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Umberto Zingoni
Specie e razza (2ª parte)
di U. ZINGONI (ITALIA ORNITOLOGICA in più parti annate 1986-1987)
La formazione dei gruppi sistematici
Come detto sopra, la evoluzione è il risultato di mutazioni e della successiva selezione naturale sui nuovi caratteri da esse causati. Ci limitiamo a concretizzare il concetto sugli Uccelli. Da alcuni Rettili primitivi, qualcosa come duecento milioni di anni fa e più, hanno cominciato a formarsi animali nei quali le squame avevano tendenza a trasformarsi in penne, nei quali si affermavano i meccanismi della termoregolazione e così via, finché ad un certo momento, dopo qualche milione di anni, una certa popolazione di Rettili era scomparsa e al suo posto se ne era formata una di animali pennuti che adesso noi, con qualche riserva, ascriveremmo alla Classe degli Uccelli. I resti fossili delle forme intermedie di questi animali si contano sulle dita di una mano, ma sono inequivocabili, ed oggi nessuno metterebbe in dubbio l’origine degli Uccelli (e dei Mammiferi) da certe forme di Rettili (naturalmente oggi estinti). È ragionevole pensare che a quei tempi le differenze nell’ambito di questi primi pennuti di recente origine rettiliana fossero assai modeste, talché, al limite, si potrebbe pensare che tutti potessero incrociarsi fra loro dando prole più o meno feconda. Perciò un ipotetico studioso di Sistematica di quei tempi non avrebbe certo parlato di Classe, o di Ordine, o Famiglia di Uccelli, ma solo di Specie o tutt’alpiù di Genere di animali ormai più Uccelli che Rettili. La figura 4 ci ha già mostrato uno di questi animali, disegnato sulla base dei vari reperti fossili finora scoperti. Orbene, col passar del tempo, le successive continue mutazioni hanno fatto aumentare sempre più la variabilità di questa primitiva popolazione di Uccelli, talché quelli più adatti ad un certo ambiente hanno cominciato a vivere e riprodursi separatamente da quelli che, per essere più adatti a vivere in un altro ambiente, avevano occupato, si direbbe oggi, una differente nicchia ecologica. Questo fattore di isolamento ha favorito il fatto che nel prosieguo di tempo queste due popolazioni di animali hanno finito per non avere più contatti fra loro, accumulando differenze così cospicue del loro corredo cromosomico, che, tutt’al più, dall’incrocio fortuito fra individui appartenenti a queste due diverse popolazioni potevano nascere figli infecondi, il che precludeva ogni ulteriore mescolamento e stabiliva che, secondo i criteri sopra esposti, quelle due popolazioni spettavano ormai definitivamente a Specie diverse di uno stesso Genere. Le successive trasformazioni evolutive, differenziando ulteriormente queste due popolazioni, hanno fatto sì che gli individui delle due popolazioni, anche incontrandosi, non fossero più attratti sessualmente fra loro o che, nel caso di qualche raro accoppiamento, non procreassero più figli. Cosicché a questo punto si poteva gìà parlare di Generi diversi. Successivamente, sempre con questi stessi meccanismi che sono alla base della evoluzione (mutazioni-selezione naturale-isolamento) l’accumulo di ulteriori differenze anatomiche e comportamentali (il corteggiamento, per esempio) ha fatto sì che le differenze di Specie diventassero poi differenze di Famiglia e, infine, di Ordine. Non stiamo qui ad elencare esempi, poiché ogni libro che tratti di evoluzione ne riporta in abbondanza, a cominciare dai ben noti Fringuelli di Darwin, ma di due casi vogliamo parlare più dettagliatamente: del Canarino e del Ciuffolotto.
Le Specie attuali
Il Canarino e il Verzellino sono Specie fra loro differenti? Oggi si propende per ammettere che sia così, ma un tempo vi furono non poche incertezze. Sta di fatto che non tutti i figli nati dal loro incrocio sono fertili (specialmente le femmine) ed allora coloro che davano più peso alla fertilità dei figli ammettevano solo differenze di Sottospecie (Razza, Varietà), mentre coloro che davano più peso alla sterilità dei figli ammettevano differenze di Specie (sull’identità del Genere non ci sono naturalmente dubbi). Il lettore ha forse già capito la causa di queste incertezze. Verzellino e Ca-
narino qualche centinaio di migliaia di anni fa costituivano una popolazione unica afro-europea formata da individui con un certo grado di eterogeneità (variabilità). Il confinamento (isolamento) negli arcipelaghi delle Canarie ha ulteriormente differenziato la popolazione ivi racchiusa da quella che occupa attualmente tutta l’Europa e, in tal modo, si sono differenziate due Specie che oggi non sono ancora del tutto distinte, ma che lo erano ancor meno in passato e lo saranno ancor più in futuro quando nessun ibrido fecondo nascerà più dal loro incrocio.
Fra i tanti casi analoghi ci viene a mente quello del Cammello (Camelus bactrianus) e del Dromedario (Camelus dromedarius) dai più considerati come Specie differenti, da altri solo Razze differenti. Come è noto, il primo vive attualmente in Asia, l’altro in Africa, ma vi è una vasta zona di promiscuità (sovrapposizione) nella quale le differenze sono meno evidenti. Sta di fatto che in entrambe queste due Specie (?) vi sono Razze vere e proprie, alcune molto pesanti e lente adatte per particolari impieghi e altre leggere e veloci adatte per altri impieghi. Ebbene, la somma delle differenze fra Dromedari leggeri e Cammelli leggeri è assai inferiore a quella fra Dromedari leggeri e Cammelli pesanti e viceversa ed anche queste differenze influiscono sulla interfecondità complicando non poco la faccenda. In altre parole, incrociando Dromedario leg-
Figura 8
gero con Cammello leggero vi sono più probabilità di avere figli che non incrociando il tipo leggero dell’uno con il tipo pesante dell’altro. Analogo discorso vale per i 4 rappresentanti sudamericani della stessa Famiglia (o Sottordine?): Lama, Alpaca, Guanaco, Vigogna. Come abbiamo già anticipato, un altro esempio molto significativo ci è offerto dal Ciuffolotto (Pyrrhula p.), Specie formata attualmente da due popolazioni abbastanza diversificate fra loro per mole e brillantezza di colori. I soggetti che vivono nel Nord Europa sono più grossi e di colore più brillante di quelli dei Sud Europa, Italia compresa. Si può dire che queste due Sottospecie (Razze) hanno iniziato da poco il loro differenziamento, talché, fra qualche migliaio di anni si ritroveranno pari pari nelle condizioni nelle quali si trovano attualmente Canarino e Verzellino, finché anch’esse in un futuro ancora più lontano diventeranno Specie differenti, come già è successo con tutta probabilità nel caso del Fringuello e della Peppola, di alcuni Zigoli, dei Passeri e di tante altre Specie estremamente simili fra loro, ma che, incrociandosi, danno tutt’al più figli infecondi. Non ci sentiamo adesso di escludere un esempio che ci sembra estremamente interessante, soprattutto per la popolarità dei protagonisti: l’Asino e il Cavallo. È ben nota l’appartenenza di questi due animali a Specie differenti di uno stesso Genere, poiché da sempre si è detto che entrambi i loro incroci danno regolarmente prole, ma infeconda, sia fra sé che con i genitori. Ciò è tanto vero che nei libri questo esempio è il primo ad essere citato quando si parla dell’argomento “ibridi-meticci”. Invece vi sono esempi documentati di incroci fra mula e Cavallo e fra mula ed Asino, che sono risultati fecondi ed anzi pare che l’incrocio mula-Cavallo dia R1 fertili con molta frequenza. L’unico esempio di sterilità accertata è quella del mulo maschio, per l’arresto della spermatogenesi alla fase di spermatocita primario. Uno dei primi casi resi noti dalla letteratura scientifica (A.H. Groth: A fertile mare mule - J. Hered., 9, 413, 1928) è quello di una mula di nome “Old Beck” del tipo che si usava nel Texas per i lavori nelle piantagioni di cotone. Questa mula, coperta da un Asino, dette una puledra mula con tutte le caratteristiche del mulo, coperta successivamente da un Cavallo partorì un puledro del tutto simile al padre, salvo un orecchio piegato. A tre anni questo Cavallo con partner Cavalla generò un puledro Cavallo (vedi fig. 8). Su questo argomento il Borgioli (E. Borgioli, Genetica e miglioramento degli animali domestici, Edagricole, Bologna, 1969) afferma che i soggetti nati da mula per Cavallo generano R1 fertili quasi al 100%, mentre i soggetti nati da mula per Asino danno R1 sterili simili al mulo. Le ipotesi aiutano a comprendere la realtà. La spiegazione che si dà di questi fatti è la seguente (la fig. 9 serve a ricordare scientificamente gli eventi che si verificano negli Uccelli durante la gametogenesi; l’unica differenza con i Mammiferi è che in questi il sesso eterozigotico è il maschio anziché la femmina). Durante la ovogenesi l’ovocita espelle un globulo polare che si porta via con sé metà del patrimonio genetico di provenienza paterna e materna (fig. 9). Le leggi del caso prevedono che nell’ovocita secondario possa rimanere esattamente metà del corredo materno o paterno, oppure (caso assai più probabile) un maggior numero di cromosomi di un genitore rispetto a quelli dell’altro, finché, al limite, potrebbe verificarsi anche che il globulo polare si portasse via tutti i cromosomi d’uno dei genitori e lasciasse nell’ovocita secondario tutti quelli dell’altro genitore (nello schema della fig. 9 sono rappresentate solo due coppie di cromosomi, ma nella realtà sono molte di più). Se in quella mula il caso (o una tendenza dei cromosomi asinini ad entrare nel globulo polare?) avesse fatto convergere nel globulo polare tutti i cromosomi del genitore Asino, l’accoppiamento con un Cavallo poteva dare solo puledri Cavalli e l’accoppiamento con un Asino solo puledri muli. Diciamo pure che tale evenienza è alquanto remota data la minima probabilità teorica che nessun cromosoma di uno dei due genitori vada a finire nell’uovo. Con 2N=8 le probabilità che i 4 cromosomi dell’uovo siano di un solo ge-
nitore sono già una su 70. Figuriamoci con 2N=64! Non è da escludere tuttavia che la fecondazione fra Specie diverse (nel nostro esempio, Cavallo-Asino) sia possibile quando l’uovo ha una “buona” prevalenza di cromosomi di uno dei due genitori, specialmente se trattasi dei cromosomi grossi, più importanti per essere depositari di un maggior numero di caratteri, fermo restando che non è solo il numero che conta, ma anche la compatibilità con la vita di ciascuno di essi. Il caso dell’orecchio pendente del Cavallo figlio della mula “Old Beck” potrebbe avere questa interpretazione, come pure potrebbe essere interpretato sulla base di un crossing-over, poiché è dimostrato che tutti e quattro i cromatidi possono scambiarsi indifferentemente. In effetti basta che un crossing-over si verifichi in un solo cromosoma per escludere che un uovo abbia il corredo di uno solo dei due genitori e siccome i c.o. pare che si verifichino assai frequentemente l’interpretazione dei fatti diventa sempre più enigmatica. A complicare ulteriormente questa interpretazione sta anche il fatto che il numero dei cromosomi dell’Asino (2N=62) è diverso da quello del Cavallo (64), da quello del Cavallo di Przewalskii (66) e da quello delle varie Specie di Zebre e, purtuttavia, qualunque incrocio fra tutti questi Equidi è sempre fecondo. Il lettore tenga presente che stiamo facendo delle ipotesi, però ipotesi che hanno dei fondamenti sicuri, perché basati su fatti accertati dalla Genetica, se non sul Cavallo o sul Canarino, tuttavia su animali, come la Drosophila e simili, nei quali le basi genetiche sono esattamente le stesse; per cui quanto è stato accertato su questi animali da esperimento è sostanzialmente valido per tutti gli altri, uomo compreso. Ci siamo dilungati sull’incrocio fra Equini perché le stesse argomentazioni valgono per l’incrocio fra Canarino e Verzellino o altri Serinus, nonostante che l’unico Serinus del quale si conosce il numero dei cromosomi sia il Canarino. Negli Uccelli, però, parlare di numero dei cromosomi è assai aleatorio, perché, come si sa, accanto ai cromosomi grandi ve n’è una pleiade di piccoli dei quali non si sa un bel niente. Figura 9
Ritornando all’incrocio fra i nostri due Serinus di Specie diversa, la fecondità dell’F1 sarà maggiore se la sua gametogenesi darà luogo ad un gamete con una “sufficiente prevalenza” dei cromosomi del nuovo partner. In altre parole un ibrido Canarino-Verzellino che ha la ventura di fornire un gamete con prevalenza di cromosomi del Canarino presenterà una maggiore percentuale di fertilità se incrociato con un Canarino e il figlio assomiglierà di più a questo. Tutto ciò, beninteso, indipendentemente da altri fattori legati ai movimenti dei cromosomi durante la meiosi e la successiva mitosi. Geneticamente parlando si potrebbe concretizzare il concetto della “sufficiente prevalenza” dicendo (sempre teoricamente) che se vi è fra i gameti una differenza inferiore al 20% (valore arbitrario) l’incrocio è positivo, oltre tale valore l’incrocio è senza esito. Orbene, se in quel 20% (nel caso di un ibrido Canarino-esotico, considerando i cromosomi in numero di 18, ciò corrisponderebbe ad un corredo di 15 cromosomi del Canarino e di 3 dell’esotico) di eterogeneità che è il limite di vita per l’Rl (ibrido x Canarino) c’è qualche carattere proprio del solo esotico, esso verrà fissato e apparirà nel fenotipo insieme a tutti gli altri che sono o appaiono essere del Canarino. È ipotizzabile che il piumaggio a scaglie e la calotta propri del Lizard possano aver avuto origine da uno strafortunato giuoco genetico verificatosi nell’F1 che ha permesso sostanzialmente a questi due soli fattori, propri del Serinus pusillus, di coesistere senza danno (non essendo stato varcato il limite del 20%) col restante corredo cromosomico dell’R1 (spettante nella massima parte alla Canarina) dando vita ad una Razza del tutto diversa da ogni altra, che è appunto il Lizard. Le analogie con il Cardinalino non sono difficili da individuare. Le grandi difficoltà delle quali la pratica e la letteratura ci informano, che si incontrano nell’ottenere ibridi fra il Canarino e il Serinus pusillus sono garanzia che si tratta di Specie che debbono a buon diritto essere considerate distinte, nonostante l’eventuale esistenza in passato di qualche F1 che ha dato prole con una Canarina. Abbiamo insistito sulla percentuale ipotetica di eterogeneìtà dei 20% del gamete dell’F1, ipotizzata come limite massimo per ottenere anche un solo R1 in tanti anni, per porci la seguente domanda. Se statisticamente fossimo in grado di accertare che nei tentativi di incrocio fra due differenti volatili risulta fertile il 10% della prole, oppure il 30 o il 50 o il 70%, quale limite sceglieremmo per stabilire se le popolazioni di appartenenza sono da considerare una Specie unica o due Specie distinte? La domanda, come oramai il lettore può capire, resterà sempre senza una risposta esauriente e i pareri resteranno sempre contrastanti, almeno finché non sapremo molto, ma molto di più sul cariotipo dei vari Serinus ed affini.
La formazione delle Razze
Riprendendo adesso il nostro discorso sulla evoluzione delle Specie, possiamo concludere che fra due popolazioni di animali quella che oggi è differenza di Ordine un tempo era differenza di Famiglia, un tempo ancora più lontano lo era di Genere e così via, finché si arriva alle epoche geologiche più lontane nelle quali i primi Uccelli erano tanto simili ai Rettili (di allora!) da presentare solo differenze di Specie o di Razza. Oggi, dopo tanti milioni di anni di accumulo di mutazioni, fra Rettili e Uccelli le differenze sono differenze di Classe! Una Specie è formata da individui che si incrociano indefinitamente fra loro, ma non per questo sono uguali fra foro. Fra i tanti esempi citiamo fra le Specie domestiche il Cane e fra le selvatiche il Combattente (Philornachus pugnax) nel quale il colore del becco, delle zampe e del collare dei maschi in abito nuziale varia grandemente. In ogni popolazione esiste una variabilità che rende distinguibile ogni singolo individuo. Tale variabilità dipende in parte dall’ambiente, e perciò non influisce sulla prole, e in parte dalla diversità dei corredi cromosomici, nel senso che ogni individuo, oltre a quei vari milioni o miliardi di geni uguali a quelli degli altri individui della stessa popolazione, ne ha un certo numero lievemente diversi (come costituzione chimica del DNA, naturalmente) che sono responsabili della sua “personalità”, cioè di alcuni suoi caratteri estetici, funzionali o comportamentali che nel loro insieme lo differenziano dagli altri. Finché tutti gli individui di questa popolazione sono liberi di incrociarsi fra loro, questa variabilità resta costante; ma se per qualche ragione, tutti gli individui in possesso di un certo carattere (per esempio mole maggiore, colore più scuro, ecc.) ad un certo momento cominciano ad occupare territori diversi o comunque ad incrociarsi solo o prevalentemente fra loro, dopo qualche decina di generazioni, si differenziano due distinte popolazioni nelle quali la maggioranza degli individui dell’una è facilmente distinguibile dalla maggioranza di quelli dell’altra. Abbiamo detto la “maggioranza”, perché, quando questa differenziazione in due popolazioni distinguibili fra loro è recente, rimane per lungo tempo ancora la possibilità che qualche individuo dell’una non sia distinguibile da qualche individuo dell’altra. È evidente che entrambi questi individui, nei confronti della popolazione di appartenenza debbono essere considerati alquanto “atipici”. Facciamo un esempio generico di un fatto che, come vedremo, si riscontra frequentemente in Natura. Di una certa Specie di Uccelli che occupa un vasto territorio alcuni pochi individui riescono ad attraversare un passo montano o vengono allontanati da un fortunale dalla consueta via migratoria (le cosiddette “Specie accidentali”) per essere “sbattuti” in una lontana isola o in una lontana piaga con caratteri di ambiente differenti da quelli abituali. Per di più, se in quei pochi individui era casualmente assente un certo allele per un certo carattere, la, nuova popolazione sarà subito diversa da quella di origine per una “frequenza genica” chiaramente differente da quella di essa (fenomeno di “deriva genetica”). Successivamente il nuovo ambiente favorirà l’accentuarsi delle differenze. La differenziazione del Canarino dal Verzellino è probabilmente un esempio del genere. Fenomeni di questo tipo sono frequentissimi nel Mondo Vegetale ove di una
stessa pianta esistono numerosissime varietà, ognuna legata ad un ambiente più o meno ristretto che ha permesso la formazione di popolazioni caratteristiche di ciascuno di essi. Come è noto ciò è facilitato dal trasporto dei semi ad opera del vento, delle acque, degli animali, ecc. Nel Regno Animale questi fenomeni sono molto frequenti in Specie incapaci di compiere grandi spostamenti (Anfibi, Rettili, Insetti privi di ali, ecc.) od anche in animali volatori confinati in arcipelaghi, specialmente se formati da isole con caratteri ambientali differenti (i Fringuelli di Darwin sono un classico esempio). Insomma queste popolazioni sono delle vere popolazioni ecologiche (ecotipi) che iniziano come Razze (Sottospecie), per differenziarsi sempre più e proseguire sulla strada che porta alla formazione di nuove Specie. Le Razze sono Specie nascenti, ha scritto il grande Darwin. Tutto questo continuo divenire delle popolazioni selvagge è dovuto dunque alle cause più varie, che conducono prima a nuove Razze, poi a nuove Specie e così via. In Natura il tempo non manca. In cattività la causa è una sola: la selezione che l’Uomo da sempre ha esercitato appena è riuscito a catturare e a far sopravvivere presso di sé una Specie selvaggia. Ma l’Uomo ha avuto a disposizione pochi secoli, al massimo alcune migliaia di anni, ma sempre un’inezia rispetto ai tempi geologici.
Ecco perché l’Uomo deve contentarsi di creare solo nuove Razze.
Se l’Umanità dovesse scomparire d’un tratto, delle tante Razze create dagli allevatori probabilmente qualcuna (non molte) sopravviverebbe e potrebbe incamminarsi per raggiungere un’identità di Specie in un tempo minore di quello che avrebbe impiegato se l’Uomo non avesse accelerato i tempi iniziali. Nel caso della formazione delle Sottospecie e delle Specie selvagge si parlerà quindi di leggi del caso, di isolamento, di “deriva”, di selezione naturale, ecc. Nel caso della formazione delle Sottospecie (Razze) o di ipotetiche Specie domestiche si parlerà solo di selezione. È facile capire che in questa opera di differenziamento l’Uomo sovrasta la Natura, perché più facilmente di Essa riesce a prelevare da una popolazione eterogenea i soggetti più atipici. Il successo dell’Uomo è però sostanzialmente solo apparente, perché le nuove Razze da Egli create, specialmente le più sofisticate, vivono solo finché durano le sue solerti cure (in genere non disinteressate); abbandonate a loro stesse avrebbero i giorni contati. Ben diverso è invece il caso delle nuove Razze che si creano in Natura e il Lettore oramai ne conosce le ragioni. Generalmente in Natura i soggetti più atipici non riescono ad affermarsi perché svantaggiati rispetto a quelli che si mantengono più adatti all’ambiente in cui sono nati o si trovano a vivere. Sicuramente nelle Isole Canarie è comparsa qualche volta la mutazione per l’assenza parziale o totale di melanina, ma questi individui mutati (più o meno gialli), meno adatti dei “verdi” alla vita in quelle isole (perché più facilmente individuabili da parte dei predatori e chi sa per quali altre ragioni) sono stati eliminati (il genetista direbbe che quella mutazione è stata riassorbita), mentre, appena che gli effetti di quella stessa mutazione si sono manifestati nella gabbietta, subito l’Uomo ne ha approfittato per selezionare quel carattere (incrocio genitore-figlio, ecc.) pervenendo in poche generazioni a creare nuove popolazioni, prima inesistenti, di animali domestici, che sono appunto le Razze. In questo modo si sono formate centinaia di Razze canine, decine di Razze bovine, di Polli, di Colombi, ecc. A questo punto ci piacerebbe introdurre il concetto di “potenzialità evolutiva”, ma il discorso ci porterebbe troppo lontano e a questo proposito poniamo al Lettore solo un quesito: Ti
sei mai chiesto perché vi sono centinaia di Razze differenziatissime di Cani, mentre la selezione del Gatto ha permesso di ottenere solo poche Razze e, per di più, assai poco differenziate fra loro?
Ritorniamo al nostro Canarino esaminando alcuni casi significativi. Due o tre secoli fa sarebbe stato ragionevole considerare i Canarini gialli “Zuccherini” come Razza da tenersi distinta dal Canarino selvatico dal piumaggio completamente “verde”; ma oggi non è così, perché gli allevatori hanno creato tante e tante nuove Razze ben differenziate per caratteri più importanti del solo colore, che attualmente una differenza di colore non è in alcun modo sufficiente a distinguere una Razza (il Lizard è un caso a parte). Tant’è che un Border giallo, pur apparendo a prima vista più simile ad un Sassone giallo che ad un Border verde, resta sempre ben distinto da esso, sia per i suoi connotati estetici che, soprattutto, per la frequenza genica che lo contraddistingue (ne parleremo fra poco). Quando comparve un tempo la “sconcertante” mutazione responsabile del portamento a 7, apparve logico che la popolazione di individui che, per selezione, aveva ereditato quel connotato così caratteristico, costituisse una nuova Razza, ed infatti all’inizio fu così. Ma da quando il carattere “portamento a 7” è stato introdotto in altre “popolazioni” già differenziate per altri connotati, ha perduto buona parte della sua iniziale proprietà discriminativa. Così oggi troviamo con portamento a 7 varie Razze di Canarini di Forma e Posizione distinte fra loro per caratteri indipendenti dal portamento. Altra analogia la troviamo nel caso di certi Canarini di Colore e da Canto, più o meno uguali in tutto, meno che nelle attitudini al canto. In altri campi dell’allevamento domestico, di casi del genere ve ne sono a profusione e tutto porterebbe alla ovvia conclusione che i caratteri distintivi di Razza sono assai meno “importanti” di quelli distintivi di Specie. Importanti in che senso? In realtà non si tratta di importanza, ma di numero, almeno nella grande maggioranza dei casi. Abbiamo già detto che non esistono due esseri viventi al Mondo che abbiano lo stesso identico patrimonio genetico, cioè tutti i geni identici. Ogni individuo ha qualche differenza e, naturalmente, il numero delle possibili differenze nell’ambito della Specie cresce con il crescere della differenziazione e del gradino evolutivo raggiunto, talché, ad esempio, il numero dei caratteri del Lombrico è assai inferiore a quello di un Uccello o di un Mammifero; per cui sussistono assai più motivi di variabilità in questi che in quello.
Differenze di “livello”
Un Canarino nei suoi 18 (o 80) cromosomi ha milioni o miliardi di geni, non lo sappiamo, ma certamente siamo in quest’ordine di cifre. Supponiamo che il Canarino abbia un milione di geni. Ebbene, tutti i Canarinì domestici ne hanno novecentonovantanovemila uguali a quelli del Canarino selvatico e mille differenti, cioè solo uno su mille. Quei 999.000 sono quelli distintivi della Specie, responsabili della forma del fegato, della fattura del piumaggio, del colore del sangue (questo è anche carattere di Classe, perché comune a tutti gli Uccelli), del tipo del canto, dell’istinto di costruire il nido in quel certo modo, cioè di tutti quei connotati essenziali che sono necessari perché quell’individuo sia un Canarino, selvatico o domestico non importa, ma non un Corvo o uno Struzzo. Il Verzellino di quei geni a comune con il Canarino ne ha 998.000, perché un migliaio gli servono a mantenere le sue differenze con il Canarino; ma qui il discorso si complica, perché per alcuni geni (caratteri) vi è identità con i corrispondenti del Canarino selvatico e differenze varie con il Canarino domestico a seconda della Razza cui appartiene che lo allontana più o meno dal modello selvatico. Entrambi, Canarino e Verzellino, ne hanno 997.000 uguali a quelli del Corvo che appartiene allo stesso Ordine, ma solo 996.000: uguali a quelli dello Struzzo che appartiene ad altro Ordine. In altre parole, restano uguali tutti i geni responsabili dei caratteri che contraddistinguono la Classe degli Uccelli, come, per fare qualche esempio a caso, tutte le catene enzimatiche che conducono alla formazione delle penne, alla formazione del Carbonato di calcio del guscio delle uova (per questo carattere c’è identità con i Rettili che fanno uova con il guscio analogo a quello degli Uccelli), alla formazione delle lamelle ossee di Fosfato di Calcio che formano le ossa (per questo carattere c’è identità con tutti i Vertebrati che si costruiscono le ossa nello stesso modo), alle ghiandole gastriche che secernono quella certa concentrazione di acido cloridrico, ai meccanismi responsabili della trasformazione dell’azoto proteico in azoto urico, alle squame che ricoprono le zampe, alla forma del muscolo gastrocnemio (ma qui vi sono differenze relative al modo di camminare o di artigliare, ecc., ed ancora una volta si vede che in Natura tutto è collegato in mille modi che si intersecano per i motivi più vari) e a tutte le altre migliaia di minimi caratteri che nel loro insieme garantiscono un essere vivente ascrivibile alla Classe degli Uccelli, cioè garantiscono un Uccello. È intuitivo che alcuni geni sono più importanti di altri per infinite ragioni, ivi compresa la sopravvivenza. Se il gene (o i geni) responsabile della curvatura dell’unghia del pollice è alterato (mutato) nascerà un Canarino con un’unghia difettosa, tutto lì; ma se è alterato (mutato) un gene riguardante la funzione visiva e il Canarino nasce cieco, la cosa è ben più importante, ci sembra ovvio. Così come è ben più importante il gene (o i geni, perché la Genetica ha dimostrato che nessun gene agisce da solo) che fa sviluppare in ugual misura gli organi pari. Ad esempio, se nasce un Canarino con una gamba più lunga dell’altra la Natura lo elimina per selezione naturale e l’allevatore lo elimina perché non sa che farsene. Ma se nasce gobbo, la Natura lo elimina ugualmente, ma l’allevatore, se intravede una utilizzazione “amatoriale”, lo seleziona e crea una nuova Razza, fisiologicamente tarata (Bossu e suoi discendenti), ma “amatorialmente” interessante. Di ipocrisia ce n’è a sufficienza. “Qa c’est la vie”. La conclusione è che le differenze fra un animale e l’altro per le nostre schematiche classificazioni (tassonomia) sono differenze di livelli, di gradini, nel senso che un animale deve appartenere necessariamente ad uno solo di essi, mentre per la Natura sono differenze graduali nelle quali la gradualità si manifesta come variabílità nell’ambito di ciascun livello; il che, in fin dei conti, al classificatore dà abbastanza fastidio, perché gli impedisce il più delle volte di vedere differenze nette fra una popolazione animale ed un’altra e ciò, si badi bene, già a livello di Ordine e Famiglia. Per questo lo studioso vede oggi la Specie, non come semplice gradino, ma come popolazione compresa fra determinati limiti di una curva della variabilità che anche per qualche Specie selvaggia ha dei valori estremi di sovrapponibilità con altre. Come abbiamo già accennato, di esempi di animali (e piante) che gli studiosi sono incerti se inserire in un certo gruppo o in un altro ce ne sono in abbondanza. Dunque ci sembra chiaro che le differenze, indipendentemente dalle inevitabili influenze ambientali (non ereditabili), geneticamente parlando, dipendono dal numero dei geni differenti posseduti da due animali sia della stessa che di differenti popolazioni, nel senso che con l’aumentare di questo numero le differenze passano da differenze individuali a differenze di Razza, poi di Specie e così via, sempre con ampie “sfumature” dovute alla variabilità nell’ambito del singolo livello. Quando le differenze sono a livello di Ordine i cariotipi (forma e numero dei cromosomi) sono così diversi che tentare di incrociare Uccelli di Ordine diverso è come voler tirar su la Luna dal pozzo. Quando il numero dei cromosomi differenti è basso l’interfecondità fra individui di popolazioni differenti è maggiormente possibile, ma con una percentuale che non appare costante Come abbiamo già detto, se riusciamo a “pescare” un Verzellino che per la variabilità della sua Specie ha un corredo genetico più vicino a quello del Canarino e un Canarino con un corredo genetico più vicino a quello del Verzellino, e li incrociamo fra loro, il numero dei figli e la percentuale di quelli fecondi saranno alti. Se invece i due soggetti hanno un corredo genetico più dissimile, si avrà il risultato opposto. Il Lettore ci scuserà se diciamo di nuovo che col passare dei secoli il secondo caso è destinato, almeno in Natura, ad affermarsi sempre di più, fino al momento che l’interfecondità diverrà nulla. La maggiore o minore affinità di due corredi cromosomici comprende anche il loro “comportamento” durante le varie fasi della meiosi, ma di ciò non è il caso di parlare. Continua sul prossimo numero