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In copertina: Domicella ventre viola occident. (Lorius hypoinochrous devittatus) Foto: M. PEREZ
Editoriale
Auguri e speranze
di G ENNARO IANNUCCILLI
Ci stiamo ormai appropinquando al Natale e, quindi, verso la chiusura della stagione Mostre 2024 che culminerà, come accade sempre, con il Campionato Italiano di Ornitologia. Quest’anno, il più atteso evento del calendario ornitologico nazionale si svolgerà presso l’ente fiera di Montichiari (Brescia) con apertura al pubblico dal 20 al 22 Dicembre.
Si tratta, per l’esattezza, della 55ma edizione del Campionato Italiano organizzato sotto l’egida della FOI, per questa occasione, dall’Associazione Ornitologica La Leonessa con la collaborazione di: Associazione Ornitologica Valle Olona, Associazione Ornitologica Basso Lodigiano, Associazione Ornitologica Cremasca, Associazione Ornitologica Cremonese Torrazzo, Associazione Lombarda Ornicoltori, Associazione Allevatori Uccelli Seveso, Associazione Ornitologica di Franciacorta, A.O.B.A., Associazione Ornitologica Trentina A.P.S.
A tutte le Associazioni su elencate vanno gli auguri e i complimenti anticipati, perché sono riuscite a riportare la principale manifestazione italiana in Lombardia dopo diversi anni e alcuni tentativi, purtroppo non andati in porto per varie cause. L’importante è raggiungere gli obiettivi, al di là del tempo necessario che può dipendere da fattori indipendenti dalle nostre volontà.
Auspichiamo che il Campionato Italiano 2024 possa finalmente sprigionare un vento di serenità che negli ultimi mesi sta venendo a mancare, con profondo rammarico di tutti coloro che hanno veramente a cuore le sorti dell’ornitologia amatoriale e sportiva. Infatti, anche chi non è coinvolto e interessato alle faccende politiche e istituzionali del nostro movimento, avrà avuto modo di venire a conoscenza direttamente o indirettamente della incresciosa situazione venutasi a creare all’interno del contesto ornitologico internazionale.
Una situazione che sta oggi inficiando rapporti di sincera cooperazione maturati nel tempo; rapporti che avrebbero dovuto radicarsi in una stima reciproca, pur nella differenza di vedute talvolta espressa sempre e
comunque nella totale e massima considerazione delle istituzioni rappresentate. Invece, si è generata una sequenza di azioni che sfuggono ad una logica di canonici rapporti, comportamenti e relazioni tra istituzioni degne di tale nome.
Pur cercando di interpretare quanto accaduto con una visione super partes, scevra da condizionamenti derivati dall’appartenenza a una delle due parti in causa e con la massima onestà intellettuale, si percepisce un senso di inquietudine e sconforto constatando che si tratta di istituzioni ornitologiche che hanno da sempre collaborato fattivamente e attivamente, con un interscambio di intenti e di azioni che hanno portato a raggiungere traguardi eccellenti, forse addirittura insperati, grazie all’organizzazione di manifestazioni realizzate insieme e alla designazione di persone di spicco in entrambi i direttivi. Questa diatriba si è venuta purtroppo a creare proprio in un periodo/momento storico in cui dovremmo essere tutti uniti per cercare di tenere alta la bandiera della nostra passione ornitologica contro chi, a vari livelli, cerca di minarla attraverso norme, divieti e propaganda ideologica atta a influenzare negativamente l’opinione pubblica.
Visto che siamo prossimi alle feste natalizie, sarebbe opportuno e necessario augurarsi che tali dissidi si dissolvano presto a seguito di logici ravvedimenti in grado di consentire una risoluzione delle questioni in maniera civile, senza sanzioni, penalizzazioni e conseguenti ripercussioni.
Proprio con questo desiderio, ci diamo appuntamento a Montichiari (Brescia) per festeggiare insieme il prossimo Campionato Italiano di Ornitologia FOI, che stavolta ha un valore davvero eccezionale: perché l’ornitologia amatoriale e sportiva è pura passione, non semplice gioco o casuale intrattenimento. E con i sentimenti non si scherza.
Auguri di Buon Natale a tutti noi ornicoltori; ne abbiamo davvero bisogno.
Nero Phaeo
testo GIOVANNI CANALI, fotoF.O.I. eE. DEL POZZO
Sabato 12-10-2024 in quei di Forlì ho partecipato ad un incontro sul canarino nero, gestito dalla C.T.N. del Canarino di Colore, attraverso il suo presidente Gaetano Zambetta. L’occasione era la mostra locale, fra l’altro interessante ed inserita in una manifestazione più ampia. L’associazione organizzatrice ha ben gestito la mostra e l’incontro, dimostrando anche ospitalità e buona iniziativa.
L’incontro è stato pregevole e ben partecipato. Non è stato affrontato solo il tema del nero classico, peraltro attentamente valutato, ma si è fatto cenno anche a quelli di neri con mutazioni: pastello, opale ecc... Non posso certo parlare di tutto, in-
Intendo soffermarmi su di un punto che mi ha molto intrigato, anche per miei trascorsi, vale a dire quello del nero phaeo
tendo soffermarmi su di un punto che mi ha molto intrigato, anche per miei trascorsi, vale a dire quello del nero phaeo. In effetti è stata espressa l’intenzione di ammetterli in mostre spe-
cialistiche. Sia quando facevo parte della C.T.N. che prima e dopo, l’argomento l’ho affrontato con un atteggiamento attento, a volte capito, ma purtroppo non sempre. Storicamente, quando io ero agli inizi, i phaeo denominati ben più correttamente rubino, erano divisi in: neri, bruni, agata ed isabella. Questa tradizionale divisione creava però qualche difficoltà. In effetti neri e bruni si somigliano ed agata ed isabella non si distinguono, se non dalla pars plumacea, il cosiddetto “sotto piuma”. La situazione induceva a frequentissimi sgabbi, per valutare la pars plumacea che è di colore diverso nei 4 tipi base. Ricordo che in un’occasione del genere ricevetti uno dei primi se non il
mio primo complimento per l’impegno ornitologico. Facevo servizio gabbie ed il giudice (non ricordo il nome, ma mi pare fosse ligure) cui ero stato assegnato giudicava i phaeo, al tempo detti rubino. Ebbene, sgabbiava ogni volta per distinguere i neri, allora ben più correttamente chiamati nerobruni, dai bruni. Quando realizzò che li avevo già divisi tutti senza alcun errore, si complimentò. In effetti avevo visto il parametro differenziante, l’occhio. Nei nero-bruni phaeo l’occhio è nero apparentemente, mentre nei bruni phaeo è rosso o almeno rossiccio. Il fatto è che i neri phaeo nel nido hanno l’occhio rosso scuro, poi viene
percepito come nero, anche se probabilmente è un limite della nostra vista, mentre i bruni phaeo conservano l’occhio rosso percepibile anche nell’adulto. Direi un trucco, più che una grande abilità, la mia capacità di differenziare.
Poi si decise di unire i neri con i bruni, denominandoli rubino ossidato, mentre agata ed isabella venivano pure raggruppati denominandoli rubino diluito, aggiungendo il satiné senza disegno. Successivamente, per imitare l’estero, si è parlato di phaeo per gli ossidati e di melaninici ad occhi rossi per i diluiti e satiné senza disegno compresi.
Per quanto concerne il parametro differenziante devo precisare che non ci sarebbe proprio solo l’occhio, oltre naturalmente alla pars plumacea, che però non è visibile nella gabbia richiedendo, salvo movimenti particolari del soggetto, esame alla mano o quantomeno soffio; infatti c’è pure l’aspetto del fenomeno “melanina centrale”, anche se meno netto. La mutazione phaeo presenta un aspetto mai descritto in letteratura scientifica (come poco altro nel canarino); l’accoppiamento in purezza nei neri phaeo comporta perdita elevata di tipicità, vale a dire tracce di eumelanina al centro della penna, mentre la caratteristica phaeo si esprime bene accoppiando con portatori. I bruni phaeo invece, si esprimono bene anche in presenza di accoppiamento in purezza; evidentemente l’eumelanina mutata, da nera in bruno scuro (isabellismo), è più vulnerabile dalla mutazione phaeo, rispetto a quella selvatica nera. Nei neri phaeo nati da accoppiamento con portatore, l’espressione può essere ottima tranne che nelle timoniere; poiché le timoniere presentano traccia di eumelanina nella rachide, in pochi casi la melanina centrale può essere maggiore. Sono possibili eccezioni ulteriori? Si ma rarissime; nei bruni phaeo può accadere che vi siano tracce di melanina centrale nelle timoniere, ma solo in pochissimi casi. Mentre nel nero phaeo, in casi estremamente rari, si può aver l’inibizione completa dell’eumelanina anche nella parte centrale, rachide compresa, delle timoniere. Ricordo con sicurezza un solo caso di nero phaeo senza traccia di melanina centrale pure nella coda (timoniere). Rammento il simpatico episodio: ero andato a fare visita ad un bravissimo allevatore, Cilloni. Entrato nell’allevamento, dopo aver salutato, mi cadde subito l’occhio su di un soggetto nero Phaeo, mi pare fosse bianco, che aveva l’occhio nero, ma le timoniere regolari. Pensai di vedere male ed osservavo con attenzione, allora l’allevatore, come se mi leggesse nel pensiero, mi disse: “si Canali è un nero senza melanina cen-
trale”. Al mio stupore precisò essere nato da 2 portatori. A questo punto posso dire che il parametro melanina centrale non è proprio sicuro al 100%, ma “solo” al 99,9% circa.
L’utilizzo del nero-bruno, nel phaeo come in tutti i tipi bruni, è utile per mantenere il disegno e direi anche per la qualità del piumaggio. Oggi, bisogna dirlo chiaro senza remore che sarebbero colpevoli, il disegno al negativo che dovrebbe avere il phaeo se ne sta andando sempre più spesso a ramengo.
Si seleziona in modo fortissimo a favore della feomelanina, il che va bene, ma si dimentica il disegno al negativo. E questa selezione non giova anche al piumaggio. Troppo spesso si vedono zone interamente brune, prive di parte centrale lipocromica. Il rimedio è selettivo, e l’uso del nero-bruno è utilissimo.
A questo proposito ricordo la mia esperienza con i phaeo. Visto che mi chiamo Canali, pratico le canalate, cioè selezioni ultra ortodosse. All’epoca accoppiavo phaeo x portatore, talora anche portatore x portatore, mai in purezza. Inoltre quasi sempre nero x bruno. Vale a dire che quando il nero era classico portatore di phaeo (se maschio anche di bruno) lo accoppiavo con un bruno phaeo; quando il portatore di phaeo era bruno lo accoppiavo con un nero phaeo (se maschio portatore di bruno). Sempre curando anche il disegno, non solo la feomelanina. L’esito fu che mi capitò di allevare qualche soggetto davvero disegnato. Ricordo in particolare 2 femmine bruno phaeo giallo avorio intense con 4 righe lipocromiche sulla schiena bellissime, il vero disegno al negativo! Arrivarono sempre seconde, del resto non potevo criticare i colleghi che le giudicarono, erano davvero insolite e forse un tantino meno brune di un altro soggetto. Certo si trovarono in difficoltà e in un caso assistetti a molta esitazione, visto che in qualche modo simpatizzavano per quella insolita super tipicità. Aggiungo che ottenni un 89 con un bruno classico portatore di phaeo, impensabile con le selezioni attuali.
È la solita storia della priorità del tipo base che è appunto basilare. Poi, esasperato dalla discriminazione che la maggior parte delle femmine fa verso i phaeo nei nidi misti, che non vengono imbeccati, cessai quell’alle-
L’utilizzo del nero-bruno, nel phaeo come in tutti i tipi bruni, è utile per mantenere il disegno
vamento, ed anche in quadro di rotazione passai ad un altro tipo. Quello che mi sconcerta è che nei phaeo diluiti la discriminazione non c’è. Ho fatto qualche pensiero, ma soprassiedo in questa sede, per non dilungarmi. Si potrebbe aggiungere che si può accoppiare nero phaeo x bruno phaeo, mancando la discriminazione, a giovamento probabile del bruno phaeo, anche se metà della prole è nero phaeo a melanina centrale. Sappiamo però che gli allevatori non amano rinunciare a metà della prole come possibilità espositiva. Discorso analogo c’è per i portatori classici.
Segnalo invece un altro fatto stranissimo che va conosciuto: le femmine nero phaeo intense non presentano disegno al negativo, anche quando provengono da selezione ottima e con fratelli ottimi. Il disegno si confonde, somigliano quasi a delle singolari bruno pastello. Un fatto davvero strano, la ragione è ben difficile da capire. Non avanzo un’ipotesi precisa ma ritengo che vi sia un concorso di diversi aspetti, collegati anche al dicromatismo sessuale: i maschi hanno più eumelanina e le femmine più feomelanina, l’eumelanina nera è meno sensibile all’azione della mutazione phaeo mentre lo è di più l’eumelanina bruna, la mutazione intenso restringe il vessillo accorciando le barbe e concentrando i pigmenti che ci stanno sopra. Forse queste considerazioni non bastano, ma non sono riuscito a vederne altre.
Quando si accoppia in purezza phaeo x phaeo il fenomeno suddetto nelle femmine nere è più accentuato e la
Se venisse redatto uno standard del nero phaeo, credo che non ci si dovrebbe discostare molto da quello già in essere, ma qualche differenza va considerata
somiglianza con strane super bruno pastello è maggiore; se non ricordo male può accadere anche nelle non intense, da verificare. Ora, se venisse redatto uno standard del nero phaeo, credo che non ci si dovrebbe discostare molto da quello già in essere, ma qualche differenza va considerata. Certamente tracce di melanina centrale nella coda, leggi timoniere, non dovrebbe comportare alcuna penalità. Tracce di melanina centrale in
altre parti, ritengo sarebbe meglio che comportassero squalifica e non semplice penalizzazione, aspetto forse discutibile, ma non mi sembra il caso di allontanarci dalla piena tipicità. Da discutere la questione delle femmine nere intense: o si ipotizza una molto diversa tipicità, oppure è forse meglio non ammetterle a concorso per non penalizzarle moltissimo, giustamente per lo standard ma ingiustamente per la loro natura. In passato avevo propugnato con successo la penalizzazione e non la squalifica della melanina centrale alle timoniere, per ovvi motivi; la cosa passò (considerare che neri e bruni gareggiano assieme.). Poi l’idea venne accantonata. Penso sia da ben rivalutare, parlo in generale. Conclusione finale: per me, i neri phaeo o meglio i nero-bruni phaeo, mediamente sono più belli, su questo punto accetto ogni reprimenda. Per ulteriori approfondimenti sulla mutazione phaeo rimando al mio testo.
L’Arricciato del Sud
L’eleganza senza tempo di uno dei canarini più affascinanti
di LUIGI MOLLO, foto S. GIANNETTI
Introduzione
Il mondo dei canarini offre una varietà di razze affascinanti e complesse. Tra queste, l’Arricciato del Sud si distingue per le sue profonde radici storiche e continua a esercitare un fascino irresistibile tra gli allevatori, nonostante una popolarità in declino rispetto al passato. Questo canarino, celebre per il
Questo canarino
è il risultato di secoli di selezioni meticolose e accoppiamenti mirati
suo piumaggio elaborato e la postura particolare, è il risultato di secoli di selezioni meticolose e accoppiamenti mirati, finalizzati a creare un animale che incarna eleganza e precisione.
Origini Storiche
Per comprendere appieno il valore dell’Arricciato del Sud, è necessario
fare un passo indietro nella storia. I canarini arricciati, in generale, trovano le loro origini nel 1700, probabilmente nei Paesi Bassi, dove fu allevato un canarino di dimensioni maggiori rispetto agli standard dell’epoca e caratterizzato da piume arricciate sul petto. Questa nuova peculiarità catturò l’attenzione degli allevatori, che iniziarono una selezione più rigorosa. Ben presto i canarini arricciati si diffusero in Belgio e Francia, dove la razza fu ulteriormente perfezionata, fino a definire un vero e proprio standard intorno al 1860 con il Frisé Hollandais. Con il tempo si delinearono due principali correnti nella selezione di questi uccelli: una orientata verso canarini più massicci e arricciati (Arricciato del Nord), e un’altra, particolarmente svi-
luppata nel sud della Francia e del Belgio, che privilegiava un corpo più snello e slanciato. Quest’ultima diede vita a una variante conosciuta come Frisé Bossu, considerata l’antenata del moderno Arricciato del Sud.
Le Caratteristiche dell’Arricciato del Sud
Il Canarino Arricciato del Sud si distingue per una serie di caratteristiche fisiche ben definite. La sua lunghezza ideale è di circa 17 cm, con una postura a “7”, un collo lungo e una testa serpentiforme. La peculiarità principale risiede nella postura: grazie alle zampe lunghe e dritte, il canarino assume una posizione quasi verticale sul posatoio, un tratto distintivo che rende l’Arricciato del Sud inconfondibile. Le speci-
fiche caratteristiche di questa razza sono descritte nello standard di giudizio adottato dalla Federazione Ornicoltori Italiani (FOI). I criteri di giudizio, tratti dai vigenti standard di valutazione, sono articolati in 11 considerando che sono riportati di seguito con brevi commenti.
Portamento (15 punti) “A forma di 7, protratto nel tempo; tronco e coda in linea quasi verticale, formanti con l’asse testa-collo un angolo di poco superiore ai 90 gradi“. Il portamento dell’Arricciato del Sud deve essere a “7”, ovvero il collo deve essere esteso in avanti, la testa posizionata sopra il cestino (jabot), e le zampe devono essere dritte. La coda deve restare perpendicolare al corpo e rasentare il posatoio. La valutazione si basa sulla capacità dell’esemplare di mantenere questa posizione per un periodo prolungato. Il portamento a “7” è essenziale per evidenziare l’eleganza dell’Arricciato del Sud. La corretta estensione del collo e l’aderenza della coda al posatoio sono aspetti che distinguono i migliori esemplari. Difetti in questo aspetto, come la mancanza di estensione del collo o una coda non perfettamente in linea, possono portare a penalizzazioni significative Arti Inferiori (10 punti) “Lunghi e massimamente estesi: gambe e tarsi in linea perfettamente verticale, senza angolature al calcagno; gambe con piumaggio aderente e completamente visibili; tarsi, dita ed unghie forti”. Le zampe devono essere lunghe, rigide e ben estese in verticale. Il piumaggio delle zampe deve essere aderente e non troppo voluminoso, e l’articolazione del ginocchio deve essere ben dritta, senza piegature evidenti. Le zampe rigide e ben estese sono fondamentali per conferire all’Arricciato del Sud la postura verticale che lo contraddistingue. Piegature del ginocchio o una mancata estensione delle zampe sono difetti da evitare.
Piumaggio (10 punti) “Serico, abbondante, composto; addome liscio; tutti i colori ammessi.”
Il piumaggio deve essere serico e abbondante, con una chiara distinzione tra le zone arricciate e quelle lisce. Le arricciature devono essere ben definite
e simmetriche, con un stacco netto tra il jabot e le altre zone lisce del corpo. La qualità del piumaggio è uno dei fattori più importanti nella valutazione. La mancanza di uniformità o la presenza di arricciature disordinate penalizzano notevolmente l’esemplare. Gli allevatori devono prestare particolare attenzione al piumaggio durante la fase di muta. Non è vietata la colorazione artificiale particolarmente bella nei canarini melanici unicolore
Taglia (10 punti) “Lunghezza cm 17; proporzioni perfette”
La lunghezza dell’Arricciato del Sud, secondo lo standard vigente, deve essere di 17 cm. Si tratta di una lunghezza apparente (quella reale si ottiene misurando il canarino steso orizzontalmente dalla punta della coda fino alla punta del becco) che deve comunque essere rispettata affinché il canarino mantenga proporzioni armoniose e bilanciate, senza eccedere né ridurre eccessivamente la misura (è tollerato un margine di mezzo centimetro in più o in meno). Pertanto, gli esemplari che superano o non raggiungono i 17 cm vengono penalizzati, poiché la taglia incide sull’armonia complessiva dell’animale. L’Arricciato del Sud è, infatti, un canarino di grande eleganza, caratterizzato da una delicata ma robusta presenza. La conservazione di questa innata eleganza passa attraverso il mantenimento della taglia apparente a 17 cm; oltre tale misura, il canarino appare grosso e massiccio, perdendo la sua grazia, mentre al di sotto dei 17 cm appare, a mio avviso, gracile e goffo.
Spalline (10 punti) “Ben spartite, simmetriche, voluminose (folte, larghe ed estese a tutto il dorso)” Le spalline devono essere simmetriche e ben distribuite su entrambi i lati del corpo. Devono essere voluminose e costituire uno dei punti più alti del canarino quando è in posizione di lavoro. Le spalline simmetriche e ben estese sono tra i tratti distintivi più visibili dell’Arricciato del Sud. L’assenza di una spallina o spalline poco voluminose possono compromettere notevolmente il punteggio. Le spalle rivestono un ruolo fondamentale nell’armonia complessiva del soggetto. Osservando il cana-
Il Canarino Arricciato del Sud si distingue per una serie di caratteristiche fisiche ben definite
rino da dietro, la sua figura non deve presentare quella tipica conformazione triangolare che contraddistingue il Bossù Belga. Al contrario, si dovrebbe apprezzare una silhouette “cilindrica”, slanciata e sottile, che trasmetta ele-
ganza e proporzione, in linea con gli standard estetici più elevati.
Jabot (10 punti) “Simmetrico, ben rilevato, a forma di nido di rondine, la cavità ben scavata, priva di piume fluttuanti, la sua larghezza esterna dovrebbe essere di cm 3 / 3,5”. Il jabot ben formato conferisce eleganza all’aspetto frontale del canarino. Le piume fluttuanti o una chiusura incompleta del jabot sono difetti che influenzano negativamente la valutazione.
Fianchi (10 punti) “Voluminosi (folti e ampi), sostenuti, simmetrici, ricurvi verso l’alto fino a raggiungere od oltrepassare il margine delle spalline”
I fianchi voluminosi sono una caratteristica essenziale del piumaggio dell’Arricciato del Sud. La mancanza di volume o fianchi scarsamente sviluppati riduce notevolmente il valore estetico dell’esemplare.
Testa e Collo (10 punti) “Testa piuttosto piccola, serpentiforme e liscia; collo liscio, leggero, di buona lunghezza e proteso in avanti quasi orizzontalmente”
La testa deve essere piccola e serpentiforme, con il collo lungo e liscio. Non devono essere presenti arricciature o cravattini che interrompono la linea del collo. La testa piccola e serpentiforme è un segno di qualità superiore, mentre il collo lungo e liscio completa la postura elegante. Arricciature sul collo o teste troppo grandi rappresentano difetti da evitare.
Coda (5 punti) “Diritta, omogenea, lievemente forcuta; piume di gallo assenti”
La coda deve essere dritta e leggermente forcuta alla fine, con piume regolari e non arricciate. Una coda ben definita e diritta è fondamentale per il bilanciamento complessivo del canarino. Coda sfilacciata o arricciata può compromettere l’aspetto finale dell’esemplare.
sere serico e ben distinto tra le zone arricciate e lisce, può presentare problematiche come confusione tra arricciature o un addome non perfettamente liscio.
Inoltre, l’allevamento dell’Arricciato del Sud richiede una profonda conoscenza delle tecniche di selezione genetica. La consanguineità è essenziale per fissare le caratteristiche desiderate nella razza, ma deve essere accompagnata da una rigorosa selezione della progenie. Questo approccio permette di mantenere e rafforzare i tratti distintivi, evitando al contempo l’insorgenza di problemi genetici.
Ali (5 punti) “Aderenti al corpo, né cadenti né incrociantesi, complete di penne integre”
Le ali devono essere ben chiuse, non incrociate, e prive di arricciature. Le ali chiuse in modo corretto aggiungono eleganza e armonia alla figura del canarino. Ali incrociate o aperte sono considerati gravi difetti.
Condizioni Generali (5 punti) “Pulizia, vivacità, stato di salute ” La pulizia, la vivacità e lo stato di salute del canarino sono fondamentali per la sua valutazione complessiva. Un esemplare pulito e vivace ottiene punteggi più alti. Le condizioni generali dell’esemplare incidono notevolmente sulla valutazione. Un canarino in ottima salute, con piume ben curate, è preferito rispetto a un esemplare trascurato. Gabbia d’esposizione a cupola (da York), posatoi con diametro 12 mm. Uno posto in alto al centro, un altro in basso alla quinta gretola. Gli Arricciati
del Sud vanno inanellati con anelli FOI tipo X.
Le Sfide dell’Allevamento
Nonostante la bellezza e l’eleganza intrinseca di questa razza, l’allevamento di canarini Arricciati del Sud di alta qualità rappresenta una sfida non indifferente. Gli allevatori devono affrontare numerose difficoltà, specialmente nel garantire che gli esemplari rispettino gli standard di perfezione richiesti nelle competizioni. Un collo che non si allunga adeguatamente o arti inferiori che non si estendono correttamente possono compromettere la postura caratteristica del canarino, influenzando negativamente il punteggio in sede di giudizio.
Altri difetti comuni includono una testa troppo tozza, l’assenza di simmetria nelle spalline o piume del jabot che si sovrappongono in modo disordinato. Anche il piumaggio, che dovrebbe es-
La riproduzione presenta ulteriori complessità: le femmine di questa razza sono talvolta meno inclini alla cova e all’allevamento dei pulcini rispetto ad altre razze di canarini. Pertanto, la selezione non deve limitarsi ai fattori estetici ma deve anche mirare a individuare coppie inclini alle cure parentali, che non abbiano bisogno di balie. Anche se alcuni allevatori ricorrono all’uso di balie - femmine di altre razze più propense alla cura della prole - è preferibile selezionare esemplari che possiedano naturalmente queste capacità, garantendo una maggiore autonomia nell’allevamento. Anche l’alimentazione riveste un ruolo cruciale. Una dieta equilibrata, ricca di proteine e vitamine, è fondamentale per lo sviluppo ottimale del piumaggio e per sostenere le energie necessarie durante la muta e la riproduzione. L’integrazione con specifici nutrienti può migliorare la qualità delle arricciature e la brillantezza del piumaggio. Infine, l’ambiente in cui vengono allevati questi canarini deve essere rigorosamente controllato. Temperature estreme, umidità inadeguata o scarsa ventilazione possono influire negativamente sulla salute degli esemplari, rendendoli più suscettibili a malattie respiratorie e infezioni. Una cura attenta dell’igiene delle voliere e una regolare supervisione veterinaria sono pertanto indispensabili.
Nonostante le sfide, la dedizione richiesta nell’allevamento dell’Arricciato del Sud viene ampiamente ricompensata.
Vedere crescere esemplari che incarnano appieno l’eleganza della razza rappresenta una soddisfazione ineguagliabile per ogni allevatore appassionato.
Conclusioni
L’Arricciato del Sud rappresenta non solo un patrimonio storico nell’ambito dell’ornitologia, ma anche un simbolo di dedizione e passione per gli allevatori che si impegnano a mantenerne viva l’essenza. Nonostante le sfide legate all’allevamento e alla selezione, questa razza continua a suscitare ammirazione per la sua eleganza unica e le sue caratteristiche distintive. La conservazione dell’Arricciato del Sud richiede un approccio attento e responsabile, in cui la conoscenza approfondita delle tecniche di selezione genetica si unisce a pratiche di allevamento sostenibili. È fondamentale che gli allevatori non solo puntino al perfezio-
L’Arricciato del Sud rappresenta non solo un patrimonio storico nell’ambito dell’ornitologia, ma anche un simbolo di dedizione e passione per gli allevatori
namento estetico degli esemplari, ma anche al mantenimento della salute e del benessere degli animali, promuovendo caratteristiche come l’inclinazione alle cure parentali e la robustezza generale.
Negli ultimi anni, grazie anche agli sforzi delle associazioni ornitologiche e alla crescente consapevolezza dell’importanza della biodiversità, si è assistito a un rinnovato interesse verso
questa razza. Eventi espositivi, concorsi e iniziative di formazione contribuiscono a diffondere la conoscenza dell’Arricciato del Sud, incoraggiando nuove generazioni di appassionati a intraprendere l’affascinante percorso dell’allevamento.
In un mondo in cui la standardizzazione tende spesso a prevalere, l’Arricciato del Sud ci ricorda il valore dell’unicità e della tradizione. Ogni esemplare allevato con cura non è solo un testimone di secoli di selezione e passione, ma anche un invito a preservare e valorizzare la diversità che rende ricco il patrimonio naturale e culturale.
La strada verso il futuro dell’Arricciato del Sud passa attraverso l’impegno collettivo di allevatori, appassionati e istituzioni. Solo così sarà possibile garantire che questa magnifica razza continui a incantare con la sua eleganza e a occupare un posto d’onore nel panorama ornitologico.
Calotta e nuca: questi sconosciuti
testo CLAUDIO BERNO, foto: AUTORI VARI
Eterno motivo di discussioni e di soggetti non giudicati nel caso delle razze ciuffate quali il Ciuffato Tedesco Lipocromico, il Rheinlander ciuffato, il Lancashire Coppy e ultimamente anche il Gloster Fancy
Eterno motivo di discussioni e di soggetti non giudicati
Corona ed il Crested quando gareggiano nella categoria dei Lipocromici unicolore che, come da definizione standard, devono essere lipocromici unicolore tranne il ciuffo. Il ciuffo può essere formato da piume lipocromi-
che, melaniniche o variegate ma, nel caso di piume con melanina, non devono debordare oltre la zona topografica della nuca a meno di pesanti penalizzazioni nel caso della razza Lizard per quanto riguarda la calotta. Nel caso dei Lizard, infatti, la calotta di forma ovale si estende da sopra il becco sino all’inizio della nuca (cioè il pileo, somma di fronte, vertice e nuca - ndr) e va penalizzata nel momento in cui si allunga sulla nuca.
Ecco comparire sempre la definizione di “nuca”, che fa versare fiumi di parole forse non necessarie se si inquadra correttamente l’anatomia topografica degli uccelli in generale e dei fringillidi in particolare.
Arrivati a questo punto, diventa assolutamente necessario chiarire alcune definizioni con l’aiuto anche di immagini anatomo-topografiche.
Quindi, ricordando bene, abbiamo:
• La Calotta, cioèquell’ area occupata dalla pterilosi (ossia lo schema della distribuzione sul corpo degli uccelli) delle piume che formeranno la zona lipocromica della famosa “ca-
La definizione di “nuca” fa versare fiumi di parole
lotta del Lizard” o dove originano le piume del ciuffo, sia melaniniche che screziate che lipocromiche, disposte in forma ovale a mo’ di calotta e dai contorni ben definiti a seconda della genetica del soggetto;
• La Nuca, ossia l’area occupata dalla nuca propriamente detta prima del suo raccordo con il collo;
• Il Collo,ossia quella regione anatomica compresa, posteriormente, tra la base del collo (in alto) e la settima vertebra cervicale (in basso). Dunque, possiamo poi addivenire ad una definizione anatomo-topografica che ci permetta di definire il limite per:
• la Calotta come una linea diritta “immaginaria” che passa tra la commessura mediale del becco e l’occhio.
• la Nuca come una linea “immaginaria” che passa sulla parte superiore della mandibola, ovvero che origina dal margine dorsale del becco, topograficamente dove sono situate le narici, attraversa l’occhio e termina al limite della nuca propriamente detta.
Ciò potrebbe aiutare a definire correttamente quanto è Calotta e quanto è Nuca per giungere, metabolizzando quanto sopra, alla considerazione che la calotta sia un sito topograficamente ben delimitato e chiaro.
Mentre se prendiamo in considerazione il ciuffo, ancorché melanico, che si estende grazie alla struttura delle sue piume fin sulla nuca, superficie corporea spaziale evidente e non convenzionale, nulla osta a giudicare il soggetto ciuffato, sempre che sia privo di piume melaniche su altri distretti, nella categoria Lipocromico.
Bibliografia
-Anatomia degli animali di Bruni - Zimmerl
-Canaricoltura di Umberto Zingoni,edizioni
F.O.I.
-Passeriformigranivoridel mondo di P. Clement - A. Harris - J. Davis, SerinusEditore
Il Verzellino (Serinus serinus)
testo e foto di FRANCESCO FORMISANO
Biologia generale
Unico Serino europeo, descritto da Linneonel 1766come Fringilla serinus; fino a 150 anni fa copriva un areale limitato all’Europa meridionale e Africa nord occidentale; nel corso di questo secolo e mezzo, ha notevolmente ampliato il suo range di distribuzione e attualmente nel Vecchio Continente occupa un ampio areale che dalla penisola Iberica si estende verso est, alla ex Jugoslavia e Paesi balcanici, Ucraina, Turchia, Grecia; ex Unione Sovietica, Paesi Baltici su verso nord fino alla Penisola Scandinava, dove arriva a lambire la Finlandia meridionale; negli ultimi decenni del secolo scorso, ha “invaso” anche le Isole Britanniche nidificando nel sud dell’Inghilterra; mentre ben oltre quaranta anni fa era
già presente come nidificante nelle cosiddette Channel Islands (Jersey, Guernsey & Sark) – oss. personale nella primavera/estate del ‘74 / ‘75 / ‘76 -; inoltre è presente nei Paesi costieri del Nord Africa e isole del Mediterraneo, eccetto Malta; alcuni Paesi del vicino e medio Oriente: Israele settentrionale, verso sud lungo la costa, fino a Tel Aviv; Libano, Cipro; dalla Siria all’Iraq; accidentale nell’Iran sud occidentale. Oceano Atlantico: Isole Canarie, - Tenerife e Gran Canaria - ; si ritiene che le popolazioni stanziali di queste due isole siano alloc-
tone, cioè discendano da individui introdotti o evasi in tempi remoti dalla captività.
Indubbiamente uno dei fringillidi più piccoli, 10,5/11cm; aspetto paffuto, testa rotonda, becco (piccolo) conico, coda forcuta. Abbastanza marcato il dicromismo sessuale: il maschio ha livrea giallastra finemente disegnata da strie verdi; zone di elezione come vertice, fronte, sopracciglio, petto e codrione giallo carico; guance verdi; presenta i classici “mustacchi” comuni a diversi “Serinus”; dorso striato di verde su fondo
giallastro; sottocoda bianco; becco corneo; zampe grigio bruno. La femmina, dai colori meno brillanti, è nell’insieme maggiormente striata; juveniles simili alla femmina.
Specie monotipica, però nel passato da alcuni studiosi ne veniva riconosciuta anche una sub specie, detta Serinus flaviserinus.
Con pochi altri è considerato un Serino verace; infatti, le ultime “revisioni” tassonomiche, risultate dall’analisi del DNA Mitocondriale, lo hanno lasciato nel Genere Serinus mentre buona parte dei vecchi “Serini” è transitata nel più appropriato e ampio GenusCrithagra. Nel nostro Paese è presente sull’intero territorio, da sud a nord con cospicue popolazioni stanziali, alle quali si aggiungono, in primavera, quelle di ritorno dai caldi e accoglienti Paesi Nordafricani: dal Marocco al delta del Nilo (Egitto), dove hanno trascorso la stagione fredda. Il flusso migratorio è più mar-
Specie monotipica, però nel passato da alcuni studiosi ne veniva riconosciuta anche una sub specie, detta Serinus flaviserinus
zone rurali collinari e, negli ultimi 20 anni, si è sempre più “urbanizzato”, costretto in parchi e giardini di città, causa la progressiva pressione predatoria esercitata dai corvidi e dai rapaci diurni, Gazza e Gheppio in primis, il cui impatto sui piccoli passeriformi canori è risultato davvero devastante per la loro sopravvivenza.
A Napoli e da noi, nell’agro ercolanese–vesuviano, il Verzellino è conosciuto come ‘Cardulella’, mentre nel lessico arcaico, parlato dai nostri vecchi, era detto: Cardulicchio o Cardulicchiella. L’habitat di elezione comprende aree incolte, boschetti di essenze sempreverdi e macchia mediterranea; anche se timido e d’indole schiva, di frequente nidifica in giardini e aiuole nei pressi di abitazioni in aree fortemente antropizzate per eludere il più possibile i predatori di cui sopra; abbastanza comune nei cimiteri, dove sono presenti in prevalenza conifere come Tuja, Abete e altre specie di Picea abies.
Divagazioni sul tema
Così come il Lucherino, anche il Verzellino appartiene a quella schiera di volatili cui mi legano indissolubili ricordi, mai sopiti, dei bei giorni sereni quali furono quelli della mia infanzia.
cato per le popolazioni che si riproducono nell’Europa centro settentrionale; in Italia riguarda prevalentemente le popolazioni delle regioni alpine, sub alpine e dell’Appenino settentrionale e centrale; piuttosto marginale e impercettibile il fenomeno, per quelle che vivono nelle regioni del meridione d’Italia. Qui nel Parco Nazionale del Vesuvio il Verzellino è essenzialmente stanziale, con popolazioni ben stabilizzate nelle
Ero in 4ª elementare: pantaloni corti, grembiule blu, colletto bianco e fiocco giallo; un conoscente, uccellatore autorizzato, nel periodo del passo autunnale, si cimentava nella cattura con le reti dei piccoli passeriformi canori in un fondo incolto sterile, non molto lontano da casa mia. Alla fine delle lezioni, con un gruppetto di compagni di scuola, quasi tutti coetanei, ci si recava regolarmente al capanno dove don Rosario, questo il nome della persona oggetto di questo paragrafo, operava. Le nostre mamme, ben consce della nostra “malattia”, non erano per niente in pensiero. Sapevano benissimo che per buona parte del mese di ottobre e tutto novembre, meteo permettendo, non saremmo mai stati puntuali nel ritornare a casa dalla scuola: il capanno, le gabbiette coi richiami e le reti erano una attrazione troppo forte, alla quale nessuno di noi sapeva o voleva resistere.
Don Rosario un bel dì mi regalò un Verzellino (naturalmente femmina!). Non
trovo le parole per esprimere le emozioni provate allora nel ricevere quell’uccellino. Il pensiero corse veloce a calcolare, con quella ulteriore acquisizione, di quanti uccelli fosse al momento composta la mia “scuderia”: fino a quel giorno, compreso il Lucherino, avevo un terzetto, i cui componenti erano: un passerotto, caduto durante l’estate dal nido sito in un pertugio delle mura perimetrali di tufo della nostra casa, salvato dalle grinfie della gatta di casa e allevato allo stecco con miscela per pulcinotti inumidita con acqua tiepida alla quale aggiungevo polpa di frutta, come albicocca o gelso rosso; e da un altro Passero “sorpreso”, come spesso accadeva, in casa dalla allora mia giovane mamma mentre rassettava, forse introdottosi inseguendo un insetto volante. Non avevo mai considerato il Verzellino come volatile di un certo interesse, vuoi per il canto abbastanza monotono, vuoi per la sua abbondanza in natura. Durante la stagione riproduttiva - febbraio/marzo a tutto luglio - numerosi erano i nidi avvistati (particolarmente nella vigna) masemprelasciati in toto al loro posto.
Mio padre, come altri contadini, lo riteneva dannoso perché ghiotto dei semi di rapa (Brassica rapa), semi che allora si lasciavano maturare sulla pianta la quale, estirpata prima che appassisse, veniva legata a fasci di 10/15, messi poi all’ombra ad essiccare all’aperto per alcuni giorni, in un posto ben ventilato. Naturalmente in quel contesto, intere famigliole di cinguettanti Verzellini andavano all’assalto dei suddetti fasci con il loro nutriente contenuto e, nonostante le cervellotiche protezioni che papà si inventava di volta in volta, vincevano sempre loro: i Verzellini. La questione andò avanti per anni, finché stufo, non si arrese “convertendosi” alla “moderna” bustina confezionata, in vendita nei consorzi agrari o negozi del settore, coi semini già belli pronti; da allora niente è stato più come prima, né per i Verzellini, né tanto meno per il nostro palato.
Per i non napoletani: della rapa, qui all’ombra del Vesuvio, in cucina se ne consuma la parte fogliare, principalmente la cima pre-fioritura, lavata ben bene, lessata leggermente e poi saltata in pa-
della, condita con olio, sale, aglio e peperoncino; indicata come contorno per arrosti e insaccati macinati freschi (maiale in primis, ma anche vitello, coniglio o agnello) quali arista, costoletta, polpetta o salsiccia; ma, ai bei tempi che furono, quando in campagna si macellava in proprio il maiale, i “friarielli”, questo il nome dialettale delle cime di rapa, venivano soffritti con ciccioli e sugna: colesterolo, trigliceridi e compagnia bella, erano vocaboli conosciuti solo dagli “addetti ai lavori”…
A questo punto, mi preme chiedere scusa a quei pochi sprovveduti che si sono avventurati nella lettura di questo mio ennesimo “obbrobrio”, credendo di acquisire chissà quali nozioni inerenti la nostra comune passione. Confesso che quando, coi ricordi, “scivolo” nel passato, ho difficoltà poi a ritornare alla realtà, spesso mi ritrovo spaesato e “fuori tema” e rimettermi in carreggiata è davvero un’impresa.
Allevamento
Parlare di allevamento del Verzellino non è cosa semplice, in quanto non si hanno molti riscontri di esperienze altrui da cui prendere spunti o attingere notizie, almeno qui in Campania, e tra i pochi a me noti, senz’altro da citare sono il decano di tutti gli allevatori Campani di fringillidi, indigeni ed esotici: il mio maestro e amico Saverio Sirignano e in tempi più recenti, un giovane valido appassionato: Giovanni “Dandy” Giliberti. Chiaramente di nicchia, il Verzellino è per pochi “intimi”; utilizzato nel corso degli anni e ancora oggi soprattutto in ibridazione con il canarino domestico, grazie alla quasi totale fertilità degli F1 maschi ottenuti e nei successivi re-incroci di ritorno sul selvatico (R1/R2) e, a quel che si dice, anche di qualche femminuccia. La maggioranza degli appassionati ha cullato il sogno di fissare qualche mutazione traslandola dal canarino di colore, particolarmente con l’utilizzo
di femmina Verzellino e di maschio canarino domestico interessato da mutazione sesso legata, oppure viceversa: canarina “affetta” da mutazione dominante, anche se all’epoca a quest’ultima branca apparteneva solo il Bianco Dominante o Soffuso, con l’abbastanza anonimo suo derivato Ardesia, oggi Nero-Bianco. Attualmente e da qualche anno, si utilizzano esclusivamente canarine interessate dalla mutazione Jaspe Purtroppo la non eccessiva robustezza in ambiente controllato e la non semplice gestione della specie durante la fase riproduttiva, ha scoraggiato anche i più bravi e preparati allevatori a continuare il “progetto” Verzellino; anche se, ripeto, la maggioranza dei tentativi sono stati indirizzati ad ottenere una qualche mutazione indotta attraverso l’ibridazione.
C’è da dire che il maschio Verzellino è di bocca buona e non mostra reticenza alcuna verso le esponenti del gentil sesso
delle altre specie; i risultati riproduttivi sono sempre positivi e numerosi sono gli ibridi ottenuti, purché ci sia compatibilità genetica tra le due specie. Fare un elenco sarebbe lungo e dispendioso, quindi lascio ognuno lavorare secondo la propria fantasia, ricordando che i risultati migliori vengono fuori proprio da quei tentativi che col giusto senno, definiremmo pazzie. The impossible dream in ibridazione ornitologica, non esiste. Perciò ragazzi, ibridatori di mestiere e non, sbizzarritevi pure, ché il nostro Serino è un ottimo alleato.
Alimentazione
Il Verzellino è ghiotto dei semi di brassicacea, a partire dalla comune, selvatica e infestante rucola, alla rapa, al ravizzone, alla camelina sativa ecc.; in ambiente controllato una miscela composta per la maggior parte da scagliola e in percentuale minore semi di rapa o ravizzone e un po’ di perilla, costituisce
l’alimentazione ideale, a parere dello scrivente, per questo Serinus Durante la riproduzione e durante la muta,ai miei ho somministrato con regolarità semi di girasole piccolo nero allo stato ceroso, fornito ancora incapsulato nella corolla appena recisa. Contrariamente ad ogni previsione e a quanto costantemente osservato in natura, i miei Verzellini l’hanno particolarmente gradito, mentre per quanto riguarda i semi del commercio, ho fornito in linguetta a parte: camelina sativa (Gold of pleasure) come viene chiamata dagli anglofoni, chia, semi di lattuga bianca e erba mazzolina (Dactylis glomerata), quest’ultima, con i semini poc’anzi elencati e associata alla perilla, sesamo, una manciata di canapuccia, niger, avena decorticata e pochissimo girasole piccolo, compone quella miscela che da sempre fornisco, periodicamente e in recipiente a parte, in ragione di un cucchiaino da caffè a testa, a tutti i miei Fringillidi, oggi comunemente conosciuta (e ben reclamizzata) come: “Pance chiare”.
In natura l’ho osservato in diverse occasioni cibarsi dei semini di compositae varie come scarola coltivata, lattuga selvatica e le varie specie di crispigno; durante il periodo riproduttivo, spesso si sofferma su una pianta infestante come la parietaria (Parietaria officinalis) dalla quale preleva i salutari semini.
Esperienza riproduttiva
Risale a diversi anni fa l’acquisizione della 1ª coppia di Verzellino, presa al mercato che fino a qualche anno fa si teneva in quel di Reggio nell’Emilia. Fui spinto nell’acquisirli più dalla consapevolezza che quanto prima la specie non sarebbe stata più così comune e abbondante in natura, stante l’enorme gap creatosi tra i piccoli volatili canori e le specie predatrici, corvidi in testa, ma grazie anche a tutti i veleni usati copiosamente nell’agricoltura “moderna”, piuttosto che dalla loro bellezza intrinseca, per la quale nutrivo scarsa attrattiva.
Alloggiata in un primo momento in un contenitore da 120 cm, la coppia di Verzellini si mostra sempre forastica e abbastanza nervosa in occasione di ogni mia visita nel locale adibito ad alleva-
mento; confesso che il fatto mi infastidisce, è abbastanza contrastante con il comportamento calmo e tranquillo degli altri ospiti del locale (Spinus e Chritagra vari), perciò, alla prima occasione li alloggio in una voliera esterna, promiscua.
Il loro primo anno di voliera, diciamo così, è anonimo, nel senso che non manifestano nessuna intenzione di riprodursi, forse anche infastiditi dalla presenza degli altri coinquilini.
Cinque anni fa, nel 2019 i primi nidi, con deposizioni regolari e uova incubate dalla femmina ma... la bestiola si rivela abbastanza “suscettibile” al mio curiosare nel nido e regolarmente lo abbandona ogni qualvolta con tutte le nefaste conseguenze per il suo contenuto. In seguito, anche il maschio risulta estraneo ai clichè necessari per essere un buon “marito e padre di famiglia”, sicché, quando non è la femmina a combinare guai, ci pensa lui.
Il maschio Verzellino è di bocca buona e non mostra reticenza alcuna verso le esponenti del gentil sesso delle altre specie; i risultati riproduttivi sono sempre positivi
Per avere i primi Verzellini nati in ambiente controllato devo pazientare fino al 2020, ma già all’epoca e in seguito poi, problemi personali e famigliari non mi hanno consentito di seguire l’allevamento così come andava fatto e come ero abituato a fare. Comunque, il poco ottenuto in termini di riproduzione è tutto grasso che cola, come si suol dire,
propenso come sono a considerare sempre e in ogni circostanza il bicchiere mezzo pieno. I pochi Verzellini ottenuti, come anche i pochi Spinus e Cardellini e qualche Estrildide mi soddisfano molto, considerato che l’allevamento, come tante altre passioni coltivate, hanno, nel frattempo, ceduto il passo a priorità improcrastinabili. In termini numerici, ho ottenuto 5 Verzellini, risultati a muta ultimata 3 femmine e 2 maschi. Prelevati dalla voliera nel mese di dicembre, tengo per me una femmina, cedendo il restante.
Trovato, non senza difficoltà, un maschio nato in ambiente domestico, alloggio i due partners in un contenitore da 120cm, così come feci a suo tempo con la coppia capostipite; nel frattempo, con l’avvento della stagione riproduttiva, fornisco il portanido a tutte le coppie presenti nel mio modestissimo allevamento, negli ultimi tempi davvero ridotto.
Lo scorso anno hanno riprodotto 6 soggetti, sopravvissuti in 4, risultando a muta ultimata 3 maschi ed una femmina.
Tengo per me la femmina, formando una nuova coppia acquisendo un maschietto novello.
Dalla vecchia coppia alloggiata all’interno, in questo anno riproduttivo abbastanza particolare, ho ottenuto 3 deposizioni composte rispettivamente di 3/3/3 uova immancabilmente chiare; mentre la coppia novella, alloggiata in voliera esterna promiscua con una coppia di cardellino ancestrale e una di lucherino anch’essa ancestrale, al pari di tutte le altre in voliere esterne, non è “partita”: sarà per i cambiamenti climatici in atto, boh?
Come si evince, analizzando questa esperienza, la specie in questione non consente al termine della stagione riproduttiva di avere gabbioni stracolmi di soggetti, forse questo è uno dei mo-
tivi per cui il Verzellino ha pochi estimatori, rimanendo prettamente specie di “nicchia”, fuori dagli interessi della maggioranza degli allevatori.
Mutazioni
Indubbiamente le mutazioni sono il carro trainante l’ornitologia moderna. Ne è testimone il fatto che negli ultimi anni, vi è stato un considerevole aumento/passaggio di appassionati che si sono “buttati” sull’allevamento del mutato. Conosco gente che è passata dal Canarino di forma e posizione, per dirne una, al Cardellino mutato, spinta da una incommensurabile “passione” (passione per “cosa” è palese...).
Lungi da me qualsiasi forma di polemica o biasimo, la mia it’s just an observation come dicono a Londra e dintorni. Al momento di mutazioni stabilizzate non ve ne sono, quindi possiamo parlare di quelle apparse e che per un motivo o un altro non si sono riuscite
a fissare. Dunque in ordine sparso, abbiamo: bruno, agata, pastello,feo, una equiparabile al silice e probabilmente anche qualche altra. Ho trascritto quanto comunicatomi dal mio amico (e mentore) Renzo Esuperanzi, poiché sulla materia non sono molto ferrato e ho chiesto lumi, come di solito faccio in questi frangenti, a lui (credo che miglior suggeritore non potrei trovare).
Conclusioni
Personalmente preferisco il Verzellino allo stato brado in natura, ascoltarlo “friggere” (così viene detto il suo canto-canzone) nelle tiepide giornate di fine inverno dall’alto di qualche cima d’albero, oppure su di una antenna tv, piuttosto che sui cavi elettrici nei viali sterrati o viuzze di campagna, concilia e preannuncia l’approssimarsi della primavera. Che dire poi, mentre, sempre “friggendo”, innamorato si lancia in aria sfarfallando nel tipico volo ch’è proprio del Pipistrello; e infatti da noi si dice: ‘a Cardulella vola comme ‘o Scurpione quanno stà n’ammore, dove Cardulella sta per Verzellino e Scurpione sta per Pipistrello; il resto della frase, credo sia di facile traduzione.
Concludendo, diciamo che le due coppie che ho hanno quasi la pretesa di voler “preservare” la specie da tutti i pericoli e ostacoli che purtroppo l’uomo ha creato a tutti gli altri condomini con i quali condivide il Pianeta; “Allevare è proteggere” o no?!!, preoccupato che nel giro di qualche lustro la specie sarà solo un vago ricordo per gli osservatori più attenti alle bellezze che ci circondano.
Sarà pura coincidenza, ma quest’anno (2024) di Verzellini nidificanti intorno casa non si è vista nemmeno l’ombra; è pur vero che negli ultimi 10 anni vi è stata una marcata contrazione del numero di coppie nidificanti o stanziali, ma la totale loro assenza è un cattivo presagio. Non vorrei che questo Fringillide, un tempo cosìcomune e peculiare abitante della nostra campagna, diventasse solo un ricordo di un’epoca remota, quando, per preservare le semenze di rape, c’era chi escogitava cervellotici metodi protettivi, sempre elusi da questo simpatico pennuto.
Migliorare la qualità delle piume nei pappagalli
testo di RAFAEL ZAMORA PADRÓN (*), foto M. KORTMANN e MOISÉS PÉREZ (LPF)
La salute di un uccello può essere giudicata dallo stato del suo piumaggio. Una piuma lucente, aderente al corpo, completa, strutturalmente ordinata e pulita è la migliore indicazione che un uccello è sano e ben curato, o che il suo ambiente gli fornisce tutto ciò di cui ha bisogno.
È anche vero che anche in natura è difficile vedere esemplari perfetti in termini di piumaggio. Infatti, ci sono periodi dell’anno in cui il piumaggio sembra usurato, soprattutto dopo processi impegnativi come l’allevamento.
In ogni caso, l’obiettivo nella gestione dei pappagalli è garantire che il piumaggio sia sempre nelle migliori condizioni possibili. E questa è sicuramente una sfida in molti casi.
Dai centri di allevamento di tutto il mondo, ci viene sempre chiesto come ottenere questa luminosità nel piumaggio, in particolare quando la stagione riproduttiva è finita. La risposta non è né semplice, né breve. Ma ci sono una serie di punti da tenere in considerazione:
Indicazioni per mantenere il piumaggio nelle migliori condizioni:
-L’alimentazione deve essere appropriata per ogni specie
-Assicurare l’accesso all’acqua per fare il bagno
(*)Direttore Scientifico Fondazione
Loro Parque
-Consentire l’accesso al sole e all’ombra
-Lo spazio per volare migliora lo sviluppo del piumaggio
-Garantire momenti di riposo a metà
giornata e momenti di tranquillità per sistemare il piumaggio
-Disponibilità di fonti minerali e di calcio
-Prestare attenzione alla stagione della muta in modo che il cibo consenta loro di formare nuove piume di buona qualità
-Umidità ambientale adatta alla specie
-Ore di luce naturale
Anche le ore di luce sono molto im-
portanti perché se un pappagallo è sottoposto a troppe ore di luce artificiale, i suoi sistemi ormonali non saranno ben regolati e potrebbe fare la muta in momenti inappropriati o fare mute parziali, con il conseguente dispiego energetico che ciò comporta.
L’eccessiva luce solare può causare il deterioramento del piumaggio e il cambiamento di colore. Per questo motivo, i pappagalli dovrebbero sempre avere accesso all’ombra in modo che possano scegliere quando ripararsi dal sole.
L’accesso all’acqua o la fornitura di una leggera doccia incoraggia i pappagalli a bagnarsi anche se non hanno dei bagni completi, poiché non sempre vogliono bagnare tutto il loro piumaggio. E la cosa interessante è che dopo queste sessioni di bagno passano del tempo a riordinare a fondo il loro piumaggio con il becco.
L’igiene del loro spazio vitale è molto importante. I pappagalli in particolare sono estremamente sensibili alla presenza di parassiti di qualsiasi tipo. E i parassiti esterni possono scatenare
L’eccessiva luce solare può causare il deterioramento del piumaggio e il cambiamento di colore
un problema più grande di quello causato dal parassita stesso, poiché i pappagalli possono avviare processi di automutilazione delle piume. Una volta che abbiamo fornito tutto il necessario affinché il piumaggio cresca e rimanga sano, dobbiamo assicurarci che raggiunga quella lucentezza speciale con una consistenza che aderisca al corpo. Ciò dipende direttamente dalla vitalità che ogni pappagallo può raggiungere in base alla sua fase di vita. Per i giovani pappagalli di specie medie e grandi, questo punto di lucentezza viene raggiunto quando hanno superato un paio di periodi di muta. I cambiamenti ormonali consentiranno loro di esprimere meglio la bellezza del piumaggio, che andrà di pari passo con il loro atteggiamento.
Per i pappagalli, il linguaggio del corpo è molto importante e il fatto che siano puliti influenza anche il modo in cui si relazionano con l’ambiente. Nel caso dei pappagalli domestici, il colore delle loro piume può essere alterato da agenti esterni. Creme per le mani, profumi o altri detergenti con cui possono entrare in contatto in casa sono le cause più frequenti di alterazioni delle piume. Accarezzare il pappagallo dopo aver applicato creme o lozioni, comprese altre sostanze chimiche di qualsiasi tipo, sono sufficienti a modificare la struttura del piumaggio.
Prestare attenzione alla presenza di fumatori, che possono inavvertitamente lasciare tracce di nicotina nelle piume del loro pappagallo, causando alterazioni anche nel colore del piumaggio.
Queste alterazioni sono più visibili nei cacatua bianchi a causa della loro colorazione.
Anche gli incidenti domestici legati a prodotti come salse da cucina o il contatto con detersivi possono causare gravi alterazioni del piumaggio che necessitano di tempo per essere corrette. Gli uccelli che cadono nel water o nel lavandino durante la disinfezione con prodotti aggressivi, o i pappagalli che atterrano in una padella dove si cucinano oli, possono avere la pelle e le piume gravemente alterate: potrebbero doversi sottoporre
Nella mente dell’allevatore di pappagalli, l’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di ottenere la migliore qualità del piumaggio in tutte le fasi dell’anno
a lunghi trattamenti per tornare al loro stato originale.
Le zone appena dipinte o verniciate sono una causa di incidenti da contatto da evitare; finanche la vegetazione può causare un cambiamento nel co-
lore e nella qualità del piumaggio. Dobbiamo prestare molta attenzione alle piante da interno, che possono essere beccate inconsapevolmente dal nostro pappagallo, poiché alcune di esse contengono componenti o oli aggressivi che possono alterare il colore e la qualità del piumaggio.
Nella mente dell’allevatore di pappagalli, l’obiettivo dovrebbe essere sempre quello di ottenere la migliore qualità del piumaggio in tutte le fasi dell’anno.
È un naturale isolante termico che serve loro nella comunicazione con gli altri pappagalli, molto importante durante il corteggiamento, e, quando è perfetto, ogni uccello sembra accorgersene, cosa che possiamo notare nel suo atteggiamento generale di buon umore.
(*)Tutte le foto inviate, anche quelle non pubblicate, rimarranno a disposizione della FOI a titolo gratuito e potranno essere utilizzate, senza alcun limite o vincolo temporale, per pubblicazioni, iniziative e scopi promozionali della Federazione
Questo mese, il protagonista di Photo Show è: EMANUELE MELLO - RNA 7ACE
con la fotografia che ritrae i soggetti “Passero del Giappone nero bruno e nero grigio” (Lonchura domestica) Complimenti dalla Redazione!
•Invitiamo tutti gli allevatori a inviare foto di soggetti provenienti dai propri allevamenti, con descrizione della specie, razza e mutazione, all’indirizzo: redazione@foi.it
•All’autore della foto mensilmente prescelta da un comitato interno, verrà offerto in omaggio un libro edito dalla FOI in base alla preferenza e alla disponibilità.
F ocus C.T.N.
Gli aggiornamenti tecnici Collegio di Specializzazione E.F.I. ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI
Quante
volte abbiamo recitato il detto “Non tutti i mali vengono per nuocere”? Il Covid è stata la pandemia per antonomasia del XXI secolo, che ha stravolto inevitabilmente, nel bene e nel male, le abitudini quotidiane di quasi tutta la popolazione mondiale.
Prima dell’anno 2020, le riunioni in FOI, ivi comprese quelle degli organi tecnici, si tenevano in presenza. Gli aggiornamenti tecnici dedicati ai collegi di specializzazione di cui fanno parte le CC.TT.NN., per potersi concretizzare durante il recente passato (ovviamente sempre in presenza) necessitavano di un percorso organizzativo, lungo e tortuoso, che quasi sempre si concludeva con un ritardo di qualche anno dalla data del loro concepimento.
Tutto ciò costituiva l’inevitabile conseguenza di tanti fattori, di cui bisognava tenere conto allorquando si metteva in moto una macchina organizzativa che coinvolgeva oltre 300 giudici FOI. Data dell’evento, location, disponibilità del numero degli alloggi, vitto, sale conferenze, attrezzature e da ultimo, ma non per questo meno importante, il budget da dedicare all’evento, che, se non opportunamente inserito nelle previsioni di spesa di inizio anno, produceva quasi sempre “dolori” insormontabili.
L’ultimo corso di aggiornamento dedicato a tutti
i Giudici FOI in contemporanea, organizzato in presenza, risale al 2022 in quel di Fiuggi. Dopo quella fatidica data, i collegi di specializzazione, attraverso le proprie CC.TT.NN., si sono dovuti organizzare in proprio per aggiornare i propri giudici, attraverso le videoconferenze. Nonostante l’organico dei Giudici FOI sia composto da membri di tutte le fasce d’età, dai 18 ai 75 anni, anche i meno giovani e i meno propensi all’adattamento informatico hanno saputo organizzarsi per dotarsi di questo nuovo strumento di comunicazione on-line.
La CTN-EFI dopo Fiuggi (11/09/2022), nell’ottica di tenere aggiornati i propri giudici, ha organizzato fra il 2023 ed il 2024 tre corsi di aggiornamento tecnico, tutti in videoconferenza. Il primo corso online, datato 02/09/2023, è stato quello che ha rodato positivamente la nuova era caratterizzata dalle videoconferenze. Alcuni colleghi meno giovani, che non avevano mai avuto dimestichezza con il computer, nutrivano pessimismo circa le loro capacità informatiche, poco compatibili con le esigenze organizzative future
F ocus C.T.N. ESTRILDIDI
a carattere multimediale. Con l’aiuto reciproco di tutti, ed eccezionalmente grazie anche a qualche nipotino molto più predisposto verso la tecnologia e quasi sempre presente all’interno dei vari nuclei familiari, anche i meno giovani hanno superato indenni il primo collaudo con l’era delle videoconferenze. Tant’è che quest’anno, 2024, abbiamo organizzato addirittura due sessioni di aggiornamento tecnico nell’arco di un mese, il 27/07/2024 e il 31/08/2024. Era importante che i due incontri si tenessero prima dell’inizio della stagione mostre 2024, affinché insieme si potessero rispolverare le regole che governano il nostro hobby, ma principalmente quelle che riguardano il collegio di specializzazione EFI (vedi slide nr.1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11).
I corsi di aggiornamento tecnico sono stati molto apprezzati dai colleghi del collegio EFI. Infatti,
FRINGILLIDI IBRIDI
avendo affrontato per intero le regole di interesse specifico che governano il nostro collegio EFI (Regolamento Mostre, Regolamento Ordine dei Giudici e Regolamento CC.TT.NN., ma principalmente le Delibere di CTN-EFI che negli anni sono state ratificate dal CDF-FOI), le relazioni che ne sono scaturite per ogni corso sono state intese come un vero e proprio vademecum del giudice EFI-FOI, da poter essere consultato all’occorrenza anche durante la stagione mostre. Infatti, i relativi file sono stati messi online sul sito internet della FOI (https://www.foi.it/) affinché chiunque (oltre i giudici EFI) potesse dotarsene per una rapida consultazione dedicata all’argomento specifico, a cui si rimanda attraverso un indice posto in prima pagina. Addirittura, le videoconferenze sono state registrate tutte per intero e messe online sul canale You-
Nazionali
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Tube della Federazione Ornicoltori Italiani (http://www.youtube.com/@foionlus).
L’interesse mostrato dai colleghi appartenenti al collegio di specializzazione EFI per questi corsi di aggiornamento è stato un continuo crescendo a partire da Fiuggi 2022, fino ad oggi. Infatti, su un organico composto da 80 Giudici (74 effettivi e 6 Benemeriti) le presenze sono state come illustra il seguente prospetto:
Fiuggi 11/09/2022
02/09/2023
ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI
Durante l’ultimo corso di aggiornamento in videoconferenza del 31/08/24 le presenze riguardo i giudici effettivi sono state pari all’ 85% (63 presenze su un totale di 74). Non si può che essere soddisfatti circa l’interesse mostrato dai partecipanti.
Durante gli ultimi due corsi di aggiornamento tenuti quest’anno, sono stati affrontati i seguenti argomenti:
· le competenze di Giudizio del Giudice EFI all’interno delle Categorie a Concorso (Sezioni FH; GH, O; P)
· Specie non esponibili e non giudicabili
· Le Categorie a Concorso – Modifiche apportate per la Stagione Mostre 2024
· Art. 45 R.O.D.G – Errata attribuzione delle Categorie a Concorso: nuove Determinazioni
· Introduzione di nuove tipologie di anellini inamovibili FOI in duralluminio colorato per la stagione mostre 2024
· Proclamazione dei Campioni di Razza per le quattro sezioni di giudizio a concorso (GH, FH, O e P)
· Regolamento Generale Mostre: Cause di Non Giudizio, Infrazioni Dolose e Verbale di Infrazione Dolosa
F ocus C.T.N.
· Mutazioni ammesse a concorso, limitazioni e deroghe per ogni Specie – Rappresentazione Tabellare per i Fringillidi e per gli Estrildidi
· La Colorazione del Genere Loxia (Crocieri)
· Ibridi Intragenere o Interspecifici
· Specie a fattore rosso e relativa colorazione artificiale
· Colorazione Ibridi generati da parentali: Fattore Giallo x Fattore Rosso -Rappresentazione Tabellare
· Canarino Selvatico – Restrizioni espositive ed indirizzo selettivo per il giudizio
· Indirizzi Selettivi – Il Lucherino Silice, Agata e Isabella
· La corretta compilazione della scheda di giudizio nella valutazione dei soggetti a concorso
· Indicazioni da rispettare durante le fasi di giudizio
· Modifica forma, taglia e portamento di tutti gli standard vigenti nel Diamante Mandarino
· Nuovi standard di giudizio del Diamante Mandarino Charcoal Bruno e Grigio
· Analisi delle categorie a concorso FOI - Stagione Mostre 2024 - Sezione FH
· Analisi delle categorie a concorso FOI - Stagione Mostre 2024 - Sezione GH
· Analisi delle categorie a concorso FOI - Stagione Mostre 2024 - Sezione O
· Analisi delle categorie a concorso FOI - Stagione Mostre 2024 - Sezione P
· CampionidiRazza
ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI
· Esortazioni da rispettare durante le fasi di giudizio
Dare una rispolverata alle regole che governano il nostro hobby, prima dell’inizio della stagione mostre, è certamente fondamentale affinché dopo la pausa primaverile-estiva si riprenda con la necessaria attenzione che bisogna prestare durante le fasi di giudizio. Riteniamo che lo scopo sia stato raggiunto anche in virtù del fatto che i contenuti dei corsi di aggiornamento sono stati riversati all’interno di singoli file in formato PDF, di facile ed immediata consultazione attraverso i nostri telefoni cellulari, che sono diventati strumenti indispensabili di utilizzo quotidiano. Carmelo Montagno (PRESIDENTE CTN-EFI)
Il Presidente della CTN - EFI durante la videoconferanza del 27 luglio 2024
I pigmenti nel tuorlo d’uovo
https://zenodo.org/doi/10.5281/zenodo.13852526
La loro influenza sul piumaggio dei canarini di colore (Serinus canaria)
testo di PASQUALE LEONE, foto AUTORI VARI
Abstract
Nella canaricoltura sportiva, una corretta alimentazione è importante per raggiungere l’ottimale benessere psicofisico dei soggetti.
Nella sezione specifica dei canarini di colore, la dieta degli stessi diventa di fondamentale importanza. È sufficiente, difatti, somministrare anche un solo alimento errato - vedi ad esempio gli allevatori di soggetti ad “ala bianca” - per rendere vani gli sforzi di un’intera stagione riproduttiva.
L’uovo, e nello specifico i pigmenti del tuorlo, giocano un ruolo al quale bisogna prestare particolare attenzione per evitare inquinamenti nella colorazione.
Questo studio di revisione ha l’obbiettivo di fare una panoramica sulle fonti e i processi di pigmentazione del tuorlo. Di seguito, un’analisi generale sui benefici nutrizionali dell’uovo apportati alla specie presa in esame.
Le conclusioni saranno orientate per fornire ai canaricoltori potenziali nozioni per il miglioramento del benessere animale, relative sia ai principi nutrizionali che all’alimentazione stessa.
Invero, l’obbiettivo principale di questo studio di revisione è quello di fornire materiale che implementi il circuito della letteratura scientifica relativo agli uccelli da gabbia e da voliera.
Il colore del tuorlo delle uova in commercio viene volutamente alterato dall’aggiunta di pigmenti per renderlo più accattivante Fonte: www.poweredtemplate.com
Introduzione
I carotenoidi sono i pigmenti responsabili del colore del tuorlo dell’uovo; hanno una natura lipidica e la loro funzione è foto-protettiva. Il ruolo biologico di queste molecole è quello di proteggere le vitamine interne all’uovo dall’ossidazione. Si tratta di pigmenti vegetali che va-
riano da una gamma di colori che va dal giallo tenue all’arancione, fino ad arrivare al rosso cupo.
In natura esistono circa 600 tipi di carotenoidi (alcune fonti sostengono oltre 700), di cui soltanto meno di cinquanta possono essere assunti e, di conseguenza, assorbiti con la dieta. Di questi ultimi, soltanto cinque tipi
vengono utilizzati nell’industria avicola (foto 1) e si tratta di molecole quasi esclusivamente di provenienza sintetica.
In passato, il colore del tuorlo veniva utilizzato per valutare quanto fosse sana la gallina che lo aveva deposto. Ancora oggi, il colore del tuorlo influisce sulla scelta del consumatore finale.
Per rendere quindi le uova commercialmente più appetibili, i produttori formulano le specifiche miscele di mangimi da utilizzare, al fine di raggiungere la tonalità di colore del tuorlo ambita, in funzione della tendenza dei consumatori.
Il processo di pigmentazione
Gli avicoli, come i canarini, non sono in grado di sintetizzare i carotenoidi. Per questa ragione debbono essere coadiuvati da una specifica alimentazione supportata da pigmenti, al fine di poter avere un tuorlo con la tonalità di colore prefissata in origine. Il processo di colorazione del tuorlo delle uova destinate al consumo umano segue delle regole ben precise, le quali perseguono degli obbiettivi che debbono, a loro volta, rientrare in una serie di parametri dettati da esigenze commerciali.
In linea di massima, il target deve prendere in considerazione tre aspetti fondamentali: il colore desiderato da conferire al tuorlo, la molecola selezionata allo scopo e l’incidenza di questi due elementi sul prezzo finale. Per quanto riguarda il processo di pigmentazione del tuorlo in sé, la qualità della molecola prescelta riveste un’importanza primaria.
In passato, il colore del tuorlo veniva utilizzato per valutare quanto fosse sana la gallina che lo aveva deposto
Ragion per cui, gli ulteriori requisiti relativi ai pigmenti, una volta rientrati nel target commerciale, vengono selezionati valutando questi parametri: l’incidenza di pigmentazione, la stabilità del colore, la capacità di assorbimento da parte degli animali, la digeribilità, la velocità di trasferimento e deposizione.
Da considerare, quindi, che il processo di pigmentazione del tuorlo diviene parte integrante dell’alimentazione stessa del soggetto. Essendo i carotenoidi liposolubili, i grassi o la qualità degli oli presenti nella dieta dei soggetti avranno notevole incidenza sul colore del tuorlo ed in particolare sulla brillantezza dello stesso.
Questo parametro è un ulteriore tassello da valutare durante il processo di pigmentazione del tuorlo che, da come si evince, non è processo semplice.
Occorre bilanciare le miscele alimentari valutando tutti i nutrienti da somministrare agli animali, sia quelli che contengono i pigmenti sia le molecole da aggiungere, nonché gli oli per
favorire al meglio l’assorbimento e, nel contempo, far quadrare il tutto in maniera che l’incidenza sui costi mantenga un ottimo rapporto qualità/prezzo: ciò è piuttosto complesso.
Discussione
Le principali molecole utilizzate per la colorazione del tuorlo nell’industria avicola sono le stesse che, di norma, costituiscono le basi dei più comuni prodotti ornitologici usati come pigmentanti nella canaricoltura sportiva.
Utilizzare quindi il tuorlo d’uovo nell’alimentazione dei canarini fin dalla nascita, per i soggetti definiti ad “ala bianca” porta, senza dubbio alcuno, ad un inquinamento delle cosiddette penne forti, ossia le penne che costituiscono le remiganti e le timoniere.
Detto inquinamento prescinde dalla predisposizione genetica del soggetto di poter catalizzare o meno i carotenoidi. La capacità del canarino di poter esprimere il colore rosso nella livrea gli è stata conferita grazie ad una serie di incroci e re-incroci col cardinalino del Venezuela. Si precisa che la parte inerente alla trasmissione genetica non è oggetto di questo studio. È importante comunque chiarire il concetto che, a prescindere dalla capacità che un qualsiasi soggetto abbia di catalizzare o meno i pigmenti, l’assunzione di carotenoidi porta a degli “inquinamenti” del colore naturale della livrea. Difatti, sono oggetto di questa discussione gli “inquinamenti” dovuti ai pigmenti, non l’espressione qualitativa o quantitativa del colore relativa alla catalizzazione degli stessi. La formazione del pullus, partendo dalla nascita fino al suo completo sviluppo, è di circa 40 giorni. Dopo questo periodo, si inizia a somministrare l’alimentazione colorante. Implementare anche il tuorlo d’uovo nella dieta nei novelli che hanno completato lo sviluppo della loro livrea diventa pertanto ininfluente. Dalla nascita fino allo svezzamento, a prescindere dalla tipologia di alimentazione che l’allevatore possa Tabella con i cinque carotenoidi utilizzati per la produzione di mangimi avicoli. Fonte: www.zootecnia.it
utilizzare, integrare esclusivamente l’albume d’uovo conferirà alla dieta dei novelli un notevole apporto di proteine ad alto valore biologico, le quali influiranno positivamente sullo sviluppo della struttura fisica dei soggetti.
Secondo alcuni luoghi comuni, le uova col guscio bianco e il tuorlo arancione (foto 2) risulterebbero migliori sotto il profilo nutrizionale.
Per quanto concerne il guscio, il colore è principalmente determinato dalla genetica del soggetto, mentre per quanto riguarda il tuorlo non esiste nessuna evidenza scientifica che confermi la veridicità di questa affermazione.
Certo, l’aggiunta nelle miscele alimentari avicole di importanti carotenoidi (come possono essere ad esempio luteina, zeaxantina, betacarotene ecc.) potrebbe assolvere ad una ulteriore funzione di attività nutrizionale, in qualità di provitamina A.
Tuttavia, l’attività vitaminica di questi carotenoidi, unitamente ai relativi processi nutrizionali connessi, non giustifica o comprova l’affermazione sopra discussa.
Per quanto concerne in generale la somministrazione dell’uovo sodo quale implemento nella dieta dei canarini, va ribadito che il suo utilizzo è particolarmente indicato per incrementare il valore nutrizionale della dieta dei soggetti. La notevole quantità di proteine ad alto valore biologico e la presenza di microelementi fondamentali fanno sì che l’uovo sodo sia uno degli alimenti più indicati da inserire nella dieta per un perfetto sostentamento.
Il benessere di questa specie è fortemente correlato alla sua alimentazione.
Diviene, quindi, di primaria importanza non sottovalutare le proprietà nutrizionali che l’uovo può apportare nella dieta dei canarini, poiché molte patologie che colpiscono questa specie sono causate da errori o sbilanciamenti legati all’alimentazione.
Conclusioni
La presenza dei pigmenti presenti nel tuorlo delle uova che si trovano
proprietà nutritive, ma è soltanto un luogo comune
comunemente in commercio, come è stato ampiamente esposto, influisce sulla colorazione del piumaggio della specie Serinus canaria. Gli allevatori di canarini che necessitano della naturale colorazione della livrea dovranno quindi evitare di somministrare il tuorlo nella dieta dei loro soggetti almeno fino al completo svezzamento dei novelli. Successivamente, a seconda della razza in questione, si potrà procedere a inserire anche il tuorlo per arricchire la loro dieta.
Ad esclusione dei canarini che hanno un comportamento genetico a carattere recessivo, quanto finora sostenuto ha valore sia per i canarini a fattore rosso sia per quelli a fattore giallo che per quelli apigmentati (bianchi) a carattere dominante.
NdR
-Quando si comprano uova, è norma di prudenza vedere la confezione: se vi è la scritta “senza coloranti” o simile, le uova provengono da galline non alimentate con coloranti e il tuorlo è giallino. Nelle confezioni senza tale scritta, con uova dai tuorli ben rossi, è logico dedurre la presenza di coloranti (spesso cantaxantina) che in effetti colorano le penne in crescita o comunque durante la muta.
Bibliografia/References
-Leone, P., Alimentazione e nutrizione, Italia Ornitologica, novembre 2020, anno XLVI 11, pagg. 35-36. https://www.foi.it/news-documenti-pubblicazioni/italia-ornitologica/annata-2020/numero-11-2020-sfogliabile.html
-Gazda MA, Araújo PM, Lopes RJ, Toomey MB, Andrade P, Afonso S, Marques C, Nunes L, Pereira P, Trigo S, Hill GE, Corbo JC, Carneiro M (2020) A Genetic Mechanism for Sexual Dichromatism in Birds, Science 368 (6496), 12701274.
http://dx.doi.org/10.1126/science.aba0803
-Damaziak, K. et al., 2018, Effect of dietary canthaxanthin and iodine on the production performance and egg quality of laying hens, P. Sci. http://dx.doi.org/10.3382/ps/pey264
-Umar Faruk, M. et al., 2017, A meta-analysis on the effect of canthaxanthin on egg production in brown egg layers, P. Sci. http://dx.doi.org/10.3382/ps/pex236
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-Sirri, F. et al., 2007, Comparative pigmentation efficiency of High dietary levels of Apo-ester and marigold extract on quality traits of whole liquid egg of two strains of laying hens, J. Appl. Poult. Res. 16:429–437.
-Britton G. et al., Carotenoids: Handbook, Birkhäuser, Basel, Switzerland, 2004.
-Huyghebaert G. et al., 2001, The utilization of canthaxanthin and citranaxanthin in combination with different kinds of yellow oxy-carotenoids, Pr. Poult. Sci. 42 (SUPPL.1): S34S35.
Il “Salone dei fringillidi” Con i colori in festa sul Tirreno
testo PIER LUIGI PELLEGRINO, DIEGO NACCARATOE FRANCESCO LANZILLOTTA, foto di ENZODEL POZZO
Sulle “ali” dell’entusiasmo per l’ottima riuscita della prima edizione, le Associazioni Amantia, Tirrenica e Paolana (acronimo ATP) hanno messo in campo maggiore impegno e dedizione per organizzare al meglio la manifestazione, ponendo sempre al primo posto le esigenze degli allevatori. La mostra, che ha avuto luogo presso il
Palatenda della Città di Paola (CS) dall’1 al 5 novembre 2023, nonostante la concomitanza con eventi più blasonati, ha registrato un incremento in termini di presenze di esemplari in esposizione, di allevatori e di visitatori che ha ripagato gli sforzi di noi organizzatori. Ottimo il livello dei soggetti EFI, dove i Cardinalini del Venezuela (presente an-
che il Club) l’hanno fatta da “padroni” con più di 100 esemplari esposti nelle varie categorie a concorso; non di meno, i Canarini di Colore e di FPL, dei quali sono stati apprezzati dai Giudici esemplari molto tipici.
Per il secondo anno consecutivo, il “Gran Trofeo ATP 2023” se lo è aggiudicato l’allevatore siciliano Vincenzo Avola; se-
condo e terzo classificato rispettivamente gli allevatori Fabrizio Sculco e Pasquale Sacco, mentre il vincitore del Trofeo “Paolo Gregorutti”, messo in palio per il miglior gruppo di 5 cardellini, è stato l’allevatore Salvatore Veltri.
Il I° Memorial “Giovanni Sacco”, allevatore dell’Ass.ne Amantia prematuramente scomparso, è stato vinto da
Pier Luigi Pellegrino.
Sostanziosa anche la premiazione speciale, con numerosi prodotti offerti da varie ditte del settore ornitologico, presenti anche nel padiglione espositivo con i loro stand.
Si ringraziano gli Enti locali, gli allevatori-espositori, gli sponsor, i numerosi visitatori e non ultimi tutti i collabora-
tori per aver contribuito alla realizzazione dell’evento.
Un arrivederci alla 3^ edizione della “Mostra A.T.P. 2024”, prevista dal 7 al 10 novembre 2024, con la presenza dei Club di Specializzazione del “Canarino Mosaico”, del “Canarino Opale”, del “Cardinalino del Venezuela” e del “Negrito della Bolivia”.
Alimentazione: un argomento sempre attuale
testo e
foto
di GABRIELE FARAONE e GIACOMO MARINO
Carissimi appassionati, con questo articolo vorrei esporvi il mio pensiero sull’argomento oggetto del titolo, ma voglio parlarvene in modo un po’ diverso, in virtù dei vari “dilemmi” e delle esperienze personali maturate in questi lunghi anni e di quelle del mio caro amico Giacomo.
Allevo da circa 20 anni... caspita, come passa il tempo! Sembra ieri che portavo a casa le prime coppie di Canarini gialli… eh sì, allora per me erano semplicemente dei gialli! Poi ho scoperto che esistevano diversi tipi, categorie e varietà; al pensiero mi viene da ridere, con un pizzico di malinconia per il tempo trascorso.
Quando mi sono approcciato a questo
L’alimentazione, non neghiamolo, è un argomento quotidiano, l’argomento principale quando ci confrontiamo con gli amici che condividono la nostra passione
bellissimo hobby ero, su tutto, un neofita che non aveva alcuna esperienza nella gestione di un allevamento e nell’ambito dell’alimentazione. Ma con la giusta motivazione, la volontà ed il supporto di pochi veri amici sono cresciuto. Oggi sono qui a divulgare la mia esperienza, senza presunzione o arroganza; voglio solo chiedervi di dedicare 5 minuti alla lettura di questo articolo, che forse non darà nessun valore aggiunto alla vostra esperienza ornitologica (o forse sì), ma una cosa è certa: per me è doveroso scriverlo per l’amore che provo nei confronti di questo hobby. L’alimentazione, non neghiamolo, è un argomento quotidiano, l’argomento principale quando ci confrontiamo con gli amici che condividono la nostra passione; è motivo di chiacchiere durante le mostre, durante le telefonate tra noi appassionati, tra i tavoli delle mostre
scambio, a volte anche la prima “imputata” quando la stagione riproduttiva va male.
Nel mercato fisico e del web, oggi abbiamo un ventaglio di prodotti incredibile: pastoni morbidi, secchi, semi-morbidi, pasti unici, estrusi, semi già germinati, semi da far germinare, mix di semi secchi; insomma, abbiamo una varietà tale di prodotti da soddisfare le esigenze di ogni allevatore e specie aviaria.
Tutti questi prodotti, per nostra fortuna, sono di altissimo livello e molteplici aziende zootecniche li hanno messi in campo per migliorare il benessere, la gestione e la qualità alimentare dei nostri aviari. Possiamo incontrare queste
aziende ogni anno, dato che sono sempre presenti nelle manifestazioni ornitologiche più importanti, per provare un nuovo ritrovato o semplicemente per riferire le nostre impressioni su prodotti già noti. Il loro operato deve rispondere alle richieste di una clientela sempre esigente e troppo spesso con poco tempo disponibile da dedicare alla gestione del proprio allevamento. Gli allevatori di oggi sono più consapevoli che la vita privata, sempre piena di molteplici impegni, a volte conduce a decisioni difficili come quella di smettere di allevare, oppure ci costringe, per motivi di tempo, ad una gestione alimentare mirata, forse meno naturale, sbrigativa o comunque con scarsa accuratezza nella scelta del prodotto più adatto.
Se facessimo un’indagine tra i nostri conoscenti, o per il solo sentito dire, ci accorgeremmo sin da subito che ogni allevatore ha un proprio protocollo alimentare. Ognuno propone un’alimentazione diversa: c’è chi va alla ricerca di pastoni preparati o da addizionare sulla base delle proprie esigenze, addirittura a volte imbastendo una cucina di alto valore stellato dentro gli allevamenti. Ovviamente tempo permettendo!
Oppure c’è chi utilizza i semi germinati, impegnativi nella loro preparazione, ma sicuramente con valori proteici eccellenti e con un’appetibilità da medaglia olimpica.
Ci accomuna, però, la continua ricerca... di cosa? L’appetibilità. Anche se bisognerebbe poi ulteriormente interrogarsi se in realtà un cibo sia appetibile per gli uccelli o se lo mangino perché lo devono mangiare.
Purtroppo, la risposta a questa domanda è che ad oggi – ad eccezione di qualche pubblicazione internazionale, ad es. “Manuale tecnico di dietologia dei pappagalli”, Angel Nuevo (N.d.R.) - non c’è un vero studio scientifico sull’alimentazione dei nostri aviari, rispetto a quali siano i loro reali bisogni nutrizionali giornalieri e questo vale quasi per ogni singola specie addomesticata. Anzi, troppo spesso si utilizzano come metro di confronto sbagliato i galliformi, avendo un’alimentazione più simile ai granivori ornamentali.
Addirittura, in molti hanno scritto che i canarini non possano percepire le proprietà organolettiche dei cibi, eppure la mia esperienza e quella di Giacomo ci hanno indubbiamente dimostrato il contrario.
Di certo, l’esperienza ornitologica di tutti insegna qualcosa, per esempio che in riproduzione abbiamo bisogno di più proteine, con una percentuale ottimale del 20/22%, che in muta devono diminuire ma non precipitare al minimo indispensabile. In muta, inoltre, abbiamo bisogno di un buon apporto di grassi per favorire lo sviluppo ottimale del piumaggio, ma anche per accumulare il primo strato di adipe che preparerà gli uccelli ad affrontare al meglio la stagione fredda.
Di sicuro sappiamo, ancora, che le proteine di natura animale sono più complete di quelle vegetali ed è per questo che molti dei prodotti per il periodo riproduttivo hanno come base proteica l’uovo, sue parti o suoi derivati. Per quanto riguarda i prodotti a base proteica vegetale, la soia è sicuramente quella più usata perché come seme è certamente uno tra i più completi, ad alto valore proteico.
Naturalmente non esistono soltanto proteine e grassi, ma un alimento completo deve contenere anche aminoacidi, sali, vitamine, probiotici e prebiotici. Ma quanto i nostri amici brucino in calorie e il loro effettivo fabbisogno nutritivo giornaliero, rimane un’incognita; al massimo, possiamo ricevere un riferimento intuitivo o dettato dalle esperienze di altri, ma comunque non un dato certo.
Ogni anno si va all’inseguimento dell’annata riproduttiva perfetta, dell’assetto che ci permette di mantenere i nostri beniamini ad un livello di salute ottimale, magari forzando la mano: “è meglio aggiungere un grammo in più che in meno di integrazioni, male non può fare”... ma è realmente così?
Dopo tutti questi anni, posso affermare tranquillamente che non esiste un protocollo uguale per tutti gli aviari; non è come il raffreddore che curiamo con un farmaco da banco, ma penso che sia molto diverso, in quanto per ogni aviario esiste un set up alimentare.
Ritengo che la scelta sulla gestione ali-
mentare comporti un’analisi profonda per il successo riproduttivo. Specie allevata, latitudine, altitudine, esposizione solare, temperature ed umidità sono parametri forse troppo spesso sottovalutati, in combinazione ad una gestione alimentare a 360 gradi. In inverno un aviario che va sotto lo zero termico, o si avvicina a temperature sotto i 10 gradi, è sicuramente diverso da un aviario che non scende mai sotto i 15 gradi, anche nelle giornate più fredde.
Umidità: ci sono aviari attanagliati diversi mesi all’anno da percentuali di umidità oltre il 70% e, viceversa, allevamenti che raramente superano il 60%. Il locale perfetto non esiste, allora cosa bisogna fare?
La mia esperienza, confrontata con quella di Giacomo che alleva da più anni di me ed ha allevato anche in Sud Italia, mi porta ad affermare che ogni aviario ha bisogno del proprio set up alimentare. E non solo.
Bisogna dapprima trovare tutte le possibili contromisure ambientali per una migliore gestione della temperatura e dell’umidità. Io, per esempio, nelle giornate con valori di umidità alti mi aiuto con un deumidificatore a condensazione; negli anni, il mio carissimo amico
Ogni allevatore ha un proprio protocollo alimentare
Giacomo, oltre al deumidificatore ad assorbimento, ha dovuto mettere in campo interventi molto più strutturali, lavorando con un sistema di ventilazione, sia in ingresso che in uscita.
Chiaramente un aviario esposto ad un inverno più rigido ha bisogno certamente di un’alimentazione più grassa per aiutare i nostri amici ad affrontare al meglio lo status di riposo, ma ricordiamoci anche che l’obesità non è segno di salute.
Di contro, un aviario con temperature medie di 15 gradi ha sicuramente bisogno di una alimentazione meno “scaldante”, di un minor apporto di semi scuri e sicuramente una base di sola scagliola, associata ad un buon pastone, può aiutare la performance dei nostri beniamini.
La preparazione alle cove deve avvenire con molta più cura e durata per un allevamento più freddo. Bisogna sicuramente scaldare il locale con qualche set-
timana di anticipo, magari aiutare con una integrazione superiore di vitamine; di contro, in un locale a 15 gradi in inverno, il raggiungimento dell’estro riproduttivo è sicuramente più facilitato; addirittura potreste dover tenere i soggetti a freno, aumentando il periodo di riposo e cercando di mitigare al meglio le integrazioni.
Abbiamo fatto questi esempi per farvi capire che gli aspetti atmosferici che influenzano il locale sono determinanti per una scelta alimentare giusta.
Ugualmente basti pensare che se eccediamo in proteine o grassi, o viceversa, si può andare incontro a varie problematiche quali, per esempio, uova chiare o abbandono del nido.
Quindi, in definitiva, a prescindere dai prodotti che si vogliono utilizzare e dagli impegni che in qualche modo giustificano certe nostre scelte, bisogna fare un’attenta valutazione tecnico-ambientale del nostro allevamento, analizzando tutti quei parametri sopra citati, in tutte le quattro fasi del nostro allevamento.
Spero che questo articolo sia uno spunto di riflessione per aiutarvi nella vostra gestione alimentare, cercando di motivarvi nella scelta attenta di ciò che è meglio per i vostri canarini.
Domande sull’alimentazione
Premesso che non sono un nutrizionista, preciso però che mi sono informato sull’alimentazione e non da oggi. In seguito a discussioni avvenute di recente sull’alimentazione e sui mangimi, nonché domande, mi esprimo.
Il Canarino ( Serinus canaria ) è una specie in grande prevalenza granivora, anche se non esclusivamente, pertanto alla base della sua alimentazione ci sono i semi. In natura, i canarini assumono anche altri cibi, come vedremo. Allo stato domestico, oltre ai semi, certo sono utili o meglio necessarie ulteriori integrazioni, specialmente pastoncini proteici durante l’allevamento di piccoli.
Per valutare bene l’alimentazione da somministrare agli animali domestici, bisogna fare riferimento a ciò che mangiano in natura, anche differenziando le stagioni e le esigenze contingenti, come l’allevamento dei piccoli.
Se non vado errato, insistendo con un’alimentazione non sufficientemente carnivora l’intestino dei cani si sarebbe allungato rispetto alla forma selvatica che è il Lupo.
Anche la somministrazione di cibo animale a specie vegetariane può creare problemi.
La capacità di assumere e digerire cibo ha alle sue spalle millenni di adattamento della specie. Vi sono anche specie che possono assumere cibi che per altre sono tossici o perfino velenosi. Basta pensare ad alcuni frutti mangiati da diversi uccelli ma velenosi o tossici per l’uomo, come quelli dell’edera. Con il Canarino siamo fortunati, poiché si palesa adattabile, ma non dobbiamo approfittarne troppo. Un aspetto negativo è che il Canarino, come specie, è stato studiato poco allo stato libero, almeno per quello che ne so. Davvero strano vista la diffusione allo stato domestico.
Sappiamo tuttavia che, come dicevo, in natura il Canarino è prevalentemente granivoro. Sulla scelta dei semi non ho trovato molto; certo la scagliola (Phalaris canariensis), che dal nome scientifico ci fa ben capire che è originaria delle isole Canarie, ci dà un’indicazione dell’importanza che può avere, anche considerando all’utilità che presenta allo stato domestico. Tuttavia il Canarino gradisce molto anche i semi oleosi, del resto il cugino Verzellino (Serinus serinus) in natura assume in prevalenza semi oleosi.
Una sperimentazione di messa in libertà di canarini domestici avvenuta in America, in luogo adatto lontano da centri abitati, ove sono sopravvissuti in buona parte, ci indica l’assunzione di semi lattiginosi (immaturi) trascurando le foglie (l’ho notato anch’io allo stato domestico, accettate in mancanza
di semi), con preferenze anche per semi oleosi come quelli del Dente di leone, Romice crespo, Piantaggine ed in particolare Centinodia. Non sono stati mantenuti fuori d’inverno, periodo nel quale diverse specie assumono anche semi maturi o secchi. Quando era di stagione, si è notata forte predilezione per la Coda di topo (Pheleum pratense) con semi immaturi (che essendo graminacea non credo oleosi, ma non so, non azzardo paragoni con la scagliola). Klinger K. B. “Canarini in libertà” Giornale degli uccelli 1975, n°3 e segg. ed. ENCIA Udine, citato anche dal prof. Zingoni nel suo testo Ci sono stati dubbi sull’assunzione di insetti, nel Canarino selvatico; tuttavia prevale la tesi secondo la quale verrebbero assunti durante l’allevamento della prole, per via delle proteine nobili che forniscono. Rifacendoci all’esperienza sopra esposta, i canarini domestici messi in libertà non sono mai stati visti mangiare insetti ma, una volta ripresi, hanno dimostrato di apprezzarli subito (tarme della farina) senza bisogno di abituarli. Un mio conoscente, oggi scomparso, mi disse di canarini che mangiavano tarme uscite dal loro contenitore e che entravano nella voliera, pare che le aspettassero al varco. Se non abituati i canarini sembra che le ignorino; probabilmente il più curioso aveva dato l’esempio agli altri.
Il Canarino comunque gradisce anche in natura cibi vegetali anche diversi dai semi, come certi frutti. Verrebbe ancora da fare un parallelo con l’affine Verzellino che in natura ricorre poco agli insetti, ma comunque li utilizza, anche se limitatamente, nell’alimentazione dei pulcini. Certo molto meno di Passeri e Fringuelli, ma pare più di altri, come probabilmente i Fanelli. Sembra che i giovani Verdoni non ricevano insetti nel nido, ma che li assumano dopo lo svezzamento.
Comunque sia, i nostri canarini domestici ricevono pastoncini con proteine nobili vale a dire di origine animale (sostitutivi degli insetti) con vantaggio. Ora la discussione è sui cibi che sostituiscono i semi: sono possibili? Si, e si usano; c’è da chiedersi se siano migliori, peggiori o analoghi. Non ho certezze, ma dubito che un’imitazione possa essere migliore o anche analoga a ciò che imita. Inoltre la cottura quantomeno elimina le vitamine termolabili, che devono essere reimmesse.
Certo si riduce il lavoro e si evitano certi rischi per la salute, poiché talora semi inquinati o parassitati possono creare problemi anche gravi. Problemi comunque evitabili, almeno in parte, comprando solo semi di qualità, pure ventilati e crivellati. I semi polverosi sono pericolosi e giustamente evitati; tut-
tavia un poco di polvere c’è quasi sempre e non va enfatizzata.
Un aspetto importante è che il Canarino sguscia il seme. Vi sono specie come i Galliformi ed i Columbiformi che ingoiano i semi interi, ma moltissimi Passeriformi li sgusciano.
Questo istinto dello sgusciare, secondo me, non deve andare compromesso; è un aspetto etologico di rilievo. Non ritengo che sia bene che il canarino possa essere privato di questa operazione che gli è congeniale. Nelle mostre si somministrano semi ed i soggetti da esporre devono essere abituati ad utilizzarli.
Dubito che si sappia tutto sull’alimentazione e quindi l’alimentazione variata è ottimo sistema, anche se empirico. Certo, privilegiando i cibi più importanti a seconda della specie e delle esigenze contingenti.
Oggi si parla di prodotti onnicomprensivi per sostituire semi e pastone. Sul pastone non credo che ci siano problemi, sui semi vale, per quel che vale, quanto osservato prima.
Mi si conceda un aspetto di tenerezza verso i soggetti allevati a livello amatoriale e non da reddito. È bellissimo somministrare erbe prative o coltivate, con semi immaturi, vedendo quanto sono graditi. Del resto è cibo naturale e utilissimo. Inoltre, visto che l’allevamento del canarino è o dovrebbe essere amatoriale, è bene apprezzare il fatto di creare occasione di piacere per i nostri amici, certo senza viziarli.
Ora spero che intervenga chi ha fatto diverse esperienze; io non ho mai pensato di rinunciare ai semi, ed ho sempre privilegiato alimentazioni variate; inoltre ho praticato il più possibile l’alimentazione naturale.
A questo proposito ho già avuto un contatto con Diego Crovace, che mi ha ricordato due articoli interessanti e mi ha anche parlato di un incontro di grande interesse, con almeno uno degli autori (Todisco), delle pubblicazioni citate in seguito, al quale io purtroppo non ero presente.
Quindi ritengo utile segnalare due interessanti articoli riguardanti gli aspetti connessi all’alimentazione del canarino. Il primo è stato pubblicato su questa Rivista nel n. 8/9 del 2023 e reca la firma dei Veterinari Gianluca Todisco e Giuseppe Marruchella ed è intitolato “Il microbiota intestinale nel canarino”. In esso sono riportati gli esiti di uno studio condotto dagli stessi veterinari, finanziato dalla Federazione Ornicoltori Italiani. Il dottor Gianluca Todisco ha anche esposto tali esiti nel corso dell’Assemblea delle Associazioni svoltasi nell’aprile del 2023 (lì c’ero). Ebbene da questo studio emerge come sia fondamentale per il benessere dei canarini la presenza di un appropriato microbiota intestinale che è possibile ottenere solo attraverso un’alimentazione equilibrata, calibrata in ragione del contesto ambientale in cui soggiornano i canarini ed alle diverse esigenze che scaturiscono in conseguenza delle diverse fasi di gestione dell’aviario (mantenimento, muta, riproduzione, preparazione alle cove). Inoltre pare scientificamente provato che l’azione dello sgusciare i semi genera la produzione di succhi gastrici che favoriscono la digestione. In particolare, il movimento effettuato con la mandibola atto a sgusciare il seme mette in atto la secrezione di queste sostanze fondamentali per una digestione ottimale (spiegata all’incontro al quale ero assente). La somministrazione di alimenti probiotici quali broccoli, cetrioli, frutti di stagione, etc., coadiuva la formazione e la permanenza di una flora batterica intestinale in grado di contrastare la proliferazione di patogeni, oltre ad apportare vitamine, minerali e proteine di origine vegetale, utili per il corretto sviluppo del soggetto. Il secondo articolo, a firma del dottor Gianluca Todisco, è stato pubblicato sul n. 10 del 2023 di I.O. ed è titolato “L’utilizzo dei probiotici nella pratica di allevamento” e fornisce indicazioni utili sull’alimentazione probiotica di supplemento che può agire nel favorire la formazione ed il mantenimento di un microbiota ottimale.
Giovanni Canali
I NOSTRI LUTTI
Ricordo di Pietro Droghetti
Èdifficile cercare di raccontare in un breve scritto chi è stato Pietro Droghetti. Sperando di uscire dai canoni della retorica elogiativa e dell’oleografia da necrologio, tento di trasmettere la mia esperienza e alcuni miei ricordi di Pietro. Posso dire di aver imparato a conoscerlo veramente solo dopo i Campionati Italiani FOI di Ornitologia che si tennero a Ferrara nel 2000, in quanto nel 2001 divenni Presidente dell’associazione della mia città (SOF), dopo un paio di rocambolesche elezioni e pure accusato (da lui) di aver effettuato una sorta di “golpe” … Ancor di più ebbi modo di conoscerlo nei viaggi, che facevamo assieme, lo passavo a prendere a Ferrara per andare di solito a Reggio Emilia, per andare alle riunioni di Raggruppamento dal 2001 al 2016, in quanto lui era prima Vicepresidente e poi Presidente del Raggruppamento Ornitologico Emilia-Romagna ed io come Presidente di associazione e per un periodo come Segretario del Raggruppamento. In tali viaggi automobilistici ci scambiavamo impressioni, pareri, visioni sia del nostro “mondo” ornitologico che di vita comune e di politica. Non c’era alcun dubbio, avevamo idee molte volte diverse, alcune volte contrapposte (soprattutto in politica eravamo quasi agli antipodi) ma quando parlavamo della nostra passione, l’ornitologia, quasi sempre eravamo in sintonia. Non dico che eravamo sempre d’accordo: i ferraresi (e mi ci metto in toto anch’io) sono strane persone, hanno caratteri particolari, Pietro era, a mio avviso, l’esempio plastico del Ferrarese (sì con la F maiuscola…), capace di discutere fino allo sfinimento per tenere il punto, a volte spigoloso e fumantino, ma sempre lucido e conseguente nel ragionamento e nell’eloquio. Aveva, come tutti, estimatori e detrattori, molti di questi ultimi se li “conquistava” per quel suo modo di parlare diretto e schietto, a volte quasi tagliente, al limite, a volte, quasi di parere brusco.
Me lo ricordo particolarmente “sollevato” nel 2003 quando gli proposi di diventare Presidente ad honorem dell’associazione SOF di Ferrara, non per “farlo fuori” dall’associazione ma per tenerlo sempre all’interno della stessa, anche al cambiare dei gruppi dirigenti: mi disse, accettando, che era una cosa che apprezzava.
Negli ultimi anni si era un po’ allontanato dalla vita associativa, aveva dismesso gli amati ondulati ed i pappagalli che curava nelle voliere del giardino della sua casa in centro a Ferrara, gli acciacchi ed i problemi tipici della sua veneranda età gli davano sempre meno tregua; la notizia della sua scomparsa è giunta parecchio tempo dopo la sua dipartita, mentre era in corso la nostra esposizione annuale, ed ha fatto calare un velo di tristezza su tutti i soci SOF e su quanti lo avevano conosciuto.
Un altro pezzo della SOF di Ferrara e della Ornitologia Italiana che se ne va, un altro Amico che non vedremo più, ma che manterremo vivo nel nostro ricordo.
Ciao Pietro, sit tibi terra levis (che la terra ti sia lieve).
Il Presidente pro-tempore Società Ornitologica Ferrarese – APS Stefano Manferdini
È scomparso il Presidente Onorario F.O.I. Pietro Droghetti
Abbiamo appreso, purtroppo con alcuni giorni di ritardo, della perdita di Pietro Droghetti, già Presidente della FOI, poi Presidente del Raggruppamento Regionale Emilia Romagna ed infine Presidente onorario. Ci ha lasciati un’altra persona che ha dedicato una fetta importante della sua vita alla nostra Federazione, una persona perbene, dal carattere gioviale, sempre disponibile ed accogliente. Con lui se ne va un pezzo di storia della FOI, un uomo di fondamentale importanza nella sua crescita, nel suo percorso ornitologico, nella sua struttura istituzionale. La FOI è in lutto per la sua dipartita e, nell’espressione più viva e sentita del proprio cordoglio, è vicina alla sua famiglia ed alla Società Ornitologica Ferrarese, sua Associazione di appartenenza.
Il Presidente Antonio Sposito a nome di tutta la Federazione Ornicoltori Italiani
Allevare a mano
testo e foto di MIRKO AMARA
Animali che sono domestici a tutti gli effetti, come i cani, da secoli hanno adattato la loro fisiologia alla vita domestica e alla convivenza con le persone. I pappagalli, invece, sono rimasti sostanzialmente animali selvatici, visto il poco tempo, se paragonato ad altri animali, che li vede annoverati negli animali cosiddetti domestici, anche se addomesticati.
E come tali mantengono invariati alcuni comportamenti e risposte innate, che non sono affatto diversi da quelli dei loro “cugini” che vivono in natura.
L’allevamento dei pappagalli a mano è una pratica che si sta diffondendo sempre di più in quanto garantisce lo svezzamento di soggetti particolarmente docili, attaccati all’uomo e di conseguenza adatti come animale da compagnia.
I pappagalli così allevati possono essere tenuti fuori dalla propria gabbia ed interagiscono con l’uomo lasciandosi accarezzare ed andando a cercare il contatto fisico con il proprietario, in cerca di coccole e di considerazione.
L’allevamento a mano consiste nel nutrire i nascituri, prendendo il posto dei genitori in questo compito in modo che i piccoli, non riconoscendo nell’uomo una minaccia, ma colui che li ha nutriti e cresciuti, si abituino alla presenza dell’uomo che considererà “amico” per tutta la vita.
Generalmente i piccoli vengono prelevati dal nido a un’età variabile che va dai 21 ai 24 giorni di vita.
C’è chi sostiene che togliendoli prima si abituino meglio all’uomo: dal mio punto di vista non è vero, togliendoli troppo piccoli si abituano talmente
all’uomo da entrarci in competizione e mostrare da grandi anche una certa aggressività.
Mentre, per quanto riguarda il legame puramente affettivo, che sia tolto a 21 o a 24 giorni non cambia assolutamente nulla. Secondo me è meglio toglierli a 24, visto che essendo più grandi sono più robusti e quindi si riduce drasticamente il rischio di problemi salutari.
I pulli, inseriti in dei contenitori, vengono tenuti in una incubatrice detta camera calda che ha la funzione di mantenerli ad una temperatura di circa 28-30°centigradi, almeno per quelli di 24 giorni.
È importante diminuire la temperatura gradualmente fino a raggiungere la temperatura ambiente: questo momento deve coincidere con quello dell’uscita del pullo dalla camera calda.
Le imbeccate vengono fornite in funzione del tempo che il singolo soggetto impiega per svuotare il gozzo, cominciando al mattino presto e terminando la sera tardi.
Le imbeccate verranno distanziate sempre di più e passerà da pappa più liquida a più densa, in funzione del preparato da imbecco che si utilizza e dei tempi di digestione dei piccoli, nonché delle caratteristiche delle loro deiezioni e dell’incremento progressivo e costante del peso.
Il preparato da imbecco normalmente si presenta in polvere; l’indicazione nella preparazione data dai vari produttori è di circa ¼ di preparato e ¾ di acqua, ma essa dipende da tanti fattori, compresi quelli sopra citati ed in più vanno tenute in considerazione le singole caratteristiche dei prodotti usati (farinacei cotti o
crudi, presenza di minerali), che fanno sì che il nostro preparato ricostituito diventi (anche dopo la somministrazione) più o meno denso (in alcuni casi anche duro), rendendo così difficoltosa la digestione del cibo fino ad una possibile stasi del gozzo, con rischio di fermentazione e di infezione o di fenomeni occlusivi qualora il preparato somministrato diventi particolarmente duro.
Il preparato da imbecco va rifatto ad ogni pasto, non si può conservare per il pasto successivo e va servito ad una temperatura non inferiore ai 37° e non superiore ai 40°; utile impiegare un termometro da immersione ad uso alimentare e porre il preparato ricostituito a bagnomaria per garantirne la tenuta termica.
La temperatura di somministrazione del pasto è fondamentale fino alle procedure finali di svezzamento: un errore di temperatura troppo bassa può portare a congestione, troppo calda ad ustione.
Il mio consiglio è di servirlo attraverso una siringa pulita e precedentemente scaldata con acqua calda per evitare il raffreddamento del preparato; personalmente sconsiglio l’uso di sonde da imbecco (se l’obbiettivo è allevare un soggetto PET), in quanto i pulli percepiscono i sapori di ciò che gli diamo da mangiare e se usiamo la sonda by-passiamo lo sviluppo di questo senso (è come se noi umani mangiassimo solo tramite un sondino, perdendo tutto il piacere della degustazione).
Personalmente preferisco imbeccare dal fianco sinistro verso il destro (ma non è una regola fissa per tutti gli allevatori); lo prediligo in quanto l’imboccatura dell’esofago si trova a destra e al piccolo viene meno difficile deglutire; cosa importante a mio avviso è non somministrare frontalmente, in quanto si rischia che parte del cibo vada nelle vie respiratorie (ab ingestis). Altra considerazione non da poco: vedo molte persone che bloccano il movimento a “stantuffo” della testa dei pulli per ridurre sprechi di preparato ed evitare il più possibile che il pullo si sporchi con il preparato da imbecco. In realtà il movimento a “stantuffo” dei piccoli durante le imbeccate favorisce
la deglutizione ottimale, pertanto il mio consiglio è di lasciarli liberi nel movimento e di pulirli accuratamente dopo.
Durante la fase di imbecco, specialmente in pulli ancora piccoli, occorre evitare che facciano delle suzioni a vuoto; questo causerebbe un’eccessiva introduzione di aria nel gozzo. Infine, dei massaggi dall’alto verso il basso favoriscono lo scorrimento del bolo alimentare verso il primo stomaco: sono sempre molto graditi ai piccoli che a stomaco pieno saranno pronti a sonnecchiare fino alla successiva “poppata”.
Sono considerazioni che un allevatore dovrebbe fare proprie qualora volesse allevare soggetti PET e magari contribuire nel fare un po’ di giusta informazione, visto che il mondo dei pappagalli PET è relativamente giovane e che noi allevatori (ed alcuni soggetti) paghiamo tuttora lo scotto di errori fatti in passato che ancora si perpetuano nei giorni nostri, frutto di una cultura del pappagallo PET tuttora acerba. In primis non si anticipa la presa in carico dei pulli dal nido naturale, non serve a nulla se non ad aumentare il rischio di morti e di soggetti fragili; ricordiamo che i genitori nelle prime im-
beccate passano loro degli enzimi che serviranno per attivare i processi digestivi ed in secondo luogo durante tutto il periodo delle imbeccate genitoriali i pulli ricevono il cosiddetto “latte di pappagallo” che favorirà lo sviluppo del sistema immunitario del piccolo. La camera calda non è un optional ma uno strumento indispensabile al quale un allevatore di soggetti PET non può rinunciare (a tal proposito, ci vorrebbe un artico dedicato): non sempre ci accorgiamo di deficit nutrizionali nel pullo ad occhio nudo, ci possono essere organi iposviluppati e soggetti deboli o con rachitismo che un occhio poco allenato può non percepire.
I pulli vanno sempre allevati tra fratelli; se per circostanze particolari abbiamo un solo nascituro, andrà in camera calda con pulli di un’altra nidiata o specie (ciò ha lo scopo di non snaturare l’imprinting primario e la consapevolezza di essere un pappagallo, che i pulli acquisiscono già durante il periodo in camera calda).
Nella prima fase, i pulli non vanno sottoposti ad eccessivi stimoli ma lasciati il più possibile tranquilli.
Essi vanno pesati tutte le mattine prima dell’imbeccata a gozzo vuoto per monitorare l’incremento del peso.
Di norma si somministra il 10% del preparato da imbecco rispetto al peso giornaliero.
Si noti bene: rispetto alla quantità in percentuale da somministrare e al numero di imbeccate, vi sono vari schemi pubblicati divisi per età dei pulli e specie che a mio avviso vanno sempre presi come indicazione, ma poi vanno personalizzati in base alle singole risposte dei piccoli e a ciò che rileviamo durante tutto il periodo in cui essi dipendono da noi, per una sana e corretta crescita.
Lo svezzamento è un processo fondamentale, il cui obbiettivo non è solo rendere autonomi i piccoli nell’alimentazione ma far conoscere loro tutto ciò che possono mangiare. Quanto offriremo loro in questa fase sarà più facilmente accettato rispetto al provare ad inserire cibi nuovi (frutta, verdura, estrusi, misto semi) una volta svezzati: ciò, infatti, risulterà più difficile perché
tenderanno a privilegiare ciò che li aggrada maggiormente in termini di sapori, fermo restando che anch’essi seguiranno i loro gusti personali; niente di più facile che tra fratelli non mangino tutti le stesse cose che gli offriamo.
A svezzamento iniziato, durante il periodo dell’involo, in prossimità del trasferimento dei novelli dalla camera calda alla gabbia, giunge il tempo della socializzazione e della costruzione delle basi del legame uomo-pappagallo, quando i piccoli iniziano ad esplorare il loro mondo, a conoscere il loro stormo, ad interagire con tutti i componenti (uomo e soggetti di altre specie): da qui in poi un allevatore di soggetti PET getta le basi di un imprinting uomo- animale che proseguirà poi nelle famiglie che accoglieranno i novelli. Condizione fondamentale per non rovinare tutto: non esiste un tempo uguale per tutti i soggetti, ma ciascuno
A svezzamento iniziato, durante il periodo dell’involo, giunge il tempo della socializzazione e della costruzione delle basi del legame uomo-pappagallo
per predisposizione ed attitudine necessita dei propri, quindi non esiste un’età idonea per la cessione di un novello, ma esiste verificare se quel novello è pronto per la cessione, se le basi dell’imprinting uomo-animale sono abbastanza solide da non destabilizzare il soggetto durante il passaggio da un ambiente ad un altro.
In virtù di quanto sopra citato, dovremmo presumere che sia scontato che chi alleva a mano segua tutte queste precauzioni al fine di ottenere soggetti PET con minor rischio di incorrere in problemi fisici/mentali/comportamentali.
Un allevatore di soggetti PET non cede pulli in nessuna delle fasi che richiedono la massima presenza e cure da parte sua.
Un buon allevatore di soggetti PET aspetta che i propri novelli gli diano segnali chiari di essere pronti alla cessione.
Fare propria questa forma mentis, applicarla, ridurrebbe tutti quegli effetti collaterali di soggetti male allevati che tanto nuoce a questo tipo di allevamento al punto da vietarne la pratica in alcuni Paesi, quando, a mio parere, essere animali PET offre ai nostri amici pennuti una vita veramente da animale da compagnia o da affezione.
La F.O.I. al “Campania Alleva 2024”
testo e foto di VINCENZO DE PIETTO
“Campania Alleva” rappresenta ad oggi la più grande fiera zootecnica del Centro-Sud Italia e si è tenuta a Benevento gli scorsi 19, 20 e 21 aprile. L’evento si sviluppa su 18.000 mq coperti e 15.000 mq scoperti, con 250 espositori e oltre 700 animali; 145 razze in esposizione, mostre di bovini da latte, da carne, cavalli, asini, ovi-caprini, cunicoli, avicoli, esposizioni cinofile e relative prove attitudinali. La più grande esposizione della biodiversità animale italiana. Giunta alla sua seconda edizione e con la presenza di oltre 200 mila visitatori nei tre giorni, ha visto da quest’anno anche la presenza della FOI tra gli espositori. Grazie all’idea di Giuseppe Santopaolo, il prezioso ausilio del dottor Riccardo Rigato e, non ultimo, grazie all’importante la-
voro di allestimento e gestione dello stand divulgativo FOI di cui si sono occupati i soci dell’Associazione Ornitologica Sannita APS, è stata resa possibile la realizzazione di una bellissima mostra
Giunta alla sua seconda edizione e con la presenza di oltre 200 mila visitatori nei tre giorni, ha visto da quest’anno anche la presenza della FOI tra gli espositori
divulgativa, con la presenza al suo interno di numerosi soggetti di varie specie di avifauna, tra cui canarini di varie razze, avifauna indigena ed esotica, pappagalli ecc. messi a disposizione dagli allevatori e alcuni dei quali alloggiati in bellissime teche allestite dalla FOI, nelle quali venivano ricostruiti i diversi habitat delle specie presenti, come quello appenninico, alpino, equatoriale o australe.
Visitatori, appassionati o semplici curiosi, insieme ad un gran numero di bambini giunti spesso in gruppi orga-
Quanta curiosità e piacevole sorpresa sui volti
e nelle espressioni di grandi e piccini che si susseguivano negli spazi dello stand, un’isola di socialità e amicizia
nizzati e con scolaresche anche da fuori provincia, si sono intrattenuti a lungo nell’area espositiva apprezzando la bellezza degli uccelli esposti, consultando la notevole mole di materiale illustrativo, ritirando gadget e quant’altro messo a disposizione di tutti, potendo godere dei piacevoli momenti di confronto con gli amici appassionati presenti che presidiavano la mostra, sempre disponibili al confronto e alla divulgazione del proprio sapere, frutto della pratica di questa bellissima passione che condividiamo. Alla fine dell’esperienza dei tre giorni, che speriamo si possano ripetere già l’anno prossimo e nelle successive edizioni, l’entusiasmo tra noi organizzatori era tangibile! Tanta è stata la consapevolezza del successo ottenuto, dell’aver potuto realizzare ciò che era l’intento, ossia quello di sensibilizzare i visitatori e di divulgare la passione ornitologica quale unico scopo della nostra presenza all’interno dell’importante manifestazione. Quanta curiosità e piacevole sorpresa sui volti e nelle espressioni di grandi e piccini che si susseguivano negli spazi dello stand, un’isola di socialità e amicizia capace di suscitare emozioni in così tante persone che, molto probabilmente, avranno da questo momento in poi forse più di un motivo per avvicinarsi allegramente ed in maniera più consapevole al nostro entusiasmante hobby nel mondo degli amici pennuti.
O rniFlash
L’opera “Favola di una canarina” di Pasquale Leone vince un premio letterario
Pasquale Leone, collaboratore della nostra rivista, continua a vincere con i suoi canarini. Questa volta però non si tratta di una manifestazione ornitologica bensì di un concorso letterario nazionale. Difatti Leone, con la sua opera Favola di una canarina, è stato uno dei premiati vincitori della XIV° edizione del concorso letterario “Gli unici veri amici: gli animali” indetto dalla Giovanelli Edizioni di Bologna. Il suo racconto verrà pubblicato a cura della casa editrice e sarà presto disponibile nelle migliori librerie. Leone ha riproposto l’antico genere letterario della favola per raccontare al grande pubblico di come si svolgono le operazioni di preparazione alle competizioni ornitologiche nonché tutta l’organizzazione che esiste da parte dei cultori di questa antica pratica. Appassionato ornitologo fin dall’infanzia, Leone è una persona molto nota sia nel contesto ornitologico, dove da diversi anni ricopre la carica di presidente dell’associazione ornitologica “Brutia” di Lamezia Terme, sia nel contesto letterario dove è conosciuto come uno dei più attivi membri del Caffè Letterario dell’associazione Terra di Calabria. Un apologo che narra la vera storia della canarina che ha vinto il campionato del mondo di ornitologia svoltosi a Napoli nel gennaio del 2023. Invero, il racconto ha tutti gli elementi della favola classica. Dalla protagonista che è appunto una canarina, alla narrazione in sé che riporta la vera storia della canarina che, nella vita reale, ha vinto il titolo di campionessa mondiale nella sua categoria. Anche lo stile narrativo diretto ed essenziale è tipico delle favole e, soprattutto, come ogni favola ha lo scopo di trasmettere una morale. Leone con la sottile metafora della favola, è riuscito anche a riprendere tematiche di inclusione sociale e fa sì che “Favola di una canarina” sia una lettura veramente adatta a tutte le età, su cui riflettere e far riflettere.
La storia del pinguino finito per sbaglio in Australia
ADenmark, un piccolo villaggio sulla costa sud-occidentale dell’Australia, è comparso un pinguino imperatore, decisamente fuori rotta rispetto agli ambienti solitamente frequentati da questi uccelli marini, in Antartide. L’animale, ribattezzato Gus per il gioco di parole tra il nome della specie e l’imperatore romano Augusto, era visibilmente malnutrito e disorientato ed è stato quindi recuperato e affidato alle cure del Dipartimento per la Biodiversità e la Conservazione dell’Australia Occidentale. Per arrivare fino alle coste australiane, attualmente il punto più a nord in assoluto in cui è mai stata osservata questa specie, Gus deve aver nuotato per almeno 3.400 chilometri, partendo probabilmente dalle colonie presenti in Antartide orientale. Sebbene i pinguini imperatore siano capaci di spostarsi per lunghe distanze per andare in ricerca di cibo, si tratta di un viaggio fuori dal comune. … Le ipotesi che potrebbero però spiegare come questo pinguino possa essere arrivato fino in Australia sono diverse: potrebbe per esempio aver seguito una corrente oceanica più calda, come quella circumpolare antartica, che scorre tra l’Antartide e l’Australia. Questo tipo di correnti generano un rimescolamento e un aumento di nutrienti, che a loro volta favoriscono la crescita e l’aumento delle prede dei pinguini, principalmente pesci, crostacei e cefalopodi.
È possibile quindi che fosse in cerca di cibo e che si sia spinto troppo oltre perdendo la rotta e, infine, smarrendosi. I pinguini imperatore, del resto, stanno affrontando diverse minacce, principalmente a causa del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici che stanno riducendo la disponibilità di cibo, spingendo i pinguini a esplorare territori sconosciuti.
Fonte: https://www.fanpage.it/kodami/la-storia-del-pinguino-finito-per-sbaglio-in-australia-comeha-fatto-e-quali-sono-i-motivi-del-suo-viaggio/
O rniFlash
Gli uccelli si esercitano a cantare nel sonno
Una parte sostanziale delle specie di uccelli è costituita da uccelli canterini con regioni cerebrali specifiche dedicate all’apprendimento dei canti, secondo il fisico Gabriel B. Mindlin dell’Università di Buenos Aires. La sua ricerca esamina le connessioni tra i sogni degli uccelli e la produzione di canti, in particolare nei diamanti mandarino, che spesso imparano nuovi suoni e canti, e nei kiskadì maggiori (Pitango solforato), che possiedono una limitata e istintiva capacità di apprendimento dei canti. … Quando sono svegli, i diamanti mandarino cantano una linea ben regolata di note staccate. Ma i loro movimenti di canto nel sonno sono frammentati, sconnessi e sporadici, “piuttosto come un sogno”, dice Mindlin. Un uccello che sonnecchia sembra esercitarsi silenziosamente su alcune “note” e poi aggiungerne un’altra, producendo un modello di attività muscolare che ricorda a Mindlin “l’attività di imparare a suonare uno strumento musicale”. Tale “prova” sembra molto meno probabile nei kiskadì maggiori che non imparano, afferma la coautrice dello studio Ana Amador, neuroscienziata anche lei all’Università di Buenos Aires… La melodia sintetizzata del sonno dei kiskadì comprendeva sillabe di note rapide e identiche che suonavano sorprendentemente forti e aggressive, “più come un incubo che un sogno”, dice Amador. I kiskadì dormienti combinavano spesso questi movimenti con un minaccioso guizzo di piume sulla testa, che spesso si verifica durante le loro dispute territoriali mentre sono svegli. … Il neuroscienziato dell’Università di Chicago Daniel Margoliash, il cui lavoro pionieristico degli anni ‘90 ha descritto le regioni cerebrali degli uccelli che apprendono il canto, afferma che i nuovi risultati concordano con le sue osservazioni sui neuroni degli uccelli addormentati. Ma consiglia cautela nel descrivere questa attività del sonno come “sogno”. I lavori futuri dovrebbero esaminare più attentamente gli stati di sonno che gli uccelli sperimentano durante questo processo, afferma, incluso il sonno REM (rapid eye movement), una fase del sonno che è strettamente associata al sogno in altri animali.
Fonte https://www.scientificamerican.com/article/birds-practice-singing-in-their-sleep/
Anche i passeri tendono a ridurre le interazioni sociali diventando anziani
Una nuova ricerca dell’Imperial College di Londra ha messo in luce un aspetto interessante del comportamento sociale dei passeri, mostrando come le loro interazioni tendano a diminuire con l’avanzare dell’età. Lo studio, condotto su una popolazione isolata di passeri sull’isola di Lundy, rivela che, così come avviene per gli esseri umani, gli uccelli più anziani tendono a mantenere meno connessioni sociali rispetto agli esemplari più giovani. Secondo i ricercatori, questo calo di socialità potrebbe essere legato a fattori evolutivi: una volta superata l’età riproduttiva, non vi è più una spinta evolutiva a mantenere reti sociali estese, che invece risultano fondamentali per i giovani adulti per sopravvivere e riprodursi con successo. … Mentre per i giovani passeri avere una buona rete sociale è fondamentale per il successo riproduttivo, per quelli anziani sembra non esserci alcun costo derivante dalla riduzione delle interazioni sociali. In questo contesto, si potrebbe ipotizzare che l’evoluzione non favorisca l’investimento in nuove relazioni sociali quando l’età avanzata ha già ridotto le possibilità riproduttive. Il dottor Jamie Dunning, co-autore dello studio, suggerisce che la riduzione delle interazioni sociali potrebbe non avere conseguenze evolutive negative per gli uccelli anziani. Questo studio potrebbe offrire spunti anche per comprendere la solitudine tra gli anziani umani e per promuovere politiche volte a incoraggiare le interazioni sociali nelle ultime fasi della vita.
Fonte: https://www.greenme.it/animali/animali-selvatici/passeri-ridurre-interazioni-sociali-anziani/
R ecensioni
Il Pappagallino ondulato (prima e seconda parte)
Autore: Giovanni Fogliati
Edizioni FOI, Piacenza 2022. Pagine complessive 547, formato cm 20,5 x 29,5, corredate da numerosissimi disegni e alcune foto a colori. Prezzo: € 45,00
di IVANO MORTARUOLO
Il Pappagallino ondulato è una specie monotipica (1) ed endemica dell’Australia. La presenza di questo volatile, che attualmente può considerarsi fra i pets più amati e allevati nel mondo, destò molto interesse fra le originarie tribù di aborigeni, ma non per la sua cromia o l’aspetto accattivante. I soggetti adulti e i pulli erano infatti molto apprezzati per la squisitezza delle loro carni e, per questa caratteristica, venivano chiamati con un termine che corrispondeva a “buoni da mangiare”.
Il Pappagallino ondulato s’impose all’attenzione degli europei sul finire del secolo XVIII, ma si dovette attendere il 1805 per entrare nel mondo della tassonomia. In tale anno venne data alle stampe l’opera The Naturalist’s Miscellany (volume XVI), curata da George Shaw con la collaborazione di Elisabeth R. Nodder, artista ed editrice dell’opera; l’effige del Pappagallino venne proposta nella tavola n. 673, il cui disegno (purtroppo molto approssimativo) e la relativa preparazione incisoria per la stampa furono realizzati dal figlio di Elisabeth, Richard Polidone Nodder. Al volatile venne attribuito il nome scientifico di Psittaculus undulatus (2)
Una svolta decisiva avvenne nel 1840, data in cui John Gould esibì due esemplari vivi e pubblicò il volume V dell’opera Birds of Australia, nel quale conferì al volatile la denominazione di Melospittacus undulatus e nella tavola numero 44 ne propose una magnifica cromolitografia (ahimè, ormai introvabile nel mercato dell’antiquariato).
Da allora si sviluppò un’intensa attività di esportazione dai luoghi di origine verso l’Europa, favorendo così la diffusione di questo piacevole volatile, che attualmente sta appassionando un buon numero di ornicoltori.
Molti articoli e libri sono stati scritti, spesso sono ben evidenziati argomenti come l’alimentazione, le tecniche di allevamento e così via, ma non sempre è stata concessa la dovuta attenzione al riconoscimento fenotipico delle mutazioni e alle loro caratteristiche genetiche. Per converso, è a quest’ultimo aspetto che Giovanni Fogliati ha rivolto una particolare attenzione nel suo libro “Il Pappagallino ondulato”. L’autore, forte della sua granitica passione, confortato da una pratica d’allevamento pluridecennale e da numerose ricerche, si è avventurato in questa esperienza ornitologica. Lo ha fatto con umiltà, consapevole di percorrere una strada non agevole, ma con il fermo intento di fornire al lettore una valida (anche dal punto di vista iconografico) guida sia per i neofiti sia per coloro che ambiscono a ulteriori approfondimenti. Il primo volume si apre con nozioni sulla classificazione, alle quali fanno seguito la schematica descrizione e rappresentazione dei vari apparati del pennuto. Una particolare cura viene dedicata ad alcuni aspetti della genetica e alle applicazioni pratiche da osservare. Non viene poi trascurata la narrazione degli avvenimenti che costituiscono un po’ la storia di questo piccolo Psittacide. Molto utile e di agevole fruibilità è la dettagliata descrizione della peculiarità fenotipica sia del Pappagallino ondulato tipo inglese sia di colore. La disamina non si limita alla perfezione degli elementi che costituiscono lo standard, ma vengono ben evidenziati anche i difetti ricorrenti in sede di selezione e di giudizio. Il secondo volume costituisce un valido atlante che raccoglie tutte le mutazioni, ognuna delle quali è accuratamente descritta e corredata da meticolosi disegni degli standard, ai quali si uniscono le rappresentazioni grafiche delle cere, sia dei maschi che
R ecensioni
delle femmine, e del colore delle iridi degli occhi. All’autore spetta anche il merito di aver curato la realizzazione del pregevole apparato iconografico (foto e disegni). Caratteristica questa che, unitamente alla ricercatezza dei caratteri tipografici (peraltro consentono un’agevole lettura anche a coloro che non godono di un’ottima vista), alla qualità della carta, alla robustezza della copertina e al cofanetto che raccoglie i due volumi, conferisce all’opera una peculiare piacevolezza estetica. Infine, last but not least, va segnalato il ruolo svolto dalla FOI, che, oltre ad aver incoraggiato Fogliati ad intraprendere questa avventura, con le sue numerose edizioni si conferma un centro propulsivo di cultura e divulgazione ornitologica.
Per contatti con l’autore: cell. 366.3256851
Note
(1) Attualmente alcuni autori, nel proporre il nome scientifico del Pappagallino ondulato, indicano sia Shaw che Nodder (Melopsittacus undulatus, Shaw e Nodder 1805), altri invece segnalano solo Shaw (Melopsittacus undulatus, Shaw 1805). A mio giudizio è più corretta la seconda indicazione, in quanto i contenuti ornitologici sono stati curati pressoché esclusivamente da tale zoologo.
(2) In passato alcuni autori sostenevano che esistessero tre sottospecie: M. u. undulatus, M. u. intermedius e M. u. pallidiciceps. Tuttavia tale orientamento tassonomico non venne accolto dalla maggioranza degli studiosi.
Le prime raffigurazioni del pappagallino ondulato
Questa immagine costituisce la prima ornitografia riproducente un esemplare di Pappagallino ondulato, realizzata, purtroppo con molta approssimazione, da Richard Polidone Nodder. Tale stampa fu inserita nell’opera TheNaturalist’sMiscellany (volume XVI -1805), curata da George Shaw con la collaborazione di Elisabeth R. Nodder
Raffigurazione di due maschi di Pappagallino ondulato tratta dal volume V di BirdsofAustralia(1840) di John Gould. In tale contesto l’autorepropose il nome scientifico di Melospittacusundulatus,tuttora ritenuto valido
L’Associazione Ornitologica Cuneese dona un pappagallo
Alle case di riposo di Levaldigi e Caraglio
testo e foto di VITO VENTRE (PRESIDENTE A.O.C.)
L’Associazione Ornitologica Cuneese (A.O.C.) aderisce alla Federazione Ornicoltori Italiani (F.O.I.), ente che riunisce allevatori, cultori ed appassionati di ornitologia ed uccelli in genere nella Provincia “Granda”.
Fra le sue innumerevoli finalità riguardanti il mondo alato, l’Associazione annovera anche l’impegno nell’assistenza sociale attraverso la collaborazione con strutture in cui sia ritenuta benefica la presenza di un amico alato e nel dettaglio la presenza di un pappagallo, adoperandosi affin-
Gli esperti hanno riscontrato che anche le persone sono propense a parlare con un pappagallo e ad interagire con lui
ché questo simpatico animale possa portare compagnia costante alle per-
sone anziane per sprigionare il potere benefico degli animali sull’uomo. La scelta di un pappagallo è determinata dal fatto che questi amici animali amano stare in compagnia degli umani a cui si affezionano stimolando l’interazione e determinando un miglioramento nelle capacità dell’attenzione, un incremento nella capacità del controllo del proprio corpo e della manualità fine con miglioramento dell’umore e stimolazione dell’allegria.
Difatti gli esperti hanno riscontrato che anche le persone sono propense a par-
lare con un pappagallo e ad interagire con lui.
Pertanto, grazie all’interesse ed alla disponibilità della direttrice Antonella Beccaria della casa di riposo “Fratelli Ariaudo” di Levaldigi e della direttrice Viviana Allais della Fondazione Ospedale San Antonio R.S.A. di Caraglio che hanno deciso di condividere il progetto con il presidente cav. Vito Ventre dell’Associazione Ornitologica Cuneese, è stato possibile questo inconsueto connubio.
L’Associazione, con il progetto, si impegna a donare ad ognuna delle predette strutture un pappagallo, attrezzature necessarie, l’alimentazione con mangimistica professionale e l’assistenza costante dei propri soci “vita natural durante” per assicurare nel tempo il benessere animale e, al contempo, produrre benessere umano.
Nello specifico si tratta di due soggetti domestici di calopsitta (Nymphicus hol-
landicus) della famiglia dei Cacatuidi, specie di pappagalli detenute e allevate da generazioni come animali domestici, munite di anello di identificazione e provenienti da allevamento in ambiente controllato da tantissime generazioni tanto da presentare la colorazione del piumaggio mutato, selezionato dall’uomo, nelle varietà “Faccia Bianca (White Face)” e “Perlata (Opalina – Pearl)”.
La calopsitta, essendo tra i pappagalli più docili e silenziosi con comporta-
mento di totale fiducia nei confronti dell’uomo, è stato ritenuto dall’Associazione Ornitologica l’amico di piuma ideale.
Il presidente dell’A.O.C. ha precisato che l’attività di tutti gli allevatori iscritti alla F.O.I. è diretta ad allevare e proteggere quegli uccelli che non sarebbero in grado di vivere liberi in natura, non esistenti in natura, o che appartengono a specie in via di estinzione, in modo da salvaguardarne la riproduzione, e che la gabbia, con le giuste ca-
ratteristiche, rappresenta per loro un luogo sicuro come la casa, il recinto ed il guinzaglio lo rappresentano per l’amico dell’uomo d’eccellenza: il cane. Si ricorda inoltre che, l’Associazione Ornitologica Cuneese, con sede in Cuneo, Fraz. Ronchi via Bra n. 77, attraverso i suoi iscritti, ha conseguito vari titoli di campioni italiani e mondiali ed è sempre aperta ad accogliere e guidare nuovi appassionati di pennuti. In data 31 luglio 2024, alla consegna dei piccoli pennuti avvenuta presso le due strutture assistenziali, hanno partecipato: alla mattina il Sindaco di Caraglio Paola Falco, il Presidente del Raggruppamento delle Associazioni Ornitolologiche Piemonte e Valle d’Aosta Eugenio Ompeo, il vicepresidente Alberto Beliardo ed i consiglieri Albino Gosmar e Marco Giorsetti della fondazione Ospedale S. Antonio; al pomeriggio il sindaco di Savigliano Antonello Portera, il vicesindaco Federica Brizio, il presidente della Casa di Riposo F.lli Ariaudo Egidio Boglione, la direttrice Antonella Beccaria nonché il presidente e componenti del Consiglio Direttivo dell’A.O.C.
La notizia è stata riportata anche dal sito “TargatoCN” al seguente link: https://www.targatocn.it/2024/07/31/l eggi-notizia/argomenti/targato-curiosita/articolo/lassociazione-ornitologicacuneese-dona-un-pappagallo-alle-casedi-riposo-di-levaldigi-e-caraglio.html
Attività F.O.I.
Sintesi verbale del Consiglio Direttivo Federale del 16 Maggio 2024
(La versione integrale è pubblicata sul sito www.foi.it/verbali)
RIDUZIONE DEL NUMERO DI USCITE DELLA RIVISTA ITALIA ORNITOLOGICA
-Il CDF, in considerazione della entità dei minori incassi che si prevedono per il corrente anno, è chiamato a rivedere gli standard istituzionali della Federazione, adeguandoli alle effettive sostanze a disposizione. In tale ottica delibera la riduzione del numero delle uscite di Italia Ornitologica a sei annuali. Quanto innanzi al fine di contenere i costi della stampa e della postalizzazione della rivista costituenti un capitolo molto assorbente del bilancio federale. All’uopo dà atto che è stata aperta una gara per valutare il miglior prezzo del costo stampa per singola copia mediante raccolta di preventivi che sono oggetto di disamina e di valutazione.
RICERCA DI MERCATO DEL COSTO DEGLI ANELLINI
-Il CDF delibera l’apertura di una licitazione privata per l’individuazione della migliore offerta del costo degli anellini approssimandosi la scadenza del contratto in essere con la Demerio sas, attuale fornitore. La presente attività viene volutamente anticipata al fine di utilizzare la tempistica necessaria per la valutazione del miglior rapporto qualità/prezzo del prodotto.
ATTIVITÀ DI CONTROLLO DELLE ESPOSIZIONI DA PARTE DEI RAGGRUPPAMENTI DI CUI
ALL’ART. 19 DEL REGOLAMENTO RAGGRUPPAMENTI: CONCERTAZIONE ED AUSILIO
-Con riferimento all’art. 19, lettera i), del Regolamento Raggruppamenti, il CDF chiarisce che l’attività di controllo delle esposizioni ivi disciplinata non va intesa alla stregua di un obbligo bensì quale esercizio di opzione programmata dal Consiglio Direttivo.
Al pari deve essere considerata l’azione di cui alla seconda parte della medesima norma regolamentare (n. 3), da intendersi quale attività di concertazione e di
ausilio preventivi volta alla vicinanza del Raggruppamento alle mostre ornitologiche organizzate nel territorio regionale di competenza.
AFFIDAMENTO PROVVISORIO ASSEGNAZIONE VECCHI TABLET IN CUSTODIA DA PARTE DEL RAGGRUPPAMENTO EMILIA ROMAGNA Il CDF, facendo seguito a specifica richiesta pervenuta a mezzo PEC in data 28 aprile 2024, dispone l’affidamento in via provvisoria al Raggruppamento Regionale Emilia Romagna di N. 130 tablet (modelli non attuali, utilizzabili unicamente per il programma GEM), riconsegnati dai Giudici in occasione dell’Assemblea del 13 aprile 2024. Da una ricognizione sommaria effettuata dal personale di Segreteria dei predetti 130 tablet, N. 70 risultano funzionanti e N. 60 da sottoporre alle verifiche del caso in quanto apparentemente non funzionanti. … Si precisa che in nessun caso la Federazione potrà intervenire per riparazioni di qualsivoglia genere, trattandosi di beni per i quali risulta già abbondantemente decorso il tempo di ammortamento.
VERBALE ODG N. 3 DEL 13/4/2024 RIGUARDANTE APPROVAZIONE RICHIESTE C.T.N. E.F.I.
Il CDF ratifica la delibera n. 12/24 dell’ODG, con riferimento alle delibere nn. 1, 3, 4 e 5 del 2024 della C.T.N. EFI. Non si ratifica la delibera n. 2 della stessa C.T.N. in quanto le sovrapposizioni di mutazioni per le quali si possono ingenerare espressioni fenotipiche di difficile collocazione, specialmente nei casi di mancanza di tipicità, determinano spesso incertezze valutative e conseguenti problematiche di giudizio. Si ritiene di confermare il principio generale secondo il quale occorre evitare il proliferare di categorie a concorso che possano dar luogo a casi di sovrapposizione fenotipica, con indubbi riflessi negativi sulla qualità del giudizio.
Sintesi verbale del Consiglio Direttivo Federale del 28-29 Giugno 2024
(La versione integrale è pubblicata sul sito www.foi.it/verbali)
RICHIESTE DA INOLTRARE A COM-ITALIA: DETERMINAZIONI
-Il CDF richiede al presidente della COM–Italia di avviare presso la COM/OMJ la procedura relativa alla seconda fase per il riconoscimento del canarino Perla, alla terza fase del canarino ossidato Satinè, nonché quella relativa alla prima fase per il riconoscimento del canarino Torzuino.
-Il CDF delibera inoltre di avanzare la candidatura del Vice-Presidente FOI, Diego Crovace, a Presidente dell’Ordine dei Giudici OMJ. Il CDF augura al vice-presidente Foi Diego Crovace di poter ricoprire il prestigioso ruolo.
GRUPPO DIVULGAZIONE FOI, PROGRAMMA 2024: DETERMINAZIONI
-Il CDF dà conto di aver ricevuto con mail del 12/6/2024 il programma 2024 del costituendo Gruppo divulgazione Foi. Il CDF dichiara il proprio apprezzamento in ordine alla struttura programmatica, condividendone i tratti e gli argomenti oggetto di approfondimento. Conferma quale responsabile del progetto Giuseppe Albergo, riservando ogni valutazione circa la composizione dello staff di collaboratori. Chiarisce che l’attuazione del programma potrà essere finanziata unicamente tenendo conto delle attuali potenzialità economiche della Federazione, purtroppo al momento non particolarmente floride.
MODIFICA PRECISATIVA DEGLI ARTICOLI 27 E 28 DEL REGOLAMENTO ORDINE DEI GIUDICI
-Il CDF ratifica la delibera n. 10/2024 dell’Ordine dei Giudici di cui al verbale n. 2 del 16 marzo 2024 che prevede l’integrazione degli artt. 27 e 28 del Regolamento Giudici apportando le seguenti modifiche …
Art. 27 “Sono Giudici Benemeriti coloro che hanno cessato l’attività e sono stati ritenuti eccezionalmente benemeriti dalla Federazione, su proposta dell’ODG. Per la loro proposizione i Giudici devono aver ricoperto cariche istituzionali di rilievo a livello nazionale e/o internazionale ovvero aver svolto attività particolarmente meritorie nell’ambito della Federazione senza essere stati oggetto di provvedimenti disciplinari e per la loro attività ininterrotta da almeno 20 (venti) anni”.
Art. 28 “Sono Giudici Onorari coloro che hanno cessato l’attività e sono stati ritenuti onorari per la loro attività ininterrotta da almeno 20 (venti) anni e non sono stati oggetto di provvedimenti disciplinari”.
VERBALE ODG N. 7 DEL 22/6/2024: DETERMINAZIONI
-Relativamente alla delibera dell’OdG n. 18/2024, si richiede all’Ordine di inviare una relazione contenente le criticità che inducono all’indizione di un nuovo bando di concorso per la scuola allievi giudici nella sezione Canto e Ondulati e altri Psittaciformi;
Attività F.O.I.
-Il CDF, in ragione delle argomentazioni addotte dall’OdG, ratifica la richiesta di attingere dalla graduatoria i nominativi di allievi giudici da avviare al corso nella sezione D.
VARIE ED EVENTUALI
-Il CDF autorizza l’associazione Ornitologica Veneto Orientale ad accettare l’ingabbio da parte di allevatori stranieri in occasione del 10° Aves Expo della Venezia Orientale “Senza Confini” che si terrà a Caorle nel mese di Ottobre 2024.
-Il CDF, ritenendo di particolare interesse il progetto presentato dalla società ornitologica genovese nell’ambito del percorso di sviluppo della sezione sociale della Foi devoluto all’attenzione di un gruppo di lavoro capeggiato da Giuseppe Albergo, concede per l’organizzazione, la tenuta e l’ospitalità funzionali alle 4 giornate di incontri presso aree disabili, villaggi dei ragazzi, case di accoglienza di persone svantaggiate, il contributo di euro 500,00 e di numero
50 quaderni Foi, n. 100 penne con marchio Foi e numero 100 opuscoli “il canarino Frin”.
-Con riferimento al verbale n. 1 del 6/2/2024 dell’ODG il CDF, avendo ricevuto specifiche motivazioni da parte della CTN CFPL sulla necessità di ampliare le categorie a concorso per le razze Llarget spagnolo e Irish Fancy, limitatamente ai Campionati Regionali, Interregionali ed al Campionato Italiano, ratifica la delibera n. 7/2024/10 dell’ODG nei sensi di cui innanzi. Raccomanda a tutte le CC.TT.NN. di evitare in futuro l’avanzamento di ulteriori richieste di ampliamento di categorie a concorso.
-Il CDF, esaminato il calendario delle esposizioni specialistiche di Club 2024, tenuto conto dei trofei attualmente disponibili, delibera di farne omaggio esclusivamente ai Club presenti con un proprio delegato all’annuale Assemblea Nazionale dei Club riconosciuti dalla FOI (deliberazione adottata in data 28/06/2024 in funzione dell’applicazione della stessa in occasione dell’assemblea di Club del 29/06/2024).
Sintesi verbale del Consiglio Direttivo Federale del 18 Settembre 2024
(La versione integrale è pubblicata sul sito www.foi.it/verbali)
ACCORDO INTERSCAMBIO DI GIUDICI AI CAMPIONATI NAZIONALI CON FEDERAZIONI SPAGNOLE (F.O.A. – F.O.C.D.E. E F.O.C.V.A.) PER IL CAMPIONATO NAZIONALE SPAGNOLO: DETERMINAZIONI
-Il CDF riceve dall’ODG comunicazione dei cinque nominativi che in base all’accordo stipulato con la FOA faranno parte della giuria del campionato nazionale spagnolo 2024, che si terrà in Talavera della Reina nei giorni dal 29 novembre 2024 all’8 dicembre 2024, con giudizio nei giorni dal 2 al 3 dicembre. Si provvederà a comunicare alla FOA i nominativi designati dall’ODG con apposita lettera e si solleciterà la stessa FOA al fine di ricevere i nominativi dei giudici spagnoli che integreranno la giuria italiana del campionato italiano, edizione 2024.
VARIE ED EVENTUALI
-Il CDF, su richiesta mail del 24 agosto 2024 da parte della Società Ornitologica Reggiana di un Trofeo FOI per la premiazione dell’83° Mostra Internazionale, dispone la concessione del trofeo richiesto.
-Il CDF, acquisito il parere favorevole del Raggruppamento Regionale Emilia Romagna, concede all’Associazione Romagnola Canaricoltori di Forlì, in collaborazione con l’Associazione Ornitologica Romagnola di Ravenna (mail del 10/7/2024), il contributo di euro 300,00 per la tenuta dell’incontro di approfondimenti tecnici sul “Canarino Nero”.
-Il CDF concede al Club Amatori Avifauna Autoctona il contributo di euro 250,00 a parziale rimborso delle spese sostenute per la tenuta dell’annuale convegno di aggiornamento di giudici EFI che si svolgerà quest’anno in Letojanni (ME).
-Il CDF, dopo aver udito l’istruttoria del Consigliere Federale delegato Francesco Badalamenti e dopo aver acquisito il parere favorevole del Direttivo dei Club di Specializzazione, delibera il riconoscimento del Club Italiano Allevatori Nymphicus Hollandicus (C.I.A.N.H.) con sede in Salerno alla via Brignano Superiore n. 21.
-Il CDF, con riferimento alla richiesta avanzata dal Raggruppamento Calabria, relativa alla richiesta di contributo per la realizzazione del corso OrniMostre FOI per le associazioni calabresi che si terrà nel mese di settembre a Nocera Terinese, concede il contributo di euro 250,00 sin d’ora precisando che per il
futuro tali iniziative dovranno essere preventivamente concordate con particolare riferimento al preventivo completamento dei test di funzionamento del programma. Del predetto contributo dovrà essere fornita rendicontazione. -Il CDF, a seguito delle richieste mail pervenute dall’Associazione Ornitologica Pordenonese e dall’Associazione Ornitologica Friulana relativa alla autorizzazione dell’utilizzo del programma mostre GEM e relativi tablet, comunica che fare uso del programma GEM non necessita di alcuna autorizzazione. Per quanto attiene alla disponibilità dei tablet va riferito che è in corso lo screening di quelli ancora funzionanti, solo all’esito del quale sarà possibile verificare l’accoglimento delle richieste. Qualora, come auspicabile, i tablet saranno disponibili sarà cura dei richiedenti il ritiro presso il presidente di Raggruppamento Emilia Romagna e la successiva restituzione.
Le operazioni di consegna/ritiro diretto tra associazioni dovranno essere certificate da apposito verbale nel quale dovrà essere dato conto di eventuali rotture e/o smarrimenti.
-Con riferimento alla richiesta avanzata dal Raggruppamento Emilia Romagna, il CDF ritiene al momento di non concedere il richiesto contributo straordinario, con imputazione convogliamento verso il Campionato Italiano di Montichiari (BS). In argomento si invitano tutti i Raggruppamenti a far pervenire per tale attività una richiesta di contributo straordinario corredata da preventivi di spesa, sin d’ora precisando che i Raggruppamenti limitrofi alla Lombardia utilizzeranno il fondo già in dotazione, intervenendo la Foi per il rimborso di eventuali eccedenze.
A migliore precisazione del deliberato assunto del verbale del 29 giugno 2024, il CDF delibera la effettuazione del convogliamento del Campionato Italiano sia per l’andata che per il ritorno.
-Il Presidente, in attuazione della facoltà all’uopo conferitagli dal CDF, riammette al tesseramento federale i sigg. Andrea Ranaldi cod. rna UM34 e Carlo Maria Nobili rna EM46. Entrambe le riammissioni sono subordinate ad annuali verifiche comportamentali ed in particolare quella di Carlo Maria Nobili dovrà essere corroborata dalla specifica dichiarazione di non iscrizione ad altra Federazione. Tale ultima esigenza è derivante dalla lettura di alcuni post recentemente comparsi su Facebook.
Indice d’annata - anno 2024
COPERTINE
Copertine storiche di storiche di Italia Ornitologica
Lorichetto a corona porpora
Lizard blu
Tortora dal collare domestica mutazione onice
Rosella di Stanley maschio
Passero domestico mutato
Autori vari 1
Pérez M. 2
Macchioni F. 3
Rallo V. 4
Pérez M. 5 e 6
Cautillo D. 7 e 8
Agata opale intenso rosso avorio del Pozzo E. 9 e 10
Domicella ventre viola occident. Pérez M. 11 e 12
Italia Ornitologica
Aspetto ludico del nostro hobby
Il valore delle parole
Assemblea F.O.I. 2024
“Come si cambia”
Italia Ornitologica in festa!
Lamentarsi del brodo grasso
Auguri e speranze
REDAZIONALE CANARINI DI COLORE
Cambiamenti da valutare Crovace D. e Canali G.1 7
Domande sul Satiné
Finalmente il Satinè ossidato
G. 2 17 Antagonismi e sinergismi
Schemocromi: il fattore opale 1ª p
M. 3 5
Equivoci sulle categorie Canali G. 3 49
Discutendo di agata pastello ad Arezzo Canali G. 4 13
Schemocromi: il fattore opale 2ª p Alfonzetti M. 4 31
Revisione critica
Avorio: cromia pigmentaria o strutturale?
Nero Phaeo
I Canarini Border: la mutazione bianca
La luce dopo 60 anni di oscurità
Un Signor Canarino
Lizard blu
Il colore nel Salentino
Irish Fancy
Calotta e nuca: questi sconosciuti
L’Arricciato del Sud
Canali G. 5 5
Alfonzetti M. 9 e 10 5
Canali G. 11 e 12 5
Lagi A. 1 16
Berno C. 2 5
Lezzi A. 2 25
Di Tillio e Berno C. 3 15
Palma S. 3 37
Lezzi A. 9 e 10 21
Berno C. 11 e 12 15
Mollo L. 11 e 12 9
Pezzato recessivo Fogliati G. 1 21
Nuovo spazio per il Genere Pyrrhura al Loro Parque
Uova fertili ad inizio stagione
Zamora Padrón R. 1 49
Novelli, giovani competizione e gioco Zamora Padrón R. 7 e 8 9
L’importanza della condivisione negli psittacidi Zamora Padrón R.9 e 10 11
Migliorare la qualità delle piume nei pappagalli Zamora Padrón R.11 e 12 25
ESTRILDIDI FRINGILLIDI IBRIDI
I Ciuffolotti
Il Trombettiere ad ali rosa
La Cesena
Un ibrido straordinario
D. 1 11
P. 2 9
Il Merlo acquaiolo Tessariol
CANARINI DA CANTO
CRONACA
La C.T.N. Canarini di Colore A.R.C. Forlì e a “Psittacus & Co.” 2023
Interregionale dell’Adriatico: unione e successo Santoni E. 2 47
Felicità ed appagamento nell’allevamento degli uccelli Palma S. 2 55
Mostra divulgativa “Al Borgo” Pellegrino P. 2 59
Mostra divulgativa di Selargius Melis S. 2 62
A.R.O. Roma MCMLIV - MMXXIV De Vita A. 3 29 Cronaca di un convegno annunciato Esbardo F. 3 63
L’Associazione Ornitologica Vesuviana ha compiuto 50 anni Cecere R. 4
Il mondo degli uccelli “Allevare è proteggere” Grimaldi N. 4
60 anni di ornicoltura e passione ornitologica Masiero M. 4
Progetto “la F.O.I. e la scuola” Garagiola G.
Un giorno al museo Campisi G.
Convegno “Albatros 2024” Iannuccilli G.
Zamora Padrón R. 2 13 Il piumaggio nella stagione riproduttiva
Becchi potenti ma allo stesso tempo sensibili
Arricchimento ambientale anche durante il periodo riproduttivo
Zamora Padrón R. 3 21
Zamora Padrón R. 4 17
Zamora Padrón R. 5 e 6 9
Un’esperienza svolta in una scuola materna di Rovereto (TN) Debiasi
La Cornuta di Caltanissetta
“In volo”
Vento di novità dal Friuli Venezia Giulia
Ali per sognare
Il “Salone dei fringillidi”
Con i colori in festa sul Tirreno
Allevare a mano
Campisi G. 7 e 8 55
Lezzi A. 7 e 8 59
Pindozzi T. 9 e 10 32
Campisi G. 9 e 10 53
Pellegrino P. 11 e 12 39
Amara M. 11 e 12 47
La F.O.I. al “Campania Alleva 2024” De Pietto V. 11 e 12 50
L’Associazione Ornitologica Cuneese dona un pappagallo
Schemocromi: Opale e Limone
Quando il Cardellino scoprì l’America
Silvio Spanò
Nomenclatura zoologica e Cancel Culture
Dal Lucherino “agata” al Verdone agata…
Ventre V. 11 e 12 56
Alfonzetti M. 1 23
Leone P. 2 29
Basso R. 3 55
Mortaruolo I. 3 61
Rigato R. 4 7
La gabbia, tra ragionamento e giudizio morale Leone P. 4 55
Panem et circenses
L’uovo e lo sviluppo degli embrioni
La comunicazione negli animali
La reazione di Maillard
Qualcosa da proteggere
L’immissione in Italia della specie
Serinus canaria
Carisma come occultamento dell’errore
Inanellamento scientifico degli uccelli
I pigmenti nel tuorlo d’uovo
Leone P. 5 e 6 29
Palma S. 5 e 6 32
Canali G. 7 e 8 13
Leone P. 7 e 8 17
Palma S. 7 e 8 37
Leone P. 9 e 10 17
Canali G. 9 e 10 41
D. 9 e 10 57
P. 11 e 12 36
La Romice crespa o Lapazio (Rumex crispus) Mengacci P. 1
La Gramigna (“Gramegna” e “Falasc”)
Il Sambuco (Sambucus nigra L.)
Pasto unico sì o no?
Centocchio (Stellaria media)
L’erba vetriola (Parietaria)
“L’orecchia di topo” o falsa ortica
La Bardana: pianta depurativa
Alimentazione: un argomento sempre attuale
P. 9 e 10 45
Indice alfabetico autori
La C.T.N. Canarini di Colore
A.R.C. Forlì e a “Psittacus & Co.” 2023
A.O.R. Ravenna 2 37
Tempo di bilanci e nuovi obiettivi
L’Eco dei Social
Albergo G. 2 63 Viva i bambini
Le foto scattate dagli allevatori
Schemocromi: Opale e Limone
Albergo G. 7 e 8 61
Alboni S. 9 e 10 35
Alfonzetti M. 1 23
Schemocromi: il fattore opale 1ª p Alfonzetti M. 3 5
Schemocromi: il fattore opale 2ª p Alfonzetti M. 4 31
Avorio: cromia pigmentaria o strutturale?
Allevare a mano
Mezzo secolo con i Diamanti di Lady Gould
30° anniversario del Club dell’Arricciato Padovano
Alfonzetti M. 9 e 10 5
Amara M. 11 e 12 47
Amerio P. 3 25
Annaloro G. 1 18
50 Candeline per l’A.Po.O. di Aprilia (LT) Ass. Pontina Ornicoltori 7 e 8 46
Lettere in Redazione
Silvio Spanò
La luce dopo 60 anni di oscurità
Calotta e nuca: questi sconosciuti
La nuova versione dei Criteri di Giudizio
Barella S. 5 e 6 52
Basso R. 3 55
Berno C. 2 5
Berno C. 11 e 12 15
C.T.N. Canarini dei Canarini di Colore di Colore 9 e 10 25
Pasto unico sì o no?
Un giorno al museo
La Cornuta di Caltanissetta
Ali per sognare
Domande sul Satiné
Aspetto ludico del nostro hobby
Antagonismi e sinergismi
Il valore delle parole
Equivoci sulle categorie
Discutendo di agata pastello ad Arezzo
Revisione critica
La comunicazione negli animali
Lamentarsi del brodo grasso
Carisma come occultamento dell’errore
Nero Phaeo
Finalmente il Satinè ossidato
L’Associazione Ornitologica Vesuviana ha compiuto 50 anni
Campisi G. 4 42
Campisi G. 5 e 6 40
Campisi G. 7 e 8 55
Campisi G. 9 e 10 53
Canali G. 1 57
Canali G. 2 3
Canali G. 2 33
Canali G. 3 3
Canali G. 3 49
Canali G. 4 13
Canali G. 5 5
Canali G. 7 e 8 13
Canali G. 9 e 10 3
Canali G. 9 e 10 41
Canali G. 11 e 12 5
Cassetta G. 2 17
Cecere N. 4 45
Cambiamenti da valutare Crovace D. e Canali G. 1 7
La F.O.I. al “Campania Alleva 2024” De Pietto V. 11 e 12 50 A.R.O. Roma MCMLIV - MMXXIV De Vita A. 3 29
Un’esperienza svolta in una scuola materna di Rovereto (TN) Debiasi R. 5 e 6 53
Il fuoco della passione Di Giorgio F. 1 34
Scuola ok - cantore ok Di Giorgio F. 3 35 La ricerca del bel canto
convegno annunciato Esbardo F. 3 63
La Tortora dal collare domestica 1ª p Faggiano F. 4 21
Alimentazione: un argomento sempre attuale Faraone G. e Marino G. 11 e 12 41
Pezzato recessivo Fogliati G. 1 21
Il Verzellino (Serinus serinus) Formisano F. 11 e 12 19
Le foto scattate dagli allevatori Frigerio A. 2 20
Le foto scattate dagli allevatori Gallo A. 5 e 6 51
Progetto “la F.O.I. e la scuola” Garagiola G. 5 e 6 38
Il mondo degli uccelli “Allevare è proteggere” Grimaldi N. 4 61
Assemblea F.O.I. 2024 Iannuccilli G. 4 3 “Come si cambia” Iannuccilli G. 5 e 6 3
Convegno “Albatros 2024” Iannuccilli G. 5 e 6 45
Italia Ornitologica in festa! Iannuccilli G. 7 e 8 3
Auguri e speranze Iannuccilli G. 11 e 12 3 I Canarini Border: la mutazione bianca Lagi A. 1 16 I Ciuffolotti Leonardi D. 1 11
Quando il Cardellino scoprì l’America
La gabbia, tra ragionamento e giudizio morale
Panem et circenses
La reazione di Maillard
L’immissione in Italia della specie
Serinus canaria
I pigmenti nel tuorlo d’uovo
Italia Ornitologica
Un Signor Canarino
La mia prima volta
Tutto arriva
“In volo”
Irish Fancy
Nuovo Consiglio direttivo
Leone P. 2 29
Leone P. 4 55
Leone P. 5 e 6 29
Leone P. 7 e 8 17
Leone P. 9 e 10 17
Leone P. 11 e 12 36
Leone P. e Iannuccilli G. 1 3
Lezzi A. 2 25
Lezzi A. 3 40
Lezzi A. 5 e 6 49
Lezzi A. 7 e 8 59
Lezzi A. 9 e 10 21
Lizard Canary per il Lizard Canary Club Italiano Club Italiano 4 57
60 anni di ornicoltura e passione ornitologica
Mostra divulgativa di Selargius
Le foto scattate dagli allevatori
A nostro padre, Micaela ed Elisa figlie di un ornitofilo
La Romice crespa o Lapazio (Rumex crispus)
La Gramigna (“Gramegna” e “Falasc”)
Il Sambuco (Sambucus nigra L.)
Centocchio (Stellaria media)
L’erba vetriola (Parietaria)
“L’orecchia di topo” o falsa ortica
La Bardana: pianta depurativa
OrniDay - Divulgazione ornitologica dedicata per i più piccoli
L’Arricciato del Sud
A proposito della mutazione Agata
Gli aggiornamenti tecnici
Collegio di Specializzazione E.F.I.
Nomenclatura zoologica e Cancel Culture
Il Pappagallino ondulato (prima e seconda parte)
Lo Storno rosa (Pastor roseus)
Le Mostre
Felicità ed appagamento nell’allevamento degli uccelli
Il colore nel Salentino
L’uovo e lo sviluppo degli embrioni
Qualcosa da proteggere
Anno dopo anno
Masiero M. 4 62
Melis S. 2 62
Mello E. 11 e 12 29
Mengacci E. e M. 4 64
Mengacci P. 1 29
Mengacci P. 2 41
Mengacci P. 3 43
Mengacci P. 4 51
Mengacci P. 5 e 6 23
Mengacci P. 7 e 8 31
Mengacci P. 9 e 10 45
Micciché M. G. 1 62
Mollo L. 11 e 12 9
Montagno C. 7 e 8 23
Montagno C. 11 e 12 30
Mortaruolo I. 3 61
Mortaruolo I. 11 e 12 56
Musumeci G. 4 49
Palma S. 1 43
Palma S. 2 55
Palma S. 3 37
Palma S. 5 e 6 32
Palma S. 7 e 8 37
Paternò S. 2 49
Mostra divulgativa “Al Borgo” Pellegrino P. 2 59
Il “Salone dei fringillidi”
Con i colori in festa sul Tirreno Pellegrino P. 11 e 12 39
Un sogno chiamato Malinois Piccoli G. 5 e 6 20
Malinois Waterslager croce e delizia… Piccoli G. 9 e 10 15
Vento di novità dal Friuli Venezia Giulia Pindozzi T. 9 e 10 32
Le foto scattate dagli allevatori Puglisi S. 7 e 8 21
Tortora dal collare domestica mutazione onice Rallo V. 4 0
Dal Lucherino “agata” al Verdone agata… Rigato R. 4 7
Il Trombettiere ad ali rosa
Un ibrido straordinario
Qualcosa di incredibile
P. 2 9
P. 3 11 Canarino x Ciuffolotto
Il passero (Passer domesticus) e le sue mutazioni
Il passero (Passer domesticus) e
P. 4 35
Interregionale dell’Adriatico: unione e successo
Quaglia tridattila
Quanto sono intelligenti gli uccelli? Spada P. F. 2 21
Le foto scattate dagli allevatori
dal ciuffo
Il Rigogolo (Oriolus oriolus) Tessariol D. 7 e 8 51
Inanellamento scientifico degli uccelli Tessariol D. 9 e 10 57
L’Associazione Ornitologica Cuneese dona un pappagallo Ventre V. 11 e 12 56
Nuovo spazio per il Genere Pyrrhura al Loro Parque
Uova fertili ad inizio stagione
Il piumaggio nella stagione riproduttiva
Becchi potenti ma allo stesso tempo sensibili
Arricchimento ambientale anche durante il periodo riproduttivo
Novelli, giovani competizione e gioco
L’importanza della condivisione negli psittacidi
Migliorare la qualità delle piume nei pappagalli
Zamora Padrón R. 1 49
Zamora Padrón R. 2 13
Zamora Padrón R. 3 21
Zamora Padrón R. 4 17
Zamora Padrón R. 5 e 6 9
Zamora Padrón R. 7 e 8 9
Zamora Padrón R. 9 e 10 11
Zamora Padrón R. 11 e 12 25