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Il Presidente con la S maiuscola

testo e foto di ALBERTODEVITA

Prima di passare oltre, leggi questo articolo fino al punto finale. Parlando di me parlo in realtà di tutti noi, anche di te e delle tue potenzialità di essere un Socio con la S maiuscola. Nel luglio 1970 compivo 8 anni quando mio papà mi portò al famoso mercato romano di Porta Portese per comprarmi un uccellino. Mio padre adorava il cardellino per i suoi colori e il suo canto. In quei tempi in commercio si trovavano questi bellissimi uccellini. Trovammo una bancarella che, in mezzo a tanti uccellini colorati, aveva qualche cardellino. Papà ne scelse uno giovane, senza maschera, perché non aveva ancora fatto la prima muta. Ai miei

Copertina del volume “Canarini” (di Giuseppe Zamparo, Edizioni Zootecniche – Udine)

Cosa trovavo in quei piccoli pennuti ancora oggi non saprei spiegarlo, ma credo fosse una spinta a proteggere

occhi nulla di eccezionale a confronto con i colori dei canarini e pappagalli che erano nelle altre gabbie. Prese una gabbietta con il tetto a casetta, con il cassettone verde di plastica, le mangiatoie, il beverino e una scatola di mangime. Tor nammo a casa con il treno e da quel giorno nacque la mia passione. Passavo ore ad osservarlo e ad analizzare i suoi comportamenti e il linguaggio dei movimenti con cui comunicava. Ero bambino, giocavo nei parchi e nel periodo primaverile speravo sempre di trovare qualche piccolo uccellino caduto dal nido. Non avevo cognizione di cosa facessi, sapevo solo che quell’uccellino sfortunato che era caduto dal nido poteva contare sul mio aiuto. L’avrei accudito, alimentato e fatto diventare mio amico. Cosa trovavo in quei piccoli pennuti ancora oggi non saprei spiegarlo, ma credo fosse una spinta a proteggere, a donare le mie attenzioni, la mia premura ad un piccolo esserino e il desiderio di avere un amichetto che si fidasse di me e che si facesse accarezzare in cambio di un semino. Giorno dopo giorno sono passati gli anni, la mia passione cresceva e venni a conoscenza del fatto che intorno ad essa c’erano negozi chiamati “uccellerie” e che il mondo che adoravo si chiamava “ornitologico”. Mio papà aveva un libro del 1963 dal titolo “Canarini” (di Giuseppe Zamparo, Edi - zio ne Zootecniche – Udine); la sua copertina era stampata in due colori, azzurro e nero, aveva una cinquantina di pagine illustrate con disegni e foto rigorosamente in bianco e nero. Quel libro l’ho sfogliato per anni: dapprima ne guardavo solo le figure e leggevo le descrizioni, poi cercavo gli argomenti utili al momento e poi l’ho letto e riletto come se in quelle pagine avessi potuto trovare ogni volta noti

Il “vecchio” mercato di Porta Portese a Roma” (immagine di repertorio)

zie nuove. Avevo desiderio di sapere, di conoscere, ma non esisteva internet e le mostre o le occasioni di incontro per gli appassionati non erano certo pubblicizzate, belle e curate come oggi. L’ornitologia organizzata era una rarità, l’ornitologia era una gabbietta con i tuoi uccellini o un cugino con la tua stessa passione per barattare soggetti o scambiare consigli. Passarono ancora altri anni e nel 1976, in seconda superiore dell’Istituto Agrario “G. Garibaldi” di Roma incontrai Bruno, un compagno di scuola che, sentendomi sempre parlare dei miei uccellini, mi disse: “Vieni a trovare mio padre, lui è un alle va - tore «malato» come te”. Allevatore? Che vuol dire? Una domenica mattina andai a trovarlo e vidi per la prima volta una batteria di gabbie tutte uguali, tutte regolari, rettangolari con il cassetto in metallo per facilitare le operazioni di pulizia. Vidi per la prima volta una miscela di semi che era molto più semplice di quella che compravo al supermercato. Vidi per la prima volta un pastone ben diverso dal biscotto che davo ai miei uccellini e poi vidi per la prima volta tanti canarini dello stesso colore accoppiati tra loro con un criterio che per me era sconosciuto. “Ad un soggetto in tenso”, mi diceva l’allevatore, “devi accoppiare un soggetto brinato”; ma come non posso accoppiarci un bronzo (oggi chiamato nero-rosso)? Ma io ho comprato in uccelleria una canarina argento e ho preso questo maschio bruno pastello che è bellissimo. Beh, dal papà del mio amico impa rai le basi dell’ornitologia di alle vamento. L’allevamento vero, che ti fa lavorare con dei criteri d’accoppiamento e riproduttivi finalizzati ad ottenere e mantenere una precisa selezione. Per la prima volta sentii parlare di Campionato Italiano, di Mostre, di gare, di premi, di soddisfazioni legate alla mia passione. Sentii parlare di anellini, di RNA, di FOI e di Associazione. Passò ancora qualche anno, matrimonio, figli, ma di tanto in tanto andavo

A sinistra, Cardellino novello, fonte: naturamediterraneo.com; a destra, Cardellino adulto, fonte: ilverdemondo.it

con lui in giro per mostre e continuava ad insegnarmi l’ornitologia sportiva; un giorno chiesi al papà del mio amico, che ormai chiamavo amichevolmente Massimo (Gloriani), come avrei potuto fare per avere gli anellini per anellare i miei canarini e lui prese tutti i dati, i soldi e mi fece la prima iscrizione. Era il 1999, avevo 37 anni. Finalmente avevo iniziato la strada per diventare un vero “allevatore”. Così conobbi l’esistenza dell’Associazione. Ero contentissimo di esser diventato “Socio” ma la mia curiosità, il mio desiderio di conoscere e di essere informato restava. Spesso mi domandavo: che faranno di bello in Associazione? Allora, visto che nel frattempo era arrivato il web, cercavo

Per la prima volta sentii parlare di Campionato Italiano, di Mostre, di gare, di premi, di soddisfazioni legate alla mia passione

notizie sulla mia associazione, ma trovavo poco. Sapevo che c’era un direttivo, sapevo che aveva dei Soci, ma cosa faceva l’associazione? Cosa organizzava? Niente, le notizie erano poche o spesso nulle. Il tempo passava e la mia curiosità, la mia esigenza di avere occasioni di incontro, occasioni per trovare qualche rarità o qualche particolare soggetto da portare in allevamento restava un desiderio raramente soddisfatto. Un giorno seppi che l’Associazione organizzava una mostra ad Ariccia. Mi feci coraggio, mi iscrissi e mi presentai con la mia gabbia da 60 cm con dentro 8 canarini che portai in gara. Arrivato, all’ingresso trovai un tavolino con dei signori. Quella era la segreteria. Mi presentai, presi la mia scheda e uno di quei signori (l’amico, purtroppo scom - parso, Enzo Bevilacqua) mi disse “Ma dove li porti, ‘sti passerotti?”. Io mi avvilii, pensavo che i miei bruno pastello fossero veramente brutti. Ingabbiai, rimasi per qualche ora a guardarmi intorno e poi chiesi alla segreteria: “Per vedere come si svolge il giudizio, posso venire?”. Risposta: “Vieni a fare il portagabbie e ci dai una mano”. Il giorno dopo mi presentai e iniziai a correre avanti e indietro a portare le gabbie e, passando davanti ai miei canarini, mi accorsi che sulle loro schede di giudizio c’era un grosso 1° a pennarello con il timbro e la firma del giudice. Su un altro giudizio c’era un 2° e su altri due c’era scritto 3°. Questo fu un altro passo importante della mia passione e della mia strada nell’ornitologia.

Da quel giorno conobbi più persone dell’Associazione, quando mi presentavo mi riconoscevano e quando serviva una mano ero in prima fila con loro per aiutare. Nel 2011, in un momento di crisi della mia Associazione, mi misi a disposizione con un gruppo di amici per cercare di prendere in mano la situazione e per entrare in gioco. Era l’occasione che non volevo perdere. Fare. Fare per l’ornitologia, fare per creare occasioni di incontro per quei giovani o quegli appassionati che, come me, volevano sapere o conoscere dove trovare gente come loro, amante dell’ornitologia. Una sera ci incontrammo a cena, eravamo un gruppo di volenterosi. Tra questi c’era il mio amico Gennaro Iannuccilli che aveva fatto parte del direttivo precedente ma che aveva una grande voglia di voler continuare ad offrire il proprio tempo e le proprie idee per

Le prime medaglie non si dimenticano mai. Un 1° posto, un 2° posto e due 3° posto, Mostra ARO 2004

Domenico Lattanzi, Gennaro Iannuccilli e Alberto De Vita: tre amici con la “S” maiuscola

l’ornitologia romana. Poi, quella sera, conobbi un signore, oggi il mio amico Lillo (Domenico Lattanzi), più grande di me che però aveva lo spirito puro di un giovanotto che non parlava di gare o di uccellini, parlava di alle - vatori, delle loro passioni e di quello che un’associazione deve fare per il mondo ornitologico. Con loro due ho legato giorno dopo giorno e insieme abbiamo costruito una trama fitta di idee, lavoro e passione. Insieme ab - biamo creato appuntamenti, eventi, mostre e fiere per il nostro territorio. Abbiamo sempre lavorato concentrandoci su quello che potevamo organizzare senza pensare di competere con i colleghi degli altri territori, ma lavorando per l’ornitologia Romana e Laziale. Quando il mio amico Gennaro, Presidente della nostra Associazione dal 2011 al 2017, venne chiamato in FOI a collaborare in qualità di consigliere e responsabile di redazione della rivista Italia Ornitologica, mi trovai alla guida della mia Associazione. La “mia” perché un Socio è così che dovrebbe vedere l’Associazione. L’Associazione è di tutti i Soci, i Soci devono sentirsi responsabili e importanti per l’Associazione. Chi mi è stato accanto in tutti questi anni sa che la mia passione mi spinge a fare, non mi è mai interessato il ruolo o la carica e tantomeno diventare “presidente” ha cambiato la mia persona. Da Socio mi interessa organizzare e creare quelle occasioni di incontro che un appassionato cerca durante l’anno. Ma oggettivamente, da uomo, ci tengo a far bene e se mi viene assegnato un compito, lo voglio fare nel migliore dei modi e ad arte, nel rispetto di chi mi ha assegnato il compito e nel rispetto di chi ha la nostra passione. Da quando sono entrato nella squa - dra del direttivo dell’Associazione ho sempre curato la pagina web implementando costantemente la sezione NEWS dove pubblichiamo tutti gli articoli e le comunicazioni in favore dei nostri Soci e amici. Ultimamente, con l’ausilio della tecnologia dei moderni cellulari, approfitto di questi ultimi per raggiungere i nostri Soci con comunicazioni a tema. Perché lo faccio? Perché quando avevo “fame di notizie” sarei stato felicissimo se qualcuno lo avesse fatto, perché mi rivedo giovane appassionato che cercavo dappertutto notizie ornitologiche che non sapevo dove trovare. Il tempo. Il mio tempo lo divido tra famiglia, lavoro e ornitologia. Spesso sono in giro per la città e fuori da questa per incontrarmi con altri organizzatori, per partecipare a mani - festazioni e per raccogliere il bello della nostra passione. Da due anni, con altri due “malati del fare”, Filippo Morrone e Marino Cecchi, ho instradato un percorso di collaborazione tra territori. Lo scorso anno, con loro e altri amici, abbiamo dato inizio al primo Interregionale del Centro Italia. Con il carisma e la fiducia conquistata sul campo da tutti e tre, abbiamo intrecciato le basi per far crescere l’ornitologia, espandendone i confini territoriali. Quest’anno, mentre l’Italia si leccava le ferite del Covid, con loro e l’amico Giancarlo Mattioli abbiamo organizzato call telefoniche che nel migliore dei casi duravano dalle 2 alle 3 ore e nelle quali organizzavamo il secondo Interregionale del Centro Italia. Chi ci ha dato l’energia? La passione. La voglia di offrire a chi ama il mondo alato un’opportunità di gara e di confronto di spessore per i nostri territori. Non è la gloria che cerca un appassionato. Un appassionato, se è spinto da creatività, da generosità e intraprendenza, senza che se ne accorga produce un evento. Il tempo che dedichiamo a tutto questo non ce lo paga nessuno, ma chi ha la stessa passione sa che è tempo speso bene. Quando hai dedicato tante ore a scrivere regolamenti, accordi, liste di categorie o quant’altro e poi arrivi in mostra e vedi che stai donando un punto di incontro e confronto per tutti quegli uomini che portano avanti la passione che vivevano da bambini, allora sai che il tuo tempo è stato speso bene. Anche per quegli appassionati che arrivano a testa bassa, vanno a cercare quello che gli serve e che se ne vanno senza sapere che tutto quello che trovano lo hai organizzato tu in squadra con un gruppo di amici appassionati come te. A quei “musoni” dico: veniteci a cercare e scambiamoci un sorriso; siamo vittime della stessa malattia, una malattia con le ali e le piume colorate che si chiama Ornitologia. Concludendo, questa è l’ornitologia che sognavo di trovare quando ero un giovane appassionato e questa è l’ornitologia che offro oggi che mi chiamano “Presidente”. Ma quella P ma iuscola io non l’ho cercata, perché per me è più importante la S maiuscola di Socio e presidente dell’Associazione Romana Ornicoltori (ARO).

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