6 minute read
Federico Vinattieri
Dal colore alla forma
testo e foto di FEDERICOVINATTIERI
Più volte ho trattato in passato i vari aspetti che determinano le fasi della “messa in opera” di un allevamento e di una selezione. Svariati aspetti, alcuni dei quali programmati, altri puramente casuali. In passato ho anche affermato che la fretta è sicuramente il peggior nemico di un allevatore, e quella frenesia iniziale di chi da poco si cimenta nella selezione è comprensibile ma, al contempo, va saputa domare. Ma vi è un altro elemento da tenere a freno, un fattore che può determinare tutto il futuro di un giovane allevatore, ossia la fase del “voglio un po’ di tutto”, quel momento in cui si ha l’imbarazzo della scelta ed in cui non è ancora chiara la giusta strada da percorrere. La fase iniziale per un allevatore esordiente è una di quelle più critiche, poiché il novizio deve, gioco forza, passare per quello stadio iniziale, mosso da prorompente passione, che talvolta comporta anche alcuni sbagli o battute d’arresto causate dalla propria giustificata inesperienza. Ciò rientra nella norma, e fa parte di quel doveroso “tirocinio” che tutti più o meno dobbiamo affrontare quando ci si addentra in una nuova attività o in un nuovo settore. Proprio in questa fase fa la sua comparsa la bramosia del neofita, quella di inizio passione, la voglia di coprire più campi, di possedere più soggetti, di allevare più razze, così da poter saziare la propria voglia di detenere e di approcciarsi a nuove frontiere. Io l’ho sempre chiamata goliardicamente la “fase del fritto misto”, in cui l’aspirante allevatore o l’ornicoltore ancora inesperto, incerto di quale possa essere la sua “razza della vita”, brancola un po’ in quell’intercapedine che accomuna tutti i principianti di ogni settore, ossia cade nel calderone del “provo un po’ tutto”, del “devo provare quella razza, ma anche quell’altra”. Del resto, in lingua italiana la definizione esatta di neofita è: “militante sorretto dall’ardore della recente adesione a un’ideologia o a un nuovo ambito”. Dunque, non deve sorprenderci che sia proprio quell’ardore ad indicarci il percorso da perseguire, che
L’autore all’interno del suo allevamento
talvolta si rivela arduo e tortuoso, solo in rarissimi casi rettilineo e azzeccato. Ed è così che, nella stragrande maggioranza dei casi, si inizia sempre con uno o più coppie di diverse razze, oppure, in alternativa, si cambia diverse razze nel giro di qualche anno. Sono sempre rari i casi in cui l’allevatore inizi con una razza e la porti avanti per tutta la sua carriera; questo può succedere, ma solitamente accade laddove si eredita già una selezione avviata. Questo fenomeno di bramosia iniziale è, come già detto, assolutamente normale. Ma da cosa è dovuto? Probabilmente da una mera questione di appagamento personale, come quando andando in pasticceria si provano un po’ tutte le briocheprima di iniziare a chiedere sempre la stessa. Ma d’altronde si sa, il nuovo è una grande attrazione, un qualcosa a cui il neofita non può resistere. “Piace soltanto quel che è nuovo!” (*cit. Johann W. Goethe, Faust I, 4113, Mefistofele). Essendo io iscritto alla F.O.I. ormai da più di 25 anni, ho notato più volte, vivendo in prima persona l’ambiente, osservando e seguendo i percorsi di molti miei amici e colleghi allevatori, anche un altro aspetto molto interessante: la quasi totalità degli allevatori di canarini, iniziano la loro “avventura ornitofila” con una o più varietà di canarini di colore, difficilmente la prima
scelta ricade nella forma e posizione. Questo fenomeno è dovuto forse ad un insieme di fattori, il primo dei quali è indubbiamente la reperibilità e la grande disponibilità di soggetti appartenenti a tale tipologia; un secondo motivo è sicuramente l’impatto visivo che il novizio percepisce dal canarino, poiché il “colore” incanta chiaramente per bellezza e per eleganza, differenziandosi a colpo d’occhio rispetto a tutte le altre razze e varietà di canarino. Altro fattore più ad aumentare negli ultimi anni, con nuove mutazioni recentemente riconosciute; d’altro canto, c’è un detto latino che calza a pennello in questi casi: “Naturale est magis nova quam magna mirari”, ossia “È naturale ammirare più le cose nuove che le grandi” (*cit. Seneca, Questioni naturali). Pertanto, considerando i suddetti fattori, è assolutamente giustificabile che il debuttante ricerchi il colore, prima di addentrarsi eventualmente
Alcuni nidi durante la stagione riproduttiva
per cui il neofita viene colpito dal canarino di colore è che, nell’immaginario collettivo, i canarini gialli, rossi e bianchi, sono i canarini per antonomasia, quelli più conosciuti, i più popolari, quelli che si vedono più spesso nei film o nei cartoni animati, insomma, quello che la gente al di fuori del nostro “mondo ornitofilo” crede essere “Il Canarino”. Altro possibile fattore è la grande gamma di varietà di colore tra cui poter scegliere, che è andata sempre nella forma. Io stesso, quando ero un “novellino” in questo settore, negli anni ‘90, iniziai con i Gialli lipocromici ed i Rosso mosaico, dopo di che son passato ai melaninici, con i Nero Pastello a fattore giallo, oggi tra l’altro diventati piuttosto rari senza ala grigia come li avevo io; solo dopo questa chiamiamola “gavetta” di alcuni anni, ho avuto una nuova attrazione verso la forma e posizione, passando prima per i “lisci”, con i Gloster, Fife fancy ed i Lizard, e infine arrivando a quella che io definisco la mia “destinazione”, ossia i canarini Arricciati. Quando è detonato in me l’interesse progressivo nei confronti di quest’ultimi, non son più tornato indietro. Ho attraversato dunque anch’io, in prima persona, tutta una serie di passaggi quasi obbligati, oserei dire, che gran parte dei neofiti compie. Detto ciò, non voglio asserire che chiunque voglia allevare canarini di forma e posizione debba forzatamente compiere i suddetti passaggi. Ovvio che un percorso di un allevatore non è mai uguale ad un altro; ho voluto solo condividere ciò che da molti anni ho sovente rilevato in questo nostro “mondo alato”. Selezionare i canarini di colore non è certo più semplice che allevare la forma e posizione, anzi, in certi casi è anche
più difficoltoso, vista la grandissima competizione che c’è nell’ambito delle mostre ornitologiche in quella specializzazione; ma statisticamente è difficile che la F. e P. sia la prima scelta per colui che affronta per la prima volta l’allevamento dei canarini. Il settore ornitofilo, per nostra fortuna, resta un ambito ricco di variabili che offre migliaia di scelte e di possibili opzioni per chi vuole allevare. Tra i canarini vi è un tale assortimento di razze e varietà in grado di accontentare e concedere a chiunque quello stato di completezza dei propri desideri. Ognuno è assertore del proprio “cammino”, e la meta, in definitiva, sarà sempre la razza o le razze che concedono compiacimento all’allevatore e che più appagano la propria frenetica passione.