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Parigino e AGI a confronto: la coda (3ª parte
Parigino e AGI a confronto: la coda
testo di GIUSEPPECORSA ELUIGIMOLLO, foto di E. DELPOZZOe S. GIANNETTI
Terza parte
In questa ultima parte esporremo –sempre sulla base dei Criteri di Giudizio di Forma e Posizione, Cana - rini Arricciati (ed. 2006) - le differenze che esistono fra la coda di un canarino Arricciato di Parigi e quello di un Arricciato Gigante Italiano (AGI). Inoltre, esamineremo anche il quarto terzo del canarino formato da portamento, piumaggio, taglia, ali, arti inferiori e condizioni generali. Riguardo alla coda, fra le due razze non vi è nessuna differenza almeno per quanto riguarda il considerando. Per entrambe le razze i Criteri di giudizio dicono infatti che la coda deve essere “omogenea, robusta, con estre mi - tà «quadrata», timoniere molto lunghe e dritte, sopraccoda con numerose piume di gallo lunghe e falciformi e sottocoda ben raccolto e consistente”. La coda, come è ben noto, è formata da 12 timoniere che, in entrambe le razze, devono essere integre e normalmente sviluppate in modo da far apparire la coda robusta ed omogenea. Una coda è robusta se, oltre ad essere lunga, si mostra larga e spessa; si dice omogenea quando, in tutta la sua lunghezza, lo spessore e la larghezza sono costanti e le timoniere sono ordinatamente disposte; se, infine, tutte e dodici le penne hanno la stessa lunghezza allora la coda ha anche l’estremità “quadrata”. Costituiscono un gravissimo difetto le code corte e chiaramente biforcute. Ovviamente, una leggerissima disomogeneità va tollerata (nessun canarino vale 100 punti). L’omogeneità dipende anche dal sottocoda che, per consentire un perfetto raccordo fra corpo e coda (in gergo si dice che il canarino “chiude bene”), deve essere molto folto (consistente), omogeneo (compatto, robusto e ben raccolto) e formato da piume lunghe e soffici. Completano il connotato coda le piume di gallo. Esse devono essere nel
AGI pezzato melaninico, foto: E. del Pozzo
numero di 10 simmetricamente distri - buite (5 per lato) ma, ferma restando la perfetta simmetria, ci si accontenta anche se sono solo 6. Sotto questo numero il canarino viene penalizzato.
La coda, malgrado le evidenti simi - litudini, ha però un ruolo distintivo importante fra le due razze. Essa, infatti, influenza il portamento del canarino. Il Parigino deve avere un portamento eretto (angolatura sull’orizzontale di 50°) fiero e maestoso, con la coda in li - nea con il corpo; l’AGI deve avere anch’esso un portamento eretto fiero e maestoso ma con un’angolatura sull’orizzontale maggiore di 60° (tendente alla posizione verticale) e soprattutto con la coda allineata al tronco o leggermente cadente. Quest’ultima caratteristica è legata alla taglia e soprattutto alla consistenza della coda che, come evidenziato, deve essere pesante; inoltre, portare la coda leggermente cadente permette anche al soggetto di raddrizzarsi, assumendo la tanto auspicata posizione subverticale. A tal proposito, è opportuno notare che fra gli “agisti” si parla sempre più spesso del meticciamento dell’AGI con il Kenari persian rasmi per aumentare la lunghezza della coda. Tale accoppiamento è da sconsigliare perché il Kenari persian rasmi ha la coda biforcuta, leggera, disomogenea e in linea con il corpo mentre sarebbe opportuno, come già avviene per il Lancashire, fissare defini tiva men - te nell’AGI il connotato “coda leggermente cadente” per accentuare la posizione corretta e per differenziarlo in modo sempre più netto dal Parigino. Per entrambe le razze, e non potrebbe essere altrimenti, il piumaggio deve essere abbondante, serico e composto in modo da riempire le forme in modo armonico e senza sbavature. In questo modo la forma del canarino viene esaltata dalla nitidezza dei contorni. Ma anche la lunghezza influenza la forma del canarino. Per l’arricciato di Parigi, nel considerando taglia viene introdotto in modo esplicito il concetto di “armonia”. Interpretando correttamente l’armonia come fattore primario per valutare l’ele - ganza dell’esemplare, i criteri di giudizio evidenziano che non vada valutata la sola lunghezza, bensì la taglia, intesa come “mole del soggetto nell’armonico rapporto di tutte le sue parti, in modo da esaltare al massimo la sua bellezza”. Sapendo che una maggiore volu mi - nosità del piumaggio fa apparire il soggetto più corto, e viceversa, il proble - ma da affrontare nella selezione dell’arricciato Parigino non è l’aumento indiscriminato della lunghezza ma la conservazione di una giusta massa di piu - maggio in rapporto alla lunghezza. Anche in questo i criteri di giudizio sono d’aiuto. Infatti, in essi si osserva che, salvo eccezioni, un soggetto di 20 cm di lunghezza effettiva “mantiene una massa di ottimo piumaggio (serico e sostenuto) e buoni fianchi più frequentemente di uno di 21 o 22 cm”. Andare oltre i 20 cm di lunghezza effettiva per un arricciato di Parigi rende poi difficile mantenere l’equilibrio fra le tre parti del corpo perché la coda incomincia ad allungarsi e appesantirsi troppo rispetto a testa e tronco. In conclusione, l’arricciato di Parigi deve avere una lunghezza tale da non modificare i giusti e armonici rapporti fra le parti; la lunghezza ideale effettiva potrebbe essere stimata in 20 cm (lunghezza apparente 19 cm). In
Pterilii del canarino (Criteri di Giudizio di Forma e osizione, Canarini Arricciati (ed. 2006)
questo limite di lunghezza è più facile garantire la conservazione delle caratteristiche volumetriche e di piumaggio e preservare la differenziazione con l’AGI, la cui lunghezza minima non deve essere inferiore a 21 cm. Nell’AGI i Criteri di Giudizio vanno oltre e, per garantire che l’aumento della lunghezza non rovini la forma del canarino, sta - biliscono che i due parametri siano va - lu tati separatamente, talché i 10 punti del considerando “taglia” vanno suddivisi così: 5 per la lunghezza e 5 per la forma. Anche per le ali i considerando sono solo apparentemente uguali per le due razze. Infatti, per entrambe le ali devono es - sere regolari, con tutte le remiganti perfettamente integre; si rammenta che le remiganti di ogni ala sono 19, 10 primarie e 9 secondarie, oltre alle remi - gan ti ascellari. Devono essere ben em - bri ca te; non devono essere portate né cadenti né incrociate ma devono cingere con forza e naturalezza il tronco. Esse devono toccarsi in punta in corrispondenza dell’attaccatura della coda. Nell’AGI è ammessa una lieve so vrap - posizione delle punte delle ali anche oltrepassando l’attaccatura della coda. È una sostanziale differenza rispetto al Parigino, nel quale tale incrocio non è mai ammesso ma denota un elevato stan - dard di selezione rispetto alla taglia, essendo questa tolleranza legata solo alla taglia. Infatti, la maggior lunghezza dell’AGI rispetto al Parigino non è dovuta ad una maggiore lunghezza del tronco ma dipende in massima parte dalla lunghezza delle timoniere; con le timoniere si allungano anche le remiganti che, quindi, oltrepasseranno l’attaccatura della coda e tenderanno ad incro ciarsi. Per entrambe le razze, le zampe de vo - no essere robuste, con una buona presa sul posatoio. Anche le dita devono essere forti e robuste, non devono essere piegate e devono essere tutte complete di unghie attorcigliate o tendenti ad esserlo (unghie “a cavatappi”). Gli arti inferiori, tranne tarso e dita, devo no essere coperti dalla imbra ca - tura o, come si dice in francese, culotte. Si tratta di un mazzetto di piume che originano dallo pterilio femorale e sono orientate verso la coda. La culotte, che forma un tutt’uno con la parte bassa
dell’addome, va valutata nella voce Piumaggio. L’unica so stan - ziale differenza è data dalla posizione; infatti nell’AGI, a differenza di quanto accade nel Parigino, gli arti inferiori devono distendersi, ovvero, come dicono i Criteri di Giudizio, essere “posti all’indietro”, quel tanto da consentire al soggetto di assumere la posizione subverticale. Spesso, sia negli AGI sia nei Parigini, vi sono difetti genetici (tara) che riguar dano il primo dito, volgarmente detto pollice. Si tratta di due situazioni diverse. La prima è quella detta del “pollice rigido” noto anche con il termine inglese di slip-clows; il canarino che eredita questa tara non flette il primo dito e quindi non riesce a tenere il posatoio, dando l’impressione di “scivolare”. La seconda è detta in gergo “pollice reverso”, il canarino che presenta questo difetto ha il primo dito rivolto in avanti ed è quindi impossibilitato a tenere il posatoio. In questo caso il canarino si appoggia sul ventre, stringendo il posatoio con una sola Arricciato di Parigi lipocromico, foto: S. Giannetti zampa. Si tratta, come già detto, di tare genetiche la cui incidenza può essere ridotta tramite un’attenta l’AGI “in bottiglia”. Il Parigino è iscritto selezione. Ovviamente, se un soggetto in un fuso perché la sua silhouette, da di gran pregio la presenta in forma lieve una testa relativamente “piccola” si al - può essere curata inducendo, con l’utilarga fino a raggiungere il massimo all’allizzo di posatoi di diversa forma e tezza dello jabot per poi restringersi doldiametro (anche spaghi di opportuna cemente verso la coda. La silhouette dimensione), una sorta di ginnastica dell’AGI, invece, origina da una testa fisioterapica. Si tratta di una cura sinmolto ampia, si restringe leggermente tomatica che non elimina il difetto in corrispondenza del collo per poi genetico. È sempre opportuno non far allargarsi di nuovo raggiungendo il masriprodurre tali soggetti. simo in corrispondenza della pettorina; Infine, e non è poco, le condizioni gene - da quel punto si restringe dolcemente rali devono evidenziare buona salute, verso la coda. La forma dell’iconica botpulizia e un temperamento vigile. Tale tiglia di una nota bibita americana capovoce, oltre ad evitare che siano presenvolta rende, in modo semplice, visivo e tati alle mostre uccelli con piumaggi immediato, l’andamento della silhouette sporchi, evidenzia come una corretta dell’AGI. È lapalissiano, quindi, che l’o - selezione debba favorire animali vivaci biettivo principale che la figura voleva e in salute fisica e psichica. raggiungere fosse di evidenziare che, per forma e mole, le due razze sono proConclusioni fondamente diverse fra loro e che, per Prima di chiudere, vogliamo chiarire ai questo, Giudici e allevatori devono batpochissimi che non l’hanno voluto comtersi contro il dannoso vizio, purtroppo prendere il significato della figura che ancora molto diffuso, di meticciare fra tanto clamore mediatico ha sollevato: loro AGI e Parigini. Non è assolutamente
possibile, infatti, che dallo stesso nido nascano AGI e Parigini, salvo che la coppia non sia formata da meticci. A questo punto corre l’obbligo, da parte nostra, di rin gra - ziare di vero cuore tutti quelli che, accecati da gratuito livore, ci hanno criticati e offesi; senza ren dersene conto, con il clamore che hanno sollevato, ci hanno aiutato a centrare l’obiettivo e a diffondere anche all’estero il nostro lavoro. Ci dispiace solo, e ce ne scusiamo, che siano rimaste vittime di costoro anche l’incolpevole redazione di
I.O. e l’ignara C.T.N. - C.F.P.A.
In conclusione, speriamo che gli articoli siano riusciti a evidenziare che le due razze hanno Standard chiari e caratteristiche di razza oramai fissate, stabili e nettamente distinte. Allo stato della selezione, gli Standard di eccellenza delle due razze sono da considerarsi perfetti e crediamo che nessuno debba pensare di cambiarli, bisogna solo applicarli. Per questo motivo, nel redigere questi articoli, ci siamo attenuti in modo rigorosissimo agli Standard delle due razze, evitando con cura ogni di - screpanza rispetto ad essi. Se non ci siamo riusciti, siamo pronti a fare ammenda degli errori presenti nello scritto; dovete unicamente indicarceli. Chiediamo però di evitare, per quanto possibile, ulteriori reazioni che qual - cuno, mosso da interessi personali e con l’intenzione di seminare zizzania, po - trebbe, sbaglian do, ricondurre a ragioni politiche o a un immotivato senso di inadeguatezza e paura del giudizio inte - res sato di pochi nelle echo chambers del mondo virtuale. Per il resto, come scriveva Omero, “su le ginocchia dei Numi riposa il futuro”; nel frattempo noi, sommessamente, invitia - mo gli Allevatori, quelli con la “A” maiuscola, ad allevare in purezza, studiando, rispettando e applicando gli Standard così come fanno i giudici; solo così potremo garantire un futuro radioso a queste delicate e preziose razze di canarini. Grazie a tutti per il tempo che, con maggiore o minore affetto, avete dedicato ai nostri scritti.