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Luca Gorreri e Paolo Meduri
Il re dei Cardilli major di Eboli
testo di LUCAGORRERIe PAOLOMEDURI, foto L. GORRERI
Lo scorso anno, in occasione dell’internazionale di Salerno, visitando l’allevamento del nostro amico Pasquale Caruso, si notarono delle belle coppie di cardellini major che volavano in belle voliere immerse nel verde tra ruscelli e numerose piante da frutto nella collina di Giffuni Valle Piana (SA). Chiedemmo la provenienza e ci parlò di don Angelo, grande allevatore di major che alleva ogni anno un gran numero di novelli. Purtroppo, eravamo alla conclusione della mostra e i nostri impegni non ci consentirono di soffermarci oltre. Partimmo con il ricordo della calda ospitalità dei nostri amici campani. Con il ricordo delle bellezze di Salerno, città pulita, dinamica, in continua trasformazione. Fra questi pensieri si affaccia spesso alla mente il ricordo di quei cardellini. La visita dell’allevamento la faremo, diciamo, ai nostri compagni del viaggio di ritorno. Nel luglio di quest’anno, tornando a Salerno, chiediamo al nostro amico Pasquale di poter visitare l’allevamento di don Angelo Zaccaria. Ci spostiamo ad Eboli, in un’aperta campagna caratterizzata da serre destinate alle coltivazioni più importanti d’Italia della quarta gamma (insalate, cicorie, aromatiche...). Proseguiamo fino all’allevamento. All’ingresso ci accoglie l’allevatore, davanti ad un mosaico che presenta un disegno di due cardellini con le iniziali di Angelo, già ad indicarci la passione che lo stesso nutre per questi amici alati che compaiono anche sul logo della nostra Federazione. Ci troviamo di fronte a delle serre-voliere coperte da reti per ornitologia, da ombreggiante e da zone coperte per proteggere dalle intemperie. In queste voliere piantumate da alberi non molto alti, trovano alloggio tante coppie di riproduttori delle diverse mutazioni. I posatoi sono posizionati in modo da poter evitare attacchi da parte dei rapaci. Le belle serre-voliere, per un totale di circa 20 metri per 20 metri, sono alte circa 4 metri e sono divise in quattro sezioni da circa 100 mq ciascuna; in ogni sezione una tipologia di mutazione: agata per agata, ancestrale per ancestrali, isabella per agata portatori di isabella e bruni. I gialli, essendo una mu-
Le serre voliere e le mangiatoie in serie Un nutrito gruppo di "Cardilli" nella parte alta di serra-voliera al sole
Cardellina mut. giallo nel nido infrascato
tazione dominante, sono sparsi nelle 4 serre-voliere in quantità uguali. Il rapporto femmine maschi è di 10 a 7. Quindi, come si può ben comprendere, uno dei perni dell’allevamento dei major di Angelo è quello di disporre di molto spazio per gli alati, cioè permettendo ai cardellini di disperdere molte energie svolazzando in su e giù, in alto e basso in queste ampie voliere immerse tra i raggi del sole campano e l’ombra delle piante e dei teli ben tirati sopra le reti. Ecco quindi che per tali variopinti uccelli occorre un cibo ricco: l’allevatore fornisce a volontà, in mangiatoie ben posizionate, pulite, sanificate con cura e costanza e coperte da idonee tettoie, semi di canapa (in maggioranza) ed anche niger e piccoli girasoli sgusciati e di qualità. Appena abbiamo notato questi semi, altamente oleosi, non trovandoci in località montane (con freddi inverni e rigide notti) subito ci viene un dubbio che però è chiarito da don Angelo grazie alla sua notevole esperienza di allevamento di tale specie: basti pensare ai numeri che ottiene, poiché supera i mille piccoli all’anno (di cui ben 500 agata). Un risultato eccezionale rapportato alla suprema qualità dei soggetti che ci indicano che il “re dei cardilli di Eboli” è proprio lui. Allevatore che nel periodo riproduttivo, che inizia in aprile (per alcune coppie di major già a fine marzo, visto il clima mite della costa salernitana), somministra e sostituisce uova sode anche ogni 2-3 giorni, onde evitare avarie di questo prezioso alimento animale che fornisce agli alati fondamentali proteine ad alto valore biologico per la presenza di amminoacidi essenziali. Abbiamo notato che alcuni suoi collaboratori fornivano in continuazione (togliendo quelli meno freschi) pezzi di verdura che venivano infilati in chiodi apposti in fila su specifiche mangiatoie; in particolare cetrioli e mela (ogni tanto un po’ di carota). I major, poi, potevano anche cibarsi di ciuffi di tarassaco, centocchio e varie cicorie che Angelo coltiva in appezzamenti non trattati intorno alle voliere e che raccoglie due volte al giorno con cura. Molte zone del terreno nelle voliere sono cosparse di paglia di grano, dove i cardellini amano posarsi e trastullarsi con gli steli della paglia o alimentarsi della cicoria. Non mancano certo semi ammollati e germinati che devono germinare entro le 24 ore (in quanto oltre tale tempi presentano problematiche sanitarie con le muffe), altrimenti, dopo accurati lavaggi, vengono forniti come ammollati. Angelo utilizza enormi contenitori di ferro alimentati da acqua limpida e fresca e ben protetti dalla luce dove immerge sacchi appositi contenenti i semi che poi fornisce due volte al giorno agli uccelli. Angelo ci svela un segreto: i major devono essere sempre occupati per stare in salute; prende in mano un nido e ci fa osservare una cardellina con sotto 4 bellissimi pulli di agata e ci fa emozionare. Ci dice anche che per ottenere ottimi risultati occorre non andare in ferie, in quanto tali uccelli, così come la vigna per produrre buon vino vuol “vedere” tutti i giorni l’agricoltore, vogliono vedere tutti i giorni e spesso l’allevatore. Angelo fornisce insieme all’uovo sodo (di allevamenti di ovaiole alimentate a terra) anche del pastoncino secco, utile soprattutto per mantenere asciutti i semi ammollati e l’uovo stesso, in quanto i cardellini non si alimentano molto del pastoncino. I nidi sono collocati sulle piante, soprattutto cipressi o dentro ciuffi di rami di cipressi, e riportano un cartellino con la numerazione in modo da consentire all’allevatore, vista la grande quantità di nidi presenti, di individuarli e magari appuntarsi note tecniche in merito alle femmine in cova e ai nati. Gli ampi spazi sono protetti sugli accessi da doppie porte anche calamitate (per una chiusura automatica), in modo da evitare che gli uccelli possano fuggire. L’area è anche ben con-
Don Angelo ci mostra una docile cardellina in cova Una tecnica pulita di fornire frutta e verdura Semi ammollati con pastoncino (serve per asciugare i semi) idonei per i cardellini
Simpatico mosaico all'ingresso dell'allevamento
trollata e protetta da telecamere di sorveglianza e dagli amici cani da guardia. I giovani cardellini, dopo il periodo del post-svezzamento, vengono spostati in gabbie grandi poste in apposito locale ben areato e luminoso (caratterizzato da ampie finestre) onde evitare di recare disturbo alle cardelline in cova nelle grandi voliere, ma vengono poi nuovamente liberati nelle stesse per affrontare lì il periodo delicato della muta. Don Angelo ci parla delle problematiche dell’allevamento e della necessità di evitare lo stress, che è una delle principali cause della proliferazione dei coccidi, proprio permettendo agli uccelli di essere sempre in buono stato e ben occupati nei voli tra le mangiatoie disposte con razionalità, con ampi spazi, con cibi sani in modo da evitare trattamenti medici spesso inutili o che poi influenzerebbero negativamente le nuove riproduzioni. Angelo ci suggerisce altresì che per ottenere una buona prole occorra partire con ceppi di riproduttori ben prolifici fin da subito, in quanto la genetica di partenza con soggetti ben predisposti (grazie ai loro geni) fornisce poi buoni risultati. Anche nei turdidi o in altre specie, oltre al cibo e all’ambiente idonei, è fondamentale per poi allevare bene; cioè, spesso è la “giusta” coppia che dà risultati, quindi anche il lavoro di selezione deve basarsi su tali concetti. L’allevatore deve porre particolare attenzione alla provenienza della coppia, informandosi al meglio, acquisendo notizie sull’allevatore, andando a visitare direttamente, osservando con minuziosità i particolari e se necessario (se non convinto da qualcuno di questi parametri) anche rimandando l’acquisto. Spesso da una coppia giusta si ottengono più pulli in un’annata riproduttiva che magari da altre 3, 4 coppie anche se tutte ben allevate, negli stessi ambienti e con gli stessi cibi; quindi l’allevatore si deve basare principalmente sulla genetica (ceppi prolifici) che rappresenta il perno per ben allevare. La nostra visita ad Eboli qui modestamente illustrata ha avuto anche lo scopo di comunicare al meglio, agli allevatori che ci hanno letto, l’esperienza di un grande allevatore messa a disposizione di tutti noi.