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Meeting leaders - Big Image
from Italia Publishers 03/2019
by Density
Big Image: l’antesignano della stampa inkjet wide format e del soft signage
di Lorenzo Villa
Grazie a tecnologie proprietarie, creatività, e competenze uniche, da più di trent’anni l’azienda svedese crea “esperienze visive di grande formato” per i propri clienti
La comunicazione visiva ha scoperto il tessuto, e se n’è perdutamente innamorata. Al punto che è fin troppo facile, ultimamente, imbattersi in schiere di sfegatati sostenitori del poliestere e della sublimazione. Peccato che, fino a qualche anno fa, il 90% di questi ultimi non avrebbe mai preso in considerazione materiali diversi da quelli plastici. La verità è che pionieri si nasce, ed esserlo non è questione di anzianità di servizio, né di potenza finanziaria. È una questione di attitudine, e di mentalità. Per questo abbiamo voluto approfondire la conoscenza della svedese Big Image Systems che è da decenni un riferimento globale nell’ambito della stampa tessile per la comunicazione visiva. Come dicevamo, il mondo si divide in innovatori e follower; e già nell’arrivare alla sede di Big Image a Täby (alle porte di Stoccolma) ti rendi conto che avrai a che fare con un esemplare della prima categoria. Lasciato l’aeroporto e percorsi una quarantina di chilometri, ti aspetti di approdare alla solita anonima zona industriale, invece Google Maps ti porta nel cuore di un quartiere residenziale, sulla riva di un lago cristallino, di fronte a un gigantesco hangar per idrovolanti. Dopo numerosi traslochi e incrementi della capacità produttiva, nel 1998, Big Image ha infatti eletto a propria “casa” questo straordinario edificio, già sede del laboratorio di scenografie del Royal Dramatic Theatre di Stoccolma.
Gli inventori del soft signage
Ancora cinque o sei anni fa, la locuzione “soft signage” era appannaggio di pochi precursori di una comunicazione visiva in tessuto dai contorni poco definiti. Difficilmente, dunque, nel 1987 qualcuno l’avrebbe usata per definire le applicazioni realizzate da Werner Schäfer, fondatore di Big Image. Eppure proprio di questo si trattava: soft signage. Ma facciamo un passo alla volta. Al nostro arrivo in azienda ci accolgono Johanna Schäfer, figlia di Werner, e Andreas Skantze, una carriera iniziata come operatore di prestampa dell’azienda, che lo ha condotto a diventarne direttore commerciale e portavoce. «Werner si occupava di fotografia professionale, che all’inizio degli anni Ottanta era un mondo basato su film, tecniche reprografiche e processi chimici. I formati erano piccoli, si stampava su carta e le tecnologie impiegate erano analogiche», spiega Skantze. «Ebbene, Werner voleva qualcosa di opposto. Sognava immagini di grande formato, riprodotte su tessuto grazie a tecniche digitali. Ma a quei tempi non esistevano macchine adatte. Quindi ne ha inventata una». Oltre 35 anni dopo, l’intuizione di Schäfer si è trasformata in un florido mercato per decine di costruttori e centinaia di operatori. «In numerose occasioni, in diversi Paesi, ho raccontato che nel 1987 siamo stati i primi al mondo a fare stampa digitale di grande formato, e nessuno ha mai obiettato», precisa Skantze. La Big Image di oggi è un business da 12 milioni di euro, con un team di oltre 60 persone, due sedi produttive e rivenditori in Italia, Regno Unito, Francia e Stati Uniti.
Da Durst a Infinitus, per una stampa senza limiti di formato
Presso il sito produttivo di Täby sono installate sei stampanti di grande formato Durst – sia della serie Rho, con inchiostri UV curable, che Rhotex, con inchiostri a sublimazione. Tra queste anche una Rho 512R e una Rhotex 500 da 5 metri. Indipendentemente dalla tecnologia di stampa, tutte le macchine vengono usate solo su tessuto. Per la sublimazione l’azienda ha scelto calandre Monti Antonio. Un parco macchine imponente con cui l’azienda produce una media di mezzo milione di metri quadrati all’anno.
Ma non è la stampa il cuore dell’offerta di Big Image. «Il nostro valore è nella capacità di gestire l’intero processo. A partire dalle prime conversazioni con il cliente, durante le quali capiamo come usare la stampa digitale di grande formato per rispondere alle sue esigenze», spiega Skantze. Per sequire questo approccio, Big Image si avvale di propri esperti e di partner commerciali nei vari mercati in cui è presente. Avviato il dialogo col cliente, i product manager prendono in carico il progetto, creano la commessa attraverso una piattaforma web-based proprietaria, e commissionano la preparazione del file, che infine viene stampato. Qui inizia la fase più complessa, la specialità di Big Image, in cui risiede molta della proprietà intellettuale dell’azienda. «Quasi tutto ciò che stampiamo è soggetto alle variazioni dimensionali tipiche del tessuto, che possono variare in senso longitudinale, trasversale e talvolta anche diagonale, in presenza di immagini più chiare o più scure». Per ovviare a queste criticità, Big Image ha messo a punto particolari accorgimenti tecnici nei processi di post-stampa, come l’ottimizzazione e la compensazione automatica del taglio (effettuato con plotter piani Zünd G3), i cui parametri vengono impostati in base a informazioni conservate nel gestionale aziendale. Gli stessi accorgimenti vengono adottati per la cucitura. Tutti i tavoli di lavoro e le attrezzature accessorie sono poi dotate di ruote, così da poter creare, all’occorrenza lo spazio a terra necessario a confezionare stampe di ogni dimensione.
Il secondo sito produttivo di Big Image ha aperto i battenti nel 1995 a Potsdam, nei pressi di Berlino, ed è specializzato nella realizzazione di progetti speciali per l’industria teatrale e cinematografica. Qui sono installate le due stampanti progettate da Werner Schäfer insieme alla Technische Universität Berlin (università tecnica di Berlino) e denominate Infinitus. Ciascuna di esse ha una larghezza di stampa di 12 metri e può produrre immagini con una lunghezza massima di 50 metri in un pezzo unico (600 m² senza giunture). Infinitus utilizza inchiostri pigmentati a base acqua formulati e prodotti da Big Image. «Ci divertiamo molto. Ogni giorno è diverso dal precedente, e affrontiamo sfide incredibili per i nostri clienti. Ancora oggi, dopo 32 anni di stampa digitale su tessuto, continuiamo a dire sì ai progetti che non abbiamo idea di come realizzare», racconta Johanna Schäfer.
6.000 tessuti, frame, LED e invenzioni per progetti unici
Il reparto cucitura di Big Image opera su due turni, impiegando fino a 50 operatori. Qui l’azienda confeziona applicazioni rettangolari, circolari, tridimensionali, talvolta retroilluminate o apribili, associate o meno a un particolare frame o ad altri elementi strutturali. Per affrontare e risolvere qualsiasi sfida tecnica ed estetica, il team di Big Image ha testato oltre 6.000 tipologie di tessuto, centinaia di essi in poliestere, ma anche in cotone, nylon, fibre naturali e miste. «Non vogliamo aderire a uno standard. Dialogando con un cliente, non partiamo mai da un tipo di tessuto e da un prezzo. Parliamo piuttosto della sua “large format visual experience”, di come risolvere il suo problema selezionando immagini, tessuti, inchiostri, tecnologia di stampa etc.», spiega Skantze.
Big Image collabora con tre principali produttori di tessuti, fornendo loro indicazioni e specifiche per migliorare il prodotto. E ha messo a punto una particolare tipologia di bordino interamente in poliestere, che eguaglia le performance del silicone, ma risolve il problema del disaccoppiamento e dello smaltimento come rifiuto speciale. Da cinque anni, poi, l’azienda ha investito nello sviluppo di un sistema proprietario di profili in alluminio modulari. Tra le particolarità, un sistema che consente di riporre e spedire un intero pannello luminoso (compreso di profilo, stampa e sistema di illuminazione) in un semplice tubo. Innovazioni semplici ma geniali, che costituiscono solo una parte della proprietà intellettuale che distingue Big Image dalla concorrenza.
Competenze variegate e formazione continua, per un tailor-made estremo
I collaboratori di Big Image provengono da differenti settori artigianali. Arrivati in azienda, tutti ricevono una formazione specifica sulle tecniche e sui processi digitali. L’assenza di scuole dedicate, ha indotto Big Image a dialogare con università e istituti di arte, grafica, stampa e tecnologia. In azienda si alternano ogni anno decine di giovani per progetti di formazione e apprendistato, la maggior parte dei quali trova poi lavoro presso altri operatori del digitale. «Sponsorizziamo le scuole, le aiutiamo a sviluppare corsi che vanno dalla stampa digitale al fotoritocco. È così che troviamo i fuoriclasse che cerchiamo, ma anche un modo per avvicinare molte giovani leve al lavoro», spiega Johanna Schäfer. Negli anni sono stati più di 200 gli studenti coinvolti in attività formative sponsorizzate da Big Image.
Immaginazione, sostenibilità, clienti super-soddisfatti
La mission aziendale di Big Image si spinge ben oltre la fornitura di ottimi servizi di stampa digitale. «Nel breve termine sarebbe più facile vendere volumi di stampa. Ma ci chiediamo quanto sia sostenibile e quanto i clienti che acquistano volumi siano leali», spiega Skantze. «Di norma non lo sono. Per questo la nostra strategia è incentrata sulla creazione di soluzioni di alto valore per clienti motivati. È ciò che il padre di Johanna ha fatto fondando quest’azienda, e noi portiamo avanti questa tradizione». Dialogando con il team di Big Image capisci immediatamente che qui una conversazione basata sul prezzo non può esistere. Percepisci anzi che la normalità è fatta di visioni creative e orientamento alla soluzione. Per rendere sistematico questo approccio, Big Image ha inaugurato un dipartimento chiamato Big Lab, dove i clienti e i loro designer possono discutere le proprie esigenze, non parlando di prodotti ma di risposte creative a esigenze concrete, per il retail, gli eventi, le fiere. «Tutto dipende da noi. Non abbiamo mai pensato che questo mercato fosse troppo piccolo, o povero. Crediamo piuttosto che il limite del nostro successo risieda in noi, nella nostra immaginazione», osserva Skantze.
Forse ovvio, ma non meno importante, un valore chiave per Big Image è la sostenibilità. Che si declina anzitutto in impegni concreti e tangibili, come le certificazioni ISO 9001 e 14001, e la certificazione Carbon Neutral a livello Scope 3 per il calcolo e la compensazione di tutte le emissioni di CO₂. Ma anche nell’impegno a incentivare i propri clienti a stampare meno, in formati più grandi e con maggior valore aggiunto.
Infine quello che Big Image considera il valore più importante, ovvero la soddisfazione del cliente a livelli inimmaginabili. «La prima cosa cui pensiamo la mattina, e l’ultima prima di andare a letto, è rendere i nostri clienti più soddisfatti», conclude Skantze. «Anche quando lo sono già molto, noi proviamo a fare meglio. Per questo siamo sostenibili, creativi, promotori di una qualità estrema e di idee vincenti. Rendere i clienti incredibilmente soddisfatti è il nostro credo, il fine per cui ciascuno di noi lavora ogni giorno».
Oltre la stampa, c’è la “large format visual experience”
Nell’era dei social e degli slogan, molti non ci fanno neanche più caso, ma le parole hanno un peso. È quello che pensa Big Image Systems, che ai propri clienti ha scelto di non proporre un servizio di stampa di grande formato, ma di offrire un’esperienza. Andreas Skantze ci spiega cosa significa, al cospetto di una gigantesca riproduzione di un ritratto fotografico di Ingrid Bergman. «Ogni volta che metto cinque, dieci o venti persone di fronte a questa immagine, e chiedo a ciascuno quali sensazioni gli suscita, non ricevo mai la stessa risposta. Anzi, si aprono dibattiti e interazioni inaspettati. Significa che il gruppo nel suo insieme condivide un’esperienza collettiva e scrive una nuova storia per questa immagine. Una dinamica che sarebbe impossibile davanti a una piccola foto pubblicata su Instagram”. Per Big Image creare, riprodurre e mettere in opera immagini di dimensioni extra large, non significa limitarsi a ingigantire un file nato per un altro utilizzo, ma stimolare vaste platee di osservatori, fruitori (e consumatori) a incontrarsi, parlare, condividere. Non una tattica, ma una strategia frutto della profonda cultura dell’immagine di Big Image. Un approccio unico, che trasforma l’azienda da stampatore a generatore di esperienze veicolate attraverso la stampa.
Tessuto e stampa digitale portano la Cappella Sistina a Cinecittà
Big Image Systems vanta un’esperienza ineguagliabile, ma ci sono progetti che intimorirebbero anche l’esecutore più preparato. Nel 2009, la scenografa Paola Bizzarri contatta l’azienda svedese su raccomandazione del Teatro San Carlo di Napoli (di cui Big Image è fornitore abituale). La sfida, inaudita, è quella di riprodurre in dimensioni reali la Cappella Sistina per potervi ambientare le riprese del film “Habemus Papam", di Nanni Moretti. Non un fondale, ma l’intera cappella, lunga oltre 40 metri, larga quasi 14 e alta più di 20.
Partendo dalle misure esatte, da un volume illustrato e dalla scrupolosa analisi di dettagli, cromie e prospettive, Big Image mette in campo tutte le sue competenze, selezionando i tessuti più adatti alle pareti e alla volta, nonché utilizzando in combinazione le tecnologie di stampa Durst e Infinitus. Inoltre, per riprodurre i marmi policromi dei pavimenti l’azienda seleziona uno speciale materiale conosciuto come “showfloor”. Solo tre mesi dopo, Nanni Moretti e i suoi cardinali si riuniscono sull’iper-realistico set per girare.