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Il Verdone ambra

Una mutazione ormai consolidata

di PIERCARLOROSSI, PAOLOOCCHIODOROe BRUNOZAMAGNI, foto P. OCCHIODOROe B. ZAMAGNI

Il Verdone (Chloris chloris), grazie alle ultime mutazioni apparse in ambito ornitologico (ambra, mascherato, pastello etc.) ha trovato nuova linfa vitale e ad oggi il numero di estimatori di questa splendida specie è sicuramente in aumento. Circa quattro anni or sono, sulle pagine della nostra bella rivista scrissi un articolo sulla mutazione AMBRA, con la speranza di aumentare il numero degli estimatori di questa affascinante mutazione e con il tentativo di creare uno standard d’eccellenza. Dopo quattro anni vorrei fare il punto sull’evoluzione di questa mutazione,

Il Verdone è certamente l’uccello che ha la più lunga ed intensa storia di selezione domestica

grazie anche all’amico Paolo Occhiodoro che, con la sua travolgente passione, mi ha aiutato in questo mio scritto. Mi chiamo Paolo Occhiodoro, allevo verdoni da circa trent’anni e sono iscritto alla Associazione AORV con RNA 483S. Ho allevato, nel corso degli anni, verdoni in tutte le mutazioni, anche se la mia preferita è l’agata di cui prediligo le femmine con un grigio molto marcato ed un ottimo disegno, di gran lunga, a parere mio, più belle dei maschi. Il Verdone è certamente l’uccello che ha la più lunga ed intensa storia di selezione domestica; deve presentare una strut-

Maschio Verdone ambra, foto e all.: Paolo Occhiodoro

Maschio di Verdone ambra, foto e all.: Paolo Occhiodoro

tura imponente, che esprima robustezza e forza, mostrando inoltre un disegno ornamentale a “grani” e righe, realizzato dall’addensamento di pigmento eumelanico nero e bruno. Questi disegni devono risaltare in modo netto rispetto al fondo omogeneo e uniforme. Partendo da questi presupposti, negli anni ho sempre cercato di migliorare la selezione di questa specie nelle sue varie mutazioni. Ma parliamo ora dell’ambra: la svolta arrivò una quindicina di anni fa, quando alla mostra di Villa Potenza di Macerata, il Sig. Boccarusso espose tre soggetti, denominati allora topazio… e fu “amore a prima vista”. Quello che vinse aveva un’ottima forma ed un gran lipocromo sul petto: mi colpì molto, passai molto tempo ad osservarlo. In quell’occasione ebbi la fortuna di conoscere Federico Boccarusso che, oltre ai topazio, aveva esposto dei soggetti mutati agata molto tipici come colore e disegno e con un ottima struttura. Chiesi informazioni sui soggetti topazio, ma lui rimase sul vago e mi disse che per il momento non ne aveva da cedere. Mi consolai pensando che, negli anni a venire, i soggetti disponibili di questa bella mutazione sarebbero aumentati, ma così non fu; infatti, i pochi soggetti presenti sul mercato avevano comunque un prezzo elevato, visto che si trattava pur sempre di un Verdone. Negli anni seguenti, nella ricerca di qualche ottimo soggetto per poter migliorare il mio ceppo, capitai a casa di Giuseppe Fortuna, dove riuscii a recuperare un bellissimo maschio agata con un lipocromo molto acceso, che in seguito si rivelò essere portatore di lutino. Da questo maschio, accoppiato con una mia femmina, ottenni delle femmine lutino molto tipiche e di taglia. Alla fine della stagione riproduttiva, visto che non amo la mutazione lutino, decisi di tenere soltanto un maschio ancestrale, sempre bello carico di giallo. La successiva stagione cove accoppiai quel maschio ad una Verdona agata più chiara ed ottenni un numero importante di soggetti molto chiari, sia maschi che femmine (forse mascherate). Non convinto del risultato ottenuto, visto che ciò che volevo ottenere era l’ambra, decisi di cedere questi soggetti. La scarsità di soggetti presenti in mostra, mi convinse ad andare a Fringillia con la speranza di riuscire a trovare qualcosa di interessante. Vorrei soffermarmi solo per un attimo su questa manifestazione che, grazie al suo ideatore Bruno Zamagni, bravissimo allevatore ed ottimo giudice, negli anni, con la collaborazione di un team di collaboratori tra cui Renzo Esuperanzi, sempre prodigo di consigli, ha saputo regalare a tutti gli appassionati del settore una vetrina unica per tutte le nuove mutazioni, e soggetti sempre al top per quelle già consolidate. Ma tornando agli ambra, la svolta arrivò nel 2016 quando, sulle pagine di Italia Ornitogica, lessi l’articolo di Piercarlo Rossi proprio sulla mutazione ambra e riuscii a scoprire come era nata: da un

Negli anni ho sempre cercato di migliorare la selezione di questa specie nelle sue varie mutazioni

Maschio agata portatore di Ambra, foto e all.: Paolo Occhiodoro Femmina di Verdone ambra, foto e all.: Paolo Occhiodoro Femmina di Verdone ambra, foto e all.: Paolo Occhiodoro

maschio agata portatore di lutino per una femmina lutina, e che il soggetto l’anno successivo fu accoppiato ad un ancestrale, per verificare se si trattava realmente di una nuova mutazione. Così avvenne, ed il maschio più bello fu accoppiato alla madre, ottenendo così i primi “ambra”. Leggo e rileggo l’articolo… l’arcano era svelato, l’ambra non era più un tabù. A seguito delle diverse prove genetiche, si è capito che questo fattore è allelico all’agata, con la seguente scala AGATAMASCHERATO-AMBRA E LUTINO. Ora sapevo come muovermi, mi sarei accontentato di un semplice portatore, oppure di un soggetto non proprio al top. Purtroppo, per impegni personali, non riuscii a recuperare nulla quell’anno e decisi di rimandare il tutto al 2017. Con la solita euforia che ci pervade, eccomi di buon mattino in viaggio alla volta di Morciano di Romagna: alle otto ero già in mostra, ma dovetti aspettare l’apertura ufficiale delle 9. Entrato in mostra scambio, incontrai Sandro Smeraldi che aveva alcuni soggetti, ambra appunto, da cedere; mi consigliò di andare a vedere quelli esposti e, come spesso accade, persi di vista l’obbiettivo recandomi in mostra. Osservai molto attentamente diversi soggetti ingabbiati ed una volta tornato in mostra scambio, con estremo rammarico, verificai che tutti i soggetti ambra erano stati venduti; unico soggetto rimasto, un maschio agata sicuro portatore, che acquistai immediatamente. Tornai in mostra con Sandro che, vista la mia caparbietà e la mia passione per questa mutazione, mi cedette inizialmente una femmina e poi, tartassato dalle mie richieste, anche un maschio, molto probabilmente della stessa covata. Tornai a casa molto soddisfatto: finalmente ero riuscito a reperire dei soggetti di questa splendida mutazione, anche se sapevo che la strada era ancora lunga ed il lavoro selettivo solo all’inizio. I soggetti recuperati si adattarono presto alla nuova alimentazione e, grazie all’abbondanza di erbe prative fornite, raggiunsero in breve tempo un’ottima forma fisica ed un ottimo stato di salute. Nella prima stagione cove (2018), ottenni cinque soggetti ambra e diversi portatori; fui molto soddisfatto ma, come dice il buon Renzo Esuperanzi, fui colto da “raptus dell’allevatore “ ed anche quell’anno a Fringillia acquistai un buon numero di soggetti mutati sempre da Smeraldi, così da giungere alla successiva stagione riproduttiva “strapieno” di soggetti ambra. Il mio spazio di allevamento mi permette di allestire un numero limitato di coppie, e così ad inizio stagione, a malincuore, cedetti alcuni dei soggetti ambra, quelli che avevo cercato per anni. Allestii otto coppie formate da maschi agata portatori per femmina ambra e maschio ambra per femmina agata. Fu un’ottima annata che mi permise di ottenere una quarantina di soggetti, alcuni molto ben disegnati, di qualità sicura-

I soggetti recuperati si adattarono presto alla nuova alimentazione

Femmina Verdone ambra, foto e all.: Bruno Zamagni

Maschio Verdone ambra, foto e all.: Bruno Zamagni Maschio Verdone ambra, foto e all.: Bruno Zamagni

mente superiore a quella da cui ero partito. A parere mio questa mutazione si manifesta al meglio dal secondo anno di vita, quando il lipocromo giallo raggiunge il suo massimo splendore ed i disegni sono maggiormente apprezzabili. Nella stagione riproduttiva 2020, a causa degli sbalzi climatici primaverili, i soggetti messi in riproduzione sono partiti tardi ed ho ottenuto venticinque soggetti; non mi lamento, anche perché ho ancora tutti i riproduttori e dei soggetti novelli interessanti su cui lavorare. Dopo questa bella chiacchierata sull’ambra, sperando di fare cosa gradita ai lettori, vorrei raccontarvi quali sono le mie metodologie d’allevamento e quale alimentazione fornisco ai miei verdoni. Il mio allevamento è posto all’aperto e le coppie sono poste in voliere artigianali, con il solo frontale in rete zincata 8x8 con le seguenti misure: 160 cm di lunghezza 80 cm di altezza e 70 cm di profondità. Sul fondo amo porre rena molto fine; per evitare fughe, ho costruito sportelli molto piccoli che nel tempo mi sono accorto risultano poco pratici per il recupero dei soggetti con il guadino. Durante il periodo riproduttivo utilizzo sia nidi a gabbietta, sia i nidi a cestino, un paio per voliera, sempre posti all’interno, adeguatamente infrascati con vecchi alberi di Natale o altro materiale verde, sempre in plastica. Per la costruzione del nido fornisco muschio, erbette secche, sisal e fibre di cocco. Le Verdone costruiscono degli ottimi nidi, anche se a volte un po’ di materiale viene sprecato. Negli anni non ho mai utilizzato balie. Definirei la mia alimentazione spartana, infatti somministro un comune misto per canarini, con l’aggiunta di girasole nero e striato, di quello che si trova nei consorzi in proporzione di 3 parti di nero ed 1 di striato. Fornisco inoltre, durante tutto l’anno, erbe prative in base al periodo e verdure di stagione soprattutto durante il periodo riproduttivo, alcune le coltivo io, di altre ne faccio incetta negli incolti. Condivido pienamente quanto asserito da Pierluigi Mengacci, l’orto-ornitologo, circa il loro utilizzo che ha effetti benefici sulla salute e sul piumaggio degli uccelli. Le erbe prative che utilizzo abitualmente sono: crespigno infiorescenza e foglie, tarassaco, senecio, centocchio, cicoria coltivata e selvatica: l’infiorescenza si trova da metà giugno a tutto agosto, io la raccolgo al mattino quando i fiori sono aperti, una parte la somministro e il restante lo pongo in un secchio con l’acqua che cambio giornalmente. Così facendo la posso somministrare per due o tre giorni; lo stesso sistema lo adotto anche per l’infiorescenza delle lattughe. Uso inoltre la portulaca che cresce abbondante in estate, bietole, spinaci, l’infiorescenza della colza, di cui i verdoni ne vanno matti, il panico selvatico che cresce nelle stoppie alla fine dell’estate; sono un vero maniaco delle erbe prative e mi piace molto fermarmi ad osservarli mentre se ne cibano, potrei definirle indispensabili nel delicato periodo della muta. Nel periodo estivo, inoltre, fornisco girasole immaturo: taglio le teste ricche di semi e poi le divido in base alle dimensioni, una volta poste nelle voliere vengono immediatamente prese d’assalto dai miei beniamini. In questo momento, mentre sto scrivendo, si fanno delle vere e proprie scorpacciate di piracanta insieme alla cicoria ed alle foglie di cavolo. Durante l’allevamento dei nidiacei utilizzo anche del pastone secco con i semi germinati, ma da sempre lo considero una cosa complementare, visto il numero abbondante di erbe prative e le verdure fornite.

Il mio allevamento è posto all’aperto e le coppie sono poste in voliere artigianali, con il solo frontale in rete zincata 8x8

Super Nidiata di 6 Verdoni ambra, foto e all.: Bruno Zamagni

Fornisco inoltre, durante tutto l’anno, erbe prative in base al periodo e verdure di stagione

Vitamine antibiotici etc. è un mondo che non conosco e che non mi appartiene; mi piace allevare in modo naturale, le mie nidiate sono composte da 2 o 3 soggetti, lascio che la natura faccia il suo corso. Ho deciso di scrivere queste mie esperienze con il Verdone ambra, con la speranza che le nuove leve, o allevatori già consolidati, possano essere invogliati ad intraprendere questa nuova avventura, come era successo a me dopo aver letto l’articolo di Piercarlo, e fare selezione

puntando alla qualità e non alla quantità. Nido con pulli di Verdone ambra (1 maschio e 2 femmine), foto e all.: Paolo Occhiodoro

Penso inoltre che il benessere animale sia fondamentale, è una cosa a cui tutti noi dovremmo sempre fare riferimento. Mi auguro inoltre che la CTN EFI si impegni al più presto a realizzare uno standard d’eccellenza, per una selezione sempre più mirata, per tutti gli allevatori che come me “vivono” giornalmente questa mutazione.

Dopo questa interessante esperienza raccontataci da Paolo, vorrei riportare, a conclusione dell’articolo, le opinioni di Bruno Zamagni, altro grande estimatore di questa mutazione. Bruno partì da un soggetto di sesso maschile donatogli dal Signor Boccarusso, il “creatore” di questa mutazione nata nel suo allevamento, denominata inizialmente topazio, ed esposta a Fringillia nel 2007. Grazie a quel maschio, Bruno, alla successiva stagione cove, si rese conto che la mutazione aveva una trasmissione di tipo recessiva sesso legata. Ulteriori prove hanno dimostrato essere allelica ad agata, mascherato e lutino, piazzandosi essa tra mascherato e lutino. Il colore degli occhi nei pulli appare di un rosso scuro che li fa assomigliare al colore dei pulli di Cardellino aminet, tanto da pensare trattarsi della stessa mutazione (come si evince dalla foto). Bruno, che è un pratico, sta pensando per il 2021 a una prova di complementazione per l’opportuna verifica. Per quanto riguarda gli accoppiamenti, Bruno mi dice di prediligere ambra x ambra perché questo gli consente di tenere meglio sotto controllo il processo di miglioramento. Talvolta introduce femmine agata per perfezionare il disegno dorsale e il colore di remiganti e timoniere. Esse devono essere un compromesso tra melanina nera e bruna: è proprio questa combinazione che dà il nome alla mutazione.

Pullus a confronto: a destra Verdoni ambra a sinistra Cardellini aminet

La mia esperienza con i colombacci

Con particolare emozione, vi invio questa foto scattata da un mio amico durante un momento di allenamento del mio grandissimo esemplare di colombaccio. Era un colombaccio cresciuto nel mio allevamento che ho usato come “volantino” e “zimbello”. Avendo contattato amici del club del colombaccio, mi hanno confermato che un soggetto del genere è rarissimo averlo allenato come “volantino”. Sono un vostro socio con sigla 51MS e continuo ad allevare colombacci, ma difficilmente avrò un soggetto come Cocò (così lo chiamavo). Non vi nascondo che, dopo la sua morte, non ho più avuto voglia di averne altri di quel valore, anche perché non è per niente facile reperirli. La foto è stata scattata nei boschi di Tricarico in provincia di Matera. Un abbraccio e buon lavoro a tutti.

VITO TESTONE

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