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Simone Olgiati

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Francesco Faggiano

Francesco Faggiano

Donacola petto castano x Passero del Giappone

Ibridi e reincroci

testo e foto di SIMONEOLGIATI

Seconda parte

I tre fratelli R0,5 tutti insieme. Sebbene la foto non sia molto donante, viene qui evidenziato il disegno del fianco di una delle due R0,5 perlate

Riprendiamo la narrazione della storia di Donacola petto castano x Passero del Giappone dal momento in cui ci siamo interrotti, quando non ottenni prole dai miei F1. Come detto alla fine della prima parte, qualcun altro effettivamente ebbe qualche risultato. In collaborazione con un amico, decidemmo di provare un’impresa non da poco: traslare la mutazione perlato dal Passero del Giappone alla Donacola petto castano. Nel Nord Europa già in passato si è avuta la traslazione della mutazione rosso-bruna e della ino, quest’ultima a trasmissione sesso-legata come la “perlato”. In Italia ci fu già un tentativo in passato di compiere tale lavoro, ma si concluse con un nulla di fatto. Personalmente ebbi “in mano” un passaggio intermedio della trasmutazione, una femmina R1 mutata perlata in direzione Donacola p. c., risultata sterile poiché non depose mai un uovo mentre era accoppiata ad un maschio puro. Visti i presupposti, ritenemmo che la sfida fosse ardua ma non impossibile; era però necessaria un’attenta programmazione di ogni accoppiamento, nonché una precisa conoscenza delle leggi dell’ereditarietà, della genetica e dell’allevamento delle specie coinvolte.

Con un amico decidemmo di provare un’impresa non da poco: traslare la mutazione perlato dal Passero del Giappone alla Donacola petto castano

Maschio R0,5 con femmina di Donacola petto castano. Da notare la barra pettorale che, seppur interrotta, è presente ed evidente

Confronto tra il dorso del maschio R0,5 con quello di una Donacola petto castano. La coda, seppur lanceolata, si presenta giallastra. I disegni, tra cui quello del fianco, ricordano molto quelli materni.

Lo schema che utilizzammo come linea guida è quello riportato in figura. Ottenuti in prima battuta gli F1, ovviamente eterozigoti per la mutazione che ci interessa, vengono accoppiati a femmine di Passero del Giappone perlate per ottenere R1 maschi mutati. Gli R1 a loro volta vengono reincrociati con femmine di Donacola petto castano generando maschi tutti sicuri portatori e con una “percentuale di sangue” di Donacola p.c. del 62,5%. Questi ultimi sono stati chiamati R 0,5poiché hanno una “percentuale di sangue” che è esattamente la media tra quella di un F1 e di un R1 [(50+75) ÷ 2 = 62,5]. Da questo punto in poi, si lavora esclusivamente in direzione della Donacola p. c., usando solo i maschi per la generazione successiva (R1,5) e da quella dopo ancora anche le femmine (R2,5) fino ad arrivare a soggetti che si presentano, geneticamente e fenotipicamente, identici alla Donacola petto castano, con “percentuale di sangue” maggiore del 98% al nono anno di lavoro. Ho messo volutamente “percentuale di sangue” tra virgolette perché questa caratteristica non corrisponde esattamente al fenotipo rappresentato: per esempio, si possono avere reincroci fratelli tutti dissimili tra loro, con maggiore somiglianza verso una specie genitrice o verso l’altra. Tale fenomeno è dato dalla ricombinazione genica casuale(cioè dall’assortimento aleatorio dei geni) che causa variabilità fenotipica (ossia differenze d’aspetto tra un soggetto e l’altro); quando sono interessati corredi genomici appartenenti a due specie diverse, la variabilità è ancora più accentuata. Una volta stabilito il percorso teorico, venne il momento di metterlo in pratica. Il primo passo fu di accoppiare il maschio F1 con una femmina di Passero del Giappone perlata; dall’accoppiamento nacquero due R1 mutati e due nero-bruni. Uno dei due mutati era chiaramente un perlato e si rivelò maschio; l’altro invece era più somigliante alla nonna paterna. Aveva un colore decisamente più brunastro, specialmente sul dorso, petto e coda; sulla testa aveva una calotta grigio alluminio, dello stesso colore erano le remiganti. Alla luce di ciò, si può tranquillamente affermare che la nonna paterna non fosse altro che una Passero del Giappone mutata perlata con scarsa tipicità, priva di quelle perlature che danno il nome alla mutazione. Il fenotipo degli R1 era pressappoco uguale a quello di un P. del G. puro, soprattutto riguardo il maschio perlato; i due nero bruni, invece, avevano un disegno ventrale scadente, con la lisca di pesce presente solo a livello dei fianchi, mentre nel resto del ventre avevano dei puntini neri su sfondo bianco. Struttura, posizione, colore del becco e forma della coda erano praticamente uguali a quelli dei P. del G. Solamente il maschio R1 perlato venne impiegato in riproduzione, accoppiato ad una femmina di Donacola petto castano; dall’accoppiamento nacquero

tre R0,5, un maschio nero bruno e due femmine perlate. La somiglianza con la specie materna è decisamente evidente, in particolar modo riguardo il nero bruno. La ripartizione dei disegni è tipica della Donacola petto castano; riferendoci ai colori, abbiamo un tono generale più scuro, soprattutto nei confronti della testa, dove non appare il classico grigio argenteo ma un bruno nerastro molto simile a quello della faccia. Sorprendente il colore giallastro della coda, carattere che non ho mai visto in altri reincroci dal Passero del Giappone ai Cappuccini o Donacole se non in R2. Colore del becco grigio azzurro come nella Donacola p.c.; forma della coda ancora lanceolata: posizione del corpo intermedia tra quella delle specie parentali. Le due sorelle perlate erano leggermente diverse l’una dall’altra: la prima aveva testa, dorso, ali e coda grigio alluminio con sfumature brunicce, più marcate sul codione, petto nocciola e ventre crema. La seconda aveva la faccia sempre grigio alluminio, ma inquinata dal bruno castano del petto; inoltre, presentava una tonalità di colore generale più fredda, avendo il ventre praticamente candido, così come quello del fratello. Entrambe avevano una coda più squadrata e quindi simile a quella della madre, nonostante non fosse giallo ocra. Siamo quindi giunti al 2019: l’anno prima avevo iniziato l’allevamento dei Fringillidi, cambiando genere di specie allevate, mentre il mio collaboratore aveva deciso di dismettere il proprio di allevamento. Non volendo assolutamente perdere il frutto di tutti i precedenti anni di lavoro, decisi comunque di prendere i soggetti utili a proseguire l’impresa. In totale portai a casa tre maschi e tre femmine di Donacole petto castano, il maschio R1 perlato riproduttore e il trio di R0,5. Accoppiai tutti i reincroci, sia maschi che femmine, con le Donacole p.c. e formai una coppia in purezza allo scopo di ottenere altri soggetti per poi proseguire il lavoro. I risultati non furono quelli sperati. Nessuna femmina di Donacola petto castano depose uova nonostante tutte le coppie avessero costruito il nido, probabilmente a causa di temperature troppo basse nel periodo invernale. Col tempo, dedicandomi sempre più agli Indigeni, trascurai il gruppetto di Esotici, i cui membri morirono uno ad uno fino all’ultimo, un maschio di Donacola petto castano. L’unico risultato degno di nota fu la causa della morte di una delle due R0,5: ritenzione dell’uovo. Infatti, la povera femmina non riuscì a deporre un uovo che, pur essendo completo di tuorlo e albume, aveva un guscio talmente sottile che pareva di gomma. Il fatto che stesse per deporre potrebbe essere un indizio sulla sua eventuale fecondità, evento raro per le femmine Ibride. Disgraziatamente non sapremo mai la risposta, anche se questo fatto può spingere gli allevatori a testare sempre la fertilità anche delle femmine Ibride, allo scopo di avere più soggetti con cui lavorare per traslare le mutazioni. Alla luce di quanto raggiunto e di quanto ci sarebbe stato ancora da fare, ritengo importante fare delle considerazioni. Per lavorare ad un progetto di trasmutazione è necessario impiegare un cospicuo numero di coppie già dalle prime fasi, in modo tale da avere il numero maggiore possibile di novelli con cui lavorare successivamente. Con gli Ibridi non si è mai certi della fecondità, soprattutto andando avanti con le generazioni; di conseguenza, avendo un cospicuo numero di soggetti da testare, le probabilità di trovare soggetti sufficientemente fertili aumentano. Essendo noi partiti da un’unica coppia, già eravamo svantaggiati in partenza. I soggetti puri da impiegare in questi lavori devono essere della massima qualità possibile: per poter esprimere al meglio una mutazione, bisogna che

Proiezione frontale delle due sorelle R0,5 perlate. Evidenti le differenze che intercorrono tra le due, sebbene siano strettamente imparentate Proiezione dorsale di una femmina R0,5 perlata. Sebbene la forma e la posizione ricordino quelle materne, la coda lanceolata e il colore generale tradiscono i geni del Passero del Giappone

In primo piano il maschio R1 mutato perlato. Notevole la somiglianza con un P.d.G. puro

questa si manifesti in animali tipici, con colori intensi e disegni netti, altrimenti si otterrebbero solo uccellini dal colore inedito, ma nulla di più. Lo stesso discorso vale anche per gli Ibridi ed i Reincroci utilizzati: anch’essi devono presentarsi al meglio, oltre al fatto che devono essere scelti tra quelli più simili alla specie parentale verso cui si sta andando. Anche per questo, avere un grande numero di soggetti tra cui scegliere è di grande aiuto. È necessario disporre di uno o più ceppi puri della specie nella quale si va ad inserire la mutazione, pena il ritrovarsi senza soggetti da accoppiare agli Ibridi. Considerando lo schema qui proposto, servono almeno quattro femmine e due maschi di Donacola petto castano per raggiungere l’obiettivo; se già tre allevatori seguono lo stesso schema partendo da tre gruppi di soggetti diversi, per un totale di nove ceppi “transmutanti”, è lampante la necessità di avere un gran numero di Donacole p. c. per poter proseguire nell’intento. Una delle concause alla fine del progetto fu appunto quella di mancanza di “materia prima” in riferimento alle Donacole p.c. La collaborazione tra allevatori è un altro fattore fondamentale: in queste avventure ci si può anche imbarcare in solitaria, però il rischio di perdere tutto il lavoro svolto in una sola volta, per un evento accidentale, è davvero troppo elevato. Distribuire gli Ibridi ed i Reincroci ad un buon numero di persone consente di suddividere gli uccelli in più sottopopolazioni: in questo modo, se in un allevamento il ceppo dovesse avere problemi o dovesse estinguersi per un qualsiasi motivo, il progetto non sarebbe concluso per sempre ma potrebbe continuare da altre parti. L’impresa atta a realizzare la Donacola petto castano perlata si è conclusa con un pugno di mosche, sebbene sia stata un’esperienza arricchente dal punto di vista tecnico e scientifico. Ha permesso di scoprire di più riguardo la genetica degli Ibridi, come i caratteri di due diverse specie vanno a manifestarsi e a ricombinarsi secondo la mescolanza casuale dei rispettivi genomi. Inoltre, il fatto di essere riusciti ad arrivare al quarto anno di lavoro è indice di grande speranza per il futuro.

Donacola petto castano perla

Anni Accoppiamento

1° anno

2° anno

3° anno

4° anno

5° anno

6° anno

7° anno

Donacola petto castano x PdG perla F1/perla x PdG perla R1 perla x Donacola petto castano R0,5/perla x Donacola petto castano R1,5/perla x Donacola petto castano Donacola petto castano x R2,5 perla R3,5/perla x Donacola petto castano

8° anno

Donacola petto castano x R4,5 perla 9º anno Donacola petto castano/perla x R4,5 perla

Risultati maschi Risultati femmine Percentuale sangue Donacola petto castano

F1/perla F1 50%

R1 perla; R1/perla R1 perla; R1 25%

R0,5/perla R0,5 perla 62,5%

R1,5/perla; R1,5 R1,5 perla; R1,5 81,25%

R2,5; R2,5/perla R2,5; R2,5 perla 90,625%

R3,5/perla R3,5 95,3125%

R4,5; R4,5/perla R4,5; R4,5 perla 97,65620%

Donacola petto castano/perla Donacola petto castano 98,828100% Donacola petto castano/perla; Donacola petto castano perla Donacola petto castano; Donacola petto castano perla 98,2422000%

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