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FASHION ISSUE
La moda comunica fenomeni globali
instant book
DIDALABS
FASHION ISSUE
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La moda comunica fenomeni globali
Fashion Issue si propone come campo di ricerca attivo sui fenomeni della moda e sulle sue evoluzioni e prospettive nella nostra società contemporanea. Questa collana analizza e prospetta una nuova idea di moda intesa come un “animale vivo” che si modifica e si trasforma in continuazione. La moda è provocazione e dissoluzione, status e statement. Parlare di moda non vuol dire parare di soli abiti, vuol dire parlare di società, storia, cultura, di scienze e tecnologia, di ambiente ed economia. Vuol dire vivere i tempi, e sfidare il cambiamento. Per questi ed altri motivi l’opera in questione trova una naturale alternanza tra riflessioni di carattere teorico-critico a progetti pragmatici sviluppati dagli studenti del Design Campus di Firenze. copertina Leonardo Giliberti La composizione in copertina ricorda il rigore con cui abiti e accessori vengono progettati e realizzati. Dietro la spettacolarità e il fascino di ogni guardaroba si cela un rigore progettuale ambizioso, che attraverso la composizione di superfici materiche offre volumi organici alla figura umana. Prima di accoglierci nelle forme che conosciamo, prima di stratificarsi nell’espressione della nostra identità, prima di diventare simboli della società e del tempo, i vestiti sono disegni che occupano lo spazio tridimensionale.
editing dei contributi Paolo Pupparo
progetto grafico
didacommunicationlab
Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze Susanna Cerri Federica Giulivo
didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze via della Mattonaia, 8 Firenze 50121 © 2021 ISBN 978-88-3338-158-9
Stampato su carta Fedrigoni Vellum e Symbol Freelife
Indice Introduzione Elisabetta Cianfanelli
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La moda che interpreta. Linguaggi sociali della cultura materiale Margherita Tufarelli
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Qual è il tuo fashion statement?l Maria Claudia Coppola
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Il fisciù come quadro pubblico Renato Stasi
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
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I progetti dei foulards
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Conclusioni e prospettive
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Introduzione Elisabetta Cianfanelli
Contrariamente a quanto si possa pensare, parlare di moda non vuol dire parlare di soli abiti. Moda, maniera, modus: riassumono tutti una “scelta” o, meglio, un meccanismo di scelte compiuto in base a criteri di gusto: è una pratica inequivocabilmente culturale. Moda è l’affermazione di linguaggi sociali plurali interpretati e cristallizzati in oggetti indossabili, espressioni del sé prossime alla fisicità del corpo: gli abiti. Abito, habeo, habitus: è un comportamento, una dichiarazione, un modo di fare, vivere e abitare il mondo, indossandolo. Parlare di moda è complesso, lo dimostra un’ampia letteratura che con grande sforzo ha cercato di definire un fenomeno che non ha confini. Mutevole, effimera, energica, la moda si nutre di azioni contraddittorie, antagoniste e simultanee: l’imitazione e la distinzione, che, come già spiegava Simmel, sintetizzano il bisogno di coesione degli individui e la moderna tensione all’affermazione individuale. Con la moda si è diversi, senza dissociarsi. Il paradosso della moda è presto svelato: la costante produzione di novità ricerca costantemente l’equilibrio e il cambiamento continuo muta di per sé in una costante. La contraddizione è congenita per un fenomeno tanto volatile, che
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Introduzione Elisabetta Cianfanelli
si impone e dilaga nel macro-cosmo multidimensionale della società, esprimendone tutte le sfaccettature: la moda intercetta le grandi trasformazioni e le restituisce sotto forma di abiti, quali media facili, veloci, ma efficaci nell’esprimere l’esprit du temps. Parlare di moda non vuol dire parlare di soli abiti, ma gli abiti costituiscono sicuramente un primo punto di contatto con una matrice di significati, a cui tutti possono partecipare, ma che nessuno può affermare. Roland Barthes lo racconta chiaramente: “gli abiti sono oggetti relativamente significanti, che entrano a far parte della moda nel momento in cui sono raccontati, se materializzati attraverso le immagini e le parole.” Ne consegue che l’abito stesso racchiuda valori molteplici in sé: è protezione, è intimità, è l’ornamento per farsi notare. Barthes però aggiunge: L’uomo si è vestito per esercitare la propria attività significante. Indossare un abito è un atto di significazione, dunque un atto profondamente sociale, istallato nel cuore stesso della dialettica della società.
La storia lo conferma: quanti simboli indossiamo? Dalla Giubba di Garibaldi, simbolo della rivoluzione, alla minigonna di Mary Quant, simbolo di ribellione: la moda partecipa da sempre all’e-
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spressione artistica, sociale e soprattutto politica, producendo veri e propri simboli che si consegnano alla storia di popoli e individui. Per questo l’assenza di moda corrisponde a un immobilismo sociale senza eguali. Per questo la presenza dinamica e sperimentale della moda corrisponde ad una società sana e resiliente. Dietro al fenomeno infatti, si schiude l’industria: uno spazio di lavoro complesso, che fa della moda una delle industrie più evolute, coniugando sapientemente la potenza di una macchina globale con la maestria di artigiani e couturier. L’innovazione sfida l’ortodossia, l’avanguardia rafforza la tradizione: la moda si racconta anche nel paradosso dei suoi pezzi, unici e seriali. Se parlare di moda vuol dire tutto questo, cosa vuol dire parlare di moda oggi? Oggi la frivolezza lascia il posto ad un pragmatismo ispirato, dove l’idea di sostenibilità risuona con il prendersi cura delle persone, della natura, degli oggetti. Tempi e relazioni si trasformano, aprendo per la moda scenari nuovi e stimolanti: il concetto di tempo si lega a quello della durata, che, come diceva Coco Chanel, si schiude infine in “qualità preziosa”. Valori e saperi artigianali si alleano con la dimensione digitale offerta dalla tecnologia, producendo nuovi linguaggi per interpretare la nuova società che verrà. Saremo presto i testimoni di una grande rinascita di innovazione, di una moda che non distrugge ciò che crea, ma germoglia da un mon-
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Introduzione Elisabetta Cianfanelli
do più consapevole e attento. Questa collana intende partecipare a questo cambiamento, interpretando la moda come l’espressione la più genuina di una società dinamica, libera, viva: una società che esprima le proprie certezze e fragilità, assensi e dissensi, culture e contro-culture. La moda è espressione, la moda è libertà. “Alla moda non ci si può sottrarre”, scrive Elena Esposito, poiché farlo vorrebbe dire vivere in una società che non conosca libertà. Regina della società, la moda è una forza inafferrabile, che si sovrappone alla morale e alla tradizione, alla virtù e alla devozione. La moda è provocazione e dissoluzione, status e statement. Parlare di moda non vuol dire parare di soli abiti, Vuol dire parlare di società, storia, cultura, di scienze e tecnologia, di ambiente ed economia. Vuol dire parlare di diritti e libertà dei popoli. Vuol dire vivere i tempi, e sfidare il cambiamento.
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La moda che interpreta. Linguaggi sociali della cultura materiale Margherita Tufarelli
Moda è un termine dal significato esteso che racchiude realtà sociali diffuse, complesse, talvolta anche contraddittorie e per questo oggetto di grande interesse per indagini sistematiche interdisciplinari che permettono di approfondire molteplici aspetti della vita sociale e dell’evoluzione della cultura materiale. La natura degli oggetti di moda è duplice: sono beni di consumo frutto del lavoro di un sistema industriale globale, ma anche il risultato di mutamenti culturali e sociali, di creatività, di riflessioni, di un progetto. Questa sfaccettata essenza accompagna gli studi sulla moda che di frequente adottano approcci transdisciplinari e multilivello, proprio perchè indagano un fenomeno che, configurandosi in un sistema transculturale, favorisce uno sguardo disciplinare articolato e mobile (Calefato, 2020). La moda infatti è sia una pratica culturale, che un prodotto simbolico; può essere relativa ai consumi ed alle identità personali, ma anche alle dinamiche produttive e distributive collettive
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La moda che interpreta. Linguaggi sociali della cultura materiale Margherita Tufarelli
(Kawamura, 2018). La moda dunque, così come è intesa nei Fashion Studies, si configura come un aggregato di oggetti, di manufatti materiali, prodotti da un contesto sociale e culturale, individuabili come attori attivi nelle dinamiche del mercato globale, dal momento che sono dotati di caratteri invisibili ed intangibili che risiedono nella loro manifestazione simbolica. Lo sviluppo dei Fashion Studies si radica in questa consapevolezza e muove i primi passi dagli studi sulla cultura materiale, convergendo in una varietà di campi disciplinari che indagano il rapporto tra corpo, identità e rappresentazione (Jenss, 2016), man mano contaminando gli studi etnografici relativi alle relazioni sociali. Con la crescita dell’industria poi, gli studi hanno iniziato ad interessarsi anche di processi progettuali, produttivi, organizzativi e di modelli comunicativi per il fashion system.
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La moda dunque è sia business, nella sua dimensione industriale e globalizzata, sia fonte autonoma di cultura che, ponendosi in un’area di intersezione tra abito, corpo e società, assume i caratteri di uno strumento di mediazione che contribuisce a definire le identità soggettive e collettive (Calanca, 2002). In quanto pratica culturale, lo studio delle modalità attraverso le quali la moda si manifesta risulta di grande importanza per comprendere le strutture sociali umane, i simboli culturali delle comunità, le attività, gli oggetti e i processi insiti nella produzione e nel consumo di cultura. Secondo questa prospettiva la moda non può essere interpretata separatamente dal contesto sociale che la genera. Si tratta di un fenomeno sociale onnicomprensivo, che, in quanto tale, sintetizza la condizione contemporanea rappresentando l’evidenza della cultura materiale e dei cambiamenti socio-culturali. Studiare la moda – e soprattutto progettarla – riguarda infatti l’interpretazione dei modi, dell’evoluzione della società e del gusto attraverso i quali la società si esmprime, comunica, organizza, racconta. La moda risulta essere una componente imprescindibile delle relazioni sociali umane proprio per la sua capacità di consentire l’espressione delle identità individuali e del ruolo che queste assumono in un a dimensione collettiva, per l’appunto sociale. Se infatti, per assurdo, la costruzione arbitraria di una manifestazione del sé – legata a chi si è, a ciò in cui si crede e anche alle dinamiche di comparazione dell’essere umano con i propri simili nell’ambiente sociale – non fosse un ele-
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mento rilevante, probabilmente la moda in tutte le sue sfaccettature non potrebbe esistere (Cannon, 1998). La moda si caratterizza di velocità e vive una sua propria relazione –stretta quanto contraddittoria – con concetto di il tempo: non ha uno sviluppo lineare, ma fortemente costellato di diacronie che la rendono sia specchio del contemporaneo, che bacino di suggerimenti per il futuro. Con i suoi specifici linguaggi, la moda è in grado di raccontare chi siamo stati e dove stiamo andando, quasi come un orologio rappresenta lo spirito del tempo, talvolta cambiandone la percezione. La moda è ciclica e quindi ritorna, ma in nuove vesti incorporando continue citazioni, vive contemporaneamente passato e futuro, e questo la porta a riproporre circolarmente vecchie forme in modi nuovi. La moda, infatti, è sempre in procinto di diventare qualcos’altro. Copiare, incollare, ispirarsi, citare, riprodurre e rimescolare sono termini che da sempre appartengono al vocabolario della moda che interviene nel processo continuo di creazione di nuova cultura con la sua capacità di mettere in atto realtà differenti attraverso processi contingenti di assemblaggio e riassemblaggio di corpi, tecnologie, materiali, valori, temporalità e significati (Harrison et al., 2016). Cultura e creatività dunque convivono in uno stesso ecosistema all’interno del quale il background culturale genera creatività e quest’ultima, a sua volta, genera nuova cultura. L’elemento creativo deriva dal substrato culturale da cui trae gli stimoli da ricombi-
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nare per poter intuire o immaginare nuove associazioni, nuove idee e nuovi processi. La moda da sempre reinterpreta le risorse che il mondo culturale offre, nutrendosi di contrazioni e dilatazioni temporali, ma anche di trasferimenti e sovrapposizioni, la moda inventa i suoi stessi linguaggi, proprio perché ha come presupposto un tempo che non esiste. Anna Maria Curcio, nella sua introduzione al saggio La Moda di George Simmel, infatti scrive: la diffusione della moda non sembra obbedire ad un principio chiaro [...]. La moda è allora legata ai valori dominanti in quel momento particolare, ma li trascende, li rende vaporosi e al tempo stesso li annulla. è la metafisica delle cose, è [...] il confine labile ed illusorio fra la realtà ed il desiderio di essere, la vita ed il sogno (Curcio, 2015).
Il fashion system contemporaneo è dunque il risultato di un impasto tra tutto ciò che rappresenta il passato dell’umanità, le rivoluzioni, le grandi conquiste della società, per le quali il racconto della moda raccoglie tutti gli stimoli e li rimette in gioco. Per usare le parole di Simmel “tutta la storia della società si svolge nella lotta, nel compromesso, nelle conciliazioni lentamente conquistate e rapidamente perdute” (Simmel, 1910), pertanto nel XXI secolo la moda è lo spazio di una cultura condivisa (Frisa, 2015) che si configura come un linguaggio, come uno dei tanti modi in cui si manifesta la fisionomia di un’epoca. Si tratta di un processo di continua traduzione degli stimoli culturali e sociali, che si collegano ed accorpano in diversi linguaggi, viven-
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La moda che interpreta. Linguaggi sociali della cultura materiale Margherita Tufarelli
ti e stratificati in forme interconnesse sul piano stilistico, estetico, etico (Calefato 2021). Lo scopo di questo volume è raccontare, tramite immagini, un’esperienza di progettazione della moda come linguaggio sociale, che dunque interpreta l’immaginario e la cultura visuale della società contemporanea. Il corpo vestito da questi foulard interpreta valori sociali, contiene le istanze del presente, esprime la storia recente dell’umanità.
Bibliografia Calanca, D. (2002). Storia sociale della moda. Pearson Italia Spa.
Frisa, M. L. (2015). Le forme della moda. Il mulino.
Calefato, P. (2020). La moda come traduzione culturale nel pianeta iperconnesso. ECHO, (2), 66-76.
Harrison, R., Bartolini, N., DeSilvey, C., Holtorf, C., Lyons, A., Macdonald, S., ... & Penrose, S. (2016). Heritage futures. Archaeology International, 19, 68-72.
Calefato, P. (2021). Fashion as Cultural Translation: Signs, Images, Narratives. Anthem Press. Cannon, A. (1998). The cultural and historical contexts of fashion. Consuming fashion: Adorning the transnational body, 23-38. Curcio, A.M. (2015) introduzione a La moda, Simmel, G, Mimesis.
Jenss, H. (2016). Fashion studies: research methods, sites and practices. Bloomsbury Publishing. Kawamura, Y. (2018). Fashion-ology: an introduction to fashion studies. Bloomsbury Publishing. Simmel, G. (2015). La moda. Mimesis. Prima edizione 1910
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Qual è il tuo fashion statement? Maria Claudia Coppola
Fenomeno effimero e caleidoscopico, inimitabile nella sua capacità di interpretazione e di sintesi delle istanze del contemporaneo, la moda è quella dimensione in cui si realizza il contatto tra immaginazione e realtà per soddisfare il bisogno di identità individuale all’interno di un contesto collettivo. In questo senso la moda, intesa quale testimone e forza catalizzatrice delle vicende e dei sentimenti umani, agisce come cassa di risonanza di tutti quegli ideali e quei valori che provengono direttamente dal tessuto sociale, restituendole in forme concrete di espressione del sé. Il profondo legame tra essere e apparire è uno dei temi fondanti della moda come linguaggio sociale che parla di identità. Dietro la scelta di indossare un determinato vestito ed abbinarlo a quello specifico accessorio si cela infatti un processo di abile costruzione della propria rappresentazione nel quotidiano. Ad animare questo forte impulso è il desiderio, un sentimento che si soddisfa nell’acquisto dell’uno o l’altro capo mentre ci immaginiamo e ci proiettiamo in un determinato contesto.
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Qual è il tuo fashion statement? Maria Claudia Coppola
Il piacere di aderire alla rappresentazione ideale del sé non è altro che l’accurata progettazione di una comunicazione, di un messaggio che dal nostro essere vogliamo far arrivare agli astanti. La metafora con cui il sociologo canadese Erving Goffman (1959) affianca il quotidiano al teatro riecheggia con grande forza nelle logiche della moda. Ogni individuo interpreta una parte nel grande gioco della vita, indossando abiti e accessori perchè materializzino quel preciso ruolo agli occhi di tutti. La moda rende efficace una comunicazione tanto potente quanto silenziosa, una comunicazione che non nasconde, ma, al contrario, rivela e veicola un messaggio accuratamente pensato per raggiungere tutti. Questa prospettiva permette di approcciare le dinamiche attraverso le quali la moda interagisce con il concetto di identità materiale, un’identità che si realizza in quella che può definirsi la “funzione sociale” dell’abbigliamento: in altre parole vestiti, scarpe, foulards e molto altro traducono in segni estetici le istanze culturali di un tempo. L’aisthesis, il regno dell’esperienza sensoriale, è la dimensione chiave per com-
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prendere come idee, credenze, usi e costumi, speranze e timori passino dal loro stato gassoso e turbinoso a quello liquido e mutevole di stoffe e ricami. Indossare oggetti di moda vale a dire selezionare simboli e mettere a punto codici con i quali esprimere una dichiarazione, un fashion statement, su di sé e sul mondo. La carica espressiva della moda e dei suoi infiniti oggetti permette di commentare la contemporaneità, fungendo al tempo stesso da lente straordinariamente potente con la quale leggere ed interpretare il presente, senza distogliere mai lo sguardo dal futuro. Dall’assenso conformista al dissenso ribelle, una minigonna o un paio di scarpe rosse partecipano con grande forza ad una quieta negoziazione tra le turbolenze del mondo interiore e le agitazioni del mondo esteriore. Questa tensione è pressoché inarrestabile, poichè attinge dalla dimensione più intima e intrinseca dell’homo communicans, quell’interpretazione dell’umano che lo vede l’unico soggetto in natura intento a produrre e utilizzare sistemi di simboli che, partendo dall’individuo, si riversano nella società, teatro di confronti e commenti. Lo studio della moda come comunicazione si presenta quasi sempre come una specie di inseguimento ad un oggetto mutevole, anfibio, al tempo stesso trasparente e opaco, ostinatamente sfuggente alle definizioni ma per questo baluardo della libertà espressiva. Le società sotto regimi totalitari raccontano una storia in cui l’omologazione del popolo è promossa anche attraverso l’imposizione dell’uniforme, verso la riduzione dei linguaggi estetici a pochi codici espli-
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Qual è il tuo fashion statement? Maria Claudia Coppola
citi e validi per tutti. La giacca maoista è uno dei simboli più potenti di questo appiattimento espressivo: la Rivoluzione culturale cinese promuoveva sobrietà e semplicità, conducendo ad un vestire utilitario e funzionalistico, scevro da qualsiasi ornamento ed orpello. Eppure episodi di personalizzazione del capo tramite l’applicazione di spille e patches aggiuntive - specialmente da parte delle donne - testimoniano come il desiderio di esprimere e raccontare se stessi attraverso l’abito fosse troppo forte per le regole di un regime che nega diritti e libertà. Lo stesso può dirsi per i popoli del blocco sovietico nella seconda metà dell’Ottocento, quando abiti e accessori ad uso domestico venivano personalizzati con motivi decorativi asciutti e astratti per affermare nella quiete del quotidiano che qualcosa da lì in avanti, a partire dall’identità nazionale dei grandi imperi, sarebbe andata presto in declino. In contrasto con regimi e strategie totalitarie volte a dominare il tempo e lo spazio per confermare il centro del potere, le “fashion tactics” delle grandi guerre furono il dispositivo di difesa dei deboli e degli oppressi, un dispositivo di performance che permetteva alle donne e alle minoranze di tutto il mondo di negoziare le imposizioni dall’alto con la propria visione e denuncia del mondo così come era. Queste “fashion tactics”, azioni che colpiscono di sottecchi lo status quo, raccontano come attraverso la moda, la regina del dinamismo, possa raccontarsi una società altrettanto dinamica, perchè fondamentalmente libera. Se l’abito è in grado di porsi quale dispositivo in grado di destabiliz-
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zare regole e gerarchie della rappresentazione sociale è grazie unicamente alla grande sfera di simboli e significazioni con i quali ricopriamo il nostro corpo (letteralmente “indossiamo”, nda) e ci presentiamo al mondo: attiviamo così un discorso su quanto ci accade intorno, sul futuro che vorremmo o sulle minacce che avvertiamo in prossimità. Il tema della negoziazione di significati si lega indissolubilmente al concetto di moda quale strumento comunicativo e di dibattito, in cui il corpo si fa diretto portavoce di un fashion statement. È infatti attraverso la negoziazione del significato tra mondi interni ed esterni e tra dimensioni individuali e collettive che la moda entra nella sfera pubblica, gioca con simboli e codici, interroga costumi e tradizioni, fino a irrompere nell’habitus dell’espressione pubblica. Lo spazio collettivo, il palcoscenico sociale, il teatro del quotidiano: tutti definiscono lo spazio dell’apparenza di simmeliana memoria, un luogo in cui si dispiega un gioco estetico che impatta, altera e trasforma percezioni e convinzioni nella vita di tutti i giorni. La moda, in un ciclo inesauribile di creazione e distruzione, ci permette di aprire infinite porte su narrazioni alternative dal respiro globale. Oggi la lotta alle diseguaglianze sociali ed economiche, la sensibilizzazione alla fluidità di genere, il riconoscimento delle politiche identitarie in funzione dell’appropriazione culturale e l’abbandono di una prospettiva coloniale globalizzante, trovano espressione in sottoculture che trovano nella costruzione di codici di abbigliamento un momento identitario che realizza al tempo stesso appartenenza e distin-
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zione. Le “fashion fictions” amplificano la voce dei gruppi lontani dal mainstream, una dimensione rigida e lenta che oggi più che mai fatica a comprendere le istanze di un futuro plurale e democratico. La moda comunica, aiuta l’homo communicans a soddisfare il suo bisogno di narrazione, gioco e trasmissione culturale, tra le cui righe non è difficile intercettare il cuore del messaggio, un commento, un consenso o un dissenso: la moda parla e fa parlare, rappresenta e ci fa rappresentare gli uni con gli altri, imprimendo nella storia il marchio di un’epoca e della sua testimonianza o denuncia sociale.
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Il fisciù come quadro pubblico Renato Stasi
Penso che il concetto di spazio in funzione anatomica, si concretizzi incredibilmente bene in questo oggetto. Il fisciù spesso appare come un “quadro”, viene indossato in una forma completamente diversa da quella che rappresenta. Ci si avvicina a questo, leggero, morbido, luminoso oggetto, incuriositi dalla storia che racconta, spesso racchiusa in una cornice, attraverso una curiosità visiva, che ci avvolgerà senza trasmettere l’incanto iniziale che ci ha affascinato. La composizione grafica che compone il foulard ha una sorta di grammatica formale, un assioma che tra composizioni di vuoti e di pieni, attraverso compensazioni, tratti, sequenze e colori, compone con rigorosa tecnica una spazialità mentale. Mi piace di pensare che la cornice sia concettualmente un contenitore e che il contenuto sia un pensiero, un sogno, un racconto, nelle sue varie forme. Il tema della ricerca indagata dagli studenti del corso si è avvicinato a quanto più si possa esprimere in una complessità di mutamento delle informazioni socio-culturali di questo inizio secolo: “Cosa succede nel mondo, quali sono gli avvenimenti, qualunque essi siano, che ti hanno colpito?”. Nella pluralità dell’informazione mediatica, nell’insieme delle culture degli studenti, nel tangibile e nell’intangibile, si sono co-
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Il fisciù come quadro pubblico Renato Stasi
struite, delle profonde riflessioni più che delle linee di sviluppo di queste interfacce formali create dalle figure. Da qui, nasce questo dialogo con un’arte fatta di imprimatur, circoscritta ad un artigianato di altissimo livello e ad una perfezione tramandata. Gli studenti hanno quindi elaborato le loro sensazioni e riflessioni nelle più svariate forme grafiche e rappresentative; il pretesto progettuale è stato quello di sviluppare, all’interno di questa visione tradizionale concetti sinottici che rappresentassero appunto il contemporaneo. Le tecniche definite per questo variopinto percorso vanno ad attingere a quella che è la tradizione della stampa serica a “retino”: la composizione delle immagini è stata quindi ragionata su i molteplici livelli di colore impiegati. È un lavoro dedicato alla tradizione reinterpretata in concetti compositivi. Lo sviluppo dei progetti è stato eseguito con supporto digitale, con forte e personale interpretazione del tema, parafrasando attraverso la tecnologia i densi colori, spalmandone le sfumature. In questo caso il fisciù ha preso la forma di quello spazio, nella nostra mente, che tra linguaggi evocativi fissa concetti e codici espressivi, che indossati, diventeranno oggetti identitari.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Nel corso di Prodotto Moda e Ingegnerizzazione (A.A. 2019/2020) è stato chiesto agli studenti di sviluppare il progetto grafico per un foulard a tema sociale. Un accessorio spesso estroso, capace di farsi notare con le sue fantasie e i suoi colori e assumere un’importanza centrale nell’abbigliamento di tutti i giorni. L’obiettivo era quindi sfruttare la visibilità di questo prodotto per raccontare ed “esporre” le problematiche della società contemporanea. Il primo passo è stato infatti ricercare quanto stesse accadendo di significativo nel mondo e individuare un tema da interpretare graficamente. Ad esempio in quel periodo una serie di grandi incendi aveva portato alla distruzione, in Australia, di almeno 85mila chilometri quadrati di foreste: l’ennesimo brutto colpo incassato dall’ambiente che amplificò la risonanza mediatica della corsa alla sostenibilità. Alcuni studenti hanno scelto quindi di occuparsi di questo tema nelle sue diverse sfaccettature, dall’inquinamento dei mari al disboscamento intensivo, lo scioglimento dei ghiacci, lo sfruttamento delle risorse. Non solo sostenibilità ma anche inclusione, parità di genere, diritto al lavoro e molto altro: temi sociali scelti in base alle esperienze personali, alla vicinanza di alcuni con certe dinamiche, alla provenienza geografica o anche solo alla sensibilità verso una specifica situazione.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
È stata brevemente presentata la storia del foulard come oggetto di moda e raffinatezza, mostrando gli esempi più virtuosi che il mercato ci offre, Gucci ed Hermes fra tutti. Sono poi stati forniti i dati e i vincoli del progetto, come ad esempio le misure standard, i materiali utilizzabili e le tecniche di stampa per prevedere quale sarebbe stata la resa effettiva dei colori. Iniziando a schizzare si è dovuto tenere conto sin da subito delle peculiarità del supporto che avrebbe ospitato la composizione grafica, e cioè del fatto che essendo quadrato offre potenzialmente simmetria in entrambe le dimensioni. A seconda quindi che si scelga di sfruttare o meno la simmetria si stava già progettando l’indossabilità del prodotto e la quantità di spazio utilizzabile per il disegno, minore nel caso di immagini speculari ripetute. Altro elemento su cui porre attenzione è stato il bordo che incornicia la composizione: apparentemente secondario si tratta invece del pezzo di tessuto maggiormente visibile quando si indossa un foulard annodato. Questa cornice rifinisce la composizione grafica come per qualsiasi quadro appeso ad una parete, non è certo rigida nel caso dei foulard ma allo stesso modo è in grado di connettere armoniosamente il contenuto con ciò che lo circonda.
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Attraverso le revisioni con i docenti del corso e l’impegno individuale, ogni studente ha lavorato fino ad ottenere un risultato strutturato dal punto di vista formale e coerente con il messaggio che voleva esprimere. Le tecniche utilizzate sono state opportunamente scelte per tradurre al meglio il tema affrontato: fotomontaggio, infografica, acquerello, grafica vettoriale, disegno a mano libera, fotografia. Ogni foulard è accompagnato da un breve testo didascalico che ne descrive le motivazioni e le intenzioni.
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I progetti dei foulards
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Equi libri sta
Dal diritto al voto alla legge sull’aborto. Dalla parità legale fra coniugi all’abolizione del delitto d’onore. Traguardi, lotte, coraggio, fatica, disprezzo, pericolo, rinuncia. La donna di oggi e di ieri, lontana dal potersi ritenere vincitrice è un’equilibrista allenata. Quasi sempre impegnata, compagna, figlia, madre, ragazza, adulta, bambina, lavoratrice affermata, lavoratrice sottostimata. Difficilmente libera. La donna combatte da sempre una guerra che genera bellezza. Contro la diversità, l’incomprensione, l’ignoranza.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Giulia Freschi
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Dalit l’intoccabile Nel nostro mondo ognuno nasce libero. Libero di amare, libero di viaggiare, libero di scegliere come vestirsi, libero di vivere la propria vita. Questo succede nel nostro mondo, in India è tutto diverso. Esistono ancora le caste, una calamità peggiore dell’odio razziale, peggiore di qualsiasi sfruttamento economico. Alla casta non c’è rimedio, perchè viene trasmessa per nascita, in un orribile e pazzesco gioco della roulette russa, applicato alla vita. I dalit, gli intoccabili, i fuori casta, vivono in un labirinto che gli è stato imposto, osservano l’appartenenza alle altre caste con impotenza e rassegnazione. Rimangono invisibili agli occhi del mondo. Nemmeno la loro ombra può essere calpestata. Ma qualcosa sta cambiando, odore forte di libertà e una via d’uscita si respira al centro del labirinto.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Elena Pucci
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Anniversario Repubblica Cinese
La cenere di grafite è molto formale e solenne nell’antica Cina, quindi viene usata come sfondo. Il giallo brillante rappresenta la nobiltà. All’interno del cerchio vi è la rappresentazione di un’ antica creatura che simboleggia la fortuna. Le quattro parole centrali sono scritte in calligrafia cinese e significano buon compleanno per il 70 anniversario.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Liu Yunxi
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Iden tità
Qual è la tua identità in un mondo fondato su dati statistici? I big data hanno cambiato la nostra quotidianità, prevedendo trend e comportamenti dei consumatori. I prodotti di oggi non sono più frutto della creatività, ma si basano sulla raccolta di dati statistici. Osservare, ascoltare, studiare, spiare. Le nostre scelte, le nostre preferenze, le nostre abitudini, diventano numeri. La nostra vita diventa standardizzata.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Valentina Nunziata
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Coppa del mondo
La coppa del mondo, dove le sinuose sagome degli atleti si amalgamano tra loro. I colori richiamano il logo dell’evento e rappresentano il mondo.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Liu Yi
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No Masking Act
La maschera antigas è l’elemento centrale che trae ispirazione dalla promulgazione del “No Masking Act” di Hong Kong. Il divieto del volto coperto durante le manifestazioni evidenziò un duro colpo alla libertà di espressione. La maschera antigas pone l’attenzione sulla guerra, sul tumulto, sui conflitti, cercando di proteggere chi la indossa.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Yang Xi
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Giochi Olimpici
Gli elementi della natura ritornano nei Giochi Olimpici traendo ispirazione dallo ukiyo-e, grande tradizione giapponese riconoscibile attraverso l’uso di certe tecniche ma soprattutto di certe tinte tenui. L’energia dell’essere umano si fonde con la potenza degli elementi, riconoscendo un connubio perfetto tra uomo e natura. L’acqua come elemento fondamentale si confonde con la simmetria delle nuotatrici.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
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Insieme per la pace
Nel 2020 il “Peace Summit Humanitarian Affairs Asia” ospiterà il secondo summit della pace sui leaders emergenti al centro conferenze delle Nazioni Unite di Bangkok, in Thailandia, dal 5 al 7 febbraio. La conferenza vedrà la partecipazione di 500 giovani leaders da diverse parti del mondo e si discuterà sulla comprensione e sui diversi punti di vista riguardo a questa materia di vitale importanza. Vogliamo incentivare i giovani leaders ad essere campioni di pace.
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Indossare un progetto sociale Leonardo Giliberti
Sanaz Babakhani
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Non sono proprietà della società La donna è proprietà di qualcuno o è una persona? Per anni ho incontrato tantissime donne insicure di loro stesse. In molti paesi del mondo la donna è ancora vista come proprietà di qualcuno. Un oggetto di proprietà non ha voce e non può cambiare le abitudini o le scelte. Un oggetto di proprietà può essere demolito e abbattuto e se si rompe può facilmente essere sostituito. Per le donne è stato così per moltissimo tempo. In questo progetto ho utilizzato una mia foto come rappresentazione di una donna nella società moderna. Ho utilizzato poi diversi filtri sulla stessa foto per far vedere come una donna possa provare a cambiarsi per essere accettata.
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Zhara Ghorbani
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Laba reda
Un disastro che è diventato uno degli argomenti più importanti al mondo. Questa collezione ha lo scopo di evidenziare l’incendio che si è verificato nella foresta amazzonica come un crimine politico, non un disastro naturale. I discorsi di odio e intolleranza da parte degli uomini in potenti posizioni politiche possono portare a massicce devastazioni della più grande foresta del pianeta, danneggiando direttamente tutti noi. L’Amazzonia come cuore del mondo è presa dalle fiamme e il tema di questo foulard rappresenta l’ambiguità estetica tra la struttura delle foglie e le vene prese dal fuoco, oltre a portare l’attenzione sull’irresponsabilità politica con il territorio amazzonico e sull’impatto che questa situazione sta causando in tutto il mondo. LABAREDA è una rete fatta di fuoco e di decisioni egoistiche che intrappolano la vita sotto di essa e la consumano fino a trasformarsi in polvere.
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Andressa Carrascoza
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Il volto della disumanità Il foulard, ispirato nella composizione grafica al Guernica di Picasso, è in linea con l’idea di indossare sul proprio corpo una vera e propria opera d’arte. Raffigura l’evento globale della caduta del Rana Plaza in Bangladesh. Il capo è realizzato facendo riferimento proprio agli stilemi del cubismo che si possono riscontrare nel Guernica di Picasso. Una serie di figure, rappresentanti i volti di alcune persone coinvolte nell’evento, vogliono raccontare tutta la drammaticità di quanto avvenuto; tratti deformati per accentuare espressivamente la brutalità dell’evento. L’assenza di colori vivaci e predominanti e la presenza di macchie color pastello vogliono enfatizzare la carica drammatica di quanto è rappresentato, rendendo graficamente più impattante il numero delle persone morte durante il crollo dell’edificio.
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Federica Marvulli
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La natura
Il design si ispira alla natura, agli insetti e ai fiori. Estetica minimalista in cui uomo e natura vivono in armonia. Gli insetti vegetali vivono insieme nello stesso spazio. Vogliono anche che le persone proteggano meglio la natura e si integrino nella natura.
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Chen Chen
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#MeToo
Il movimento Me Too (noto anche come #MeToo, con varie versioni in diverse lingue) è un movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne diffusosi in modo virale a partire dall’ottobre 2017 come hashtag usato sui social media per dimostrare la diffusione di violenza sessuale e molestia soprattutto sul posto di lavoro subita dalle donne. Ebbe inizio dopo le rivelazioni pubbliche di accuse di violenza sessuale contro Harvey Weinstein.L’espressione Me Too è stata usata per la prima volta in questo contesto da Tarana Burke nel 2006 ed è stata resa popolare da Alyssa Milano quando ha incoraggiato le donne a usarla su Twitter per “dare alle persone un’idea della grandezza del problema”. In pratica si invitavano gli utenti dei social network a raccontare la loro esperienza di molestia o violenza sul lavoro, accompagnando il racconto dall’hashtag #metoo.Alla fine della giornata era stata già rilanciata 200.000 volte e 500.000 volte dopo due giorni.
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Shabnam Rashvand
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Discrimina zione di genere
Il sessismo è un pregiudizio e una discriminazione basata sul sesso di una persona. Il sessismo può colpire chiunque. Sopratutto donne e ragazze. Solitamente è sempre stato legato alla stereotipizzazione dei ruoli e dei generi. Il sessismo estremo può generare abusi e violenze. Solitamente sono discriminazioni che hanno luogo sul posto di lavoro sotto forma di disuguaglianza. Può nascere da differenze culturali e sociali. La discriminazione fondata sul sesso è illegale in moltissimi paesi, tuttavia molti hanno leggi che danno diritti o privilegi maggiori a un genere piuttosto che ad un altro.
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Niloofar Dehghani
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Ti gri “Quando un uomo vuole uccidere una tigre, lo chiama sport; quando una tigre vuole uccidere lui, la chiama ferocia.” (George Bernard Shaw) La tigre è da sempre considerata un simbolo di forza, potere e coraggio: la regina dei predatori. Ciò nonostante, è una delle specie a rischio critico di estinzione. La principale causa è il bracconaggio, con vili finalità commerciali, tutt’altro che “sport”. La tigre del Caspio, quella di Giava e di Bali nel XX secolo si sono estinte. La tigre della Cina meridionale si considera sia con molta probabilità estinta. Le prossime all’estinzione sono la tigre di Sumatra, la malese e la siberiana. Nell’ultimo secolo siamo passati da 100.000 esemplari a un totale di 3.890; ci riusciremo a fermare prima di arrivare a zero?
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Vanessa Serafin
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Stop
Il mondo oggi si trova a fare i conti con una minaccia sempre più attuale: il fenomeno climatico. L’impatto che tale manifestazione ha sulla realtà registra un’intensità mai osservata nella storia dell’umanità: uragani, alluvioni, siccità, catastrofi di dimensioni eccezionali, estinzione di intere specie. Il clima spaventa; come potrebbe essere altrimenti. Ma il clima, all’evidenza, non è altro che l’effetto di un fattore ben preciso: il progresso tecnico-scientifico dal quale scaturisce l’industrializzazione e tutto ciò che ad essa segue. Ed il clima, come l’orso selvaggio aggredisce colui che s’insinua nel suo habitat alterando la sua quiete esistenziale, si scaglia contro la terra e con essa le specie umane e animali, punendola per ospitare tanta brutalità.
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Camilla Franchina
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Fu sio ne
Il mio progetto comunica la fusione tra mondi diversi e culture opposte, rappresentando attraverso ogni colore le etnie che si incontrano per dare vita all’umanità. Ciascun colore dipende dall’altro completandosi e apportando alla società un funzionamento integro.
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Adriana Ponce
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Omo follia
A chi ogni giorno lotta contro i pregiudizi di una società schiava dei cliché imposti. A chi vorrebbe urlare ma resta in silenzio. A chi crede che la forza dell’amore sia in grado di rompere il filo spinato di odio e ostilità. A chi si bacia di nascosto. L’amore sboccia tra persone, non tra sessi. Perché porsi limiti?
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Venusia Ragusa
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Luna pop LunaPop racconta una delle imprese più eccezionali di tutti i tempi: lo sbarco dell’uomo sulla Luna. Era il 20 luglio del 1969, periodo particolare in cui si era affermato il movimento artistico e culturale della Pop Art. Il foulard vuole così interpretare l’evento globale in questione attraverso un modo di comunicare tipico di tale movimento che scrive una storia disegnandola: il fumetto. La palette di colori dal gusto Pop crea un mix narrativo dinamico e coinvolgente, ma semplice e intuitivo.
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Ilaria Simionato
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Neo nato Questa guerra non rientra nell’immaginario di soldati o truppe che cercano di invadere e conquistare territori. La Guerra dei Dazi è una guerra fatta di paure. Ogni volta che è stata combattuta rinasce. L’America, tanto sostenitrice della globalizzazione, ha paura. Ha paura di essere surclassata da una nazione che è più brava a giocare al suo stesso gioco.
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Federico Del Guerra
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Natura e artificio
Natura e artificio si sovrappongono e si scontrano. L’uomo è sempre più proiettato al futuro, al consumismo e al progresso e ignora sempre di più il fatto che le sue azioni stiano danneggiando indelebilmente la natura che lo circonda. Questo foulard nasce dalla volontà di urlare a gran voce:” Fermiamoci!!! i nostri oceani stanno diventando trappole mortali.” Il progetto pone l’attenzione, in particolare, al problema dell’inquinamento da plastica nei mari e negli oceani e vuole sensibilizzare ad un utilizzo più consapevole e moderato.
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Gloria Montecchia
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Ghiac cio bol lente
Uno dei primi segnali di allarme che hanno fatto svegliare il mondo è stato quello dello scioglimento dei ghiacciai. “Le mezze stagioni non esistono più”, una frase che sentiamo ripetere spesso, molte volte non gli viene dato il giusto peso, ma perchè è così. Pensiamo che, non essendo vicino a noi, ciò che succede in Antartide non ci tange, ma non è così. Tantissime associazioni si sono e si stanno mobilitando per ridurre al minimo i danni che il riscaldamento climatico sta creando. Con la realizzazione di questo foulard ho voluto porre l’attenzione sui danni che stiamo creando, nella seta sono state riprodotte le crepe che si stanno creando nei ghiacciai, il colore rosso è stato scelto in rappresentanza del calore che “sgretola” la natura e quello che continuerà a distruggere e sciogliere se non facciamo al più presto qualcosa.
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Maria Veronica Cappelli
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Pezzo dopo pezzo
Pezzo dopo pezzo la nostra Terra assume una nuova geografia, i livelli dei mari si innalzano e poco a poco i nostri paesaggi mutano; e noi assistiamo quasi impotenti a questi cambiamenti e tutto ciò causerà migrazioni gigantesche. Spesso in nome del progresso siamo stati proprio noi uomini a trasformare il mondo in un luogo fetido e velenoso. Inquinando l’aria, l’acqua… e noi stessi, al punto che è legittimo domandarsi se, fra un centinaio d’anni, sarà ancora possibile vivere sulla terra. Credo che abbiamo il dovere di lottare per la vita sulla Terra e non solo a nostro beneficio perchè non c’è una causa più urgente, né più giusta, del proteggere il futuro della nostra specie e del nostro mondo. Avere la terra e non rovinarla è la più bella forma d’arte che si possa desiderare.
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Gianluca Gavelli
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The Conqueror Assenza di vita in scala di grigio, su chiazza rosso scarlatto di sangue versato. Per quanto intransigente sia già di per sè l’assordante gioco della natura, l’uomo lo ha accelerato. Il territorio ora è nostro e non c’è fiore che nasca. Ma le rane sanno qualcosa che ignoro, è già due anni che non le vedo più in campagna. L’artificio pende sulla natura, irrora l’aria di gas, prende e non da. Le strade sono recinti, le auto macigni, tutto veleno dove di notte c’è luce. O ti adegui o torni nei boschi, lasci o raddoppi, piccione o volpe. Da milioni a migliaia in 50 anni, il tasso di mortalità delle specie è 100 volte più alto che in passato. Interi habitat strappati al loro destino per coltivare, costruire, occupare con il nostro progresso. Gli equilibri si spezzano, e l’uomo per quanto forte fa parte del sistema. Bisogna riconquistare un armonia con la natura perchè gli animali vivano meglio e di più.
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Leonardo Giliberti
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Comu nica zione
In un mondo pieno di tecnologia e social networks, la comunicazione perde se stessa a causa di internet e più che mai la società vive isolata, ingannata dall’idea di vicinanza. Ora, ci allontaniamo da quello che era un tempo importante. Amici, famiglia e natura sono a pochi click da noi. Scambiamo un bacio con un like, una conversazione con un commento ed un abbraccio per un follow. Abbiamo perso l’atto di dare e di ricevere e la sensazione di essere energicamente connessi gli uni agli altri. Ispirati dalla più intensa forma di comunicazione mai esistita, questo progetto aiuta a portare indietro il desiderio, l’atto di condividere che abbiamo dimenticato, attraverso la figura umana grezza e i colori associati alle nostre radici e dall’intensità dell’azione che l’illustrazione rappresenta: l’inizio di un bacio
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Ana Raquel Duarte
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Red Spots
“Il giorno in cui il potere dell’amore supererà l’amore per il potere, il mondo potrà scoprire la pace”. Red Spots vuole denunciare il massacro che dal 2015 ad oggi viene perpetrato nel territorio yemenita, dove si scontrano gli interessi dei paesi occidentali i quali si rendono attori invisibili del conflitto. Milioni di bambini perdono la vita a causa dei bombardamenti sulla popolazione civile. Il foulard si compone di due temi principali: le decorazioni azzurre, simbolo di candidezza e pace, contrapposte agli schizzi rossi raffiguranti la strage che si sta consumando, creando così sia un contrasto cromatico che ideologico tra una dimensione libera, idilliaca e una di violenza e soprusi.
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Michele Mengana
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Bdifferent
La paura del “DIVERSO” è qualcosa di radicato nell’animo umano. Chi si differenzia dal gruppo sociale di maggioranza, chi si oppone o chi si posiziona sulla sponda opposta della riva del fiume, viene percepito dalla mente umana con disagio, imbarazzo e disprezzo; qualcosa da emarginare, tenere lontano o nella peggiore delle ipotesi da eliminare. Non si riesce a pensare all’opposto come all’interessante alternativa, come per un mazzo di fiori tra loro differenti si riesce a percepire ed apprezzare il profumo ed il colore di ogni singolo fiore che lo compone. Dopotutto sono proprio le differenze a renderci unici, e come diceva Pablo Picasso “non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”.
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Viola Trovatelli
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Car ne vale
Il carnevale rappresenta il mistero. Le persone possono celarsi dietro a una maschera, nascondendo il loro vero io. Dietro a una maschera ognuno di noi può essere chiunque, anche un potente faraone dell’antico Egitto.
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Lili Xiao
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Anti war
La colomba si destreggia tra rami d’ulivo per contrastare la guerra. Gli esseri umani chiedono la pace, ma muoiono uccisi dalle sofferenze inflitte da un mondo che non fa sconti a nessuno.
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Cheng Nankai
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Earth Hour
Earth Hour, quando tutto il mondo si riunisce in una condivisione estrema. Quando tutto il mondo spenge la luce artificiale per una sola ora del giorno. Mostriamo il nostro sostegno e l’attenzione verso la necessità urgente di intervenire sui cambiamenti climatici.
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Son Xinxin
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Fem mini cidio
Il femminicidio è un fenomeno preoccupante, tutt’altro che sradicato anche nelle società più moderne ed emancipate. Sono coinvolte donne di ogni età, vittime di violenze di ogni genere scatenate da motivi anche futili. Nessun arma dovrebbe mai colpire una donna, nessun cappio dovrebbe mai stringere il collo di una donna, nessuna goccia di sangue dovrebbe mai essere versata. Una donna deve essere libera, non deve mai sentire la sua vita in bilico come su un tacco che mai potrà sorreggere il peso delle nefandezze commesse dagli uomini nei suoi confronti.
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Letizia Zecca
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CiTea
La cultura del tè simboleggia la condivisione e l’armonia che non è in conflitto con la cultura tradizionale di altri paesi. Quindi, non solo in Cina, Giappone, ma anche in Europa, Italia, Francia, Germania, Stati Uniti e altri paesi, si può percepire la sensazione di vitalità trasmessa dalla cultura del tè. I due foulard in seta hanno bordi verdi e neri, che rappresentano rispettivamente la tutela dell’ambiente e la moda. Usare fiori e piante come modelli per illustrare le caratteristiche ecologiche verdi della cultura del tè. Le figure della pittura cinese al centro del foulard di seta trasmettono l’ambientalismo dell’estetica ecologica orientale e l’importanza della “natura”. Allo stesso tempo, la composizione uniformemente bilanciata del foulard in seta può anche dare alle persone un senso di serenità e godere della naturale freschezza.
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Xuanqi Lin
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Conclusioni
La sensibilizzazione è un processo che si rinnova continuamente: cerca sempre nuove strade per mostrarsi laddove la memoria corta e l’indifferenza ci fanno voltare dall’altra parte. In questo progetto si è cercato di unire la necessità di un messaggio di essere visto, all’attrazione visiva che produce un oggetto di fascino come il foulard. Sfruttare le fantasie, i colori e l’estro di questo accessorio, per attirare l’attenzione su temi importanti per il benessere collettivo, individuale e del pianeta. La quantità di temi trattati e la varietà dei risultati grafici ottenuti testimoniano come un accessorio possa farsi carico dell’attualità, pur mantenendo una certa valenza estetica. Un equilibrio progettuale sottile, difficile da raggiungere, se il racconto di catastrofi e violenza deve risultare esteticamente accattivante: il rischio è di mettere in buona luce l’argomento che si denuncia. Ma se alla prima impressione di meraviglia segue una lettura più attenta e approfondita della composizione grafica, allora la sensazione percepita, da coloro che guarderanno uno di questi foulard indossati, è simile a quella dei pesci attirati da un’esca succulenta che una volta mangiata però, rivela un amo adunco che difficilmente si dimentica.
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Indossare un messaggio significa esserne consapevoli, sposarne la causa e amplificarne la voce. Così l’uomo si offre come supporto, veicolo di sensibilizzazione e memoria: nella vanità di un vezzo la gravità dei soprusi.
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didapress Dipartimento di Architettura Università degli Studi di Firenze 2021
Fashion Issue si propone come campo di ricerca attivo sui fenomeni della moda e sulle sue evoluzioni e prospettive nella nostra società contemporanea. Questa collana analizza e prospetta una nuova idea di moda intesa come un “animale vivo” che si modifica e si trasforma in continuazione. La moda è provocazione e dissoluzione, status e statement. Parlare di moda non vuol dire parare di soli abiti, vuol dire parlare di società, storia, cultura, di scienze e tecnologia, di ambiente ed economia. Vuol dire vivere i tempi, e sfidare il cambiamento. Per questi ed altri motivi l’opera in questione trova una naturale alternanza tra riflessioni di carattere teorico-critico a progetti pragmatici sviluppati dagli studenti del Design Campus di Firenze.