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Francesco Di Giorgio

Le motivazioni ad apprendere

Motivazione intrinseca e motivazione estrinseca

di FRANCESCODIGIORGIO, foto P. MARSON

Il giovane canarino della razza “canterina” è sollecitato da motivazione “intrinseca” per entrare in rapporto e interagire con l’ambiente. Questa motivazione gli offre non tanto il “possesso” di un numero sempre più dilatato d’informazione, quanto la capacità di dare organizzazione al pensiero e alle condotte. Il giovane alato vuole conoscere, anche senza che l’ambiente intenzionalmente lo stimoli all’atto conoscitivo. È una manifestazione di rilevante significato in educazione e si propone come manifestazione del bisogno di essere e di realizzarsi nel tessuto delle istanze di esplorazione e di controllo dell’ambiente tramite l’esplicitazione di competenze specifiche. Perciò va sottolineato che avvalersi nell’ambiente educativo della motivazione intrinseca che attiva l’allievo in un continuo processo di superamento di sé, costituisce un valido incentivo nei riguardi delle finalità educative che la scuola si ripromette di conseguire. Perché si parla di “motivazione intrinseca” e non semplicemente di “motivazione”, quale fattore di atti-

È “estrinseca” la motivazione che sollecita gli allievi all’impegno di studio in relazione a un premio L’utilizzazione errata di motivatori estrinseci concorrerebbe a provocare un artificioso inaridimento

vazione e direzionamento del comportamento? Si sa bene che ciò è in funzione della distinzione da opere nei confronti di quella che viene detta appunto “motivazione estrinseca”. Esemplificando relativamente alle condizioni scolastiche, è “estrinseca” la motivazione che sollecita gli allievi all’impegno di studio in relazione a un premio, quale una breve immissione in voliera, la leccornia di qualche semino di canapa o avena, una maggiore igienizzazione dell’ambiente. In definitiva, è estrinseca la motivazione che spinge il soggetto ad attivarsi in questa o quella direzione per ottenere qualcosa (riconoscimenti, premi, coccole) che ha ben poco a che fare con la natura dell’attività medesima. Ci si deve chiedere se la “mo tivazione estrinseca” sia da considerare poco congruente con le pro spettive educative che in ten dono valorizzare l’autonomia del discente. Sarebbe azzardato proferire una condanna inappellabile. Anche perché non pochi momenti della vita scolastica si sorreggono appunto su quegli incentivi estrinseci. È certo che i “motivatori estrinseci” (stimoli e incentivi) implicano potenziali pericoli didattici dei quali il gestore della scuola di canto deve tener conto. Ove l’attività si sorregga esclusivamente su tali motivazioni, si può correre il rischio di manipolare il percorso formativo degli allievi, avallando oltretutto in essi la convinzione che l’impegno di studio abbia a essere considerato solo un modo per conseguire altri fini (la benevolenza del canaricoltore, un buon accudimento da parte di lui, un elevato livello di prestigio nella comunità parentale e di vicinato). Il che entra in rotta di collisione con quella nativa “voglia di conoscere” che attinge forza motivazionale nelle istanze di crescita e realizzazioni individuali. Indubbiamente la condizione didattica va impostata in termini diversi. Può essere accettato che la scuola utilizzi strategie varie e riconoscimenti del profitto manifestato da ogni soggetto in formazione; tuttavia si deve fare attenzione che i condiscepoli non commisurino i loro sforzi di apprendimento al conseguimento di quegli orpelli e di quei riconoscimenti. Perché ciò non accada, si dovrà avere l’accortezza di utilizzare i motivatori estrinseci in funzione dell’avvaloramento della “tensione di conoscere”, appunto della motivazione intrinseca. Come dire che progetti fattibili e positivi riconoscimenti debbono essere utilizzati per incentivare le risorse endogene dell’atteggiamento conoscitivo e auto realizzativo del fornitore del servizio scolastico. Un semplice esempio: dare un premio per un’attività che suscita interesse fin dall’inizio produce uno spostamento da una motivazione intrinseca a una motivazione estrinseca. In sostanza, l’utilizzazione errata di motivatori estrinseci concorrerebbe a provocare un artificioso inaridimento di qualità canore tese a sbocciare nella giovane creatura alata.

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