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L’Upupa comune
(Upupa epops)
di PIERFRANCOSPADA, foto da INTERNET(AUTORIVARI)
L’Upupa comune o upupa euroasiatica (Upupa epops, Lin nae us,1758) è un uccello bucerotiforme della famiglia degli Upupidi. È uccello nazionale dello Stato di Israele dal maggio 2008. Il suo nome deriva dall’onomatopea latina del verso che soprattutto i maschi sono soliti emettere durante il periodo riproduttivo, e che suona come un cupo hup-hup-hup. L’upupa è sicuramente uno degli uccelli più appariscenti diffusi in natura: la colorazione molto accesa, rosso-arancio con ali e coda a bande bianche e nere, il lungo becco leggermente ricurvo e la cresta erettile sulla testa, risultano inconfondibili fra gli uccelli nostrani, anche se è sempre abbastanza difficile avvistarla in virtù delle sue abitudini schive e della sua preferenza per le aree rurali e scarsamente antropizzate. È un uccello amante degli spazi aperti e dei climi miti: pur occupando un areale estremamente vasto che comprende parte dell’Europa, Asia e Africa, essa tende a migrare verso siti più caldi solo nelle aree temperate, mentre in quelle tropicali e subtropicali risulta stanziale. In Sardegna viene chiamata pubùsa, culipùdiola, pùpusa, pigiòne cucusa. L’upupa è un uccello delle piccole-medie dimensioni, lungo dai 25-31 cm con un apertura alare di 44-49 cm. L’individuo adulto femmina è solo leggermente differente dal maschio: presenta la gola e il mento più scuri. I giovani sono simili alle femmine ma hanno il becco e la cresta più piccoli. Il nido è molto rudimentale e viene fatto in cavità di alberi, roccia o di muri dove vi depone 5-7 uova. Il volo è simile a quello delle farfalle. La si può vedere posata sui rami o sui tronchi d’albero come i picchi. Cerca il cibo sul terreno e durante questa occasione alza la cresta. Solitamente vive in coppia o in piccoli gruppi. Ama stare in aperta campagna con alberi, parchi, vigneti, frutteti, castagneti, oliveti. È diffusa in tutta la Sardegna ed è stanziale nell’isola. Si nutre maggiormente di una vasta varietà di insetti, vengono preferiti grilli, grillotalpa, coleotteri, larve e bruchi di varie specie, oltre a formiche, cavallette e crisalidi, è stato accertato che questo splendido animale ha svolto in passato il ruolo di controllore biologico della processionaria del Pino, un caratteristico lepidottero, le cui larve defogliano le piante, determinando un notevole indebolimento e provocando gravi stress fisiologici alle piante che divengono recettive per ulteriori gravi patologie. È un uccello prevalentemente diurno, che ha il suo picco d’attività nelle ore pomeridiane, e in caso di passaggio di un predatore, ad esempio di un uccello rapace, si appiattisce al suolo aprendo le ali e la coda e tenendole basse sul terreno, e al contempo alzando la testa verso l’alto. Questa postura, mettendo bene in mostra le bande bianche e nere di ali e coda, avrebbe la funzione di rompere il contorno dell’animale e confondere i predatori.
Fonte: niuchan.org, autore: Gianni Aggravi
Upupa con insetto nella cassetta nido artificiale, fonte: Lavolierasenzasbarre.blogspot.com
L’upupa è un uccello monogamo per la durata della stagione riproduttiva: le coppie si sciolgono al di fuori del periodo della riproduzione e generalmente non si ricongiungono durante le successive stagioni degli amori, con due sessi che cercano altri partner. Durante il periodo riproduttivo, le coppie di questi uccelli sviluppano una spiccata territorialità, col maschio che canta quasi incessantemente per tenere lontani eventuali intrusi dal territorio; non sono infrequenti episodi di inseguimenti e combattimenti anche cruenti con alcuni esemplari che restano feriti e accecati a colpi di becco fra conspecifici, generalmente fra animali dello stesso sesso. Il nido è rappresentato da una semplice cavità la cui ubicazione non costituisce un problema per questi animali, purché ad un’altezza inferiore ai 5 metri, con foro sufficientemente ampio da farvi entrare la femmina e spazio interno sufficiente da permetterle di covare le uova. Pertanto, sono potenziali siti di nidificazione le cavità degli alberi, con spiccata preferenza per i grossi alberi secolari, in particolare meli, cavità tra radici e rocce, e cassette nido artificiali. Generalmente il nido non viene imbottito ma alcuni esemplari possono foderarne rozzamente le pareti inferiori con ramoscelli e sterpaglie. Le uova, in media 5-7 di numero, presentano forma arrotondata e colore bianco-verdastro, che si sbiadisce assai rapidamente du-
Upupa in cerca di insetti nel prato verde, fonte: www.agugliastra.it Fonte: www.cielomareterra.org
rante l’incubazione, e pesano circa 4,5 g cadauna. La cova delle uova, che dura fra i 15-18 giorni, è affidata completamente ed esclusivamente alla femmina che viene nutrita dal maschio. Durante il periodo riproduttivo, la ghiandola dell’uropigio della femmina aumenta rapidamente le proprie dimensioni e comincia a secernere un liquido nerastro dall’odore nauseabondo, che ricorda la carne marcescente. L’animale spande periodicamente questo liquido oleoso sul proprio piumaggio, probabilmente allo scopo di tenere alla larga eventuali intrusi, sebbene non siano escluse delle sue proprietà antiparassitarie e battericide. L’incubazione delle uova non è simultanea, ma ciascun embrione comincia il proprio sviluppo subito dopo la deposizione: per questo motivo, la schiusa è asincrona
A caccia di insetti, fonte: www.fotocommunity.it, autore: Mauro Borbey
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Coppia di Upupe in primavera, fonte: www.fotocommunity.it, autore: Renato Grassi
e l’ultimo nidiaceo può avere anche 16 giorni di differenza rispetto al primo uovo schiuso. Alla nascita, i nidiacei sono ricoperti di piumino, mentre le penne cominciano a crescere fra il terzo ed il quinto giorno di vita. La femmina si occupa di nutrire i piccoli col cibo portato dal maschio per 9-14 giorni, oltre che di tenerli caldi e protetti; passato questo periodo, si unisce al coniuge nel cercare il cibo per loro. I piccoli si involano attorno alla quarta settimana di vita, ma tendono a rimanere con i genitori per un’ulteriore settimana durante la quale continuano ad essere imbeccati, prima di allontanarsene. Generalmente le upupe portano avanti un’unica covata l’anno, ma in casi eccezionali, come la perdita delle uove o dei nidiacei, ve ne può essere una seconda. Grazie al suo aspetto caratteristico, l’upupa compare molto spesso nei racconti popolari e nella storia di numerosissime civiltà presenti nel loro areale, non sempre con connotazione positiva. Nell’antico Egitto veniva considerata un uccello sacro, era proibito ucciderla e spesso veniva raffigurata su tombe e templi. Nella mitologia greca e latina, l’upupa è invece ritenuta un essere spregevole: nelle “Metamorfosi” di Ovidio, ad esempio, il re di Tracia Tereo, quando la moglie Procne, venuta a conoscenza dello stupro della sorella Filomena da parte del marito, gli serve delle pietanze cucinate con la carne del loro figlio Iti, tenta di ucciderla e viene tramutato in upupa, mentre Procne diviene una rondine e la sorella Filomena un usignolo. In Scandinavia, l’avvistamento di un‘upupa era associato a una guerra imminente; nei Paesi baltici, l’upupa viene considerata in grado di stabilire un contatto fra il regno dei vivi e quello dei morti, ed udirne il canto è presagio di morte di uomini o animali. Nell’antica Persia, invece, le upupe venivano viste come simboli di virtù e in tutto il mondo arabo veniva considerata come messaggera di tutto ciò che ha a che fare con la sfera dell’affetto e dell’amore, come se fosse una specie di Cupido del mondo musulmano. Ugo Foscolo la calunnia ingiustamente nella sua opera “I Sepolcri”, perché erroneamente ne fa un lugubre uccello notturno; la riscopre positivamente Eugenio Montale difendendola e facendola portavoce dei temi che più gli stanno a cuore: l’essenza del tempo, la vita e il male di vivere: “L’upupa, ilare uccello calunniato dai poeti, che roti la tua cresta sopra l’areo stollo del pollaio e come un finto gallo giri al vento; nunzio primaverile, upupa, come per te il tempo s’arresta, non muore più il Febbraio, come tutto di fuori si protende al muover del tuo capo, aligero folletto, e tu lo ignori”. Questa specie è considerata in stato di conservazione sfavorevole per il semplice fatto che gli ambienti naturali di cui necessita stanno man mano scomparendo; la sempre più presente meccanizzazione delle colture e l’uso degli insetticidi fanno si che l’upupa debba ricercare ambienti sempre nuovi. È protetta dalla Legge 503/1981, allegato II della Convenzione di Berna e dalla nostra Legge nazionale dell’11 Febbraio 1992, numero 157.
I NOSTRI LUTTI
In memoria di Remo Poli
Venerdì 26 febbraio è pur trop po venuto a mancare Remo Poli, un Socio stimato, vicepresidente per tanti anni dell’Associazione Ornicoltori Sassolesi, un amico buono e generoso, competente, grande lavoratore e sempre disponibile con chiunque. Ci mancherà molto, ma lo ricorderemo.
Gli Amici dell’A.O.S