Giardini Storici. Esperienza, ricerca, prospettive a 40 anni dalle Carte di Firenze | vol. 1

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facciava proprio sui rumorosi opifici. Per risolvere questo e altri inconvenienti che condizionavano la reggia, l’architetto di origine toscana Antonio Niccolini provò a più riprese a proporre ai sovrani napoleonidi prima, e borbonici poi, un grandioso progetto – noto alla storiografia come il cosiddetto «Progetto Grande», già oggetto di approfonditi studi5 – incentrato sulla realizzazione di una grande place royale a oriente del Palazzo Reale ma anche sulla demolizione dell’Arsenale, per far posto a un ampio giardino con promenade terminale affacciata sul mare, dove collocare persino una ricostruzione del Castel Nuovo demolito dal suo originario sito. Evoluto in quattro versioni tra il 1810 e il 1848, il progetto manteneva per il disegno del verde alcuni punti fermi, coerenti con la tendenza del giardino napoletano di primo Ottocento, in cui convivevano retaggi neoclassici con aperture verso il gusto romantico6. Quest’ultimo – mutuato in parte dalla tradizione britannica del landscape gardening, giunta tardivamente nel regno di Napoli e fino ad allora limitata al solo caso del giardino inglese della reggia di Caserta – iniziava a diffondersi grazie alla diffusione della manualistica francese sulla pittura di paesaggio, a cominciare dall’opera di Pierre-Henri de Valenciennes,7 ma anche alla trattatistica napoletana, se si pensa a un testo come L’arte di ordinare i giardini di Vincenzo Marulli8. Nella prima versione del progetto, datata al tempo di Gioacchino Murat e più precisamente al 1810-12, questo duplice carattere è rappresentato da un vialone centrale raccordato con una nuova grande scalea aperta di collegamento con il Palazzo Reale e dalla presenza di due aree verdi laterali, dove Niccolini adotta tutti gli stilemi del giardino romantico: andamento sinuoso dei viali, presenza di piccole architetture lungo i percorsi e un esteso laghetto di forma irregolare, ottenuto dalla riconfigurazione dello specchio d’acqua della darsena (Fig. 1). Si tratta, in sostanza, di uno dei primi progetti di questo tipo di giardini a Napoli, che soltanto qualche anno più tardi, grazie alle esperienze dei fratelli Luigi e Stefano Gasse e del giardiniere Federico Dehnhardt, si sarebbero più concretamente diffusi, in una accezione spesso identificata dalla storiografia come «anglo-cinese»9. Rimasta sulla carta questa prima proposta, Niccolini provò a rielaborarla negli anni della restaurazione borbonica, offrendo ai sovrani tre ulteriori versioni del progetto, a partire da una prima, databile al 1815-16, che risultava quasi identica per il giardino, salvo la presenza di un isolotto verde nel laghetto, ma si differenziava dalla precedente per l’ipotesi di ricostruire Castel Nuovo su pianta pentagonale in posizione scenografica al termine della darsena10. Nelle due successive proposte, entrambe riferibili al 1846-48, l’architetto avrebbe esteso e variato il progetto in chiave edificatoria, immaginando un ampio e denso tessuto edilizio destinato a residenze borghesi a est della prevista place royale e confermando in ogni caso l’arbitraria ricostruzione di Castel Nuovo su pianta pentagonale o esagonale. Il giardino da realizzare al posto dell’Arsenale sarebbe tuttavia rimasto, con una leggera variante rispetto al primo progetto nella posizione del grande vialone centrale e nella presenza di un ulteriore viale rettilineo ad est, ma, soprattutto, con la rinuncia alla conversione dello specchio d’acqua della darsena in laghetto. Ne sarebbe conseguita una riconfigurazione della promenade litoranea, che avrebbe costeggiato in rettilineo la darsena per poi raccordarsi al percorso sinuoso sul mare già concepito nella prima proposta del 1810-1211. Benché irrealizzato, il «Progetto Grande» di Niccolini manterrà una consistente longue durée fino alla concreta realizzazione del giardino del Molosiglio nel 1930, per quanto in forme ben diverse

Fig. 1 Antonio Niccolini, prima stesura del «Progetto Grande», disegno acquarellato, circa 181012, (Napoli, Museo di San Martino, fondo Niccolini, inv. 7455). Fig. 2 Mario Monticelli, L’Arsenale di Marina in Napoli e l’utilizzazione commerciale e civica del Porto militare e delle sue adiacenze, Napoli, Cooperativa Tipografica 1914, veduta prospettica del progetto. Fig. 3 Camillo Guerra, Carlo Laneri, Progetto della strada elevata attorno al Palazzo Reale e della nuova via Litoranea, 1925 (da R. Amirante et alii, Il Porto, Napoli, Electa Napoli 1993). Fig. 4 Dante Bucci, Eugenio Bucci, Progetto Bucci. Relativo alla utilizzazione del Porto Militare e del R. Arsenale di Marina di Napoli, Napoli, Società Industrie Editoriali Meridionali 1924, planimetria generale.

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