Fig. 1 Rocco Lentini, La Cuba, ricostruzione ideale, 1921 (Soprintendenza ai BB.CC. AA. di Palermo).
A partire dal sec. XIX, con i restauri dei monumenti, la ricerca del mito normanno si manterrà viva6, sino all’attuale dibattito sull’opportunità del ripristino di quell’immagine nella quale architettura, vegetazione e acqua partecipano alla vita di questi luoghi. I giardini che avevano narrato l’epopea normanna, trasformati dal sec. XVI in quella pianura identificata come la Conca D’oro, con lo scoppio dell’ultima guerra mondiale subiranno nuove trasformazioni7. Le parti in cui insistevano le tracce delle architetture normanne, si confronteranno con l’espansione urbana del Sacco di Palermo8 e con l’incremento demografico determinato dal miracolo economico. I corsi d’acqua saranno incanalati e molti qanāt che attraversavano i giardini saranno distrutti dalle costruzioni in cemento armato. Nonostante i mutamenti, si può ancora sostenere che le tracce di quella che è stata la vita dei giardini normanni in questi luoghi sono oggi ancora riconoscibili e, ricordando la Carta di Firenze 1981 all’Art. 1, identificano in questo paesaggio complesso la: «composizione architettonica e vegetale che dal punto di vista storico o artistico presenta un interesse pubblico». Quando nel 2015 l’Unesco ha riconosciuto Patrimonio dell’Umanità Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale, ha compreso non il valore dei singoli monumenti normanni, ma il sistema di valori che connette fabbriche e spazi esterni, facendo emergere l’importanza di queste relazioni9. Di quello che furono i giardini normanni a Palermo, restano oggi molti ettari nella zona di Ciaculli, nel palazzo di Maredolce e parti di agro attorno ad altri monumenti, documenti di valore storico-culturale con caratteri rappresentativi di un fenomeno articolato. I primi grandi cambiamenti si registrano tra Otto e Novecento, un periodo in cui in tutta Europa si portano a temine operazioni di liberazione e ricostruzione:: a Palermo i restauri celebreranno l’immagine dei viaggiatori e degli studi sul Medioevo, restituendo questo patrimonio secondo un’iconografia che lo colloca nel mito normanno. Uno dei restauri nel quale si dà ampio spazio al tema del giardino è quello del complesso di S. Giovanni degli Eremiti. Un intervento di G. Patricolo della fine del sec. XIX, in cui si operano le liberazioni delle strutture architettoniche attribuite al perio-
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