253.
Jiang K, Ma X, Guo S (2018): Anti-infammatory Efects of Rosmarinic Acid in Lipopolysaccharide-Induced Mastitis in Mice – Infammation 41: 437–448.
Kosakowska O, Katarzina B, Jaroslav L et al (2020): Morphological and Chemical Traits as Quality Determinants of Common Thyme (Thymus vulgaris L.), on the Example of ‘Standard Winter’ Cultivar - Agronomy 10,909:1-14.
La pianta sacradegli Incas testo e foto di Domenico Carotenuto Universidad San Marcos (Lima, Perù)
Terreno coltivato a Coca sulle Ande peruviane
Simbolo di un’antica cultura andina, possiede proprietà medicinali ed efcacia terapeutica. Per la sua azione farmacologica, per il suo signifcato etnologico e per le sue gravi e complesse implicazioni sociali, la Coca (Erythroxylum coca) è una delle piante più afascinanti del mondo. La si ritrova nei più disparati ambiti, dalla chimica alla fsiologia, dalla etnomedicina alla psicofarmacologia, dalla politica alla criminologia.
“Desideravo vedere quella erba tanto celebrata dagli Indios per tanti secoli che essi chiamano coca, che seminano e coltivano con molta atenzione e diligenza, perché tuti si servono di essa. Quando hanno da passar per qualche diserto, o solitudine, dove non da ritrovare acqua o cibo, usano alcune pallotole, che fanno di questo tabacco in questo modo; prendono le sue foglie, e le masticano, e così come le van masticando, mescolano con loro certa polvere fata di scorze abbruciate, e vanno mescolando nella bocca ogni cosa insieme, fn che diviene, com’una pasta; della quale fanno alcune pallotole poco maggiori che ceci, e le pongono, a seccare all’ombra, e dappoi le serbano, e le usano in questa maniera. Quando hanno da camminare per luoghi dove non pensano di trovare né acqua, né cibo prendono una di quelle pallotole, e le pongono tra il labbro e i denti, e le vanno suggendo tuto il tempo, che camminano, e quello, che ne suggono inghiotiscono; e a questa maniera passano, e camminano, e tre, e quatro giorni senza temere il mancamento del mangiare, né del bere; perché non sentono né fame, né sete, né stanchezza, che impedisca loro il camminare”.
Questa nota è la prima notizia scientifca ufciale sulla Coca, la cui esistenza era già stata comunicata da altri viaggiatori. Apparve nel libro Delle cose che provengono dalle nostre Indie Occidentali e che servono nell’uso della medicina, scrito da Nicolas Monardes, naturalista spagnolo, nel 1565 e pubblicato in Siviglia nel 1580.
Altri viaggiatori e religiosi avevano fato conoscere in Europa l’esistenza della Coca.
Nel 1499 il padre Tomas Ortiz scriveva che gli indiani Chirichibiches consumavano questa erba (hayo) con calce; ancora oggi hayo è il nome che si da alla Coca nelle regioni Chibcha (Colombia).
Amerigo Vespucci nel 1504 scriveva che gli indigeni della costa caraibica (Venezuela e Colombia) masticavano un’erba stimolante.
Il padre Valverde (1539) e Pedro Cieza de Leon (1540) fecero nei loro scriti frequenti riferimenti all’uso della Coca in tuto l’ampio territorio che gli spagnoli esploravano.
Nei secoli XVI e XVII, il suo im-
64
piego nei riti magici e religiosi autoctoni la rese invisa alle autorità iberiche che la perseguirono come erba diabolica.
Nel 1551 il Concilio Ecclesiastico di Lima si pronunciò sul pericolo religioso che questa usanza comportava.
L’interesse per le strane proprietà della pianta sacra degli Incas coincise con lo sviluppo della chimica. La scoperta degli alcaloidi e di altri principi ativi vegetali stimolò i ricercatori europei e, nel 1859, il chimico tedesco Niemann isolò la cocaina dalle foglie di coca.
Nel fratempo e durante vari anni dopo, in diverse università europee, continuava l’interesse per la Coca per la sua azione antifatica.
Non è raro che ciò accadesse visto che questa erba proveniva da El Dorado e sembrava concentrare in sé le virtù della forza, dell’instancabilità, della giovinezza permanente, tutte doti che la leggenda atribuiva a quei luoghi sconosciuti.
La scoperta della cocaina da parte di Albert Niemann portò tuti alla conclusione che l’azione della Coca era totalmente dovuto alla presenza di questo alcaloide, per cui, purtroppo, da quel momento tuti gli esperimenti fsiologici furono realizzati con la cocaina.
La Coca come tale non tornò più nei laboratori di fsiologia dell’Europa.
Aspetti etnici
Da tempo immemorabile la Coca è stata riverita dalle popolazioni dell’area andina, in alcune culture addirittura considerata come una divinità. Entrava a far parte di una moltitudine di cerimonie religiose, riti funerari e funzioni magiche in quasi tute le culture precolombiane di queste regioni.
Il suo efeto sull’organismo umano, abolendo la stanchezza, il dolore e la fame fu sempre considerato un fato soprannaturale e il suo culto non ebbe solamente un’importanza religiosa ma addiritura politica.
La foglia di Coca costituisce più che un semplice stimolante la cui
azione dannosa non è stata ancora del tuto provata. E’ un mezzo essenziale di integrazione sociale e di solidarietà umana nel mondo andino, usata in cerimonie e riti colletivi con modalità prescrite da precise regole etiche.
Raramente è oggeto di abuso o uso indiscriminato che possa causare danno alla salute dell’individuo, è un ossequio che signifca amicizia e generosità. L’ato di condividere la Coca e masticarla insieme ad altri è un fato molto importante che sigilla la relazione di fratellanza e fducia tra i partecipanti.
Anche se si parla, generalmente, di masticare le foglie di Coca, (chacchar, picchar, acullicar), il processo di consumo non consiste nella masticazione.
La prima cosa che fa chi va a chacchar è individuare le migliori foglie, quelle che sono senza impurità, intere, senza grinze e in buone condizioni. Queste foglie scelte si chiamano k’intus. Il consumatore le va riunendo con molta atenzione e parsimonia e ne toglie il picciolo e le grandi nervature per preparare così il bolo da chacchar. Così pulite, comincia l’ato che si denomina pukuy che è una invocazione o orazione che si pronuncia prima di portare la foglia di Coca alla bocca. E’ una preghiera alla madre terra (pacha mama) in generale o un’invocazione a luoghi geografci specifci.
Si pongono tra le labbra le foglie
L’autore in zone di coltivazione, Perù
scelte, prendendole delicatamente e masticandole leggermente, impregnandole di saliva, modellandole con la lingua, fno a che non si forma un bolo. Avviene allora l’applicazione di una sostanza alcalina, chiamata llipta o tocra. Questa può essere una polvere che è portata alla bocca mediante un legneto o un conglomerato solido in forma tonda o cilindrica, del quale l’utente morde un pezzeto per mescolarlo con il bolo. Pone infne questo bolo soto la guancia, e lo lascia lì per una o due ore, durante le quali assorbe il succo con cui si impregna la sua saliva. Alla fne il bolo, chiamato acullico, è scartato, non deglutito.
Il consumo tradizionale della foglia di Coca è un simbolo di identità etnica.
Dalla Coca alla cocaina come anestetico
Due anni dopo la scoperta di Albert Niemann e parallelamente all’uso della cocaina come stimolante dalle grandi possibilità, diversi ricercatori notarono che possedeva
anche una strana azione sulle mucose, sembrava desensibilizzarle. In Germania C. S. Schrof realizzò una serie di esperimenti e descrisse l’azione anestetica della cocaina sulla lingua.
Azione che fu confermata anche dal francese L. G. Demarle che stava portando avanti gli stessi esperimenti simultaneamente e in forma indipendente.
Nel 1865 il famoso clinico parigino M. Fauvel rese popolare l’uso del gargarismo con infuso concentrato di foglie di Coca per alleviare il dolore della gola.
Nel 1879 il chirurgo Basilius Von Anrep scoprì che l’area della pelle inietata con cocaina diventava insensibile alle punture dell’ago.
Ma si deve a Freud l’idea della cocaina come anestetico locale. In quegli anni il famoso psicoanalista stava cercando una terapia per i morfnomani e notò, come gli altri ricercatori che lo avevano preceduto, che la cocaina esplicava una chiara azione anestetica sulla lingua. Lo comunicò al suo amico oculista Karl Köller
Erythroxylum coca suggerendogli di approfondire l’aspeto anestetico dell’alcaloide per una possibile applicazione in campo chirurgico oftalmico. Gli esperimenti portati avanti da questi diedero defnitivamente via libera alla cocaina come anestetico locale.
L’alcaloide divenne un regalo degli dei per i chirurghi e un terribile fagello per l’umanità.
Dalla Coca alla … Coca Cola
Nel 1863 il dotor Angelo Mariani inventò vari preparati a base di foglie di Coca, tra cui un cordiale, un tè e il più noto Vin Mariani. Quest’ultimo, grazie alle sue eccellenti proprietà euforizzanti, antifatica, antidepressive, fu sponsorizzato da note personalità del tempo, tra cui lo zar di Russia, la principessa del Galles, Alessandro Dumas, Emile Zola, T. Edison, musicisti come Gounod, Massenet e fnanche il sommo pontefce Leone XIII.
Tuti apprezzavano le virtù terapeutiche, e non solo, della foglia di Coca. Fu nel 1880 che un farmacista americano, tale J. Styth Pemberton, sempre alla ricerca di formule interessanti per la sua clientela, registrò ufcialmente negli USA il ‘vino francese di coca, tonico e stimolante ideale’. Nacque la Pemberton Chemical Company che, l’anno seguente, avrebbe rivoluzionato il mondo con un nuovo prodoto. Per poter trasformare il prodoto in una bevanda non alcolica, eliminò il vino e la rese più stimolante con l’aggiunta di cafeina e di un’altra pianta, altretanto energizzante, africana, la noce di Cola. Registrò la bevanda con il nome di Coca-Cola.
All’inizio questa bibita si presentava soto forma di sciroppo, mescolato e diluito in acqua, veniva venduto nelle farmacie come tonico stimolante. Nel 1889 un certo signor Asa G. Candler comprò la formula del tonico a Pemberton e l’anno successivo fondò la Coca-Cola Company. Nel 1914 la legislazione americana proibì la presenza di cocaina nelle bevande e la Coca-Cola si trasformò in bibita gassata con cafeina, noce di cola, aromatizzanti ed “estrato non narcotico di foglie di Coca decocainizzata”.
Cosa c’è atualmente nella Coca-Cola è un segreto: certamente non la cocaina, nemmeno in tracce.
Note di botanica
La specie Erythroxylum Coca Lam. presenta un fusto arbustivo-cespuglioso, alto circa 1-3 metri, con corteccia rossastra, foglie sempreverdi di colore verde vivo, obovate, lunghe 4-8 cm, brevemente picciolate; fori numerosi, ascellari, bianco-giallastri, fruti drupacei ovoidali, rossi.
Da questa specie si sono diferenziate quatro varietà che sono state addomesticate e coltivate fn dall’epoca precolombiana. Diferiscono tra loro sia per i componenti chimici
sia per la morfologia, ecologia, distribuzione e pratiche agricole utilizzate: Erythroxylum coca var. coca si trova in Perù e Bolivia, sulle Ande orientali, ed è la varietà più primitiva, con riproduzione sessuata. E’ ben adattata alle condizioni ecologiche delle valli interandine di media altitudine (500-1500 m). Erythroxylum coca var. ipadu, chiamata Coca amazzonica, è coltivata in piccola scala da gruppi di indios che vivono nell’Alta Amazzonia colombiana, brasiliana e peruviana. La sua riproduzione è esclusivamente per talea ed è un cultivar isolato geografcamente da tute le altre specie. Erythroxylum novogranatense var. novogranatense o Coca colombiana, è coltivata principalmente nelle valli interandine della Colombia. E’ molto adatabile a diversi siti ecologici, da quello semiarido fno alle valli tropicali; la sua riproduzione è sessuata.
Erythroxylum novogranatense var. truxillense, chiamate Coca di Trujillo, presente nelle valli della costa nord del Perù tra i 200 e i 1800 metri, cresce in clima desertico. Secondo Plowman questa varietà è utilizzata per rifornire di estrato aromatico decocainizzato la Coca-Cola. E’ una varietà geneticamente e geografcamente distinta dalle altre.
Uso popolare
Nella medicina tradizionale peruviana non esiste altro rimedio così tanto usato ed efcace. Si usa con successo nei dolori dei denti, di stomaco, reumatici, nei rafreddamenti, nella diarrea e come impiastro sulle ferite. La foglia di coca, infati, non contiene solo cocaina ma tannini, vitamine, salicilati e altre sostanze che contribuiscono alla sua benefca azione medicinale.
Una piccola foglia, pestata e posta nella cavità di un dente cariato, è un rimedio immediato contro il dolore. I gargarismi con un’infusione concentrata di Coca alleviano il mal di gola e la laringite; impacchi di foglie danno sollievo nelle molestie delle emorroidi.
Oltre all’azione analgesica, dovuta alla cocaina, gli impiastri di Coca su ferite e arrossamenti, grazie all’azione dei tannini, contribuiscono alla cicatrizzazione e alla protezione dalle infezioni.
Si usa in tute le molestie intestinali grazie sia all’azione anestetica che all’azione direta sulla muscolatura liscia: dolore di stomaco, diarrea, indigestione, coliche e altri disturbi dell’apparato digerente.
Infne va ricordato che, solo grazie alle foglie di Coca, gli indios riescono a vivere e lavorare ad altitudini di 3000-4000 metri e oltre, dove, a causa della rarefazione dell’aria, anche un piccolo sforzo è un aggravio per il cuore.
Viene usato l’infuso, frizionandolo su tuto il corpo, in caso di infuenza; prima e dopo il parto si usa lavare e massaggiare mani e piedi;
Essicazione delle foglie
in caso di febbre si massaggia il ginocchio con Coca tostata.
La forma tradizionale di consumo della Coca costituisce un procedimento farmacologico di somministrazione che fa si che la cocaina ingressi nell’organismo del coquero a una velocità che è minore rispeto a quella di distruzione ed eliminazione. Questo processo fsiologico spiega gran parte dell’enorme diferenza che esiste tra il consumo della foglia di Coca e il consumo di cocaina.
Chimica e farmacologia
Le foglie di Coca contengono vitamine A e B, calcio, fosforo, tannini, salicilati, alcaloidi (ecgonina, cocaina, isocacaina, tropacocaina, cinnamilcocaina, cocamina, isococamina, omococamina, truxilina, nicotina) e una sostanza volatile odorosa (igrina).
La cocaina è uno psicostimolante con azione antifatica e un sedante di fame, sete e sonno. La sua azione si esplica atraverso una leggera stimolazione della respirazione, della pressione arteriosa e della temperatura corporea. Aumenta il metabolismo basale, induce iperglicemia, aumenta la forza fsica.
La sua azione è simile all’amfetamina, con alterazione nella percezione del tempo e dello spazio fsico, fno a provocare illusioni otiche e uditive.
Gli studi scientifci hanno chiarito che la quantità di cocaina assorbita atraverso il bolo del coqueo è in media di 150 – 200 mg, con un assorbimento più lento e seguendo vie metaboliche diferenti.
La cocaina che a dosi elevate si comporta da anestetico locale inibendo la conduzione nervosa, a piccole concentrazioni produce un prolungamento dell’eccitazione noradrenergica, potenziando tute le funzioni in cui interviene l’adrenalina: aumento del glucosio circolante nel sangue, aumento della pressione arteriosa e della contrazione cardiaca, miglioramento della ventilazione polmonare agendo sia sul centro respiratorio che per efeto direto sulla muscolatura bronchiale.
E’ questa azione integrale della foglia di Coca che induce l’andino al suo consumo per combatere la stanchezza e le aggressioni climatiche (freddo, altitudine).
La foglia di Coca e la cocaina sono due cose realmente diferenti. Non si deve però giudicare la madre per le malefate della fglia terribile! Bibliografa Barnet G. Estudios biomedicos sobre la cocaina. Una vision general de su farmacocinetica, Lima 1980 Cabieses F. Apuntes de medicina tradicional, Lima 1993 Cabieses F. La coca, dilema tragico? Lima, 1992 Cardenas M. Manual de plantas economicas de Bolivia, La Paz 1989 Duke J., Aulik D., Plowman T. Nutritional value of Coca, Harvard Univ. 1975 Gagliano J. La medicina popular y la Coca en el Perù, Mexico 1986 Plowman T. Botanical perspectives of Coca, 1979